Giant Italia offre tre opportunità di lavoro

03.07.2021
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Ad inizio anno Giant Italia ha inaugurato la propria nuova sede a Nerviano, a Nord di Milano. Una struttura estremamente moderna in grado di rispondere al meglio alla crescente voglia di bici che sta interessando da oltre un anno il mercato italiano. Per rispondere al meglio a questa domanda e nello stesso tempo per affrontare nuove e stimolanti sfide future, la filiale italiana di Giant è alla ricerca di nuove risorse da inserire nel proprio team di lavoro.

La nuova sede di Giant a Nerviano, Milano
La nuova sede di Giant a Nerviano, Milano

Le tre figure…

Ma quali sono queste figure? Si tratta rispettivamente di un Insides sales – customer service, di un meccanico e coordinatore logistico e di un receptionist. Vediamole nel dettaglio.

Insides sales – customer service. Il candidato prescelto si dovrà occupare di gestire e sviluppare il portafoglio clienti che gli verrà assegnato. Dovrà essere in grado di fornire consulenza e supporto tecnico-commerciale su base quotidiana, avendo come obiettivo principale il raggiungimento dei target di vendita aziendali che gli saranno assegnati.

Meccanico e coordinatore logistico: la figura chiamata ad occupare questo ruolo dovrà essere in grado di gestire la parte logistica del magazzino e della riparazione/manutenzione/assemblaggio di biciclette e accessori. Per questo motivo è importante che tale figura possegga una naturale capacità di costruire relazioni con i rivenditori autorizzati Giant e Liv con i quali valuterà i problemi da affrontare e troverà insieme a loro la relativa soluzione. 

Receptionist. La figura ricercata per questo ruolo dovrà occuparsi della gestione del front-office, di accogliere i clienti, organizzare l’agenda dell’azienda e gestire semplici funzioni organizzative-contabili. Si tratta di un ruolo che richiede grande capacità organizzativa e una forte predisposizione nel gestire e risolvere situazioni fra loro differenti.

Come fare per candidarsi?

Maggiori dettagli su ogni singola posizione lavorativa sono disponibili sulla pagina LinkedIn di Giant Italia e sulla relativa pagina Facebook. Gli interessati potranno inviare il loro curriculum vitae direttamente a info@giant-italia.it specificando nella propria mail il ruolo di lavoro per il quale intendono candidarsi. Per ognuno di questi ruoli è prevista l’assunzione a tempo determinato al termine di un adeguato periodo di prova.

giant-bicycles.com/it 

Zana-Mazzucco debuttanti, Rossato cosa dici?

28.10.2020
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La Bardiani Csf Faizanè era la squadra più giovane del Giro d’Italia. L’età media dei suoi otto ragazzi era la più bassa tra le 22 formazioni presenti. E tra questa infornata di giovani Fabio Mazzucco e Filippo Zana erano al debutto. Entrambi classe 1999 ed entrambi provenienti dalle fila della storica UC Trevigiani.

In questa nuova avventura tra i pro’ hanno avuto la fortuna di avere al loro fianco Mirko Rossato, direttore sportivo che li seguiva quando erano dilettanti.

Mirko Rossato, è tornato quest’anno alla Bardiani
Mirko Rossato, è tornato quest’anno alla Bardiani
Squadra di giovani, Mirko: più un limite o uno stimolo?

Da parte mia posso dire che è uno stimolo. Questi ragazzi hanno affrontato in 21 giorni, 21 tappe di esperienza. Ogni volta una cosa nuova. Bisognava gestirli in tutto e per tutto. Dalla gara all’alimentazione, dalla tattica al recupero… perché tempo per recuperare non ce n’era. Però il loro sogno era il nostro entusiasmo. Poi è chiaro che dall’altro lato non puoi pretendere molto. Sì, in qualche tappa intermedia cerchi di fargli prendere la fuga, ma pensando anche al giorno dopo. Se la tappa successiva è dura devi farli stancare il meno possibile, altrimenti rischiano di tornare a casa, di non stare nel tempo massimo.

Hanno vissuto dei momenti di crisi?

Mazzucco moralmente è sceso parecchio in alcune tappe. Fare una fatica tremenda solo per restare attaccato al gruppo non è facile. Dopo 7-8 giorni è sceso molto anche fisicamente. Ha avuto un calo non da poco. Il che ci stava, perché alla fine non aveva mai fatto gare coì lunghe. Al massimo aveva fatto la Tirreno. Poi un po’ si è ripreso. Con Roberto (Reverberi, ndr) ad un certo punto credevamo che non ce la facesse. Invece è stato bravo a tenere duro. 

E Zana?

Anche per lui non è stato facile. Filippo ha provato diverse azioni interessanti. Nella tappa di San Daniele del Friuli è entrato nella fuga ed era convinto di poter fare risultato. Poi però quando hanno davvero aperto il gas si è staccato. A fine tappa c’è rimasto male. E mi ha detto: cavolo, devo lavorare di più, tanto di più. E lui è un montanaro vero, parla poco. Rispetto a Mazzucco era un po’ più continuo. Ha mostrato un buon recupero. Inoltre è un ragazzo meticoloso.

Fabio Mazzucco, padovano, aveva vinto una tappa al Giro U23 2019
Mazzucco, padovano, aveva vinto una tappa al Giro U23 2019
Sono stati bravi alla fine…

Una cosa bella era proprio questa: sentirli parlare in prospettiva. La parola lavoro è stata la più usata da loro due. Non è facile ritrovarsi nella mischia, spingere al massimo solo per restare agganciati, tanto più se come loro due eri abituato a vincere tra i dilettanti. E questo è quel che è successo a Fabio Mazzucco nella tappa di Piancavallo. Una frazione che prima dell’ascesa finale prevedeva altre quattro salite. Quel giorno Fabio è arrivato con il gruppetto ad oltre 40′. Dopo l’arrivo, stremato, è scoppiato in una crisi di pianto.

Come mai?

Era sconfortato, ma sono situazioni che ti servono per crescere. Oggi per molti giovani può essere più facile, ma anche più difficile. Alcuni passano e vanno forte, vediamo chi ha vinto il Giro e il Tour. Per altri non è così. Però un grande Giro fa crescere il tuo motore ed averlo fatto in autunno crea più di altre volte una solida base di lavoro. In un paio di mesi non perdi tutto ciò che hai fatto. 

Tu e Reverberi insistevate sul riscaldamento. A Castrovillari notammo che li riprendeste. Perché? 

Oggi si parte sempre a tutta e cerchiamo sempre di far scaldare i ragazzi, soprattutto quando poi si inizia con una salita. Sono fasi in cui se resti dietro rischi molto. Non a caso uno dei giorni in cui erano più preoccupati era per la tappa dello Stelvio. Qualcuno di loro non ha neanche dormito la sera prima. Faceva freddo, si partiva in salita, la tappa era lunga e durissima. Quella mattina li ho visti scaldarsi per bene.

A Brindisi come è andata con i ventagli?

Hanno cercato di stare davanti, ma quella era una tappa in cui serviva esperienza. Dopo l’arrivo li ho visti con gli occhi spalancati. Proprio Zana e Mazzucco si guardavano e continuavano a ripetersi: mai vista una cosa del genere e tu? Nemmeno io, rispondeva l’altro. Al che gli ho detto: oh guardate che avete corso insieme tre anni, ve lo dovreste ricordare! 

Filippo Zana, vicentino, l’anno scorso ha vinto il Gp Capodarco
Zana, vicentino, l’anno scorso ha vinto il Gp Capodarco
Però adesso hanno un Giro nel sacco…

Sono esperienze importanti. Si parla sempre di WorldTour ma quanti ragazzi della loro età possono dire di aver fatto la Sanremo, la Tirreno, il Giro? Guardate che nelle squadre WorldTour se non sei all’altezza certe corse non le fai, neanche per fare il gregario. Per noi Mazzucco e Zana hanno del potenziale e abbiamo deciso d’investirci schierandoli in queste corse.

Tu che li hai sentiti parlare da chi sono rimasti colpiti?

Parlavano spesso di Almeida. Joao ha un anno più di loro e anche lui era passato per la Trevigiani. Senza contare che tra i dilettanti forse loro due avevano vinto più del portoghese.

E adesso cosa gli consigli?

Di riposarsi, ma senza ingrassare perché a dicembre si ricomincia a preparare la prossima stagione in vista delle gare di febbraio. Mi spiace che non potranno farsi neanche una vera vacanza visti i tempi. 

Ballerini. E lo chiamano velocista…

24.10.2020
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E lo chiamano velocista! Davide Ballerini è stato uno dei protagonisti di questo Giro d’Italia. Il ragazzo della Deceuninck-Quick Step si è visto soprattutto per l’appoggio alla maglia rosa di Joao Almeida. Tirandolo persino in salita.

Anche oggi è andato in fuga. E’ stato il primo a rientrare sull’attacco di uno scalatore come Nicola Conci. Ha attaccato in discesa. Ha tirato nel primo passaggio verso il Colle e anche nel fondovalle per Almeida. E lo chiamano velocista…

Davide Ballerini, da notare la cicatrice sul suo zigomo sinistro
Da notare la cicatrice sul suo zigomo sinistro

Un uomo squadra

In pianura, in salita, sul passo, Ballerini si è mostrato davvero un uomo squadra, anche sacrificando se stesso a volte.

«La tappa di oggi è stata bellissima. Conoscevo queste salite. Ero già stato al Sestriere quando ero venuto in ritiro con la nazionale under 23. Abbiamo provato (con lui c’era anche il compagno Serry, ndr) ad andare in fuga per vincere la tappa ma non ci siamo riusciti. Il gruppo non ci ha lasciato tanto spazio».

La squadra è sempre in cima ai suoi pensieri. Tanto che torna a parlare subito di Almeida.

«Joao ha dato ancora una volta una grande prova di sé stesso. Ha guadagnato qualcosa per il podio e domani sono certo che darà ancora il massimo. Mi dispiace che a crono non possiamo aiutarlo!

«Credo che noi della Deceuninck abbiamo fatto un grandissimo Giro. Compatti, uniti, amici. E quando è così fai la differenza. Siamo tutti giovani e abbiamo tenuto la maglia 15 giorni. Per Joao non è stato facile, perché se facciamo il conto lui ha almeno 15 ore di riposo in meno rispetto a tutti gli altri. Ogni sera arrivava in hotel più tardi, tra antidoping e interviste. Però ha tanta strada avanti a sé».

Sorpreso…

Davide vanta un palmares di corse veloci forte, ma ormai definirlo sprinter può sembrare riduttivo. Questa sua duttilità e queste sue performance nella terza settimana potranno cambiare qualcosa nel prosieguo della sua carriera?

«A dire la verità sono meravigliato anch’io. In quest’ultima settimana mi sono sentito molto bene rispetto all’inizio. Ho sentito che la gamba c’era e ho dato il massimo per aiutare team. Ci ho provato nella terza tappa, ma purtroppo non sono riuscito a vincere. Però credo che l’importante sia esserci ed esserci sempre». 

Il colpo di reni a Villafranca Tirrena con Demare e Sagan. Lui è il terzo.
Il colpo di reni a Villafranca con Demare e Sagan

Grinta e lavoro

Grinta e serietà non mancano. Mentre parla si nota la cicatrice (con i punti che penzolano) sotto l’occhio sinistro. Una ferita frutto di un scontro con un cartello uscendo da una curva. 

«Per fortuna sono riuscito a schivarlo con il resto del corpo! Ma pensiamo all’anno prossimo e alle Classiche. La mia foto del Giro? Bella domanda. Beh, lo Stelvio in quelle condizioni è stato fantastico. Però credo che il colpo di reni a Villafranca Tirrena sia unico. Sulla linea con Sagan e Demare. E’ da incorniciare. E anche da lavorarci su».