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Fanno ancora male gli scatti di Landa?

26.05.2022
5 min
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Chi ieri li ha visti passare sul Vetriolo e poi sul Menador, spettacolare salita finale scavata dai militari nella roccia, ha avuto la sensazione che i primi andassero piano. Che quei rapporti quasi da mountain bike nascondessero più che un diverso stile di pedalata una mancanza di forza. Facce scavate, scatti accennati. Soprattutto da Landa ci si aspettava qualcosa di più, avendo negli occhi le accelerazioni di un tempo.

L’impressione è che i tre di testa e Almeida subito dopo si siano sistemati su un valore di potenza sostenibile e che Landa nei suoi attacchi abbia… inflitto agli altri delle tirate prolungate per capire se reggessero lo sforzo. Non scatti, ma serie di progressioni.

Mikel Landa è nato il 21 dicembre 1989, è professionista dal 2011, è alto 1,73 e pesa 60 chili
Mikel Landa è nato il 21 dicembre 1989, è professionista dal 2011, è alto 1,73 e pesa 60 chili

Livellamento fra i primi

«La sensazione – dice Michele Bartoli che del basco è l’allenatore – è che non ci sia troppa diversità di prestazione fra i primi tre. Questa volta, Mikel è arrivato al Giro in condizione e magro. Ma è difficile aspettarsi a questi livelli lo scatto secco. Anche perché se fai uno scatto forte e poi ti fermi, gli altri vengono sotto spendendo meno. Se riguardate la sua storia, Landa ha sempre dovuto attaccare di rimessa perché era al servizio di un leader. Quando nel 2015 Aru si staccava da Contador, Mikel chiudeva il buco. Alberto faceva il lavoro di sfiancamento e poi lui partiva in contropiede. Sembrava che fosse uno scatto, in realtà erano accelerazioni cui gli altri non riuscivano a rispondere».

Da quest’anno il toscano è uno degli allenatori del Team Bahrain Victorious e ieri avrebbe voluto essere al Giro, dato che la tappa l’ha vinta Buitrago, uno degli atleti che segue direttamente. Lo abbiamo interpellato per capire cosa possiamo aspettarci da Landa: lo scalatore più scalatore fra i primi della classifica, che a causa del passaggio a vuoto di Torino (36 secondi persi da Carapaz), si ritrova terzo in classifica con 1’05” di ritardo.

Che cosa gli è successo a Torino?

Allergia. Mikel è un po’ allergico, ero andato anche a studiare la tappa e ho visto una vegetazione… tremenda. Mi sono detto: se supera questa, siamo a posto. Me ne sono reso conto la mattina, potevamo farci poco. Senza quei secondi, oggi sarebbe molto più vicino in classifica.

Forse, viste le sue caratteristiche, finora in questo Giro è mancato il vero arrivo in salita?

Vero, a parte il Blockhaus che però era il primo e non sapevano ancora come stessero gli altri. Per cui si sono presi le misure e alla fine sono arrivati in cima tutti insieme. Nell’arrivo in salita dai tutto e vada come deve andare

Il Blockhaus è stato finora l’unico arrivo in salita del Giro, in cui i primi si sono studiati
Il Blockhaus è stato finora l’unico arrivo in salita del Giro, in cui i primi si sono studiati
Infatti l’impressione è che aspettino tutti la Marmolada di sabato.

Quello effettivamente è un arrivo in salita vero, ma lassù secondo me più che per caratteristiche si andrà per energie rimaste. Mikel normalmente è uno che nella terza settimana dei grandi Giri ha sempre fatto bene.

Visto che scatta per stancarli, non sarebbe stato meglio che Buitrago fosse rimasto con lui anziché andare in fuga, aiutandolo a fare il forcing?

Normalmente i corridori in fuga vengono fermati quando ci sono dei tratti in pianura e hai bisogno che ti tirino. Ma lì in salita, la differenza la fai o non la fai. E poi con Mikel c’era Poels, che è andato fortissimo…

Poels ha assistito Landa per gran parte della salita finale
Poels ha assistito Landa per gran parte della salita finale
Ecco, la sensazione vedendolo staccarsi e poi rientrare è stata che davanti allungassero e poi si fermassero.

Non è così, sono sempre andati a tutta. Poels rientrava perché in salita è forte. Anche quando era con Sky, spesso davanti rimanevano soltanto lui e Froome. Ieri tutta la squadra ha corso benissimo e ha fatto quello doveva. Hanno raccolto il massimo di quello che era disponibile. 

Quindi Landa sta bene?

Vedo equilibrio. La violenza degli scatti, il fatto che facciano male oppure no dipende anche da quanta energia hanno gli avversari. Se quelli mollavano, sarebbe sembrato uno scatto violento. In realtà, aumenti quel poco che ti fa fare la differenza e speri che sia uno scatto redditizio. Poi in televisione non te ne accorgi dell’intensità che metti. Se uno ti viene dietro, sembra che tu non abbia neanche aumentato, però se guardi i watt lo vedi

Michele Bartoli
Michele Bartoli ha 52 anni. Da quest’anno è uni dei preparatori del Team Bahrain Victorious
Michele Bartoli
Michele Bartoli ha 52 anni. Da quest’anno è uni dei preparatori del Team Bahrain Victorious
Dici che il Giro è ancora aperto?

Speriamo proprio di sì. E’ un bel Giro d’Italia, avrei messo qualche arrivo in salita in più. Anche il Mortirolo fatto da quel versante era meno duro del solito e ha fatto meno selezione. Però non puoi dire che non sia un Giro duro, solo è stato disegnato in modo che la parte tattica conti di più.

La corsa in rosa della Ineos vista dalla testa: parla Tosatto

25.05.2022
4 min
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Tosatto confabula con un altro diesse. Dal piazzale dei pullman si vede l’hotel della sera in cui Cadel Evans perse la maglia rosa giusto vent’anni fa, dopo la tappa di Passo Coe. Esaurite le incombenze del leader, Carapaz è arrivato pedalando al piccolo trotto lungo il vialetto che costeggia il lago, ben lontano da simili presagi. Anzi, rafforzato da un altro giorno senza attacchi, l’ecuadoriano si è tolto il gusto di sprintare in faccia a Hindley. Non perché ci fosse qualcosa in palio, ma per fargli capire di avere ancora forze per tenergli testa. La salita di Passo Rovere ha sbrindellato il gruppo, ma i primi della classifica sono rimasti incollati fra loro. L’unico ad aver pagato è stato Almeida, che su simili pendenze ha potuto difendersi meno di ieri ad Aprica.

Tosatto sta guidando la Ineos nel suo quinto Giro: il primo nel 2018 con Froome
Tosatto sta guidando la Ineos nel suo quinto Giro: il primo nel 2018 con Froome

Attacchi mancati

Carapaz entra nel pullman, scambiando un rapido cinque con Tosatto, che finito l’appello si avvicina. Il Team Ineos sta correndo con la solita autorità, aspettandosi forse qualcosa in più dagli avversari.

«Visto dall’ammiraglia – scherza Matteo – sto vedendo un bel Giro. E’ molto combattuto. Squadre forti e atleti forti. Si deciderà il fine settimana, bisognerà essere al posto giusto nel momento giusto. Stanno andando tutti molto forte. Sinceramente mi aspettavo qualche attacco di blocco da parte di altre squadre, però io guardo a casa mia. Se avessi una squadra e dovessi attaccare la maglia rosa, magari mi muoverei in modo diverso. Però penso che noi, la Bora, il Bahrain e la stessa Uae stiamo correndo molto bene. Dobbiamo fare i conti con le forze che abbiamo. Domani si recupera e poi si guarderà a venerdì e sabato».

Landa ha provato vari allunghi, ma senza la verve dei bei tempi
Landa ha provato vari allunghi, ma senza la verve dei bei tempi
Quando a Torino vi siete dispersi hai avuto paura?

In realtà no. A Torino ero super tranquillo, perché fino a quel giorno lì erano stati i più forti in salita. Quel giorno abbiamo pagato il grande caldo e un percorso tecnico non adatto alle nostre caratteristiche. Qualche disattenzione da parte di qualche corridore c’è stata, ovviamente, però lì Richard è stato bravo a salvarsi, in quella che è stata una giornata storta un po’ per tutti.

Hai mai pensato di aver preso la maglia rosa troppo presto?

Per me va bene così, perché nel 2020 l’abbiamo presa all’ultima tappa ed era tropo tardi. L’anno scorso è venuta nella prima settimana, quindi troppo presto. Secondo me quando hai la maglia rosa, dà una spinta al gruppo, si sente meno la fatica. Per noi non cambia nulla. Abbiamo la nostra idea di corsa e dobbiamo portarla avanti.

Questa volta la difesa di Almeida è stata problematica: il passivo è stato di 1’20”
Questa volta la difesa di Almeida è stata problematica: il passivo è stato di 1’20”
Sembrava che staccare Almeida fosse lo scopo condiviso.

Si giravano spesso non solo per guardare Almeida. Era uno di quelli che se arrivava con poco distacco nell’ultima tappa, diventava pericoloso. Ma penso che Richard come Hindley e Landa sono alla pari. Non si può pensare oggi alla crono, dovremo pensarci sabato sera.

La sensazione è che aspettino tutti la Marmolada per regolare i conti.

Questi pochi secondi sulla Marmolada non serviranno. Dipende da come sarà la classifica venerdì sera. Intanto guardiamo a domani.

Com’è il clima in squadra?

Il clima è super buono, siamo un bel gruppo. Per adesso sono bravi, abbiamo giovani e corridori di esperienza. E soprattutto, c’è ottimo feeling fra corridori e staff.

La Ineos ha lavorato forte fino alla salita finale con Richie Porte
La Ineos ha lavorato forte fino alla salita finale con Richie Porte
Tao, Egan e adesso Richard: si possono fare paragoni?

Non si può fare nessun paragone. Tao era una sorpresa. Egan era già un campione, che aveva vinto il Tour. Anche Richard ha già vinto un Giro, è un campione anche lui. Però hanno caratteristiche diverse, ognuno ha il suo carisma. Con Richard mi sono trovato bene. Con lui ho un ottimo rapporto, schietto. Quello che penso glielo dico e così anche lui. Siamo sulla stessa linea di pensiero su tutte le cose, sulla tattica e sui compagni. Richard è uno che non serve motivarlo, perché si motiva da solo. E penso che questa sia la grande sua forza.

Ha mai avuto giorni storti?

Finora non ha avuto giorni storti (ride e tocca ferro, ndr) e speriamo non ne abbia.