Rottura del crociato e ciclismo: una casistica molto rara

14.12.2023
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Sentito che Lara Vieceli si è rotta il crociato, a seguito di una caduta dove aveva subito una frattura del piatto tibiale, ci siamo incuriositi. Prima di tutto la rottura dei legamenti del crociato è un infortunio raro nel ciclismo (in apertura foto Alessio Biazzo). Per rispondere alle varie domande e per fare chiarezza su questo tipo di trauma siamo andati da Carlo Guardascione: medico del team Jayco-AlUla.

«Innanzitutto bisogna dire – parte a spiegare Guardascione – che la rottura del legamento crociato anteriore è estremamente rara nei ciclisti. Si tratta di un infortunio che colpisce maggiormente altre tipologie di atleti, come calciatori e rugbisti. Probabilmente Vieceli ha subito una rotazione innaturale del ginocchio in seguito ad una caduta. Per capirci meglio: le è rimasto il piede agganciato ai pedali e questo ha portato alla rottura del legamento. Il fatto che annessa ci fosse una frattura del piatto tibiale, mi porta a pensare proprio a questo».

Il dottor Carlo Guardascione, medico del team Jayco-AlUla
Il dottor Carlo Guardascione, medico del team Jayco-AlUla
Durante la pedalata non si può subire un infortunio del genere?

Impossibile, proprio a livello dinamico. Anzi, pedalare rinforza molto i muscoli che stabilizzano il ginocchio. E’ una delle terapie consigliate a chi subisce un intervento di ricostruzione del crociato. 

Vieceli però non si è operata subito, ma dopo un periodo di stop è tornata in corsa…

La frattura del piatto tibiale porta comunque ad uno stop di 6-8 settimane, dove la frattura deve essere curata. Questo vuol dire che prima si viene ingessati e poi si usa un tutore. 

La caduta ha provocato la rottura del piatto tibiale e la conseguente lesione del legamento (foto FisioScience)
La caduta ha provocato la rottura del piatto tibiale e la conseguente lesione del legamento (foto FisioScience)
Ma questo è possibile? Non si rischiano complicazioni?

In realtà no. L’attività ciclistica, come detto prima, viene usata per le riabilitazioni post operatorie. Continuare a pedalare con un crociato rotto è possibile e anche utile. Serve per mantenere il tono muscolare, in modo che si abbia un mantenimento. Maggior tono muscolare si ha prima dell’operazione più diventa facile il recupero post intervento. 

La pedalata risulta compromessa?

La forza si mantiene uguale e l’efficienza non cambia. L’unica cosa da controllare è che non ci siano versamenti di liquidi nel ginocchio. Se il ginocchio è asciutto, come si dice in gergo, pedalare non è un problema. Le uniche complicazioni possibili possono derivare da una caduta. 

Vieceli è tornata in sella tre mesi dopo la rottura del crociato e ha terminato la stagione
Vieceli è tornata in sella tre mesi dopo la rottura del crociato e ha terminato la stagione
Poi comunque ci si deve operare, però è possibile finire una stagione con un crociato rotto…

Sì, senza problemi. Considerate che un utente medio può vivere una vita normale anche senza il legamento anteriore del crociato. Per atleti professionisti l’operazione è sempre consigliata. 

La riabilitazione come procede?

Una volta ricostruito il legamento il paziente si muove con l’aiuto delle stampelle a causa del dolore e del gonfiore. Poi si passa a degli esercizi isometrici per il rinforzo della muscolatura di supporto. Per questo è importante fare attività anche con il crociato lesionato, chiaramente attività come nuoto o bici. Una volta tolto il tutore e le stampelle, si aumentano i gradi di flessione del ginocchio.

Pedalare da fermo, con cyclette o rulli, è una parte importante della riabilitazione post operatoria
Pedalare da fermo, con cyclette o rulli, è una parte importante della riabilitazione post operatoria
Quando si può tornare in bici?

Dalle 4-5 settimane post operazione si può tornare a fare il gesto della pedalata ed è consigliata la cyclette. Un atleta professionista torna ad una performance accettabile dopo quasi 6 mesi. Il ciclismo non è uno sport impattante, si possono accorciare i tempi di recupero, ma non di molto. 

E’ comunque un tempo lungo di stop.

Infatti finire la stagione e operarsi nel periodo di pausa aiuta a non perdere troppo tempo. Il crociato, una volta operato, ci mette un po’ a tornare al 100 per cento.

Una vita in bicicletta, ora Vieceli dice addio

08.12.2023
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Lara Vieceli si gode, in questo inverno che ha un sapore diverso dal solito, le vacanze (foto Instagram in apertura). Prima un breve passaggio negli Stati Uniti e poi Caraibi, per un totale di dieci giorni. La contattiamo quando ancora si trova nel Paese con la bandiera a stelle e strisce. La linea va e viene, ma con un po’ di pazienza l’intervista si fa. 

«La vacanza – racconta in compagnia del suo fidanzato – è stata posticipata a dicembre perché prima sono stata operata al ginocchio. Postumi di una caduta che ho fatto a marzo, che mi ha provocato la rottura del piatto tibiale e del crociato. L’ortopedico che mi ha visitata mi ha detto che si poteva correre comunque, mancavano quattro mesi alla fine della stagione, e della carriera. Con qualche dolore ho comunque portato a termine la mia ultima stagione».

Era il 2016 e Vieceli corre per la prima volta la Freccia Vallone, era con la Inpa-Bianchi (foto Instagram)
Era il 2016 e Vieceli corre per la prima volta la Freccia Vallone, era con la Inpa-Bianchi (foto Instagram)
La tua carriera si interrompe a solamente 30 anni…

Avevo deciso ben prima dell’infortunio. In realtà dopo lo stop di marzo ho avuto qualche dubbio e pensavo: «Magari continuo un altro anno». Ma alla fine la decisione era ben radicata, avevo preso questa scelta fin dall’inverno scorso. Avevo deciso che avrei fatto l’ultimo Capodanno in bici e così è stato. Ho messo il primo numero sulla schiena quando avevo sei anni, mi sono detta che fosse giunto il momento di fare altro. 

Una carriera davvero lunga.

Sono stata in mezzo ai grandi cambiamenti del ciclismo femminile, situazioni stancanti dal punto di vista mentale. Nel corso delle ultime stagioni sono stati fatti dei passi avanti enormi, forse per certi aspetti si è anche corso troppo. 

E’ cambiato così tanto il ciclismo femminile?

Tantissimo. La situazione è sempre più professionale, c’è una grande qualità. Quando sono passata il primo anno elite, era il 2012, e le cose si facevano un po’ a caso. Poi sono entrati sistemi sempre più curati e professionali: strumenti, metodi di allenamento e alimentazione. All’inizio vinceva chi riusciva a mettere le cose in ordine e spesso si andava per tentativi, quando trovavi il “metodo” giusto continuavi. Ora anche nelle continental viene dato il giusto peso alle cose: soprattutto allenamento e alimentazione. Anche se quest’ultimo non è un argomento facile.

Dopo 2012, il primo anno elite, passa al team Michela Fanini, una salvezza (foto Instagram)
Dopo 2012, il primo anno elite, passa al team Michela Fanini, una salvezza (foto Instagram)
Come mai?

Molte mie colleghe hanno avuto un rapporto negativo con il cibo, anche io. Le società non avevano competenze all’inizio e mettevano tanta pressione. Ci sono state tante pressioni esterne e tanta emotività per superare questo ostacolo. In grandissima parte mi ha aiutato lo studio. Negli anni ho imparato a non ascoltare chi non aveva competenze a riguardo. 

Cosa hai studiato?

Mi sono laureata in Scienze Motorie e poi in Management dello Sport. Mi piace studiare, ho sempre dato tanto peso all’istruzione. Non credo al fatto di essere un’atleta e di non avere nulla in mano una volta finita la carriera. 

Nel tuo futuro che vedi?

Non saprei, ora mi sono presa il tempo per riposare. Ma da gennaio spero di avere qualcosa di più concreto in mano. Sono entrata nel ciclismo da adolescente, non ho esperienze lavorative oltre al correre in bici. L’istruzione e i vari studi mi danno fiducia nell’affrontare il post carriera. Non mi vedo molto legata al mondo del ciclismo, essere preparata mi offre orizzonti più ampi.

Tra 2017 e 2018 l’Astana Womens Team, un primo assaggio di professionismo (foto Instagram)
Tra 2017 e 2018 l’Astana Womens Team, un primo assaggio di professionismo (foto Instagram)
Sei diventata elite più di 10 anni fa…

La mia prima squadra (Verinlegno-Fabiani) ha chiuso senza alcun preavviso alla fine di quella stagione. Mi sono trovata che non conoscevo nessuno, e in più era l’anno olimpico. Praticamente un disastro. Per fortuna ho trovato la S.C. Michela Fanini Rox che mi ha dato un’occasione. Più avanti mi sono trovata nella situazione di cercare un’altra squadra, era il 2018 e mi è capitato il progetto della Ceratizit. Con loro ho corso fino al 2022. Alla fine penso di essermi ritagliata il mio ruolo. 

Qual è stato? 

Fare da gregario, un ruolo che secondo me si confaceva alle mie caratteristiche e che non è stato facile portare avanti per tanto tempo. 

Come mai?

Perché nel mondo del ciclismo femminile a livello pro’ e WorldTour c’è spazio per replicare il modello maschile. Ma non tutte le realtà sono così. Non si riesce sempre ad avere una distinzione nitida tra gregarie e capitane. Anche nelle squadre grosse ci sono 15-16 atlete, non di più. E nel calendario ci sono tante gare, spesso le squadre portano 4-5 atlete al posto delle sei previste. Non è facile vedere tante squadre che investono, ma quelle che valgono si vede. La Ceratizit per me è un esempio positivo, in quattro anni con loro non ho mai avuto un dubbio. 

Vieceli è stata una delle prime ad entrare nel progetto Ceratizit (foto Instagram)
Vieceli è stata una delle prime ad entrare nel progetto Ceratizit (foto Instagram)
Hai deciso di studiare comunque nonostante una carriera avviata…

Per due ragioni. La prima è che il ciclismo per tanti anni non è stato un lavoro, non ci potevo vivere. Se non ci fossero stati i miei genitori, non avrei potuto proseguire. Non giravano soldi, si ricevevano dei rimborsi spese davvero esigui. Il secondo motivo è quello della formazione e della crescita, cosa che dicevo anche prima.

Miglior progresso fatto dal mondo del ciclismo femminile?

Potrò sembrare veniale ma dico gli stipendi. Poter considerare il ciclismo un lavoro è la sicurezza che mancava. Avere un contratto regolare, pagare i contributi, non tutte le ragazze vivono questa situazione, ma sono sempre di più. Vi faccio un esempio…

La carriera si è conclusa quest’anno, con la maglia della Israel Premier Tech Roland (foto Instagram)
La carriera si è conclusa quest’anno, con la maglia della Israel Premier Tech Roland (foto Instagram)
Dicci.

Per migliorare in allenamento è necessario crescere e affidarsi anche a figure esperte: allenatori e nutrizionisti. Il problema è che fino a poco tempo fa il rimborso spese era di 300 euro, provate a dirmi voi come ci si poteva affidare a dei professionisti. Considerando che le squadre non ne avevano in organico. 

Lasci un ciclismo più cresciuto, ma non ancora “arrivato”.

E’ cresciuto tanto e ne sono contenta. Ma, come detto anche prima, non ha finito il suo processo evolutivo. Sono comunque serena nel lasciarlo in questo modo.

Gregaria, orgogliosa, bellunese, tosta: conosciamo Lara Vieceli

19.12.2021
5 min
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Il vento in faccia non le fa paura. Lavorare per le compagne non le pesa, anzi la gratifica. Per chi non la conosce bene, Lara Vieceli può essere considerata un inno al gregariato. La figura che ricopre è sviluppata di meno nel ciclismo femminile rispetto a quello maschile ma è cresciuta negli ultimi anni.

La 28enne di Fonzaso (in cui ha iniziato a correre con la squadra di giovanissimi del paese prima della trafila da esordiente a junior nel Breganze) ormai è una veterana della categoria. Nel 2022 sarà alla sua undicesima stagione da elite e alla quarta nella Ceratizit-WNT, con cui ha appena finito in questi giorni il ritiro in Toscana a Castagneto Carducci.

Lara Vieceli in testa a tirare per la compagna Brennauer (foto Instagram)
Lara Vieceli in testa a tirare per la compagna Brennauer (foto Instagram)

Ce lo dice subito al telefono, dopo essere rientrata da cinque ore di distanza con le sue compagne (circa 140 chilometri dopo qualche giorno di stop per un’infiammazione al ginocchio), di come ha dovuto adattarsi ad un ruolo più consono durante i suoi anni di carriera.

«Non sono mai stata una vincente neanche da giovane – ammette la Vieceli che vanta un successo nel 2016 con la Inpa-Bianchi al prologo del Tour de Bretagne e due da junior nel 2010 – ma una gran lavoratrice. E questo mi ha ripagato. Considerando com’è cambiato il nostro movimento, se non avessi avuto questa prerogativa probabilmente non avrei trovato più squadra».

Lara, una curiosità flash. Cosa avresti fatto se non avessi continuato a correre in bici?

Probabilmente adesso farei la politica, magari in un’ambasciata. Il liceo classico mi ha lasciato questo retaggio legato alla questioni diplomatiche. Avrei studiato Scienze Politiche ed Internazionali però poi mi sono laureata in Scienze Motorie nel 2017.

Torniamo al ciclismo femminile. Che differenze ci sono dalla tua prima stagione ad oggi?

Tantissime. Vi dirò che per certi versi sono piuttosto stressanti queste continue novità. Nel senso che quelle che sono arrivate negli uomini in tanto tempo, da noi sono successe in fretta e in modo caotico. Talvolta non è semplice essere sempre al top e organizzare tutto. Nel 2012 sono passata elite con la Giusfredi e se oggi ci penso sembrava una formazione junior. Oppure nel 2017, quando ero in Astana, non pianificavo interamente il calendario. Ora invece tutto è cambiato. Programmi, allenamenti, distanze, velocità e stress sono sempre maggiori. Però c’è il rovescio della medaglia, l’aspetto positivo.

Da buona feltrina, Lara ama la montagna (foto Instagram)
Da buona feltrina, Lara ama la montagna (foto Instagram)
Quale?

Dal mio punto di vista c’è più professionalità. Abbiamo davanti a noi il modello degli uomini. Con l’avvento del WorldTour femminile, si è alzato il livello delle aziende che investono nel ciclismo. E quindi anche noi ragazze riusciamo a definire “lavoro” quello che facciamo tutti i giorni. Riusciamo ad avere uno stipendio vero, con cui possiamo vivere in maniera più indipendente rispetto a prima. Inoltre è cresciuto tanto il livello delle gare. Pertanto torna utile avere in squadra dei gregari come posso essere io.

Quando hai capito che dovevi metterti al servizio di capitane e compagne?

Col passare del tempo. I primi anni da elite sono stati belli ma difficili e mi sono detta che se non avessi avuto una mentalità moderna non avrei più avuto spazio. Mi piace essere gregaria. Sono contenta quando vincono le mie compagne. Le loro vittorie le sento mie, come se avessi vinto io. Oltre alle mie compagne anche molte avversarie in questi ultimi anni hanno riconosciuto il mio lavoro e per me è stato un grande motivo di soddisfazione.

Se nel 2022 il tuo diesse ti dovesse dare carta bianca, saresti pronta?

Direi proprio di sì. Prediligo le gare di un giorno dove posso sfruttare le mie caratteristiche di passista-veloce anche se tengo nelle brevi salite, come le “cote” delle Ardenne. In ogni caso so perfettamente che ci sono appuntamenti in cui si corre per la capitana, ma in altre corse se dovessi dire al mio staff o alle mie compagne che sto bene non mi verrebbe mai negato di giocarmi le mie carte.

In Ceratizit gestione “aziendale”, come dice la Vieceli, ma si sa anche scherzare. Il gruppo è affiatato (foto Instagram)
In Ceratizit gestione “aziendale”, come dice la Vieceli, ma si sa anche scherzare. Il gruppo è affiatato (foto Instagram)
Come è nato il rapporto con la Ceratizit-WNT?

Nel 2018 per varie ragioni ho vissuto una stagione difficile con l’Astana Women ed ero al classico bivio. Cambio aria e vado avanti o smetto? Per fortuna ho avuto un contatto con Dirk Baldinger, il loro diesse. Cercava un’atleta italiana. Mi fece un’offerta importante ma mi disse subito che voleva una ragazza pronta a lavorare per capitane come Brennauer e Wild. E mi disse anche che avevano l’idea di crescere nel giro di qualche anno. Presi tempo, mi informai bene perché non conoscevo il loro progetto ed accettai. E poi quando mi sarebbe ricapitato di essere compagna della Brennauer, mio idolo da sempre, e lavorare per lei? Non potevo farmi scappare questa occasione caduta dal cielo.

La tua società è legata ad un marchio che sponsorizza tante gare del WorldTour. Che tipo di squadra è?

Innanzitutto mi sono sempre trovata molto bene, per me è come una famiglia. Credo che non siamo la squadra più forte in circolazione, ma siamo ben organizzati e formiamo un gruppo molto affiatato. Facciamo risultati per questo motivo, che ci è stato trasmesso anche dallo sponsor principale. La Ceratizit fa degli eventi per clienti a cui spesso partecipiamo anche noi. Qui ci mostrano come noi cicliste ci inseriamo nella loro strategia di marketing. La mentalità della squadra e di noi atlete è molto aziendalista. Questo aspetto ci responsabilizza maggiormente in gara e fuori.

Ceratizit WNT Pro Cycling con Castelli

Castelli, tra business e territorio

28.03.2021
4 min
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Il team femminile Ceratizit WNT Pro Cycling ha il privilegio di vestire per la stagione 2021 i capi di alta gamma prodotti da Castelli. Il brand italiano, che tra i pro’ del WorldTour è storico partner della Ineos Grenadiers, ha difatti scelto la competitiva squadra tedesca per essere ben presente in questo importante settore agonistico in forte sviluppo.

Undici conferme e tre nuove

Rispetto alla stagione 2020, sono undici le atlete confermate, mentre tre sono i nuovi innesti. Tra le conferme più rilevanti c’è da registrare quella della otto volte campionessa del mondo su pista Kirsten Wild, che ha raccolto anche sei vittorie su strada, quattro titoli mondiali e due titoli europei negli ultimi due anni. Come la Wild, è ancora in organico anche la quattro volte campionessa del mondo Lisa Brennauer, che nel 2020 ha bissato il proprio titolo tedesco su strada e ha chiuso al terzo posto nella classifica mondiale femminile dell’UCI dopo aver trionfato anche nella gara “di casa”: la Ceratizit Challenge by La Vuelta.

Anche tre italiane

Un punto fermo della squadra è poi rappresentato dal trio italiano composto da Erica Magnaldi, da Lara Vieceli e da Maria Giulia Confalonieri. Per le prime due un contratto per tutta la stagione 2021, mentre la Confalonieri ha rinnovato un biennale che scade nel 2022. E’ invece al terzo anno con la squadra tedesca l’ex campionessa austriaca su strada Sarah Rijkes. Mentre Kathrin Hammes, Franziska Brausse e Lin Teutenberg hanno rinnovato, così come la campionessa francese su strada Laura Asencioc e Julie Leth.
I volti nuovi sono rappresentati della polacca Marta Lach, della undici volte campionessa finlandese Lotta Henttala, e da quello della britannica Lizzy Banks, già vincitrice di una doppia tappa del Giro Rosa e sul podio al GP Plouay Trophee.

Lara Vieceli ambasciatrice Castelli
Lara Vieceli, ambasciatrice Castelli
Lara Vieceli ambasciatrice Castelli
Lara Vieceli, ambasciatrice Castelli

Un gruppo solido

Curiosità o coincidenza, proprio la giovane Lara Vieceli “riparte” da Castelli. L’atleta di Fonzaso, il piccolo paese dove ha sede lo stesso maglificio famoso nel mondo, è difatti orgogliosa di vestire anche i panni di ambasciatrice ufficiale Castelli nel gruppo del ciclismo femminile.
«Con Castelli stavamo cercando una squadra femminile – ha dichiarato Alessio Cremonese, l’Amministratore Delegato di Manifattura Valcismon, la società proprietaria di Castelli – e proprio grazie a Lara abbiamo incontrato il Team Ceratizit. E dopo il primo incontro devo dire che siamo rimasti molto colpiti perché abbiamo trovato un solido gruppo alle spalle di questa squadra, un team che ha voglia di investire sia economicamente che in operazioni originali di marketing e comunicazione».

Alessio Cremonese  Amministratore Delegato di Manifattura Valcismon
Alessio Cremonese, Amministratore Delegato di Manifattura Valcismon
Alessio Cremonese, Amministratore Delegato di Manifattura Valcismon
Alessio Cremonese, Amministratore Delegato di Manifattura Valcismon

Obiettivo: sviluppare i prodotti

La collaborazione con il Team Ceratizit ha anche l’obiettivo di sviluppare i capi rivolto al mondo femminile.

«Ci è piaciuto il progetto, e da quel momento abbiamo deciso di creare questa partnership – continua Alessio Cremonese – che ha il preciso scopo di sviluppare il prodotto femminile firmato Castelli. Il 15% delle nostre vendite riguarda proprio la produzione femminile e avere Lara nel team per noi è anche motivo di orgoglio. Tutti sanno quanto teniamo al nostro territorio, e ci dà grande soddisfazione poter vestire e supportare l’unica atleta di questo livello che abbiamo oggi in provincia di Belluno».

castelli-cycling.com