Deceuninck compatta, genesi di un trionfo

04.04.2021
4 min
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«I direttori sportivi ci guidano perfettamente». Con queste parole Davide Ballerini questa mattina ci aveva congedato alla partenza del Giro delle Fiandre. E a quanto pare le sue dichiarazioni hanno trovato un immediato riscontro nella realtà. Come quasi sempre accade nelle classiche del Nord, infatti, la Deceuninck – Quick Step ha dominato la gara.

La bici di Asgreen in corrispondenza del sedile del meccanico, davanti quella di Alaphilippe
La bici di Asgreen in corrispondenza del sedile del meccanico, davanti quella di Alaphilippe

Quella bici sull’ammiraglia

Gli uomini di Patrick Levefere nel finale erano i più numerosi. Sono stati loro a oltre 80 chilometri dall’arrivo a dare un primo scossone. E anche in questa fase sono stati quasi dei geni della tattica. Infatti a smuovere le acque è stato proprio Kasper Asgreen, colui che poi ha vinto la gara. Con quella sua azione da lontano tutti hanno pensato che il danese corresse in appoggio ad Alaphilippe. Invece già al mattino in casa Deceuninck si sapeva che il capitano era proprio lui.
E a darci la conferma è anche un dettaglio che siamo andati a cercarci dopo l’arrivo. La bicicletta sul tetto dell’ammiraglia, proprio in corrispondenza del sedile posteriore destro, cioè quella a portata di mano del meccanico, era quella di Asgreen. E’ lì infatti che viene messa la bici del capitano. 

E mentre cercavamo questa verifica, i ragazzi sul bus facevano festa: urla stile indiano apache, musica tecno a tutto volume e un continuo viavai intorno al bus.

Il copertoncino Turbo in cotone da 28 mm di Asgreen (la sua pressione, poco più di 5 bar)
Il copertoncino in cotone da 28 mm di Asgreen (la sua pressione, poco più di 5 bar)

Copertoncino vincente

E in effetti si vedeva che il danese ne aveva. La sua espressione nell’affrontare i muri era sempre quella un po’ più rilassata. È anche la facilità con la quale ha chiuso su Van der Poel nell’attacco sul Kwaremont denotava una grandissima condizione. Il campione di Danimarca ha risparmiato moltissime energie. La sua squadra lo ha coperto totalmente per i primi 160 chilometri di gara, prima di quella azione a circa 80 chilometri dall’arrivo sul Molenberg.
Ma forse c’è dell’altro. In Specialized, marchio con cui corre la Deceuninck, non lasciano nulla al caso. I tecnici, in accordo con il team, hanno fatto moltissimi test sul campo. Il brand americano è tra i promotori del copertoncino. E oggi Agreen e i suoi compagni ne hanno utilizzato uno da 28 millimetri in cotone che, stando ai dati della casa, fa guadagnare un qualcosa come 10 watt al di sopra dei 40 chilometri orari per un corridore di 70 chili. Va da sé che per tutte quelle ore di gara e vista la media oraria stabilita, Kasper ha risparmiato davvero un bel po’… E probabilmente la sua freschezza nel finale è derivata anche da questo particolare (che poi particolare non è). Ormai la tecnica nel ciclismo non è più secondaria. Probabilmente è anche il primo “Monumento” per un copertoncino.

Lampaert, stanco ma felice, prende i cioccolatini in omaggio
Lampaert, stanco ma felice, prende i cioccolatini in omaggio

Deceuninck compatta

Ma non solo tecnica e gambe, per vincere certe corse serve anche una grande squadra. E può capitare che il campione del mondo faccia da gregario e lo faccia con entusiasmo, o comunque, senza tenere il muso. L’asso francese rideva mentre sfilava sul traguardo e osservava il maxi schermo che mostrava il replay della volata.

«Quando al mio secondo allungo hanno risposto tutti gli altri e in contropiede è partito Asgreen ho sperato il massimo per lui – ha detto Alaphilippe dopo l’arrivo – Kasper era in mezzo a quei due e non sarebbe stato facile per lui. Ma sapevamo che stava molto bene».

Uno degli ultimi atleti a raggiungere il bus ed aggregarsi alla festa della Deceuninck è il beniamino di casa, Yves Lampaert, al quale regalano anche dei cioccolatini dopo l’arrivo! Lui li mette in tasca e a sua volta li dà ai meccanici prima di salire sul bus.

«Vero, adesso si può dire – ammette Lampaert – Asgreen era il nostro capitano sin dal mattino. Sapevamo che era il più forte, lo ha dimostrato in questa settimana (domenica scorsa aveva vinto ad Harelbeke, ndr). E soprattutto durante la corsa Julien ha detto che non era al top, quindi era normale puntare su di lui. La caduta? Fortunatamente non ha inciso sulla nostra tattica, non abbiamo perso uomini, almeno nella fase che contava. Siamo riusciti a correre compatti come volevamo. E il fatto che Asgreen abbia battuto Van der Poel in volata è un qualcosa di fantastico».

Un po’ però la caduta ha influito, almeno sull’esito degli uomini in gara. Asgreen infatti era rimasto coinvolto. E con lui Ballerini.

«Lo ho aiutato io – dice Davide – a rientrare, ma visto come è andata la corsa, alla fine era veramente l’unico che aveva la forza per battere Van der Poel. Chapeau!».