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De Lie: i paragoni con Gilbert, il mito Cancellara e le vacche

08.03.2022
5 min
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«E’ bello – mormora Arnaud De Lie alla partenza da Kuurne – che facciano il paragone con una leggenda come Philippe Gilbert. Non mi rende nervoso. Anzi, mi spinge in avanti. Non sento davvero la pressione, perché penso che la mia fisionomia sia più vicina al tipo di Tom Boonen. Il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix sono le gare dei miei sogni. Non Liegi-Bastogne-Liegi, che passa dietro casa mia. Se ho la fortuna di essere tra i migliori al mondo entro dieci anni, allora forse posso concentrarmi sulle classiche delle Ardenne. Ma prima voglio essere il terzo vallone a vincere il Giro delle Fiandre. Non c’è due senza tre. Sarebbe bello se un giorno potessi scrivere il mio nome accanto a Criquielion e Gilbert. Tra qualche anno saprò se quella speranza è giustificata».

Sul podio del GP Monseré con la sua faccia da ragazzino, dopo una volata devastante
Sul podio del GP Monseré con la sua faccia da ragazzino, dopo una volata devastante

Intervista alla transenna

La fortuna che si sia fermato nella zona mista al via della Kuurne-Bruxelles-Kuurne, con un po’ di tempo a disposizione. Un addetto stampa benevolo e la mattina non troppo fredda. Appunti della trasferta in Belgio, alla vigilia per noi della Sanremo, mentre il ragazzino di 19 anni della Lotto Soudal, 1,82 per 77 chili, seguirà il programma fiammingo fino alle grandi classiche di lassù.

La vittoria al GP Monseré (foto di apertura) non c’è ancora stata, verrà una settimana dopo il nostro incontro. Al via di Kuurne ha vinto solo una corsa a Mallorca dopo essere stato uno degli juniores di maggior rilievo in Belgio. Lo voleva la Quick Step, se l’è preso la Lotto Soudal.

«Ero in contatto con Lefevere – dice – abbiamo parlato tanto e non si andava oltre, finché la Lotto mi ha offerto un contratto e io l’ho informato che avrei debuttato con loro. La Quick Step in ogni caso non mi avrebbe fatto passare subito. E così sono diventato un neoprofessionista. Nel media day di inizio stagione, prima sono stati annunciati i programmi dei big, poi è stato ricavato uno spazio anche per me. Ho capito che hanno fiducia in me e l’ho trovato motivante».

Nel 2020, Arnaud De Lie è stato terzo agli europei juniores di Plouay
Nel 2020, Arnaud De Lie è stato terzo agli europei juniores di Plouay

Quasi 500 vacche

Quel che più piace e che i colleghi belgi suggeriscono di chiedergli è la storia di famiglia. Il paese da cui arriva, Lescheret, è nella punta più bassa della regione vallone, quasi al confine con il Lussemburgo. Suo nonno Jules, scomparso da poco, veniva dal Nord poi decise di spostare la famiglia.

«Mio nonno era un contadino – dice – anche il mio bisnonno e adesso mio padre Philippe. Abbiamo un allevamento di bovini a casa nostra. In totale abbiamo poco meno di cinquecento vacche, di cui una quarantina da latte. L’inverno scorso ho provato a dare una mano, ma non è più tanto possibile. E così mio padre è in difficoltà, perché mio fratello Axel ha un altro lavoro e mia sorella Edwige ha solo 17 anni. La fattoria fa parte della mia vita. Ci sono cresciuto. La mattina in cui ho vinto l’Omloop Het Nieuwsblad U23 dello scorso anno, mi sono alzato con mio padre, ho aiutato a preparare le mucche per la mungitura, poi sono corso a casa alle 7,30 per andare alla corsa».

In ritiro ha diviso la stanza con Campenaerts, prendendo le misure a bici e compagni
In ritiro ha diviso la stanza con Campenaerts, prendendo le misure a bici e compagni

A scuola da Victor

La squadra gli ha messo accanto Victor Campenaerts, anche lui appena arrivato ed evidentemente capace di trasmettere nozioni al ragazzino desideroso di imparare.

«Victor è il mio mentore – racconta – un super tecnico. Mi ha subito preso sotto la sua ala, mi ha anche ospitato a casa sua per una settimana. Mi insegna il fiammingo e le strade qui intorno, che conosce benissimo. In ritiro abbiamo condiviso la stanza. Ha quella vena perfezionista che ogni professionista vuole avere. Cerca tutti i dettagli ed è disposto a condividere la sua esperienza».

Quest’anno De Lie aveva già vinto al Trofeo Playa de Palma, su Molano e Weemaes
Quest’anno De Lie aveva già vinto al Trofeo Playa de Palma, su Molano e Weemaes

Vendicare Leuven

Ma la sua origine vallone non mente. Nel 2020 ha vinto la Philippe Gilbert Juniores, corsa di due tappe. E il belga è sempre stato uno dei suoi due riferimenti ciclistici.

«All’inizio lo vedevo come una superstar – ammette mentre il tempo sta per scadere – mentre ora siamo compagni di squadra. Gli piace prendermi in giro, come fanno i valloni tra di loro. Da bambino ero fan anche di Cancellara, per il suo modo di correre, con i capelli al vento. Sembrava forte anche giù dalla bicicletta. Era davvero Spartacus, un gladiatore. Ma mi conviene restare con i piedi per terra. Va bene riuscire a vincere, andrà bene anche se capirò gli errori. La mia stagione sarà un successo se sarò selezionato per i mondiali U23 in Australia. Voglio davvero vendicarmi per Leuven (dove è caduto e ha dovuto arrendersi, ndr). In quel periodo è morto anche mio nonno Jules. Se a Wollongong va come spero, il primo anno da professionista sarà stato un successo…». 

Primo test al Nord, Consonni soddisfatto a metà

28.02.2022
4 min
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Con i baffetti da gentleman d’altri tempi, Simone Consonni ha vissuto il weekend d’apertura fiammingo in cerca di risposte. La partenza sprint della Cofidis, gasata dalla carica di Vasseur e motivata a dimostrare più di quanto messo in luce lo scorso anno, non lo stupisce più di tanto. Anzi, la sensazione è che tolte le ridondanze di certi titoli, la situazione interna alla squadra sia piuttosto normale.

«Sinceramente – sorride – ho cominciato come gli altri anni. Non so se per passare WorldTour bisogna sistemare i meccanismi (la Cofidis è salita di categoria nel 2020, con l’arrivo di Viviani, ndr). Comunque siamo partiti benissimo. Coquard è impressionante, in allenamento sui muri andava veramente forte. In questo momento siamo una squadra che sta bene e non ha niente da perdere».

Consonni e Cimolai sono due delle tre punte Cofidis allo sprint. L’altro è Coquard.
Consonni e Cimolai sono due delle tre punte Cofidis allo sprint. L’altro è Coquard.
Che cosa significa che sei venuto al Nord per provarti?

Che prima di sabato la condizione mi era sembrata ottima. Ma al Nord è sempre diverso ed ero curioso di testarmi in gare importanti. Erano tre anni che non correvo quassù. L’anno scorso avevo problemi al ginocchio e le ho saltate quasi tutte. Due anni fa col Covid non ne ho fatta neanche una. Tre anni fa ne ho fatte un paio, quindi è da un po’ che non mi testavo su certe strade. Sono state belle giornate per capire un po’ di cose.

In che modo sono state impostate le gerarchie fra voi velocisti del team?

In realtà alla fine, velocista o no, su certi percorsi è facile andare d’accordo. E’ bastato rendersi conto di chi avesse già la gamba e aiutarsi. Le gerarchie sono fatte dalla strada e Coquard per ora è il più in forma. Per cui è giusto che per ora parta lui con il ruolo di leader.

Tu che sensazioni hai avuto?

Dico la verità: pensavo di stare meglio. Pensavo e speravo di poter essere lì pronto per entrare nei vari attacchi. La verità è che in questi due giorni a tutta, sono riuscito a salvarmi di mestiere e ad arrivare entrambe le volte nel gruppo principale. Alla Het Nieuwsblad sono rientrato alla fine e a Kuurne sono riuscito a stare nel gruppo che poi si è giocato la volata.

Ancora bici De Rosa e per Consonni scarpe Nimbl su misura
Ancora bici De Rosa e per Consonni scarpe Nimbl su misura
Però poi non l’hai fatta tu…

La tattica ieri era farla per Brian. Purtroppo ho avuto i crampi negli ultimi 200 metri, quindi ho provato a pilotarlo al meglio possibile, ma non era compito mio fare la volata.

Ti capita mai di guardare la medaglia d’oro di Tokyo?

Più che la medaglia guardo le foto sui tablet, nel telefono. E’ sempre bello, direi una spinta in più. Anzi, quando sabato sono uscito dalla presentazione nel velodromo, ho visto una medaglia di Pechino che mi ha portato tanti ricordi.

Conoscevi il velodromo di Gand?

No, non ho mai corso a Gand. Volevo fare qualche sei giorni anche quest’anno, ma come l’anno scorso e sempre per il Covid, le hanno cancellate quasi tutte. Speriamo di tornare alla normalità, anche se in queste giornate non è facile. Ci sono anche altri pensieri…

Cosa porti a casa dall’apertura nelle Fiandre?

Vengo a casa da questi due giorni comunque con un bel blocco di lavoro. Sono contento di quello che ho fatto e sicuramente può sembrare una cosa scontata, però finire in gruppo due corse in Belgio non lo è. Quindi sono contento di come sono andato e dei fuorigiri che sicuramente mi faranno bene per Laigueglia, che sarà un altro bel fuorigiri. E poi per Tirreno e Sanremo.

Al Saudi Tour tanto caldo e la necessità di integrare con le borracce giuste
Al Saudi Tour tanto caldo e la necessità di integrare con le borracce giuste
Si comincia a fare sul serio?

Mi aspetta un bel mese. Laigueglia, Tirreno, Sanremo e un paio di classiche fino alla Gand. Un bel periodo dove bisognerà esser pronti fisicamente e mentalmente.

Perciò come ci arrivi?

Pensavo meglio dal fine settimana, ma comunque sono soddisfatto di questi giorni, anche se non ho avuto il guizzo che mi aspettavo.

Nizzolo e Trentin, italiani contro a Kuurne

27.02.2022
4 min
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Italiani protagonisti a Kuurne. Meno di ieri, anche per il percorso meno impegnativo, ma protagonisti e portatori di due diverse filosofie in corsa. Da una parte gli attaccanti, con Colbrelli e soprattutto Trentin, nono all’arrivo. Dall’altra Nizzolo, quinto, il cui impegno ha contribuito a rintuzzare il tentativo del Matteo nazionale. Se come ha raccontato anche Jakobsen, non si fossero mosse le tre squadre dei velocisti – Quick Step, Lotto Soudal e Israel – la fuga di Trentin sarebbe salita a un minuto e non l’avrebbero più ripresa.

Quella manovra sul Muur

Trentin ieri era furibondo. In qualche modo nel finale ha avuto la sensazione di essere rimasto da solo. E poi c’è stata quella manovra di Van Aert sul Muur che l’ha chiuso alle transenne, impedendogli di infilarsi per attaccare la discesa in testa.

Trentin ha provato ad attaccare, ma la fuga è stata rintuzzata
Trentin ha provato ad attaccare, ma la fuga è stata rintuzzata

«Se avessimo collaborato – dice secco, poggiato alla transenna – arrivavamo, punto. C’erano dei bei corridori davanti. Ma a un certo punto ho visto che il Bahrain aveva uno e non tirava. La Quick Step aveva uno e non tirava. E già lì ho cominciato a pensare: cosa faccio, mi porto Asgreen a spasso? Magari anche no. Ho provato due o tre volte a tirare via un gruppettino, ma non so come mai, a me venivano sempre addosso. Poi Laporte ha provato ed è andato via due volte e l’hanno guardato andar via. Quei tre sono stati forti, perché li abbiamo presi sotto la riga».

Soddisfatto a metà

In un video girato ieri alla partenza della Omloop Het Nieuwsblad, Matteo diceva che magari sarebbe arrivato il momento di vincere a sua volta dopo i centri dei suoi compagni. Perciò il bilancio di questo primo viaggio non può soddisfarlo appieno.

«Bilancio medio – dice infatti – oggi tutto sommato sono contento, perché per come è andata la gara, sono stato sempre dove dovevo essere. Se quel gruppo fosse arrivato, magari le possibilità erano di più. Nel momento in cui ci hanno preso, in volata sono venuto su da dietro, a destra e sinistra, transenne mica transenne. Potevo arrivare due posizioni più avanti, ma anche sette più indietro. Una volta che ci hanno preso, per la vittoria era andata. Però sono contento di come ho corso, di come ho reagito e impostato la volata. Sono riuscito a districarmi bene e questo è simbolo anche di una gran bella condizione. Se fossi stato finito, non ci sarei riuscito».

Dopo l’arrivo, Trentin ha salvato la giornata, ma non il risultato
Dopo l’arrivo, Trentin ha salvato la giornata, ma non il risultato

Il terzo sprint

Nizzolo è già sul bus e ha fatto la doccia, sfogliando la margherita per capire se essere soddisfatto o meno della prestazione.

«Era la terza volata dall’inizio dell’anno con la nuova squadra – dice – ho fatto due podi e un quinto posto, per cui le cose stanno andando bene. Anche oggi abbiamo corso nel modo giusto. Abbiamo reagito quando si doveva e sono abbastanza sicuro che se non ci fossimo mossi, i primi avrebbero guadagnato un bel minuto e non li avremmo più ripresi, perché erano gente tosta».

Divertente giochino prima del via: i corridori si presentavano fra loro. Ecco Nizzolo
Divertente giochino prima del via: i corridori si presentavano fra loro. Ecco Nizzolo

Rimonta pazzesca

Quando un velocista cambia squadra, non deve preoccuparsi solo di sé, sarebbe troppo facile. Deve anche creare l’accordo in squadra, comporre il treno o aiutare a farlo. E a sentirlo parlare, Nizzolo appare soddisfatto anche di questo aspetto.

«Sono contento della squadra – dice – anche se nel finale ci siamo un po’ disuniti. Ci siamo fatti un po’ prendere la mano, diciamo così. Ho iniziato la volata da dietro, se riguardate il video all’ultima curva sono attorno alla 35ª posizione. E quella rimonta mi ha svuotato le gambe. Al momento di aprire il gas per fare la volata, non ne avevo più. Le forze per ora sono quelle, ma i ragazzi hanno un bello spirito. Perciò adesso si tira un po’ il fiato. Poi Tirreno, Sanremo e si torna al Nord».

La Sanremo è il frutto proibito dei velocisti italiani e poi c’è quel podio dietro Van Aert alla Gand (secondo Nizzolo, terzo Trentin) che va assolutamente cancellato. C’è da scommettere che i due si troveranno presto nuovamente in corsa su schieramenti contrapposti. Entrambi classe 1989, entrambi abituati a prendersi le misure da una vita. Fra vittorie e grandi piazzamenti, la primavera dei nostri è iniziata in modo interessante.

Jakobsen, volata pazzesca, riporta il sorriso alla Quick Step

27.02.2022
5 min
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Ieri sera a tavola Lefevere è andato giù duro. Jakobsen adesso ride e dice che lui tutto sommato era comodo nella sua sedia, non avendo corso l’Het Nieuwsblad. Ma quando i colleghi fiamminghi gli chiedono di ripetere le parole del team manager della Quick Step-Alpha Vinyl, l’olandese fa un gran sorriso e dice di non parlare lo stesso dialetto.

«Siamo una squadra e un gruppo di amici – dice a margine della Kuurne-Bruxelles-Kuurne appena conquistata – ma questo è il nostro lavoro. A tavola abbiamo parlato e Patrick a suo modo ci ha detto di essere attenti e aggressivi. Non parlo il suo dialetto, ma garantisco che l’ho capito molto bene. Non ricordo i dettagli (ride, ndr). E oggi che toccava a me, spero di aver riportato il sorriso anche a lui».

Un boccale di birra

Adesso sono cinque a due. Cinque le vittorie di Fabio Jakobsen, due quelle di Cavendish, in quella sorta di braccio di ferro non dichiarato fra i due super velocisti della Quick Step-Alpha Vinyl che entrambi tendono a ridimensionare.

Nel team belga oggi si respira un’aria diversa dai mezzi toni di ieri dopo l’Het Nieuwsblad. Tanto che per salire sul gradino più alto del podio, Fabio ha fatto un salto che dava l’idea della sua freschezza, malgrado la corsa e lo sprint vinto dribblando un mucchio di avversari.

Poi gli hanno consegnato l’asino, simbolo della città e degli abitanti che andavano al mercato della vicina Kortijk trasportando le mercanzie sul dorso dei quadrupedi che ragliando svegliavano i cittadini. E alla fine gli hanno messo in mano un maxi boccale di birra Kwaremont, in cui l’olandese ha bagnato le labbra e un bel sorso poi l’ha buttato giù.

Anche oggi si è corso tra ali di folla: il Belgio ha riaperto
Anche oggi si è corso tra ali di folla: il Belgio ha riaperto

Rispetto per l’Ucraina

Quando arriva in sala stampa per raccontare la vittoria, Jakobsen ha il cappello calato sugli occhi e sotto i gambali pulsano le due gambone che anche oggi gli hanno permesso di fare la differenza. Per i belgi è festa grande. Dopo il gigante delle classiche, ecco quello dello sprint: un’apertura migliore era difficilmente immaginabile. Eppure la sensazione è che Fabio sia figlio di tutti, come accade quando qualcuno è sul punto di morte e si prega tutti per lui. E lui che forse capisce, inizia dalla fine.

«In Belgio e in Olanda – dice con la voce che si increspa – siamo tutti contenti di aver potuto ricominciare a correre, con il pubblico sulle strade. Oggi era pieno di gente a fare il tifo per ragazzi di 25 anni che combattevano per vincere una gara di biciclette. Ma adesso il mio pensiero va a ragazzi della mia stessa età che stanno combattendo per la loro vita in Ucraina. E’ bello essere qui, ma non dimentichiamoci di loro».

A 10 chilometri dall’arrivo, Quick Step in testa per chiudere sui tre fuggitivi
A 10 chilometri dall’arrivo, Quick Step in testa per chiudere sui tre fuggitivi

Pressione e velocità

Deglutisce a fatica, come gli capitò nel ritiro di Calpe ricordando la risalita dopo l’incidente e poi si predispone per rispondere alle domande.

«Ho iniziato lo sprint da lontano – dice – perché a un certo punto ho avuto la sensazione che i tre di testa non li avremmo più ripresi (Laporte, Narvaez, Van der Hoorn, ripresi ai 200 metri, ndr). Vincere così mi fa sentire bene, la velocità mi piace. Dio mi ha dato due gambe veloci ed è mio dovere usarle per vincere gli sprint. Mi sento fra i primi cinque al mondo e non vado oltre, perché non è facile fare classifiche. Lo sport di vertice porta con sé la pressione e per uno sprinter questa è anche maggiore, perché la squadra lavora per te e hai pochi secondi per concretizzare il loro lavoro».

Una volata prepotente e lunga per essere certo di riprendere i fuggitivi
Una volata prepotente e lunga per essere certo di riprendere i fuggitivi

Sogno Sanremo

GIi chiedono infatti se percepisca un cambio di atteggiamento della squadra, ipotizzando che l’anno scorso lo abbiano portato alla Vuelta come bonus per premiare il suo ritorno dopo l’incidente. E Jakobsen appena lo sente scarta come in volata.

«Nessun premio – ringhia sommessamente – né contentino. La Vuelta dello scorso anno fu un progetto dopo le due vittorie al Tour de Wallonie. E mi ha permesso di fare un bell’inverno. Ho lavorato tanto e sono tornato al livello che avevo prima dell’incidente. Ora sono in grado di sprintare per la vittoria, ma sono consapevole di dover fare ancora dei progressi. Ad esempio oggi Caleb Ewan mi ha fatto i complimenti, essendo arrivato secondo. Ma io so bene che nei prossimi sprint, alla Tirreno e alla Sanremo, lui sarà avvantaggiato. Sogno la Sanremo, così come sogno la Gand-Wevelgem, ma forse è presto. Devo crescere, ma la forma è questa, quindi ci proverò».

Ewan si è complimentato con Jakobsen e ora punta su Sanremo
Ewan si è complimentato con Jakobsen e ora punta su Sanremo

Le gambe bruciano

La squadra ha avuto una grande reazione, che sia stato per le parole di Lefevere o per aver fiutato finalmente la vittoria.

«Abbiamo messo in atto una buona strategia – spiega Jakobsen – con Kasper Asgreeen che dopo la fuga è diventato pilota del nostro treno. C’erano ancora i fuggitivi davanti, ma con Lotto e Israel avevamo interessi comuni e alla fine siamo riusciti a riprenderli. Non vi nascondo che negli ultimi strappi ho sentito le gambe bruciare, non è stato facile. A volte sembra che le volate si vincano facilmente, ma in realtà la cosa più difficile è arrivare a farle».

Pidcock sorpresa in Belgio. E ora la Strade Bianche…

01.03.2021
3 min
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Quando lo vedemmo vincere al Giro d’Italia U23, bici.PRO non era ancora nato, per cui non riuscimmo a raccontarvi la sorpresa per la facilità con cui Tom Pidcock era riuscito a vincere la corsa. Poi lo abbiamo visto da lontano mentre vinceva gare di mountain bike e alla fine lo abbiamo ritrovato nel ciclocross, sempre a inseguire i due giganti del Nord – Van der Poel e Van Aert – salvo metterli in croce laddove i percorsi presentavano qualche salita. Tom Pidcock pesa 59 chili e compirà 22 anni a luglio.

Mads Pedersen vittoria
Mads Pedersen vince a Kuurne su Turgis, alla sua destra c’è Pidcock, terzo a sorpresa nello sprint
Mads Pedersen vittoria
Alla destra di Pedersen, l’insolito sprinter…

Negli ultimi due giorni abbiamo visto il britannico della Ineos Grenadiers in azione dal vivo sui muri delle Fiandre, prima all’attacco nella Omloop Het Nieuwsblad e ieri nello sprint della corsa di Kuurne. In un attimo si sono sommate le sue capacità atletiche con quelle di guida e di malizia nel gruppo. Sapere che la sua prossima corsa sarà la Strade Bianche, arricchisce l’attesa di una grande curiosità.

Puro istinto

Il suo weekend fiammingo non si può liquidare con la parola sorpresa, perché le accelerazioni che gli abbiamo visto fare sui muri fanno pensare che il ragazzo abbia sicuramente i mezzi atletici per ben figurare anche in una corsa come la Strade Bianche, anche se il suo limite attuale potrebbe ancora essere il fondo. Ha da poco concluso la stagione del cross, ma ha pur sempre nelle gambe il Tour des Alpes Maritimes et du Var.

Podio Pedersen Pidcock
Sul podio, a sorpresa un Pidcock soddisfatto, ma quasi spaesato
Podio Pedersen Pidcock
Sul podio, un Pidcock soddisfatto, ma quasi spaesato

«Il mio problema quando comincio a correre su strada – dice – è che faccio fatica a dimenticare di non essere nel cross. Sabato avevo delle ottime gambe, ma non sono riuscito a farci nulla. Ho sprecato tante energie. A Kuurne invece, ho semplicemente usato la testa ed evitato di dare fondo alle mie energie. E nella fuga avevamo Narvaez».

Messaggio a VdP

A questo punto, raggiunti e circondati anche da un paio giornalisti di lingua inglese, non si poteva fare a meno di chiedergli una opinione sulla corsa folle del suo rivale del Van der Poel

Pidcock primo piano
Dopo l’arrivo di Kuurne, spiegando come andate le cose
Pidcock primo piano
Dopo l’arrivo di Kuurne, spiegando come andate le cose

«Credo che Van der Poel – dice – abbia provato a mettere in scena un grande spettacolo, convinto che ci fosse il terreno per arrivare sino in fondo. In realtà non ha sbagliato di molto, ma a volte bisogna rendersi conto che per vincere si possono adottare anche altre tattiche. Io sono appena arrivato, ma il weekend mi ha dato grande ottimismo. Correre sulle strade bianche potrebbe essere molto divertente, anche perché la nostra squadra al momento sta dando a tutti la possibilità di fare la propria corsa. Ci vediamo in Italia».

Kuurne: VdP incendia la corsa, Pedersen la vince

28.02.2021
6 min
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Sul rettilineo di Kuurne sfilano una dopo l’altra la splendida follia di Mathieu Van der Poel e il lucido cinismo di Mads Pedersen. Fra l’uno e l’altro, passano Turgis con un boccione di vino gigantesco, Pidcock con la smorfia di quando il capolavoro non gli riesce e Trentin che si è buttato nello sprint per rifarsi della iella di ieri e ha portato a casa il quarto posto.

«Siamo venuti qui con poche corse – commenta Matteo – quindi tutto sommato ho scoperto di stare bene. Mi sono ammalato dopo il Tour de la Provence, per cui me ne torno a casa con un bel weekend di gare in valigia e due top ten. Si vede che ho cambiato preparazione, con tanta più qualità. Si è visto ieri sui muri dell’Het Nieuwsbland, anche se oggi sul Qwaremont mi è mancato qualcosa…».

Il rettilineo è deserto, la gente a malapena si affaccia dalla finestra e così la corsa che per lo show offerto avrebbe meritato oceani di tifosi, si conclude con le voci dei protagonisti mascherati come banditi.

Narvaez-Van der Poel, insolita coppia d’attacco
Narvaez-Van der Poel, insolita coppia d’attacco

Pazza idea

Lo hanno preso a 1.600 metri dall’arrivo, dopo una fuga cominciata ai meno 83. Davanti alla zona mista passa Narvaez e fa un sorriso quando gli chiediamo di confermare il momento dell’attacco. Si era voltato per fare l’appello del gruppo e si è accorto con la coda dell’occhio di un movimento di Van der Poel. Si è preparato mentalmente, si è spostato sulla sinistra per trovare un varco e quando lo ha visto passare, si è fiondato nella scia.

Dove volesse andare Mathieu inizialmente non era chiaro. Durante le chiacchiere alla partenza si era premurato di ribadire che la corsa sarebbe stata il perfetto rodaggio prima di partire per l’Italia: un ottimo allenamento e di certo lo è stato.

«Volevo lasciarmi gli sprinter dietro – dice – speravo che dopo il Qwaremont si sarebbe formato un bel gruppo di grossi nomi, ma non è successo. Sperare di arrivare con quel gruppetto, in cui cinque erano superstiti della prima fuga, era pura utopia».

Trema come una foglia. E’ magro come un chiodo e gli hanno dato soltanto un giubbino leggero, mentre sul rettilineo è scesa l’ombra e il vento fa gelare chi è vestito, figurarsi un atleta affaticato e sudato. L’addetto stampa della squadra lì accanto si tiene stretta la giacca a vento e gestisce le interviste.

Il team Uae Emirates tira per Kristoff, ma alla fine allo sprint arriva Trentin
Il team Uae Emirates tira per Kristoff

Boomerang

Stamattina alla partenza, in un scambio di vedute con John Degenkolb, la presenza in corsa di Van der Poel veniva raccontata con un po’ di inquietudine.

«Quando c’è lui – diceva il tedesco – le corse cambiano, quasi mai seguono lo schema che ci si prefigge. Però, se si evita di farsi prendere dallo sconforto, magari si può volgere la situazione a proprio favore. E’ forte, ma questi non sono percorsi adatti per spaccare tutto».

Stava dicendo una grande verità, ma era presto per dargli ragione. Mentre sul pullman della Trek-Segafredo, in una riunione serena ma ferma, Pedersen si raccomandava di evitare lo smarrimento di ieri. L’arrivo in volata vinto da Ballerini, sulla carta poteva essere anche per lui, ma sul più bello si era accorto di essere solo e con poche gambe.

Trentin riparte da Kuurne con buone sensazioni
Trentin riparte da Kuurne con buone sensazioni

Un bel test

Quando Van der Poel ha capito che si sarebbe arrivati in volata, si è guardato intorno e ha visto parecchie facce inferocite. In quel momento si è reso conto di aver sparato tutte le sue cartucce e se si è buttato nello sprint, è stato per onore di firma.

«Dopo 80 chilometri di fuga – dice – anche solo pensare di avere le gambe per fare la volata sarebbe stato illogico. Però alla fine ho ottenuto quello che volevo. Una giornata di bella fatica e un grande divertimento. Il mio obiettivo sono le classiche monumento, mi piacerebbe riuscire a vincerne un’altra. E sono contento che qualcuno pensi che con me le corse diventano imprevedibili. E’ il mio gusto per il ciclismo».

VdP ha provato in tutti i modi ad animare la fuga verso Kuurne, ma senza successo
VdP ha provato in tutti i modi a rianimare la fuga

Trek ritrovata

Pedersen arriva con un somarello di peluche sul manubrio, coperto di tutto punto che al confronto Van der Poel sembrava un ragazzo povero. E’ soddisfatto, ma forse per uno che ha vinto il mondiale, la vittoria di Kuurne ha il sapore dell’avvicinamento a qualcosa di migliore. Oppure semplicemente non è tipo che mostra le emozioni.

«Una vittoria è una vittoria – dice – non saprei inquadrarla diversamente. Sono stato molto meglio di ieri, una giornata che preferirei dimenticare in fretta. Se mi avessero detto che saremmo andati alle sfide del Nord con la squadra di ieri, avrei avuto qualche preoccupazione, ma oggi ho visto il team che vorrei sempre. Abbiamo dimostrato che ci siamo, abbiamo fatto vedere che la forma c’è. A questo punto, sono consapevole del fatto che non sono al top, ma per arrivarci ci sarà la Parigi-Nizza, che darà il tocco finale alla mia preparazione».

Kuurne è la città degli asini: ecco spiegato l’omaggio a Pedersen
Per Pedersen, l’asino simbolo di Kuurne

Kuurne e gli asini

Il somarello è il simbolo di Kuurne. Il paese, che sorge alle porte di Kortrijk è chiamato “comunità degli asini”. In passato infatti, gli agricoltori che coltivavano da queste parti le loro verdure all’alba si recavano con un asino e un carretto al mercato della vicina città e così l’asino divenne il simbolo della comunità.

«Mi piacciono gli asini», dice Pedersen, che verrebbe voglia di portarlo a casa di Marzio Bruseghin. Poi si mette a spiegare come mai fosse sicuro che sarebbe arrivato a fare la volata.

«Niente è impossibile a Van der Poel – dice – tanto di cappello per averci provato, ma forse stavolta ha osato troppo. Ci sono corse che non si possono giocare in questo modo e quando sono rientrato nel primo gruppo inseguitore con tutti i miei compagni e mi hanno dato il distacco, ho capito che lo avremmo preso. Mancava troppo però, è stato giusto aspettare fino all’ultimo. Abbiamo messo sulla strada un treno perfetto, ho tanta fiducia per le prossime corse».

Senza saperlo ha messo in atto la tattica suggerita al mattino da Degenkolb, che ci aveva visto giusto, ma allo sprint si è fermato in 17ª posizione.

Si torna in Italia con la vittoria di Ballerini e segnali interessanti da Trentin e Colbrelli. Dalla Francia è rimbalzata la notizia della vittoria di Bagioli e i nostri che si sono visti al Uae Tour, da Ganna a Nibali, Nizzolo e Viviani, sono parsi sulla buona strada. Ci avviamo verso una bella primavera, avendo però la consapevolezza che il livello su tutte le strade sarà altissimo.