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Sbaragli, in 48 ore dalla Sanremo all’ambulanza

23.03.2023
6 min
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Oltre a togliere di mezzo Dario Cataldo, la prima tappa della Volta a Catalunya è costata la frattura dello scafoide a Kristian Sbaragli, che appena due giorni prima aveva aiutato Van der Poel a vincere la Sanremo. Dalle stelle alla polvere in meno di 48 ore. Domattina il toscano, che sta ingannando l’attesa in famiglia con Camilla e il figlio Lorenzo, finirà in sala operatoria e da lì inizierà la rincorsa.

Cosa è successo in Spagna?

A quattro chilometri dall’arrivo eravamo nelle prime posizioni. Io ero sulla destra e Yates si è infilato ancora a destra e mi ha chiuso davanti. Io in quella frazione di secondo stavo guardando leggermente dietro, perché avevo Kaden Groves a ruota. Yates m’ha preso la ruota davanti. Andando giù, col manubrio ho agganciato la sua ruota dietro e siamo caduti. Il problema è che era leggera discesa, mi sembra dal computerino che si andasse a 72-73 all’ora. Quindi c’è stata la maxi caduta.

Al traguardo con il polso dolorante e escoriazioni: il Catalunya finisce così (foto Charlotte Pudepiece)
Al traguardo con il polso dolorante e escoriazioni: il Catalunya finisce così (foto Charlotte Pudepiece)
La stessa di Cataldo?

Sì. In 7-8 siamo finiti sulla parte destra della strada e poi di conseguenza anche sulla parte sinistra sono caduti altri 5-6, fra cui Dario, che penso abbia preso il marciapiede. C’era un marciapiede bello alto e ho visto che si è fatto parecchio male

Quanto dura la convalescenza per uno scafoide rotto?

Sono andato in ospedale e mi hanno ingessato. La procedura normale va dalle sei alle otto settimane di gesso. Però con l’operazione, anche se è abbastanza soggettivo, spero in tre settimane di potermi allenare su strada.

Quindi comunque la primavera è andata?

Abbastanza. Quest’anno con la squadra si era fatta una preparazione incentrata sui Giro. Io avrei dovuto fare il Catalunya, con la Sanremo venuta fuori in extremis. Poi i Paesi Baschi, un po’ di Ardenne e poi avrei dovuto fare due settimane di altura prima del Giro. Adesso bisogna prima vedere se recupero. L’obiettivo Giro resta, però naturalmente i Paesi Baschi è impossibile farli. Forse la prima corsa utile, se riesco a recuperare, potrebbe essere il Romandia.

Al via del Catalunya, primo da sinistra, dopo la vittoria di Sanremo: la trasferta spagnola dura il tempo di una tappa
Al Catalunya, primo da sinistra, dopo la vittoria di Sanremo: la trasferta spagnola dura il tempo di una tappa
Che comunque è una corsa di un certo livello…

Infatti oramai con il ciclismo di oggi, per arrivarci un po’ presentabile, entro il 10 di aprile devo essere in grado di allenarmi bene su strada. Perché se ci vai senza allenamento, fai due o tre tappe e torni a casa. Il livello è altissimo. 

Era programmato questo inizio con poche gare?

Fin nei dettagli. Tutto il gruppo Giro, con Conci, Oldani ed io, ha ricevuto lo stesso programma. A me hanno chiesto di fare in più la Sanremo.

Un programma piuttosto preciso, quindi? 

Visto che siamo saliti di categoria, quest’anno si fa il 99 per cento di gare WorldTour, quindi la squadra è divisa sempre in base agli obiettivi. Non si va a correre a caso, abbiamo tutti il programma da gennaio sino a fine stagione. Poi succedono certe cose e un po’ cambia. Per cui ora siamo rimasti che il primo passo è operarsi e naturalmente ho cercato di farlo il prima possibile. Poi, una volta fatta l’operazione e sperando che vada tutto bene, si valuta quando risalire in bici. E poi da lì, spero di poter fare perlomeno il Romandia.

Conci sta seguendo lo stesso programma di Sbaragli, con l’obiettivo del Giro d’Italia
Conci sta seguendo lo stesso programma di Sbaragli, con l’obiettivo del Giro d’Italia
Dopo l’intervento potrai andare sui rulli?

Direi di sì e infatti si sta valutando con la squadra che potrei approfittarne per andare una settimana o dieci giorni in altura a Livigno. E’ freddo, ma se si tratta di pedalare al chiuso, posso andare su con la famiglia ed evitare di stare fermo. Questa frattura capita nel periodo peggiore, in cui dovevo correre ininterrottamente fino al campionato italiano, poi avrei staccato per preparare il finale. Invece sono uscito da quella Sanremo trionfale, sono salito in macchina con il massaggiatore per andare al Catalunya e dopo 48 ore ero su un’ambulanza…

Come la mettiamo con il peso?

Il programma seguito in questo inizio di stagione serviva a lavorare solo sulla condizione e non sul peso, cercando le qualità che vengono fuori dalle gare. Quindi sulla bilancia ero a posto. Naturalmente ora è importante riguardarsi. Voglio salire subito sui rulli per non perdere il tono muscolare. Perché se quello cala e insieme metti su 2 chili, poi non recuperi più.

Come è stato vincere la Sanremo con Mathieu?

E’ stato bello, la squadra ci teneva e abbiamo fatto tutto al 100 per cento. Durante la Tirreno ero in ritiro, perciò mi hanno fatto andare direttamente a Sanremo. Abbiamo fatto tre giorni di ricognizioni e ci siamo allenati tutti insieme. La Sanremo era il primo obiettivo vero per Mathieu e anche per la squadra. Okay le corse del Nord, però la Sanremo è sempre un rebus. Per cui sabato è stata una grande giornata per tutti. 

La prima corsa 2023 di Sbaragli è stata la Volta ao Algarve, da cui sarebbe passato al Catalunya, via Sanremo
La prima corsa 2023 di Sbaragli è stata la Volta ao Algarve, da cui sarebbe passato al Catalunya, via Sanremo
Ti abbiamo visto tirare fino alla Cipressa.

Sulla carta avevamo una squadra molto competitiva. Mathieu è partito come capitano, però avevamo Philipsen che doveva provare a reggere sul Poggio. Più c’erano Soren Kragh Andersen e Quinten Hermans che dovevano essere presenti se c’era qualche azione fra Cipressa e Poggio, oppure anche all’inizio del Poggio. Il mio lavoro è stato tenere la squadra davanti dai Capi all’imbocco della Cipressa e assicurarsi di non perdere la corsa proprio lì. Ho fatto le mie 10 Sanremo e in quel punto la Sanremo si può perdere.

Ti aspettavi che Philipsen andasse così forte?

Dal Tour de France in poi, Philipsen ha fatto un grande salto di qualità, più che altro a livello mentale. E così la squadra ha investito sui corridori giusti per aiutarlo ed è diventato il secondo uomo di riferimento insieme a Mathieu. Si è preso la responsabilità giusta e adesso da velocista si sta trasformando in corridore da classiche

Per te non si tratta della prima vittoria a Sanremo, giusto?

Eh sì, è vero, la prima l’ho fatta 10 anni fa. C’ero anche nel 2013 in squadra con Ciolek quando vinse la Sanremo accorciata per la neve. Eravamo compagni di squadra.

E allora in bocca al lupo per l’operazione.

Evviva il lupo. Vado domattina a Firenze. Certe cose sono sempre una scocciatura, ma quando si raccontano, bisogna pensare a chi sta peggio, come Cataldo. Oggi c’è il sole, sono con la famiglia, vediamo il positivo delle cose…

WorldTour, Sbaragli cosa cambia per la tua Alpecin?

07.11.2022
5 min
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Kristian Sbaragli si sta godendo gli ultimi giorni di vacanza. In settimana tornerà in sella in vista della stagione che con la sua Alpecin-Deceuninck lo vedrà protagonista nel WorldTour (l’ufficialità in realtà non c’è ancora, anche se la promozione è ormai piuttosto evidente). Ed è proprio questo il nocciolo della nostra conversazione con il corridore toscano.

Se sul fronte dei mezzi e delle “infrastrutture” tutto resta invariato – ce lo disse qualche tempo fa il suo compagno Jakub Mareczko – cambierà qualcosa nei piani del team, nell’organizzazione, nel calendario?

Sbaragli (classe e 1990) quest’anno ha fatto 75 giorni di gara. Era stato nel WorldTour ai tempi della Dimension Data
Sbaragli (classe e 1990) quest’anno ha fatto 75 giorni di gara. Era stato nel WorldTour ai tempi della Dimension Data
Kristian, partiamo da te. Dicevamo ultimi giorni di vacanza…

E’ stata una stagione lunga quest’anno, la prima “normale” dopo due anni di Covid. 

E come la giudichi?

A livello di squadra sicuramente è stata ottima, all’inizio dell’anno soprattutto. E abbiamo fatto anche un buon Tour. Personalmente, sapendo di dover fare il Tour de France, ho impostato l’intera annata per arrivare al meglio in Francia dove ho corso in supporto di Van der Poel, anche se poi si è fermato, e di Philipsen. Sinceramente speravo di fare meglio nel finale di stagione sul piano personale.

In parte già lo eravate grazie alle wild card, ma adesso siete ufficialmente un team WorldTour: cosa cambia?

Oggettivamente molto poco, anche sul calendario che per l’80% sarà lo stesso. Si farà qualche gara in più nel WorldTour, appunto, e bisognerà cercare di arrivare più preparati in queste gare per cercare di vincere e prendere i punti per la classifica a squadre. Adesso hanno riassegnato le licenze, ma da gennaio si ricomincia da zero e bisognerà essere sempre competitivi.

Quindi le differenze riguarderebbero soprattutto il calendario?

Sì, faremo qualche gara minore in meno. Ma è normale, avendo l’obbligo di partecipazione nelle gare WorldTour, con la doppia attività puoi fare una sola gara più piccola. l WorldTour è impegnativo: s’inizia a gennaio con il Down Under in Australia e si finisce a ottobre in Cina, senza contare che con la limitazione a 30 corridori, tra chi è malato e chi non è pronto, le rotazioni finiscono presto. L’obbligo di partecipazione credo sia l’unico svantaggio di stare in questa categoria. Però grandi difficoltà non dovrebbero esserci, una volta sistemati i tre grandi Giri poi si costruisce tutto il resto.

Kristian è stato molto spesso vicino a Philipsen nel corso di questa stagione
Kristian è stato molto spesso vicino a Philipsen nel corso di questa stagione
In quanto a spazi per un corridore come te cambia qualcosa?

Questo però non dipende dal WorldTour o meno, dipende dal ruolo che hai in quella corsa e anche dalla tua condizione. Io da quando sono in Alpecin ho sempre avuto le mie possibilità e lo stesso nei primi anni da pro’, ero più libero… ma ho vinto poco lo stesso, anche se ero spesso piazzato. Alla fine bisogna essere pronti per essere di supporto nei grandi appuntamenti e sfruttare le eventuali occasioni.

La condizione in primis, insomma…

Le possibilità le ho avute. A fine anno nelle gare in Italia avrei avuto spazio per me, purtroppo non ero in condizione per la vittoria, complice anche una caduta al Giro del Veneto. Speravo di trovare un po’ più di spazio, ma non tutto va secondo i piani. Fino al Tour ero a disposizione e quando ho avuto le mie possibilità ero io a non essere al top. Per questo sono poco soddisfatto personalmente. Ma non tutti gli anni sono uguali.

E un vantaggio del WorldTour?

Penso che con il WorldTour se vai forte hai più opportunità perché ci sono più gare. Pensateci: nella stessa settimana ti ritrovi alla Parigi-Nizza e alla Tirreno-Adriatico… E chi ha un buono spunto, una buona gamba ha delle buone occasioni per farsi vedere.

«Tutti al massimo in ogni corsa: un dogma della Alpecin», parola di Sbaragli
«Tutti al massimo in ogni corsa: un dogma della Alpecin», parola di Sbaragli
Avere un obbligo di partecipazione traccia già una buona fetta del calendario. Contestualmente oggi si dice che non si può andare alle corse per allenarsi. Questo aiuta dal punto di vista della programmazione?

La programmazione è un punto fondamentale. Naturalmente qualche cambiamento dell’ultimo minuto, perché un compagno è malato o viceversa, può esserci. A dicembre quando ci vedremo in ritiro stileremo i programmi, magari non per tutta la stagione, ma già sapere cosa andrai a fare nei primi tre mesi non è poco. E’ anche questo che fa la differenza nell’essere vincenti. Così come l’avere un determinato obiettivo per ogni corsa. Una cosa che ho imparato in Alpecin è che tutti, anche chi è di ausilio, devono essere al 100%.

Si concentrano le forze…

Se tutti sono al meglio, anche i gregari portano nella posizione giusta il capitano al momento opportuno. E in caso le cose non vadano secondo i piani, loro stessi hanno l’opportunità di giocarsi le proprie carte. Tutti al massimo per ogni corsa: è un dogma della Alpecin. Ed è ormai un metodo di lavoro consolidato.

Interessante e intelligente, Kristian. Per quanto riguarda te, c’è una corsa in particolare che ti piacerebbe fare il prossimo anno?

Vedremo come andrà in Spagna nel primo ritiro col discorso dei programmi, ma certo dopo due anni di Tour vorrei tanto tornare al Giro d’Italia. Magari in Italia potrei avere un capello di spazio in più rispetto al Tour, dove i ruoli sono fortemente prestabiliti. Se poi dovessi fare un altro grande Giro andrebbe bene lo stesso. Ma il Giro…

Prima hai detto che farete qualche gara minore in meno, e lì voi avete colto molti punti, però continuate ad essere una squadra da corse di un giorno anche col vincolo dei tre Giri e delle numerose corse a tappe presenti nel WorldTour?

Per le corse di un giorno abbiamo ottimi corridori e su quelle puntiamo, ma non credo che sia un grosso svantaggio. In un grande Giro ci sono 15 squadre che hanno il corridore che punta alla classifica, ma poi realmente chi se la gioca sono 3-4 atleti. Meglio fare bene dove si può. E poi non si sa mai…

Nella vittoria di Philipsen, il sudore e la passione di Sbaragli

17.07.2022
6 min
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Oggi anche i contadini sono rimasti in casa. Un po’ perché è domenica e un po’ perché sarebbe stato troppo caldo anche per loro. Alfredo Martini era solito raccontare un episodio della vita di Bartali, per cui Gino, vedendo i contadini ingobbiti nei campi alle sei del mattino, rifletteva sulla fortuna di essere corridore. Oggi, sulla strada che da Rodez ha portato i corridori a Carcassonne e ha premiato Jasper Philipsen (in apertura festeggiato e rinfrescato da Pogacar), forse Gino avrebbe trovato modo di aggiungere una postilla.

«Oggi era caldo caldo – dice Sbaragli contento – nella prima parte c’erano discese in cui l’asfalto era diventato catrame ed entrando nelle curve, non sapevi se le ruote avrebbero avuto grip. I massaggiatori ci hanno detto che la macchina ai rifornimenti diceva 47 gradi. Di sicuro eravamo a 40…».

Al Tour per aiutare, Sbaragli è stato finora una pedina chiave della Alpecin
Al Tour per aiutare, Sbaragli è stato finora una pedina chiave della Alpecin

La rivincita di Philipsen

La tappa l’ha vinta dunque. Jasper Philipsen, venuto a Carcassonne a prendersi la rivincita dopo il terzo posto del 2021. Conosceva l’arrivo e lo conoscevano anche i suoi compagni. Abbastanza da indovinare il lato giusto della strada, gestire alla grande il finale e l’inseguimento a quel diavolo di Benjamin Thomas, che di situazioni incandescenti se ne intende.

«E’ davvero incredibile – ha detto il belga della Alpecin-Deceuninck, 24 anni – sentivo che Van Aert si stava avvicinando, ma ricordavo ancora il traguardo dall’anno scorso. Prima dell’ultima curva, io e la mia squadra eravamo un po’ indietro e sapevo di avere ancora alcune posizioni da recuperare.  Cercavo questa vittoria da molto tempo. Come squadra abbiamo anche lavorato molto duramente per questo, quindi sono davvero orgoglioso di quello che abbiamo fatto».

Sbaragli è al settimo cielo. Quando parla, trasuda fatica e passione. E’ caldo da fondere. Lucido. Sollevato, come quando una vittoria porta via lo stress di una corsa che va a cercarsi da sé i guai e poi li piange. E oggi al Tour scene di follia si sono succedute senza ragioni apparente, se non lo stress che li divora ogni giorno di più. Si somma alla fatica. E trasforma le strade in una bolgia.

Racconta, allora…

Ci voleva, s’è vinto nel giorno giusto. Domani si riposa e così ce la godiamo meglio. La stagione era già positiva e qui al Tour eravamo partiti per Van der Poel che stava bene. Poi ha avuto dei problemi fisici ed è andato via. A quel punto ci siamo guardati e abbiamo deciso di dimostrare che questa squadra è più di Mathieu. Lui resta il nostro capitano, nulla da togliere, ma volevamo dimostrare che si può vincere anche senza di lui.

Anche oggi il gruppo ha rischiato di essere fermato dalla protesta di ambientalisti
Anche oggi il gruppo ha rischiato di essere fermato dalla protesta di ambientalisti
Quindi siete partiti per arrivare in volata?

La tappa non era facile: 2.500 metri di dislivello, su e giù in avvio e quella salita nel finale. L’obiettivo era arrivare in volata, ma al Tour non è mai facile mettere tutti d’accordo. L’altro giorno a Saint Etienne ci è scappata di mano la fuga e siamo passati da bischeri. Non solo con i giornalisti, anche alcuni amici miei. «Ma dove volevate andare?», mi hanno detto. Non erano facili da prendere, ma bastava che la Bike Exchange tirasse da prima e Caleb Ewan non cadesse, che magari ce la giocavamo. Per questo stamattina eravamo più motivati che mai. Ieri abbiamo risparmiato il possibile, stamattina eravamo cattivi. Si può vincere o perdere, ma avendo dato il massimo.

Eppure quasi quasi eravate ancora soli…

Prima della salita finale, la Trek è venuta a dirci che l’avrebbero fatta forte, perché volevano fare fuori Jakobsen e Groenewegen. A noi stava bene. Io sono rimasto vicino a Jasper e ha funzionato. E anche se Groenewegen e i suoi sono rientrati ai meno 20, Jasper stava sicuramente meglio.

L’aiuto della Trek è stato decisivo per riprendere la fuga e tagliare fuori altri velocisti
L’aiuto della Trek è stato decisivo per riprendere la fuga e tagliare fuori altri velocisti
Tutto secondo i piani?

Ci vuole anche un capellino di fortuna. Pedersen infatti aveva già vinto, altrimenti avrebbero usato quella salita per fare un attacco e sarebbe stata difficile da gestire. Non è un Tour scontato per chi fa le volate. Questa era la terza e comunque davanti siamo rimasti in 60, non c’era il gruppo compatto.

Come spieghi le cadute di Vingegaard e anche di Kruijswijk?

Secondo me sono provocate dagli stessi corridori. C’è uno stress che non capisco. Quando è caduto Vingegaard, era un momento che tutti quelli di classifica volevano essere davanti. E’ vero che cominciava la salita, ma tiravamo noi dei velocisti, che problemi avrebbero potuto mai avere i primi dieci della generale? Invece vogliono stare davanti con cinque uomini ciascuno, quindi parliamo di 50 corridori che di botto vogliono stare in testa al gruppo. E poi ci siamo noi che lavoriamo per i velocisti.

Giornata storta per Vingegaard, che in un sol giorno ha perso Roglic e Kruijswijk
Giornata storta per Vingegaard, che in un sol giorno ha perso Roglic e Kruijswijk
Un problema di spazio, insomma…

Che genera uno stress controproducente, perché poi cadono loro e oggi ci sono stati ritiri importanti e anche fratture (Kruijswijk è andato a casa con una clavicola rotta, ndr). Magari mi sbaglio, ma sono meccanismi inutili.

Come la Ineos che di colpo è venuta davanti?

Quelle sono dinamiche che possono cambiare i finali. C’erano i due in fuga e noi si tirava per prenderli. Va bene, non sarebbero mai arrivati perché nel finale la nostra accelerazione sarebbe stata superiore, tutto quello che volete… Ma se va davanti una squadra che vuole solo stare lontana dai guai, magari tirano meno e la fuga arriva. Ormai il ciclismo è così, non si cambia domani. E’ stressante. E se lo fa una squadra, lo fanno tutte. Succede in tutti i Giri, ma qui al Tour è esasperato.

Stasera si brinda?

Sì e ci voleva. E poi pensiamo alle prossime due occasioni, che sono venerdì e domenica a Parigi. Jasper sta bene, quindi perché non provarci?

E tu proverai ad andare ancora in fuga?

Ho provato il giorno di Megeve, ma il livello è altissimo. Per cui se mi trovo davanti con gente che nei giorni precedenti non ha tirato come me, è difficile starci dentro. Mi è piaciuto essere in testa martedì scorso, ma sulla salita finale avevo le polveri bagnate. Sono venuto qui per aiutare e devo dire che in giornate come questa è proprio gratificante.

Alpecin: quante insidie la prima settimana di Tour!

01.07.2022
5 min
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Il countdown sul sito ufficiale del Tour de France continua la sua lenta discesa verso lo zero. Oggi alle 16, da Copenhagen, scatterà la Grande Boucle, e poche ore dopo conosceremo il nome della prima maglia gialla. I protagonisti, che si daranno battaglia sulle strade francesi, saranno molti. Uno su cui tutti punteranno lo sguardo è un ragazzone olandese che l’anno scorso ha indossato la maglia gialla per cinque tappe: Mathieu Van Der Poel. Kristian Sbaragli, da anni ormai in squadra con lui, sarà uno dei corridori incaricati di fare da guardia del corpo a Mathieu ed alla vigilia della partenza cerchiamo di scoprire qualche segreto di casa Alpecin-Fenix.

Dopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italiano
Dopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italiano

Una vigilia tranquilla

Kristian ci risponde dall’hotel dopo pranzo, la Alpecin dorme ad una trentina di chilometri da Copenaghen. E’ giovedì, giorno di vigilia della crono.

«Questa mattina siamo usciti in bici per una pedalata tranquilla – racconta il toscano – una sgambata di un’oretta e mezza. Abbiamo deciso di non andare a vedere il percorso della crono, siccome sarà un tracciato cittadino oggi sarebbe stato complicato visionarlo visto il traffico che c’è in città. Domani (oggi, ndr) prima della partenza le strade saranno chiuse ed andremo a vedere il tracciato con calma. Parto col dire che mi sento bene, le sensazioni sono buone anche per tutti i miei compagni. Ieri abbiamo superato il primo ostacolo dei tamponi, non ci sono stati positivi e quindi partiremo tutti e 8, senza sostituzioni, il che è già un buon punto di partenza, alcune squadre hanno avuto dei positivi».

La Liegi è stata l’ultima gara della prima parte di stagione, poi una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram)
Dopo la Liegi, una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram)

Preparazione in altura

Il Tour de France è uno di quegli appuntamenti che occupa i pensieri dei direttori sportivi già dalla prima parte di stagione. La programmazione ed il lavoro per arrivare alla prima tappa in condizione ottimale sono un percorso lungo che va fatto passo per passo.

«Mi sono preparato bene – prosegue con tono deciso Kristian – era da inizio stagione che sapevo già di far parte della squadra del Tour. Quindi, da dopo la Liegi ho iniziato a lavorare per arrivare pronto e con la giusta carica. Insieme ai miei compagni che domani prenderanno il via da Copenaghen abbiamo fatto un ritiro di 3 settimane in altura. Tutti meno Mathieu. Lui arrivava dal Giro e doveva recuperare, quindi ha fatto meno giorni di ritiro». 

Sbaragli arriva al Tour in forma: dopo il ritiro di tre settimane in altura, la sua gara di rifinitura è stato il Giro di Slovenia
Sbaragli arriva al Tour in forma, dopo il ritiro in altura e il Giro di Slovenia

Prima settimana di fuoco

La prima settimana di un grande Giro è sempre la più stressante, oltre al caldo, alla fatica ed ai chilometri si aggiungono tantissime insidie esterne. E, quest’anno, partendo dalla Danimarca, l’insidia principale è il vento.

«Domani – dice Sbaragli – per alcuni di noi, compreso il sottoscritto, la crono sarà la tappa più semplice dei primi dieci giorni di corsa. Per il resto dei giorni dovremo drizzare le antenne, abbiamo una squadra senza uomini di classifica e senza scalatori, nella prima settimana ci giocheremo tanto. Arriviamo con due corridori di punta: Philipsen per le volate e Van Der Poel per le tappe mosse. Una delle tappe che abbiamo segnato sul calendario è la quinta, quella con il pavé. Nelle frazioni che correremo qui in Danimarca e nella tappa di Dunkerque, ci sarà da stare attenti al vento. Ci potranno essere tanti ventagli, il vento è un pessimo cliente, non guarda in faccia a nessuno. Se ci sarà, tutti vorranno stare davanti, anche gli uomini di classifica e la situazione si farà davvero stressante».

La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert
La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert

Obiettivo maglia gialla

Replicare ciò che ha fatto lo scorso anno per Van Der Poel sarà difficile, la partenza a cronometro potrebbe avvantaggiare il suo rivale Van Aert e allontanare l’olandese dalla maglia gialla.

«La cronometro – riprende il corridore della Alpecin-Fenix – sarà un primo grande spartiacque. Se prendi un minuto in un percorso così breve vuol dire che ti ritrovi davanti 40-50 corridori, ed in quel caso risalire la classifica e prendere la maglia diventa difficilissimo. Sarà diverso, invece, se riuscirà a perdere meno, diciamo 20 secondi, perché la tappa del pavé potrebbe permetterci di fare selezione, siamo preparati per questo, non avendo scalatori potremo lavorare tutti per Mathieu. Van Aert è forte, se dovesse prendere la maglia già a Copenaghen sarà dura strappargliela, anche perché sul pavé è al pari di Van Der Poel».

Al Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continental
Al Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continental

Ecco il terzo italiano: Conci

Nel nostro viaggio accanto ai ragazzi della Gazprom vi abbiamo raccontato per filo e per segno cosa è successo. La situazione per loro non si è mai sbloccata, qualcuno è riuscito a trovare una soluzione ed una squadra per questa seconda parte di stagione. E’ il caso di Conci che nel Development team della Alpecin ha trovato il modo di riuscire a correre almeno fino a fine stagione, per poi passare con la “prima squadra”.

«Abbiamo fatto il giro di Slovenia insieme – spiega Kristian – è stata la sua prima corsa con noi. Lo conoscevo poco, abbiamo sempre corso accanto in gruppo, ma non avevo mai avuto modo di approfondire il nostro rapporto. E’ un bravo ragazzo che ha dimostrato di farsi trovare pronto e questo è un bel segnale di serietà e dedizione anche nei momenti difficili. In Slovenia ha fatto bene, ha fatto vedere cose buone. Sinceramente non abbiamo parlato del discorso Gazprom, è contento di essere qui ma è dispiaciuto per i ragazzi che non hanno trovato una squadra, ci sarebbe da parlare per ore di una cosa del genere, e di come è stata trattata».

Sbaragli, già a tutta, ci dice di VdP: «Fermato dal team»

06.01.2022
5 min
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Anche ieri Kristian Sbaragli si è sciroppato le sue buone cinque ore di allenamento, con tanto di lavori. Testa e gambe sono già in piena stagione. «Le sensazioni sono buone – dice il toscano – Sono riuscito a non inciampare nel Covid e per il momento è stato un inverno senza grossi intoppi. Tra qualche giorno ripartirò per il ritiro in Spagna con il team».

E con questo “senza grossi intoppi”, Kristian introduce l’argomento dell’articolo: lo stop di Mathieu Van der Poel. L’asso olandese della Alpecin-Fenix ha alzato bandiera bianca per i problemi alla schiena derivanti con ogni probabilità dalla caduta nella gara in mountain bike alle Olimpiadi, per colpa di una rampa in corrispondenza di un drop.

L’ormai celebre immagine che immortala VdP l’istante dopo la caduta nella gara olimpica di Mtb. Mathieu si toccò subito la schiena
L’immagine che immortala VdP dopo la caduta nella gara olimpica di Mtb
Kristian, dopo i giochi di Tokyo Van der Poel non aveva dato segnali di tali problemi?

Problemi alla schiena in modo esplicito direi di no, perché comunque dopo Tokyo ha continuato a lavorare molto. Si era a stagione iniziata e con la sua classe e la super condizione che aveva, non ha avvertito eventuali problematiche. In più lui stava puntando a gare di un giorno, come il mondiale e la Roubaix, in cui è andato molto forte e non ha fatto corse a tappe dopo i Giochi.

E’ cambiato tutto dopo…

Quando ha ripreso la stagione del cross evidentemente si è presentato questo problema che non aveva risolto del tutto. All’inizio magari non gli ha dato fastidio, ma poi aumentando gli allenamenti e iniziando le gare è esploso. Meglio sacrificare comunque una stagione di ciclocross, che il resto della stagione su strada e forse della carriera.

Eppure, dal vostro primo ritiro, ci giungevano voci di un Van der Poel pimpante, anche pronto a far volate in allenamento coi compagni…

Io penso che Mathieu sia molto estroverso. Gli piace divertirsi in bici, pertanto, anzi sono sicuro, che la decisione di fermarsi gli sia stata imposta dalla squadra. Che sia stata più una scelta del team che non sua. Non ci ho ancora parlato in modo diretto, anche perché credo sia un momento poco felice per lui, ma conoscendolo soffrirà per non poter difendere il titolo mondiale nel cross. Se lo staff medico lo ha fermato è perché bisognava fare così. Lui avrebbe dato il 110% per provare a difendere il titolo e magari avrebbe fatto peggio.

Quindi anche in Spagna non ha dato nessun segnale che potesse far pensare ad un problema in corso…

Nessun problema, ma l’allenamento è una cosa e le gare sono un’altra. Oggi il livello anche nel cross è molto alto, soprattutto con un Van Aert in questa condizione.

Nel ritiro della Alpecin a Mallorca, Van der Poel è sembrato pimpante e anche Sbaragli è dello stesso avviso (foto Alpecin)
Ritiro Alpecin Fenix Mallorca, Mathieu Van der Poel (foto Alpecin)
In Spagna Mathieu ha lavorato solo con la bici da strada?

No, anche con altre bici. Eravamo divisi, anche per il discorso delle bolle anticovid, in tre gruppi. Mathieu era in quello in cui c’erano anche i crossisti e i biker. Loro alcune volte facevano le uscite su strada, delle doppie uscite strada e cross, altre volte si allenavano con la bici da cross sulla spiaggia ed altre ancora correvano a piedi. E correvano soprattutto coloro che sono meno specialisti, che approfittano dell’inverno per riprendere un po’ l’attitudine con la corsa a piedi, visto che nel resto della stagione questa viene un po’ abbandonata.

E per te non potrebbe aver accusato anche questo passaggio?

No – replica Sbaragli con tono deciso – questa nuova generazione di atleti non ha problemi a passare da una disciplina all’altra. Penso a Mathieu ma anche a Pidcock, per esempio. Per loro è naturale, sono cresciuti così. Siamo noi della “vecchia scuola” che non abbiamo questa mentalità per concepire tutto ciò. Semmai, lui aveva già questo infortunio e il dolore è venuto fuori in questa nuova situazione di allenamento. E’ emerso 3-4 mesi dopo.

Sbaragli lavora sodo. Il toscano tiene bene anche in salita. lo stop di VdP potrebbe concedergli più spazio ad inizio stagione
Sbaragli lavora sodo. Il toscano tiene bene anche in salita. lo stop di VdP potrebbe concedergli più spazio ad inizio stagione
Cosa succede adesso nel team?

Credo che il morale sia basso in generale. Il ciclocrossa è una parte fondamentale per la nostra squadra, ma sono convinto che questa decisione darà i suoi frutti fra due mesi, quando la stagione della strada entrerà nel vivo.

E per te, Kristian, cambierà qualcosa con l’assenza di Van der Poel o con un suo ritardo di condizione? In fin dei conti sei un velocista sui generis, visto che tieni molto di più della media in salita. Potresti esserne il sostituto…

Bisogna vedere come sarà impostata la stagione e se cambieranno i programmi del team. Io ho il mio ruolo, magari ci saranno situazioni in cui sarò più libero, ma per me l’importante è andare forte per essere al fianco di Mathieu. Quello è il mio obiettivo principale: essere di supporto a lui nei finali di gara. Ripeto, se senza di lui cambieranno le carte in tavola vedremo, ma da parte mia la prima cosa a cui penso è al suo ritorno. E credo che lo stop sia stato deciso per tutelare la stagione su strada al 100% ed essere pronti per la Sanremo.

Tu quando esordirai?

Intanto speriamo che non accada come l’anno scorso che saltino le gare all’ultimo minuto. Un anno fa dovevo esordire alla Valenciana e fu cancellata a quarantotto ore dal via. Se tutto è confermato quest’anno dovrei iniziare al Saudi Tour dall’1 al 5 febbraio.

Oldani 2021

Oldani a Sbaragli: «Ora dimmi tutto dell’Alpecin»

10.11.2021
6 min
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Il prossimo anno l’Alpecin Fenix avrà due italiani nel suo roster: al riconfermato Kristian Sbaragli, alla sua terza stagione nel team belga si aggiunge Stefano Oldani, proveniente dalla Lotto Soudal e che va a prendere il posto, ma non le mansioni, di Sacha Modolo. Due corridori molto diversi, uniti dall’essere un’isola azzurra in un ambiente diverso. Da questo è nata una chiacchierata spontanea, nella quale i due si sono scambiati informazioni e della quale noi siamo stati semplici cronisti.

Oldani arriva da una stagione piena, con ben 74 giorni corsi e ben 11 piazzamenti nei primi 10, ma gli è sempre sfuggita la vittoria: «Sapevo già a giugno che avrei cambiato squadra e sarei passato all’Alpecin ma non ho mai smesso d’impegnarmi, tanto è vero che i miei risultati migliori sono arrivati nella seconda parte dell’anno».

Oldani Lotto 2021
Passando all’Alpecin, Oldani ha intenzione di curare maggiormente le sue prestazioni a cronometro
Oldani Lotto 2021
Passando all’Alpecin, Oldani ha intenzione di curare maggiormente le sue prestazioni a cronometro

Pochi sorrisi alla Lotto, ma tanti amici

Il team, nonostante la decisione di lasciarlo andare, non ha mai nascosto la sua stima verso di lui e le parole del diesse Lelangue ne sono state la testimonianza: «Sono rimasto in ottimi rapporti con tutti, con Gilbert, Wellens, De Gendt ci sentiamo spesso ma è soprattutto a Philippe che sono grato, mi ha insegnato moltissimo in questi due anni, soprattutto nel periodo delle classiche al Nord. Sono esperienze che mi porto dentro».

Anche Sbaragli è reduce da una stagione piena, 66 giorni di gara sempre al servizio degli altri ma anche con qualche libertà personale, vedi il 7° posto all’Amstel Gold Race o i piazzamenti al Pantani e all’Agostoni: «Per tutta la stagione sono stato abbastanza bene e ho condiviso con gli altri intense soddisfazioni. Ho corso per il team, fa parte del gioco, ma so di essere apprezzato tanto che per tutta l’estate ho potuto correre in tranquillità già avendo il contratto firmato per il prossimo biennio».

Kristian gli farà da Cicerone…

I due, prima dell’annuncio dell’acquisto di Oldani, si conoscevano superficialmente, ma Sbaragli si è già fatto un’idea del suo nuovo compagno: «E’ di 8 anni più giovane di me (o sono io che sono più vecchio…) ho visto che è un bravo ragazzo oltre che essere sicuramente ricco di qualità altrimenti i risultati che ha avuto al Giro di Polonia, e io c’ero, non li fai. Io sono pronto a fargli da cicerone…». E qui inizia una chiacchierata diretta fra i due, con il giovane Oldani ricco di domande sulla sua nuova esperienza.

Oldani: «Io vengo da un’altra squadra estera, ma si sa che ogni team ha sue caratteristiche, quali sono quelle dell’Alpecin Fenix, qual è la sua metodologia di lavoro?».

Sbaragli: «Il principio di base è che ogni corsa la si disputa per vincere, non ci sono eventi dove si va per prepararne altri, ci sarà sempre qualcuno chiamato a finalizzare il lavoro per quella data corsa. Questo è il punto di forza del team intorno al quale gira tutto il lavoro».

Oldani: «Io ho fatto due anni alla Lotto, passare professionista in un team estero non è mai facile, all’inizio non sapevo bene come esprimermi, ma poi il gruppo si è formato e io mi sono ambientato. Com’è il team da questo punto di vista, si sentono le differenze o è davvero globalizzato?».

Sbaragli: «Io non ho mai corso in Italia e non saprei dire come sarebbe. Certamente ogni team straniero necessita di un periodo di ambientamento, ma qui il fatto di essere straniero non l’ho mai sentito, mi sono subito integrato sia con i belgi che con gli atleti di altre nazioni. Non è un problema».

Oldani Polonia 2021
Il risultato migliore per Oldani nel 2021, terzo nella terza tappa del Giro di Polonia dietro Arndt e Mohoric
Oldani Polonia 2021
Il risultato migliore per Oldani nel 2021, terzo nella terza tappa del Giro di Polonia dietro Arndt e Mohoric
Oldani: «Come definiresti il team dovendolo descrivere?».

Sbaragli: «Io sono convinto che, anche se non è un team del World Tour, è come se lo fosse, è un riferimento assoluto, dove ogni ciclista viene valorizzato e portato a esprimersi al meglio. Ognuno è seguito a 360°, lo staff non fa mancare nulla perché si possa essere sempre competitivi, anche quando Mathieu Van Der Poel non c’è».

Oldani: «Ecco, VDP, al di là dalle sue vittorie che tipo è?».

Sbaragli: «E’ una persona molto umile e soprattutto è bravissimo a fare squadra, a dire le parole giuste quando serve abbassare la tensione, a metterti a tuo agio. Io sono stato in camera con lui al Tour, ho condiviso la sua rincorsa alla maglia gialla, quanto era importante per lui e per la sua storia famigliare. E’ un bravo ragazzo ma al contempo un leader, che sa anche correre per la squadra: all’Amstel ha capito che non poteva vincere e si è messo a disposizione, aiutando me nella rincorsa al miglior piazzamento possibile».

Sbaragli Pantani 2021
Sbaragli in maglia azzurra al Memorial Pantani, chiuso al 6° posto come alla Coppa Agostoni
Sbaragli Pantani 2021
Sbaragli in maglia azzurra al Memorial Pantani, chiuso al 6° posto come alla Coppa Agostoni
Oldani: «Il mio compito mi è stato detto che sarà proprio supportarlo in alcune corse di massimo interesse e questo ci sta, anzi sarà importante per me per aumentare la mia esperienza, ma ci saranno occasioni per poter emergere, in prove di livello magari inferiore?».

Sbaragli: «Ci sarà spazio per tutti, questa è la forza dell’Alpecin, com’è stato nel 2021 dove in tanti hanno vinto. Chiaramente VDP è il leader e nelle corse principali tutti sono al suo servizio, ma non è un corridore che ti chiede di tirare sempre, sa leggere la corsa e favorire anche altre occasioni. Bisogna essere pronti, a maggior ragione nelle gare dove l’olandese non ci sarà».

Oldani: «Io sono un corridore che deve ancora capire quali sono le sue caratteristiche, se devo puntare alle gare d’un giorno o alle corse a tappe, finora ho dimostrato di avere una certa resistenza se al Giro nella terza settimana ero ancora a battagliare nelle prime posizioni di tappa: da questo punto di vista che cosa posso aspettarmi all’Alpecin, c’è pressione per il risultato o pazienza per far maturare un corridore giovane?».

Sbaragli: «Qui c’è tutto il necessario per un giovane per maturare, ma attenzione: la pressione non sempre è negativa, anzi sono convinto che faccia parte del nostro sport e bisogna saperla sostenere. I risultati aiutano, da noi non si sente tanto e ci si aiuta, sempre, ma chiaramente questo è un lavoro che richiede risposte, l’importante è essere messi nella condizione di darle».

Sbaragli, un debuttante con la forza dell’esperienza

29.06.2021
5 min
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«Oggi è stata bruttina – diceva ieri Sbaragli – ma tanto lo fa anche lo stress dei corridori. Comunque siamo partiti bene, il morale è alto. Io sono in fase di recupero, spero di riprendermi al meglio nei prossimi giorni. Ho sempre parecchia infiammazione in bocca e un po’ il costato fa male, ma si va avanti…».

Un aereo verso Parigi, poi al mattino dopo in treno per raggiungere Brest. Prima di sapere delle cadute e delle vittorie rutilanti del secondo e terzo giorno nella sua squadra, il Tour di Kristian Sbaragli è iniziato così. Viaggiando in solitudine, in compagnia solo dei propri pensieri, avvicinandosi alla sua prima esperienza nella Grande Boucle rimbalzando continuamente fra mille emozioni, assaporando quella tensione che a momenti è qualcosa di difficilmente sopportabile, subito dopo con il sapore dolce dell’entusiasmo.

A 31 anni il corridore toscano affronta il Tour per la prima volta e non è che di esperienza nei grandi giri non ne abbia: 4 partecipazioni al Giro, 3 alla Vuelta, tutte contraddistinte da un fattore comune, il fatto che ha sempre portato a termine le tre settimane di gara. Una caratteristica che ha convinto i responsabili dell’Alpecin Fenix a inserirlo in squadra e che gli dà sicurezza.

Sbaragli è chiamato a lavorare sin dall’inizio per un team che parte senza i grandi obiettivi di altre squadre: «Non abbiamo un uomo da classifica – racconta – vivremo un po’ alla giornata, innanzitutto per Mathieu Van Der Poel finché sarà in corsa. Sappiamo che l’olandese mollerà prima per trasferirsi a Tokyo e preparare la gara olimpica di Mtb, ma finché sarà qui non lo farà per essere una comparsa. Poi c’è Merlier che punta alle volate, dolori da caduta permettendo…».

Sbaragli 2021
Kristian Sbaragli affronta il suo primo Tour, ma ha già concluso 4 Giri e 3 Vuelta
Sbaragli 2021
Kristian Sbaragli affronta il suo primo Tour, ma ha già concluso 4 Giri e 3 Vuelta
Tu quali compiti avrai?

Io dovrò lavorare per loro, giorno dopo giorno, essere lì soprattutto nei finali di tappa per dare loro sicurezza e risolvere i problemi. La nostra è una squadra giovane, io sono tra quelli più esperti proprio perché, anche se sono al primo Tour, so che cosa significa affrontare una gara di tre settimane.

E cosa significa?

Devi essere forte innanzitutto mentalmente, capire che devi tenere duro e che se arriva una giornata no la devi quasi mettere in preventivo, ma passare subito al giorno successivo. Io ho corso nei grandi Giri con ruoli diversi, li ho affrontati come velocista della squadra o come uomo di appoggio, conosco quindi la pressione che comporta a qualsiasi livello. Lo stress è una brutta bestia e a questo tipo di stress VDP non è abituato, ma ci sarò io.

Come ti sei preparato per il Tour?

Sapevo sin dall’inizio della stagione che sarei stato chiamato in causa per questo evento e la preparazione è stata tutta mirata. Dopo la Campagna delle Ardenne ho recuperato, ho fatto due settimane in altura e poi ho disputato il Giro del Belgio. Non ho corso tantissimo, ma questo mi consente di arrivare all’appuntamento clou ancora fresco

Kristian Sbaragli, Tirreno-Adriatico 2020
Kristian Sbaragli, 31enne di Empoli, è al secondo anno all’Alpecin Fenix. al suo attivo 2 vittorie da pro
Kristian Sbaragli, Tirreno-Adriatico 2020
Kristian Sbaragli, 31enne di Empoli, è al secondo anno all’Alpecin Fenix. al suo attivo 2 vittorie da pro
Che Tour ti aspetti?

La prima settimana sarà una battaglia continua: non essendoci un cronoprologo introduttivo, ogni frazione può essere quella giusta per conquistare la maglia gialla e ad aspirare ad essa sono in tanti, in attesa che escano fuori i grossi calibri.

Sapete già quando VDP mollerà?

Non è stato stabilito in partenza, dipende da come si evolverà la gara, lui sa che servirà essere a Tokyo in anticipo, anche per espletare i giorni necessari di quarantena, ma la sua intenzione è di rimanere in gara il più possibile

Sbaragli sarà al Tour solo come gregario? In fin dei conti un’esperienza vittoriosa alla Vuelta già ce l’hai…

La ricordo bene, quella giornata a Castellon de la Plana nel 2015, eravamo un gruppo di una quarantina di unità, era il giorno prima del riposo e allo sprint battei un nume come Degenkolb: me la godei per un giorno intero… Diciamo che nella seconda parte del Tour potrebbe nascere qualche fuga buona, se capiterà l’occasione non mi tirerò certo indietro.

Sbaragli Vuelta 2015
Sul podio a Castello de la Plana: una vittoria alla Vuelta 2015 che resta la perla della carriera di Sbaragli
Sbaragli Vuelta 2015
Sul podio a Castello de la Plana: una vittoria alla Vuelta 2015 che resta la perla della carriera di Sbaragli
Hai visto l’ultimo Giro d’Italia? Praticamente ogni giorno nasceva una fuga che andava fino al traguardo…

Sì, è stata un’edizione strana, ma non credo che al Tour succederà la stessa cosa. Tanti vogliono vincere le tappe e molte squadre terranno la situazione sotto controllo. Nelle tappe miste la volata non sarà scontata, in quelle di montagna potrà anche nascere qualche fuga giusta se i capitani in lotta per la classifica lasceranno fare, ma ci saranno meno occasioni che al Giro, anche perché in Italia corridori da classiche ce n’erano pochi.

Se l’Alpecin Fenix corre senza velleità di classifica, puoi anche avventurarti in un pronostico da esterno…

Onestamente Roglic e Pogacar sono superiori, noi abbiamo fatto una ricognizione sulle due tappe alpine più dure e sono convinto che lì emergeranno i valori individuali al di là della potenza delle varie squadre. Io dico che quest’anno Roglic non ripeterà gli stessi errori, per me è il favorito.

Kristian Sbaragli, 2020

Sbaragli, tanta qualità per aiutare Van der Poel

04.01.2021
5 min
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Nel giorno in cui il suo capitano Van der Poel vinceva a Hulst in Coppa del mondo, Kristian Sbaragli portava a casa un allenamento quasi asciutto in Toscana, che di questi tempi è un lusso non da poco. Il 2020 è andato in un modo un po’ strano. La squadra avrebbe avuto la possibilità di partecipare al Tour de France, dove Van der Poel sarebbe stato figura assai gradita. Tuttavia, avendo in programma le gare olimpiche, l’olandese aveva valutato di non andarci e questo la Alpecin-Fenix aveva comunicato ai francesi. Quando poi l’annata ha ricevuto l’assestamento definitivo, non c’era più il tempo di cambiare le carte in tavola e la squadra ha sposato un programma di sole classiche. Olimpiadi o no, tuttavia, nel 2021 il ranking permetterà loro di partecipare a tutte le corse e il piano dovrebbe includere i tre grandi Giri.

Kristian Sbaragli ha compiuto 30 anni ed è nel gruppo dei pro’ da quando ne aveva 23, respirando oggi la sensazione di aver trovato il suo ruolo di spalla preziosa per VdP e insieme la voglia di vincerne una ogni tanto.

Kristian Sbaragli, Castellon, Vuelta Espana 2015
Kristian Sbaragli, tappa di Castellon alla Vuelta Espana del 2015
Kristian Sbaragli, Castellon, Vuelta Espana 2015
Sbaragli vince così a Castellon alla Vuelta 2015
Ripreso a pieno regime?

Senza fretta, in realtà, perché non c’è certezza del debutto. Fino a Natale, i preparatori ci hanno detto di non spingere troppo. Abbiamo fatto 10 giorni di ritiro a dicembre, dal 6 al 16, e ora andremo dall’11 al 21 in Spagna. Tutti insieme, anche quelli che fanno ciclocross. Van der Poel è stato con noi a dicembre e ha preso la bici da cross il giorno prima di ripartire. Verrà anche lui e poi si muoverà in base alle gare fino al mondiale, poi credo che chiuderà. In ogni caso si dovrebbe debuttare alla Valenciana e poi si va allo Uae Tour. Avremo solo questa come trasferta fuori dall’Europa e semmai il Canada a settembre.

Farai ancora corsa parallela con Mathieu?

Sarò il suo supporto nei finali di corsa per buona parte del calendario. Sino alla primavera, salterò soltanto le classiche del pavé. Per tanti motivi e nessuno in particolare, non ho mai fatto il Fiandre, che pure sarebbe adatto alle mie caratteristiche. E adesso, avendo uomini esperti per quei percorsi, continuo con il programma delle Ardenne.

Alexander Konychev, Kristian Sbaragli, tricolori 2020
Quinto ai campionati italiani di Cittadella 2020. Qui con Konychev sul Muro della Tisa
Kristian Sbaragli, tricolori 2020
Quinto ai campionati italiani, qui sul Muro della Tisa
Il 2020 accanto a Van der Poel è stato impegnativo?

Lo è stato, ma per tutto quello che abbiamo vissuto. A luglio siamo andati per tre settimane in altura, poi durante tutto il periodo delle corse in Italia, non siamo mai tornati a casa per non rischiare il contagio. Sempre in albergo. Sul piano tecnico invece correre con lui è semplice. L’importante è farsi trovare davanti nei finali come al Brabante o alla Liegi. E’ super sveglio, non mi costringe agli straordinari.

Prima hai parlato dei preparatori.

Ne abbiamo quattro interni alla squadra, che ci seguono in tutto. Sono stati loro a dirci che fino al primo ritiro avremmo potuto gestirci liberamente, anche facendo altri sport. Ma da ora si entra nel vivo e gli allenamenti sono diventati più specifici.

Anche tu hai ridotto le ore e aumentato la qualità?

E’ l’orientamento degli ultimi tempi. La distanza si fa ancora, ma non sono più le 6-7 ore di una volta. Addirittura preparando la Sanremo abbiamo chiesto di allungare dopo qualche corsa, ma ci hanno detto che non serviva.

Quindi come funziona la tua settimana?

Faccio 4-5 giorni di lavoro e 3-2 di scarico, durante i quali si va in palestra o si fa un giretto. Abbiamo uno schema di 20-25 giorni da adattare se ad esempio piove. L’importante è che alla fine il volume del lavoro sia quello. Ogni volta si caricano i dati online e se capita che non lo fai per due giorni, ti arriva la mail che te lo ricorda. Il livello medio del gruppo si è alzato anche per questo. Nessuno a casa può fare il furbo e arriviamo talmente preparati alle corse, che per vincere devi essere sempre al 100 per cento.

Kristian Sbaragli, Tirreno-Adriatico 2020
Nel 2020 Sbaragli ha scortato Van der Poel anche alla Tirreno, con vittoria a Loreto
Kristian Sbaragli, Tirreno-Adriatico 2020
Nel 2020 (e nel 2021) stesso programma di VdP
Quali sono i lavori specifici di queste settimane?

I lavori di forza si fanno in palestra e anche in bici, con le più classiche Sfr e le partenze da fermo. Poi faccio parecchi lavori di soglia, con lo schema del 30″-30″ (30 secondi di sforzo e 30 di recupero), oppure 40″-20″. E anche dei lavori in progressione.

Quanto dura una distanza?

Al massimo si arriva a 5 ore, ma di solito sono 4 e mezza con un po’ di dislivello. Si fanno lavori sulle salite e rispetto a quando magari stavi fuori a spasso per 7 ore, adesso lavori ad un’intensità superiore.

Con chi ti alleni in questo periodo?

Da un paio di settimane c’è in giro Bettiol. Se non piove ci si sposta verso Montecatini dove c’è Sabatini e a volte troviamo Wackerman che correrà con la Eolo-Kometa. Però la squadra ci ha raccomandato di non fare dei grupponi e di uscire al massimo in tre, quindi si sta attenti. Rischiare non serve. Il giorno di Natale di solito si faceva una pedalata con gli amatori qui in paese, ma abbiamo deciso di rimandare.

Kristian Sbaragli, Camilla, Lorenzo
Casa Sbaragli: Kristian, la compagna Camilla, il figlio Lorenzo e il cane Gino: Natale 2020 per quattro (foto Instagram)
Kristian Sbaragli, Camilla, Lorenzo
Natale con Camilla, Lorenzo e il cane Gino (foto Instagram)
E quando piove?

Ci si veste senza esagerare, altrimenti si suda troppo, e si va. Sono importanti guanti, copriscarpe e la mantellina, che se piove già in partenza la tieni su e in salita la apri per traspirare meglio. Puoi avere i capi tecnici che ti pare, ma quando piove ci vuole addosso un po’ di plastica. E’ l’unico modo per restare asciutti.

Si esce sempre?

Se devi, ti alleni. Se piove e ci sono 3 gradi, il primo giorno salti. Poi però si va sui rulli, che io però odio. Il giorno dopo i rulli, di solito sono distrutto. Per cui preferisco uscire.

E come hai fatto durante il lockdown?

Fino a marzo abbiamo riposato, per ordine del team. Poi dal 5-6 aprile ci hanno mandato i rulli a casa e tutte le tabelle. Ed è stato fastidioso vedere che solo noi italiani non uscivamo. Mentre svizzeri, belgi e olandesi erano in bici con quel cielo grigio e il freddo, qua c’è stata la più bella primavera da 10 anni a questa parte. E noi si girava sui rulli…