Da un 8 settembre all’altro, dall’Ardèche a Fourmies, da una vittoria all’altra. Un “back-to-back” lungo trecentosessantasei giorni, tutti vissuti sulle montagne russe. Che poi settembre e Francia per Silvia Zanardi coincidono sempre con il tratto di discesa, quello in cui osa e raccoglie il risultato più bello.
Già nel 2021 settembre era diventato un mese magico col sigillo all’europeo U23 di Trento. Stessa gioia esattamente dodici mesi dopo sulle strade dell’Ardèche fino ad arrivare ai successi delle ultime due stagioni. Ci si potrebbe sbizzarrire nel trovare altri corsi e ricorsi dei suoi successi, ma Zanardi vuole dare un’inversione a questa tendenza e trovare più continuità, anche se in passato ha dimostrato di saper vincere anche in altri periodi dell’anno. Ne abbiamo parlato con lei, reduce da ieri dal Grand Prix di Stoccarda ed ora già in ritiro in Belgio con la sua Human Powered Health fino alle prossime corse.
Silvia in questo mese raggiungi sempre la forma migliore. C’è un particolare motivo?
Sono un’atleta che ha bisogno di tempo per carburare (sorride, ndr). Ogni annata è differente, però quando arrivo a settembre mi sento bene in tutto rispetto ai mesi precedenti. Poi stavolta è ancora meglio perché qualche giorno prima della vittoria di Fourmies è giunto il rinnovo con la Human. Qua sto benissimo e tutti crediamo nel progetto. In squadra sanno che sono a disposizione delle compagne e sono più contenta quando vengo ripagata dalle loro vittorie.
Ci racconti che giornata è stata quella di Fourmies?
Era ora che tornassi a vincere. Sono contenta chiaramente del successo, ma molto di più per come è arrivato e per quello che rappresenta. Quel giorno doveva essere Daria Pikulik (argento olimpico nell’omnium e fresca bronzo europeo su strada, ndr) la deputata alla volata, però a metà gara è venuta a dirmi di non sprecare energie e restare concentrata perché lei non si sentiva al top. Ho apprezzato subito la sua onestà e si è messa al mio servizio. Nel finale mi ha tirato una volata perfetta, non potevo fallire. Dopo il traguardo l’ho ringraziata tanto per il lavoro che ha fatto. Mi ha fatto commuovere.
In che modo?
Quando sono andata da lei per abbracciarla, le ho detto che per come era andata e per come l’avevo vista poteva fare lei lo sprint senza alcun problema. Lei mi ha risposto che io ne avevo più bisogno e che aveva capito che dovevo sbloccarmi. Sono state parole bellissime, che non mi aspettavo e che mi rendono felice. Questo per farvi capire maggiormente come sia bella l’atmosfera del nostro gruppo.
Cosa ti ha lasciato questa vittoria?
Ho compreso una volta di più che quando vinci passa veramente tutto. Non ricordavo più quelle emozioni. Mi sembra addirittura che sia passato più di un anno, ecco perché ci voleva questo successo. Certo, so che non era una gara WorldTour o che non c’erano le rivali più forti, però non è mai facile vincere. Nel ciclismo femminile adesso c’è sempre un livello alto ad ogni corsa e tutte vogliono giocarsi le proprie carte.
Cosa ti hanno detto i tuoi diesse?
A Fourmies c’era Kenny Latomme ed era contento per quello che c’è dietro. Mi ha fatto subito riflettere a come ero a marzo. Lui ha sempre creduto in me e sapeva che sarei tornata. Invece Giorgia (Bronzini, ndr) mi ha scritto subito per complimentarsi ed anche lei era certa che sarei riuscita a vincere presto. Mi ha spinto a cambiare la preparazione e grazie alle sue idee sono migliorata. Secondo lei possiamo divertirci ancora nel prossimo mese. Abbiamo Binche, Emilia, Tre Valli e gare in Cina, speriamo abbia ragione.
Lo hai accennato prima, com’eri a marzo?
Ho passato un periodo difficile, nel quale ho dovuto mollare la bici. Avevo bisogno di fare un reset. Avevo preso casa, dovevo seguirla e voleva sistemarla da sola. Ero sempre a blocco, per usare una metafora ciclistica. Necessitavo di tranquillità, che è un aspetto molto importante. C’è chi mi ha compreso, aspettato e aiutato. Ora mi sento bene e con la mia indipendenza mi organizzo a dovere.
In generale che 2024 è stato per Silvia Zanardi?
Ho avuto più bassi che alti. La testa fa la differenza. Ho avuto un periodo di adattamento, durante il quale ci vuole grande equilibrio psicofisico. Al Giro Women ho fatto il massimo per quello che potevo dare in quel momento. Ho fatto un settimo posto e due giorni con lunghe fughe. Alla fine sono riuscita a lasciare un piccolo segno, non solo lasciando la pelle sull’asfalto (sorride riferendosi alla caduta nel finale della quinta tappa, ndr), ma vincendo la classifica dei traguardi volanti.
Hai già in mente un obiettivo per l’anno prossimo?
Innanzitutto voglio sentirmi parte del gruppo nella Human come quest’anno e anche di più. Poi mi piacerebbe arrivare ad un grande giro con una bella condizione, quella che solitamente mi sorregge a settembre per giocarmi qualche tappa. Vedremo come impostare la preparazione.