Finito il primo anno alla Jumbo, ora Mattio alza il tiro

28.09.2023
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Racconta Pietro Mattio (immagine Fg Photos in apertura) che quando gli amatori lo vedono in allenamento, lo osservano con più attenzione del solito. Vedere un corridore della Jumbo-Visma, sia pure del Development Team, fa un certo effetto. Soprattutto dopo che la squadra olandese ha vinto il Giro, il Tour e la Vuelta. Lui sorride e risponde alle domande, ma intanto tira dritto, lungo questa prima stagione fra i gialloneri.

Se all’inizio era parso quasi intimorito per il grande passo, adesso trasmette un senso di sicurezza che fa bene al morale. Ricordiamo bene la foto scattata in un ritiro in Croazia, apertura del primo articolo su di lui, quando il giovane piemontese venne invitato per guardare più da vicino la struttura che di lì a poco lo avrebbe accolto. Era un bimbo sulla porta del paese dei balocchi. La stagione volge al termine. Ci saranno il Lombardia U23 e poi la Coppa San Daniele in Friuli, a capo di un anno con 32 giorni di gara, di cui 6 sono state corse a tappe. Miglior risultato il terzo posto alla Targa Crocifisso corsa in Puglia con la nazionale, in precedenza due settimi posti: ai campionati italiani e alla Slag om Woensdrecht, corsa olandese in cui quarto è arrivato il compagno Belletta.

E’ il 2022, ecco il primo contatto fra Pietro Mattio e la Jumbo-Visma
E’ il 2022, ecco il primo contatto fra Pietro Mattio e la Jumbo-Visma
Come sta andando questa prima stagione olandese?

Soddisfatto, senza dubbio. L’organizzazione dietro è tanta, non ci fanno mancare nulla. E sono soddisfatto anche delle mie prestazioni. Penso di essere cresciuto tanto e questo era l’obiettivo principale di quest’anno. Senza avere grosse pressioni addosso, cercando di migliorare il più possibile. Per il resto tutto bene.

All’inizio eri un po’ timoroso, ora hai trovato la tua dimensione?

Un po’ di timore c’è sempre quando cambi squadra. In più andavo nel team più forte al mondo, ero curioso di sapere cosa facessero e come. Invece ho trovato una squadra normalissima, che sicuro non lascia nulla al caso. E’ questo il loro punto forte, perché curano tutto nei minimi dettagli ed è quello che probabilmente fa la differenza rispetto agli altri.

I grandi hanno vinto Giro, Tour e Vuelta: che effetto fa allenarsi vestito come loro?

Attira gli sguardi dei ciclisti della zona, anche perché ormai mi conoscono. Ho gli occhi puntati e questo fa sicuramente molto piacere. Mi fanno domande. Gli amatori diventano matti per queste cose, perché alla fine cerchiamo di dare spettacolo e in effetti ci riusciamo.

Pietro Mattio è approdato quest’anno alla Jumbo Visma Development. E’ nato a Cuneo nel 2004
Pietro Mattio è approdato quest’anno alla Jumbo Visma Development. E’ nato a Cuneo nel 2004
Come è andato il salto di categoria?

Mi aspettavo di sentirlo di più. Invece con i nuovi strumenti che hanno, si riesce ad allenarsi veramente bene. Sono riuscito a raggiungere subito un livello che mi permettesse almeno di provare a fare la mia corsa. All’inizio faticavo di più, anche perché non era semplice conciliare allenamento e scuola, ma da quando ho fatto la maturità, sono riuscito ad allenarmi con più costanza, mettendo sicuramente un po’ più di ore nelle gambe. E gli effetti si sono visti. Sono riuscito a centrare il primo podio nella seconda parte di stagione, mentre prima era venuta una top 10 in una gara olandese, anche quella nazionale non internazionale. Sono arrivato settimo ai campionati italiani, quindi sono abbastanza soddisfatto.

In cosa è cambiata maggiormente la preparazione?

Sicuro per il numero di ore. Da junior a U23 cambia abbastanza, perché si allungano anche le corse. Per fortuna ho avuto la possibilità di correre con i professionisti. I chilometri sono tanti e in certe giornate la qualità dell’allenamento è molto alta. Più che altro, ho visto che nella Jumbo prediligono la qualità alla quantità, che è meglio per il recupero. Non devi stare tutti i giorni sulla bici per 5-6 ore, a volte ne bastano 2-3 e fa davvero la differenza.

Ti capita di parlare di questi argomenti con under 23 che corrono in Italia?

Mi è capitato perché un amico corre in Italia e praticamente ci alleniamo quasi tutti i giorni insieme. All’inizio ho notato veramente la differenza, poi anche lui ha cambiato abitudini, non so se grazie a me oppure al suo preparatore. Prima faceva sempre tanto, ora ha un po’ ridotto i volumi e secondo me è migliorato tanto anche lui.

Al Circuit des Ardennes, seconda corsa a tappe, facendo i conti con spirito con le dure cotes della Liegi
Al Circuit des Ardennes, seconda corsa a tappe, facendo i conti con spirito con le dure cotes della Liegi
Anche voi del Devo Team siete seguiti per l’alimentazione? 

Non abbiamo ancora tabelle alimentari, quanto piuttosto un progetto che punta allo sviluppo regolare. Non tutto e subito, ma intanto lavoriamo con il Food Coach. Il primo anno vengono insegnate le basi, ora pian pianino abbiamo iniziato a introdurre i pasti pesati o degli spuntini pesati per poi arrivare, credo già dal prossimo anno, ad avere tutto controllato, pesare tutto e iniziare a scrivere sull’App in cui ogni giorno si deve appuntare ciò che si mangia.

Ora che parti da una base più solida, che tipo di inverno ti aspetti?

Parto avvantaggiato rispetto al 2022, ma penso che sarà molto simile all’ultimo. Di sicuro farò qualcosina di più, perché l’anno scorso avevo la scuola, quest’anno invece sono più libero. I ritiri saranno gli stessi, molto probabilmente. Quindi andremo a dicembre in Norvegia a fare sci di fondo. Qualcuno potrebbe ironizzare, poi vai e capisci che il fondo è uno sport di fatica forse anche più del ciclismo. E ti accorgi che vai più forte di quando sei partito, com’è possibile?

Tu sapevi sciare, oppure hai imparato per necessità?

Per fortuna sapevo già farlo e questo mi ha aiutato da subito, però non è un problema, anche se non sai sciare, perché nei primi giorni ti insegnano. Se poi non usciamo, facciamo anche palestra, corsa e sport alternativi che aiutano il fisico.

Il calendario di Mattio ha visto 6 corse a tappe e parecchie classiche: qui alla Fleche Ardennaise (21°)
Il calendario di Mattio ha visto 6 corse a tappe e parecchie classiche: qui alla Fleche Ardennaise (21°)
Quanta voglia avresti di passare professionista?

Questo era un anno di transizione, non mi aspettavo grossi risultati, perché comunque era tutto nuovo. Squadra nuova, categoria nuova, tante gare internazionali, quindi anche il livello si è alzato molto, quindi non volevo pressione. Dal prossimo anno, il secondo da U23, ci proviamo con più cattiveria e speriamo magari di poter già firmare per gli anni successivi.

Se guardi il ragazzino di quella foto in Croazia e ti rivedi dopo un anno, cosa pensi?

Sicuro da quel giorno è passato più di un anno. Vestire la maglia della Jumbo lo vedo come motivo di orgoglio, una cosa che non tutti possono fare. E quindi, cavolo, sono proprio orgoglioso di quello che sono riuscito a fare finora.

Fratelli Fisher-Black, il 2023 in prima linea come da piccoli

27.09.2023
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Il 2023 che sta facendo scorrere i titoli di coda ha mandato in scena anche i primi ruoli da protagonisti di due fratelli che arrivano da molto lontano. Quelli di Finn e Niamh Fisher-Black sono copioni ancora agli albori per farne diventare un colossal, ma intanto quest’anno si sono tolti entrambi la soddisfazione di essere protagonisti per un giorno, tagliando il traguardo in solitaria per la loro prima vittoria da pro’.

I due Fisher-Black sono figli del nuovo millennio (Niamh è del 2000, Finn più giovane di un anno) ma soprattutto sono figli di un mondo agli antipodi dal nostro. Nascono in Nuova Zelanda poi crescono corridori in Europa, dove stanno trovando l’affermazione. Tra aprile e giugno – nello spazio di 70 giorni – hanno timbrato il proprio cartellino. Finn, forse un po’ a sorpresa, ha conquistato la prima tappa del Giro di Sicilia illuminando la Valle dei Templi di Agrigento con una stoccata da perfetto finisseur. Niamh ha replicato al fratello due mesi dopo cogliendo la quarta frazione del Tour de Suisse sulle alte colline di Ebnat-Kappel grazie ad un allungo poderoso negli ultimi metri di gara. Tuttavia il loro nome non è una novità nel panorama internazionale. Anche se Niamh l’abbiamo conosciuta da vicino al Giro Donne 2022, abbiamo provato a ripercorrere il percorso dei due giovani neozelandesi.

Le prime pedalate da rivali

I fratelli Fisher-Black hanno iniziato a pedalare molto giovani in sella ad una Mtb disputando gare su una pista di cemento di cinquecento metri che circondava un campo da rugby (sport nazionale) nella loro città natale di Nelson, a nord dell’Isola del Sud della Nuova Zelanda. Finn fu il primo a partecipare e Niamh riavvolge il nastro della memoria.

«Ero un po’ spaventata per correre – ricorda la sorella – quindi ho preferito guardare la sua corsa. Quando però ho visto che aveva vinto una sorta di medaglia sono stata un po’ invidiosa e così mi sono detta che la settimana dopo avrei corso anch’io. A quel punto non ho potuto più tornare indietro nella decisione. La competizione fra fratelli può creare dipendenza e abbiamo scoperto che potevamo esserlo fra noi, migliorandoci. All’epoca volevo ottenere un premio prima di lui o addirittura batterlo. In pratica questo è ciò che ci ha motivato col passare degli anni».

Finn e Niamh (che si pronuncia “Niif”) sono molto legati anche se si vedono poco durante la stagione (foto instagram)
Finn e Niamh (che si pronuncia “Niif”) sono molto legati anche se si vedono poco durante la stagione (foto instagram)

«E’ verissimo ciò che racconta lei – le fa eco Finn sorridendo – qualunque cosa facesse lei, io avrei voluta farla meglio. E’ stato fantastico perché ci spingevamo davvero a vicenda cercando di essere uno migliore dell’altra. Niamh per un breve periodo è stata più veloce di me però so che lei ricorda poco volentieri il periodo in cui ho iniziato ad essere più forte io. Lei dice che era frustrante ma abbiamo imparato da giovanissimi che lavorando assieme in gara potevamo avere la meglio sugli avversari. Oggi mi sento di dire che la nostra rivalità da bambini si è trasformata in rispetto e sostegno reciproci».

Ammirazione fraterna

La storia di Niamh e Finn Fisher-Black è simile a quella di tanti fratelli che gareggiano e vincono nel medesimo sport. Adesso sono atleti di formazioni al top che credono fortemente in loro. Niamh corre per la SD-Worx, Finn per la UAE Emirates. Entrambi sono in rampa di lancio e l’uno è orgoglioso dell’altra quando arrivano i grandi risultati.

«Ho sempre ammirato il mio fratellino (come lo chiama confidenzialmente ancora oggi, ndr) – dice Niamh – ed anche se sono io ad aver vinto il primo titolo internazionale su strada prima di lui (il mondiale U23 a Wollongong nel 2022, ndr), gli chiedo sempre consigli. In verità è lui quello che è sempre stato bravo a vincere le gare. Gliel’ho visto fare in tante corse, perché lo guardo sempre se non sono alle corse anch’io. Però è anche vero che Finn spesso mi fa domande. Anche questo nostro continuo confronto è un vantaggio per le nostre rispettive carriere».

«Durante l’anno – prosegue la sorella – siamo entrambi molto lontano da casa. Se attraverso un momento difficile oppure ho nostalgia della nostra terra, so che lui capisce quella sensazione. E’ bello avere qualcuno con cui relazionarsi e quindi tirarsi su di morale».

«Mia sorella – ribatte Finn virando l’argomento sul piano tecnico – è una persona che si adatta bene alle giornate difficili in corsa e alle gare a tappe. I suoi progressi in queste gare sono evidenti. Benché fisicamente sia piuttosto minuta, l’esatto contrario mio (Niamh è alta 1,60 metri, Finn invece 1,90, ndr), è un’atleta molto potente e forse più di una semplice scalatrice».

Finn “olandese”

Ben prima del titolo iridato di Niamh nel 2022, Finn era stato campione del mondo juniores nell’inseguimento a squadre ad Aigle nel 2018. La Nuova Zelanda d’altronde è sempre stata una Nazione con grande tradizione in pista. E’ stato però nel 2020 che hanno vissuto un paio di giorni di festa assieme. Finn vince il campionato nazionale U23 a crono, Niamh centra il titolo elite su strada.

«E’ stato davvero speciale – racconta il fratello – perché ricordo di aver tagliato il traguardo ed aver sentito che anche Niamh aveva vinto. Entrambi eravamo al nostro primo anno in Europa. Io ero stato preso dal Devo Team della Jumbo-Visma, lei dalla Bigla. Quindi è stato bello conquistare e indossare le maglie nazionali durante quella stagione».

«Personalmente – continua Finn – anche in pista ho passato belle giornate. Come quando ho battuto il record mondiale juniores dell’inseguimento individuale ai campionati neozelandesi nel 2019. Quella mattina non me lo sarei mai aspettato. E’ stato proprio quel risultato a dare una svolta alla mia carriera visto che un mese dopo ero su un aereo per andare a correre in Europa».

Fu preso infatti dal team Willebrord Vil Vooruit, una sorta di vivaio antesignano del Devo Team Jumbo-Visma, dove alcuni suoi compagni furono Kooij, Tulett, Van Sintmaartensdijk.

Niamh globetrotter

Nel 2019 anche Niamh era su quel volo primaverile verso l’Europa. Lei lasciava il Team Mike Greer Homes con cui comunque aveva corso il Thuringen Tour, mentre Finn salutava il Team Skoda Racing. La destinazione della sorella era la Bigla Pro Cycling, con cui farà l’esordio al Giro delle Marche vinto da Paladin su Cavalli. L’anno successivo un altro debutto “italiano”, quello in una gara WorldTour alle Strade Bianche.

«Sono stati anni importanti quelli – spiega Niamh – nonostante di mezzo ci sia stato il Covid. Correndo in Europa con la mia squadra neozelandese mi sono fatta vedere dalla Bigla, con la quale mi sono messa in mostra fino a guadagnarmi la chiamata dalla SD Worx nel 2021. E’ stato un sogno per me correre assieme ad una super campionessa come Anna Van der Breggen, che oggi è la mia diesse. Quell’anno ho avuto le mie possibilità, e le sto avendo tuttora, fino ad arrivare ad indossare le maglie di leader in una corsa WorldTour come la Vuelta a Burgos».

«Non capita spesso – chiude Niamh – di poter vincere un mondiale, così come giocarsi le proprie carte in una gara importante come il Giro Donne (dove ha vinto la classifica giovani nel 2021 e 2002, ndr). Non lo avevo mai fatto prima ma lavorare con questo tipo di pressione addosso mi ha aperto gli occhi su una parte nuova di me nel ciclismo. Mi piace decisamente quel tipo di pressione. I miei obiettivi restano le classiche delle Ardenne e la generale nei grandi giri. Spero di crescere di livello ogni giorno che passa».

Il resto è storia dei giorni nostri. Finn ha dato seguito al centro in Sicilia disputando una bella Vuelta e sfiorando la vittoria nella sedicesima tappa, battuto solo dal suo amico ed ex compagno Vingegaard. Le sue caratteristiche sono adatte per le classiche mosse ed il suo nome è da segnare per i prossimi anni. Niamh, anche grazie al supporto di Cecchini, sta studiando da leader e quello al Tour de Suisse è il successo che ci voleva per consapevolizzarla ancora di più.

Belletta è cresciuto, peccato solo la caduta di Glasgow

22.08.2023
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Il suo mondiale a Glasgow è finito ancor prima di cominciare, vittima della prima caduta seria che ha coinvolto gli azzurri U23. Due punti sul ginocchio e la malinconia di veder andare giù nella stessa caduta anche Buratti, Busatto e Romele. Per questo Dario Igor Belletta è salito sul pullman Vittoria e forse non ne sarebbe sceso mai.

«Ero già caduto all’ingresso del circuito – ha raccontato – c’era tantissimo stress in gruppo. Era il momento in cui da dietro sono riuscito ad andare davanti e psicologicamente forse ho mollato un po’ la presa. Perciò la prima curva che ho fatto davanti, in testa al gruppo, sono caduto e purtroppo ho tirato giù Busatto che stavamo proteggendo. Mi spiace anche per lui».

Al via della prova su strada dei mondiali, accanto a Romele, De Pretto, Milesi, Buratti e Busatto
Al via della prova su strada dei mondiali, accanto a Romele, De Pretto e Milesi. Nel team anche Buratti e Busatto

Stagione conclusa?

Tornato al pullman, ha trovato ad aspettarlo il dottor Corsetti. E’ stato lui a prevedere la necessità di mettere punti di sutura, anche se prima di poterli applicare, hanno dovuto aspettare che la corsa finisse. E con i punti è arrivata l’amara considerazione che la sua prima stagione di under 23 potrebbe essersi conclusa in quella curva, visto che il tempo per recuperare non sarebbe stato poi molto.

In giro per l’Europa

Il 2023 del corridore di Magenta fino a quel momento era stato composto da 30 giorni di corsa, seguendo il filo logico che da sempre caratterizza l’attività della Jumbo Visma Development. Quindi cinque corse a tappe e, ad eccezione del Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria (corso con la nazionale) e i due tricolori (entrambi al terzo posto), l’Italia non l’ha mai vista, raccogliendo in compenso sette top 10 in giro per l’Europa. Il mondiale è sempre stato però uno dei passaggi centrali.

«Pensavo al mondiale da inizio stagione – ha spiegato – l’evento di cui ho parlato con Amadori per tutto l’anno. Ci abbiamo lavorato dai primi training camp a dicembre, però un conto è pensare di andare, un conto è farlo davvero».

A Glasgow, Belletta sarebbe stato protagonista, se la caduta non lo avesse tagliato fuori
A Glasgow, Belletta sarebbe stato protagonista, se la caduta non lo avesse tagliato fuori

Un anno molto intenso

L’approccio è già quello del professionista, aiutato da una precocità atletica che forse fra gli under 23 stupisce meno di quanto accadesse fra gli juniores, in cui riusciva a dominare anche in virtù di un fisico ben più sviluppato rispetto ai rivali.

«In squadra – ha spiegato – mi trovo davvero bene. Non mi fanno mancare nulla. Mi stanno facendo crescere con calma che poi è quello che abbiamo chiesto. Rispetto allo scorso anno, sento di essere cambiato tantissimo. E’ passato solo un anno, ma sembra di aver fatto 3-4 stagioni. Ogni mese sento che cresco di più e infatti non vedo l’ora che passi ancora più tempo per vedere quanto potrò migliorare crescendo».

Tricolore crono: dopo l’arrivo, Belletta era stremato per il caldo (foto Tornanti_cc)
Tricolore crono: dopo l’arrivo, Belletta era stremato per il caldo (foto Tornanti_cc)

Da bimbo a ragazzo

Nel dirlo ha fatto un sorriso. Nel ciclismo che cerca prodigi giovanissimi, sentir dire a un ragazzo di 19 anni che non vede l’ora di diventare più grande per essere anche più forte, ti coglie di sorpresa.

«Mi accorgo – ha spiegato – che si cresce sotto tutti i punti di vista. I numeri derivano solo dal corretto approccio mentale e anche e soprattutto dalla maturità. Cioè fare certi tipi di corse, cominciare a essere più preciso anche nella vita privata e quotidiana. E’ un insieme di cose. C’è molta tranquillità e quindi… mi sento di essere molto cresciuto. Non sono più un bambino, adesso sono un ragazzo. Mettiamola così…».

Un altro Giro per la Jumbo, ma a Trieste vince Foldager

18.06.2023
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TRIESTE – L’ultima tappa di un Giro fa provare sempre dei sentimenti contrastanti. Cessa il nervosismo della corsa, ci si può finalmente rilassare e lasciar andare la tensione accumulata. Al tempo stesso però, fa percepire quel senso di nostalgia verso quello che rimarrà comunque un ricordo indelebile di tutti coloro che lo hanno vissuto.

Quello di quest’anno, in particolare, è un Giro particolare: si assegna il primo Trofeo Next Gen. A metà settimana poi è arrivata la devastante notizia della morte di Gino Mader. E dopo la dedica di Jan Christen, arriva anche quella di Anders Foldager. E’ infatti il danese della Biesse-Carrera ad aggiudicarsi l’ultima tappa del Giro Next Gen, indicando il cielo, là dove ora c’è anche Gino. 

«Ho sognato questa vittoria – racconta Anders – sin dal mio secondo posto dell’anno scorso. E’ stato difficile correre dopo la terribile notizia di due giorni fa, quando abbiamo saputo di Gino Mader. Tutti ci lanciamo in discesa, fa parte del nostro lavoro, ma è una notizia difficile da accettare».

Uno sprint a due

Anche al Giro Next Gen è arrivata l’estate e l’8ª tappa si è svolta all’insegna delle alte temperature. Il gruppo è partito da Tavagnacco (Cavalicco) alla volta di Trieste, per un totale di 135 chilometri. L’altimetria non presenta grandi difficoltà ed evidenzia come gli ultimi chilometri siano in costante discesa. La fuga di giornata si compone di quattro uomini: Anders Foldager (Biesse-Carrera), Manuel Oioli (Q36.5 Continental), Luca Cretti (Colpack Ballan) e Simone Griggion (Zalf Euromobil Fior). Una proficua collaborazione e un generale disinteresse da parte del gruppo gli fa guadagnare fino a 5’10”.

Dietro però le squadre iniziano ad organizzarsi: la Trinity Racing, già forte di due vittorie a questo Giro, e la squadra di casa, il Cycling Team Friuli, si mettono in testa per aumentare l’andatura. Il vantaggio dei fuggitivi inizia a diminuire, ma quando mancano 20 chilometri all’arrivo il gruppo deve recuperare ancora oltre due minuti.

Foldager e Cretti allungano, facendo alzare bandiera bianca agli altri due compagni di fuga: dopo Prosecco, i due in testa hanno ancora un vantaggio di 50” che gli basteranno per arrivare soli al traguardo. E’ uno sprint a due quello di Trieste, vinto nettamente dal danese della Biesse-Carrera Anders Foldager.

La corazzata giallo-nera

Sarà un anno fortunato, sarà l’Italia o forse il Friuli: la Jumbo-Visma è inarrestabile e dopo il Giro d’Italia, vince anche il Giro Next Gen. Non più tardi di un mese fa, la corsa rosa ha consacrato Primoz Roglic maglia rosa sulla salita del Monte Lussari e oggi, sempre in ricordo di Enzo Cainero, Johannes Staune-Mittet vince il suo Giro

«In squadra ne abbiamo parlato per tutta la settimana – dice sorridendo il norvegese in Maglia Rosa – ma Trieste sembrava ancora lontana. E adesso eccoci qua a festeggiare».

D’obbligo l’uso del plurale, perché sul podio di Piazza Unità è salita l’intera Jumbo-Visma Devo Team come migliore squadra della corsa: «Tutti loro si sono meritati di salire sul podio accanto a me. Questa corsa non poteva finire in modo migliore».

Staune-Mittet cammina dietro il palco con un grande sorriso, che non ha negato ai tifosi che si sono avvicinati per una foto o un autografo. 

E Martinelli cresce

Al Giro Next Gen non trionfa solo Anders Foldager con il suo successo di tappa e Johannes Staune-Mittet non veste solo la Rosa. Il vincitore dell’edizione 2023 infatti è anche il leader della classifica dei GPM, guadagnata dopo la vittoria sul Passo dello Stelvio, e di quella Combinata. Alessio Martinelli è invece il miglior italiano del Giro Next Gen, mentre Alexy Faure Prost porta a casa la Maglia Bianca di miglior giovane. E’ di Davide De Pretto la maglia ciclamino.

Giro NextGen, dieci nomi per il successore di Hayter

10.06.2023
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AGLIE’ – Domani alle 12,50 – col primo corridore che scenderà dalla pedana della crono inaugurale – si accenderanno i riflettori sul Giro NextGen, ovvero il Giro d’Italia U23 targato RCS Sport. Inizio in Piemonte, ad Agliè, con una prova contro il tempo di 9,4 chilometri e finale domenica 18 giugno a Trieste.

Otto tappe ben distribuite dove ogni tipologia di atleta potrà confrontarsi sul proprio terreno preferito che alla fine premierà il più completo (o regolare, se preferite) come successore di Leo Hayter. Tra le 35 formazioni al via (ognuna composta da 5 corridori), abbiamo provato a battezzare dieci nomi che potrebbero fare classifica, pur sapendo che nel mondo dei “dilettanti” la sorpresa – in positivo o in negativo – è sempre dietro l’angolo e che controllare la corsa con così pochi elementi sarà dura per tutti. Si va in caccia del trono di Leo Hayter, che nel 2022 conquistò la maglia rosa davanti a Van Eetvelt e Lenny Martinez (foto di apertura).

Jordan Labrosse ad agosto passerà pro’ nel team WT ma al Giro NextGen vuole lasciare il segno (foto twitter)
Labrosse ad agosto passerà pro’ nel team WT ma al Giro NextGen vuole lasciare il segno (foto twitter)

Jordan Labrosse

Il classe 2002 della AG2R-Citroen U23 è sicuramente un cacciatore di tappe ed uno adatto a gare dure di un giorno, come confermano la vittoria a Terranuova Bracciolini ed il terzo posto al Piccolo Lombardia dell’anno scorso. Tuttavia il ragazzo nativo di Roanne – e che come idolo sportivo guarda caso ha Michael Jordan (nomen omen) – arriva da due buoni piazzamenti nelle due gare a tappe che ha disputato.

Dopo il sesto posto ad aprile al Tour du Loir et Cher (con contenute difficoltà altimetriche), Labrosse due settimane fa ha aggiunto un quinto posto di più pregevole fattura in Polonia all’Orlen Nations Grand Prix, centrando un podio di tappa. Per lui (che ha già in tasca un triennale con la formazione WorldTour a partire da agosto) il Giro NextGen può rappresentare l’ennesimo step nella sua crescita e non ci sarebbe da sorprendersi se chiudesse bene nella top ten.

La Circus ReUz Technord per la generale punterà su Alexy Faure Prost ma attenzione a Busatto
La Circus ReUz Technord per la generale punterà su Alexy Faure Prost ma attenzione a Busatto

Alexy Faure Prost

Tra gli atleti della Circus ReUz Technord vorremmo mettere Francesco Busatto – per risultati ottenuti e non solo per patriottismo – ma proviamo ad indicare il 19enne talento francese così come ci aveva anticipato il loro diesse Claeys a metà maggio. Se il veneto vincitore della Liegi U23 potrebbe sfruttare la sua grande condizione per fare classifica (un po’ come fece Alaphilippe al Tour 2019), Faure Prost nei piani del team belga dovrebbe essere l’uomo deputato a curare la generale.

Nonostante sia al primo anno nella categoria, il giovane della Circus ha conquistato due successi ad inizio annata e nell’ultima gara disputata si è messo alla prova (ed in luce) tra i pro’ nella selettiva Classic Alpes Maritimes vinta da Carapaz.

Brieuc Rolland può ritagliarsi il giusto spazio tra i vari contendenti alla maglia rosa finale (foto Groupama-Fdj)
Rolland può ritagliarsi il giusto spazio tra i vari contendenti alla maglia rosa finale (foto Groupama-Fdj)

Brieuc Rolland

La rivoluzione generazionale che quest’anno ha vissuto la Groupama-FDJ di riflesso ha toccato anche la sua formazione continental U23. Tutte le loro giovani stelle del 2022 sono passate pro’ e così il vivaio appare meno forte rispetto all’anno scorso ma è giusto tenere la squadra francese in considerazione. Al Giro NextGen la Groupama-FDJ avrà l’età media più bassa di tutti (19 anni e 4 mesi) e il loro leader potrebbe essere Brieuc Rolland.

Il classe 2003 bretone di Rennes ha corso diverse piccole gare a tappe e ultimamente all’Alpes Isere Tour, ha chiuso al sesto posto nella generale, ottenendo lo stesso piazzamento nel tappone finale di 160 chilometri con oltre 4.800 metri di dislivello. Da seguire.

Giulio Pellizzari ha messo nel mirino la generale del Giro NextGen da tanto tempo
Pellizzari ha messo nel mirino la generale del Giro NextGen da tanto tempo

Giulio Pellizzari

Tutti e cinque i corridori della Green Project-Bardiani-Csf-Faizanè sarebbero da considerare per la generale però ne scegliamo uno per una serie di motivi. A più riprese infatti Giulio Pellizzari ha dichiarato di puntare forte sul Giro NextGen sacrificando una sua possibile convocazione in quello dei grandi. Finora in stagione il 19enne scalatore non è riuscito a centrare quella (meritata) vittoria che gli avrebbe dato ulteriore morale ma i risultati e le prestazioni ottenuti dimostrano che ha avuto un avvicinamento mirato alla corsa rosa dei giovani.

Oltre al secondo posto al Recioto o nella generale della Carpathian Couriers Race, è il terzo posto conquistato nella quarta tappa del Tour of the Alps che pone il marchigiano tra i candidati alla vittoria finale.

Santiago Umba finora si è visto pochissimo ma al Giro NextGen potrebbe essere una sorpresa
Umba finora si è visto pochissimo ma al Giro NextGen potrebbe essere una sorpresa

Santiago Umba

Negli ultimi quindici anni è quasi un obbligo inserire un colombiano tra i favoriti del Giro “dilettanti”. Un po’ perché quando la strada sale sanno entusiasmare e scombinare le carte dei rivali, un po’ per tradizione riuscendo talvolta a vincere la corsa o salire sul podio. Fra loro, ci sentiamo di segnalare Santiago Umba della GW Shimano-Sidermec.

Il ventenne scoperto da Gianni Savio tre anni fa, in questa stagione ha giocato un po’ a nascondino correndo prevalentemente in Colombia e riaffacciandosi all’Appennino tra i pro’ la settimana scorsa. Al Giro NextGen Umba ha la possibilità di rinverdire i grandi risultati registrati nel 2021 quando seppe vincere in salita a La Planche des Belles Filles al Tour Alsace o una frazione del Tour Savoie Mont Blanc.

Antonio Morgado al primo anno tra gli U23 vuole stupire anche al Giro NextGen (foto Hagens Berman Axeon)
Morgado al primo anno tra gli U23 vuole stupire anche al Giro NextGen (foto Hagens Berman Axeon)

Antonio Morgado

Il portoghese della Hagens Berman Axeon è un altro atleta al primo anno tra gli U23 che ha già fatto vedere di andare forte vincendo due gare, l’ultima in Polonia all’Orlen Nations Grand Prix. Per la verità il team continental guidato da Axel Merckx per la generale può contare anche sull’irlandese Darren Rafferty ma mettiamo Antonio Morgado sotto la lente di ingrandimento.

A scapito di un aspetto fisico per cui dimostra molto più della sua età, il classe 2004 nelle ultime stagioni è cresciuto in modo esponenziale e l’anno scorso da junior ha saputo prendersi il Lunigiana un po’ a sorpresa. Perché non potrebbe fare (quasi) altrettanto al Giro NextGen?

Tijmen Graat ha vinto il Recioto davanti a Pellizzari e Pinarello. L’olandese può fare classifica al Giro NextGen
Tijmen Graat ha vinto il Recioto davanti a Pellizzari e Pinarello. L’olandese può fare classifica al Giro NextGen

Tijmen Graat

Risultati alla mano, sulla carta la squadra-faro del Giro NextGen è senza dubbio la Jumbo-Visma Development Team, sempre ammesso che non si crei una concorrenza interna. I gialloneri schierano una piccola corazzata dove ognuno di loro potrebbe essere capitano in altre formazioni. I norvegesi Staune-Mittet e Hagenes sono corridori piuttosto completi che non hanno bisogno di presentazioni e che saranno davanti nei momenti decisivi. Loe Van Belle è uno scalatore che si difende a crono, mentre Menno Huising è un uomo da classiche dure.

Noi però, anche per non essere scontati, siamo curiosi di vedere all’opera Tijmen Graat. Il classe 2003 nativo di Boxmeer quest’anno ha conquistato tre gare (tra cui il Recioto) e concluso all’undicesimo posto la Coppi e Bartali. Potrebbe ricoprire lui il ruolo di leader per la generale.

William Junior Lecerf al Giro NextGen vuole migliorare il quarto posto nella generale ottenuto l’anno scorso (foto twitter)
Lecerf al Giro NextGen vuole migliorare il quarto posto nella generale ottenuto l’anno scorso (foto twitter)

William Junior Lecerf

Così come la formazione maggiore, anche la Soudal-QuickStep Devo Team si presenta ai nostri di partenza della corsa rosa di categoria con l’intenzione di centrare il bersaglio grosso. Per farlo punta su William Junior Lecerf, arrivato in inverno dalla attuale Lotto-Dstny U23, cui quest’anno è mancato solo l’acuto pur avendo mostrato una grande crescita anche su lunghe distanze.

Bisogna seguirlo perché l’anno scorso il classe 2002 fiammingo è arrivato ai piedi del podio finale conquistando prima un bel sesto posto nella terribile tappa di Santa Caterina Valfurva (quella con Tonale, Aprica e Mortirolo) e poi una terza piazza di qualità in cima al Colle Fauniera. Insomma, quando la strada si inerpica fin sotto il cielo, lui c’è. E sullo Stelvio alla quarta frazione potrebbe mettere un bel mattoncino per la vittoria del Giro NextGen.

Finlay Pickering ha cercato di fare classifica al Tour of the Alps in funzione del Giro NextGen (foto Trinity Racing)
Pickering ha cercato di fare classifica al Tour of the Alps in funzione del Giro NextGen (foto Trinity Racing)

Finlay Pickering

Nella Trinity Racing che dominò il Giro U23 nel 2020 con Tom Pidcock ci sono un paio di nomi interessanti (entrambi inglesi classe 2003) da appuntarsi per la vittoria finale. Il primo è Lukas Nerurkar, scalatore cresciuto in Etiopia che vive tra Brighton (in cui è nato) e Girona, che ha vinto una tappa all’Orlen Nations Grand Prix e che a febbraio aveva chiuso sesto nella generale del Gran Camino conquistato da Vingegaard.

Al suo fianco ci sarà Finlay Pickering che al Tour of the Alps stava facendo fondo per il Giro NextGen, così come ci aveva confidato il suo diesse Peter Kennaugh. Pickering finora ha ottenuto piazzamenti nelle brevi corse a tappe ma arriva dalla Groupama-FDJ con cui l’anno scorso aveva vinto il Tour Alsace e la sua volontà è quella di ripetere quelle prestazioni.

Obiettivo classifica. Hannes Wilksch sarà il leader della Tudor U23 al Giro NextGen (foto twitter)
Obiettivo classifica. Hannes Wilksch sarà il leader della Tudor U23 al Giro NextGen (foto twitter)

Hannes Wilksch

La Tudor Pro Cycling Team U23 parte per il Giro NextGen con una squadra ben attrezzata. Se il diciannovenne francese Mathys Rondel può essere considerata la seconda punta, il leader dovrebbe essere Hannes Wilksch, altro atleta che ha cambiato casacca ad inizio stagione ed ultimo in ordine di dorsale della nostra lista di favoriti.

Il classe 2001 tedesco va tenuto sotto osservazione sia per la forte crescita che ha fatto sia per i risultati conquistati. Nel 2022 infatti riuscì a concludere settimo sia al Giro U23 che al Tour de l’Avenir. Partirà con un buon morale: due settimane fa è salito sul podio finale dell’Orlen Nations Grand Prix.

Ieri junior, oggi tra i pro’. Belletta, raccontaci l’esordio

21.04.2023
6 min
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«Sto vivendo un sogno, sono tra i professionisti e mi sto giocando una vittoria». Un pensiero di corsa a 10 chilometri dall’arrivo. Dario Igor Belletta, 19 anni compiuti il 27 gennaio, ha esordito tra i pro’ e lo ha fatto con la maglia della nazionale maggiore al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Si è portato a casa un settimo posto e un bagaglio di esperienze pieno di emozioni, stupore, errori e tanta voglia di fare parte di quel mondo lì.

Al telefono Dario ha la voce squillante e piena di entusiasmo, ma sembra avere la testa ben salda sulle spalle. Forse anche grazie alla corazzata Jumbo-Visma Development Team che lo sta guidando passo a passo nel mondo del ciclismo europeo. Junior fino a 4 mesi fa, il giovane lombardo si è svegliato una mattina con la convocazione via whatsapp del cittì Bennati. Facciamoci trasportare nel suo esordio tra i pro’…

L’esordio di Belletta con la nazionale maggiore
L’esordio di Belletta con la nazionale maggiore
Com’è nato questo esordio?

Era una corsa che non era in programma nel mio calendario, però quando il CT ti convoca non puoi di certo dire di no, anzi… (ride, ndr). Alla Jumbo andava molto bene, per svezzarmi un po’. In realtà è stato organizzato tutto all’ultimo. 

Quando hai ricevuto la convocazione?

Mi hanno chiamato subito dopo il Circuit des Ardennes dove era presente la nazionale under 23. Ho avuto modo di parlare con Mario Scirea. Mi ha visto in ottima condizione e soprattutto in crescita. Ero stato fermo dieci giorni per un’influenza che mi aveva colpito circa due settimane prima.

Come l’hai ricevuta questa chiamata in nazionale?

Tramite Gianluca Bortolami che è un po’ il mio padre ciclistico e conosce molto bene Bennati che mi ha fatto questa proposta. Dopodiché mi sono trovato una mattina con il messaggio del commissario tecnico che mi chiedeva com’ero andato alle Ardenne e che appunto mi faceva questa convocazione. Io gli ho risposto immediatamente che non c’era nessun motivo per non dire di sì. Non vedevo l’ora di vestire la maglia della nazionale maggiore ed esordire tra i pro’. 

Qui la ricognizione sul circuito, casco giallo Jumbo per Belletta
Qui la ricognizione sul circuito, casco giallo Jumbo per Belletta
Te l’aspettavi?

In realtà avrei dovuto debuttare tra i professionisti alla Volta Limburg Classic con la squadra WorldTour. Però appunto essendo stato fermo dieci giorni per l’influenza, ho dovuto posticipare l’esordio. La squadra è stata molto soddisfatta sia dell’interesse della nazionale e così ha anche avuto l’occasione di vedermi esordire tra i grandi. 

Ti sei sentito pronto fisicamente?

La mia condizione era in crescita, era una settimana che pedalavo bene alle Ardenne. Ne parlavo già con il mio preparatore e mi diceva che i valori che esprimevo stavano salendo e io effettivamente mi sentivo sempre meglio.

Che emozione è stata arrivare lì tra i pro’?

Ovvio la corsa tra i professionisti è sempre emozionante e nei giorni prima il fatto di andare a dormire nello stesso hotel di Viviani è stato un’emozione diversa. Per un ragazzo che ha appena compiuto 19 anni è qualcosa di forte. Inoltre non correvo in Italia dall’anno scorso. Aggiungici uscire il giorno prima vestito con la maglia della nazionale in mezzo alla gente che ti guarda e magari si avvicina incuriosita per scambiare due parole. E’ stato tutto speciale ed è un mondo che sinceramente devo ancora conoscere

Viviani capitano e faro di Belletta e compagni
Viviani capitano e faro di Belletta e compagni
Viviani lo conoscevi già?

Sì. Entrambi siamo molto attivi in pista. Lui ovviamente con un altro tipo di risultati rispetto ai miei (ride, ndr). Elia è un ragazzo che sinceramente non so descrivere. Dire che è un atleta formidabile è riduttivo, perché è anche una persona di cuore. Ad esempio quando abbiamo fatto un giro per il centro lo avranno fermato 10 volte per delle foto e lui si è fermato a farle tutte con il sorriso.

Come nazionale eravate perlopiù giovani a parte appunto Elia. Che capitano è stato?

Ci ha trasmesso tranquillità e sicurezza ed è stato il nostro faro. Nella riunione pre gara è stato molto attivo e si vedeva che aveva voglia di insegnarci. Noi anche avevamo ancora più voglia di imparare da un’atleta e persona così. Tra l’altro c’era anche Marco Villa. Lui mi dipinge un po’ come un piccolo erede e vederci in azione ha emozionato in primis Marco. Io so che ho molto da imparare da Elia e sono felice di avere l’opportunità di farlo. 

Con i compagni hai condiviso qualche emozione pre gara?

Più o meno ci conoscevamo già tutti. Con quelli della mia età ci avevo già corso, ad esempio con Andrea Raccagni Noviero che corre nella Soudal-Quick-Step Devo Team, abbiamo scherzato su quando ci incontravamo da giovanissimi, mentre invece ora ci siamo ritrovati a vestire insieme la maglia della nazionale maggiore. Questo ci ha strappato un sorriso e qualche battuta. 

Raccagni Noviero, Garofoli e Belletta, la next-gen scalpita
Garofoli e Belletta, la next-gen scalpita
Veniamo alla corsa. Sei riuscito a stare concentrato?

Mi son fatto forse un po’ influenzare dall’atmosfera che c’era. Io pensavo che Reggio Calabria fosse una città grande, ma non una città metropolitana. Correre tra i pro’, battendomi per la vittoria, in una città di quasi 200.000 persone che si è fermata per vederti è qualcosa di pazzesco. Non me lo aspettavo. Vedere tutto quel pubblico forse non ha giocato a mio favore perché mi sentivo tanta responsabilità. C’erano davvero un sacco di persone. L’emozione ha un po’ preso il sopravvento.

Un settimo posto alla prima corsa tra i professionisti. Raccontaci le sensazioni in corsa…

Stavo davvero molto bene. Sapevo che avrei dato il massimo delle mie possibilità. Sotto il punto di vista mentale devo dire che ho pagato l’inesperienza. Mi stavo giocando una vittoria, mi son fatto influenzare dal pubblico e facevo quella tirata di troppo che non era necessaria. Non essendo abituato ad un arrivo di gara dei pro’, che è ovviamente diverso da quello juniores, mi sono fatto condizionare più dall’aspetto mentale che da quello fisico perché stavo davvero bene. Tutta esperienza che sicuramente mi gioverà. 

Se tornassi indietro quindi, faresti qualche tirata in meno e un finale diverso?

Sì, esatto. Mi ricordo che negli ultimi 10 chilometri in mezzo alla folla tremavo dall’emozione e mi dicevo: «Sto vivendo un sogno, sono tra i professionisti e mi sto giocando una vittoria». Però sono cosciente che sia meglio sbagliare adesso che ho 19 anni che farlo in un futuro prossimo quando ci sarà da dare il meglio. Era scontato che facessi questi errori, però è vero che fanno parte tutti del bagaglio delle esperienze che mi sto costruendo. 

Il debutto di Belletta con la WT è previsto per maggio
Il debutto di Belletta con la WT è previsto per maggio
Hai notato differenze di corsa tra le prime gare in Jumbo-Visma Development Team e questa?

Correndo con la Jumbo siamo abituati a controllare la corsa e ad essere sempre nelle prime posizioni del gruppo, parlare con i compagni alla radio e andare all’ammiraglia. Tutte cose che arrivando dal mondo juniores non si sanno fare, ma che crescendo in questo team mi hanno subito insegnato e trasmesso. Sotto quel punto di vista ero già abbastanza preparato. 

Ora che fai?

Sto a casa un po’ di giorni, poi vado in ritiro con la squadra e da lì riprendo ad allenarmi in modo più continuativo e impegnativo. In generale alterniamo periodi in cui facciamo molte gare a periodi dove recuperiamo e ci alleniamo.

Prossimi obiettivi?

Spero che Marino Amadori mi tenga in considerazione per qualche corsa a tappe all’estero perché ci tengo ad indossare la maglia azzurra. A breve farò il debutto con la squadra WT, dovrebbe essere nel mese di maggio. Dopodiché il mio obiettivo è quello di fare bene alla Parigi-Roubaix Espoirs. Un po’ per riscattare quello che è successo alla squadra maggiore quest’anno. Noi ragazzi Jumbo ci crediamo e vogliamo portare una maglia gialla sul gradino più alto del podio. Dopodiché si vedrà, il programma di corsa ce l’ho ma preferiamo adattarlo e vedere come si evolve la stagione in base al mio andamento. 

Mattio in libera uscita, una domenica tornando alla mtb

28.03.2023
5 min
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Alla partenza della Granfondo del Muretto di Alassio, una delle classiche del calendario d’inizio stagione per la mtb, c’era una maglia gialla e nera, inconfondibile. La scritta Jumbo-Visma, quella che Van Aert, Roglic e Vingegaard stanno portando trionfante sotto una marea di traguardi del WorldTour. A indossarla con orgoglio, Pietro Mattio, uno dei due giovani talenti (l’altro è Dario Igor Belletta) che lo squadrone olandese ha precettato lo scorso anno inserendoli nel proprio Development Team.

La presenza di Mattio non è una sorpresa di per sé, il piemontese proviene proprio dalla mtb e fino allo scorso anno abbinava con profitto le due discipline, vestendo in entrambe la maglia della nazionale. Poi però aveva fatto una scelta, privilegiando la strada e sulle ruote grasse non si era visto più. Fino a domenica scorsa.

«Ho pensato – racconta Mattio – che per allenamento alla domenica potevo fare qualcosa di diverso. Venivo da una corsa a tappe ed ero in fase di recupero, ma con gambe molto buone. La squadra per marzo non prevede altri impegni per me, così ho pensato di inserire questa gara per avere uno stimolo agonistico».

Mattio al traguardo di Alassio. Ha chiuso 20°, a 10’56” dal vincitore Gioele De Cosmo (Gammafoto)
Mattio al traguardo di Alassio. Ha chiuso 20°, a 10’56” dal vincitore Gioele De Cosmo (Gammafoto)
Il team quindi non è contrario a uscite in altre discipline?

No, chiaramente ho comunicato la mia intenzione e non c’è stata alcuna contrarietà. Hanno dato libertà per qualche sortita a me come a Belletta per la sua attività su pista, ma non ci siamo solo noi. Nel team maggiore ad esempio c’è Milan Vader è che uno dei migliori biker olandesi e punta a partecipare a Parigi 2024, poi dell’attività di Van Aert nel ciclocross tutti sanno tutto…

Come ti stai trovando nel team?

Molto bene, più che una squadra è una famiglia. E’ un po’ ormai che giro con loro e mi accorgo che siamo coccolati, forse perché siamo i più giovani e vogliono introdurci poco a poco. Gestiscono davvero tutto come per il team maggiore, d’altro canto molti coach sono gli stessi che fanno la spola fra le due squadre.

Mattio, 19 anni a giugno, ha un contratto per 2 anni. Finora su strada ha corso 6 giorni in Croazia
Mattio, 19 anni a giugno, ha un contratto per 2 anni. Finora su strada ha corso 6 giorni in Croazia
Una cosa che si notava del vostro team WorldTour è la tendenza a controllare sempre la corsa. Fate così anche voi?

Direi proprio di sì, come avviene per la squadra maggiore. Ci insegnano a stare davanti il più possibile, a tenere sempre la gara sotto controllo. La nostra è una squadra costruita principalmente per le corse a tappe, quindi l’imperativo è impedire che ci siano azioni che sconvolgano i piani, che si perdano minuti stupidamente. Io infatti ho imparato a stare sempre fra i primi del gruppo, il che significa essere sempre concentrato.

Come ti sei trovato domenica ad Alassio?

Erano tre mesi che non affrontavo una gara di Mtb, l’avevo usata solo per uscire dalla routine della strada, facendo uscite di massimo un’ora. Ho visto che all’inizio soprattutto avevo perso un po’ la mano dal punto di vista tecnico. Inoltre c’è da dire che il giorno prima avevo sostenuto una seduta di allenamento abbastanza importante, quindi all’inizio ho faticato, poi gli altri non è che andassero piano, anzi…

Mattio Verona 2022
La vittoria di Mattio nella Verona Mtb International dello scorso anno
Mattio Verona 2022
La vittoria di Mattio nella Verona Mtb International dello scorso 27 anno
Avversari e pubblico ti hanno detto qualcosa a proposito della maglia che indossavi?

Effettivamente mi sono accorto che molti mi guardavano, qualcuno mi ha riconosciuto, ho sentito lungo il tracciato anche gente che faceva il tifo per me. Io comunque posso dire che la corsa l’ho interpretata in maniera seria.

Pensi di farne altre?

Vedremo in base al calendario ma credo proprio di sì, nei periodi di stacco vorrei fare qualche altra prova, sono sicuro che andrei ancora meglio. In squadra sono favorevoli, se non interferisce con la preparazione e le gare su strada né con lo studio.

A proposito, tu quest’anno hai gli esami…

Infatti e la cosa influisce non poco sulla mia attività. Con la squadra si è deciso un programma abbastanza soft fino a giugno-luglio, vogliono lasciarmi tranquillo e ci tengono che mi concentri sullo studio. Nel programma ho una corsa a tappe intorno a Pasqua, poi un paio di classiche a maggio e un’altra corsa a tappe a giugno. Sicuramente nella seconda parte l’attività sarà intensificata, ma a quel punto avrò la mente più libera.

Pietro Mattio è passato quest’anno allo Jumbo-Visma Development Team: 15 atleti da 8 diverse nazionalità
Pietro Mattio è passato quest’anno allo Jumbo-Visma Development Team: 15 atleti da 8 diverse nazionalità
Finora hai notato cambiamenti in te stesso dopo questi primi mesi alla Jumbo-Visma?

Sì, soprattutto sul motore. Non è solo questione di età, si vede che la preparazione e soprattutto il modo di interpretare il mestiere stanno influendo su di me. I carichi di lavoro sono aumentati, sicuramente è diverso rispetto a quel che vedo per altri under 23. I miglioramenti ci sono, spero che presto portino anche risultati.

Che cosa ti aspetti ora?

Se mi chiedete qualche gara non ne posso citare nessuna, perché quest’anno penso solo a migliorare e continuare ad apprendere. Di obiettivi se ne parlerà il prossimo anno, ora è troppo presto, sono concentrato su quel che mi aspetta, so che devo imparare da ogni punto di vista, in bici e sui banchi…

EDITORIALE / La prima di Hagenes: una via replicabile?

13.03.2023
5 min
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Per Strand Hagenes, norvegese di 19 anni, ha vinto ieri la sua prima corsa da professionista in maglia Jumbo Visma Development: la Albert Achterhes Profronde Van Drenthe. Ha staccato di 8 secondi Tobias Lund Andresen, Adam De Vos e Florian Vermeersch. La volata del gruppo alle loro spalle è stata vinta invece da Sam Welsford, il velocista sbocciato quest’anno con due vittorie alla Vuelta a San Juan.

Talento predestinato

Che Hagenes fosse un bel talento lo avevamo capito già nel 2021, quando vinse il mondiale juniores su strada a Leuven, dopo essere arrivato secondo all’europeo e aver vinto la Corsa della Pace Juniores. La Jumbo Visma ci aveva messo già sopra gli occhi e lo scorso anno lo ha inserito nella sua Development, facendolo correre quasi esclusivamente fra gli under 23.

Nel 2021 a Leuven, Per Strand Hagenes ha vinto il mondiale juniores: anticamera del passaggio alla Jumbo Visma Development
Nel 2021 a Leuven, Hagenes ha vinto il mondiale juniores, prima di passare alla Jumbo Visma Development

La prima vittoria è arrivata il 3 aprile del 2022, alla sesta corsa: una semitappa nel Le Triptyque des Monts et Chateaux, chiuso al secondo posto dietro Paleni, altro talento in rampa di lancio con la maglia della Groupama-FDJ Conti. Poi lo abbiamo visto terzo al Giro del Belvedere, lottare al Tour de Bretagne e fare la prima corsa tra i pro’ il 21 maggio: 42° alla Veenendaal Classic.

Primo anno in crescendo

Di lì ancora fatica ed esperienza alla Corsa della Pace, fino alla seconda vittoria dell’11 giugno in una tappa del Raiffeisen Oberosterreich Rundfahrt in Austria. E da quel momento la velocità è aumentata. Sesto e 13° nei campionati nazionali di crono e strada con i professionisti. Partecipazione al Sazka Tour, ancora con i grandi. Tour de l’Avenir, con due podi. E verso fine stagione il 13° posto ai mondiali U23 di Wollongong, la partecipazione al Giro dell’Emilia e alla Tre Valli Varesine inserito nella WorldTour e ultima corsa di stagione il 9 ottobre con la vittoria nella Parigi-Tours Espoirs.

In tutto 40 giorni di corsa al primo anno, con 6 gare a tappe e 3 vittorie, avendo compiuto 19 anni a luglio.

La vittoria di ieri, ottenuta peraltro in una giornata fredda e bagnata riallaccia il filo, ma lancia Hagenes in uno scenario 2023 leggermente diverso. C’è stato uno scatto. La sua prima corsa 2023 è stata infatti la Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Poi una di elite/U23, quindi il norvegese è tornato di nuovo tra i pro’ con il GP Pierre Monseré, fino al successo di ieri.

Lampi di azzurro

Quel che ci interessa capire e che approfondiremo nel corso dell’anno, avendo la possibilità di osservare la situazione, è se il cammino di Per Strand Hagenes sia figlio della sua eccezionalità o sia qualcosa di ripetibile anche per gli azzurrini che da quest’anno si sono trasferiti nelle continental del Nord.

Non è passato inosservato infatti che ieri Francesco Busatto della Circus Reuz (devo team della Intermarché) sia arrivato secondo alla Le Get UP Cup di Aywaille, che si corre sulle strade della Liegi-Bastogne-Liegi, alle spalle del compagno Faure Prost. Così come che Noviero Raccagni, passato alla Continental Soudal Quick Step, si sia piazzato terzo nella olandese Dorpenomloop Rucphen di 179 chilometri, vinta da Laurenz Rex. E la stagione è iniziata anche per Mattio e Belletta, entrambi compagni di Hagenes alla Jumbo Visma Development, che hanno preso parte a due corse in linea e all’Istrian Spring Trophy.

Team italiani allineati

Tutti loro si sono avviati sulla stessa falsariga di Hagenes, seguendo uno schema collaudato che a detta dei loro tecnici porterà allo sviluppo necessario perché si inseriscano nei rispettivi team WorldTour. Lo stesso schema attuato da Lorenzo Germani in Francia che, dopo due anni in continental, è sbarcato quest’anno nella Groupama-FDJ dei grandi. Lo stesso intrapreso finora dalla Colpack (ieri in Istria, secondo posto per Davide Persico) e dalla Technipes, due continental di casa nostra (in Istria c’erano anche la Eolo e la Green Project, squadre professional).

Sarà interessante nei vari step della stagione verificare la crescita dei ragazzi partiti e quella di coloro che sono rimasti, in base all’attività proposta. E renderci conto se qualche Hagenes ce l’abbiamo anche noi e si possa lavorare in modo diverso per tirarlo fuori o vada bene così.

Mattio e i primi mesi nell’universo Jumbo-Visma

23.02.2023
5 min
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Pietro Mattio ha la voce di chi ha appena visto un trucco di magia e ancora deve spiegarsi bene cosa sia successo. Il ragazzino piemontese è passato dalla Vigor Cycling al team development della Jumbo-Visma. Un primo ma importante passo nella sua crescita da corridore e anche da uomo. Non è l’unico italiano del team, oltre a lui c’è Dario Igor Belletta

«Sono stati mesi completamente diversi dal solito – esordisce il cuneese – arrivavo da una piccola squadra di paese dove conoscevo tutti. Ora sono in un team enorme dove tutto è curato nei minimi particolari ed il mio unico pensiero è andare in bici».

Da junior Mattio ha corso al Team Cycling Vigor: qui alla Roubaix in maglia azzurra (foto Instagram)
Da junior Mattio ha corso al Team Cycling Vigor: qui alla Roubaix in maglia azzurra (foto Instagram)

Primi mesi diversi

E’ con curiosità che guardiamo insieme a Mattio alla sua nuova avventura. Le cose sono cambiate molto, ma gradualmente, così da permettere ai nuovi arrivati come lui di trovare il proprio ritmo. 

«La prima volta che sono venuto in Olanda – spiega – è stato ad ottobre ed ho iniziato a conoscere tutto lo staff. Avevo già incrociato alcuni di loro al mio stage di luglio in Slovenia, un primo e piccolo assaggio di quello che avrei fatto. Gli allenamenti, in questi primi mesi, sono stati differenti: più blandi e con poca bici».

Il piemontese ha avuto modo di partecipare ad un ritiro della Jumbo Visma development nel luglio del 2022
Il piemontese ha avuto modo di partecipare ad un ritiro del team olandese nel luglio del 2022
Vi siete incontrati anche successivamente?

Abbiamo fatto un secondo ritiro, quello di gennaio in Spagna, insieme a noi c’erano anche i corridori del team WorldTour. Alloggiavamo nello stesso hotel, ma li abbiamo visti poco, gli ultimi giorni alcuni sono partiti per le prime corse mentre altri sono rimasti con noi. E’ stato bello, perché con meno stress erano più liberi ed abbiamo parlato tanto, ho visto cosa vuol dire avere un progetto di crescita. I ragazzi che erano rimasti con noi sono passati dal team development, ho avuto la sensazione di continuità.

Quando avete iniziato a spingere un po’ di più?

Nel secondo ritiro, a febbraio dove eravamo solo noi ragazzi del team development. 

Il modo di lavorare è cambiato tanto?

Sì, senza dubbio. Ho messo nelle gambe allenamenti completamente diversi, con tanti chilometri, cosa che prima non avevo mai fatto. L’organizzazione è impressionante, ogni mattina arrivava una mail con il programma da svolgere, è tutto perfetto. 

Per Mattio l’ambientamento nella nuova squadra non è stato complicato (foto Jumbo Visma)
Per Mattio l’ambientamento nella nuova squadra non è stato complicato (foto Jumbo Visma)
Che metodi differenti hai trovato?

Si esce e si fanno tanti lavori specifici, in Italia ho sempre svolto molti allenamenti al medio, qui pochissimi. Si curano più la soglia ed il VO2Max. Il passaggio a questo nuovo modo di allenarmi è stato graduale. 

Quanti giorni siete rimasti nel ritiro a febbraio?

Una decina, c’è stato abbastanza tempo per provare un po’ tutto, anche se i ragazzi più grandi hanno già distanze superiori nelle gambe. Gli allenamenti spaziavano tanto: dalle volate, alle simulazioni gara e abbiamo preso anche la bici da cronometro. 

Che effetto ti ha fatto avere accanto compagni da tutto il mondo, o quasi?

Mi ha dato un senso di internazionalità incredibile. All’inizio ho fatto fatica a comunicare con loro perché l’inglese lo parlo poco. Pian piano sono migliorato, anche grazie alla presenza di Dario (Belletta, ndr) che è più bravo di me. 

Siete tutti allo stesso livello?

Non saprei. Sicuramente posso dire che loro vanno davvero forte, c’è da lavorare tanto per raggiungere quel livello. Domani (oggi, ndr) tre dei nostri compagni sono al Gran Camino: Boven, Staune-Mittet e Van Belle. Chiederò loro com’è il professionismo, faranno da talpe e spieranno il mondo dei grandi. 

Nuovi compagni e rapporti da costruire, il ritiro di gennaio è servito anche per conoscersi (foto Jumbo Visma)
Nuovi compagni e rapporti da costruire, il ritiro di gennaio è servito anche per conoscersi (foto Jumbo Visma)
Per la bici nuova come vi siete organizzati?

All’inizio ci hanno lasciato le misure che avevamo sulle bici vecchie. Poi con l’arrivo delle nuove scarpe abbiamo fatto un bike fit ed aggiornato la posizione, trovandone una migliore (in apertura il bike fitting, foto Jumbo Visma). Lo stesso con la bici da crono. 

L’avevi già usata in precedenza?

Davvero poco, ho fatto solo due gare a cronometro e la posizione era un po’ così, alla buona. Ora la sto usando tanto, anche in ritiro l’ho già presa quattro o cinque volte e dal prossimo mese me la spediranno a casa. 

Com’è allenarsi a cronometro?

Una bella novità. E’ molto differente, è una gara diversa dove non hai molta tattica, solo il fiatone a scandire i ritmi. 

Nuovi metodi di allenamento, più qualità e meno quantità (foto Jumbo Visma)
Nuovi metodi di allenamento, più qualità e meno quantità (foto Jumbo Visma)
E con i rapporti liberi?

Avevo già iniziato ad usarli l’anno scorso per adattarmi alla nuova categoria. Anche se, devo essere sincero, ho fatto un po’ di fatica a tirare i rapporti lunghi, soprattutto i primi giorni. 

Il calendario lo avete già stabilito?

Correrò la prima gara in Croazia, l’uno marzo: l’Umag Trophy. Poi il cinque marzo, sempre in Croazia il Porac Trophy. 

E l’esordio in Italia?

A fine settembre al Giro del Friuli. La squadra aveva pensato di farmi correre il Recioto ed il Belvedere, ma alla fine hanno preferito farmi fare più corse a tappe. Ne correrò tre da marzo a giugno e poi sotto con la maturità.