Negli occhi e nel cuore abbiamo ancora le immagini di Sonny Colbrelli che annuncia il suo ritiro dal ciclismo. Uno di quei momenti che allo stesso tempo è amaro e dolce, come uno schiaffo dato da una persona amata. Al fianco di Colbrelli, nella gremita sala FSA, c’era anche Jonny Moletta, in arte “Jonny Mole”. Il designer veneto è stato chiamato in causa durante la conferenza stampa per presentare il nuovo marchio del “cobra”. Si tratta di un nuovo inizio per entrambi, che di strada nel mondo del ciclismo ne hanno fatta molta, anche se non nella stessa maniera.
«La mia passione per il design – racconta Moletta – nasce implicitamente dall’amore per il ciclismo. Quando correvo da ragazzino, avevo la passione di personalizzare il mio mezzo, domenica dopo domenica. In questo modo tra passione e voglia di lasciare il segno, ho iniziato a farlo diventare un lavoro».
L’incontro con Sonny
Sonny Colbrelli e Jonny Moletta si sono incontrati tanto tempo fa, quando la carriera del “cobra” era all’inizio, mentre Jonny si stava affermando come designer.
«Era il 2012 e Sonny (Colbrelli, ndr) – racconta – era da poco diventato professionista. Stavamo allestendo una squadra per la 24 ore di Feltre, nel regolamento c’era una clausola che permetteva di partecipare anche ai corridori professionisti. Ai tempi Colbrelli era appena passato in Bardiani e io sentii Mirko Rossato, che mi consigliò di portare proprio lui. Mi ricordo subito la sua grande caparbietà, era instancabile e super disponibile. In poco tempo è nato subito un bel rapporto di amicizia e stima reciproca. Dopo ogni gara gli ho sempre scritto e lui non ha mai mancato di rispondere ai miei messaggi. La sua evoluzione è stata incredibile, direi fenomenale, e l’apice nemmeno a dirlo lo ha raggiunto nel 2021 all’europeo di Trento. Sulla salita finale ha resistito a Evenepoel in maniera incredibile mostrando la vera grinta del cobra».
10 anni “a tutta”
Viene da chiedersi come abbia vissuto Jonny quell’addio, come detto anche da lui, vissuto dietro le quinte. Il designer veneto ha vissuto la conferenza stampa da dietro le quinte, come ha ammesso lui stesso. Quando è stato chiamato a presentare il nuovo logo di Sonny Colbrelli lo ha fatto in modo sbrigativo. Ma nel momento in cui ci si accorge della profondità del pensiero e delle qualità lavorative è giusto lasciare spazio.
«Ho accompagnato Colbrelli da inizio carriera fino a questa svolta (dice ripescando nel ricordo di quel tardo pomeriggio, ndr). In Sonny ho visto tanta maturità, una cosa rara da trovare nei ciclisti che si trovano a smettere così all’improvviso. Il mio grande rapporto con FSA e con Colbrelli mi ha permesso di dare il mio contributo a questa storia che merita di essere raccontata, in tutti i modi».
La nuova firma
Sonny Colbrelli, insieme ad una nuova pagina della sua vita, si appresta a lasciare una nuova firma nel mondo. E se è vero che pedalare non sarà più il suo lavoro, il “cobra” ha avuto la capacità di reinventarsi. E’ toccato allora a “Jonny Mole” il compito di trovare un nuovo modo per permettere a Colbrelli di lasciare il segno.
«Sonny – riprende a raccontare Moletta, come guidato ciecamente dai ricordi – aveva bisogno di rimettere in ordine la propria immagine. Per prima cosa, nel nuovo marchio, non c’è più la sigla “SC” ma il nome è per intero. Per renderlo ancora più personale, senza limitarsi ad un codice. Questo nasce anche dal fatto che Colbrelli firmerà le 71 bici limited edition di Merida e probabilmente nasceranno anche altri prodotti. E’ un logo più da “imprenditore” che però non perde le caratteristiche principali di Sonny. Il cobra rimane un simbolo forte ed anche il modo nel quale è disegnato testimonia questa caratteristica».
Stessa forza ed aggressività
«Il cobra disegnato nella grafica – conclude – non perde le caratteristiche di quello precedente: bocca spalancata a mostrare i denti aguzzi pronti a mordere. Anche l’occhio ha intrinseca una grande aggressività, la “corona” sul collo, spalancata come se l’attacco del rettile fosse imminente va di pari passo. L’idea era quella di ricordare quello che è stato da corridore, forte, pungente e di grande stile. Graficamente il lavoro di aggregazione che abbiamo fatto, porta il nome di Colbrelli su due linee ben distinte. Il nome, inoltre, è inclinato, per dare un senso di dinamicità e di velocità.
«I caratteri sembrano aggraziati, ma anche questi, se guardati bene, sono “pungenti”. Si tratta di un modo di celebrare quello che Colbrelli ha fatto nel ciclismo, ricordando che le sue qualità non mancheranno anche una volta iniziata questa nuova vita».