Yates e Almeida, ci si gioca tutto in 16 chilometri

15.06.2024
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A prescindere da come finirà il Giro di Svizzera e la sfida (sperando che ci sia) fra i due compagni di squadra Adam Yates e Joao Almeida nella cronoscalata finale, c’è chi è già più che contento. E’ chiaro che la Uae Team Emirates porta a casa un prestigioso trofeo, ma soprattutto è soddisfatto Joxean Matxin, lo stratega della formazione che pensa già al Tour, dove ci saranno entrambi e dove entrambi saranno al servizio di Pogacar.

Yates e Almeida hanno fatto il vuoto, ancora una volta. Segno di una condizione già ideale per il Tour
Yates e Almeida hanno fatto il vuoto, ancora una volta. Segno di una condizione già ideale per il Tour

Una marcia in più

La loro condizione è evidentemente quasi al top, anche nella tappa con arrivo a Villars sur Ollion non si sono mai minimamente preoccupati né della fuga iniziale, né del lavoro della Ineos con Rivera che macinava chilometri portandosi dietro Bernal e Pidcock. Negli ultimi 3 chilometri hanno cambiato marcia per andarsi a giocare la vittoria di tappa. In tre giorni due successi per il britannico e uno per il lusitano, ma il conteggio è fallace visto che i due sono arrivati insieme e l’ordine di arrivo è dato solo dalla casualità della fotocellula.

Matxin, come detto era stato chiaro: «Tutti coloro che andranno al Tour sanno che dovranno correre per Tadej, ogni altra opzione è secondaria e dipenderà dallo sloveno». Avere luogotenenti simili, capaci di fare la differenza è per il trionfatore del Giro una garanzia ulteriore per andare a caccia della mitica doppietta. C’è però un sottotesto: con corridori in queste condizioni non è comunque da scartare anche la costruzione di un “piano B” nel caso non tutto vada come si deve per il campione vincitutto.

Bernal continua a rimanere coperto, ma è intanto terzo in classifica. Sarà protagonista al Tour?
Bernal continua a rimanere coperto, ma è intanto terzo in classifica. Sarà protagonista al Tour?

Sfida aperta su 16 chilometri

C’è però un Giro di Svizzera da onorare fino alla fine. La partita fra i due è aperta, c’è una cronoscalata ancora da affrontare con 16 chilometri che decideranno il vincitore finale. Yates ha nei confronti di Almeida 31”. Pochi? Tanti? Il portoghese ha di certo una propensione maggiore per le sfide contro il tempo e da quel che si è visto anche una condizione che raramente ha raggiunto, altrimenti non si spiegherebbe come sia stato lui a forzare l’andatura alle spalle dell’austriaco Felix Gall, per andarlo a riprendere, chiamando addirittura il compagno, rimasto con Skjelmose e Kelderman, per andare via insieme.

Fatto il vuoto alle loro spalle c’era da decidere chi doveva vincere, ma i due non si sono posti il problema: «Nessuno ha chiesto all’altro di lasciarlo vincere – ha detto Yates dopo l’arrivo – ci siamo semplicemente detti di arrivare insieme, perché avevamo vinto insieme. Joao è un’ottima persona, un compagno ideale. E’ in ottima forma e potrebbe facilmente vincere. E’ una situazione strana, magari domani questi 4 secondi risulteranno decisivi, ma ripeto, è stato frutto del caso. Io spero di poter vincere ancora, anche lui lo spera, è giusto che ce la giochiamo ad armi pari onorando la nostra maglia».

Staune-Mittet ancora non ha vinto quest’anno, ma sta crescendo a vista d’occhio
Staune-Mittet ancora non ha vinto quest’anno, ma sta crescendo a vista d’occhio

Un confronto nel segno del rispetto

Da parte sua Almeida è sulla stessa lunghezza d’onda, il che lascia aperta la tappa finale a qualsiasi esito: «Finché facciamo primo e secondo siamo entrambi felici, fra noi c’è pieno rispetto reciproco, lavoriamo per un fine comune. Io ovviamente voglio fare di tutto per conquistare la vittoria finale, so di avere un bel distacco ma so anche che la frazione conclusiva può favorirmi. Noi abbiamo costruito la corsa come meglio non si poteva, domani possiamo divertirci e vinca il migliore, sicuramente chi sarà secondo sarà comunque contento».

Non c’è però solo la Uae e questo Giro di Svizzera un po’ schiacciato dalla squadra numero uno al mondo lo scorso anno mette in mostra anche altri corridori, qualcuno di quei giovani che cercano i raggi del sole. Uno di questi è Johannes Staune-Mittet, norvegese che conosciamo bene vista la sua vittoria al Giro Next Gen dello scorso anno. Oggi è entrato nella fuga di giornata ma poi si è sorbito 55 chilometri di fuga solitaria e quando a una quindicina dal traguardo aveva ancora oltre un minuto e mezzo, qualcuno dei mammasantissima ha iniziato anche a preoccuparsi…

Il giovane yankee Riccitello, chiare origini italiane, molto forte in salita
Il giovane yankee Riccitello, chiare origini italiane, molto forte in salita

I giovani emergenti

«E’ stato un bello sforzo e comunque sia andata io sono soddisfatto – ha dichiarato all’arrivo – Erano tanti chilometri, l’arrivo in salita era troppo importante per chi lotta per la vittoria finale, ma intanto credo di aver fatto qualcosa d’importante. E’ il mio primo anno nel WorldTour e c’è tanto da imparare, verranno occasioni anche per me per emergere».

Un altro da tenere d’occhio è Matthew Riccitello. Il cognome non deve trarre in inganno, viene dall’Arizona, anche lui come il norvegese della Visma-Lease a Bike ha 22 anni e fa parte di quella nidiata di talenti pescati dalla Israel nel nuovo ciclismo a stelle e strisce, come quel Sheehan che lo scorso anno sorprese tutti alla Parigi-Tours: «E’ stata dura tutto il giorno – ha detto lo statunitense che ha chiuso 3° a 14” dalla coppia regina – Sull’ultima salita ho provato a tenere Yates ma ero un po’ stanco. Comunque è stata una buona giornata, la condizione è solida e comincio ad abituarmi a stare in mezzo ai grandi. Il podio finale è lontano oltre un minuto, forse un po’ troppo, ma voglio dare qualcosa al team che mi ha supportato molto in questa corsa».

Per Cavendish la notizia arrivata in corsa della nomina a baronetto da parte di Carlo III
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Finita la corsa, si torna nei ranghi…

Quella sua, come per Bernal che è terzo e zitto zitto continua a progredire, o come per Skjelmose, il campione uscente che vuole abdicare con l’onore delle armi, sarà un’altra corsa rispetto a quella della “premiata coppia”. Alla fine si vedrà chi alzerà la coppa, poi però si tornerà nei ranghi: c’è un Tour da vincere e l’uomo per farlo, in casa Uae, non è in Svizzera…

Nordhagen, un solo anno con i piccoli, poi dritto nel WorldTour

10.04.2024
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NEGRAR DI VALPOLICELLA – Se si vuole trovare un fil rouge che possa unire gli ultimi talenti emergenti nel devo team della Visma Lease a Bike dovremmo pensare alla bandiera norvegese. L’anno scorso sulle strade del Belvedere e del Recioto avevamo conosciuto Johannes Staune-Mittet. Nel 2024 è toccato a Jorgen Nordhagen

Se poi si vuole scavare più a fondo, vi basta sapere che entrambi i talenti del team olandese arrivano dallo sci di fondo. Nordhagen, in particolare, è stato campione nazionale juniores. Chissà se anche il classe 2005 si imporrà nel Giro Next Gen come fece Staune-Mittet l’anno scorso

Nordhagen pochi mesi si è laureato campione nazionale juniores nello sci di fondo (foto Graeme Williams)
Nordhagen pochi mesi si è laureato campione nazionale juniores nello sci di fondo (foto Graeme Williams)

Lo sci come preparazione

Ce lo aveva raccontato anche Staune-Mittet di come lo sci di fondo potesse essere un buon metodo di preparazione invernale. A dar man forte a queste parole erano arrivate quelle di Dario Igor Belletta, che nell’inverno del 2023 si era trovato a fare sci di fondo nel ritiro della Jumbo-Visma. 

«E’ sempre utile fare sci di fondo – dice Nordhagen – perché da noi in Norvegia durante il periodo invernale non si può andare in bici. Questa diventa, quindi, una delle attività più vicine allo sforzo che si trova nel ciclismo. Sono uscito dalla stagione dello sci con buone sensazioni, ora la condizione sta crescendo e vedremo come andrà. Dello sci di fondo mi piace il volume che si riesce a fare, mentre del ciclismo mi piace l’esplosività nel breve periodo. Sono due cose che riesco a trasportare tra una disciplina e l’altra».

Nordhagen alla partenza del Recioto, il norvegese correrà un solo anno nel devo team della Visma
Nordhagen alla partenza del Recioto, il norvegese correrà un solo anno nel devo team della Visma
Nel 2023 hai vinto tante gare tra gli juniores, e tutte diverse, ma quali sono le tue preferite?

Sicuramente quelle dure, con salite lunghe. In particolare mi piacciono le corse a tappe, dove viene fuori la forza con il passare dei giorni. 

Sei molto forte anche a cronometro e hai vinto una corsa impegnativa come l’Eroica Nations Cup…

Penso che per essere competitivi oggi serva essere un corridore a tuttotondo. Non si può lasciare indietro nessun tipo di dettaglio per diventare un grande ciclista. Bisogna crescere e fare meglio gara dopo gara. Lo vediamo da corridori come Vingegaard e Pogacar, che vincono i Grandi Giri e si mettono in evidenza nelle Classiche. 

E’ un corridore che va forte anche a cronometro
E’ un corridore che va forte anche a cronometro
Hai nominato Vingegaard, tu hai già un contratto di 3 anni con il team WT, a partire dal 2025.

Mi aspetto di crescere tanto, migliorare e di poter pedalare e allenarmi con Vingegaard e altri grandi ciclisti che corrono nel team. Voglio cogliere questa possibilità di crescere e progredire come atleta. 

Una cosa che ti piacerebbe imparare da lui?

La sua attenzione anche al più piccolo dei dettagli e di fare sempre meglio anno dopo anno. 

Nordhagen da junior ha vinto tante gare e tutte diverse, dimostrandosi un corridore completo (foto Instagram)
Nordhagen da junior ha vinto tante gare e tutte diverse, dimostrandosi un corridore completo (foto Instagram)
Un solo anno nel devo team non è poco?

Potrebbe sembrare, non lo so sinceramente. Voglio correre con i ragazzi di questa squadra e vedere come andrà la stagione. Il prossimo inverno mi allenerò a tempo pieno in bici e con il team WorldTour.

In gara che tipo di corridore sei?

Mi piacciono le corse dure, e non essendo molto veloce negli sprint preferisco arrivare da solo. Se c’è una salita voglio farla al massimo, per staccare tutti gli altri. O comunque vedere chi ha le gambe migliori. Se si arriva in volata non ho molte possibilità di vincere (conclude con una risata, ndr).

Due mesi di fuoco per Amadori, tra Glasgow e Avenir

27.06.2023
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«Per una volta la trasferta era vicino a casa – esordisce così il cittì Amadori in riferimento al campionato italiano under 23 – 30 minuti di macchina ed ero lì. Ho anche seguito la gara dalla moto, un modo per vivere la corsa da dentro. Il campionato italiano è uscito tecnicamente bello e impegnativo, tirato insomma. I ragazzi se le sono date per tutto l’arco della corsa, hanno gareggiato a viso aperto (in apertura il podio, foto Mario Zannoni). Come presumibile chi usciva dal Giro Next Gen aveva qualcosa in più, lo testimonia la vittoria di Busatto».

Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)
Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)

Un passo indietro

Il Giro Next Gen si è concluso da poco più di una settimana, Staune-Mittet ha vinto, e dopo la tappa dello Stelvio era già abbastanza chiaro il suo dominio. Il norvegese si è fatto carico degli oneri della maglia rosa custodendola fino alla fine. Gli italiani non hanno tuttavia sfigurato, il sesto posto di Martinelli ed i piazzamenti di tappa hanno dato al cittì del materiale su cui lavorare. 

«Ci siamo difesi bene – ammette – partendo dalla classifica direi che il sesto posto di Martinelli non è da buttare, anzi. La sfortuna ci ha privato di Pellizzari, il quale sulla carta era un ragazzo che poteva ambire al podio. Sarebbe stata la strada a parlare, ma una sua sfida con i grandi avrebbe fatto piacere.

«Se guardiamo tappa per tappa – continua – le cose sono andate molto meglio. I ragazzi hanno sofferto molto nella cronometro, l’unico buon risultato è stato quello di Busatto, sedicesimo. Per quanto riguarda le altre frazioni, non mi lamento. Sono andati molto bene con una vittoria di tappa e tanti piazzamenti. I due tapponi di montagna ci hanno visti in qualche modo protagonisti, con il quarto posto di Martinelli sullo Stelvio e di Cretti a Cansiglio. Non dobbiamo dimenticare che il parterre era di altissimo livello, questi atleti li vedremo anche al Tour de l’Avenir».

Due mesi di fuoco

Il tutto in vista degli impegni futuri, che saranno costruiti dal ritiro di Sestriere, per il quale si partirà il 9 luglio. Amadori passerà gran parte della sua estate in trasferta, il periodo si farà caldo non solo per il clima ma soprattutto per gli appuntamenti. 

«Dal 9 luglio – racconta Amadori – faremo un primo blocco di lavoro per il mondiale di Glasgow. Partiremo poi in direzione Francia per correre una breve gara a tappe e lì avrò le mie risposte. Il mondiale, che si correrà il 12 agosto, sarà il primo obiettivo. Senza dimenticare il Tour de l’Avenir, per il quale lavoreremo nella seconda parte del ritiro di Sestriere. Eccezionalmente questo evento è stato spostato al 20 agosto».

I giorni del Giro Next Gen hanno confermato al cittì della nazionale under 23 un fatto già noto: i devo team delle squadre WorldTour stanno scavando un solco

«Queste squadre giovanili – afferma – sono tanta roba. Programmano la stagione con obiettivi e allenamenti mirati. Hanno un modo di lavorare uguale a quello delle squadre superiori con l’obiettivo di far crescere i loro ragazzi con gare di un certo livello. Busatto ne è l’esempio più grande. Ma di ragazzi che si giovano di questo metodo ce ne sono altri, basti vedere come hanno corso il campionato italiano Belletta e Mattio, entrambi nel devo team della Jumbo-Visma».

Strade diverse

Mondiale e Tour de l’Avenir presentano tante differenze, difficile che corridori adatti come fisionomia al percorso di Glasgow possano essere protagonisti poi in Francia. Le strade da percorrere quindi sono divise, obiettivi diversi e quindi preparazioni differenti. Quello che si è notato nelle ultime gare, Giro Next Gen su tutti, visto anche il cambio di regolamento per i corridori da schierare, è che non ci sia più spazio per distinguere tra under 23 e professionisti

«Forse – dice Amadori – gli unici due che possono correre mondiale e Avenir sono Romele e Busatto. Il percorso di Glasgow si addice molto ai nostri ragazzi, su tutti loro due, ma penso anche a De Pretto o Bruttomesso. Poi c’è anche da fare un paragone su chi verrà a giocarsi la gara delle altre nazionali. Segaert è a tutti gli effetti un professionista, basta vedere cosa ha fatto ai campionati nazionali, sia a crono che in linea. Kooij è un altro corridore che potremmo avere come avversario. E’ chiaro che davanti a scelte simili noi ci adegueremo, il confine tra under 23 e professionisti è ufficialmente caduto. Noi abbiamo dei ragazzi under 23, che corrono già con i professionisti, che possono essere utili alla causa. Per il mondiale ho in mente Buratti e Milesi, per l’Avenir Piganzoli». 

Parentesi Stelvio

Sulle strade del Giro Next Gen il cittì Amadori era presente, ed ha assistito in prima persona al disastro dello Stelvio. Un suo parere è d’obbligo in situazioni delicate come questa. 

«La prima cosa che mi viene da dire – spiega – è che bisogna voltare pagina. E’ stata un’esperienza negativa che è servita a far capire a tutti che bisogna essere professionali a 360 gradi. Si è trattata di una concausa di errori e altre cose superficiali, reputo i ragazzi come ultimi nella fila delle persone che hanno sbagliato. Prima viene chi li ha messi in quelle condizioni».

Jumbo verso la terza rosa? Ecco cosa rispondono

23.06.2023
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Qualche giorno fa a Trieste al termine del Giro NextGen ci è venuta in mente subito una suggestione. Dopo il trionfo di Roglic al Giro d’Italia e quello di Staune-Mittet nella gara riservata agli U23, la Jumbo-Visma potrebbe fare tripletta al prossimo Giro Donne?

Per la verità questo interrogativo inizialmente ha rischiato di non essere preso nemmeno in considerazione, ma la recente conferma ufficiale di PMG Sport/Starlight (società organizzatrice) sul regolare svolgimento della corsa a tappe femminile ci ha fatto dirottare la nostra curiosità verso i tecnici del team olandese.

Secondo Carmen Small la sua Jumbo-Visma non è interessata a fare classifica al Giro Donne
Secondo Carmen Small la sua Jumbo-Visma non è interessata a fare classifica al Giro Donne

Certo, la Jumbo-Visma Women non è la formazione principalmente accreditata per la vittoria finale, ma quando schieri al via “sua maestà” Marianne Vos (tre successi al Giro Donne e trentadue di tappa) tutto è possibile, anche se lei non è più la cannibale delle classifiche generali come un tempo. E così abbiamo coinvolto la diesse statunitense Carmen Small per scoprire come correrà la sua Jumbo-Visma alla corsa rosa (in programma dal 30 giugno al 9 luglio).

Com’è stato il vostro approccio alla corsa considerando che si sapeva poco del percorso?

Abbiamo costruito la nostra squadra con diversi obiettivi in mente. Principalmente per le atlete, con il loro sviluppo nell’avvicinamento alla gara, e poi non solo a seconda di come sarebbero andate le varie tappe. Abbiamo però tenuto conto anche degli altri appuntamenti importanti stagionali come il Tour Femmes e i campionati del mondo. Naturalmente conoscere le tappe in anticipo è sempre utile, ma non avrebbe cambiato la composizione della nostra squadra.

Per quello che avete visto e sentito, vi piace il percorso?

Per la nostra formazione è un buon mix di tappe di diverso tipo. Speriamo che la corsa sia sempre emozionante e che anche le altre squadre possano correre duramente o cogliere le giuste occasioni per animare la gara. Non tutti i giorni saranno validi per la generale quindi credo si potranno vedere tante fughe e anche volate di gruppo.

Cosa ne pensi del giorno di riposo (e trasferimento) a due tappe dalla fine?

Onestamente devo dire che è bello tornare in Sardegna anche quest’anno. Nel 2022 le tappe sono state davvero difficili per il caldo ed il vento. Le strade non sono mai pianeggianti, quindi sarà interessante vedere la stanchezza accumulata prima delle ultime due tappe e cosa succederà. Credo che inciderà tanto, anzi sarà necessario il recupero dopo un giorno di viaggio.

Chi saranno secondo te le protagoniste della corsa?

Difficile rispondere in maniera secca o precisa. Credo che le squadre stiano correndo in modo un po’ diverso in quest’ultima parte della stagione. I direttori sportivi e i corridori stanno cambiando le loro strategie per capire come vincere. E’ emozionante perché ogni squadra si presenta alle gare con un roster forte e sembra che la maggior parte di loro cerchi di utilizzare i propri corridori in modo diverso da quello tipico. Si vede maggior aggressività, si prendono rischi e non aspettano solo di vedere come vanno le cose. Al momento, a parte il Team DSM, non ho visto altre formazioni, quindi è difficile dire qualcosa sulle squadre.

Due tappe per Vos alla Vuelta. Anche al Giro Donne dovrebbe puntare solo ai successi parziali
Due tappe per Vos alla Vuelta. Anche al Giro Donne dovrebbe puntare solo ai successi parziali
Della vostra formazione c’è un’atleta che potrebbe essere la sorpresa?

Al Giro Donne vogliamo portare delle ragazze che sappiano correre in modo aggressivo, senza subire, sfruttando magari tutte quelle situazioni favorevoli che possono crearsi. Direi che tutte le nostre atlete possono essere una sorpresa se giochiamo bene le nostre carte.

Qualcuno dice che, a parte la quinta tappa con la salita al Pian del Lupo seppur lontana dal traguardo, il tracciato potrebbe essere adatto a Marianne Vos. E’ con lei che la Jumbo-Visma punta a vincere il Giro Donne replicando ai vostri colleghi maschi?

Devo essere sincera e vi dico che non siamo particolarmente interessati alla classifica generale. Quella la cureremo al Tour Femmes con Riejanne Markus che si sta già concentrando su quell’obiettivo. Tuttavia il Giro Donne è una grande corsa e non si può tralasciare nulla perché tutto può cambiare in un solo giorno.

Un altro Giro per la Jumbo, ma a Trieste vince Foldager

18.06.2023
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TRIESTE – L’ultima tappa di un Giro fa provare sempre dei sentimenti contrastanti. Cessa il nervosismo della corsa, ci si può finalmente rilassare e lasciar andare la tensione accumulata. Al tempo stesso però, fa percepire quel senso di nostalgia verso quello che rimarrà comunque un ricordo indelebile di tutti coloro che lo hanno vissuto.

Quello di quest’anno, in particolare, è un Giro particolare: si assegna il primo Trofeo Next Gen. A metà settimana poi è arrivata la devastante notizia della morte di Gino Mader. E dopo la dedica di Jan Christen, arriva anche quella di Anders Foldager. E’ infatti il danese della Biesse-Carrera ad aggiudicarsi l’ultima tappa del Giro Next Gen, indicando il cielo, là dove ora c’è anche Gino. 

«Ho sognato questa vittoria – racconta Anders – sin dal mio secondo posto dell’anno scorso. E’ stato difficile correre dopo la terribile notizia di due giorni fa, quando abbiamo saputo di Gino Mader. Tutti ci lanciamo in discesa, fa parte del nostro lavoro, ma è una notizia difficile da accettare».

Uno sprint a due

Anche al Giro Next Gen è arrivata l’estate e l’8ª tappa si è svolta all’insegna delle alte temperature. Il gruppo è partito da Tavagnacco (Cavalicco) alla volta di Trieste, per un totale di 135 chilometri. L’altimetria non presenta grandi difficoltà ed evidenzia come gli ultimi chilometri siano in costante discesa. La fuga di giornata si compone di quattro uomini: Anders Foldager (Biesse-Carrera), Manuel Oioli (Q36.5 Continental), Luca Cretti (Colpack Ballan) e Simone Griggion (Zalf Euromobil Fior). Una proficua collaborazione e un generale disinteresse da parte del gruppo gli fa guadagnare fino a 5’10”.

Dietro però le squadre iniziano ad organizzarsi: la Trinity Racing, già forte di due vittorie a questo Giro, e la squadra di casa, il Cycling Team Friuli, si mettono in testa per aumentare l’andatura. Il vantaggio dei fuggitivi inizia a diminuire, ma quando mancano 20 chilometri all’arrivo il gruppo deve recuperare ancora oltre due minuti.

Foldager e Cretti allungano, facendo alzare bandiera bianca agli altri due compagni di fuga: dopo Prosecco, i due in testa hanno ancora un vantaggio di 50” che gli basteranno per arrivare soli al traguardo. E’ uno sprint a due quello di Trieste, vinto nettamente dal danese della Biesse-Carrera Anders Foldager.

La corazzata giallo-nera

Sarà un anno fortunato, sarà l’Italia o forse il Friuli: la Jumbo-Visma è inarrestabile e dopo il Giro d’Italia, vince anche il Giro Next Gen. Non più tardi di un mese fa, la corsa rosa ha consacrato Primoz Roglic maglia rosa sulla salita del Monte Lussari e oggi, sempre in ricordo di Enzo Cainero, Johannes Staune-Mittet vince il suo Giro

«In squadra ne abbiamo parlato per tutta la settimana – dice sorridendo il norvegese in Maglia Rosa – ma Trieste sembrava ancora lontana. E adesso eccoci qua a festeggiare».

D’obbligo l’uso del plurale, perché sul podio di Piazza Unità è salita l’intera Jumbo-Visma Devo Team come migliore squadra della corsa: «Tutti loro si sono meritati di salire sul podio accanto a me. Questa corsa non poteva finire in modo migliore».

Staune-Mittet cammina dietro il palco con un grande sorriso, che non ha negato ai tifosi che si sono avvicinati per una foto o un autografo. 

E Martinelli cresce

Al Giro Next Gen non trionfa solo Anders Foldager con il suo successo di tappa e Johannes Staune-Mittet non veste solo la Rosa. Il vincitore dell’edizione 2023 infatti è anche il leader della classifica dei GPM, guadagnata dopo la vittoria sul Passo dello Stelvio, e di quella Combinata. Alessio Martinelli è invece il miglior italiano del Giro Next Gen, mentre Alexy Faure Prost porta a casa la Maglia Bianca di miglior giovane. E’ di Davide De Pretto la maglia ciclamino.

Staune-Mittet: nato sciatore, cresciuto ciclista

17.04.2023
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Alle 11,30 sulla leggera discesa che porta alla partenza della 60ª edizione del Palio del Recioto si raduna la maggior parte delle squadre. Il Team Development della Jumbo-Visma non è ancora arrivato, così attendiamo. Pochi minuti dopo la macchina nera dei “calabroni” sbuca da dietro la curva. Johannes Staune-Mittet (nella foto Instagram di apertura) scende con la faccia un po’ assonnata e ci saluta con energetico “morning!” (buongiorno). 

Dal 2024 il norvegese passerà nella formazione WorldTour (foto Zannoni)
Dal 2024 il norvegese passerà nella formazione WorldTour (foto Zannoni)

L’inizio con lo sci

Meno di ventiquattro ore prima il norvegese ha vinto il Giro del Belvedere e tutti lo indicano come uno dei favoriti anche per il Recioto. Lui stempera la tensione dicendo che ha già vinto e vedrà come andrà la corsa, lasciando più spazio ai suoi compagni. Profezia avverata, visto che è il suo compagno Graat a festeggiare a Negrar di Valpolicella. Staune-Mittet si trovava davanti con lui e Pellizzari ed una caduta lo ha messo fuori gioco per la vittoria finale. 

Il ragazzo, classe 2002, ha una storia sportiva diversa, come capita spesso a corridori della Jumbo-Visma. Da piccolo ha iniziato con lo sci da fondo, la bici è arrivata solamente più tardi.

«In Norvegia è difficile trovare qualcuno che non sappia sciare – dice ridendo – ho imparato da piccolissimo anche perché è un modo di muoversi molto efficiente dalle mie parti. Andando avanti lo sci di fondo è diventato il mio sport principale, e ho continuato a praticarlo fino a diciannove anni. In quello stesso anno ho vinto il titolo nazionale norvegese nella 10 chilometri stile classico».

La bici arriva dopo

Le due ruote per Staune-Mittet sono state una scoperta “tardiva”, come ci ha spiegato non si è trattato del primo sport praticato. Anzi, la bici è arrivata quasi per gioco.

«Ho iniziato ad andare in bici solamente a 11-12 anni – racconta – e l’ho fatto insieme a mio fratello. Sapete com’è, quando qualcuno della tua famiglia fa qualcosa ti spinge a provare e per noi è stato esattamente così. Per molto tempo, quasi 8 anni, ho combinato entrambe le discipline. Successivamente ho dovuto prendere una decisione, era troppo difficile continuare a gareggiare ai massimi livelli sia nello sci che in bici.

«Quando la Jumbo-Visma mi ha contattato non ho potuto dire di no, è la squadra più forte del mondo! Erano alla ricerca di ragazzi con una formazione differente. Lo sci di fondo lo pratico ancora, quest’inverno lo abbiamo usato come preparazione, siamo stati insieme alla squadra a Lillehammer, la mia città natale».

Tre anni con il Devo Team

Per Staune-Mittet si tratta della terza stagione all’interno del team di sviluppo della Jumbo-Visma. E’ partito subito forte e tra le sue migliori prestazioni ci sono le cronometro e gli arrivi in salita. Così viene spontaneo chiedergli se si sente un corridore da corse a tappe. 

«Sicuramente – ci dice senza nascondersi – vado molto bene nelle prove contro il tempo. Mi piacciono molto, è uno sforzo abbastanza simile, mentalmente, allo sci di fondo. Ho fatto una bella prova al Gran Camino, anche alla Coppi e Bartali sono andato bene fino al cambio della bici a 6 chilometri dal traguardo. Il mio obiettivo è quello di diventare un corridore da corse a tappe, non lo nego, però vedremo come procederà la crescita.

«Sulle salite lunghe mi trovo meglio, ed il fatto di aver vinto al Belvedere, su un percorso differente, mi rende felice. L’anno scorso sono arrivato secondo al Tour de l’Avenir ed ho vinto la Ronde de l’Isard, proverò a migliorarmi e crescere ancora, anche perché dal 2024 sarò promosso con il WorldTour».

I “calabroni” pungono il Belvedere: beffato De Pretto

10.04.2023
4 min
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Il sorriso di Johannes Staune-Mittet si allarga sul suo viso fino a diventare contagioso, i suoi compagni che arrivano al traguardo dopo di lui si fermano e lo abbracciano. Il norvegese del team Development della Jumbo-Visma ha vinto in solitaria l’84° Giro del Belvedere davanti a De Pretto ed al compagno Van Belle. In una giornata di Pasquetta calda, ma con un vento leggero che rende la temperatura sopportabile. I prati, tra questi vigneti ancora spogli, sono punteggiati dal giallo e dal bianco dei fiori ed il pubblico si è assiepato caloroso lungo le strade. 

In blocco per vincere

I “calabroni” pungono, il finale di corsa è sempre stato in mano loro, prima hanno anticipato con Loe Van Belle, quando i chilometri al traguardo erano ancora tanti. Una volta che la corsa si è riunita hanno giocato sulla superiorità numerica non facendosi mai scivolare la corsa di mano.

«Era quello che volevamo fare – dice Staune-Mittet mentre viene tirato da una parte all’altra per foto e interviste – la corsa ci piace farla dura, difficile ed ovviamente ci siamo dati tanto da fare sulle salite. Loe (Van Belle, ndr) ha anticipato andando in fuga quando mancava ancora molto all’arrivo. Nel finale lo abbiamo ripreso e ci siamo ritrovati in tre su cinque nel gruppetto di testa. Non potevamo fare errori – dice con un sorriso che non si è mai spento – io ho provato ad anticipare nel tratto finale di pianura e sono arrivato da solo».

L’urlo di squadra dei “calabroni”, venuti qui per vincere, e così è stato
L’urlo di squadra dei “calabroni”, venuti qui per vincere, e così è stato

De Pretto beffato

Alle spalle di Staune-Mittet si è piazzato Davide De Pretto, che regala un altro podio di spessore alla Zalf Euromobil Desirée Fior. Il corridore classe 2002 si è trovato stretto nella morsa vorace dei Jumbo-Visma e non ha potuto far altro che subire il loro ritmo. 

«Sono uno squadrone – racconta prima del podio, con un velo di rammarico, De Pretto – loro erano in tre davanti e non potevo fare più di tanto. Ho provato nell’ultima ascesa a Montaner a fare il forcing per tornare sotto alla fuga che era un minuto davanti a noi. Ci siamo riportati sotto, ma nei cinque c’erano tre della Jumbo. Ho pensato subito che fosse difficile, soprattutto quando poi ho provato ad allungare in prima persona e mi sono trovato insieme a Staune-Mittet e Van Belle.

«In discesa ho provato a girarmi per controllare la situazione ea alle mie spalle vedevo un altro gruppetto di tre. In pianura i Jumbo si sono messi a lavorare per evitare che da dietro rientrassero. Mi hanno attaccato con astuzia, mettendomi sempre in mezzo, ho provato a seguire tre attacchi ma poi non ne avevo più».

Un altro podio

Una gara che ha vissuto di tanti momenti differenti, la prima parte si è corsa con grande velocità. I corridori non si sono risparmiati nulla e la media nelle prime due ore era superiore ai 44 all’ora. Di pianura, in questa corsa ce n’è ben poca, e ciò non ha fatto altro che aumentare la fatica che i corridori hanno dovuto affrontare.

«Quest’anno – conclude De Pretto – il rinnovamento del percorso si è fatto sentire, la salita che è stata aggiunta ha portato ancora più fatica nelle gambe. Ogni anno il livello si alza e noi dobbiamo lavorare per non farci trovare impreparati». 

Per Davide De Pretto si tratta dell’ennesimo piazzamento importante in questa stagione, manca ancora il bersaglio grosso però. Il terreno sul quale confrontarsi c’è, forte anche della convocazione con la nazionale under 23 per la Liegi-Bastogne-Liegi di domenica prossima.

«Sono soddisfatto – spiega tuttavia con voce poco convinta – fino ad ora ho fatto solo podi, manca la vittoria che spero arrivi presto. Era da acciuffarla oggi ma sapevamo che sarebbe stata una gara difficile. Adesso vado a fare qualche massaggio, mi riposo per bene e domani al Recioto ci riproverò. Poi, settimana prossima, di sabato, con la nazionale di Amadori correrò la Liegi. Mentre domenica dovrei essere al via del San Vendemiano, saranno sette giorni davvero importanti».