Niente Giro Next, ma Gannat prepara un’altra infornata di campioni

11.06.2024
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Una delle assenze più rumorose al Giro Next Gen è quella dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj. Due anni fa se la giocavano e quasi tutti giorni “scrivevano” la corsa. E l’anno scorso ancora si sono ben messi in mostra. Ma i ragazzi guidati da Jerome Gannat non si sono certo arresi.

Sin qui già cinque vittorie, tutte di peso. E poi parecchi piazzamenti sempre in gare importanti, anche in Africa con i pro’ dove c’era una bella fetta del ciclismo europeo. La solidità non manca ai gruppi di Gannat che negli ultimi anni ha lanciato in assoluto il maggior numero di pro’. Lo scorso anno ha avuto un grande ricambio generazionale.

Dal 2019 Jerome Gannat è uno dei direttori sportivi della Groupama-Fdj
Dal 2019 Jerome Gannat è uno dei direttori sportivi della Groupama-Fdj
Jerome, un altro anno di rinnovamento per la tua giovane squadra, come sta andando?

Per questa stagione abbiamo avuto solo 3 innesti, tre reclute dalla categoria juniores: Maxime Decomble, Titouan Fontaine e il giovane corridore tedesco, campione europeo di montagna Max Bock. Dopo le 9 reclute del 2023 e le tre di quest’anno abbiamo un’età media di 18,9 anni. C’è solo un ragazzo di terzo anno, Brieuc Rolland, uno scalatore che si è confermato questa stagione con una vittoria a La Course de La Paix.

Complimenti!

Il nostro programma di inizio stagione è stato diverso rispetto alle altre stagioni con la partecipazione al Giro del Rwanda e tutti i corridori del team continental hanno corso una o più gare con il team WorldTour tra febbraio e marzo. Thibaud Gruel, che era con noi, si è unito alla prima squadra a metà aprile e la sua prima gara è stato il Tour de Romandie. La squadra è maturata dopo una stagione di esperienza ed ora è  più efficiente rispetto al 2023. Gruel ha vinto una tappa del Circuit des Ardennes, Noah Hobbs due tappe all’Alpes Isère Tour, Max Decomble si è laureato campione di Francia a crono, Lewis Bower una tappa alla Ronde de l’Oise e Brieuc Rolland ha vinto una tappa e la generale alla Course de la Paix. Siamo attualmente al 25° posto nell’UCI Europe Tour. Quest’anno i ragazzi sono più coinvolti in gara e la squadra influenza la corsa!

Come ai vecchi tempi insomma! Li hai già nominati più o meno, ma chi si sta distinguendo?

Brieuc è sempre costante ed è il nostro leader nelle corse in montagna e nelle classifiche generali. Sarebbe anche stato il nostro leader per il Giro Next Gen. Ha raggiunto un traguardo importante in questa stagione. Noah Hobbs ha finalmente vinto una gara: è il nostro velocista e per me era davvero un obiettivo che vincesse. Continua a progredire e sarà un velocista del futuro.

Thibaud Gruel è passato dalla continental alla WorldTour in primavera. Eccolo al Romandia
Thibaud Gruel è passato dalla continental alla WorldTour in primavera. Eccolo al Romandia
Altri?

Joshua Golliker non ha ancora raggiunto il suo massimo rendimento, ma le gare che gli piacciono stanno arrivando, penso per esempio al Giro della Valle d’Aosta. Lewis Bower ha vinto la sua prima gara con noi e in Europa e questo gli dà fiducia. In generale, tutti i ragazzi del 2023 sono progrediti e le nostre 3 giovani reclute stanno scoprendo il livello elite e maturando un po’ ogni volta.

Jerome, hai nominato il Giro Next Gen: non ci siete, perché? cosa è successo? Avevate fatto richiesta?

Sì, certo, avevamo chiesto di partecipare, perché il Giro Next Gen è la corsa più bella per gli under 23 e questo era nei nostri obiettivi di questa stagione. Come detto, avevamo Rolland per la generale e Noah Hobbs per gli sprint. A differenza degli anni precedenti in cui eravamo necessariamente invitati perché eravamo la terza squadra continental dell’UCI Europe Tour, per il 2024 eravamo in attesa di un invito da parte di RCS. A metà aprile abbiamo scoperto che non eravamo stati selezionati. È stata molto dura per noi, perché tutto il nostro calendario era orientato sul Giro. Ma abbiamo accettato la decisione.

Caspita…

Non è facile per l’organizzatore, con le tante richieste, mettere insieme un gruppo internazionale. Molte squadre chiedono di partecipare, la scelta è difficile, tutti vogliono essere presenti. Ma penso che avremmo meritato il nostro grazie al nostro passato e ai nostri risultati in gara nel 2022.

Rolland Brieuc (al centro) era il leader designato per il Giro Next gen. A sinistra Eddy Le Huitoze e a destra Noah Hobbs (foto Michel Vincent)
Rolland Brieuc (al centro) era il leader designato per il Giro Next gen. A sinistra Eddy Le Huitoze e a destra Noah Hobbs (foto Michel Vincent)
L’organizzazione vi ha fatto una comunicazione ufficiale in merito a questa esclusione?

Non so esattamente come siamo stati informati. L’organizzazione è spesso in contatto con i direttori sportivi delle squadre WT nelle diverse gare e so che ha espresso il desiderio di “ruotare” i team.

Jerome, come hai riprogettato il programma senza Giro Next? 

Il nostro programma iniziale era basato sulla partecipazione al Giro Next Gen. In particolare avevamo in programma di fare un ritiro di montagna in Valle d’Aosta almeno a maggio per prepararci adeguatamente al Giro. Era un obiettivo stagionale arrivare con una squadra pronta al 100 per cento. Nel mese di aprile il programma di Rolland è stato notevolmente ridotto. L’annuncio tardivo non ci ha permesso di trovare una gara a tappe sostitutiva, quindi abbiamo inserito il GP Gippingen Aargau (classe .1) nel nostro calendario e abbiamo mandato i nostri corridori con le rispettive nazionali per la Nations’ Cup. Ciò ha permesso a Rolland di vincere la Corsa della Pace. Due corridori, tra cui Brieuc, e Max Decomble faranno il Giro di Slovenia con il team WorldTour.

Rivedremo te e i tuoi ragazzi al Giro della Valle d’Aosta?

Sì, naturalmente! Il Valle d’Aosta è sempre stata una gara dove il team ha brillato con Thompson, Martinez, Germani, Golliker… A inizio luglio è previsto un training camp di preparazione con tutti i corridori del team proprio in Valle d’Aosta. Vogliamo fare una ricognizione di tutte le tappe. Questa sarà la gara di ripresa dopo i campionati nazionali e un obiettivo importante per i nostri scalatori: Rolland e Bock. Mentre Golliker punterà di più sulle tappe.

Gregoire, Martinez e (nascosto) Germani, durante un attacco di squadra durante il Giro U23 del 2022, con Gannat in ammiraglia
Gregoire, Martinez e (nascosto) Germani, durante un attacco di squadra durante il Giro U23 del 2022, con Gannat in ammiraglia
E invece Jerome, cosa puoi dirci dei tuoi “vecchi ragazzi”: Germani, Martinez, Grégoire, Paleni, Thompson… da chi ti aspettavi di più e da chi di meno? 

Li vedo raramente. Li ho incontrati alla presentazione del nostro team alla vigilia della Besancon Classic, tra l’altro vinta da Lenny. Questo appuntamento mi ha permesso di rivederli e di farli ritornare al nostro Performance Center di Besancon per un giorno. Hanno tutti ottimi ricordi del periodo trascorso con noi e dell’atmosfera della squadra 2022. Abbiamo formato un ottimo gruppo in quella stagione. Nel 2024, hanno tutti chiaramente compiuto progressi. Laurence Pithie ora è un corridore di successo nelle classiche. E’ stato impressionante e sarà un leader in questo tipo di gare in futuro. Ero con lui alla Gand e al Giro delle Fiandre come secondo direttore sportivo della squadra.

Pithie ha fatto un grande passo in effetti…

E poi Lenny Martinez sta confermando le sue qualità di scalatore e diventerà uno dei migliori al mondo. Penso che abbia acquisito fiducia e sicurezza. Romain Gregoire continua i suoi progressi e vince nel WorldTour, lo vedo bene alla Liegi Bastogne Liegi. Enzo Paleni ha fatto un gran Giro, anche lui è maturato fisicamente ed è molto efficace nel ruolo di gregario. Reuben Thompson è sempre presente nelle corse in montagna. E’ spesso al fianco di Lenny, ma non ha ripetuto le prestazioni del 2022. Sam Watson conferma la sua bravura nei prologhi e nei finali che “tirano”.

E poi c’è Lorenzo Germani

Eh già! Lorenzo uno dei miei preferiti. Mi ha impressionato in questa stagione. E’ sempre costante e attivo in gara. Sempre al servizio della squadra: forma una bella coppia con Gregoire.

E se Jerome Gannat potesse dare loro un consiglio, quale sarebbe?

Un consiglio? Continuate sempre in questa direzione e divertitevi a fare quello che fate, perché lo fate bene.

Ottavo a Siena, vent’anni: Gregoire vola tra i grandi

15.03.2023
4 min
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Magari Romain Gregoire non sarà super appariscente come Juan Ayuso o come poteva esserlo a suo tempo Remco Evenepoel, ma il giovanissimo francese, è un classe 2003, ha iniziato col piede giusto la sua avventura tra i professionisti.

Il portacolori della Groupama-Fdj ha messo nel sacco dei buoni piazzamenti, tra cui l’ottavo posto alla Strade Bianche, gara WorldTour il cui livello è stato come sempre siderale. 

Jerome Gannat è il suo ex direttore sportivo. Seguiva Romain fino allo scorso anno quando l’atleta di Besancon era nella continental del gruppo di Marc Madiot.

Gannat con Gregoire dopo il Trionfo alla Liegi U23 (foto Instagram – Alexis Dancerelle)
Gannat con Gregoire dopo il Trionfo alla Liegi U23 (foto Instagram – Alexis Dancerelle)

Sorpresa a metà

Abbiamo visto da vicino Gannat e i suoi ragazzi. Come si comportavano in corsa, nelle riunioni, tra di loro. Il gruppo era centrale in quella squadra. Tra l’altro una squadra di fenomeni: oltre a Gregoire c’erano anche Germani, Paleni, Thompson, Martinez… 

«Romain – dice Gannat – è ora con il team WT. Ha mantenuto l’allenatore che lo stava già seguendo nella squadra continental. Ora è sotto la guida dei direttori sportivi del team maggiore e lo vedo di tanto in tanto al Service Course, perché Romain vive nello stessa cittadina che è anche molto vicino al mio paese.

«In queste prime gare i suoi risultati sono ottimi. E si vede che ha ancora un legame molto forte con le corse italiane. Negli under 23 fece sue gare come il Belvedere, il Recioto e una tappa al Giro Baby. Evidentemente sono fatte per lui, in quanto sono gare esigenti. E perché no, le corse italiane potranno far brillare Romain anche nelle classiche al termine della stagione».

Romain Gregoire (classe 2003) impegnato all’ultimo Trofeo Laigueglia. Per il francese tanta classe e anche tanta grinta
Romain Gregoire (classe 2003) impegnato all’ultimo Trofeo Laigueglia. Per il francese tanta classe e anche tanta grinta

Punta sulla Liegi

Gannat dunque non appare poi così sorpreso che il suo ex gioiellino si sia subito distinto anche tra i grandi. Conosceva il valore di Romain allora e sapeva che si sarebbe adattato bene. Anche perché lui stesso la scorsa estate ci disse che Gregoire è molto serio, inquadrato nella sua vita da atleta.

«Riguardo ai programmi – chiede Gannat – non conosco esattamente il suo calendario, ma so due cose: che vorrebbe brillare alla Liège-Bastogne-Liège, che ha vinto negli under 23, e poi vorrà fare bene la Vuelta. Vuelta che fa parte anche del programma di Lenny (Martinez, ndr)».

Romain Gregoire vince a Pinerolo, in cima ad uno strappo durissimo, l’ultima tappa del Giro U23 del 2022 (foto Isola Press)
Gregoire vince a Pinerolo, in cima ad uno strappo durissimo, l’ultima tappa del Giro U23 del 2022 (foto Isola Press)

Come un pugile

Gregoire si è mostrato un corridore di sostanza fra il gli under 23. Al netto dell’impresa di Leo Hayter verso Santa Caterina Valfurva che ha scombussolato Giro U23 e tattiche di squadra (era in testa proprio il compagno Martinez), Romain ha mostrato una grande costanza di rendimento. 

Forte in salita, forte sugli strappi. Non a caso dominò il finale del Giro U23 sullo strappo di Pinerolo. Un colpo da finisseur. Ma come si può inquadrare un atleta così?

«Più che scalatore – spiega Gannat – Romain è prima di tutto un “puncher”, cioè un combattente, con qualità di arrampicatore. Il suo ottavo posto nella Strade Bianche dimostra che ha il potenziale per brillare in eventi difficili di un giorno come le Ardenne o le classiche italiane».

«Ma sono anche convinto che le sue qualità di scalatore progrediranno nei prossimi anni», come a dire che potremmo vederlo presto competitivo anche per le corse a tappe. Intanto aspettiamolo nelle corse di un giorno più dure.

Purosangue in prima squadra, Gannat riparte dal gruppo

21.02.2023
6 min
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Avrà un bel lavoro da fare Jerome Gannat quest’anno con i tanti “ragazzini” che si ritrova attorno. Se il Team Dsm è la squadra più giovane del WorldTour, quella più giovane in assoluto tra le tre fasce di team professionistici (WT, professional e continental) è l’Equipe Continentale Groupama-Fdj: l’età media dei francesini è di 18,3 anni.

Gannat, direttore sportivo della giovane squadra, si sta già rimboccando le maniche. E lo fa con il suo consueto sorriso e con pazienza. Nelle occasioni in cui lo abbiamo visto all’opera dal vivo, abbiamo notato un tecnico pacato, che all’occorrenza sapeva richiamare tutti all’ordine, ma anche che lasciava spazio ai suoi atleti.

Emblematica fu la tappa di Peveragno dello scorso Giro U23. Tattica folle, azzardata, da parte dei suoi, ma se ci fossero riusciti avremmo parlato d’impresa storica. A volte il limite tra successo e insuccesso è molto, molto sottile.

Al netto di tutto questo, vogliamo capire come ripartirà questo team che era composto da tutti, ma proprio tutti, campioni: Martinez, Gregoire, Thompson, Germani, Paleni… Come lavoravano? Come erano riusciti a costruire quel dream team?

Jerome Gannat (classe 1970) è il diesse dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj
Jerome Gannat (classe 1970) è il diesse dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj
Jerome, i tuoi “cavalli purosangue” sono passati quest’inverno…

Bene! E’ l’obiettivo di una continental portare i suoi ragazzi in prima squadra dopo averli cresciuti. Il 2022 rimane per noi una stagione eccezionale visti i risultati raccolti: 29 vittorie, il 1° posto nella classifica UCI Europe Tour Continental e 8 corridori che appunto si sono uniti al team WorldTour. I corridori non sono destinati a rimanere a lungo nel nostro team di sviluppo. Al massimo possono restarci il tempo di durata di tutta la categoria under 23, ma per il momento la maggioranza rimane solo una stagione o due al massimo. Ciò significa che il processo di formazione sta funzionando bene ed è efficace. I corridori quando arrivano nella nostra squadra progrediscono. Questa è una delle nostre qualità principali.

In termini di stimoli, come riparte la squadra? 

Sappiamo che per il 2023 stiamo iniziando un nuovo ciclo con 11 nuovi corridori su una forza lavoro di 12. Nove provengono dagli juniores, due da altri team e solo Eddy Le Huitouze è ancora presente dall’anno scorso. E’ quasi una nuova squadra, un po’ come quando il team è stato creato nel 2019.

Avrai un bel da fare: devi quasi ripartire da zero…

Questo non è un problema, perché fa parte della vita di una development. Il team WorldTour ha reclutato esclusivamente corridori dal suo team continental, cioè da noi. Quella che verrà è una nuova ondata, che sempre il team WorldTour spera di portare avanti negli anni futuri. E’ una prova del successo e della fiducia della prima squadra nel suo team di sviluppo.

Giro della Valle d’Aosta: Thompson e Martinez in parata. Spesso i ragazzi di Gannat “giocavano” in corsa (foto Courthoud)
Giro della Valle d’Aosta: Thompson e Martinez in parata. Spesso i ragazzi di Gannat “giocavano” in corsa (foto Courthoud)
In che modo la Groupama-Fdj seleziona i suoi giovani corridori? In pratica: come funziona lo scouting?

Lo scouting è un’asse importante in un team di sviluppo. E’ chiaro che oggi il reclutamento sta virando verso la categoria juniores e che la competizione tra gli stessi team di sviluppo è importante. Ma noi insistiamo sulla formazione e sullo sviluppo di qualità. Il nostro team ha sede nello stesso luogo della WorldTour, a Besançon. Lì abbiamo a disposizione tutto ciò che ci serve per fare al meglio il nostro lavoro. C’è tutto il personale: allenatore, direttore sportivo, fisioterapista, osteopata… E’ un vero e proprio centro di formazione a disposizione del corridore (e dei tecnici stessi, ndr). 

Lorenzo Germani ce ne parlava con orgoglio e piacere in effetti…

Questo è un elemento di successo nella nostro progetto di crescita. Inoltre, le statistiche confermano la nostra qualità della formazione. Molti dei nostri allenatori viaggiano e seguono dal vivo le gare juniores e abbiamo sviluppato nel nostro Performance Center di Besançon, dei test per rilevare il potenziale futuro. Si tratta di una serie di test fisiologici e sul campo.

Quali sono questi test?

I nostri test a Besançon si concentrano su una valutazione del potenziale del corridore e del suo profilo di potenza fisica. Naturalmente stimando anche la sua possibile progressione. Un corridore junior anche di qualità mondiale deve continuare a progredire se desidera evolversi a livello continental, prima e WorldTour poi. 

Cosa valutate per scegliere un ragazzo? Si è parlato di seguire le gare juniores, ma ci sono solo numeri e risultati sul piatto?

Abbiamo avuto un follow-up junior per tre anni. Da 4 a 5 juniores vengono seguiti e formati dai nostri coach. Offriamo loro degli stage e li aiutiamo dal punto di vista del materiale. Al nostro training camp a Calpe, per esempio, c’erano quattro juniores. Tre corridori del nostro team 2023 provengono dal programma juniores. Inoltre, insistiamo anche con le interviste al ragazzo, cioè ci parliamo, perché è importante conoscere le qualità umane del corridore.

Per curiosità, chi sono quei tre juniores che provengono dal vostro follow-up?

Jens Verbrugghe, Ronan Augé e Thibaud Gruel. Anche Lenny Martinez, per dire, era uno di loro.

Il livello della squadra francese 2022 era talmente alto che spesso Germani svolgeva il ruolo di gregario quando sarebbe stato leader in qualsiasi altra squadra
Il livello della squadra francese 2022 era talmente alto che spesso Germani svolgeva il ruolo di gregario
Fino allo scorso anno tu e la tua squadra andavate alle gare sempre per vincere, ora quali saranno gli obiettivi?

Ogni anno insisto sul collettivo e sul gruppo. L’anno scorso, anche se c’erano corridori con un alto potenziale, abbiamo dovuto creare un collettivo e un gruppo. Dodici corridori su tredici hanno vinto almeno una gara, il che significa che era un gruppo forte e unito. Quest’anno è una nuova sfida per tutto lo staff ed è un nuovo obiettivo costruire un gruppo al di là dei risultati in senso stretto. Il ciclismo è uno sport individuale, ma che si corre in squadra. E la squadra rimane fondamentale nel nostro processo di formazione.

Di questi dodici ragazzi che hai ce n’è uno più pronto di altri?

Le prime gare saranno importanti per il nostro gruppo e, come ho detto nella risposta precedente, la nostra prima parte di stagione sarà incentrata sul concetto di gruppo. Tutti progrediranno e avranno l’opportunità di esprimersi. Anche nel 2022, ad ogni partenza di gara, la strategia prevedeva la vittoria di uno dei nostri corridori. Il briefing veniva fatto sempre in questo senso. Per questa stagione il collettivo sarà ancora più importante e insisteremo in questa direzione. La vittoria è un risultato, un elemento fondamentale nella competizione, ma può essere ignorato. Molti atleti hanno il potenziale per vincere le gare, ma le vinceranno grazie alla squadra.

«La vittoria è un risultato, un elemento fondamentale nella competizione, ma può essere ignorato». Queste parole di Gannat possono sembrare una frase fatta, ma è proprio su questo aspetto che si basa tutto il senso di un team development. Il risultato non è la vittoria o l’obiettivo, ma la formazione di un atleta. Tuttavia per perseguire tutto ciò a nostro avviso è necessario non avere la pressione del risultato stesso. Pressioni che possono arrivare “dai piani alti”, dagli sponsor… ma per farlo servono investimenti specifici. Jumbo Visma, Dsm e la stessa Groupama-Fdj ne sono esempi calzanti, permettono di disinteressarsi della vittoria come unico scopo.

Dal Giro al Valle d’Aosta, i ragazzi di Gannat non sbagliano più

17.07.2022
6 min
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Non appena scatta la Marsigliese Lenny Martinez posa a terra il premio e porta la mano sul petto. Il giovane francese ha vinto il Giro della Valle d’Aosta. Stavolta sulla sua strada non ha trovato nessun Leo Hayter. Stavolta la squadra di Jerome Gannat ha corso alla perfezione (foto in apertura di Alexis Courthoud).

E lo ha fatto soprattutto oggi verso Cervinia. Una gestione della corsa degna di una WorldTour. La fuga tenuta nella mira, un occhio totale della corsa e nel finale un ritmo regolare in salita. Tutti uniti, tutti compatti.

Raccani e Calzoni: bravi

Si pensava che dopo la bella rimonta di ieri di Simone Raccani nella scalata finale, l’azzurro potesse provarci. Potesse sferrare un attacco. Ma vista la fatica e la durezza di questi cinque giorni valdostani il corridore della Zalf Euromobil Desirée Fior ci ha confessato che era meglio difendere il podio.

Come a dire: meglio non svegliare il can che dorme.

Anche perché davanti c’era il bravo e coraggioso Walter Calzoni. Il bresciano della Delio Gallina – Ecotek Lucchini Colosio, che vestiva per l’occasione i colori della nazionale, era nella fuga buona. Verso Cervinia era rimasto solo con l’inglese Oscar Onley. Peccato che ai quattro chilometri dall’arrivo il corridore della Development Team Dsm lo ha staccato.

«Ho dato tutto – ha detto Calzoni – ma sull’ultimo cambio di ritmo proprio non ce l’ho fatta. Non so a quante pedalate e con quanti watt salivo, io non ho né potenziometro, né conta pedalate. So che mediamente usavo un 39×17-19 a seconda dei tratti e non appena la strada è spianata un po’ nel finale ho messo il 53, ma non è bastato».

Lenny Martinez (classe 2003) festeggia. Il Valle d’Aosta è suo. Il francese che ci riuscì prima di lui fu Pinot nel 2009. A sinistra, Thompson
Martinez (classe 2003) festeggia. Il Valle d’Aosta è suo. Il francese che ci riuscì prima di lui fu Pinot nel 2009.

Passeggiata Martinez

Calzoni e Onley arrivano davvero provati. Chi invece arriva sereno e tranquillo è Lenny Martinez. E con lui Reuben Thompson. Ridono, si abbracciano. La maglia gialla alza le braccia sulla linea d’arrivo.

«Una passeggiata oggi», lo incalziamo. Con grande onestà, senza fare lo sbruffone, non dice di sì, ma china il capo come a dire: «Sì è stato facile. Abbiamo controllato».

Eppure voci dirette dal gruppo dicono che quando si è spostato Pickering, oggi stakanovista in testa al gruppo, Lenny dicesse a Germani: «Più forte. Andiamo, andiamo…». 

Gannat, il diesse, e forse Germani stesso, lo hanno tenuto a bada. «Ieri – dice Gannat – non ero io sulla loro bici e non so quanto abbiano controllato, ma so che non bisognava assolutamente aggiungere altro vantaggio. Andava bene così.

«Abbiamo rivisto dai dati che Raccani ha ripreso 1’08” nell’ultima salita, ma non c’era bisogno di fare di più una volta rimasti da soli. Volevamo attaccare prima dell’ultima salita e lo abbiamo fatto un po’ dopo con Thompson. Martinez, si ricordava di quanto successo nella terza tappa del “baby Giro” e quindi non ha voluto esagerare».

Jerome Gannat è il direttore sportivo dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj
Jerome Gannat è il direttore sportivo dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj

Gannat da WorldTour

E proprio Gannat ci ha raccontato della gestione di questa tappa, ma se vogliamo di questo intero Valle d’Aosta. Nelle prime frazioni ha lasciato un po’ di spazio anche agli altri ragazzi, poi con l’arrivo dei tapponi finali spazio agli scalatori puri. E massima concentrazione sulla classifica generale.

«Anche oggi abbiamo controllato – spiega Gannat – Non volevamo che andasse via una fuga pericolosa. Non abbiamo fatto aumentare troppo il vantaggio e solo quando sono iniziate le salite finali ed eravamo al sicuro, abbiamo mollato un po’. All’inizio dovevano lavorare Paleni e Pickering, ma sono andati oltre. Poi nel finale poteva attaccare chiunque e noi dovevamo essere pronti. Non dovevamo correre alcun rischio».

E infatti dal Saint Pantaleon in poi il distacco della fuga è aumentato. Ma a quel punto il percorso non nascondeva più insidie come vento, fondovalle, strappi. C’era solo salita e discesa e con gli uomini che aveva Gannat tutto era più facile.

Un’azione e una gestione una tattica degna del team WorldTour, da parte della Groupama-Fdj

Il grande caldo ha caratterizzato l’edizione numero 58 del Valle d’Aosta. Anche oggi più di 35° nel fondovalle (foto Alexis Courthoud)
Il grande caldo ha caratterizzato l’edizione numero 58 del Valle d’Aosta. Anche oggi più di 35° nel fondovalle (foto Alexis Courthoud)

Lezione Giro U23?

Dal Giro d’Italia U23 al Valle d’Aosta si è visto un bel cambiamento. I francesi erano stati accusati di aver sprecato molto nella corsa rosa, di aver corso alla garibaldina… Una piccola lezione?

«Sì e no – ribatte Gannat – Io non credo che al Giro abbiamo corso male. Semplicemente sulla nostra strada abbiamo incontrato un Leo Hayter superiore. E poi bisogna considerare il percorso. Qui avevamo cinque tappe dure di montagna, al Giro solo due. Nonostante tutto abbiamo cercato di essere molto aggressivi».

Però il giorno dell’attacco di squadra verso Peveragno potevano cercare alleanze. Qualcuno lo avrebbero trovato pronto a dargli una mano. 

«Alleanze? I miei alleati sono i miei corridori».

Germani come Van Aert

I suoi corridori sono alleati nel bene e nel “male”. Proprio Martinez, per esempio, ieri era finito un po’ in coda al gruppo e subito era scattata la bagarre. Ma Lorenzo Germani in particolare aveva tolto le castagne dal fuoco. E visto come va, visto quanto tira e che sa anche vincere scatta il paragone con Van Aert.

«Lorenzo come Wout Van Aert? Eh – ride Gannat – Sì, sì, in effetti ci può stare. Per me Lorenzo è un riferimento in corsa. Legge la gara, sa stare in gruppo, ha i tempi giusti. Quest’anno ha fatto un grande salto, anche fisicamente è cresciuto molto. E’ un atleta molto prezioso per la Groupama-Fdj. E ha già una buona esperienza internazionale. E’ una priorità per noi».

«In generale dico che non bisogna dimenticare che siamo una squadra di formazione, di crescita dei ragazzi. Gestire le fughe, valutare i tempi… fa parte del lavoro della nostra squadra. E oggi per esempio devo dire che sono stati perfetti».

«Ieri invece – conclude Gannat – un piccolo errore lasciando partire un grande gruppo di 25 corridori. Dovevamo chiudere prima e avremmo speso meno. L’obiettivo in questo Valle d’Aosta è sempre stata la classifica generale. Ed è un obiettivo che abbiamo raggiunto».

Pickrell vola su Chiavenna. E la Groupama-Fdj, cova sorniona

14.06.2022
7 min
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La Chiuro-Chiavenna, 101 chilometri, vola via in poco più di due ore. Doveva essere la tappa per mettere a posto le gambe e invece si è trasformata nella “rivincita del gruppo” nei confronti dei primi, se così possiamo dire. Una fuga di otto ragazzi che hanno mollato solo alla fine. Il gruppo tirato soprattutto da Israel-Academy e Bardiani Csf Faizanè ha ricucito e alla fine l’ha spuntata il canadese Riley Pickrell proprio della squadra israeliana.

Riley Pickrell (classe 2001) ha vinto di potenza
Riley Pickrell (classe 2001) ha vinto di potenza

Dal Pacifico a Chiavenna

Pickrell è un velocista puro. Almeno il suo fisico massiccio, con quadricipiti corti e potenti, dice questo. E tutto sommato lo conferma il canadese stesso nel ringraziare i compagni a fine tappa, parlando delle sue difficoltà in salita.

«Dopo aver superato l’ultima salita – racconta Pickrell – i ragazzi mi hanno riportato in testa. Ma non è stato facile, perché qualche volta sono scivolato indietro. Però sono arrivato all’ultima curva in seconda o terza ruota. A quel punto ho solo atteso di vedere il cartello dei 200 metri e lì ho spinto al massimo».

Pickrell viene da Victoria, cittadina su un’isola della costa del Pacifico nella British Columbia, in pratica è un po’ come Cavendish che viene dall’isola di Man. E’ la prima vittoria in Europa, è al primo Giro d’Italia U23, ma di corse a tappe ne ha già fatte tante. E lo scorso anno si è ben comportato al Giro del Portogallo.

Groupama-FDJ di rimessa

Ma forse la nota più curiosa di giornata è che tra i fuggitivi c’era anche Samuel Watson della Groupama-Fdj. Un segnale non da poco. Lo squadrone francese ha cambiato modo di correre dopo la batosta di ieri. Non ha più corso “da padrona”, come aveva fatto nella seconda e nella terza tappa, ma di rimessa.

Rimessa che però non fa rima con resa. E ce lo dicono sia il direttore sportivo Jérome Gannat, che Romain Gregoire, tra l’altro oggi terzo e affatto domo.

Jerome Gannat è il diesse della Groupama-Fdj
Jerome Gannat è il diesse della Groupama-Fdj

Esperienza preziosa

«Cosa è successo ieri? E’ successo – spiega Gannat – che ci abbiamo provato. Lenny Martinez era davanti con un vantaggio rassicurante, ma poi nel finale gli sono mancate un po’ di energie e ha avuto un principio di crisi di fame. Questo gli ha fatto perdere molto tempo nella salita finale. Se non ci fosse stata quella avrebbe perso molto, molto meno.

«In più c’era molto vento contro nella valle. Bisogna pensare che per Lenny, ma anche per Romain, questo è il primo anno nella categoria under 23. Non avevano mai fatto così tanti chilometri e cosi tanto dislivello nello stesso momento. Gli serve ancora un po’ di fondo. Quello che ha avuto Leo Hayter nel finale. E’ normale.

«Però Lenny ha mostrato di essere il più forte in salita».

De Pretto in maglia blu. Ieri ci aveva provato, ma Martinez gli aveva negato la gioia per un punto. Vincendo il Gpm è balzato in testa
De Pretto in maglia blu. Ieri ci aveva provato, ma Martinez gli aveva negato la gioia per un punto. Vincendo il Gpm è balzato in testa

Ingannati dal vantaggio?

I francesi però erano venuti in sopralluogo e tutto sommato sapevano ciò che li aspettava dopo il Mortirolo. Magari dalla macchina potevano fermarlo.

«C’erano due tappe decisive – riprende Gannat – per la classifica di questo Giro: una era quella di ieri e un’altra quella di venerdì, ma sapevamo che Lenny era tutto solo e che la discesa per lui non era un problema – ride, sapendo che è un vero funambolo e infatti ha guadagnato terreno – e che c’erano questi 30 chilometri per arrivare a Santa Caterina Valfurva».

«Gli abbiamo posto il problema, Lenny sapeva che sarebbe stata dura. Ma come faccio a dire a un ragazzo che ha 2’30” di vantaggio di fermarsi?

«Ne avevamo parlato e in funzione del vantaggio che avrebbe avuto in fondo alla discesa, avremmo deciso se continuare o fermarsi. Ma con 2’30” chi si sarebbe fermato?»

«E anche attaccare prima non avrebbe cambiato le cose. No, perché il lavoro era stato specifico per Lenny prima del Mortirolo e questa salita con queste pendenze era il terreno dove si sarebbe potuto esprimere al meglio. Non dimentichiamoci che si tratta di un giovane, che ha 19 anni. E lo stesso vale per Romain».

«Sono qui per crescere, per fare esperienza, per imparare. E di sicuro questa batosta gli servirà per il futuro. In più non dimentichiamoci che dopo il Mortirolo era diventata una sfida tra corridore contro corridore, non c’era più il gruppo. La corsa di ieri mi ha ricordato molto la vittoria di Ciccone al Giro. Uno ad uno sono saltati tutti. Per me era qualcosa di realizzabile».

La squadra francese ha mandato in fuga un uomo: sia per la tappa, sia per far correre coperti gli altri
La squadra francese ha mandato in fuga un uomo: sia per la tappa, sia per far correre coperti gli altri

Nuova tattica

Riordinate le idee, nella notte la Groupama-FDJ ha cambiato tattica. L’obiettivo è recuperare e stare nascosti, perché il Giro d’Italia U23 non è affatto finito. E loro restano la squadra più forte. Ne hanno tre fra i primi cinque, non dimentichiamo anche Reuben Thompson.

«Il Giro finisce sulla linea d’arrivo – dice Gannat – Adesso valutiamo le condizioni per vincere il “baby Giro”, che per me non è finito. Abbiamo quasi 6′ di ritardo. Un bel distacco, ma c’è la possibilità di fare qualcosa, sul Fauniera, ma anche sugli altri colli e sulle discese di alcune tappe – ride – tutto è aperto».

«Okay, Lenny ha avuto una piccola “defaillance” ieri, ma il Fauniera è una salita più adatta a lui. E’ lunga e dura (e la tappa è molto più corta e facile in precedenza, ndr). Ma bisogna vedere il vento, perché è un colle aperto, la strada è stretta. Spero solo che non sia a favore. E’ una salita di un’ora e un quarto, il tempo per guadagnare c’è. Magari per vincere la tappa va bene».

Altroché gettare la spugna: tra attacchi in discesa, vento contrario in salita, qui ci credono eccome. Covano sotto la cenere.

Gregoire (classe 2003) 2° nella generale è 1° nella classifica dei giovani. Corridore completo: ieri 2° in salita, oggi 3° in volata
Gregoire (classe 2003) 2° nella generale è 1° nella classifica dei giovani. Corridore completo: ieri 2° in salita, oggi 3° in volata

Gregoire al risparmio

Anche Gregoire non getta la spugna. Al termine della frazione di Chiavenna, Romain indossa la maglia di miglior giovane. 

«Ieri – dice Gregoire – è stata la giornata più dura che io abbia mai passato sulla bici. Ero veramente “a fuoco” negli ultimi 30 chilometri. Ho fatto di tutto per cercare di prendere il secondo posto. E sono contento di esserci riuscito perché Hayter era troppo forte per noi».

Gregoire fa chiarezza su un passaggio. Ad un tratto c’era lui all’inseguimento del compagno di squadra. Sembrava avesse staccato gli altri, ma invece era già davanti in fondo alla discesa.

«Non sono scattato. Io stavo molto bene e ho spinto, ma gli altri li avevo lasciati dietro nella discesa. In fondo mi sono trovato solo e ho pensato solo a spingere forte. E’ il contrario: sono stato ripreso».

«Il Giro non è finito – dice Romain mentre Pickrell fa festa sul podio – Sì, Leo Hayter è il più forte e sarà veramente complicato attaccarlo. Ma ci sono ancora tre tappe e può succedere qualsiasi cosa. Intanto oggi siamo rimasti più tranquilli. Watson è molto veloce e poteva fare bene in fuga, ma questo appunto ci ha consentito di restare in gruppo e risparmiare energie».

Oggi Romain ha fatto terzo, pronto a prendere l’occasione… e 4” di abbuono.