Già pronti per la Roubaix, ma stavolta Pedersen vuole vincere

08.04.2025
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OUDENAARDE (Belgio) – Il velocista lo sa che quando la corsa è dura la sua unica chance è quella di restare nascosto sino alla fine e tentare semmai la volata. Solo che il Giro delle Fiandre non è una corsa per velocisti. Perciò se ti chiami Mads Pedersen, hai appena vinto la Gand, non sei solo un velocista ma certo il più veloce nel gruppo di testa, devi adattare la tattica alle sfuriate di Pogacar, Van der Poel e di Van Aert che per un giorno è parso quasi parente del miglior se stesso.

Il primo dietro Tadej

E’ stato davanti e poi l’hanno staccato. E’ tornato davanti. Quindi è stato in fuga con Pogacar e Van der Poel: tre campioni del mondo in testa al Giro delle Fiandre, spot migliore per la corsa non poteva esserci (erano insieme anche in partenza, foto di apertura). Li ha visti attaccare e un paio di volte ci ha provato anche lui, poi ha capito che sarebbe stato un suicidio e si è messo a ragionare. Ha fatto l’elastico per un tempo eterno. E quando alla fine gli inseguitori si sono raggruppati alle spalle di Pogacar, il danese è entrato nuovamente in modalità velocista. E nella volata finale ha anticipato e colto il secondo posto: chi guarderà l’albo d’oro potrà dire che al Fiandre del 2025, il migliore dietro Pogacar è stato Mads Pedersen, danese di 29 anni in maglia Lidl-Trek.

«Abbiamo lottato tutto il giorno per cercare di vincere – ha detto nella zona mista – tutti hanno dato il massimo anche prima che Tadej chiudesse il discorso. Poco da dire, siamo stati battuti da un corridore più forte di noi e non abbiamo rimpianti. Dobbiamo accettare che è il migliore di sempre e ci sta battendo in modo leale e onesto. Chapeau a lui, sta facendo così tanto per il ciclismo e sta rendendo l’immagine di questo sport follemente grande. E’ una rottura di scatole correre contro questi fenomeni (ha riso, ndr), ma è anche bello ritrovarsi fra loro in una gara come il Fiandre».

Tre campioni del mondo in testa al Fiandre, ma Pedersen sapeva già di doversi guardare da “quei due”
Tre campioni del mondo in testa al Fiandre, ma Pedersen sapeva già di doversi guardare da “quei due”

L’aiuto di Stuyven

Ragionando da velocista, c’è da dire che la speranza di riprendere Pogacar da solo in quegli ultimi chilometri di pianura con il vento contrario non si è spenta subito, ma neppure ha avuto vita troppo lunga.

«Con 8 chilometri di vento contrario e quattro corridori a inseguirlo – ha ammesso – speravo che saremmo riusciti a riprenderlo. Non si sa mai come finiscono queste corse, non sono mai chiuse fino al traguardo. Ma non c’è stato molto da fare, se non aspettare la volata e avere con me Jasper (Stuyven, ndr) è stato la cosa migliore. Lui sa che preferisco gli sprint ad alta velocità, per cui a 500 metri dall’arrivo ha iniziato ad accelerare e mi ha dato la possibilità di partire ai meno 250. Devo dirgli grazie per avermi lanciato alla perfezione, devo dire grazie a tutta la squadra. E’ stata una gara davvero bella, abbiamo ottimizzato le nostre possibilità di vincerla. Sono orgoglioso della gara che ho fatto e di come sono riuscito a gestirmi sulle salite, ma semplicemente non c’era altro da fare».

Il sogno di Pedersen

Il Fiandre non è una corsa per velocisti, Pedersen è più di un velocista e la musica sta per cambiare. Gli occhi dei corridori iniziano a convergere verso la piazza di Compiegne da cui domenica mattina alle 11,10 partirà la Roubaix. E allora le taglie forti avranno meno salite con cui fare i conti e più che il rapporto potenza/peso conterà, come ci ha spiegato Angelo Furlan, la potenza pura.

«Il prossimo fine settimana mi si addice meglio – ha ammesso con lo sguardo fermo – senza così tante salite. Finora è stata una bella campagna del Nord e mi piacerebbe concluderla con una vittoria a Roubaix. Di tutte le gare Monumento, credo sia quella che mi si addice di più. Ma ci sono corridori molto forti e saranno sempre gli stessi a giocarsi la vittoria. Quindi non ci sono dubbi: ci sarà da lottare anche domenica».

E se fra Pedersen e Milan spuntasse di nuovo Stuyven?

21.03.2025
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PORTO POTENZA PICENA – Per un po’ si è temuto che la caduta nella tappa finale della Tirreno-Adriatico avrebbe impedito a Stuyven di correre la Sanremo. In realtà il recupero del belga è stato così repentino, da spazzare via ogni dubbio. Il giorno stesso è salito sul volo che lo avrebbe riportato a casa, ha tirato il fiato l’indomani e poi ha ripreso con la solita routine.

Nella Lidl-Trek della coppia Pedersen-Milan, due campioni certo da considerare fra i principali favoriti, l’unico ad aver vinto la Sanremo è proprio lui: Jasper Stuyven, 32 anni di Leuven, 1,87 per 78 chili. Vinse nel 2021 con un colpo di mano geniale alla fine della discesa del Poggio che gli permise di anticipare di pochissimo i velocisti. Il fatto che pochi lo tirino in ballo non sembra innervosirlo più di tanto, perché forse gli lascia lo spazio di manovra per un altro colpo a sorpresa. Con grande onestà, si professa aiutante, ma il verbo rinunciare non gli appartiene, come ci ha spiegato al via dell’ultima tappa della Corsa dei Due Mari.

Il 20 marzo del 2021, Jasper Stuyven conquista la Sanremo a 29 anni
Il 20 marzo del 2021, Jasper Stuyven conquista la Sanremo a 29 anni
Alla Tirreno hai lavorato per le due vittorie di Milan e nel giorno di salita sei andato anche in fuga. Voglia di uscire dai meccanismi del gruppo?

Si prova. Vai a tutta in partenza e una volta che hai il distacco giusto, il gruppo rallenta. A quel punto, ti limiti a gestire il margine e naturalmente alla fine cerchi di accelerare, ma è sempre il gruppo a decidere se ce la farai o no. Sono azioni che si fanno per evadere e per fare il lavoro che manca per arrivare alla condizione, anche se per quello non credo sia necessario andare in fuga. Penso comunque che la settimana della Tirreno sia stata abbastanza utile per migliorare.

Quando nel 2021 hai vinto la Sanremo, hai corso la Parigi-Nizza. C’è qualche differenza tra le due gare come avvicinamento alla corsa di domani?

La Tirreno ha tappe più lunghe, mentre la Parigi Nizza può essere molto intensa con le sue pendenze sin dai primi giorni. Ma ad essere onesti, dato che finiscono lo stesso giorno, penso che siano più o meno uguali. Naturalmente quest’anno si potrebbe dire che forse la Tirreno sia stata migliore a causa del tempo, che alla Parigi-Nizza è stato molto peggiore. Ma è difficile saperlo prima, per cui sono corse abbastanza simili.

Ultima tappa della Tirreno: Milan ha vinto, Stuyven è caduto. Jonathan si sincera delle sue condizioni
Ultima tappa della Tirreno: Milan ha vinto, Stuyven è caduto. Jonathan si sincera delle sue condizioni
Milan non finisce mai di ringraziarti per il lavoro in preparazione dei suoi sprint, un ruolo che svolgi anche per Pedersen. Ci sono grandi differenze fra i due?

Sono velocisti un po’ diversi e credo che Jonathan al momento sia forse il più veloce al mondo. Entrambi hanno le loro qualità e il loro approccio al finale, mentre io mi adatto a dove mi trovo. Ne parliamo nei ritiri, sappiamo come dobbiamo muoverci.

Nella tua squadra sei il solo ad aver vinto la Milano-Sanremo. Ti capita di dare consigli a loro due oppure sotto sotto pensi che potresti farlo ancora?

Penso che siano abbastanza forti da vincere da soli (ride, ndr), ma ovviamente anche io ho la speranza e l’intenzione di vincere ancora. La Sanremo è una corsa strana, ormai dicono tutti questo. Quando vinsi, me ne andai alla fine della discesa del Poggio e riuscii ad anticipare Alaphilippe, Van Aert e Van der Poel. Ora bisogna fare i conti con Pogacar, che ama le mosse a sorpresa.

Sanremo 2021, Stuyven plana sull’Aurelia. Si volta e capisce che dietro il primo che si muove è spacciato
Sanremo 2021, Stuyven plana sull’Aurelia. Si volta e capisce che dietro il primo che si muove è spacciato
Niente volata?

Di fatto, negli ultimi anni, la sola volta che è finita in volata è stata quella scorsa, con la vittoria di Philipsen. Nei due anni precedenti sono arrivati da soli Mathieu (Van der Poel, ndr) e Mohoric. Nel 2021 toccò a me e l’anno prima Van Aert e Alaphilippe anticiparono i velocisti di un soffio.

Quindi concludendo?

Penso sia difficile che si finisca nuovamente con uno sprint numeroso. Semmai ci sarà un gruppetto, ma soprattutto, mai come quest’anno, ci saranno tante variabili.

Stuyven, Trek e il gravel: prove generali di integrazione

05.10.2023
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Jasper Stuyven, belga della Lidl-Trek che in carriera ha vinto una Sanremo, la Omloop Het Nieuwsblad e anche un Deutschland Tour, è il nuovo campione europeo gravel. Lo ha conquistato domenica scorsa in Belgio, battendo Merlier (11 vittorie su strada nel 2023) e Paul Voss, che da quando si è ritirato corre solo nella nuova disciplina.

Nella settimana che porta da un lato al Lombardia, dall’altro alla Parigi-Tours e al mondiale sugli sterrati, è palese che il gruppo dei professionisti si sia diviso. Gli scalatori si sono dati appuntamento al raduno di partenza di Como, i velocisti (fra cui Stuyven) a Chartes. A Pieve di Soligo si troveranno invece gli specialisti degli sterrati e facce note come Wout Van Aert, Alejandro Valverde e Peter Sagan. Le convocazioni azzurre non lasciano spazio a dubbi. Fra gli altri, troveremo Oss, Velasco e Alessandro De Marchi, mentre fra le donne Realini, Persico, Paladin e Bertizzolo.

Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Lo scorso anno il trentino fu bronzo al mondiale
Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Lo scorso anno il trentino fu bronzo al mondiale

Il punto con Trek

Quando lo scorso anno la rassegna iridata debuttò sulle strade del Vicentino, la considerazione di molti fu immediata. Non appena le aziende produttrici di bici si fossero accorte dell’impatto sul mercato, avrebbero spinto affinché i professionisti delle squadre che sponsorizzano venissero dirottati sulla nuova disciplina.

E’ stato così ad esempio che il Movistar Team, con il favore di Canyon, ha creato al suo interno un team gravel, per far correre l’impensionabile Valverde e Ivan Cortina. E allora ci siamo chiesti: che cosa ha rappresentato per Trek la vittoria di Stuyven agli europei di Oud-Heverlee? Ci ha risposto Jordan Roessingh, Direttore globale – Bici da strada e Project One.

Stuyven ha conquistato a Oud-Heverlee il primo europeo gravel. Domenica si corre il 2° mondiale
Stuyven ha conquistato a Oud-Heverlee il primo europeo gravel. Domenica si corre il 2° mondiale
Le vendite di biciclette gravel rappresentano una parte importante del mercato di Trek?

Sì, il gravel è diventato una parte molto significativa della nostra attività ed è cresciuto ogni anno da quando abbiamo lanciato il nostro primo modello, la Checkpoint.

Le competizioni gravel sono di interesse commerciale per Trek come azienda?

SÌ. Abbiamo sponsorizzato atleti che gareggiano in molte delle principali gare e sosteniamo anche diversi eventi gravel. Ad oggi, tuttavia, Trek non ha ancora organizzato dei propri eventi.

L’organizzazione dei campionati europei e mondiali è un’opportunità per Trek?

Certamente, la globalizzazione e l’aumento della professionalità nelle corse gravel sono cambiate radicalmente negli ultimi anni. Le gare gravel europee e UCI sono molto diverse dai più tradizionali eventi del Nord America, ma offrono comunque un’esperienza unica, che si abbina ad alcuni degli eventi più popolari che hanno dato il via al gravel. Non penso che questa sia un’opportunità soltanto per Trek, ma per i ciclisti e l’industria nel suo complesso, per far crescere una nuova disciplina nel ciclismo.

Questo il Trek Driftless Team in un video di inizio stagione
Le squadre sponsorizzate da Trek sono state sollecitate affinché agevolino la partecipazione degli atleti alle gare gravel?

Abbiamo uno specifico team di corse gravel, il Trek Driftless Team, che gareggia nei principali eventi gravel principalmente in Nord America. Occasionalmente abbiamo ciclisti di Lidl-Trek che partecipano a eventi in Europa. Jasper Stuyven, appunto, ha recentemente vinto i campionati europei, ma è principalmente una scelta che dipende da loro, senza molta, se non nessuna spinta da parte del team o di Trek.

Il Movistar Team ha formato una squadra per il gravel, potrebbe esserci la stessa intenzione per Trek?

Del Trek Driftless Team abbiamo già detto, mentre Lidl-Trek non ha un programma o piani specifici per il gravel. Questo significa che gli atleti gareggeranno occasionalmente negli eventi. Però sembrano divertirsi e riescono anche bene.

Sul podio dell’europeo, con Stuyven sono saliti Merlier e Paul Voss, che fino al 2016 correva nella Bora
Sul podio dell’europeo, con Stuyven sono saliti Merlier e Paul Voss, che fino al 2016 correva nella Bora
La vittoria di Stuyven agli Europei può diventare un’occasione di marketing? 

Sì, è stata certamente una grande vittoria e qualcosa che sfrutteremo per mostrare il coinvolgimento e il successo di Trek e per spingere le nostre piattaforme per bici gravel race come Checkpoint e Domane.

Il mercato del gravel interessa anche alle ragazze?

Penso che un attributo del gravel, che gli consentirà di crescere ancora, è quanto sia aperto per ciclisti di tutti i tipi. Non importa chi tu sia, negli eventi gravel c’è un posto anche per te

Mas e i problemi in discesa. Savoldelli dice la sua

03.12.2022
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Nella sua ultima intervista rilasciata a Cyclingnews ripercorrendo il suo 2022, Enric Mas si è soffermato sui problemi riscontrati in discesa, soprattutto prima e durante il Tour: «Mi sono fatto prendere dal panico – ha confessato il corridore della Movistaravevo paura a ogni curva, così frenavo entrando in curve che puoi affrontare anche a 80 chilometri orari. E non importava quanto tempo e quanto terreno perdevo, perché in alcuni momenti faticavo anche a controllare la bici».

Mas è riuscito ad affrontare il problema con l’aiuto di uno psicologo e facendo esercizi mirati per un mese. Affrontando ripetutamente alcune discese riguardandosi poi al computer e lavorando dietro motori. Tanti spunti di discussione considerando anche che Mas non è certo il solo a soffrire le discese, c’è chi ha visto la propria carriera stoppata proprio dalla paura, con fughe vanificate curva dopo curva.

Abbiamo quindi pensato di rivedere le parole di Mas al vaglio di chi è da sempre considerato un maestro della discesa, Paolo Savoldelli che entra subito nel nocciolo della discussione parlando della “cura” adottata da Mas: «Se si tratta di affrontare discese e rivedersi può avere senso e utilità, ma seguire una moto in discesa proprio no. La moto piega in maniera differente a ogni curva, non ti dà assolutamente nulla».

Per Mas la discesa era diventata un problema. Ci ha lavorato un mese senza sosta
Per Mas la discesa era diventata un problema. Ci ha lavorato un mese senza sosta
Su che cosa bisogna lavorare allora?

Credo che il primo aspetto tecnico da affrontare sia la posizione in bici. Serve una posizione idonea e tutti, con i nuovi mezzi, hanno la tendenza a essere molto avanti sulla sella, cosa che non va assolutamente bene. Poi si può certamente lavorare sull’impostazione delle curve, su come usare tutta la strada per trovare la traiettoria migliore. L’intervista a Mas sottolinea però un aspetto: la paura.

Si può vincere?

Ecco, su questo ho qualche dubbio, ma sicuramente è l’aspetto maggiore sul quale lavorare. Se hai paura sbagli, è matematico, perché non sei freddo in bici, cambi traiettoria, alla fine rischi molto di più. La discesa è qualcosa che deve venire naturale.

Nibali è stato l’ultimo veramente in grado di fare la differenza in discesa (foto Getty Images)
Nibali è stato l’ultimo veramente in grado di fare la differenza in discesa (foto Getty Images)
E’ una dote, quella di saper andare in discesa, che si acquisisce da bambini, soprattutto con i giochi sulla bici, sull’equilibrio?

Sì, se si intende vincere la paura di cadere. Ma anche chi è arrivato subito alla bici da strada può riuscire, tenendo però presente un fattore importante: saper andare in discesa è innanzitutto una dote naturale, una di quelle cose che si fa anche fatica a spiegare. Io ho sempre saputo andare in discesa: ricordo che da bambini con gli amici io andavo e alla fine aspettavo sempre gli altri che finivano… Da junior, in una delle prime gare, la strada era bagnata: presi la discesa da primo della fila, pensavo di avere tutti dietro invece alla fine ero solo e con un vantaggio enorme.

Nell’affrontare la discesa bisogna avere un pizzico d’incoscienza?

No, neanche da bambini. Bisogna solo essere attenti e sapere che cosa fare. Anch’io ho avuto le mie cadute: una volta sono scivolato a 50 metri dal cancello di casa, non ho visto un sasso sulla mia traiettoria e sono volato via. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo. C’è poi anche un fattore legato alle bici, che rispetto a quando correvo io sono molto più rigide per essere performanti e questo porta a perdere aderenza con più facilità.

Evenepoel non ha mai negato i suoi problemi nelle discese, ma col tempo è migliorato davvero tanto
Evenepoel non ha mai negato i suoi problemi nelle discese, ma col tempo è migliorato davvero tanto
Si può migliorare?

Con l’esercizio, soprattutto se si affronta da giovani. E’ importante perché in discesa sei in fila indiana e devi stare a ruota. Quello davanti può andare più veloce e allora lo perdi, oppure va più piano e allora ti fa da tappo e devi saperlo superare. Ognuno ha un suo limite, bisogna esserne consapevoli e sfruttarlo al meglio.

C’è nel ciclismo attuale un altro Savoldelli?

Se si intende qualcuno che possa far la differenza, direi di no. Io recuperavo minuti. L’ultima vera impresa in discesa l’ha firmata Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, scendendo dal Poggio rischiò davvero tantissimo. Gli è anche andata davvero bene in qualche tratto.

Stuyven in picchiata dalla cima del Poggio. Una scelta coraggiosa che nel 2021 gli ha dato una grande gioia
Stuyven in picchiata dalla cima del Poggio. Una scelta coraggiosa che nel 2021 gli ha dato una grande gioia
Si è sempre parlato della discesa come il tallone d’achille di Evenepoel: secondo te può migliorare?

Penso di sì perché ha iniziato molto tardi ad andare in bici, per certi versi è ancora grezzo e ci si può lavorare. In sella Remco è molto rigido. Un esempio in tal senso è Froome: anche lui aveva iniziato tardi e inizialmente in discesa proprio non sapeva andare, poi si è esercitato ed era migliorato al punto che qualche volta ha anche attaccato.

In conclusione, l’esercizio deve essere qualcosa di imprescindibile per ogni ciclista?

Assolutamente, prendendolo anche come un divertimento. Io ad esempio quando mi allenavo affrontavo la picchiata da Rosetta a Lovere. C’era un tornante a U dove era obbligatorio frenare, ma questa cosa non mi andava giù. Io smettevo di pedalare, andavo giù per forza di gravità, ma volevo fare quella curva senza toccare la leva. Prova oggi, prova domani, alla fine ci riuscii e da allora non frenai più…

Una Trek Madone per Stuyven in vista della Sanremo

01.03.2022
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Jasper Stuyven ha vinto la Milano-Sanremo nel 2021, con un’azione da finisseur che ha colto di sorpresa il gruppo che si è giocato la Classicissima. Cosa cambia sulla bicicletta in versione 2022, rispetto a quella utilizzata nel 2021?

Lo abbiamo chiesto a Mauro Adobati, meccanico del team Trek-Segafredo, che ci offre qualche spunto interessante sulla Trek Madone del forte corridore belga. Continua così il nostro percorso di conoscenza delle bici dei campioni, dopo aver presentato la Merida di Colbrelli e la Specialized di Asgreen.

Mauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-Segafredo
Mauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-Segafredo
Quali bici ha a disposizione Stuyven?

Tutti i corridori del team possono scegliere tra i modelli Emonda e Madone. In base alle scelte e alle preferenze dell’atleta, quelle di inizio anno ed espresse durante i primi collegiali, ai corridori vengono forniti i modelli specifici.

C’è una preferenza del corridore belga?

Jasper è un corridore da Trek Madone, ama particolarmente questa bicicletta. Anche dal punto di vista tecnico è adatta a lui, perché è aerodinamica e veloce. Stuyven è potente e un gran passista e ha bisogno di un mezzo del genere. La sua dotazione prevede anche una Trek Emonda, che però viene utilizzata meno, solo quando ci sono corse con grandi salite, dove lui ha necessità di salvare la gamba.

Quindi, c’è la preferenza del corridore e anche una scelta tecnica?

Sì, il corridore ha l’ultima parola sulla scelta, poi ovviamente si tengono in considerazione le caratteristiche dell’atleta. Ad esempio Ciccone… Lui non utilizza la Madone, ma solo la Emonda. I due corridori sono molto differenti per espressione e doti atletiche, aspetto che si riflette anche sulla scelta della bici.

Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)
Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)
Quale taglia di bici utilizza Stuyven?

Jasper usa una 58, misura comune alle bici della sua dotazione.

Cambia posizione in sella in base alle gare e alla stagione?

No, Stuyven mantiene sempre la stessa posizione in bici. Il cambio di setting è una cosa che avviene sempre meno, magari piccoli aggiustamenti, ma di sicuro non si verificano delle variazioni importanti.

Con quale bici presumibilmente farà la Sanremo?

Di sicuro con la Trek Madone.

Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)
Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)
Ci puoi dare qualche dettaglio della componentistica?

Le scelte saranno fatte a ridosso dell’evento, ma posso dire le preferenze di Stuyven. Normalmente utilizza la doppia corona anteriore con la combinazione 54-41 e con le pedivelle da 170. Corte se consideriamo la struttura fisica, ma lui si trova bene così. La scala dei rapporti dietro 10-33.

E invece per il cockpit?

La sua Madone è montata con un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL. E’ quello che normalmente va in dotazione alla Emonda. Ha uno stem da 130 millimetri, con un’inclinazione negativa di 17°. La larghezza della piega è da 400. Stuyven usa una sella tradizionale, non corta.

Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)
Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)
Un manubrio largo solo 40 centimetri?

Si, la tendenza è quella di utilizzare manubri stretti, nonostante le caratteristiche fisiche del corridore facciano pensare ad una piega larga. Dobbiamo considerare l’impatto aerodinamico ridotto che porta ad avere una piega stretta. E poi ci sono anche i manettini spostati verso l’interno: efficienza, ma anche preferenze personali.

Per il comparto ruote, quale potrebbe essere la scelta di Stuyven, sempre in ottica Sanremo?

Le ruote sono montate con i tubeless, lo standard inizia ad essere questo. Per le ruote la preferenza sarà rivolta al 90% per le Bontrager Aeolus RSL 62, tubeless da 28. Le pressioni tra le 5,7 e 6 atmosfere. Il team utilizza gli pneumatici Pirelli Race TLR. Ogni ruota con i tubeless prevede l’utilizzo del lattice anti-foratura.

Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)
Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)
Utilizzate ancora i tubolari e le ruote per i tubolari?

Sempre meno, come dicevo prima la tendenza è di un passaggio totale al tubeless. Inoltre, con i tubeless abbiamo notato che si fora meno e gli stessi corridori sono contenti perché scorrono parecchio. La scelta dei tubeless è comunque un percorso graduale, necessario anche per far prendere il giusto feeling agli atleti. Comunque le ruote che abbiamo a disposizione sono ormai quasi tutte per i tubeless.

E invece come ti comporti con le batterie della trasmissione?

Le batterie del cambio posteriore e del deragliatore vengono rimosse dopo ogni gara e non necessariamente ricaricate. Vengono controllate, questo sì e viene applicato il cap rosso che le protegge ed evita dispersioni. La mattina successiva, prima della gara, le rimontiamo e i corridori trovano la bici pronta in ordine di marcia.

Con una Madone ha chiuso e con una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifoso
Con una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifoso
Utilizzi delle soluzioni particolari per preservare i movimenti rotanti di ruote e movimento centrale?

Non uso e non utilizziamo delle soluzioni meccaniche particolari, poi ci sono da considerare anche le abitudini del meccanico. Talvolta cerchiamo di usare un olio meno viscoso per la catena, in modo che non si accumulino troppi residui. Diciamo che le gare tradizionali non portano ad affrontare grosse problematiche. Sono le gare del Nord e competizioni come ad esempio La Strade Bianche che spesso ti obbligano a sostituire tutto!

Fra Santini e la Trek, l’arte e la diplomazia di Leslie

16.12.2021
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Nella hall del Cap Negret di Altea è tutto un ribollire di americani e frasi in inglese. In un tavolo c’è Monica Santini a colloquio con il numero due di Trek, mentre lo staff marketing dello squadrone americano invade sale e salottini per interviste, foto, video e le iniziative che popoleranno le campagne di tutta la stagione. Perciò quando Paolo Barbieri, responsabile italiano dei media, ci gira il nome di Leslie Zamboni, la prima sensazione è che avremo davanti un’italoamericana, perciò l’approccio è in inglese.

Lei si volta. Risponde. Poi con un sorriso esclama: «Sono italiana, se vuoi possiamo parlare italiano».

Leslie ha gesti che lasciano trasparire sicurezza. Solo quando alla fine del nostro incontro le chiederemo di fare una foto, avrà un attimo di tentennamento. Mai chiedere a una donna di fare una foto senza averla avvertita in anticipo…

Leslie Zamboni è arrivata alla Trek dopo aver lavorato per Nalini
Leslie Zamboni è arrivata alla Trek dopo aver lavorato per Nalini

Fra il team e Santini

Di lei vi avevamo parlato in uno dei primi articoli di bici.PRO quando passammo qualche ora nel maglificio Santini e nel mucchio degli scatoloni di fine 2020 intravedemmo un paio di figure che assortivano le forniture di abbigliamento della Trek-Segafredo per il 2021. Di lei ci parlò Stefano Devicenzi, ma non ci era ancora riuscito di incontrarla.

Leslie Zamboni è la figura di raccordo fra il team e l’azienda di Lallio, dipendente direttamente da Trek Italia, per evitare che i corridori tirino matti i tecnici di Santini con le richieste più estemporanee. Non sareste anche voi curiosi di farle decine di domande?

Come arriva Leslie alla Trek-Segafredo?

Come arrivo… (sorride e riordina le idee, ndr). Ho un background di 20 anni nell’abbigliamento per il ciclismo. Lavoravo da Nalini nel commerciale estero, per cui avevo regolarmente a che fare con le squadre. Ho lavorato con la Kelme, la Banesto, l’Astana. A un certo punto mi trovai a lavorare per Trek, che al tempo non aveva una figura interna che si occupasse dell’abbigliamento. E così un bel giorno, il responsabile del team venne a propormi se mi interessasse passare con loro.

E tu?

E io ho pensato che in Nalini mi trovavo benissimo, era anche vicino casa. Ma ho sentito che fosse arrivato il momento di cambiare, così ho accettato e mi sono trovata a lavorare con lo staff per capire in primis come fosse organizzata la squadra. Ho legato con i massaggiatori, ho scoperto i meccanismi e le varie figure che operano e poi ho cominciato a fare il mio vero lavoro.

Ad Altea ogni corridore ha ricevuto due scatoloni pini zeppi di ogni ben di… Santini
Ad Altea ogni corridore ha ricevuto due scatoloni pini zeppi di ogni ben di… Santini
Che sarebbe?

Raccolgo le informazioni che chiunque può darmi per migliorare l’abbigliamento della squadra. Una volta messo a punto questo cumulo di dati, mi interfaccio con Santini che inizia le sue ricerche per capire se le modifiche valgano la pena e siano di facile utilizzo. 

Ci hanno spiegato che il tuo ruolo è anche filtrare le richieste degli atleti.

Esatto (dice con una risata argentina, ndr). Abbiamo 31 ragazzi e 14 ragazze. Quelli che vengono da squadre più piccole, hanno meno esigenze e davanti alle forniture che ricevono spesso rimangono a bocca aperta. Quelli un po’ più esperti fanno richieste e c’è spesso da ragionare se nascano da vere esigenze o da intuizione del momento che dopo qualche ora sono tramontate. Per fortuna alcuni corridori sono un bel riferimento…

Ci hanno parlato di Stuyven.

Esatto, Jasper è un ragazzo molto attento. Testa tutti i materiali, ha un approccio molto logico e pragmatico e non si fa prendere dal momento. Un altro che sta crescendo su questo fronte è Pedersen. Sono atleti sensibili, attenti al dettaglio e poco emozionali. Vivendo al Nord, le loro relazioni sui vari prodotti sono molto attendibili.

Asbjorn Hellenmose e Filippo Baroncini, con la divisa da allenamento e quella da gara
Hellenmose e Baroncini, con la divisa da allenamento e quella da gara
Che cosa significa poco emozionali?

Ci sono corridori che rientrano da un allenamento in cui hanno avuto un problema e vengono a proporti di cambiare la maglia o la giacca per ovviare al problema. Poi vanno a farsi la doccia e se gli chiedi spiegazioni, l’hanno già dimenticato. A volte, se insistono, si fanno cose sapendo che non funzioneranno. Solo così sentiranno di essere presi in considerazione e si renderanno conto che l’idea non funziona. Non mi va di passare per la mamma cattiva che dice sempre di no… A volte poi il processo è inverso. Monica Santini e il suo staff a volte propongono qualcosa. Noi lo prendiamo e chiediamo il feedback dei ragazzi.

Tu sei sempre presente?

Ci sono al ritiro di dicembre per la consegna del materiale e a quello di gennaio per avere i primi report. Poi li seguo alle corse. E’ bene avere un contatto frequente. Li coccoliamo parecchio, d’accordo con Monica (Santini, ndr). Il materiale è tutto fatto su misura e a me piace stare in contatto con i corridori per il rapporto che si crea.

Quanto ti impegna la fase pre ritiro?

Sono nel magazzino di Santini per giorni interi, ad allestire scatole e valigie destinate ai corridori. E’ il momento più caldo della mia stagione. Porto sempre il buon Stefano Cerea, gran lavoratore, esperto e tanto paziente…

I corridori sono mai sfrontati nel chiedere adattamenti?

No davvero, alcuni sono timidissimi, devi capire tu se vogliono dirti qualcosa, magari sdrammatizzando. Una cosa comune a tutti è che sono molto educati. Su questo Guercilena (team manager del team, ndr) è sempre stato intransigente.

Cucitura giubbini Trek-Segafredo, Santini
Nei laboratori di Santini prendono forma le divise del club. Prima del ritiro, i magazzini traboccavano di materiale Trek
Cucitura giubbini Trek-Segafredo, Santini
Nei laboratori di Santini prendono forma le divise del club
E le ragazze?

Abbiamo iniziato tutto da zero, pur avendo buone basi in Santini. Siamo partiti dalle linee già esistenti e abbiamo iniziato lo sviluppo. La cosa più interessante dell’ultimo periodo è lo sviluppo del body da strada, partendo dalla base di quello per gli uomini. Lizzie Deignan si è fatta portavoce dell’esigenza. Abbiamo fatto la modellatura e ora abbiamo fatto la prima fornitura. Siamo molto curiosi di vedere se andrà bene.

La curiosità è legittima: ti senti più una donna Trek o una donna Santini?

Bella domanda (ride ancora, ndr), sono una donna Trek, ma devo dire che con Santini si è creato un ottimo rapporto. Sono molto ferrati, in più parliamo la stessa lingua. Capiscono velocemente le esigenze dei professionisti, si tratta di uno scambio equo, perché comunque dal team arrivano spesso feedback interessanti per la produzione.

Santini Tono Freccia: pronti per la Vuelta, già testati al Tour

23.07.2021
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Il più grande nemico per un ciclista d’estate? Il caldo. Quando si pedala sotto il sole è fondamentale avere un abbigliamento in grado di traspirare e di disperdere il calore al meglio. Santini, l’azienda di Lallio, ha progettato dei pantaloncini all’avanguardia, che ci consentono di pedalare anche nelle più afose giornate estive, i Tono Freccia.

Questo nuovo capo di abbigliamento sarà indossato dai corridori della Trek-Segafredo alla Vuelta Espana, ma hanno già fatto il loro debutto al Tour de France. E’ stato il belga Jasper Stuyven ad indossarli per primo nelle giornate più calde della Grande Boucle. 

Materiale all’avanguardia

Una salopette extra traspirante, con rete sensitive sulla parte delle cosce per disperdere al meglio il calore, realizzata con tessuti Sensitive® Fabrics di Eurojersey SPA, azienda della provincia di Varese, composto dal 72 per cento di poliamide e dal restante 28 per cento da elastane.

Prodotto etichettato Oeko-text, un test di laboratorio che tiene conto delle sostanze, regolamentate o meno, che possono essere dannose per la salute umana. In molti casi i valori limite per lo standard 100 vanno oltre i requisiti internazionali. 

Le bretelle cucite con materiale Polartec, sono leggere e morbide, così la schiena, altro punto critico per il ciclista, resta asciutta. 

L’idea di utilizzare questi materiali è nata anche dall’aumento degli allenamenti indoor, dove l’accumulo di calore e la maggior sudorazione richiedono materiale di maggior efficienza.

Fondello in schiuma

Il Fondello NAT è uno dei più apprezzati ed è stato completamente rinnovato per garantire prestazioni sempre migliori.

E’ realizzato attraverso l’assemblaggio di diversi strati di schiuma a densità differenziata, più spesso nella parte di appoggio. Racchiude un’anima in Next, un gel dalle proprietà rinfrescanti, con un effetto prolungato fino a 7 ore, che offre un’incredibile protezione dagli shock. Tutti i materiali con cui è realizzato sono perforati per la massima traspirabilità anche durante le giornate più calde.

Il prodotto è disponibile in 4 colorazioni: Nero, Blu, Grigio e Verde militare

Il prezzo di mercato è di 159 euro

www.santinicycling.com/it/

Guercilena scatenato, Nibali sfortunato, Conci eroico

20.03.2021
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Luca Guercilena scende dall’ammiraglia parlando in inglese ed è al settimo cielo. La Tirreno era andata così male, che la vittoria alla Sanremo e il buon comportamento del team, con Conci in fuga e il gran finale, ha il sapore di una redenzione fantastica. Il tempo di rimettersi in sesto e di salutare ogni membro della squadra che gli passa davanti e poi racconta la sua giornata ascoltando le comunicazioni radio fra i corridori e guardando la corsa nel piccolo schermo dell’auto.

«Incredibile – ride – fantastica. Un ragazzo cui abbiamo creduto sin da quando è passato professionista, che è sempre stato lì. Piazzato. Lo merita e lo meritiamo noi come squadra. Abbiamo mandato un corridore in fuga perché sapevamo di non poter accettare lo scontro diretto con quei due. Sono proprio contento. E poi lo sapete, per me la Sanremo è la classica più bella…».

L’abbraccio con Jacopo Mosca, autore di un gran lavoro
L’abbraccio con Jacopo Mosca, autore di un gran lavoro
Grande Stuyven, ma te la aspettavi diversa?

Molto diversa. Pensavo che con certi fenomeni in giro, le altre squadre avrebbero corso diversamente all’inizio della corsa. Noi abbiamo messo Conci nella fuga, credevo che altri lo avrebbero fatto. Cosa posso dire? Noi ci abbiamo creduto, gli altri no.

Stuyven era l’uomo su cui scommettere?

Lui e Vincenzo (Nibali, ndr), che però ha avuto problemi al cambio prima della Cipressa. Si è toccato con qualcun altro, il cambio si è incastrato e noi eravamo troppo lontani per cambiargli la bici. Lo ha sistemato come poteva, ma a quel punto era tardi. Però è uscito molto bene dalla Tirreno e alla fine è stato importante per pilotare Stuyven sul Poggio.

Hai pensato che nell’ultimo chilometro Van Aert potesse rientrare e beffarvi?

Quando ho visto che agli 800 metri si è messo calmo a ruota di Kragh Andersen, ho pensato che avremmo vinto. Poi nella volata era sfinito, però credo che alla fine lo fossero tutti.

Forse non tutti lo conoscono, cosa puoi dire di Jasper Stuyven?

Ha vinto Kuurne e Het Nieuwsblad. Ha vinto diverse tappe nelle varie corse ed è spesso andato vicino a vincere nei grandi Giri. Nel 2018 è stato per 10 volte fra i primi 10 delle grandi corse. Gli mancava solo la vittoria importante. E sono contento che sia venuta in Italia. Abbiamo alle spalle delle grandi aziende e da questi risultati spero capiscano che siamo una squadra giovane che può arrivare a grandi risultati».

Conci in fuga fino alla Cipressa, ma le altre squadre non hanno colto l’occasione
Conci in fuga fino alla Cipressa, ma le altre squadre nn hanno colto l’occasione

Mentre Guercilena si tuffa nell’abbraccio del team, lentamente si avvicina al pullman Nicola Conci con lo sguardo sfinito e il sorriso di chi sa di aver partecipato in qualche modo alla vittoria della squadra. «Mezza è tua – gli dice infatti Adriano Baffi – sei stato grande».

Tutto secondo i piani?

Piani in una corsa come questa non si possono fare. C’erano dei corridori che sembravano imbattibili, ma anche noi avevamo Nibali e Stuyven. Vincenzo è Vincenzo, possono dire quello che gli pare, ma ha scritto la storia del ciclismo italiano e mondiale. E Jasper ci girava attorno da tanto e ha colto bene l’occasione.

C’era tanto vento?

Mi hanno fregato. Ero contento di andare in fuga, perché avevano detto che sarebbe stato a favore. Invece è stato sempre contrario. Dovevo arrivare il più avanti possibile, ma quando siamo scesi sul mare è stato il momento più difficile. Sembrava che volessero venirci a prendere, poi ci hanno lasciato lì e sono arrivati sulla Cipressa. Abbiamo vinto, è un giorno che ricorderò per sempre.

Classicissima a Stuyven che scatta (e ragiona)

20.03.2021
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E come spesso accade, quando qualcuno è “troppo” favorito non vince. Stavolta a cogliere l’occasione e a portarsi a casa la Milano-Sanremo numero 112 è Jasper Stuyven. Il belga della Trek-Segafredo, come ha detto Cioni, ha colto l’attimo. Non ha rubato nulla ed è stato autore davvero di un bel colpo. Onore a lui!

Nino Daniele soccorre e abbraccia Stuyven stremato
Nino Daniele soccorre e abbraccia Stuyven stremato

Attacco a sorpresa

Ci ha messo un po’ il gigante di Leuven a conquistare il suo primo Monumento, almeno stando ai tempi dei fenomeni di oggi. Lui ha la “veneranda” età di 28 anni. Ma la sua crescita è stata costante e di certo non è una meteora. Nel suo palmares ci sono corse come la Omloop Het Nieuwsblad o una tappa alla Vuelta.

Nel finale è stato chirurgico. Freddo. Dalla radio gli hanno detto che doveva provare e lui non se l’è lasciato dire due volte. Quando Kragh Andersen lo ha riacciuffato non è andato nel panico. A quel punto, non ha ascoltato neanche più la radio e ha fatto tutto da solo. Era facile perdere le staffe con un avversario che ti riprende a 1.200 metri dall’arrivo e tutti i super fenomeni dietro a pochi secondi.  Stuyven invece ha cercato di risparmiare il più possibile, come se si potesse risparmiare, e poi ha scaricato a terra tutti i suoi cavalli.

Dopo l’arrivo cade stremato a terra. Non ci crede. Lo assiste subito il medico della squadra, Nino Daniele. Poi man mano passano tutti gli altri. A partire da Nibali che gli dà un cinque sincero.

Stuyven è sull’Aurelia. Si volta e capisce che dietro il primo che si muove è spacciato
Stuyven è sull’Aurelia. Si volta e capisce che dietro il primo che si muove è spacciato

Nervi d’acciaio

«Sapevo – ha detto Stuyven – che sul Poggio tutti aspettavano gli scatti di uno di quei tre. Il mio obiettivo in quel momento era restare lì. E ci sono riuscito, ma come me me ci erano riusciti anche i velocisti e così mi sono detto che avrei dovuto provare in discesa per vincere. I miei compagni non c’erano più, i tre favoriti erano anche più veloci di me e così ho dato il tutto e per tutto. Credo siano stati i chilometri più duri della mia vita».

Ma il vero capolavoro Stuyven lo ha fatto non solo sull’asfalto, ma anche nella sua mente. Già ragionare in certi frangenti non è facile, farlo quando si hanno nelle gambe quasi 300 chilometri è impresa quasi impossibile, tanto più con l’adrenalina della corsa nel sangue. Sentite qua.

«Quando sono partito ho pensato che proprio perché c’erano quei tre poteva essere il momento buono. Sia io che loro sapevamo che il primo che avrebbe chiuso, avrebbe perso la corsa. E così è stato. Poi quando è arrivato Kragh Andersen lui ha provato un po’ a rilanciare e io lì ho faticato tantissimo. Ho pensato a limitare i danni».

Jasper vive a Montecarlo. Il finale della Sanremo lo conosce bene, ma causa Covid nell’ultimo anno ci era venuto solo quattro volte. Due di queste però nell’ultima settimana.

«Giusto per ripassare un po’ il percorso. Quest’anno sono partito un po’ più piano, volevo crescere gradualmente e ci sono riuscito. Devo dire che proprio questa settimana mi sentivo molto bene». E infatti giusto la sera prima la Trek-Segafredo aveva assegnato i ruoli e Stuyven era uno dei due capitani, l’altro era Nibali.

I compagni della Trek tornano al bus con il bottino in mano!
I compagni della Trek tornano al bus con il bottino in mano!

Nessuno è imbattibile

Dal bus della Trek-Segafredo si sentono le grida di gioia. Due di loro arrivano con la bottiglia di spumante in mano, presa direttamente dal podio. Ogni corridore che arriva abbraccia l’altro e tutto lo staff. I ragazzi di Guercilena sapevano di non essere favoriti e forse per questo hanno speso meno energie mentali degli altri. 

L’alta velocità poi forse li ha anche aiutati. In fin dei conti è stata una corsa “facile” da controllare.

«Vero – afferma Stuyven – è stata una corsa velocissima e non c’è stato un team dominante anche negli ultimi chilometri. Siamo arrivati in tanti all’imbocco della Cipressa. Poi su questa salita il ritmo è stato ancora altissimo e nessuno è riuscito a muoversi. Si andava davvero troppo forte. 

«Se mi dà fastidio di non essere stato inserito tra i favoriti alla vigilia? No, visto come quei tre erano andati alla Tirreno era normale che si parlasse di loro. Sì, probabilmente nell’uno contro uno sono più forti di me, ma oggi ho dimostrato che nessuno è imbattibile».

E forse è proprio questo il bello del ciclismo. Tattiche e testa ancora contano.