Serata del Grande Ciclismo, Pesaro, 2025, salotto Riccardo Magrini, Luca Gregorio, Eleonora Ciabocco, Gianmarco Garofoli

EDITORIALE / Al ciclismo italiano manca soprattutto un faro

17.11.2025
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Venerdì sera, nel corso della classica Serata del Grande Ciclismo di Pesaro, durante un momento di salotto condotto da Luca Gregorio e Riccardo Magrini, il microfono è finito in mano a Gianmarco Garofoli, che non ci ha pensato due volte. Agganciandosi alle parole di Magrini, che parlava della difficoltà del ciclismo italiano, il corridore marchigiano della Soudal Quick Step, ha piazzato uno scatto deciso.

«Non è vero che il ciclismo italiano è in difficoltà – ha detto – ci sono tanti corridori forti che ottengono ottimi risultati. Davanti a tutti ci sono Pogacar e pochi altri, ma subito dietro ci siamo noi. Solo che chi racconta le corse non lo dice. Si parla sempre degli stessi, di quanto sia forte Pogacar e gli altri è come se non ci fossero. Faccio un esempio: Alessandro Verre. E’ arrivato secondo nella tappa regina del Giro d’Italia, ma nessuno ne ha parlato».

Magrini ha replicato che non è vero e che nessuno ricorda nemmeno chi abbia vinto la tappa di Sestriere. Aveva ragione: abbiamo avuto bisogno di ricorrere al web per ricordare il nome di Chris Harper e a maggior ragione – viene da dire – si sarebbe potuto dedicare più spazio a Verre. E con la disputa che è andata avanti ancora per qualche minuto, a noi è venuto di fare una considerazione che, dopo la vittoria di Sinner a Torino e la figuraccia della nazionale di calcio a Milano, ha preso maggiore consistenza.

Serata del Grande Ciclismo, Pesaro, 2025,
La serata del Grande Ciclismo si è svolta a Pesaro, organizzata dai primi due a sinistra: Giacono Rossi e Maurizio Radi
Serata del Grande Ciclismo, Pesaro, 2025,
La serata del Grande Ciclismo si è svolta a Pesaro, organizzata dai primi due a sinistra: Giacono Rossi e Maurizio Radi

I soliti due al comando

Sinner e Alcaraz sono davanti a tutti come Pogacar e Vingegaard: alle loro spalle c’è il vuoto. La sola differenza è che Sinner è italiano: basta questo perché i risultati dei giocatori alle sue spalle diventino immensi. Non vogliamo dire che non siano ottimi atleti, ma avendo vinto negli ultimi due anni tornei di seconda schiera (ATP Tour 250), probabilmente non avrebbero tanta eco mediatica se là davanti al posto di Sinner ci fosse un giocatore non italiano. Si parla tanto di Jasmine Paolini, senza rendersi conto che un’Elisa Longo Borghini vale cento volte di più.

Se con Pogacar ci fosse un italiano di pari livello, come per magia i risultati di Ciccone, Scaroni, Ganna, Milan, Viviani, Trentin e Vendrame sarebbero raccontati con altra enfasi. Questo perché i grandi media vivono di iperboli: l’ordinario non esiste e di conseguenza scompare. Anche al di fuori della diretta, si preferisce fare pagine e minuti su Pogacar, cadendo in esaltazioni anche ripetitive, piuttosto che approfondire quello che c’è dietro. Una vecchia storia da cui difficilmente usciremo, motivo di dibattiti estenuanti che hanno spinto noi a intraprendere una linea diversa e che comprensibilmente possono diventare causa di frustrazione per gli atleti… invisibili.

Giro d'Italia 2025, Sestriere, 20a tappa, Alessandro Verre
Secondo a Sestriere nella 20ª tappa del Giro, Verre è per Garofoli l’emblena del corridore ignorato da parte dei media
Giro d'Italia 2025, Sestriere, 20a tappa, Alessandro Verre
Secondo a Sestriere nella 20ª tappa del Giro, Verre è per Garofoli l’emblena del corridore ignorato da parte dei media

La WorldTour italiana…   nel calcio

Che cosa dovremmo dire allora del calcio italiano, se il ciclismo è in crisi? Non si vince la Champions League dal 2010, quando l’Inter vinse anche il mondiale per club. E bisogna ringraziare l’Atalanta che nel 2024 vinse la UEFA Europa League, perché andando a ritroso per vedere un’altra vittoria italiana bisogna risalire al 1999 del Parma. Nel 2006 l’Italia ha vinto i mondiali di calcio. Nel 2010 e nel 2014 è stata eliminata al primo turno. Mentre nel 2018 e nel 2022 non si è qualificata. E dopo la sconfitta di ieri con la Norvegia, rischia grosso anche questa volta.

Eppure si riempiono pagine e palinsesti di campioni stranieri, che sventolano le bandiere delle squadre di casa nostra, senza pensare (probabilmente) che proprio grazie a tale colonialismo, i giocatori italiani hanno perso consistenza e qualità. Servirebbe anche a loro una WorldTour italiana, che avesse il coraggio di investire seriamente sul vivaio?

Ciccone ha vissuto un 2025 più continuo, sia pure con incidenti. Qui primo a San Sebastian
Ciccone ha vissuto un 2025 più continuo, sia pure con incidenti. Qui primo a San Sebastian

Continuità cercasi

Garofoli ha ragione? Restando sul dato oggettivo e sportivo, probabilmente sì. Ma poiché il pubblico dello sport italiano prima di essere competente è soprattutto tifoso, in mancanza di continuità e grandi vittorie, si continuerà a sostenere che il ciclismo italiano sia in crisi. La continuità fa la differenza, su questo aveva ragione Magrini. Il Ciccone di quest’anno ha dato un seguito al podio del Lombardia 2024 e se non si fosse ammalato dopo i mondiali, probabilmente avrebbe continuato nella serie. Altri invece si sono affacciati alla porta dei grandi e poi sono spariti.

E’ importante dare al pubblico dei riferimenti. Pellizzari per la salita. Ciccone per le classiche. Milan per le volate. Scaroni e Ballerini per altre classiche. Se tutto questo diventerà un’abitudine, sarà più difficile ignorare certe prestazioni e l’arrivo di giovani interessanti come Finn verrà inquadrato in un movimento già di per sé florido. I problemi esistono. Il livello giovanile è in forte difficoltà. Ma se proprio qualcuno ha voglia si sparare sulla Croce Rossa, guardi verso il calcio. Se noi siamo in crisi, loro come sono messi?

EDITORIALE / L’esempio del tennis e i bilanci federali

27.11.2023
5 min
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Basterebbe rileggere il discorso di insediamento di Angelo Binaghi, rieletto nel settembre 2020 alla guida della sua Federazione per il sesto mandato consecutivo con il 78,81 per cento dei voti. Così forse ci si renderà conto di cosa sia successo negli ultimi anni nel mondo del tennis. E magari si capirà che probabilmente la vittoria di ieri in Coppa Davis non sia stata casuale (in apertura foto Getty Images/ITF).

«La situazione di prosperità che l’andamento di questa curva ci raffigura – diceva nel 2020, commentando l’andamento del fatturato dal 2002 – è frutto dei nostri sacrifici, della azione comune che abbiamo fatto i primi anni per risanare la Federazione, per rilanciare gli Internazionali BNL d’Italia e per rendere il tennis molto molto più popolare di prima. Ed è anche quella che ci ha permesso, anno dopo anno, di aumentare i trasferimenti verso le società e di finanziarne l’impiantistica, di portare prima il tennis italiano nelle case degli italiani con il nostro canale Supertennis. E poi per la prima volta nella storia in modo strutturale nelle scuole dell’obbligo, di lanciare il padel in Italia, e di ottenere l’organizzazione delle Next Gen a Milano e delle ATP Final a Torino.

«Ci ha permesso anche di non alzare le quote federali negli ultimi anni. E di aumentare gli investimenti nel settore tecnico ed ottenere i risultati che le nostre atlete prima e i nostri atleti poi hanno ottenuto in questi magnifici 15 anni».

Sopra, il bilancio della FITP in crescita del 389% dal 2002 al 2019. Poi il crollo Covid e la previsione fino al 2025 (fonte FITP)

L’uscita dal buio

Prima il tennis aveva conosciuto il buio, quello vero. Poche vittorie. Pochi atleti ai primi posti del ranking. La Coppa Davis che mancava dal 1976, stesso anno dalla vittoria di Panatta al Roland Garros. Leggete quell’intervento, fatto quando Sinner aveva 19 anni, perché fa capire il tipo di lavoro che si è fatto per risollevare il movimento.

Si parla delle Nitto APT Finals di Torino, assegnate per cinque anni a Torino, con la spinta del sindaco Appendino, diventate l’occasione per un’impennata del fatturato, con «la più alta sponsorizzazione che una federazione sportiva in Italia abbia mai avuto».

Si parla del ruolo illuminante delle donne nel Consiglio federale, dopo anni di soli uomini.

Poi si parla dell’essersi rivolti nel 2017 ad una società di consulenza che ha revisionato completamente la struttura della Federazione e delle sue Società controllate. Che ha imposto di cercare nuove figure manageriali come il Direttore Generale Marco Martinasso. E ha creato all’interno dei nuovi processi decisionali, tipici di una grande azienda.

Angelo Binaghi, ingegnere sardo, sta guidanto il tennis per il sesto mandato consecutivo (foto FITP)
Angelo Binaghi, ingegnere sardo, sta guidanto il tennis per il sesto mandato consecutivo (foto FITP)

Federazioni a confronto

Leggetelo. Sottolineate i punti che vi sembrano interessanti e poi metteteli a confronto con quanto ha fatto la Federazione ciclistica di Carlesso, Ceruti, Di Rocco e Dagnoni, che hanno guidato la FCI nell’identico periodo.

C’è un altro grafico in quel discorso: quello che combina il fatturato acquisito (2002-2019). Esso tiene conto dei 27 milioni di perdita causati dal Covid e vi unisce il bilancio previsionale fino al 2025, con una stima del + 759%. Si era capito che il trend fosse in crescita. Che gli investimenti nelle scuole, l’arrivo degli sponsor, il sostegno del Governo e l’arrivo di una nidiata di talenti avrebbero portato la curva a crescere ancora.

Felice Gimondi, Marco Pantani, Tour 1998
La Davis mancava dal 1976. Pantani vinse il Tour del 1998, prima di lui Gimondi nel 1965: 38 anni di attesa
Felice Gimondi, Marco Pantani, Tour 1998
La Davis mancava dal 1976. Pantani vinse il Tour del 1998, prima di lui Gimondi nel 1965: 38 anni di attesa

Qualche domanda

Come il tennis, anche il ciclismo ha i biglietti e abbiamo star della pista di livello mondiale: in che modo hanno generato ricchezza per la Federazione? Perché non c’è ancora una Sei Giorni, in cui i tifosi pagherebbero oro per vedere le sfide fra Ganna, Viviani, Milan e il resto degli specialisti?

Di recente RCS Sport ha siglato un’intesa con l’ANCI e alla base ci sarebbe anche un contributo pubblico per la valorizzazione sostenibile del territorio e la diffusione della cultura sportiva giovanile: non potevano essere fondi interessanti per la FCI?

Potrebbero i rappresentanti della nostra Federazione mostrarci la stessa curva del bilancio federale?

Hanno pensato di ristrutturarsi e di interpellare professionisti in ambito marketing capaci di intercettare risorse vere?

Abbiamo un Consiglio federale qualificato per gestire il momento?

Abbiamo organizzato un mondiale a Imola e a breve la partenza del Tour: in che misura si è lavorato e si lavorerà per trarne profitto? 

Non si vuole qui dire che tutto questo non sia stato fatto, ma che di certo non è stato comunicato come si dovrebbe. Se il ciclismo sta avviando una gestione simile a quella del tennis, saremo i primi a celebrarlo con tutti gli onori.

La FCI sfrutterà a dovere la partenza del Tour dall’Italia per promuovere il ciclismo?
La FCI sfrutterà a dovere la partenza del Tour dall’Italia per promuovere il ciclismo?

L’albero di Ground Zero

Qualche giorno fa, commentando un post su Facebook, Beppe Da Milano ha posto una domanda: «Che cosa ne sarà delle piccole società dilettantistiche?».

Caro Beppe, la domanda va posta a chi finora ha gestito e continua a gestire il ciclismo come se fossimo ancora negli anni Novanta. Stando alla gestione attuale, ci sarebbe da dire che non hanno futuro. Potrebbero diventare l’interfaccia del ciclismo, qualora il ciclismo entrasse nelle scuole? Potrebbero, ma qualcuno sta lavorando al progetto?

La rinascita non può essere legata al caso. Magari sbocceranno anche un altro Pantani e pure un altro Nibali, fioriti in un ciclismo italiano che aveva un’organizzazione di assoluto primo piano. Potrebbero nascere anche oggi, come l’albero sopravvissuto alle macerie dell’11 settembre che ora è il simbolo della rinascita di Ground Zero. Se però intorno non si crea un ambiente favorevole, come garantiremo la continuità?