Search

Gavazzi smette: ecco i suoi consigli al giovane Piganzoli

03.10.2023
5 min
Salva

LISSONE – Francesco Gavazzi si aggira tra i pullman delle squadre con la disinvoltura di chi ha passato una vita in questi spiazzi. Alla partenza della Coppa Agostoni, davanti al pullman della Eolo-Kometa, è pieno di gente: parenti e persone venuti a salutare i corridori. C’è anche la famiglia di Gavazzi, con uno dei due figli che gioca con la sua bici. Ricordiamo che lo stesso Francesco aveva detto di voler smettere con le gare, ma di non voler abbandonare l’ambiente. I giovani, ci aveva detto Ivan Basso, sono il miglior acquisto per la prossima stagione. L’essere riusciti a trattenere ragazzi promettenti permette loro di addolcire l’addio di corridori del calibro di Fortunato e Albanese

«Dopo l’Agostoni – dice – mi restano la Bernocchi (corsa ieri, ndr), il Piemonte e le due in Veneto, se non cambieranno i programmi. Avvicinarsi al finale di carriera mi rende tranquillo, me la sto vivendo bene. Non dico che è una liberazione, ma sapere di aver dato tutto quello che avevo mi fa sentire sereno. Sinceramente non vedo l’ora che arrivi in fretta il 15 ottobre, perché si è stanchi».

Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni
Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni

I consigli di “Gava”

Gavazzi ha messo alle spalle 39 primavere il primo di agosto di quest’anno. Dopo che in gruppo ha passato la maggior parte del tempo abbiamo provato a stilare quelli che sono i suoi consigli ai giovani che rimarranno in Eolo-Kometa.

«Nel ciclismo di adesso – racconta Gavazzi – non c’è tanto tempo di sbagliare, sia in corsa che fuori corsa. Sicuramente rimanere in una squadra come la Eolo che ti coccola e ti fa crescere senza stress in un ciclismo esasperato penso sia la cosa migliore. Si tratta di ragazzi di 20,21 e 22 anni, sono giovani: le pressioni sono forti. Rimanere in una squadra come la Eolo ti permette di prenderti il tuo tempo, crescere e inserirti nel gruppo. Senza però dimenticare le esperienze agonistiche, le corse a cui abbiamo partecipato sono importanti: Giro d’Italia, Sanremo e Lombardia per esempio».

Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Come ci si avvicina a questi appuntamenti da giovani?

A livello di professionalità non deve esserci alcuna differenza rispetto alle gare minori. E’ ovvio che a livello emotivo, invece, ha un peso e sono quelle emozioni che ti ricorderai anche negli anni futuri e che ti fanno crescere come ragazzo e corridore.

Questa estate, a Livigno, avete fatto un ritiro di squadra, un momento più leggero dove avete avuto modo di parlare?

Con “Piga” (Piganzoli, ndr) per esempio, siamo amici perché siamo anche vicini di casa, sono in confidenza. Io ho 39 anni, lui 21, quindi la differenza di età si fa sentire, però si parla delle mie esperienze passate, del ciclismo che era e che è. A tavola, in ritiro, si parla quasi sempre di ciclismo, ci sono tanti aneddoti, anche dei direttori. Sono spunti utili per i giovani per pensare ed essere consapevoli.

Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Qual è la curiosità principale che ha Piganzoli?

Chiede spesso come fosse il ciclismo quando sono passato professionista io, nel 2005. In 17 anni è cambiato tutto: non si pesava la pasta, non c’era TrainigPeaks, iniziavano ad esserci i potenziometri, mentre ora se non ce l’hai non vai nemmeno a letto. La curiosità è sapere come si è evoluto il ciclismo e come era prima. 

Essere curati è positivo da un lato ma può nascondere anche lati negativi…

Un ciclismo professionale e molto più stressante, sia in corsa che fuori. Sia come gestione che come preparazione, risulta davvero molto usurante. E’ giusto viverlo con un distacco e comunque dare il 100 per cento senza farne diventare una malattia. 

La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
Tu che hai visto crescere Piganzoli, quest’anno com’è stato?

Devo dire che ha fatto tante esperienze di rilievo ma è stato anche preservato. Ha capito quali sono le gare del suo livello e ha capito come corrono quelli che vanno forte davvero. Sono convinto che questo 2023 sarà un anno che in futuro gli tornerà molto utile. Dal prossimo anno avrà un bagaglio importante.  

Hai notato qualche “difetto”?

Non lo chiamerei così, però vedo che c’è tanta fretta di crescere e di fare. Dopo la Coppa Agostoni, per esempio, era giù di morale perché non era andato come si sarebbe aspettato. Deve imparare a convivere con queste sensazioni, capita nel ciclismo, anzi sono più le volte che non vai come vorresti rispetto alle altre. Lui non si è fatto prendere troppo dallo sconforto e al Giro dell’Emilia è arrivato 16° che in una gara di alto livello come quella è un grande risultato. Senza dimenticare che lui si è preparato alla grande per il Tour de l’Avenir quest’anno, staccando dalle corse per più di due mesi. Sapete cosa?

Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Dicci…

Ora i ragazzi giovani sono abituati a vedere i loro coetanei super performanti appena passano professionisti. Ma non è sempre così, non tutti sono Evenepoel o Ayuso. Piganzoli ha tutte le carte per diventare un campione e questo primo anno da professionista gli risulterà fondamentale nella crescita.

Ha focalizzato tutta la sua seconda parte di stagione su quell’appuntamento…

E ha fatto bene, perché era l’ultimo anno in cui poteva partecipare, ed in più ha fatto un bel podio e tanta esperienza. Correre gare a tappe di alto livello come l’Avenir gli tornerà utile per il prossimo anno, quando gli obiettivi saranno corse come la Tirreno-Adriatico o il Giro d’Italia.

Come lo vedi in allenamento, abitando vicino qualche volta avrete pedalato insieme…

E’ molto tranquillo, si allena bene. E’ uno che si sa allenare, sta concentrato il giusto e questo mi piace, perché la gestione per i corridori è fondamentale, così da arrivare alle gare con la testa giusta. Ha una carriera davanti molto promettente. Poi lui, nonostante sia giovane ha capito cosa vuol dire fare il corridore, ha l’atteggiamento giusto.

Basso a tappe forzate verso la Polti di domani

26.09.2023
4 min
Salva

Come procede il lavoro di costruzione della Polti che prenderà il posto di Eolo? Ivan Basso in questi giorni è una trottola. Viaggia per l’Italia. Segue le corse. Ha tenuto un seminario sull’importanza di fare squadra proprio con gli agenti della rete vendita del nuovo sponsor e nel frattempo cerca di mettere ogni tassello al suo posto.

«Andiamo avanti – spiega Basso fermandosi per due chiacchiere durante Italian Bike Festival (in apertura nello stand Dinamo) – facciamo ogni giorno un nuovo step. Il lavoro procede molto bene nella direzione che immaginavo. L’arrivo di Polti ha risvegliato non solo l’interesse interno, ma ha portato un’ondata di futuro partendo dal passato. Questa per me è stata la seconda cosa positiva che è accaduta in queste settimane. Si aggiunge il fatto, ora ufficiale, che Eolo resterà con noi, con una partecipazione non da title sponsor, però comunque importante. Kometa ha confermato la sua presenza. Praticamente tutti gli sponsor tecnici hanno confermato. Visit Malta ha rilanciato. Mi piace molto il modo in cui sta nascendo la squadra e ci sono altre due novità. Un co-title sponsor in arrivo e il forte interesse in un progetto che ho in mente già da tre anni e che annunceremo nelle prossime settimane».

Albanese e Fortunato, qui in una foto del 2021, lasciano la Eolo per andare all’Arkea e all’Astana
Albanese e Fortunato, qui in una foto del 2021, lasciano la Eolo per andare all’Arkea e all’Astana
Di cosa si tratta?

Di un gruppo di aziende importanti, che non avranno il logo sulla maglia, ma ci sosterranno. E’ qualcosa che abbiamo sviluppato con i fratelli Contador e adesso i tempi sono maturi per portarlo a termine. Si tratta di un’attività comunque connessa alla squadra, con sponsor importanti che faranno parte del nostro gruppo. E poi c’è il mercato…

Qualcuno va via…

Ci sono due partenze importanti: quelle di “Alba” e “Fortu” (Vincenzo Albanese e Lorenzo Fortunato, ndr), due ragazzi che hanno dato modo a questa squadra di crescere, crescendo a loro volta insieme a noi. E quando due corridori così sono in uscita e vengono rivalutati, vuol dire che la collaborazione è andata bene. Quindi da un lato sono contento per loro, che sono entrati con un valore ed escono molto più forti, dall’altro nella mia testa c’era comunque l’idea di rivoluzionare la squadra, perché è normale che i cicli si concludano.

Fra i talenti rimasti in casa Eolo (futura Polti) c’è Davide Piganzoli, ottimo scalatore e forte anche a crono
Fra i talenti rimasti in casa Eolo (futura Polti) c’è Davide Piganzoli, ottimo scalatore e forte anche a crono
Da cosa si riparte?

Abbiamo confermato tutti i nostri giovani bravi. Abbiamo preso due ragazzi colombiani Restrepo e Mario Gomez, poi l’inglese Double, elementi che ci possono sorprendere. Okay, tutti mi chiedono il grande nome, ma io non voglio prenderlo da un’altra squadra, io voglio averlo in casa. Abbiamo più di un nome nuovo ed è inutile continuare a lamentarsi di quello che non c’è. Siamo sempre al solito discorso.

Quale discorso?

Io ritengo che questa squadra deve continuare a crescere. Magari non è cresciuta di categoria e siamo rimasti professional, magari non è cresciuta di budget, ma cresce di valori, di competenza, di valore medio dello staff e valore medio dell’organico. In questo momento, non abbiamo le risorse economiche per poter prendere un campione. E allora non ci resta che crearlo in casa. Per me il vero mercato di quest’anno è stato quello di non perdere i giovani buoni, come era invece accaduto con Carlos Rodriguez, Moschetti, Oldani, “Juanpe” Lopez e molti altri. Sicuramente hanno avuto offerte, ma noi siamo una squadra professional con stipendi a volte superiori a quelli che possono avere in certe squadre WorldTour. I nostri corridori sono pagati bene e lo stesso vale per lo staff.

In un seminario per gli agenti Polti, Basso ha spiegato le analogie fra una cronosquadra e il lavoro di equipe
In un seminario per gli agenti Polti, Basso ha spiegato le analogie fra una cronosquadra e il lavoro di equipe
La maglia ha preso finalmente forma?

Sì, ma non è ancora definitiva. E’ chiaro che cambierà la cromia, però cercheremo di mantenerla bella, pulita. Questa squadra è piaciuta non solo per i risultati sportivi, ma anche per lo stile e il comportamento. Sarà così anche per il prossimo anno.

Quali sono i prossimi passi?

Quando c’è un cambio importante, bisogna portare a termine l’attività del 2023 e iniziare il 2024, cercando di fare tutto al meglio. Quindi c’è questa stagione da finire nel migliore dei modi, immaginando intanto l’architettura della prossima. Voce per voce, passo per passo.

Dinamo Carbo Crystal: energia e qualità testate dai pro’

16.09.2023
4 min
Salva

MISANO – Pioggia e poi sole hanno aperto l’edizione 2023 dell’Italian Bike Festival. Ad animare questa prima mattinata ci ha pensato Dinamo con la presentazione di un nuovo e innovativo prodotto, il Carbo Crystal. Un integratore alimentare Pro-Energetico di ultima generazione, a base di carboidrati da fonte naturale: maltodestrine da mais e fruttosio da uva. La sua miscela di maltodestrine e fruttosio in rapporto 1:0.8 studiata e ricercata a fondo aumenta il carico di assorbimento dei carboidrati e la loro disponibilità per l’ossidazione, quindi il loro utilizzo a scopo energetico. Un prodotto che apre le porte ad una nuova generazione di proposte e che conferma e consolida la filosofia devota alla natura e alla qualità di Dinamo. 

Ospite allo stand di Dinamo, per la presentazione del Carbo Crystal, era presente Ivan Basso
Ospite allo stand di Dinamo, per la presentazione del Carbo Crystal, era presente Ivan Basso

Eolo e Dinamo

Ad accoglierci nello stand J46 c’era il team di Dinamo con presenza d’onore di Ivan Basso a rappresentare il team Eolo-Kometa. «Siamo oggi qui all’IBF – dice Marco Bettazzi, responsabile commerciale – a presentare un prodotto, il Carbo Crystal, che nasce dall’esigenza di una squadra professionistica, l’Eolo Kometa. Nella linea Dinamo cominciano a entrare tutta una serie di prodotti pensati e sviluppati in collaborazione con il team, proprio per cercare di ovviare a quelle che sono le esigenze nutrizionali di un professionista e di uno sportivo. Questo è uno dei prodotti sicuramente più importanti nell’ambito di integrazione per chi fa attività di endurance».

«La collaborazione con una squadra – spiega Ivan Basso – serve per mettere l’esperienza dei corridori più esperti al servizio degli sportivi e appassionati. Gli atleti hanno quel feeling nel capire e dare dei feedback preziosi per un’azienda. Questo vale per i tubolari, per le biciclette, per i vestiti e infine per gli integratori. La parte alimentare e l’integrazione in corsa sono fondamentali, le squadre si stanno sempre più attrezzando nella cura della salute dei corridori. Io mi sento parte di Dinamo, non solo perché dirigo l’Eolo-Kometa. Ma perché l’ho vista nascere e condivido e conosco bene la filosofia che c’è dietro. Per noi il fatto che Dinamo abbia creato un prodotto naturale e con una filiera controllata è fondamentale perché ci fa stare tranquilli su possibili minacce da contaminazione e siamo certi della qualità».

La serie di prodotti targati Dinamo: naturali e pensati per garantire le migliori prestazioni
La serie di prodotti targati Dinamo: naturali e pensati per garantire le migliori prestazioni

Rapporto 1:0.8

Alla presentazione era presente Annalisa Faè, nutrizionista e product manager di Dinamo. Durante l’esposizione del prodotto uno dei focus principali è stato proprio il rapporto con cui sono state disposte le due fonti energetiche. 

«Carbo Crystal – afferma Annalisa Faè – è il prodotto su cui si baserà lo sviluppo di tutta la linea nuova. Questo integratore è nato con un confronto diretto con gli atleti e con la possibilità di misurare il loro fabbisogno e farlo incontrare con quella che è la filosofia di Dinamo. Quindi la naturalità del prodotto e il cercare di evitare tutto quello che sono elementi sintetici. La ricerca ci ha portato a formulare una miscela di carboidrati in un rapporto 1:0.8. Questo perché maltodestrine e fruttosio così abbinate permettono di arrivare a un consumo energetico maggiore rispetto all’utilizzo di semplici maltodestrine piuttosto che il ciclodestrine piuttosto che altri tipi di zuccheri da soli. Il rapporto 1:0.8 di queste due fonti permette anche di evitare un discomfort a livello intestinale. Caratteristica imprescindibile nel ciclismo e nello sport di endurance».

Il Carbo Crystal è stato prodotto in base alle esigenze dei corridori della Eolo-Kometa
Il Carbo Crystal è stato prodotto in base alle esigenze dei corridori della Eolo-Kometa

Qualità naturale

La selezione delle migliori materie prime fino ad arrivare a una produzione attenta, locale, rispettosa e controllata è un altro pilastro di Dinamo.

«La nostra filosofia – spiega Luca Spada, fondatore di Dinamo – è sempre la stessa, l’attenzione al naturale, il Made in Italy e una filiera controllata e interna. Scegliamo ingredienti di altissima qualità e facciamo ricerche per migliorare sempre di più. Proprio come in caso del Carbo Crystal e la ricerca di nuovi elementi come quello del fruttosio dell’uva. Abbiamo anche una grande attenzione al packaging per renderlo il più riciclabile possibile.

«La composizione naturale di Carbo Crystal – conclude Annalisa Faè – permette di alzare ancora di più la qualità del prodotto. Gli atleti di alto livello hanno fisici sottoposti a notevoli stress, se questi vengono alimentati con prodotti derivati e “sporchi” di residui, vanno incontro a problemi che possono diventare anche gravi. Con le maltodestrine del mais e il fruttosio derivato dall’uva tutto questo viene scongiurato. Abbiamo scelto un gusto neutro per renderlo il più versatile possibile ed evitare alterazioni di sapore. Il prodotto è gluten free e vegano».

Dinamo

Il primo podio di Santiago: figlio d’arte, ma senza fretta

10.09.2023
5 min
Salva

Domenica dall’ordine di arrivo del Trofeo Fiorina a Clusone, classica bergamasca degli juniores vinta da Cristian Calzaferri: dietro il compagno di squadra Alessandro Cattani che è arrivato secondo, è emerso un nome particolare al terzo posto: quello di Santiago Basso, anche lui giovanissimo portacolori della Bustese Olonia che altri non è se non il figlio di Ivan Basso. E’ facile parlare dei figli d’arte quando sono ormai affermati e seguono le orme dei loro genitori, ultimo eclatante caso quello di Ben Wiggins. Ma quando sono solamente agli inizi?

A raccontare chi sia Santiago (nella foto di apertura sul terzo gradino) non è suo padre, estremamente riservato quando si tratta della famiglia, ma Dario Andriotto, ex campione del mondo nella cronometro a squadre da sempre legato al plurivincitore del Giro d’Italia e che ha seguito direttamente l’evoluzione della passione nel “piccolo” della famiglia.

«Bisogna premettere che stiamo parlando davvero di un ragazzino – esordisce Dario – di un corridore che è solamente ai primi passi e lo si capisce anche guardandolo. E’ alto e magrissimo, un po’ nel fisico ricorda Ivan, ma per ora è molto più magro. La sua caratteristica è che è molto curioso, si vede intanto che viene da una famiglia dove si mastica ciclismo da sempre, poi che lo anima una grande passione, è molto orientato verso quello che fa, sapendo che è alle prime armi e deve imparare tanto».

Andriotto segue i giovani della Fundacion Contador sin dai suoi esordi
Andriotto segue i giovani della Fundacion Contador sin dai suoi esordi
Com’è da questo punto di vista il rapporto con il padre?

Ivan ha iniziato a seguirlo solo da poco, prima era completamente estraneo e lo faceva di proposito, non voleva essere come quei tanti papà che opprimono i figli con il loro esempio. Se questo dovrà essere il futuro di Santiago, dovrà esserlo per una sua libera scelta, non influenzata da nessuno.

Quando andate alle gare, che cosa dice la gente, lo riconosce?

Basta che si venga a conoscere l’elenco degli iscritti che tutti chiedono… Non è una situazione facile da gestire per un ragazzino, Santiago ha solo 17 anni. Se va bene, tutti a dire che ricorda il padre. Se qualcosa non va (e ci sta per un ragazzino agli inizi che deve imparare tutto), ecco i commenti negativi. Dimenticando che parliamo di un corridore ancora acerbo.

Ivan Basso con un giovanissimo Santiago. Ora sono alti pressoché uguali…
Ivan Basso con un giovanissimo Santiago. Ora sono alti pressoché uguali…
Tu che lo vedi, che cosa ne pensi?

Secondo me deve mettere su ancora il fisico prima che si possa capire davvero di che corridore potrebbe essere. Rispetto ai suoi coetanei è indietro da questo punto di vista. Io dico sempre che si deve ancora corazzare, da tutti i punti di vista. Ci vorranno almeno un paio d’anni, poi potremo capire che corridore è.

Ma tecnicamente ti sarai fatto un’idea…

Per ora è molto forte in salita, forse anche più del padre alla sua età, ma come detto è difficile valutarlo con un fisico in pieno sviluppo. Anche gli allenamenti devono essere calibrati, proprio perché è in una fase naturale in pieno divenire. Non sembra molto veloce, ma ricordo Petacchi alla sua età: andava forte in salita e non era tanto veloce, guardate poi che cosa è successo… Dal punto di vista tecnico però un parere più chiaro può darlo il diesse Marco Della Vedova, perché lo segue ogni settimana, è lui che lo ha per le mani…

Parola a Della Vedova

E allora passiamo da Della Vedova per capirne qualcosa di più dopo che ha colto il suo primo vero risultato: «Non è da tanto che Santiago corre – spiega il piemontese – essendo un primo anno abbiamo cercato di preservarlo e dosare gli impegni. Anche lui sa ad esempio che non ha ancora la cilindrata per affrontare i migliori della categoria, quindi bisogna anche trovare le gare giuste, dove può competere ad armi pari».

Come carattere che tipo è?

Ci crede molto e si impegna, si vede che ha voglia pur senza essere un “invasato”, senza quegli eccessi che hanno tanti suoi coetanei. E’ uno che accetta i sacrifici che il ciclismo impone, si arrabbia se la corsa non è andata come voleva e se ha sbagliato qualcosa.

Tu che vivi accanto a lui nella sua carriera, gli pesa il cognome?

Tanto, perché nel bene e nel male tutti fanno il paragone. Con un risultato come il suo nessuno si sarebbe interessato, anche questa intervista non avrebbe avuto ragion d’essere. Ha paura di dover dimostrare, ma questo peso di cui parlavamo viene dall’esterno, certamente non in casa.

Il team Bustese Olonia che da sempre ha Basso nelle sue file, Della Vedova è il primo a destra
Il team Bustese Olonia che da sempre ha Basso nelle sue file, Della Vedova è il primo a destra
Ivan quindi lo lascia fare…

Qualche volta si limita ad accompagnarlo, ma si tiene molto all’esterno e si affida in tutto e per tutto a quelle che sono le nostre direttive, non è certo uno di quei padri che vengono sempre lì a chiedere, a dire, a mettere in discussione l’operato dei responsabili.

Quanti giorni di corsa ha fatto?

Finora siamo intorno ai 25, quello di Clusone è il risultato più importante. Piacerebbe buttarlo maggiormente nella mischia, ma bisogna essere cauti. Anche lui ci chiede di correre di più, di avere maggiori chance per andare a caccia del risultato. Con i figli d’arte è un lavoro delicato…

Francesca Polti, la sua azienda e i valori del ciclismo

13.08.2023
6 min
Salva

Dall’altra parte di Linkedin, una decina di giorni dopo aver scritto il post alla vigilia del Giro d’Italia, Francesca Polti si trovò davanti al messaggio firmato da Basso. Come sia nato l’accordo fra l’azienda lombarda e la squadra di Ivan e Alberto Contador lo abbiamo raccontato la scorsa settimana parlando con il varesino. Ci incuriosiva però il punto di vista Polti, tornata al ciclismo 23 anni dopo il ritiro dalle scene. Intercettiamo perciò Francesca Polti, Presidente e Amministratrice Delegata presso Polti Group, con una chiamata da Glasgow. Il timbro di voce è schietto, il modo di affrontare gli argomenti diretto e con un fondo di passione che traspare nella scelta delle parole.

Qualche mese fa avevamo parlato con Emauele Galbusera, sponda Lampre, che con Polti divise la maglia del 1993 con cui Fondriest vinse la Sanremo e la Freccia Vallone. Raccontò il bello della lunga sponsorizzazione, ma spiegò che a suo avviso il ciclismo per un’azienda come la sua non sia più il veicolo promozionale più adatto. Parlare con Francesca Polti, ne eravamo certi e ne abbiamo avuto conferma, ci ha offerto un’altra prospettiva.

Buongiorno Francesca, facciamo un passo indietro. Si può pensare che in questi anni altri team manager siano venuti a cercarvi?

In realtà no. Abbiamo sponsorizzato singoli eventi oppure realtà molto locali. Va detto che l’azienda ha affrontato un periodo di crisi importante ed è cambiata molto da com’era prima. Per cui sponsorizzare un team non era neppure nelle nostre intenzioni.

Torniamo allora a Linkedin: lei scrive il post e Basso risponde…

In realtà non mi pare che abbia risposto subito. Quel post non avrei neanche dovuto farlo: ho un piano editoriale, ma non mi piaceva quello che mi avevano proposto. Così ho scritto io il testo. Ivan ha risposto dopo una decina di giorni. La mia assistente me lo ha segnalato, ma non ero neppure certa che fosse lui davvero. Invece mi hanno consigliato di rispondere e l’ho fatto.

Che cosa aveva scritto Ivan?

Non chiedeva sponsorizzazione. In questo messaggio scritto molto bene, raccontava il suo progetto, traspariva la sua passione nel parlare delle prospettive di futuro. Così ci siamo scambiati i numeri ed è finita che ci siamo visti con i nostri team ristretti a fine giugno. Fra le decisioni più importanti, è stata quella presa nel minor tempo.

L’azienda Polti fu fondata da Franco Polti nel 1978 a Olgiate Comasco (foto La Provincia)
L’azienda Polti fu fondata da Franco Polti nel 1978 a Olgiate Comasco (foto La Provincia)
Che cosa significa per Polti tornare in gruppo?

Nel momento in cui ci siamo scelti – mi piace parlarne così – abbiamo lavorato per adattare la nostra strategia a questa scelta, a livello di cambio di comunicazione istituzionale. Non stavamo cercando niente del genere, ma abbiamo capito subito che gli obettivi si sovrappongono perfettamente, per i Paesi dove la squadra andrà a correre e per la nazionalità dei corridori. Abbiamo assunto di recente un Direttore Commerciale Mondo, per agire nei Paesi dove il ciclismo e anche il marchio Polti sono ben conosciuti. Pertanto, ho messo tutto sul tavolo.

Tutto?

Ho spiegato le nostre possibilità e Ivan in risposta ci ha spiegato il mondo del ciclismo per come è cambiato negli ultimi anni, indicandoci anche le opportunità di crescita. Abbiamo visto una possibilità per entrambe le nostre squadre, perché mi piace considerare squadra anche la nostra azienda. Abbiamo visto una sovrapposizione di vedute in termini dei valori espressi dagli atleti. Nessuno si aspetta di vincere il Giro d’Italia il primo anno, tranne forse mio papà (ride, ndr). Ma nulla vieta che si possano vincere tappe e lavorare nel modo giusto per offrire un’immagine all’altezza.

Cosa ricorda degli anni del Team Polti?

Mio padre in quel periodo sponsorizzava la Benetton in Formula Uno, il Cantù nel basket e poi c’era il Team Polti. Si andava a vederli in elicottero. Sposando questo progetto ho risentito le emozioni di allora. Non ricordo episodi, solo emozioni. Di quando la gente fermava mio padre e lo incitava. Il ricordo della fatica dei corridori e la grande emozione di salire sul palco di una premiazione, come nella foto di quel post. Eravamo circondati dall’affetto dei tifosi.

Secondo Galbusera, il ciclismo potrebbe non essere più il veicolo giusto.

Secondo me invece funziona ancora e lo dimostrano gli investimenti che vengono fatti fuori dall’Italia. Noi dalla nostra parte abbiamo anche la storia. Dal 21 luglio quando è stato fatto l’annuncio, abbiamo avuto una grande visibilità mediatica. Non solo sui giornali di sport, molto anche sui social. Arrivano complimenti, suggerimenti, messaggi di bentornato, qualcuno ha già chiesto la maglia. Abbiamo il booster di poter sfruttare il nostro passato. Come dice Ivan, andiamo a prendere quelli che erano bambini e venivano alle corse con i nonni e ora sono i genitori e portano i figli a vedere il Giro d’Italia.

In cosa una squadra può essere funzionale alla vostra immagine?

Con i mezzi di oggi si può fare tanto. Quello che successe nel ciclismo quando anche noi uscimmo ha fatto sì che pochi poi ci abbiano creduto. Non ho cercato questa occasione, è venuta, ho studiato e ho la presunzione di dire che spero sia solo l’inizio di un bel ritorno. Il ciclismo è uno sport democratico che avvicina la gente. Quando si deve raccontare un prodotto, in comunicazione si parla di tutto meno che del prodotto stesso, perché si dà per scontato che funzioni e sia fatto bene. Oggi si punta sul far vivere un’esperienza e il ciclismo in questo può aiutare, perché racconta esperienze notevoli.

Con l’arrivo del nuovo sponsor, il progetto di Basso e Contador acquisisce più credibilità e nuovo vigore
Con l’arrivo di Polti, il progetto di Basso e Contador acquisisce più credibilità e nuovo vigore
In che nodo vi muoverete?

Io ho una visione aziendalistica e so bene che questo progetto ha bisogno di un’attivazione sul piano della comunicazione affinché alla lunga generi fatturato. Penso di riuscire a dare supporto al team anche in termini di idee. Ci può essere uno scambio, che sarà la nostra forza. Ivan lo trovo molto preparato, si percepisce che abbia studiato e non sia un ex atleta che si improvvisa nel nuovo ruolo.

Su cosa si basa per ora questa collaborazione?

Ci sono ascolto, fiducia e rispetto e non è così scontato metterli insieme in tre settimane. Un ascolto attento, senza la presunzione di dire all’altro come vanno le cose. Ci siamo incontrati con le nostre squadre. Ho coinvolto tutte le mie persone chiave e lo stesso hanno fatto loro. Abbiamo condiviso il nuovo modo di lavorare. E come punto di partenza, devo dire che non è affatto male.

Basso e quel messaggio su Linkedin da cui tutto è partito

06.08.2023
6 min
Salva

Dal giorno di Longarone, quando la Eolo-Kometa raccontò al mondo la necessità e il desiderio di trovare sponsor più grandi, sembra passato un secolo. Eppure proprio il Giro d’Italia fu galeotto, anche se Basso non poteva ancora saperlo.

Nel giorno in cui la corsa rosa prendeva il via con la crono dei trabocchi, Francesca Polti pubblicò un post su Linkedin. C’era la squadra sul podio del Giro 1998 e il testo che la accompagnava parlava del profondo amore di famiglia per il ciclismo. Ivan rispose con un messaggio privato e, a distanza di due mesi e mezzo, l’accordo che ha preso forma è stato annunciato al mondo.

Che cosa questo significhi e come ci si è arrivati ce lo facciamo raccontare proprio dal varesino, che cammina sull’asse d’equilibrio fra quello che si può e quello che non si deve dire e soprattutto che non si può ancora scrivere. Eppure tanto si capisce, a partire dalla passione che ci mette e che indubbiamente condivide con i nuovi amici.

Il contatto con Polti è nato da questo post pubblicato a maggio da Francesca Polti su Linkedin e dal successivo messaggio di Basso
Il contatto è nato da questo post pubblicato da Francesca Polti su Linkedin e dal successivo messaggio di Basso
Torniamo a Longarone: che cosa è successo dopo quella lettera aperta?

Durante il Giro d’Italia, il 95 percento delle interviste che facevo era concentrato sulla ricerca di nuovi sponsor. Non parlavo tanto del rendimento, che fortunatamente era buono, ma della situazione della mia squadra. Avevamo buone garanzie di continuità da parte degli sponsor, tanto è vero che continueranno tutti. Eppure nella mia testa c’era che questa squadra avesse bisogno di più stabilità economica e per un periodo più lungo, per creare un nuovo ciclo, potenziare la struttura e allinearci alle migliori professional europee.

Come arriva Polti?

Sicuramente c’è una parte legata all’aver colto l’occasione, ma in parte lo dobbiamo anche al lavoro che era stato fatto. Siamo riusciti a piazzare il primo colpo importante – sorride Basso – che ha affiancato e potenziato il mio pensiero. Il ritorno di Polti sarà inevitabilmente in grande stile, Francesca Polti è una dirigente di altissima qualità, con competenze e determinazione che mi hanno lasciato di sasso. Ci saranno annunci ufficiali, ma ormai lo hanno detto in tanti: la squadra si chiamerà Team Polti e avrà accanto altri nomi che potrebbero essere Visit Malta o addirittura un altro con cui stiamo trattando. Abbiamo chiuso un accordo per tre anni, con cifre importanti incrementali nel triennio che ci permettono di lavorare in modo programmatico sia a livello di struttura sia a livello di corridori.

Basso e Contador hanno avviato la squadra nel 2018, prima continental, ora professional
Basso e Contador hanno avviato la squadra nel 2018, prima continental, ora professional
Un colpo che vale sia in termini economici che di soddisfazione?

Molta soddisfazione, perché ha dato ulteriore credibilità al progetto e la credibilità attira nuovi potenziali investitori. Avevamo buone garanzie da parte di tutti, soprattutto da Eolo e da Kometa. Non si possono ancora dire le cifre precise e aspettiamo il loro annuncio, perché ogni azienda ha le sue dinamiche, ma continueranno entrambe. E’ tutto in divenire. Dopo il Covid, il mondo è cambiato.

In che senso?

Una volta ad agosto si fermava tutto, adesso non si ferma niente. E chi va in vacanza lascia semmai spazio agli altri. Abbiamo ancora in ballo le bande laterali, le spalle, il posteriore del pantalone e anche alcuni spazi sulla parte frontale della maglia, per mantenerla bella e pulita. Ci sono ancora aperte almeno 8 trattative importanti per sponsor non tecnici, che invece hanno già confermato. Questo fa sì che mentre non abbiamo potuto muoverci nella prima ondata del mercato, sicuramente saremo attivi nella prossima. Per ora abbiamo preso Restrepo, ma abbiamo sei posti a disposizione, fra chi smette e chi va via…

Si pensa al grosso colpo?

Manteniamo un mix tra giovani e corridori di esperienza. E se il budget lo permetterà, proverò a vedere se c’è sul mercato qualche corridore di categoria un po’ più alta.

L’avvento di Polti cambierà il colore della maglia?

La maglia inevitabilmente cambierà, perché prenderà i colori degli sponsor, come succede dovunque, ma per questo siamo ancora in fase di studio. Sarà più chiara, però manterrà la nostra identità di squadra riconoscibile al pubblico. Ci sono altre aziende con cui stiamo parlando, non è ancora maturo il tempo per definire la maglia.

Hai parlato di budget vicino alle continental europee: siete vicini?

Non in questo momento, però abbiamo spazi per arrivarci ed è quello che conta. Grazie a questo rapporto triennale, abbiamo la possibilità di programmare e offrire una prospettiva ai corridori e allo staff. Così si lavora bene. Abbiamo un gruppetto di giovani che secondo me l’anno prossimo faranno il definitivo salto di qualità, unito a un mix di corridori già esperti. Essere riusciti a tenere Bais e confermare Piganzoli, Tercero e Martin per noi è come averli presi sul mercato.

Potevano andare via?

Ragazzi come loro, che arrivano davanti al Tour de l’Avenir, sarebbero potuti andare in una WorldTour in qualsiasi momento. Il fatto che abbiano scelto di restare per noi è importante. Tanti in passato sarebbero rimasti volentieri, ma sono andati via perché non potevamo proporgli un progetto a lungo termine, ma se avessimo tenuto “Juanpe” Lopez, Oldani e Moschetti che squadra avremmo adesso?

Il progetto…

L’obiettivo, quando si parla di crescita della squadra, non è solo avere 8-10 milioni di budget, ma anche avere la struttura che supporta i 20 corridori, organizzati per fare un certo calendario e tutto quello che serve fra ritiri in altura e il resto. Il budget serve per crescere e il fatto che un nome come Polti abbia scelto di essere al nostro fianco è importante perché, come dicevo, dà credibilità a tutto il resto. Ad esempio con Malta siamo già in fase di rinnovo, nonostante ci sia già un contratto in essere. E’ una soddisfazione che devo condividere con le altre 60 persone della squadra. E soprattutto questa è l’unica strada percorribile per allinearci alle migliori d’Europa. Lavorare e costruire, lavorare e costruire.

Basso a ruota libera: i giovani, la Eolo, il ciclismo italiano

21.07.2023
5 min
Salva

BORMIO – A due passi dal centro storico, in piazza Kuerc, appena finita la presentazione della sua Eolo-Kometa, Ivan Basso è stato preso d’assalto dai tifosi. Un amore che non è mai terminato nei confronti di chi il ciclismo lo ha onorato fino in fondo, sia quando era sui pedali, sia ora alla guida di una squadra. Nel ritiro di due settimane a Bormio, la Eolo-Kometa si è presentata con una ventina di corridori. Il Tour de France tiene banco e per la professional di Basso e Contador non è facile gestire questo periodo, inghiottito dalla Grande Boucle. 

Abbiamo incontrato Basso a Bormio, dopo la presentazione della Eolo-Kometa
Abbiamo incontrato Basso a Bormio, dopo la presentazione della Eolo-Kometa

Il tema dei giovani

Da una recente intervista a Giuseppe Martinelli siamo tornati a parlare dei giovani con la valigia in mano. Ivan Basso ha una squadra giovanile, legata alla professional, la quale ogni anno deve combattere con l’attrazione e le opportunità concesse dai devo team delle squadre WorldTour. I giovani migliori se ne vanno all’estero in cerca di occasioni più appetitose, ma qualcuno qua rimane. 

«Non ho dubbi nel pensarla allo stesso modo di “Martino” – attacca Basso – lui è un profondo conoscitore del ciclismo. Ha visto generazioni su generazioni di corridori. Partiamo da un esempio: il campione juniores Gualdi l’anno prossimo sarà alla Circus-ReUz, devo team della Intermarché. Bellissima squadra, ma è chiaro che dall’altro punto di vista, ovvero il nostro, ho notato una mancanza di presa di considerazione.

«I ragazzi non pensano nemmeno che ci sia questa opportunità, l’atleta ci pensa solamente se ha un’influenza esterna, come può essere quella del diesse di riferimento da junior o il procuratore, i quali credono più negli uomini che nei progetti. Il fatto che gli juniores italiani più forti non abbiano nemmeno preso in considerazione di venire a correre da noi è un dato di fatto. Del quale è opportuno tenere conto».

Qualcuno c’è

Il materiale umano sul quale lavorare c’è, anche nelle squadre professional italiane. Per la Eolo-Kometa basta pensare a Piganzoli e Tercero, due corridori cresciuti nel team under 23 e poi passati alla professional.

«Tercero e Piganzoli – continua Basso – sono due esempi di corridori che hanno intrapreso un cammino di crescita con noi e lo stanno continuando. Lo fanno attraverso degli step ed è giusto, a mio modo di vedere, aspettare che il loro talento fiorisca del tutto. Nel team under 23 (la Fundacion Alberto Contador, ndr) abbiamo altri ragazzi che crescono. Tommaso Bessega ha vinto l’ultima tappa della Vuelta Ciclista a Zamora. Alleva e Bagnara stanno crescendo e vanno sempre più forte. Quella dei Bessega (classe 2004, ndr) è stata l’ultima a credere nel nostro progetto.

«Allora mi viene da fare un esame di coscienza e mi chiedo: “Siamo capaci o no di fare il nostro lavoro?”. Io credo di sì. Per noi la categoria under 23 è funzionale a portarli in prima squadra a tempo debito. Se avete letto il mio allarme degli ultimi mesi – riprende – dobbiamo essere noi a convincere i ragazzi della bontà del nostro progetto. Sto lavorando affinché questo trend cambi».

Basta aspettare

Ivan Basso parla ed attira la nostra attenzione, la sua bravura è farti immaginare quello che ha in mente. La Eolo-Kometa esiste da pochi anni e solamente da tre fa parte del circuito professional. Manca nei ragazzi, o chi per loro, la consapevolezza che questo progetto esiste e funziona. Più esperienza sarà messa alle spalle maggiore sarà la solidità mostrata all’esterno.

«Non posso criticare – dice Basso – chi va in altre realtà, devo preoccuparmi di portare la mia il più in alto possibile. Bisogna fare autocritica, ovvero cercare di capire dove si sbaglia, o cosa può essere fatto meglio».

Il tema dell’assenza di una squadra WorldTour italiana è al centro di tante interviste e di critiche rivolte al nostro movimento. A questa domanda Basso parte diretto, senza pensarci due volte, con la stessa determinazione di quando scattava in salita.

«Sono in completo disaccordo – afferma – in Italia ci dobbiamo preoccupare che stanno sparendo anche le squadre professional, non che manchi la WorldTour. Le squadre come la nostra devono lottare per sopravvivere. A budget siamo a livello più basso in Europa, iniziamo a pensare di fare un team professional che si piazzi tra le prime tre d’Europa per investimenti. Per passare da una professional come la nostra ad una delle migliori al mondo devo raddoppiare il budget».

Ivan Basso già durante il Giro d’Italia aveva sollevato il problema degli investimenti nel ciclismo
Ivan Basso già durante il Giro d’Italia aveva sollevato il problema degli investimenti nel ciclismo

Investimento

La parola chiave del discorso di Basso è proprio questa: investimento. Bisogna crescere un passo alla volta e il varesino ritiene che la Eolo abbia dimostrato di avere un’identità importante e continuerà a crescere.

«Se mi si chiede in quanto tempo – dice – non lo posso sapere. In Italia manca il supporto alle squadre professional esistenti, che possano andare nella parte alta della classifica. Con supporto intendo che dobbiamo essere più bravi a convincere gli sponsor ad investire (è di ieri la notizia che accanto al suo team è approdato un nome importante come Polti, ndr). Se ho più soldi prendo corridori migliori, ottengo più risultati, e il ritorno d’immagine aumenta. Non vinco una tappa al Giro ogni due anni, magari ne vinco due all’anno. Ma soprattutto, al posto di tenere i corridori fermi, a luglio, li portiamo a correre. Oppure al posto che fare due ritiri al Teide ne fai quattro o cinque. Qui a Bormio vieni tre o quattro volte all’anno. I margini per crescere ci sono, bisogna avere anche il coraggio di investire».

Pedranzini: la Valtellina e i pro’ come motore del turismo

20.07.2023
4 min
Salva

BORMIO – La cornice all’evento di presentazione del team Eolo-Kometa è stata la piazza Kuerc di Bormio. I corridori del team professional, guidato da Ivan Basso e dal suo staff, si sono goduti l’abbraccio della comunità di Bormio. Tra le varie autorità e appassionati presenti, c’era anche Giacomo Pedranzini, proprietario dell’azienda Kometa (nella foto di apertura davanti all’azienda di famiglia insieme ai corridore della Eolo-Kometa). Sponsor che dà il secondo nome alla professional

«Il progetto della Eolo-Kometa – ci dice in prima battuta – che a me piace chiamare “la squadra di Basso e Contador”, è nato sette anni fa. Aveva un obiettivo chiaro, per me e la mia famiglia, che ha deciso di aderire a questa iniziativa. Ovvero quello di consumare del cibo sano, promuovendo attraverso lo sport l’assunzione di uno stile di vita attivo». 

Terra eroica

La scelta di allenarsi in questo contesto non è casuale, la Valtellina è da anni teatro di grandi sfide a colpi di pedale. Da Bormio parte la salita al Passo dello Stelvio, il valico automobilistico più alto d’Italia ed il secondo in Europa. Non lontano da qui si nascondono le pendenze del Passo Gavia e del Mortirolo. Insomma, in Valtellina il ciclismo è di casa. 

«La Valtellina è, prima di tutto – continua Pedranzini – terra di agricoltura eroica e poi di ciclismo altrettanto eroico. I vigneti che si affacciano sulla strada che attraversa la valle sono la testimonianza della fatica e della passione che gli agricoltori hanno verso questo territorio. Negli ultimi 20 anni il turismo legato al ciclismo è cresciuto a dismisura, arrivando ad eguagliare quello dello sci. Questo fatto, per la Valtellina, è un risultato eccezionale, offrire un turismo sano e rispettoso dell’ambiente e delle attività economiche della valle è un grande traguardo».

Il motore del professionismo

Una grande spinta è arrivata dallo sport agonistico, le battaglie che hanno caratterizzato queste salite hanno portato tanti appassionati su queste strade. Una volta ammirate le bellezze naturalistiche gli appassionati non hanno potuto far altro che ripercorrere a loro volta queste strade. 

«Siamo partiti da una squadra continental – riprende – poi fortunatamente siamo arrivati al modello professional, partecipando agli ultimi tre Giri d’Italia. Alla corsa rosa abbiamo anche collezionato due splendide vittorie in tappe iconiche. Speriamo di contribuire ad un ulteriore rilancio del ciclismo in Italia. La bicicletta era la cultura del nostro Paese, che dominava nel ciclismo internazionale. Portare una squadra professionistica su queste strade in ritiro vuol dire farle vivere anche al di fuori del contesto agonistico, che dura solo un giorno. La cultura e la passione per lo sport devono abbracciare questa terra tutto l’anno».

L’esempio Ungheria

Il Giro d’Italia nel 2022 è partito dall’Ungheria, una terra ed una popolazione che hanno calorosamente abbracciato il ciclismo e la corsa rosa. L’azienda della famiglia Pedranzini, Kometa appunto, nasce in questa valle ed ha anche uno stabilimento in Ungheria. Giacomo Pedranzini vive quel territorio, cosa ha lasciato il ciclismo da quelle parti un anno dopo?

 «Ha lasciato – conclude – un Giro di Ungheria con strade affollate e con tanto entusiasmo di contorno. Il risultato più bello, che ha dato il maggior riscontro, è che gli ungheresi sono stati contentissimi dell’evento. La stessa organizzazione ha detto che quella è stata una delle migliori partenze dall’estero del Giro. Questo deve fare il ciclismo professionistico, essere un motore di crescita per lo sport a tutti i livelli».

La Eolo-Kometa cerca sponsor: caro Basso, cosa c’è?

27.05.2023
5 min
Salva

LONGARONE – Gli ultimi tre anni tra le professional e ieri la Eolo-Kometa ha diffuso un comunicato in cui si annuncia la ricerca di un primo nome che le permetta di crescere. La squadra avrebbe i mezzi per mantenere lo stesso livello, si legge, ma l’obiettivo è diventare più grandi. Sembra di leggere gli annunci attraverso cui negli ultimi anni Patrick Lefevere e Jonathan Vaughters hanno trovato gli attuali sponsor: una strategia di cui abbiamo parlato direttamente con Ivan Basso, che in questi giorni del Giro è in fermento proprio per dare alla sua squadra il futuro che ai suoi occhi merita.

Luca Spada con sua moglie Tiziana. Fra le attività di famiglia, anche Dinamo: azienda che produce integratori
Luca Spada con sua moglie Tiziana. Fra le attività di famiglia, anche Dinamo: azienda che produce integratori

Mercoledì sera al Giro è tornato Luca Spada. Nel luglio del 2021, il signor Eolo ha venduto il 75 per cento della sua azienda a Partners Group, il fondo che oggi è chiamato a rinnovare la sponsorizzazione del team. I dati in termini di ritorno di immagine sono entusiasmanti, ma ormai non si tratta più di una partita fra poche teste, quanto di un’operazione che dovrà necessariamente tenere conto di tutti gli azionisti. Se Eolo avrà voglia di crederci, la squadra sarà disposta a tenere le porte aperte. Altrimenti si seguiranno altre direzioni.

Come nasce questo comunicato?

In questi tre anni, che sono sei contando anche i tre come continental, questa squadra ha costantemente vissuto un processo di crescita, valutando e rivalutando alcuni corridori. Credo che le due vittorie di tappa al Giro (quella di Fortunato nel 2020 e quella di Bais quest’anno, ndr) siano le ciliegine sulla torta, ma non ci sono solo quelle. Bais nello specifico è un corridore che si è rivalutato molto. Albanese si è rigenerato e come lui anche Fortunato. In questo Giro d’Italia abbiano raggiunto 10 piazzamenti nei dieci, una presenza costante che nasce da un metodo di lavoro.

La Eolo-Kometa ha corso un ottimo Giro, vincendo una tappa e piazzandosi spesso: Basso ne è orgoglioso
La Eolo-Kometa ha corso un ottimo Giro: Basso ne è orgoglioso
Quale ragionamento ha fatto scattare tutto questo?

Abbiamo degli ottimi giovani, due sono attualmente fra i primi dieci alla Corsa della Pace. E allora ritengo che questa squadra debba avere un budget che la allinei alle migliori professional europee, per ambire a seguire il percorso di altre che ci hanno preceduto. La Bora, ad esempio: era una continental, è diventata professional e poi WorldTour. E’ un percorso fisiologico che secondo me, con costanza e determinazione, è alla nostra portata.

Perché quel comunicato?

I nostri sponsor continuano a darci fiducia. Con alcuni abbiamo contratti pluriennali, con altri stiamo cercando di rinnovare. Però è chiaro che ne cerchiamo di nuovi e il modo migliore è quello di dirlo. Grazie all’arrivo di nuovi investitori sappiamo di poter fare un ulteriore salto di qualità per il quale ci sentiamo pronti. Non sarò più io a pregarli, chi non vuole starci deve sapere che possiamo andare avanti ugualmente.

Alla partenza da Longarone, Basso ha salutato Ryder Hesjedal, re del Giro 2012
Alla partenza da Longarone, Basso ha salutato Ryder Hesjedal, re del Giro 2012
La struttura che c’è dietro era già nata per qualcosa di più grande?

Ogni anno abbiamo cercato di capire quali fossero le aree su cui investire. Avevamo un budget e di volta in volta abbiamo deciso come distribuirlo per crescere come struttura. Quest’anno ad esempio abbiamo speso decine di migliaia di euro nei ritiri in altura sul Teide, che per me sono stati per anni un cruccio. Non ero mai riuscito a farli e invece quest’anno ci siamo riusciti. Abbiamo ingaggiato Ellena ed è anche giusto che Zanatta, con cui lavoro da anni (i due sono insieme in apertura, ndr) e che ha in mano la responsabilità della direzione sportiva, possa guadagnare per quello che vale. 

Hai parlato della Bora, che è diventata WorldTour con l’arrivo di Sagan. Avere più budget permetterebbe di ingaggiare qualche corridore di nome?

Chiaro, questo è uno degli obiettivi, ma noi abbiamo anche atleti di valore che senza il budget necessario, saremmo costretti a cedere. “Juanpe Lopez”, che l’anno scorso è stato in maglia rosa, era nostro ed è andato alla Trek-Segafredo perché non potevamo tenerlo. Vogliamo continuare a investire sui giovani.

Durante questo Giro, Davide Bais ha conquistato la tappa di Campo Imperatore
Durante questo Giro, Davide Bais ha conquistato la tappa di Campo Imperatore
Può bastare per crescere a certi livelli?

Abbiamo due atleti, Piganzoli e Tercero, due corridori molto simili che sono costantemente tra i migliori d’Europa. Se abbiamo la bravura e la pazienza di tirar fuori il loro talento, in due o tre anni avremo sicuramente corridori di un certo valore. Fra due anni, Piganzoli potrebbe essere un novello Zana e magari potrebbe vincere una tappa al Giro.

Quindi dietro la ricerca dello sponsor c’è in realtà la volontà di raccontare bene quello che avete costruito?

Abbiamo questa ambizione e siamo convinti che se questo messaggio viene amplificato, si riesce a catturare l’attenzione di qualcuno cui possiamo spiegare che cosa stiamo facendo. Quello sarebbe già un interessante primo passo. E chissà che dai contatti che verranno fuori, non nasca qualcosa di importante…