Marco Frigo è pronto a planare nel professionismo

23.11.2022
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Il finale di stagione per Marco Frigo è stato tutto tranne che fortunato, il veneto ha chiuso anzitempo il 2022 a causa di una frattura allo scafoide. La sua tenacia, però, gli ha fatto trovare subito le forze mentali per concentrarsi sul 2023. Quello che sta per iniziare è il primo anno da professionista di Frigo e la farà con la Israel Premier Tech. Frigo ha già avuto modo di assaporare il mondo dei grandi e qualche insegnamento lo ha già fatto suo. 

«Sono in Spagna – racconta al telefono – zona Alicante, principalmente per allenarmi in vista della nuova stagione. Qui abita il mio preparatore Ruben Plaza, con il quale collaboro già dallo scorso anno. Sto lavorando con lui da un paio di settimane in vista del ritiro di dicembre che avremo sempre in queste zone con la squadra». 

Al lavoro da un po’

Come detto il 2022 di Frigo è stato travagliato e particolarmente sfortunato visto che ha dovuto saltare sia il Giro d’Italia Under 23 che il Tour de l’Avenir. La sua voglia di ripartire era tanta ed allora è bastato un volo per riprendere a lavorare a testa bassa e con la ritrovata motivazione. 

«Diciamo che l’off season del mio 2022 è stato tra agosto e settembre, quindi ho iniziato la preparazione molto presto: ad ottobre. Di conseguenza sono venuto ad Alicante per gettare una bella base di lavoro più specifico. A casa avevo già iniziato a pedalare a ritmi più blandi da tre settimane. L’obiettivo di questo mese è arrivare al ritiro di squadra, che sarà dall’uno al dieci dicembre, in buona condizione».

La forma nella prima parte di stagione era buona, al Giro dell’Appennino solo una caduta lo ha escluso dai primi dieci
La forma nella prima parte di stagione era buona, al Giro dell’Appennino solo una caduta lo ha escluso dai primi dieci

Continuità

Frigo approda nel mondo dei grandi con la maglia della Israel Premier Tech, con la quale ha fatto un anno da under 23. Quello appena concluso per l’appunto.

«Il 2022 – ci dice –  mi ha permesso di conoscere lo staff e l’ambiente. Il mio preparatore, Ruben Plaza, come detto, me lo sto portando dallo scorso anno. Tutti questi dettagli mi permetteranno di rendere il gradino con i professionisti un po’ più basso. Sono estremamente contento di aver fatto questo tipo di lavoro. Già lo scorso anno ho avuto modo di mettermi in gioco con i professionisti. Prima al Gran Camino, poi con qualche gara in Belgio ed in Francia ed infine alla Vuelta a Burgos. Non posso certo dire di aver scoperto già tutto ma certe dinamiche penso di averle apprese. Sarà una doccia fredda ma non gelata».

Con la Israel Cycling Academy ha avuto modo di fare tante corse di livello medio-alto in tutta Europa
Con la Israel Cycling Academy ha avuto modo di fare tante corse di livello medio-alto in tutta Europa

La retrocessione

La Israel Premier Tech è retrocessa dal WorldTour alla fine di un percorso travagliato. Ma forse non tutti i mali vengono per nuocere, anche perché la formazione israeliana, come anticipato da Nizzolo, avrà modo di ottenere inviti alle corse WorldTour. Tuttavia, un calendario ridimensionato, potrebbe lasciare nel terreno lo spazio giusto per far germogliare il talento di questi giovani corridori. 

«Il fatto che la squadra non sia più WorldTour – riprende Frigo – a me non cambia nulla, io ho firmato con loro un triennale. E poi, alla fine, si tratta di andare forte sopra una bici e quello resterà l’obiettivo della preparazione invernale ed atletica. Se vai forte fai risultato, se non vai forte non fai risultato. L’obiettivo sarà quello di trovare spazio e di capire il proprio potenziale. Gli uomini di esperienza non mancheranno, nelle gare fatte lo scorso anno ho capito alcune cose. Quello su cui dovrò lavorare sono le distanze maggiori e la capacità di andare forte nell’ultima ora di gara. Le corse 2.1 e 1.1 oppure le 1.Pro saranno quelle più gettonate ma che saranno sicuramente un bel banco di prova per noi giovani. L’obiettivo è di ritagliarmi il mio spazio».

Figure di riferimento come Nizzolo saranno importanti per la crescita dei giovani
Figure di riferimento come Nizzolo saranno importanti per la crescita dei giovani

Piccoli passi

Marco Frigo passa professionista dopo 4 anni corsi negli under 23, un percorso netto e calibrato per entrare nel mondo dei grandi. I margini di crescita, a sua detta, ci sono ancora e vanno sfruttati. 

«Mi sono tenuto dei margini di miglioramento lavorando bene e imparando come si prepara un atleta professionista. Però sono convinto di poter migliorare ancora, già adesso sto iniziando ad aggiungere lavori mai fatti prima, come la doppia sessione: palestra e bici. Ho sempre dato il massimo ogni anno ma crescendo gradualmente. Io, su una salita di 20 minuti, vado forte come al mio primo anno da under. Solo che ora riesco a farlo al quinto o sesto giorno di una corsa a tappe o dopo molti più chilometri. Quando ero al primo anno ho vinto il campionato italiano perché andavo forte.

«Marco Frigo di 19 anni non avrebbe mai potuto avere un contratto con una WorldTour, sarebbe stato troppo. Ho fatto una crescita costante. Ed è quello che mi aspetto nei prossimi due anni, il mio campo lo conosco: le gare a tappe. Già dallo scorso anno mi sono concentrato particolarmente su questo percorso, ed un corridore con le mie caratteristiche deve passare con una base solida per non perdersi».

Avenir, doccia fredda. Dopo Germani, ko anche Frigo

12.08.2022
6 min
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Una storia da non credere, purtroppo… Qualche giorno fa la notizia di Lorenzo Germani che ha dovuto alzare bandiera bianca per la microfrattura ad una rotula. Adesso arriva anche lo stop di Marco Frigo, per il corridore della Israel Cycling Academy  frattura dello scafoide. Entrambi salteranno il Tour de l’Avenir (in apertura il podio dello scorso anno, con il vincitore Johannese, su Rodriguez e Zana, foto Le Dauphiné Libéré).

La genesi delle loro fratture è la stessa. Durante il ritiro della nazionale a Sestriere in vista della gara francese, Germani, Frigo e gli altri ragazzi sono stati investiti da un auto. 

Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi in ottica futura» (foto Instagram)
Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi» (foto Instagram)

L’incidente…

Il tutto quindi è accaduto nei giorni in cui i ragazzi di Amadori erano a Sestriere.

«Noi – racconta il campione italiano della Groupama-Fdj – eravamo in un falsopiano in discesa e andavamo anche abbastanza forte. Quest’auto, guidata da un tedesco, stava per immettersi. Lui veniva da una strada in salita e la macchina nel partire era andata appena indietro. Questo movimento ci ha fatto pensare che ci avesse visto. Invece è partito a tutta e ci ha travolto. Deve aver pensato che avrebbe fatto in tempo. Ma così non è stato».

«Siamo finiti in terra in quattro – replica Frigo – qualche botta, diverse escoriazioni. Dapporto che sembrava quello messo peggio, alla fine se l’è cavata. Io avevo delle escoriazioni ed erano quelle a darmi più fastidio. Però sul momento è andata… e siamo ripartiti.

«Io sono riuscito a svolgere il lavoro previsto per tutto il ritiro. Tanto che poi sono andato anche alla Vuelta Burgos con la WorldTour».

Una storia incredibile. Frigo aveva saltato anche il Giro U23 sempre per una frattura. Si era rotto un polso all’Appennino, a pochi giorni dal via della corsa rosa. A distanza di un paio di mesi la storia si ripete. Tanto che quando gli abbiamo chiesto come andasse, Marco ci ha detto: «Potreste riprendere l’intervista fatta prima del Giro U23, cambiare polso con scafoide e Giro con Avenir e fare “copia e incolla”».

Avevamo incontrato Marco Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23. Era ai “box” col polso rotto
Avevamo incontrato Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23

La risonanza ritardata

Ma quel che ha più dell’incredibile e che sa di beffa è il fatto che entrambi non si siano subito resi conto della gravità del danno. Non che sarebbe cambiato troppo, ma magari si poteva sperare di fare qualcosina in più, come sostiene anche Frigo, sempre pensando all’Avenir. Un minimo di margine temporale c’era.

«Ancora oggi – spiega Germani – mi dà più fastidio la contusione che la rotula stessa. Dopo l’incidente sono andato all’ospedale di Susa, ho fatto la lastra, ma non è emerso niente. Il dolore continuava e per fare una risonanza magnetica ho dovuto attendere una settimana ancora. Ed è lì che è emersa la frattura.

«Di fatto mi sono sempre allenato. Mi alleno anche qui nel ritiro della mia squadra a Besancon. Solo che non posso forzare e chiaramente non posso correre. Giusto ieri ho fatto 4 ore, per dire…»

A Burgos con la fascia

Anche Frigo racconta di un dolore “retroattivo”. Alla fine Marco ha capito ancora più tardi rispetto a Germani di avere un frattura.

«All’inizio – dice Frigo – erano le botte a darmi fastidio. Escoriazioni e contusioni, ma poi con il passare dei giorni questo dolore alla mano non passava. Uscivo in bici e nell’ultima ora e mezza-due andavo in affaticamento con la mano. Era indolenzita. E infatti a Burgos ho corso con una fasciatura, ma lì ho capito che qualcosa non andava. E così già prima di rientrare dalla Spagna ho prenotato una risonanza magnetica, che ha evidenziato questa frattura.

«Tra l’altro ho scoperto che lo scafoide è un osso particolare, con pochissima irrorazione sanguigna, pertanto al 99 per cento sarò operato, altrimenti l’osso andrà a morire. Mi sono documentato molto in questo periodo, anche leggendo sul vostro sito dello scafoide». 

Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali
Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali

Germani per le tappe

Inutile dire che il morale non è dei migliori. Per fortuna questi ragazzi sono giovani, consapevoli del loro valore e soprattutto hanno già un contratto in mano per il passaggio nelle rispettive WorldTour l’anno prossimo.

«Io – dice Germani – stavo parecchio bene. Sarei andato in Francia per puntare alle tappe e non alla generale. Avrei avuto i miei spazi (di certo più di quelli al Giro U23 e al Valle d’Aosta, ndr). Avrei aiutato magari Bruttomesso in qualche volata e Frigo e Piganzoli in salita. Avevo anche puntato una tappa, la sesta. Quella che arrivava a Oyonnax, non troppo lontano da qui (in riferimento al ritiro di Besancon, ndr).

«Pensate che un giorno ne ho parlato con Romain (Gregoire, ndr). Gli ho detto: “Sai, mi piacerebbe fare bene in questa tappa”. E lui: “Ah quella con la salita a pochi chilometri nel finale, con quella discesa…”. A quel punto gli chiesto: “Ma l’hai puntata anche tu?”. E Romain: “Sì! Ho detto alla mia fidanzata e alla mia famiglia di venire all’arrivo. Ora che so che ci punti anche tu, Lorenzo, mi metto alla tua ruota e ti batto in volata!”. Credo proprio che avrei cambiato tappa!».

«Purtroppo è andata così – va avanti Germani – non ci si può fare nulla. Se non avessi avuto neanche il dolore della contusione, magari ci avrei lavorato sopra, ci avrei corso e con una caduta lo stop sarebbe stato di tre mesi, mi hanno detto. O peggio ancora avrei creato danni per il futuro.

«Se mi consolo con il passaggio tra i pro’? Quello sì. Averlo reso pubblico è stato bello. Siamo un bel gruppo a passare dalla continental alla WorldTour. Su di noi, soprattutto per le corse 1.1 della Coppa di Francia, ci contano molto. Non saremo solo i giovani che devono fare esperienza».

Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra
Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra

Frigo per la classifica

Le sensazioni e i numeri, dicevamo che Germani e Frigo stavano davvero bene. Sarebbero stati loro i nostri uomini di punta: uno per le tappe, il laziale come abbiamo visto, e uno per la generale, il veneto.

«Stavo bene – gli fa eco Frigo – a Sestriere avevo svolto tutto il lavoro previsto. Dopo la rinuncia al Giro U23 avevo voltato subito pagina con la testa, concentrandomi proprio sull’Avenir. E’ stato lo stimolo, l’obiettivo. Avevamo riprogrammato tutto con la squadra, con il preparatore, ero andato in ritiro sul Pordoi…

«Adesso invece sono fermo. E sto facendo anche altri esami e vediamo quando potrò riprendere. Ma se dovrò operarmi dovrò stare fermo ancora. Dovrò fare palestra e rulli».

«Si poteva fare bene in classifica. Era l’obiettivo. Eravamo una bella squadra. E anche ben preparata, specie dopo l’altura. Potevamo puntare al podio. Ma si può ancora puntare al podio. Piganzoli può fare bene e adesso vedremo chi altro porterà per la salita. Io e Germani eravamo in camera insieme al Sestriere: saremmo stati due pedine importanti.

«Purtroppo il ciclismo è anche questo, fa parte del gioco. Io avrei puntato sulle tappe finali, quelle sulle Alpi, in particolare l’ottava quella con la Madeleine e l’arrivo in quota a La Toussuire. Ma in generale è davvero un bell’Avenir, ben disegnato».

Pickrell vola su Chiavenna. E la Groupama-Fdj, cova sorniona

14.06.2022
7 min
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La Chiuro-Chiavenna, 101 chilometri, vola via in poco più di due ore. Doveva essere la tappa per mettere a posto le gambe e invece si è trasformata nella “rivincita del gruppo” nei confronti dei primi, se così possiamo dire. Una fuga di otto ragazzi che hanno mollato solo alla fine. Il gruppo tirato soprattutto da Israel-Academy e Bardiani Csf Faizanè ha ricucito e alla fine l’ha spuntata il canadese Riley Pickrell proprio della squadra israeliana.

Riley Pickrell (classe 2001) ha vinto di potenza
Riley Pickrell (classe 2001) ha vinto di potenza

Dal Pacifico a Chiavenna

Pickrell è un velocista puro. Almeno il suo fisico massiccio, con quadricipiti corti e potenti, dice questo. E tutto sommato lo conferma il canadese stesso nel ringraziare i compagni a fine tappa, parlando delle sue difficoltà in salita.

«Dopo aver superato l’ultima salita – racconta Pickrell – i ragazzi mi hanno riportato in testa. Ma non è stato facile, perché qualche volta sono scivolato indietro. Però sono arrivato all’ultima curva in seconda o terza ruota. A quel punto ho solo atteso di vedere il cartello dei 200 metri e lì ho spinto al massimo».

Pickrell viene da Victoria, cittadina su un’isola della costa del Pacifico nella British Columbia, in pratica è un po’ come Cavendish che viene dall’isola di Man. E’ la prima vittoria in Europa, è al primo Giro d’Italia U23, ma di corse a tappe ne ha già fatte tante. E lo scorso anno si è ben comportato al Giro del Portogallo.

Groupama-FDJ di rimessa

Ma forse la nota più curiosa di giornata è che tra i fuggitivi c’era anche Samuel Watson della Groupama-Fdj. Un segnale non da poco. Lo squadrone francese ha cambiato modo di correre dopo la batosta di ieri. Non ha più corso “da padrona”, come aveva fatto nella seconda e nella terza tappa, ma di rimessa.

Rimessa che però non fa rima con resa. E ce lo dicono sia il direttore sportivo Jérome Gannat, che Romain Gregoire, tra l’altro oggi terzo e affatto domo.

Jerome Gannat è il diesse della Groupama-Fdj
Jerome Gannat è il diesse della Groupama-Fdj

Esperienza preziosa

«Cosa è successo ieri? E’ successo – spiega Gannat – che ci abbiamo provato. Lenny Martinez era davanti con un vantaggio rassicurante, ma poi nel finale gli sono mancate un po’ di energie e ha avuto un principio di crisi di fame. Questo gli ha fatto perdere molto tempo nella salita finale. Se non ci fosse stata quella avrebbe perso molto, molto meno.

«In più c’era molto vento contro nella valle. Bisogna pensare che per Lenny, ma anche per Romain, questo è il primo anno nella categoria under 23. Non avevano mai fatto così tanti chilometri e cosi tanto dislivello nello stesso momento. Gli serve ancora un po’ di fondo. Quello che ha avuto Leo Hayter nel finale. E’ normale.

«Però Lenny ha mostrato di essere il più forte in salita».

De Pretto in maglia blu. Ieri ci aveva provato, ma Martinez gli aveva negato la gioia per un punto. Vincendo il Gpm è balzato in testa
De Pretto in maglia blu. Ieri ci aveva provato, ma Martinez gli aveva negato la gioia per un punto. Vincendo il Gpm è balzato in testa

Ingannati dal vantaggio?

I francesi però erano venuti in sopralluogo e tutto sommato sapevano ciò che li aspettava dopo il Mortirolo. Magari dalla macchina potevano fermarlo.

«C’erano due tappe decisive – riprende Gannat – per la classifica di questo Giro: una era quella di ieri e un’altra quella di venerdì, ma sapevamo che Lenny era tutto solo e che la discesa per lui non era un problema – ride, sapendo che è un vero funambolo e infatti ha guadagnato terreno – e che c’erano questi 30 chilometri per arrivare a Santa Caterina Valfurva».

«Gli abbiamo posto il problema, Lenny sapeva che sarebbe stata dura. Ma come faccio a dire a un ragazzo che ha 2’30” di vantaggio di fermarsi?

«Ne avevamo parlato e in funzione del vantaggio che avrebbe avuto in fondo alla discesa, avremmo deciso se continuare o fermarsi. Ma con 2’30” chi si sarebbe fermato?»

«E anche attaccare prima non avrebbe cambiato le cose. No, perché il lavoro era stato specifico per Lenny prima del Mortirolo e questa salita con queste pendenze era il terreno dove si sarebbe potuto esprimere al meglio. Non dimentichiamoci che si tratta di un giovane, che ha 19 anni. E lo stesso vale per Romain».

«Sono qui per crescere, per fare esperienza, per imparare. E di sicuro questa batosta gli servirà per il futuro. In più non dimentichiamoci che dopo il Mortirolo era diventata una sfida tra corridore contro corridore, non c’era più il gruppo. La corsa di ieri mi ha ricordato molto la vittoria di Ciccone al Giro. Uno ad uno sono saltati tutti. Per me era qualcosa di realizzabile».

La squadra francese ha mandato in fuga un uomo: sia per la tappa, sia per far correre coperti gli altri
La squadra francese ha mandato in fuga un uomo: sia per la tappa, sia per far correre coperti gli altri

Nuova tattica

Riordinate le idee, nella notte la Groupama-FDJ ha cambiato tattica. L’obiettivo è recuperare e stare nascosti, perché il Giro d’Italia U23 non è affatto finito. E loro restano la squadra più forte. Ne hanno tre fra i primi cinque, non dimentichiamo anche Reuben Thompson.

«Il Giro finisce sulla linea d’arrivo – dice Gannat – Adesso valutiamo le condizioni per vincere il “baby Giro”, che per me non è finito. Abbiamo quasi 6′ di ritardo. Un bel distacco, ma c’è la possibilità di fare qualcosa, sul Fauniera, ma anche sugli altri colli e sulle discese di alcune tappe – ride – tutto è aperto».

«Okay, Lenny ha avuto una piccola “defaillance” ieri, ma il Fauniera è una salita più adatta a lui. E’ lunga e dura (e la tappa è molto più corta e facile in precedenza, ndr). Ma bisogna vedere il vento, perché è un colle aperto, la strada è stretta. Spero solo che non sia a favore. E’ una salita di un’ora e un quarto, il tempo per guadagnare c’è. Magari per vincere la tappa va bene».

Altroché gettare la spugna: tra attacchi in discesa, vento contrario in salita, qui ci credono eccome. Covano sotto la cenere.

Gregoire (classe 2003) 2° nella generale è 1° nella classifica dei giovani. Corridore completo: ieri 2° in salita, oggi 3° in volata
Gregoire (classe 2003) 2° nella generale è 1° nella classifica dei giovani. Corridore completo: ieri 2° in salita, oggi 3° in volata

Gregoire al risparmio

Anche Gregoire non getta la spugna. Al termine della frazione di Chiavenna, Romain indossa la maglia di miglior giovane. 

«Ieri – dice Gregoire – è stata la giornata più dura che io abbia mai passato sulla bici. Ero veramente “a fuoco” negli ultimi 30 chilometri. Ho fatto di tutto per cercare di prendere il secondo posto. E sono contento di esserci riuscito perché Hayter era troppo forte per noi».

Gregoire fa chiarezza su un passaggio. Ad un tratto c’era lui all’inseguimento del compagno di squadra. Sembrava avesse staccato gli altri, ma invece era già davanti in fondo alla discesa.

«Non sono scattato. Io stavo molto bene e ho spinto, ma gli altri li avevo lasciati dietro nella discesa. In fondo mi sono trovato solo e ho pensato solo a spingere forte. E’ il contrario: sono stato ripreso».

«Il Giro non è finito – dice Romain mentre Pickrell fa festa sul podio – Sì, Leo Hayter è il più forte e sarà veramente complicato attaccarlo. Ma ci sono ancora tre tappe e può succedere qualsiasi cosa. Intanto oggi siamo rimasti più tranquilli. Watson è molto veloce e poteva fare bene in fuga, ma questo appunto ci ha consentito di restare in gruppo e risparmiare energie».

Oggi Romain ha fatto terzo, pronto a prendere l’occasione… e 4” di abbuono.

Frigo dice addio al Giro U23 e all’appartamento con vista Fauniera

09.06.2022
4 min
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Sin qui il Giro d’Italia U23 non è partito sotto una buona stella per quei (pochi) corridori italiani che potevano lottare per la maglia rosa. In primavera abbiamo perso Gianmarco Garofoli, per un problemino al cuore, e domenica scorsa la sorte si è accanita contro Marco Frigo.

Una caduta, anche relativamente banale, e una frattura. Il veneto della Israel Cycling Academy deve così dire addio ai sogni rosa. E ieri mattina un comunicato, dopo gli esami e la terapia iniziata subito dopo l’incidente, ha ufficializzato, purtroppo, una news che era nell’aria.

Il morale chiaramente non è alto, ma Frigo non si abbatte e non perde la sua lucidità.

Frigo al Giro dell’Appennino. Aveva disputato un’ottima corsa
Frigo al Giro dell’Appennino. Aveva disputato un’ottima corsa
Marco, cosa è successo?

Sono caduto domenica scorsa al Giro dell’Appennino. Non ero messo male e quindi un po’ ho rischiato. Non sono un matto, se lotto per la 50ª posizione sono razionale e non vado a prendermi rischi inutili, ma ero nel gruppetto con Covi a ridosso dei primi e sono entrato troppo forte in una curva. Sono andato dritto e sono caduto. Sono finito a terra neanche in malo modo, pensate che non ho neanche un livido, però ho messo male la mano e ho capito subito che al polso c’era qualcosa che non andava.

E quindi niente Giro, niente lotta per la maglia rosa. Perché ci puntavi, giusto?

In partenza almeno avrei sicuramente lottato, poi è la strada che parla e a me piace che sia questa a parlare. Non nascondo che le sensazioni erano molto buone. Già nella prima corsa in Francia dopo il lungo ritiro a Sierra Nevada non ero andato male, nonostante scendessi proprio dall’altura e sappiamo bene cosa questo comporta. E ancora meglio era andata all’Appennino. Però questo è successo e io lo devo accettare.

Cosa sapevi, cosa ti piaceva di questo Giro under?

Sicuramente era un bel Giro, nonostante fosse solo di sette tappe e senza una crono. Crono che mi sarebbe piaciuta molto. Sarebbe stato un terreno per fare la differenza. E comunque questo non manca. Ci sono due tappe, la terza e quella del Fauniera, molto dure. E poi altre frazioni meno dure, ma per questo molto insidiose, tappe in cui poteva succedere qualcosa. 

Il veneto sorridente nei giorni a Sierra Nevada. A fine stagione passerà nella WorldTour
Il veneto sorridente nei giorni a Sierra Nevada. A fine stagione passerà nella WorldTour
E ne conoscevi qualcuna di tappa? Avevi fatto dei sopralluoghi?

Credo che la terza tappa faccia da spartiacque, tra coloro che lotteranno per la classifica e coloro che cercheranno le vittorie di tappa. E’ davvero molto dura. Per quanto riguarda i sopralluoghi, pensate che per la sera dell’Appennino, avevo prenotato un appartamento a Cuneo per percorrere quella frazione e andare alla scoperta del Fauniera. E invece nulla, me ne sono dovuto tornare a casa con la coda tra le gambe.

Peccato, davvero… Qualcuno ti ha scritto, magari qualche corridore?

Guardate, io ci ho sperato sino all’ultimo di partire per il Giro, anche perché la frattura non è scomposta. Mi sono allenato sempre sui rulli come se dovessi fare delle uscite normali, ho lavorato immediatamente con il fisioterapista… Insomma ci speravo. Ci speravo più con il cuore che con la testa. Ed anche per questo abbiamo tenuto la notizia riservata in squadra. Pertanto no, a ieri, fino a quando non è uscito il comunicato, nessuno mi ha scritto perché nessuno sapeva… al di fuori dei compagni. Però alcuni messaggi mi hanno fatto piacere. Fortunatamente o sfortunatamente ci sono abituato agli infortuni.

Prima hai detto che in altura a Sierra Nevada avevi lavorato bene: si possono quantificare i miglioramenti?

Un miglioramento c’è stato, ma sono convinto sia stato soprattutto per merito del calendario fatto sin qui e delle gare svolte nel WorldTour. Poi che dire, ho trovato un ambiente molto professionale, non che non avessi una buona base, comunque venivo dalla Seg Racing, solo che l’influenza della squadra WorldTour si sente. T’interfacci anche con il loro staff.

E c’era anche qualcuno del team WorldTour?

Dei nostri no, però c’erano molti team che stavano preparando il Tour. Ag2R-Citroen, Arkea-Samsic…

Il cittì Amadori con Frigo durante lo scorso Giro U23, anche in quella occasione Marco era reduce da una brutta caduta
Il cittì Amadori con Frigo durante lo scorso Giro U23, anche in quella occasione Marco era reduce da una brutta caduta
Ed era il Frigo migliore di sempre?

Non lo so, però ero ben preparato. Sarei partito con la consapevolezza di aver lavorato bene, di aver fatto il massimo. E poi spero che il miglior Frigo debba arrivare.

Farai un salto al Giro?

Magari andrò a salutare i miei compagni al via della tappa da Rossano Veneto, che è a cinque minuti da casa mia. Ma in questo momento ho anche un po’ di “repulsione”, mettiamola così… Mi serve un bel reset per ripartire.

Chi sono secondo te i favoriti?

I francesi della Groupama-Fdj. Per come li ho visti sin dalla primavera sono molto forti, molto affiatati. Però credo che anche il nostro Mason Hollyman possa far bene. Lui è uno scalatore e le salite dure, quelle con pendenze ripide non mancano. Mi auguro che possa ottenere dei buoni risultati. Ma sinceramente – aggiunge con un po’ di malinconia ben comprensibile – pensavo a ciò che avrei potuto fare io.

Al Piva freddo e ghiaccio: vince Marcellusi davanti a Frigo

04.04.2022
5 min
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La mattinata al Trofeo Piva inizia con il sole che accoglie i corridori e le ammiraglie al seguito. Anche se, in lontananza, sopra le colline di Valdobbiadene si avvistano le prime nuvole grigie. ­La frazione di Col San Martino si colora delle maglie delle 35 squadre che hanno preso parte alla corsa. All’improvviso il meteo cambia e inizia a soffiare un vento freddo accompagnato da una pioggia ghiacciata.

«Avevamo guardato il meteo prima di partire e dava sole – ci dicono Bortoluzzi e Ginestra della Work Service alla partenza – non abbiamo portato neanche l’abbigliamento invernale». Non sono gli unici atleti ad essere stati sorpresi dal meteo che effettivamente dava una gara per lo più soleggiata. 

Una corsa dura

La gara, a pochi minuti dal via, viste le condizioni meteo proibitive, viene accorciata di due giri. Qualche corridore tira un respiro di sollievo mentre altri si lamentano. Ad alzare le braccia al cielo è Martin Marcellusi, il giovane corridore romano, classe 2000, è al primo anno in maglia Bardiani. Secondo è Marco Frigo davanti a German Dario Gomez del team Colombia Tierra de Atletas.

«Sono molto contento di questa vittoria – inizia Marcellusi – è la prima in una gara internazionale, prima di oggi avevo ottenuto tanti secondi posti e piazzamenti. Uscivo da San Vendemiano (chiuso in ottava posizione, ndr) con qualche dubbio sulla mia condizione ed oggi ho avuto le risposte che cercavo. Il meteo non è stato per nulla clemente anche se con il passare dei chilometri sentivo di avere la gamba giusta e così è stato».

Per Marcellusi una gioia incontenibile dopo il traguardo, il Piva è la sua prima vittoria internazionale
Per Marcellusi una gioia incontenibile dopo il traguardo, il Piva è la sua prima vittoria internazionale

A lezione dai pro’

Martin, nonostante la giovane età, ha già avuto modo di correre gare importanti come Tour of Antalya e Milano-Torino. Mettendosi così alla prova con i professionisti e con percorsi molto esigenti, come quello del Piva.

«Correre con i pro’ aiuta a crescere e ad imparare – ci racconta Martin – facendo gare di alto livello arrivi a questi appuntamenti con la gamba più pronta. Merito di questo va alla Bardiani, ho già avuto modo di mettermi alla prova con i pro’ in maglia azzurra l’anno scorso, ma poterlo fare con costanza fa davvero la differenza.

«Il salto di categoria – riprende il vincitore – mi ha dato lo stimolo di fare quello che gli anni passati non riuscivo a fare: tante ore di allenamento, curare l’alimentazione, ed anche questo è un bel passo in avanti. Ho un contatto diretto con lo staff, mi confronto con loro tutti i giorni ed imparo molto dai compagni più grandi, siamo un gruppo davvero unito al contrario di quanto si possa pensare».

Qualche rimpianto

Secondo, ma con un sorriso che non lo abbandona neanche dopo la premiazione, si è piazzato Marco Frigo. Il corridore della Israel Cycling Academy oggi sulle strade di Col San Martino aveva un tifo dedicato visto che è venuto a trovarlo il suo fan club.

«Sono molto contento – dice Frigo in conferenza stampa – questa è un po’ la gara di casa, era l’ultima occasione che avevo di farla ed è stato molto bello partecipare. Avevo il mio fanclub sulla salita del Combai. Mi hanno accolto con un tifo da stadio dandomi una scarica di adrenalina incredibile che mi ha spinto a pedalare con maggiore grinta e coraggio».

Per Gomez oltre al terzo posto anche il trofeo per la classifica GPM
Per Gomez oltre al terzo posto anche il trofeo per la classifica GPM

«Era un percorso che conoscevo davvero molto bene, giovedì sono venuto a provarlo, in più il Combai l’ho fatto tante volte anche in allenamento».

Ai 10 chilometri dall’arrivo ho allungato e dopo poco mi ha raggiunto Marcellusi. Con il senno di poi – conclude Frigo – avrei dovuto essere un po’ più calcolatore. Per vincere la gara avrei dovuto fregarmene e chiedergli qualche cambio in più. Sono stato troppo generoso, è una caratteristica che devo imparare a gestire. Una gara del genere bisogna rischiare di perderla per poi vincerla. A mio avviso la corsa non andava accorciata, freddo e pioggia fanno parte del ciclismo, poi io sui percorsi lunghi vado bene, avrei avuto qualche possibilità in più».

Al Trofeo Piva era presente anche il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori
Al Trofeo Piva era presente anche il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori

Parla Amadori

Sotto il palco della premiazione era presente anche il cittì della nazionale Under 23 Marino Amadori. Approfittiamo per chiedere qual è il vantaggio per questi ragazzi di poter correre con i professionisti e con squadre WorldTour.

«E’ un bell’ordine di arrivo – incalza il cittì – ed è anche un bel segnale che il nostro movimento sta andando nella direzione giusta. Quello che portiamo a casa oggi, oltre al risultato, è la conferma che correre con i professionisti è molto importante per la crescita dei nostri ragazzi. E’ percorso di sviluppo e maturazione fondamentale se poi vogliono affermarsi anche in corse internazionali come il Tour de l’Avenir o europei e mondiali».

Frigo, l’esordio con la WorldTour costa tanta aria in faccia

04.03.2022
4 min
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Nonostante l’inverno non fosse iniziato al meglio, vista la doppia frattura della clavicola. Nonostante sia ancora un giovanissimo (è un classe 2000), Marco Frigo si è già guadagnato un posto nel WorldTour e ha debuttato nel Gran Camino. Calma, nulla ancora è definitivo, ma il corridore vicentino ha esordito con la Israel Premier Tech, mentre ufficialmente milita nella Israel Cycling Academy, cioè la continental della squadra israeliana.

Marco lo abbiamo imparato a conoscere soprattutto nel corso del 2021, tra gli under 23 italiani più in vista. Bene al Tour de l’Avenir, fu poi una delle colonne portanti degli azzurri di Amadori ai mondiali di Leuven. Ragazzo dallo sguardo buono, sempre educato, in bici è un combattente nato.

Frigo in testa a tirare nel Gran Camino: obiettivo tenere sotto tiro la fuga
Frigo in testa a tirare nel Gran Camino: obiettivo tenere sotto tiro la fuga

Ritmo da WorldTour

Marco è soddisfatto di quanto fatto sin qui, di questo inizio di stagione con la nuova squadra. E guardando come si è comportato, ne ha ben ragione…

«L’inverno – racconta – non è stato dei migliori, venivo appunto dalla doppia frattura della clavicola e sarei dovuto partire anche un po’ prima, se vogliamo. Numeri alla mano, i miei valori non sono cresciuti ancora: con quelle due fratture non ho mai avuto una condizione costantemente in crescendo e che mi consentisse di migliorare. Ho fatto il ritiro, non ero super, ma queste gare erano nei programmi. Non è stata una sorpresa.

«E comunque non ci sono arrivato male. L’idea era di farmi fare esperienza. Ma la cosa più importante è che ho rotto il ghiaccio. La gamba risponde bene. Vedo che tutto sommato tengo. Quando aprono il gas… è tanta roba! La differenza si sente».

Frigo è un buon cronoman, lo scorso anno ha preso parte anche al mondiale U23
Frigo è un buon cronoman, lo scorso anno ha preso parte anche al mondiale U23

Già integrato

Marco è stato accolto alla grande nella Israel-Premier Tech. E’ in camera con Alessandro De Marchi ed è seguito da vicino dal diesse Claudio Cozzi. Entrambi lo sostengono, gli danno consigli.

«Sono davvero due brave persone – dice Frigo – che sanno il fatto loro. La squadra è contenta di quanto faccio. Il mio ruolo era quello di lavorare, di tenere la corsa sotto controllo. In una tappa praticamente ho fatto 140 chilometri in testa al gruppo. Però nonostante tutto nel finale ho continuato a lavorare secondo il programma. Insomma c’ero. La squadra è contenta di quanto ho fatto.

«Ed è stato bello perché ti senti utile per la squadra, in corsa hai un ruolo attivo. Cosa mi ha colpito di più? Ritrovarmi a tavola con gente dello spessore di Woods o di Fuglsang e parlare alla pari con loro. Quando ti vengono vicino e ti dicono del buon lavoro svolto, fa piacere».

Sempre in testa, anche in giornate di vento. Un lavoro che è piaciuto molto al team (foto Instagram)
Sempre in testa, anche in giornate di vento. Un lavoro che è piaciuto molto al team (foto Instagram)

Sognando il Giro

E allora si può pensare di essere presi in considerazione per il Giro d’Italia? Alla fine se il team è soddisfatto, se Marco tutto sommato tiene botta e se si pensa che è il ciclismo dei giovani… perché non sognare? In realtà non si può, come dice il regolamento, ma si potrebbe se sulla bilancia si mettesse lo spessore tecnico dell’atleta.

«Essendo tesserato in una continental – spiega Frigo – per regolamento non posso fare il Giro. Posso fare delle corse 1.Pro al massimo. La WorldTour non può convocarmi. Per il Giro dei grandi ci sarà tempo nei prossimi anni. Quello è l’obiettivo». Meglio dunque restare con i piedi per terra e pensare al concreto.

E il concreto è che dopo le prime gare (dopo il Gran Camino, c’è stata Le Samyn) con la squadra WorldTour, Marco è tornato a casa per allenarsi una decina di giorni prima di ripartire per il Belgio, sempre con la squadra dei grandi, almeno all’inizio. In fin dei conti lassù è un po’ di casa, visto che fino alla passata stagione vestiva i colori della Seg Cycling Academy. Frigo correrà infatti la Nokere Koerse, la Bredene Koksijde Classic e poi andrà al Tour de Normadie, stavolta sì con la Israel Cycling Academy.

E dal Belgio, metaforicamente parlando, ritorniamo alla Spagna, al Gran Camino, questa nuova corsa che ha lasciato un’ottima impressione tra gli addetti ai lavori.

«Davvero una gara ben organizzata – conclude Frigo – la Galizia è una terra bellissima. Percorsi ideali e anche strade sempre buone. C’era anche un bel montepremi. Già quest’anno c’era un gran parterre, tanto più se vediamo che ha vinto Valverde, ma sono convinto che l’anno prossimo ci saranno ancora più corridori di spessore».