Non solo Fedrizzi. Anche Mattia Proietti Gagliardoni sta correndo con in tasca il contratto che gli permetterà di entrare nel devo team della Wanty Nippo ReUs. Anzi, il corridore umbro lo farà un anno prima del suo avversario, in quanto è già alla seconda stagione da junior e non vede l’ora di affrontare quel che il destino gli metterà dinnanzi: senza paura, ma con grande curiosità.
A dispetto dei suoi 17 anni, Mattia è già da qualche tempo sulla cresta dell’onda, tanto che lo scorso anno la sua preparazione fu oggetto di un dibattito acceso con protagonisti Daniele Pontoni, cittì della nazionale di ciclocross che lo ha sempre voluto fra i suoi portacolori e Massimiliano Gentili, l’ex professionista che ancora oggi è il suo preparatore. L’attenzione che il team belga ha riversato su di lui cambia però un po’ la situazione
«E’ stata una sequenza molto veloce – racconta Mattia – a novembre ho contattato Carera come procuratore e già a dicembre mi ha chiamato proponendomi due settimane di ritiro con loro. Io non ero sicurissimo anche perché ero ancora nel pieno della stagione di ciclocross. Poi, visto che ai tricolori non sono andato come mi aspettavo e sapevo di non rientrare nella selezione per i mondiali, ho deciso di accettare e di partire per la Spagna. Da lì è venuto tutto naturale».
Nel tuo caso la domanda viene subito spontanea conoscendo il tuo valore in due discipline: con i dirigenti belgi hai già parlato se continuerai a fare ciclocross?
Ancora non ho affrontato il discorso. Mi atterrò comunque alle loro decisioni, qualsiasi esse siano. Io vorrei continuare, ma non mi dispiacerebbe neanche dedicare tutto l’inverno alla preparazione considerando quello che mi aspetta. Io non mi distaccherò dalle loro decisioni, intanto so che mi faranno avere a breve la bici da crono con la quale affronterò la Corsa della Pace.
Come sei d’accordo con loro, anche tu come Fedrizzi sei già seguito da loro? Hai il loro materiale?
No, per ora continuo con Gentili che mi segue da quand’ero allievo secondo anno e con il quale mi trovo benissimo, anche dal punto di vista umano oltre che professionale. La bici da strada resta quella del Team Franco Ballerini-Lucchini-Energy anche perché hanno un contratto con la Ktm per tutti i loro tesserati.
La chiamata del team belga ti ha sorpreso?
Più che sorpreso, per me rappresenta il raggiungimento di un obiettivo che mi ero posto sin dall’inizio della mia avventura. Volevo fortemente entrare in un devo team perché penso che sia decisivo per la mia crescita. Quando l’ho saputo, ero strafelice e chiaramente ho subito detto di sì, quasi a scatola chiusa.
Una notizia che ha addolcito anche il tuo inverno sui prati, non proprio felicissimo…
Sì, mi ha lasciato molto l’amaro in bocca perché non sono riuscito a centrare gli obiettivi che mi ero posto. Il problema principale è stato un edema al sottosella che mi ha tenuto fuori addirittura un mese, poi ho avuto un incidente stradale in allenamento e mi sono dovuto fermare altri 5 giorni, insomma riprendersi non è stato semplice. Durante le feste natalizie avevo anche recuperato la condizione, sono persino riuscito a centrare un podio in Belgio, che non è certamente cosa comune. Sapevo però che mi giocavo tanto ai tricolori, lì sono caduto nelle prime battute e ho corso tutta la gara in rimonta finendo quinto. Non è bastato…
Finora hai gareggiato abbastanza poco…
Ho affrontato solamente due gare, ma la cosa non mi dispiace. Mi concentro soprattutto sull’allenamento in vista della parte della stagione che più mi interessa, quella centrale dove ci sono gare più adatte alle mie caratteristiche. Io voglio essere pronto da maggio in poi, anche perché si comincerà a ragionare anche per le gare titolate. Alla Piccola Liegi delle Bregonze ho ottenuto un 8° posto correndo soprattutto in difesa.
Su quali gare hai messo gli occhi?
Non c’è un appuntamento specifico, diciamo che mi interessano soprattutto le prove a tappe perché amo gli arrivi in salita e credo che, considerando le mie caratteristiche di recupero, sono le corse più adatte a me. Considerando anche che sono molto sotto l’occhio degli osservatori esteri, ci tengo a far bene lì.
Che impressione ti fa andare a correre all’estero?
Mi fa estremamente piacere soprattutto come crescita personale, immergermi in una nuova cultura, con ragazzi di altre nazioni, trovando un linguaggio comune per confrontarci. Credo che sia un’esperienza di vita importante e questo a prescindere dal discorso ciclistico.
Prima accennavi al discorso azzurro: tu dovresti essere già nel giro per le prove di Nations Cup, ma quest’anno sia europei che mondiali sono per scalatori. Che cosa ne pensi?
A dir la verità Salvoldi me ne ha già parlato, so che sono percorsi adatti alle mie caratteristiche e anche per quello sto un po’ “nicchiando” per avere energie tra primavera ed estate. La strada è tracciata, io voglio farmi trovare pronto quando servirà. Anche perché in vista dell’approdo nel team multinazionale, vorrei avere dalla mia risultati di un certo peso da presentare al mio ingresso.