Dietro l’attacco della Ineos c’era qualche ruggine nascosta?

17.05.2024
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CENTO – Milan esce dalla porta del camion interviste. Paolo Barbieri gli apre la strada, sotto un mare di ragazzini lo aspetta. Resta l’ultima domanda della sera, lo chiamiamo.

«Johnny!».

Si ferma sul secondo gradino e si volta.

«Quando ti hanno attaccato ti eri fermato a fare la pipì?».

«E già…».

Un ragazzo normale

Poi riprende a scendere. Sotto lo aspetta il dottor Daniele, probabilmente deve ancora andare all’antidoping. Però ora la sua risposta permette di rileggere le parole dopo l’arrivo. C’era Manuel Quinziato, il suo agente, vicino ai tifosi venuti da Buja. Si ragionava sul fatto che Jonathan sia quello di sempre e Manuel, sorridendo ha tirato fuori una massima.

«Lo diceva sempre Massimo Troisi – ha detto – o almeno credo sia stato lui, io però lo cito sempre. A uno che gli chiedeva se il successo lo avesse cambiato, rispose di no. “Uno stronzo diventa più stronzo, chi è normale resta normale”. E Johnny è rimasto normale, solo che a volte gli si chiude la vena e su questo deve lavorarci. Non l’ho visto, cosa ha fatto quando è rientrato in testa al gruppo? E’ la seconda volta che lo attaccano dopo che si è fermato a fare pipì. La prima a Lucca e dietro c’era anche Pogacar. S’è trattato di rientrare in salita e ovviamente Tadej ha fatto meno fatica. Mi chiedo se oggi quando è rientrato sia andato da qualcuno in particolare per dirgli qualcosa. Un po’ ho tremato…».

Chissà se fra i risvolti del Giro, dopo aver a lungo dissertato sulla tirata di Pogacar nella scia di Narvaez a Napoli, la tirata di Ganna abbia avuto il sapore della rivincita. Può esserci ancora la delusione per quando Consonni e Milan andarono a riprenderlo ad Andora? Di certo l’azione della Ineos non ha messo in difficoltà gli uomini di classifica, dato che erano tutti nel gruppo di testa.

E’ stata la Ineos Grenadiers ad aprire i ventagli: qui il forcing di Ganna
E’ stata la Ineos Grenadiers ad aprire i ventagli: qui il forcing di Ganna

Una volata irresistibile

L’attacco, come ha ben spiegato Popovych, è scattato mentre cercavano di rientrare dopo una sosta… tecnica. Davanti Ganna e la Ineos, dietro Milan e i suoi uomini. A quel punto nella testa di Johnny è scattato quasi un corto circuito, che fortunatamente la squadra ha saputo disinnescare. La volata e tutto quello che è venuto dopo sono stati un altro capolavoro della Lidl-Trek, la cui grandezza sta nelle parole di Aniolkowski, il polacco della Cofidis arrivato secondo.

«Ero lì che aumentavo – ha raccontato subito dopo l’arrivo a Benjamin Thomas che gli chiedeva come fosse andata – e mi sembrava di rimontarlo. Lo vedevo vicino e per un po’ ci ho creduto: spingevo e lui era lì. Ho pensato di dare tutto, che forse avrei potuto vincere. Poi ho alzato lo sguardo – si è messo a ridere – ho visto il cartello dei 100 metri e Milan se ne è andato…».

E con questa fanno tre: dopo Andora e Francavilla
E con questa fanno tre: dopo Andora e Francavilla
Johnny, che cosa hai detto e a chi quando sei rientrato in gruppo dopo la fine dei ventagli?

Ho detto: «Santo cielo!», (ride). Eravamo io e Simo (Simone Consonni, ndr) e questa è stata un po’ la reazione. Non è tanto quello che ho detto, quanto quello che ho pensato, perché comunque è stato un bello sforzo, devo ammetterlo. Ci siamo trovati in un posto sbagliato, stavamo per rientrare in gruppo e davanti è successo questo. E’ normale, con il vento che c’era. I ragazzi hanno fatto veramente un grandissimo sforzo. C’erano anche altre squadre che ci aiutavano, ci abbiamo messo un po’ perché davanti avevano un bel passo. E a quel punto ho deciso di andare immediatamente in testa e restarci.

Come mai?

Sapevamo che il finale era bello impegnativo, complicato, con curve, dossi, rotonde. Bisognava stare davanti, questo era fondamentale. Ce lo avevano spiegato nel meeting prima di partire e alla fine è andata bene. Devo dire grazie a due corridori come Stuyven e Theuns, sono due persone con una grandissima esperienza e penso che stiano facendo un lavoro impeccabile. Con loro due davanti, mi sento come se avessi dei bodyguard. Mi accompagnano fino al finale, credono in quello che facciamo e questo mi motiva un sacco. Il lavoro della squadra si vede dalle immagini, è semplicemente impressionante. Ma chiudere oggi è stato faticoso anche per loro.

Che cosa ti hanno detto dall’ammiraglia quando si è capito che la fase dei ventagli si poteva gestire?

Ci siamo accorti subito di quello che stava per succedere. Abbiamo alzato lo sguardo e abbiamo visto il ventaglio che si apriva e noi eravamo indietro. Dall’ammiraglia ci hanno avvisato per radio e abbiamo cercato di rimontare il gruppo il più possibile sulla sinistra, per rimanere nel secondo gruppo se si fosse spaccato in altre parti. Poi abbiamo iniziato subito a girare, non abbiamo mai avuto un grandissimo gap, però comunque è stato faticoso. Davanti andavano a tutta, avevano veramente un bel ritmo.

Theuns, assieme a Stuyven, è una delle due guardie del corpo di Milan
Theuns, assieme a Stuyven, è una delle due guardie del corpo di Milan
Cosa c’è negli abbracci con i tuoi compagni e come festeggiate poi la sera?

Quegli abbracci mi vengono abbastanza spontanei, il fatto di andare a cercarli è qualcosa che mi viene da dentro. Invece la sera a cena mi piace sempre parlare della giornata. Ci diciamo dove abbiamo sbagliato e dove abbiamo fatto bene. Ci si ride sopra, ma sono situazioni sempre diverse.

Sei contento?

E’ fantastico ottenere il terzo successo di tappa nonostante abbia temuto quando sono rimasto indietro a causa dei ventagli. I miei compagni di squadra mi hanno guidato alla perfezione, aiutandomi a rientrare in gruppo e successivamente a posizionarmi per lanciare la volata. Simone Consonni è stato fondamentale, tirando dai -400 metri. E’ impressionante vedere come tutti mi abbiano supportato al meglio per la volata, sono orgoglioso del mio team.

Per Pogacar, qui con l’addetto stampa McGuire, una tranquilla vigilia della crono
Per Pogacar, qui con l’addetto stampa McGuire, una tranquilla vigilia della crono

Pogacar e i selfie

Il tempo di salutare Pogacar e si va a scrivere. La maglia rosa confida che domani potrà fare bene la sua parte nella crono, sia pure su un percorso che non gli si addice. Ammette che non si aspettava tanta gente sulle strade del Giro, ma di trovarla rispettosa e capace di dare grandi emozioni. L’unica cosa che non tanto gli va a genio è dover fare tanti selfie.

«Adoro firmare autografi – ha detto – ma quando si fanno i selfie c’è sempre da aspettare il conto alla rovescia di cinque secondi e quello non mi piace troppo».

Tadej appare più sereno di qualche giorno fa. Domani nella crono vedremo se saprà chiudere ancora di più il Giro e soprattutto saremo tutti in attesa di una grande prestazione di Ganna: viatico necessario sulla via delle Olimpiadi di Parigi.

Intanto Thomas, zitto, zitto, lavora all’operazione rosa

17.01.2024
4 min
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Sarebbe fuorviante ridurre l’inverno di Geraint Thomas a quella sua frase ad effetto detta in autunno. «In questo periodo sono ubriaco 12 sere su 14». L’inglese è molto più sostanzioso. E quella frase è solo un titolo sensazionalistico. Nascondeva ben altri contenuti.

Thomas diceva che non si riconosce in molti giovani che vivono il ciclismo 12 mesi l’anno, 24 ore su 24. Che non staccano mai. Lui, per sua stessa ammissione, non ci riuscirebbe e di quello stacco, anche mentale, ha assolutamente bisogno. «Adesso per esempio devo rimettermi sotto – aveva dichiarato a GCN – devo passare da 75 a 68 chili. E’ la parte più difficile della stagione». Ma è così facendo che è arrivato competitivo a 37 anni e ha chiuso il Giro d’Italia al secondo posto e indossato la maglia rosa.

Al Black Theatre di Monmouth, cittadina inglese poco a Nord-Est di Cardiff, Thomas ha parlato di ciclismo e del suo libro, “Great Ride. According to G”
Al Black Theatre di Monmouth, città gallese, Thomas ha parlato di ciclismo e del suo libro, “Great Ride. According to G”

In rotta sul Giro

Di quello stacco, il “Signor G” aveva bisogno per continuare a perseguire i suoi obiettivi. E nel 2024 il grande focus del campione della Ineos-Grenadiers sarà con ogni probabilità ancora il Giro d’Italia.

«Sarebbe bello – ha detto Thomas in tempi non sospetti – tornare al Giro il prossimo maggio. Il Giro d’Italia è un grande classico del ciclismo. Sarà molto dura dopo quest’anno, ma potrebbe essere anche molto attraente. Guardo il percorso e vedo che sono state previste due lunghe cronometro. C’è anche una tappa su strade sterrate e una terza settimana molto dura. Partecipare al Giro è certamente un’opzione».

E poi ha aggiunto: «Anche il Tour però è piuttosto bello e manco da un po’».

E allora procediamo per esclusione. In Francia la Ineos-Grenadiers andrà con Pidcock e, sembra, anche Bernal. Il colombiano ha detto di volerci essere, mentre per il giovane folletto inglese è stata la squadra a dirlo chiaramente. Assieme a loro ci sarà, e questo è sicuro, anche Carlos Rodriguez. Lo spagnolo ha detto che farà all-in sul Tour, per migliorare il suo quinto posto 2023. 

A Thomas resta dunque il Giro, da capitano ovviamente. E a quanto pare non gli dispiace affatto. Così come non dispiace al pubblico italiano, che lo ha molto apprezzato lo scorso anno vedendolo lottare sulle strade di casa. Alla fine dopo cinque partecipazioni, Thomas sembra aver trovato il feeling con la corsa rosa e le sue strade.

Tanto tifo per lui. Gli auguri di compleanno a bordo strada che lo hanno colpito. Una squadra forte. Avevano creato delle sinergie che Thomas vuol rivivere.

Thomas è stato due volte campione olimpico nell’inseguimento a squadre, Pechino 2008 (in foto tra gli altri con Wiggins) e Londra 2012
Thomas è stato due volte campione olimpico nell’inseguimento a squadre, Pechino 2008 (in foto tra gli altri con Wiggins) e Londra 2012

Tra Roma e Parigi

E forse quest’anno l’occasione potrebbe essere ancora più ghiotta per Geraint. Due crono e nessuna salita monster, stile Lussari o i chilometri finali delle Tre Cime di Lavaredo, guarda caso proprio i chilometri che lo hanno respinto. Un Thomas in forma come quello dello scorso maggio a crono potrebbe dare filo torcere persino a Pogacar. Poi è chiaro, nel giorno del Grappa alla vigilia della tappa finale di Roma compirà 38 anni. E questi peseranno. O almeno potrebbero pesare.

C’è anche l’ipotesi del doppio impegno, Giro e Tour. In Italia da capitano, in Francia da gregario, con l’occhio alle Olimpiadi. Olimpiadi che hanno catturato l’attenzione di Thomas, il quale però è consapevole che il percorso di Parigi non gli è super favorevole. Ma c’è pur sempre la cronometro.

«Sarebbe un grande obiettivo – ha detto Thomas – questo è sicuro. Sono andato ai Giochi già quattro volte e una quinta partecipazione sarebbe davvero fantastica, un record. Una medaglia? Perché no? Alla fine per esserci dovrei comunque avere un’ottima condizione».

Thomas (classe 1986) durante la preparazione invernale (foto Twitter)
Thomas (classe 1986) durante la preparazione invernale (foto Twitter)

Inverno dinamico

Una cosa è certa, Thomas non sta fermo un attimo. Tra Inghilterra, casa sua, California dov’è andato a trovare l’amico e compagno Cameron Wurf, i camp in Spagna, la casa di Monaco… si è sempre allenato. Questo non è l’atteggiamento di chi è appagato.

Anche per questo Geraint ha prolungato il contratto con la Ineos-Grenadiers per due stagioni. E’ consapevole che in questo ciclismo ogni cosa può cambiare da un momento all’altro e confrontarsi con la nuova generazione non è facile. Ma con il talento e la capacità di focalizzarsi su un obiettivo si possono ancora fare grandi cose. E lui non è nuovo a certi approcci.

A Parigi per assurdo il suo compagno nella crono potrebbe essere Joshua Tarling. L’astro nascente di Sua Maestà ha praticamente la metà degli anni di Thomas. Potrebbe essere suo figlio. E’ un’ipotesi okay, ma nemmeno così remota.

Thomas vorrebbe partecipare al Tour, consapevole che l’anno prossimo potrebbe essere troppo tardi. Ma ha dichiarato anche che vorrebbe finire la sua carriera correndo le classiche nel 2025. E le vorrebbe fare bene. Ma il 2025 è lontano, noi intanto lo aspettiamo al Giro.

Kask Elemento, un casco rivoluzionario dal design innovativo

29.05.2023
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Un casco che rinuncia al compromesso. Un design inedito abbinato a tecnologie innovative. Il Kask Elemento è il frutto di un’importante fase di ricerca e sviluppo divisa tra test in laboratorio e prove sul campo grazie alla collaborazione con il team Ineos Grenadiers. Elemento si rivolge agli atleti professionisti e semi-professionisti, sia su strada che in ambito cross-country, ciclocross e gravel, alla ricerca della performance. 

C’è anche il comfort termico, messo sullo stesso grado di importanza di aerodinamica e peso del casco. Elemento è stato progettato per essere un casco filante e al tempo stesso fortemente ventilato, grazie al suo design e all’introduzione di alcune innovazioni tecnologiche, come il Fluid Carbon 12 e il Multipod.

Pregi tecnici

La tecnologia costruttiva del modello Elemento si basa su due pregi tecnici dominanti. Il primo è il Fluid Carbon 12: un tecnopolimero composito in grado di assorbire maggiormente l’energia derivante da un impatto rispetto ai materiali tradizionali. Ma anche di distribuire la forza generata in modo più omogeneo su tutto il casco. Questa sua proprietà ha consentito agli ingegneri di aumentare la dimensione delle canalizzazioni interne, per una maggiore ventilazione, e al tempo stesso di ridurre la dimensione dei fori di ventilazione, per migliorare l’aerodinamica. 

Il secondo pregio tecnico è il Multipod, una struttura progettata da Kask, stampata in 3D e utilizzata come padding interno. Tra i benefici apportati c’è una migliore gestione dell’energia derivante dagli impatti lineari e rotazionali e un comportamento isotropico. Ossia si comporta nello stesso modo a prescindere dalla direzione in cui viene applicata la forza. A riprova di ciò Elemento ha ottenuto cinque stelle nell’autorevole test di Virginia Tech che misura le performance dei caschi in caso di impatti lineari e rotazionali. Infine, il particolare disegno della struttura di Multipod ha permesso di migliorare notevolmente anche la ventilazione, aumentandone le capacità di regolazione termica

Cura del dettaglio

Oltre alle caratteristiche rivoluzionarie già citate, c’è l’insieme dei dettagli che fa di Elemento un casco unico. Tra questi particolari c’è OCTOFIT+, il nuovo sistema di regolazione del casco che assicura maggior comfort e stabilità. Il cinturino “Pro” è lo stesso estremamente leggero utilizzato dal team Ineos Grenadiers. Per quanto riguarda la sicurezza è inoltre presente un inserto rifrangente nella parte posteriore per aumentare la visibilità del ciclista e due diverse tipologie di padding interno: oltre al già citato Multipod, anche uno in lana merino, per garantire comfort e termoregolazione di alto livello. 

Come gli altri prodotti della famiglia Kask, Elemento è stato sviluppato nel rispetto del Kask Rotational Impact WG11 Test, il protocollo interno che misura le prestazioni dei caschi rispetto agli impatti rotazionali.

Il design innovativo e ammaliante di questo modello top di gamma è stato valorizzato dai colori classici e ricercati. Accanto alle versioni immancabili Black e White, ci sono le nuove colorazioni con finitura metallica: Beetle Green, Oxford Blue, Red e Silver. Con un peso di 260 grammi (taglia M) Elemento è disponibile a un prezzo consigliato al pubblico di 375 euro.  

Kask

Cioni: «Per Elia volate di rimessa». Vedremo un nuovo Viviani?

10.01.2022
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Dopo cinque anni e quattro stagioni Elia Viviani torna alla Ineos Grenadiers. Un periodo nel quale il talento veronese è cambiato moltissimo. E’ maturato, è definitivamente diventato un grandissimo e adesso si appresta ad affrontare questa sua maturità nel miglior modo possibile e nel team forse più forte.

In questi giorni si trova in Spagna per allenarsi con il team. E con lui c’è anche un indaffaratissimo Cioni. Si lavora a tutta e su ogni fronte.

Nel 2019 Viviani conquista gli europei ad Alkmaar, una delle vittorie di maggior peso su strada
Nel 2019 Viviani conquista gli europei ad Alkmaar, una delle vittorie di maggior peso su strada

Prima volta con Cioni

Per questo ritorno Viviani sarà affidato in tutto e per tutto alle cure di Dario David Cioni, preparatore e direttore sportivo della corazzata inglese.

«Ai tempi della Sky – dice Cioni – Elia non era uno dei miei corridori, non lo allenavo io. Siamo contenti che abbia scelto di tornare da noi, è un atleta molto importante. Da quando ha lasciato la nostra squadra ha avuto un grande cambiamento, soprattutto con la Quick-Step, dove ha vinto molto e speriamo possa vincere ancora».

«Anche se Elia era in altre squadre ci siamo sempre salutati e il distacco con lui non è mai stato completo. In passato ho potuto ammirare la sua professionalità. Aveva vinto in altre squadre dopo di noi e ha vinto anche in pista. Lo abbiamo preso con qualche anno in più e quindi è anche più esperto».

Con la Sky al Giro 2015 l’imperiosa volata di Genova, vinta “per distacco”
Con la Sky al Giro 2015 l’imperiosa volata di Genova, vinta “per distacco”

Da Sky a Ineos

Viviani mancava dal gruppo di Sir Brailsford da quattro stagioni, che corridore troverà quindi il tecnico toscano dopo questo lasso di tempo? Ci sono dei punti sui quali Cioni sta lavorando con Elia, magari per coprire delle “lacune”?

«Numericamente non si può dire quanto sia cambiato e poi conta relativamente adesso, quello si vedrà alle corse. Anche perché per il momento abbiamo lavorato molto sulla base. Abbiamo pensato ad accumulare chilometri e non abbiamo fatto ancora qualità. Tra l’altro con il fatto che l’Argentina è saltata (Vuelta San Juan, ndr) stiamo valutando dove debutterà.

«Lacune io poi non ne vedo. Ma anche queste eventualmente le valuteremo dopo le prime corse. Lì sapremo in cosa andrà meglio e in cosa andrà peggio e di conseguenza potremo aggiustare il tiro».

«La stagione di Viviani sarà comunque finalizzata alla strada principalmente e a fine anno si lavorerà anche per la pista.

«L’obiettivo è sempre quello di migliorare lo spunto massimo, ma è chiaro che sarà chiamato più spesso a fare delle volate di rimessa che non con il treno. E questo sarà un lavoro che sarà integrato anche con la parte in pista, insieme a Villa. Come di fatto già accade con Filippo (Ganna, ndr)».

Il passato di Viviani in una foto: la Quick, a destra, e lui stesso con la Cofidis, al centro
Il passato di Viviani in una foto: la Quick, a destra, e lui stesso con la Cofidis, al centro

Volate “fai da te”?

Cioni ci parla di volate di rimonta. L’idea del Viviani velocista col treno sfuma un po’. Ma non per una mancanza di programma, ma proprio per il modus operandi che vige alla Ineos. Lo stesso Tosatto ci aveva parlato di volate per Elia, ma anche della possibilità di essere al fianco di Hayter.

«Per Viviani – riprende Cioni – vale la regola che c’è per tutti gli altri. E cioè con tanti potenziali corridori molto forti in squadra diamo la leadership a chi ha più probabilità di vincere. Se in quel momento Elia avrà le carte per poter vincere una volata avrà anche il supporto della squadra.

«Ineos in questi anni ha mostrato che l’obiettivo è vincere corse, non solo le volate. E’ più difficile che da noi avrà un treno come magari poteva avere alla Cofidis, avrà invece delle situazioni in cui si potrà adattare».

Il riferimento di Cioni è chiaro. La Ineos va al Giro e al Tour con uomini di classifica e nel ciclismo moderno si è visto che difficilmente chi punta alla maglia rosa o gialla porta in squadra anche il treno per il velocista. Anzi, il più delle volte non porta neanche il velocista.

Viviani pertanto dovrà essere bravo a saltare da una ruota all’altra. O ad affidarsi ad un solo uomo, qualora la Ineos, come sembra, verrà in Italia con Carapaz

Mondiali di Roubaix 2021: ultimo giro, Viviani mette il portoghese Oliveira nel mirino. Lo divora in volata e diventa iridato nell’eliminazione
Mondiali di Roubaix 2021: ultimo giro, Viviani mette il portoghese Oliveira nel mirino. Lo divora in volata e diventa iridato nell’eliminazione

Ruolo in divenire

Viviani era stato alla Sky dal 2015 al 2017, poi due stagioni con la Quick-Step e due con la Cofidis, le più difficili, tra cadute e Covid. Solo nel finale della recente stagione, il re dell’omnium di Rio 2016 aveva ritrovato lo smalto che gli compete e infatti aveva dominato sia su strada che su pista.

Questo è un ritorno particolare. Forse Viviani stesso ha capito che dovrà abbandonare l’idea di un treno tutto suo, ma proprio per questo potremmo vederlo in altre vesti. Da buon pistard Viviani sa saltare da una ruota all’altra. E’ molto scaltro. E non saremmo stupiti di vederlo anche attaccare, magari con una fucilata nel finale. Tanto più dopo aver visto come è andata l’eliminazione di Roubaix.

Insomma ci si potrebbe staccare dallo stereotipo del Viviani velocista. Di certo siamo curiosi di vedere come andrà questa stagione, senza più i fidati Sabatini e Consonni.

«Di Viviani – conclude Cioni – mi piace la sua professionalità. Una professionalità che si riscontra un po’ in tutto, anche nel suo essere un capitano. Lui può essere un riferimento anche per i più giovani e tutti possono imparare da lui. Come ho detto, rispetto al Viviani dei tempi della Sky è più maturo e questo può essere un qualcosa in più. Ha colto delle vittorie importanti che ne fanno un leader».

La crescita di Ganna: «In gara stupisce anche me». E se lo dice Cioni…

01.01.2022
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Filippo Ganna e Dario David Cioni, un duo ormai imprescindibile. Il campione e il diesse (anche preparatore). I due della Ineos Grenadiers lavorano insieme ormai dal 2019. Solo tre anni, o meglio tre stagioni, ma il connubio è così stretto che sembra molto di più.

Quando il “Pippo nazionale” è arrivato da Cioni aveva poco più di 22 anni, pertanto il tecnico toscano lo ha visto crescere in anni fondamentali, quelli che separano la gioventù dall’atleta non diciamo maturo, ma quantomeno formato. Specie ai tempi di oggi.

David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Filippo Ganna e Dario Cioni, festeggiano la vittoria della crono di Milano al Giro 2020. Con loro (a sinistra) David Brailsford
David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Ganna e Cioni, festeggiano la crono di Milano al Giro 2020
Ebbene, Dario, quanto è cresciuto Filippo dal 2019?

Credo che la sua crescita sia palese. E’ arrivato nel nostro team che non aveva neanche una vittoria e subito è riuscito a superare questo scalino. Era il primo obiettivo: arrivare a vincere. E poi non si è più fermato, arrivando persino al mondiale a cronometro.

E a livello numerico? Puoi darci una percentuale?

A livello numerico è difficile da dire, sono cambiati anche gli strumenti che misuravano la potenza rispetto al team precedente, non puoi dare un valore numerico preciso. Potenzialmente si potrebbe definire meglio in pista, ma anche lì poi sono cambiati i materiali. Piuttosto, sempre in relazione alla pista direi che aveva vinto nelle categorie giovanili e si è ripetuto tra i pro’ e questo non è un dato secondario.

Ganna può vincere con costanza anche le corse in linea e non solo le crono?

Può vincerle, lo ha già fatto e può farlo anche in futuro. E proprio pensando al futuro bisogna vedere anche dove e come saranno messe queste crono, penso ai grandi Giri, escludendo il mondiale che chiaramente c’è ogni anno. L’obiettivo dei prossimi anni è proprio quello di vincere corse in linea, che siano tappe in grandi Giri o corse di un giorno.

Nei primi anni di professionismo (2017, 2018) alla UAE Ganna non aveva vinto
Nei primi anni di professionismo (2017, 2018) alla UAE Ganna non aveva vinto
E mentalmente è cresciuto? Quanto è cambiato?

Come persona non è cambiato, Pippo è sempre lo stesso. Lui è molto focalizzato sui risultati, sui suoi grandi obiettivi. Quando ci sono questi grandi goal da raggiungere è molto serio e meticoloso. E tante volte mi sorprende come riesca a perseguirli (anche più di uno) durante la stagione. E’ questo che lo differenzia dagli altri. È un personaggio di un’altra categoria. E’ uno dei pochissimi italiani che è riconosciuto anche da coloro che non sono super appassionati di ciclismo. Per il resto chiaramente ha acquisito più consapevolezza nei propri mezzi, sa gestire se stesso e il gruppo.

Indubbiamente è cresciuto, ma a volte sembra quasi voglia porsi sulla “difensiva”, come se la gente non capisse quanto fa. Come quando ai mondiali di Roubaix quasi si scusò per l’eliminazione…

A Roubaix ha corso per i compagni e aveva dato molto durante l’anno. Veniva da una stagione lunga e dispendiosa. Con le Olimpiadi di mezzo non aveva potuto fare neanche lo scarico di mezza stagione. Dopo un oro olimpico avrebbe potuto chiuderla lì, invece è andato avanti. Ad oggi è uno dei pochissimi che è stato in grado di battere Van Aert. Lui è andato ai mondiali in pista per i compagni (inseguimento a squadre, ndr) più che per se stesso.

Ai mondiali di Londra 2016 Ganna a soli 20 anni è iridato nell’inseguimento individuale
Ai mondiali di Londra 2016 Ganna a soli 20 anni è iridato nell’inseguimento individuale
Cosa ti stupisce di lui?

Sicuramente le prestazioni che riesce a fare e che riesce a tirare fuori in gara. E poi direi il suo modo di lavorare per perseguire i grandi obiettivi: è molto preciso, imposta un lavoro e lo segue con metodo. Non sgarra. Non sgarra in allenamento e neanche in gara.

C’è stata qualche volta in cui è andato oltre le tue aspettative?

Ah – esclama Cioni – molto spesso! Più volte è stato in grado di fare delle performance oltre le previsioni. Quest’anno per esempio la prestazione fatta nel mondiale a crono è stata la migliore in assoluto di sempre. Anche nella cronometro di Tokyo è andato forte. Magari su un percorso a lui più congeniale sarebbe andato meglio a livello di risultato. E un’altra super prestazione è stata quella al prologo del Giro d’Italia. Si è visto proprio che era partito per vincere.

Hai parlato spesso di grandi obiettivi e con la pressione come la mettiamo? Pippo la soffre?

C’è abituato, ha il suo metodo di affrontare le grandi sfide e lo mantiene. Ricordiamo che è abituato a fare i campionati del mondo su pista da quando era un ragazzo, addirittura a vincerli da ragazzo, quindi ci è cresciuto con la pressione.

Quest’anno il piemontese inizierà a correre in Argentina alla Vuelta San Juan
Quest’anno il piemontese inizierà a correre in Argentina alla Vuelta San Juan
Cosa intendi per “il suo metodo”?

Che gli piace rispettare la sua routine, le impostazioni delle fasi che precedono i momenti più importanti, specialmente quelle di approccio alla gara. Il suo riscaldamento…

Che ricordi hai della prima volta che lo hai visto? E come è cambiato il vostro modo di rapportarvi?

Ci siamo visti in delle corse da prima che venisse alla Ineos. Poi ci siamo parlati in un momento in cui era lontano dalle gare. Per il resto, sapete, i rapporti cambiano di continuo e vivendolo da dentro si fa più difficoltà a coglierli. Posso dire che nel team ha acquistato sicurezza, ha più dimestichezza con la lingua, è rispettato dai compagni. Non è più il nuovo corridore giovane che arriva in un team importante. Adesso è un leader, un vero leader.

Dario, dove può arrivare Ganna?

Ancora ha dei margini, ma mai porre un limite. Bisogna puntare in alto…

Cinelli Neos, linea completa in alluminio e carbonio

20.08.2021
3 min
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Oltre alle sue bellissime bici, nella sua linea Pro, progettata in carbonio e alluminio come sintesi di leggerezza e performance, Cinelli fa di Neos uno dei suoi cavalli di battaglia. La linea Neos è composta da manubrio, attacco manubrio e reggisella, scopriamo insieme questi prodotti di casa Cinelli.

Manubrio in 3 misure

Il manubrio monoscocca in fibra di carbonio è eccezionalmente leggero e confortevole grazie anche al drop realizzato seguendo il concetto PPA (Progressive Parabolic Action) che consente una perfetta impugnatura.

Un concetto innovativo che permette all’atleta di avere un’impugnatura perfetta ed efficace in tutte le fasi della corsa. Le misure del manubrio previste da Cinelli sono le classiche: 40, 42 e 44, con un diametro nella parte centrale di 31.8 millimetri. Il peso risulta estremamente contenuto: solamente 185 grammi, per la larghezza 42 centimetri.

Attacco manubrio Neos proposto nelle misure 90, 100, 110 e 120 millimetri
L’ attacco manubrio Neos è proposto nelle misure 90, 100, 110 e 120 millimetri

Attacco in lega 7076-T6

L’attacco forgiato 3D è realizzato in lega di alluminio 7050-T6 a spessore variabile, rinforzato con fibra di carbonio unidirezionale e una sezione ovale che lo rendono estremamente leggero e resistente.

Viene proposto nelle misurazioni: 90, 100, 110 e 120 millimetri a seconda delle esigenze fisiche e tecniche del corridore. Diametro del bloccaggio di 31,8 millimetri, mentre quello di inserimento della forcella è di 28,6 millimetri.

L’angolazione oscilla tra gli 83 e i 97 gradi, il peso è di 125 grammi per la misura da 100 millimetri. Le viti necessarie al fissaggio sono le M5, sia all’anteriore che al posteriore.

Il reggisella Neos è realizzato in alluminio forgiato 3D e rinforzato con fibra unidirezionale
Il reggisella Neos è realizzato in alluminio forgiato 3D e rinforzato con fibra unidirezionale

Morsetto a vite singola

Il reggisella monolitico anch’esso in alluminio forgiato 3D è rinforzato con fibra di carbonio unidirezionale, con un innovativo morsetto dotato di una singola vite che agisce simultaneamente sui suoi 4 elementi. I due superiori sono dotati di un sistema di chiusura a scatto che fa forza sul morsetto per non incidere il telaio della sella.

La lunghezza di questo reggisella è di 350 millimetri, mentre il diametro è di 31,6/27,2 millimetri. Il peso, per il diametro minore, è di 235 grammi, la vite necessaria alla chiusura è la M6.

www.cinelli.it

Lo zampino del riposo nella crisi di Bernal

02.06.2021
4 min
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Per Egan Bernal la tappa di Sega di Ala ha segnato un momento chiave del suo Giro d’Italia, nel bene e nel male. Bene perché si è salvato, male perché ha perso alcune certezze. Quel giorno il colombiano ha vissuto il momento più difficile della sua corsa e quella “botta” ne ha poi caratterizzato anche il resto, con determinati atteggiamenti tattici (più difensivi) adottati nelle frazioni successive.

Bernal nei giorni a venire continuava a dire di aver mangiato, di aver bevuto… come se la piccola defaillance a Sega di Ala fosse dipesa da  una “crisi di fame” e non dal mal di schiena a cui tutti pensavano. Dario David Cioni però non la pensa così.

Dario David Cioni preparatore e diesse della Ineos-Grenadiers
Dario David Cioni preparatore e diesse della Ineos-Grenadiers

Una giornata no

La Canazei-Sega di Ala veniva dopo il giorno di riposo, prevedeva un’altimetria particolare (molta discesa all’inizio e salite alla fine) ed è stata corsa ad una velocità folle: la frazione pertanto nascondeva molte insidie.

«Io non credo si possa far riferimento ad una questione di alimentazione – dice Cioni – per me si è trattato di una normale “giornata di traverso”. Come si sa nelle gare di tre settimane un giorno storto capita a tutti. Io ero nell’ammiraglia che stava sulla fuga quel giorno dietro Moscon, ma da quello che mi risulta non ci sono state comunicazioni sul fatto che Bernal non si sia alimentato bene. Tutto è filato nella norma».

Alimentazione nella norma

La maglia rosa è seguita da Ainoha Prieto, nutrizionista spagnola della Ineos-Greandiers. Lei calibra quantità e qualità dei cibi a seconda dello sforzo fatto e quello da fare e anche in questo caso tutto è filato secondo la norma. Anche nel dopo tappa e nel giorno successivo, la frazione verso Stradella.

Fino a qualche tempo fa il giorno di riposo era uno dei più duri dal punto di vista dell’alimentazione. Tanti corridori ci dicevano che non era facile mangiare pochissimo e al tempo stesso avere meno impegni durante la giornata e lo stomaco che brontola per la fatica fatta nei giorni precedenti. Adesso però molto è cambiato. Magari, ma è una supposizione, Bernal ha tirato un po’ la cinghia per paura di ripartire con quel “chiletto” di troppo (che poi è soprattutto di liquidi). Gli scalatori hanno queste “fissazioni” legate al peso, tanto più prima di una tappa di salita.

Tanta discesa dalla Val di Fiemme alla valle dell’Adige. Per la prima volta fa anche caldo
Tanta discesa dalla Val di Fiemme alla valle dell’Adige. Per la prima volta fa anche caldo

Riposo anomalo…

Ma allora cosa può essersi inceppato quel giorno?

«Piuttosto – riprende Cioni – se proprio dovessi trovare una spiegazione oltre alla classica giornata no, punterei più il dito sul giorno di riposo. Quello potrebbe aver influito. E’ stato un giorno di riposo un po’ strano: faceva freddo, c’era maltempo e i ragazzi, Egan incluso, non sono riusciti a fare molto. E infatti Bernal ha fatto i rulli, 45′ un’ora al massimo. Senza contare che quel giorno è stato il primo un po’ più caldo e i corridori venivano dal gelo della tappa di Cortina».

A questo punto la prima cosa che ci viene in mente è la “disidratazione”, ma con due virgolette grosse così. Primo perché ha fatto un’ora scarsa di rulli, secondo perché comunque li ha fatti il giorno prima e terzo perché non possiamo neanche lontanamente immaginare che la Ineos, o comunque una squadra di professionisti, commetta un simile errore.

E infatti sempre Cioni aggiunge: «Non credo. Bernal consuma 2-3 borracce ogni ora. Una bella quantità, tra l’altro lui alterna molto acqua e maltodestrine». Ed è stato così anche verso Sega di Ala.

Leonardo Basso, la squadra prima di tutto

04.02.2021
4 min
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E’ quasi il tramonto quando Leonardo Basso ci risponde. Ieri il suo menu prevedeva 6 ore. Fatte tra l’altro con un clima non proprio primaverile. «Eh sì – dice il veneto di Asolo – c’erano due, tre gradi. Poteva andare peggio… ma poteva anche andare meglio!».

Leonardo, 27 anni, è alla Ineos Grenadier, la “squadra delle squadre”, quella con più campioni, più budget e più regole ferree. Farne parte è di per sé un grande onore, ma anche una grande responsabilità e a quanto pare Basso lo ha capito bene.

Leonardo Basso sulle pietre del Nord. Il suo 2021 scatterà dall’Het Nieuwsblad
Leonardo Basso sulle pietre del Nord
Leonardo, siamo di fronte ad una nuova stagione…

E’ la mia quarta da professionista e dai… va bene! La condizione è buona. Il primo grande appuntamento sarà l’Het Nieuwsblad a fine mese e quindi è tempo d’iniziare ad affinare la preparazione.

Quindi passi dalle classiche. Eppure hai un fisico da scalatore…

E’ già la terza volta che parto da qui. Mi piace, mi trovo bene. In Belgio subentrano molti fattori, non contano solo le caratteristiche fisiche. Devi essere anche mentalizzato, c’è un’atmosfera particolare, anche se quest’anno non ci sarà il pubblico. Lassù mi sento a mio agio e anche il team mi dà fiducia.

Hai detto che c’è un’atmosfera particolare, cosa ti piace del Belgio?

Senza tifosi sarà differente, però in Belgio il ciclismo è sport nazionale e questa cosa si avverte. In più il clima non è mai clemente, piove, ci sono strappi, bisogna guidare bene la bici. Insomma, servono tante capacità.

E dopo queste prime classiche?

Difficile stilare un programma, soprattutto di questi tempi. Intanto cerchiamo di essere in condizione per queste prime gare, poi vediamo quello che verrà… Per me ciascuna gara cui partecipo è la più bella di tutte, dal Laigueglia al Fiandre. Da parte mia cerco di farmi trovare sempre pronto.

Nel ciclismo di oggi però, in cui tutti puntano e si specializzano, non si rischia che questo “farsi trovare sempre pronto” non paghi? Non è più difficile per te?

I grandi campioni puntano e sono sempre più specializzati. Io con il mio ruolo da gregario imposto un allenamento diluito sull’intera stagione. E’ vero che il ciclismo è sempre più specializzato, ma la mia mentalità è quella di essere il più costante possibile da febbraio ad ottobre e in qualche modo il mio fisico me lo consente. Deve essere così per aiutare la squadra. Oggi il ciclismo è anche questo. Di sicuro è il mio modo di affrontare il professionismo.

Hai detto la parola gregario è questo il tuo ruolo?

Sì, forse la parola gregario è un po’ fuori moda, non è più come 40 anni fa. Io voglio saper fare tutto a buon livello e, se non vai per vincere, vai per aiutare. Per me non è un problema. Anno dopo anno vedo che riesco a ritagliarmi sempre più spazio in questo ruolo, poi è chiaro che non vinci. In ogni caso i valori si mostrano sempre sulla strada.

Tour de Yorkshire 2019 Basso in testa per la squadra
Tour de Yorkshire 2019 Basso in testa per la squadra
Non pensi che magari in un altro team potresti essere capitano?

No, non ci penso. Sono nella migliore squadra del mondo ed è un onore.

Complimenti Leo, idee chiare! Data questa tua visione, ci viene da pensare a Salvatore Puccio, uomo squadra per eccellenza. Lui ti dà consigli?

Io credo che aver fatto tanta gavetta mi abbia aiutato. Oggi vedi dei giovani che vanno subito forte e ne approfittano. Però fare i dilettanti è importante: ho preso batoste, ho passato momenti difficili e quelli ti servono. Ho imparato ad affrontarli, a superarli e a gestirli poi negli anni da pro’. Riesci a capire il tuo corpo, come ti devi allenare e se impari tutto ciò fai uno step importante. Con Puccio parlo, ma lo stesso con Tosatto, con Golas… da loro cerco di rubare molti dettagli con gli occhi.

Come definiresti Leonardo Basso?

Non sono uno scalatore, anche se non peso molto. Cerco di essere il più completo possibile per restare nel ciclismo moderno. Il livello è altissimo e io cerco di averne uno medio-buono su tutti i fronti. E in allenamento lavoro per questo, curando tutte le qualità. 

Prima abbiamo parlato di calendari, ti piacerebbe fare il Giro?

Da italiano è un sogno essere al via del Giro. Ma sono decisioni del team. Come detto il mio ruolo è quello di farmi trovare pronto. Comunque il Giro anche se è vicino, è molto distante ancora!

Sei compagno di Moscon, sei nel gruppo delle classiche: come sta Gianni?

Abbiamo fatto due ritiri insieme. Nel primo siamo andati a Gran Canaria e nel secondo eravamo insieme nella bolla e sono stato con lui e con Ganna. Che dire, l’ho visto molto motivato e la sua gamba risponderà bene. Si è allenato forte, siamo fiduciosi.

I 5 top e i 5 flop della corsa rosa

30.10.2020
6 min
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E prima di far calare definitivamente il sipario sul Giro d’Italia 2020, facciamo un riassunto in 10 punti su cosa è andato e cosa no. I cinque top e i cinque flop della corsa rosa che, nonostante tutto, ci ha regalato emozioni forti. Emozioni come il suo trofeo: Senza Fine.

I CINQUE TOP

Partiamo da chi torna a casa con il sorriso, con il bottino nel sacco, con la consapevolezza di essere cresciuto… Vediamo.

La Ineos fa festa sul podio di Milano: 6 tappe più maglia rosa e maglia bianca
La Ineos fa festa sul podio di Milano

1 – Ganna

Filippo Ganna è stato il bello del Giro, la freccia, il fulmine. Tre crono su tre, più la tappa di Camigliatello Silano. E dire che quel giorno aveva fatto il “mulo” per il compagno Salvatore Puccio. L’hanno definito “centrale idroelettrica”, “senza limiti” e tutti a chiedergli se e quando vincerà un grande Giro. Perché? Ora godiamocelo così: vince, diverte e può puntare a due ori alle prossime Olimpiadi (uno su pista e uno a crono). Forse, ma forse, gli si può chiedere del record dell’Ora, più vicino alle sue corde che un grande Giro.

2 – Ineos-Grenadiers

Sono riusciti nell’impresa non solo di vincere il Giro, ma anche di diventare simpatici. I corridori e il team fatto al computer. Freddi, glaciali e invece tra il faccione di Pippo, le fughe di Puccio e Castrovejo, le trenate di Swift, Dennis e Geoghegan Hart, Narvaez a Cesenatico… Sempre all’attacco. Alla fine il ritiro di Thomas li ha cambiati, forse anche scaricati di responsabilità. Loro si sono divertiti e hanno divertito e quando hanno fiutato la maglia rosa sono tornati dei falchi. Però con meno “impetuosità” del solito.

Jai Hindley sullo Stelvio: giovane protagonista della corsa rosa
Jai Hindley sullo Stelvio: giovane protagonista della corsa rosa

3 – Hindley

E questo da dove esce? Sì, agli esperti non era ignoto, ma forse neanche Jai si aspettava di fare tanto. Scalatore potente, elegante e composto. Ligio al dovere, sin troppo, tanto che se dovessimo giudicarlo sotto questo aspetto dovrebbe finire nei flop. Se proprio dovesse avere un rimpianto, quello è sullo Stelvio. Quel giorno era il più forte chiaramente e poteva (doveva?) andarsene in barba agli ordini di scuderia. Se non si perderà si potrà aggiungere alla schiera dei Pogacar e Bernal.

4 – Rcs e il Giro

Contro ogni pronostico e ipotetica sfida con il Tour de France, Mauro Vegni e il suo staff sono riusciti a portare a casa il Giro. Alla faccia del Covid! Col senno del poi, il direttore del Giro poteva ricorrere al braccio duro con i corridori nel giorno dello “sciopero”. Ma con i casi Covid che avanzavano a dismisura e la bolla che era continuamente messa in discussione ha usato la saggezza. E va bene così. Ma solo per stavolta. Il Giro è il Giro e non deve piegarsi… ai capricci.

Per la Deceuninck-Quick Step (e Almeida) una grande corsa rosa
Per la Deceuninck-Quick Step (e Almeida) una grande corsa rosa

5- Deceuninck-Quick Step

Discorso simile a quello della Ineos. Perdono prima di partire Mattia Cattaneo, Remco Evenepoel e Fabio Jakosben. Bramati riempie il team di ragazzi giovani, ma con due… attributi così. Si ritrova un Joao Almeida in rosa per due settimane. A Palermo era un “ragazzino” adesso è un corridore. Ballerini? Mostruoso. Knox? Infinito. Honorè? Promesso sposo. Tutti sono stati bravi e hanno dato lezioni di ciclismo, parola degli altri corridori del gruppo. Parliamo di fondamentali e cura dei particolari: ventagli, come scortare il capitano, proteggerlo in discesa, attaccare, difendersi…

E I CINQUE FLOP

E adesso tocca a chi se l’è passata meno bene nella lunga corsa da Palermo a Milano.

Nibali, ha chiuso la corsa rosa in settima posizione a 8’15”
Nibali, ha chiuso in settima posizione a 8’15”

1 – Nibali

Caro Vincenzo, sei qui tra i flop solo perché sei tu. Un altro corridore che chiude nei 10 al Giro andrebbe osannato. Ci hai provato, ma come hai detto tu stesso bisogna essere consapevoli della realtà. E la realtà ha detto che altri corridori vanno più forte di te. Però non dirci ancora che i tuoi valori sono tra i migliori di sempre o giù di lì. In una stagione così balorda, ci sta che un… vecchietto la paghi di più. Non hai avuto il miglior avvicinamento: lo sappiamo tutti, perché non dirlo? Noi continuiamo a credere in te. Forza Squalo!

2 – Astana

Si presentano con forse la squadra migliore delle 22. Vlasov, Lopez e Fuglsang. Dopo 45 chilometri ne perdono due. Lopez non arriva neanche a Palermo. O meglio, ci arriva ma si schianta prima del traguardo e Vlasov si ferma dopo 30 chilometri il giorno dopo. Di fatto la corsa dell’Astana e di Fuglsang è finita già in Sicilia. Inoltre il danese non ha lanciato bei messaggi agli italiani. E sembrava più impegnato ad arrivare davanti a Nibali piuttosto che a vincere il Giro. 

Kruijswijk era all’ottavo Giro. Si è ritirato come tutto il suo team dopo 9 tappe
Kruijswijk si è ritirato come tutto il suo team dopo 9 tappe

3 – Jumbo, Ef, Mitchelton

Ma che cosa siete venuti a fare? Capiamo che per alcuni team WorldTour, soprattutto quest’anno, il Giro possa non essere stata la vetrina ideale, ma insomma: è pur sempre il Giro. La Jumbo-Visma se ne va senza presentarsi al foglio firma come un invitato offeso. Da cosa, però, non si sa…

La EF fa una richiesta talmente imbarazzante, fermare il Giro, che il giorno dopo il suo manager è costretto a ritrattarla.

L’Ag2R… c’era? A parte Andrea Vendrame, boh.

E Mitchelton-Scott che approfitta della positività al Covid di un suo atleta per smontare le tende? Ci spiace ma così non va bene.

4 – Logistica di Morbegno

Prima abbiamo elogiato Rcs Sport, adesso le tiriamo le orecchie. In effetti la logistica della tappa Morbegno-Asti era pressoché suicida. Si è scesi molto tardi dai Laghi di Cancano (una sola via per venire a valle). Alcuni hotel erano a Bormio altri molto più giù. Fatto sta che o si faceva colazione nel bus la mattina dopo o si cenava a mezzanotte. E la mattina successiva c’era da fare la tappa più lunga e si partiva presto. La pioggia è stata una scusa perfetta per i corridori e una sfortuna totale per gli organizzatori. Si poteva studiare meglio. Che serva da lezione.

Kelderman in rosa, uno dei promotori dello “sciopero” di Morbegno
Kelderman in rosa, uno dei promotori dello “sciopero” di Morbegno

5 – Sciopero di Morbegno

Se c’era un possibile appiglio di scusa riguardo alla logistica, quello che hanno fatto i corridori è stato qualcosa di orrendo, che ha poco a che fare con il ciclismo. La scusa del freddo non regge. Quella della pioggia neanche. Le tempistiche della rivolta viste le chat che giravano dalla sera precedente (e forse ancora prima) sanno di complotto. I corridori hanno messo a nudo il loro potere e le loro fragilità. Hanno mostrato vigliaccheria non parlando neanche con i loro team in modo aperto. E non hanno fatto scudo di fronte al loro portavoce Adam Hansen, che si è preso pure i fischi e (sembra) sia andato addirittura contro i suoi voleri pur di tenere fede all’impegno di portavoce Cpa in gruppo. Diciamoci la verità: non volevano fare quella tappa lunga ed erano stanchi. Hanno creato la tempesta perfetta: e ci sono riusciti.