EDITORIALE / Pinarello, la residenza estera e i nostri dubbi

03.01.2022
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Bisognerebbe fare un po’ d’ordine, fra articoli, voci, post, commenti e tutto quello di cui si compone oggi una notizia. E non è detto che pur facendolo, si riesca a venirne a capo. L’argomento del contendere degli ultimi tre mesi, prima sotto traccia e poi alla luce del sole quando tutti se ne sono accorti, è il passaggio al professionismo di Alessandro Pinarello e Giulio Pellizzari dalla categoria juniores alla Bardiani-CSF-Faizanè.

E il punto non è stabilire se la scelta sia giusta o sbagliata: non spetta a noi. Il punto è analizzare le varie voci e cercare di capire se il tutto sarà a vantaggio degli atleti e del ciclismo italiano. E se non debba essere l’UCI a stabilire le regole, evitando che ognuno se le faccia da sé.

Pinarello, al centro fra Oioli e Martinez, è stato terzo al Lunigiana
Pinarello, al centro fra Oioli e Martinez, è stato terzo al Lunigiana

L’odiata regola

Il regolamento tecnico italiano, che sarà pure obsoleto come è stato da poco definito dallo stesso Pinarello, prevede all’articolo 3 che regola il passaggio al professionismo, che si debbano prima trascorrere due anni fra gli under 23. La regola nasce dalla necessità di tutelare lo sviluppo fisiologico degli atleti, che potrebbero non essere pronti per il salto nel professionismo. I calciatori debuttano in serie A a 16 anni, ma non parliamo dello stesso sport.

Per aggirare la norma, come era nell’aria da qualche settimana, Pinarello ha infine deciso di prendere la residenza all’estero, tesserandosi quindi con un’altra federazione e ottenendo di conseguenza il diritto di diventare professionista.

Tiberi è passato dopo un solo anno da U23, per lui è stata prevista una deroga
Tiberi è passato dopo un solo anno da U23, per lui è stata prevista una deroga

Le deroghe del passato

Siamo sicuri però che il vero punto sia il diritto di Pinarello ad avere un lavoro o piuttosto non sia la somma di interessi diversi? Pinarello e la sua famiglia avrebbero messo in moto questo meccanismo se avessero deciso in autonomia o consigliati dai tecnici di Alessandro?

«La situazione ha preso una piega diversa dall’incidente di Johny Carera- spiega Cristian Pavanello, diesse di Pinarello fino allo scorso anno – perché credo che lui avrebbe cercato una mediazione. Comunque il punto non è questo. La Bardiani ha creato un team U23 cui far correre solo gare internazionali. Il problema è che in Italia ce ne sarà in tutto una quindicina. Poi so che si parlava di un accordo con la Federazione per fare anche le nazionali, ma a quanto dicono ci sono parecchie squadre contrarie e l’accordo rischia di non farsi. E chissà come sarà dopo l’episodio della residenza all’estero.

«Capisco che Cazzaniga (vicepresidente Fci, ndr) difenda il regolamento sulle continental che ha scritto lui, però per Tiberi e Piccolo hanno firmato delle deroghe. E anche il discorso di chiudere la nazionale a chi ha la residenza all’estero… Bisogna che Bennati torni ad allenarsi, perché i suoi sono tutti fuori dall’Italia».

Evenepoel e le sue vittorie da junior sono un’eccezione, che però sta guastando il mercato
Evenepoel e le sue vittorie da junior sono un’eccezione, che però sta guastando il mercato

Lo scoglio del diploma

Pinarello ha dichiarato a Carlo Malvestio che la soluzione della residenza estera e del domicilio italiano gli permetterà di diplomarsi all’Istituto Agrario, cui tiene molto.

Il problema della scuola è uno dei più ricorrenti, quando un corridore esce dagli juniores e approda fra gli U23, al punto che i più iniziano a correre in modo serio dopo gli esami, quindi a partire da luglio. Anni addietro, si discusse addirittura di introdurre il terzo anno fra gli juniores, in cui i ragazzi avrebbero potuto concludere la scuola per poi assorbire al meglio il passaggio di categoria. Andare a correre fra i dilettanti veniva e viene considerato un bel salto, cosa si può dire di quello fra gli juniores e i professionisti?

Come Pinarello, anche lo spagnolo Bonilla arriva alla Bardiani dagli juniores
Come Pinarello, anche lo spagnolo Bonilla arriva alla Bardiani dagli juniores

Il tempo giusto

«Il ragazzo è forte – prosegue il diesse della Borgo Molino – è uno dei migliori talenti e ha il carattere giusto, ma dipende dal calendario che farà. Perché se non può correre in Italia, la Bardiani dovrà andare all’estero e questo significa budget in più. C’erano altre squadre che lo volevano, dalla Colpack alla Zalf che li avrebbe presi tutti e quattro. Di certo fa una scuola impegnativa, il Ciarletti Enologia di Conegliano, e avrà bisogno di essere aspettato.

«Penso a Portello, che corre alla Zalf. Lui combatte col peso e nonostante questo, ha vinto due corse. Sono andati a cercarlo dicendo che volevano fargli fare uno stage. Ma se uno ha bisogno di maturare e crescere, buttarlo tra i pro’ rischia di essere una mazzata e lo bruci. Spero che la Bardiani avrà il tempo di aspettarli per il tempo che serve. La Mapei giovani tirò fuori dei campioni, ma lavorò con loro per 4-5 anni. Ho fiducia in Pinarello, mi dispiacerebbe che non avesse il tempo necessario».

De Pretto ha debuttato con la Beltrami a Larciano poi al Coppi e Bartali: troppo per un primo anno. Ora è alla Zalf
De Pretto ha debuttato a Larciano poi al Coppi e Bartali: troppo per un primo anno. Ora è alla Zalf

Le continental disinvolte

E’ vero un altro punto: è sbagliato allo stesso modo prendere un U23 di primo anno, inserirlo in una continental e poi farlo debuttare nel professionismo. Ma se l’attività U23 della continental è svolta con l’obiettivo di far crescere gli atleti, ai ragazzi di primo anno viene riservata un’attività all’altezza delle loro esigenze: scolastiche e fisiologiche.

E forse proprio sulle esigenze dei corridori bisognerebbe calibrare l’offerta formativa, visto che di lavoro si tratta. Fare due anni negli under 23, uno dei quali con la maturità, permette di crescere. Puoi svolgere attività internazionale con la squadra e con la nazionale, crescere e passare professionista con argomenti più solidi. Fare due anni da professionista, uno dei quali con la maturità e magari poche corse, è un grosso punto interrogativo. Perché se qualcosa non gira per il verso giusto, resti a piedi.

Come Pinarello, anche Pellizzari (a destra) alla vigilia del passaggio diretto dagli juniores (foto Scanferla)
Come Pinarello, anche Pellizzari alla vigilia del passaggio dagli juniores (foto Scanferla)

Università e liceo

Il bello e insieme il brutto di questa situazione è che non esistono punti fermi. Fra 10 anni potremo plaudire all’idea dei Reverberi o stigmatizzarla.

«Con i nostri ragazzi – chiude Pavanello – si pensa di fare anche un paio di trasferte all’estero, per dargli qualche strumento di crescita in più, non per farli andare più forte. Fisicamente sono ancora giovani e se abbiamo ottenuto risultati è perché abbiamo avuto ragazzi di talento. Quanti juniores hanno vinto l’europeo con nove minuti sul secondo? Solo Evenepoel, vogliamo capire che è un’eccezione? Ma di fatto con gli juniores stiamo diventando la categoria di passaggio. Come mandare all’Università, quelli in età da liceo».

In attesa di capire se anche Pellizzari deciderà di prendere la residenza all’estero, impacchettiamo i nostri dubbi e ci prepariamo per la stagione. A volte per cambiare una regola, c’è bisogno di dimostrare che è sbagliata. Forse aggirarla non è la soluzione migliore. Salvoldi con gli juniores avrà davvero il suo bel da fare. Mentre dovrebbe essere l’UCI una volta per tutte a stabilire i criteri del passaggio.

Iker e Ainara, in rotta sull’Italia. Li manda Garzelli

22.10.2021
5 min
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Uno con Reverberi, l’altra con Fidanza. Iker Bonilla e Ainara Albert. Dalla Spagna stanno per arrivare due ragazzi cresciuti insieme nella zona di Valencia, che hanno scelto come proprio referente Stefano Garzelli. Non sono usciti dalla sua squadra, ma lo conoscono da così tanto tempo che a lui si sono affidati. Sono juniores e per andare avanti sulla loro strada hanno scelto l’Italia.

«Li conosco da quando avevano dieci anni – dice il varesino – correvano insieme da bambini. A volte lui batteva lei, a volte lei batteva lui. Non vengono fuori dalla mia scuola, hanno due anni più dei miei allievi. Spero di vedere qualcuno dei miei nei prossimi due anni. Nel 2022 avremo 10 juniores e 10 allievi. Non abbiamo i grossi nomi, anche se lo junior che ha vinto di più in Spagna nel 2021 ha scelto di rimanere con noi. Perché gli permettiamo di imparare a correre restando tranquilli e senza l’assillo del risultato. Gli squadroni vogliono le vittorie, per noi la più bella sarebbe vederli passare professionisti».

Duelli fra campioni

Il discorso prende il largo e scopri che una delle rivalità più accese vede i suoi ragazzi contrapposti a quelli della scuola di Valverde, che ha sponsor importanti e corridori dagli allievi agli under 23. Al Giro del Portogallo se le sono date di santa ragione, mentre Stefano ricorda una corsa in cui il primo era della sua scuola, il secondo di Valverde e il terzo di Samuel Sanchez. Il campione olimpico di Pechino ha una squadra che si chiama NMR Cycling Academy dal nome di un’azienda che fa bici e ha tutte le categorie dai 9 ai 18 anni.

Compagni di squadra nel 2013 a 10 anni, quando si dividevano le vittorie
Compagni di squadra nel 2013 a 10 anni, quando si dividevano le vittorie
Come ha fatto Iker ad arrivare con Reverberi?

A febbraio parlai con Alessandro Donati e con Rossato e così Iker fece il ritiro qui in Spagna insieme alla Bardiani. Reverberi ebbe modo di osservarlo e dato che avevano già in mente di fare il progetto giovani, a marzo abbiamo concluso l’accordo. E’ uno degli junior più forti di Spagna. E anche se non tutti sono d’accordo che passino così presto e non lo sono nemmeno io, penso che potrà crescere con le giuste tutele, perché mi fido di Donati e Rossato. Il calendario under 23 spagnolo non è come in Italia, poteva perdersi.

Per quanto tempo ha firmato?

Due anni, in cui potrà capire se è in grado di puntare più in alto. Li abbiamo visti crescere, ho una foto di Iker di quando correvo ancora con la maglia bianca dell’Acqua&Sapone. Ho anticipato i procuratori. Sono contrario che arrivino pro’ direttamente dagli juniores, ma se proprio qualcuno deve seguirlo, allora meglio che lo facciamo noi. Per ora si tratta solo di aiutarli, più avanti vedremo. Hanno la loro traiettoria già tracciata, ma avevano già persone che ruotavano attorno a loro. 

Certo però, da junior a professionista…

Un errore di tutto l’ambiente, che sto vivendo sulla mia pelle con gli allievi. Pensano tutti di essere Ayuso o Evenepoel, mentre secondo me sarebbero giusti due anni da under 23 prima di passare. Come glielo spieghi però? Ayuso lo conosco bene, è di queste parti anche lui. E’ ambizioso. Ha vinto il Giro U23 e forse era convinto di andare a vincere anche tra i pro’. Se fa fatica lui, agli altri cosa tocca?

Ainara Albert è campionessa spagnola juniores di inseguimento con record nazionale (foto Morales)
Ainara Albert è campionessa spagnola juniores di inseguimento con record nazionale (foto Morales)
Sono contenti di venire in Italia?

Contentissimi. Sarà un’esperienza che li farà crescere, con Donati da una parte e Fidanza dall’altra che li seguiranno bene. Iker potrebbe avere come obiettivo magari di fare il Giro U23, senza altre attese. Invece per Ainara le cose cambiano, perché il salto da junior a elite è alto. Perché non creare un calendario di corse U23 per le ragazze? Lei poi è caduta agli europei pista, cui è arrivata battendo il record spagnolo dell’inseguimento che resisteva da anni. Sbagliando, secondo me, subito dopo l’hanno portata agli europei strada di Trento, ma si è ritirata perché non si era ancora ripresa. Ha firmato con la Isolmant per un anno. Potrebbe avere nel mirino addirittura le Olimpiadi di Parigi.

Tanta roba per due ragazzi di 18 anni…

Sono atleti giovani che possono crescere. A 18 anni sei un ragazzino ed hai in mano il tuo futuro. Il ciclista è imprenditore di se stesso e investe 15 anni della sua vita nello sport. Venire in Italia per entrambi significa uscire dai loro standard, imparare un lavoro nuovo e capire se sono in grado di farlo. L’Italia è una sfida.

Con i piedi per terra?

Assolutamente, ma bisognerebbe fosse così per tutti. Anche quando vinci un mondiale da junior, bisognerebbe sottolineare che i mondiali veri vengono dopo. Il campione del mondo è Alaphilippe oppure Ganna, gli altri sono campioni del mondo giovanili. Invece si dimentica. In televisione si fanno dirette integrali, si usano gli stessi aggettivi per tutti, si fa confusione. E’ un attimo a 18 anni convincersi di essere campioni, la verità è che non hai neanche cominciato…