Hardskin, marchio di riferimento nella realizzazione di abbigliamento ad alta tecnologia, accessori e occhiali per lo sport, ha rinnovato la sua serie di occhiali Doppler. Ecco in arrivo un nuovo modello: il Doppler Evo, alla base del quale c’è un design ergonomico, leggero e tecnico. Realizzato in poliammide, aderisce perfettamente al viso, svolgendo anche un’ottima azione aerodinamica. Anche le aste sono realizzate con questo particolare materiale, che garantisce quindi un’aderenza perfetta anche lateralmente.
La montatura degli occhiali Doppler Evo, realizzata in poliammide è estremamente leggeraLa montatura degli occhiali Doppler Evo, realizzata in poliammide è estremamente leggera
Protezione e visibilità
Una caratteristica che si nota subito negli occhiali Doppler Evo è la lente di grandi dimensioni. Si tratta di una mono lente fotocromatica, priva di montature quindi molto leggera. Questa scelta tecnica permette di avere anche una grande visione periferica, con un’ottima protezione dai detriti. La lente, specchiata di categoria 3, ha una trasmittanza che va dall’8% al 18%, con trattamento antigraffio. Inoltre, nelle parti periferiche, le lenti sono perforate, per un migliore passaggio dell’aria.
Il nasello, realizzato in gomma con l’inconfondibile design Hardskin, impedisce qualsiasi tipo di appannamento o surriscaldamento. La durabilità, quindi è massima, come il comfort. Inoltre non viene trascurata la protezione dai raggi UV, grazie, appunto, alla lente fotocromatica.
La taglia per gli occhiali Doppler Evo è unica, e la vestibilità standard.
Nella parte bassa ed esterna della lente sono presenti dei fori per garantire un riciclo dell’aria Nella parte bassa ed esterna della lente sono presenti dei fori per garantire un riciclo dell’aria
Design unico
Gli occhiali Hardskin hanno un disegno e delle caratteristiche uniche che uniscono perfettamente tecnicità e stile. Questo grazie alla scienza ed allo sviluppo portati nell’utilizzo di materiali sempre più performanti. Dall’altra parte lo stile non viene lasciato in disparte, grazie alla collaborazione tra l’azienda e il designer Jonny Mole in bici avrete sempre un tocco originale e impeccabile.
Non sono passate inosservate le parole di Marco Frapporti. Il corridore della Vini Zabù Ktm ha detto che a parità di watt espressi rispetto ai corridori del WorldTour, questi andavano […]
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Domenica 18 dicembre ritorna la Deejay 100 Virtual Race. Stiamo parlando della gara indoor promossa da Radio Deejay attraverso la piattaforma online Rouvy.
Quella che andrà in scena domenica prossima alle 10 sarà la terza edizione di un evento nato in piena pandemia, che fin dal suo esordio ha riscosso un notevole successo. L’edizione che ci apprestiamo a vivere presenta una novità molto importante. Nel pacco gara i partecipanti troveranno infatti la maglia ufficiale della manifestazione firmata Hardskin, brand di abbigliamento tecnico per sport di endurance che abbiamo avuto modo di conoscere in questi ultimi due anni attraverso i nostri articoli.
La maglia ufficiale è stata realizzata con design Fragment in limited edition e si presenta come un indumento estremamente tecnico che tutti i partecipanti all’evento promosso sa Radio Deejay avranno modo di apprezzare. Garantisce comfort totale con fit aerodinamico pensato per le lunghe distanze grazie al tessuto stretch 4-Ways, che si adatta ai movimenti del corpo estendendosi e contraendosi in quattro direzioni. Realizzata in un mix di poliestere di alta qualità, la maglia è resistente, elastica e idrorepellente. La manica con taglio a vivo segue il bicipite per garantire migliore fit e un’ottimale transizione tessuto-pelle. La cerniera dispone inoltre di un sistema integrato di chiusura a scatto che ne assicura la posizione e ne scongiura l’apertura. Completano la maglia tre tasche posteriori rinforzate e facilmente accessibili.
Si pedala in Puglia
La terza edizione della Deejay 100 Virtual Race porterà tutti i partecipanti a pedalare, seppure virtualmente, in Puglia, lungo un percorso che unirà Ostuni ad Alberobello, città dei trulli per antonomasia e nota in tutto il mondo. Si partirà dal centro abitato di Ostuni e si imboccherà la SP17 in direzione di Cisternino, considerato come uno dei borghi più belli d’Italia. Si proseguirà poi verso Locorotondo, paese denominato “Il più bel balcone della Murgia dei Trulli”. A fare da sfondo un territorio caratterizzato da piccoli vigneti segnati da muretti a secco, macchie di bosco mediterraneo e uliveti che circondano antiche masserie.
Come anticipato, lo striscione d’arrivo sarà posto ad Alberobello. I partecipanti avranno a disposizione 100 minuti per completare il percorso che misurerà poco meno di 33 km per un dislivello di poco inferiore ai 500 metri. Per partecipare è necessario avere uno smart trainer interattivo e un account Rouvy, la piattaforma di ciclismo virtuale dove si svolgerà l’evento. Tramite Pedalitaly sarà possibile partecipare anche con rulli privi di sensori o come spettatori, senza rulli.
L’abbigliamento tecnico Hardskin è nato da atleti per atleti ed è pensato per sport di endurance L’abbigliamento tecnico Hardskin è nato da atleti per atleti ed è pensato per sport di endurance
Un’opportunità da cogliere
Per Hardskin la Deejay 100 Virtual Race rappresenta una importante opportunità per far conoscere ancora di più il brand come ha voluto sottolineare Marco Pancari, Operation Manager di Hardskin: «Hardskin è il brand di abbigliamento tecnico per sport di endurance nato da atleti per atleti, che realizza capi d’abbigliamento pensati per semplificarne la vita e migliorarne le performance.
La collaborazione con Radio Deejay, che prosegue dopo la “Deejay Tri”, è l’occasione perfetta per lasciare il segno, ma non è finita qui. Abbiamo in programma grandi novità per il 2023. Vogliamo dare voce e spazio a coloro che condividono la nostra inesauribile passione per lo sport. Noi li chiamiamo Hardskinner”.
Con Simone Omarini di HardSkin abbiamo più volte preso di petto il tema dell’abbigliamento correlato all’aerodinamica, ma il filone non si è esaurito. I mondiali in pista e prima quelli della crono hanno davvero messo in evidenza come si vinca spesso per frazioni di secondo e si debba ricercare il vantaggio in ogni possibile situazione. Così se nel precedente confronto avevamo parlato di quali siano le linee guida generali per realizzare un body davvero aerodinamico, ora la curiosità si è spostata sulla possibilità di personalizzarlo perché nello stesso quartetto, ad esempio, convivono giganti come Ganna e Milan e atleti più compatti come Consonni. Non pretenderete mica che si vestano tutti allo stesso modo?!
«L’obiettivo – inizia Omarini – è sempre limare per ottenere un piccolo contributo dovunque si possa. Ci sono body da crono, da pista e da strada. E se la gara in pista dura quattro minuti, quanto vale quel vantaggio/minuto in una corsa come la Sanremo che è lunga 300 chilometri? E’ un po’ come il limare del corridore, che sta a ruota il più possibile per risparmiare energie da usare quando serve nel finale di gara».
Il body per il mondiale dell’inseguimento: 4 minuti di gara
Il body per il mondiale a cronometro, 47 minuti di gara
Il body per il mondiale dell’inseguimento: 4 minuti di gara
Il body per il mondiale a cronometro, 47 minuti di gara
Body e velocità media
Il body nasce in base alla velocità media della prova in cui sarà usato. Così, come detto poco fa, il body del quartetto sarà diverso da quello da crono per due motivi. Il primo è il tempo di utilizzo, che in pista è di pochi minuti e in strada può arrivare fino a un’ora. Così come cambia la posizione in bici, che per 4 minuti può essere ben più estrema e scomoda, anche il body può essere meno comodo di uno da crono.
E poi c’è da considerare la velocità media, che su strada si attesta intorno ai 50 all’ora, mentre su pista può arrivare ai 65. Quei 15 km/h fanno una bella differenza e permettono di progettare e poi testare body diversi.
«Poi ci sono i body da triathlon – rilancia Omarini, dato che HardSkin è molto concentrata sulla disciplina – che sono tarati sui 40 all’ora. Quando si testa un atleta in galleria del vento, è importante capire cosa succede con l’aria alla velocità di gara, ma anche sopra e sotto quella soglia. In base a quello che emerge si valutano i tessuti e le loro tridimensionalità. Si studia atleta per atleta, anche per capire se le forme diverse incidono sul rendimento del body. Non succede spesso, ma è facile intuire che la risposta fra Ganna e Yates potrebbe essere diversa».
La disposizione del liscio e delle rugosità nelle varie parti del corpo è un passaggio chiave
In galleria del vento si prova il body, ma insieme si mettono anche calze, guanti, casco e occhiali
La disposizione del liscio e delle rugosità nelle varie parti del corpo è un passaggio chiave
In galleria del vento si prova il body, ma insieme si mettono anche calze, guanti, casco e occhiali
Tessuti diversi
Personalizzare significa progettare, ma partendo da basi di conoscenza già note. Nessuno inventa niente, semmai la frontiera degli studi si concentra parecchio sui tessuti, che vengono testati per capire in quali parti del corpo performino meglio con le loro rugosità.
«Si gioca col liscio e con le tridimensionalità – spiega Simone – si crea il prototipo e si testa in galleria del vento. Alla lunga, si migliora sempre e più si sta in galleria e più segreti si scoprono. Ci si rivolge a chi produce tessuti per impiego sportivo, difficilmente trovi l’azienda che produce un tessuto studiato per una determinata configurazione aerodinamica. Al massimo, se hai collaborazione con qualcuno che li produce, puoi offrire qualche feedback sulla resa di certe rugosità. La scelta degli ingegneri avviene fra vari tessuti, cercando di individuare quelli che si pensa possano essere i più veloci. A quel punto si fa il body di prova, giocando con le varie rugosità per ottenere il miglior risultato possibile».
Simone Omarini a Montichiari in una sessione di lavoro sulla posizione con gli azzurriSimone Omarini a Montichiari in una sessione di lavoro sulla posizione con gli azzurri
I dettagli in gioco
E poi entrano in gioco i dettagli. La posizione della cerniera davanti o dietro, l’alloggiamento della radiolina. Non esiste una soluzione migliore di altre, semplicemente ciascun atleta avrà vantaggio da una soluzione o dall’altra.
«I test si fanno sui corridori – spiega – un manichino sarebbe comodo, ma costa tanto ed è statico. La variabile nell’uso degli atleti è che durante i test si stancano e quindi si muovono, anche se di solito i cronoman sono bravissimi nel mantenere a lungo la stessa posizione. Ogni variazione deve essere testata e ritestata, proprio perché magari l’atleta ha sovrapposto i pollici e le condizioni sono cambiate. Può andare subito bene, come anche il contrario. Magari si scopre che il tessuto non è così veloce o si prova una nuova cucitura perché quella pensata inizialmente non chiude bene e fa qualche piega.
«Si lavora finché non si ottiene la soluzione che funziona e di solito si crea una matrice di prova per essere certi della ripetibilità del test. Parliamo di 3 prototipi di body e 5 di calze. Si provano insieme, anche in combinazione. Poi si usano differenti tipi di casco per valutare se la sua azione danneggi o modifichi il comportamento del body. Visti i costi, in galleria si entra con i tempi già suddivisi e sapendo quali prove si faranno. Ogni tempo morto costa, quindi la giornata è già tutta programma al minuto».
Il body da triathlon deve essere veloce e comodo: si usa anche per correre
E poi c’è il body per la Sanremo, vinta nel 2021 da Stuyven: comodo e aerodinamico, visti i 298 chilometir di gara
Il body da triathlon deve essere veloce e comodo: si usa anche per correre
E poi c’è il body per la Sanremo, vinta nel 2021 da Stuyven: comodo e aerodinamico
Confini da varcare
Perché si cambia quando si raggiunge il body perfetto? Perché magari arriva il rappresentante di tessuti e ne propone alcuni più veloci, oppure perché il precedente aveva qualche criticità.
«Nelle grandi aziende magari si cambia anche per ragioni di marketing – dice Omarini – da noi invece la ragione è piuttosto tecnica».
E poi però ci sono le considerazioni finali sul fatto che in galleria del vento si riesca anche a studiare la scia. E si scopre allora che avere una moto alle spalle ti agevola e così pure portarsi qualcuno a ruota. Lo sgradito… ospite infatti in realtà allunga la forma e a parità di superficie frontale si ha un vantaggio aerodinamico. Mai come quello di chi sta dietro, questo è chiaro, ma avendo le gambe per farlo, conviene staccarlo il più vicino possibile all’arrivo.
E poi si potrebbe studiare e misurare gli effetti della ventilazione in un velodromo si potrebbe ragionare sulla ventilazione del velodromo. Capire se i record del mondo di Tokyo siano stati frutto di un ambiente favorevole. Ragionare sulla spinta che gli atleti in gruppo girando imprimono all’aria mettendola in moto, oppure se la ventilazione forzata di un velodromo possa influenzare la prestazione stessa degli atleti. Ci sono confini ancora inesplorati e menti vivide che stanno già pensando al modo per varcarli.
Hardskin lancia Whale Bag, una borsa multiuso che non si pone limiti in termini di utilizzo. E‘ infatti perfetta come zaino da portare in spalla una volta finito l’allenamento ma può benissimo essere utilizzata come borsa viaggio in aereo. Grazie all’estensione “fast lock” è inoltre possibile aumentare notevolmente lo spazio interno. Le sue dimensioni sono le seguenti: 70x30x35 centimetri per un capienza complessiva di 54 litri. Scopriamola ora nei dettagli.
Resistente e impermeabile
La Whale Bag è realizzata con un materiale di alta qualità: ovvero in gomma dura Hardskin, che conferisce al prodotto interessanti qualità in termini di resistenza e impermeabilità. La parte anteriore e quella posteriore sono realizzate in PVC Retato con protezione interna in nylon. Proprio lo spazio interno è pensato per disporre i materiali in ordine, al fine di trovarli subito, con comodità, non appena si apre la borsa, grazie soprattutto ad un’ampia apertura e ad una “tasca astuccio.” Merita inoltre una menzione speciale anche la chiusura esterna magnetica “FastLock.”
Tascone frontale
La zona esterna della borsa è tutta da scoprire: cominciamo dal tascone frontale porta documenti all’interno del quale si può inserire comodamente anche la carta d’imbarco nel caso in cui si voglia utilizzare la Whale Bag come borsa da viaggio. Per aumentare la sicurezza Hardskin ha pensato bene di realizzare una zip superiore con doppio anello per chiusura TSA (lucchetto aeroporti).
Comoda da trasportare
Parliamo infine del trasporto della Whale Bag, che è reso confortevole grazie alla presenza di maniglie superiori, frontali e laterali. Sono presenti inoltre anche gli spallacci estraibili “nascosti” che, quando non servono, sono chiusi con la già citata chiusura fast lock. Il prezzo della Whale Bag è di 249 euro.
Torniamo sulla tecnica. Ormai sappiamo che nulla è lasciato al caso, che tutto è più curato in ogni dettaglio. Soprattutto quando si parla di aerodinamica ogni millesimo conta e quello che abbiamo scoperto parlando con Simone Omarini, ingegnere meccanico e super esperto in materia, è che il vestiario incide moltissimo. Omarini ci mostra come si lavora in Hardskin, azienda specializzata proprio nell’abbigliamento supertecnico ed aerodinamico (ma non solo).
Quando si va in galleria del vento il prodotto deve essere in uno stato molto avanzato. E se qualcosa non va… si ricominciaQuando si va in galleria del vento il prodotto deve essere in uno stato molto avanzato. E se qualcosa non va… si ricomincia
Aerodinamica fondamentale
«L’idea di un abbigliamento tecnico – spiega Omarini- nasce dal fatto che l’aerodinamica conta per il 90% della potenza erogata dal ciclista. Poter controllare l’abbigliamento che lo stesso ciclista indossa è un vantaggio sensibile. Se pensiamo che a 40 all’ora l’aerodinamica incide per il 90% dello sforzo e a 50 all’ora passa a 95- 96%, va da sé che ridurre l’impatto aerodinamico è fondamentale. Ma come?
«L’altra volta quando parlavamo dei manubri abbiamo detto che il ciclista è l’insieme dell’atleta più la bici. Ebbene, la prima cosa su cui lavorare è la posizione del corridore, la seconda è come viene vestito il corpo umano».
Le rugosità della pallina golf le consentono di arrivare più lontano perché più aerodinamicaLe rugosità della pallina golf le consentono di arrivare più lontano perché più aerodinamica
Obiettivo, ridurre la scia
A questo punto Omarini fa un discorso più in generale sull’aerodinamica. E più precisamente sugli studi delle forme che portano poi alla nascita del body.
«Il corpo umano può essere paragonato ad una forma tozza, parlando in termini di aerodinamica. Non è una forma allungata o alare. E il modo migliore per rendere aerodinamici questi corpi tozzi è migliorarne la superficie. Come? Con delle rugosità. Che poi è lo stesso concetto della pallina da golf, che ha dei tondini più profondi, delle fossette che “energizzano il flusso”. Noi dobbiamo pensare che mentre pedaliamo siamo in un oceano di aria e più la scia che lasciamo è piccola e più l’impatto aerodinamico sarà minore. Pertanto, l’obiettivo è la riduzione della scia, questo significa che c’è meno differenza di pressione tra monte (alta pressione, aria frontale all’atleta) e valle (bassa pressione, area in uscita ed alle spalle dell’atleta). Se riduco la scia a valle, cioè la zona in bassa pressione alle spalle dell’atleta, la resistenza aerodinamica sarà minore».
In tutto non va dimenticato l’impatto frontale che più è piccolo e meglio è. E torniamo al discorso di prima: la cosa più importante è avere una buona posizione del ciclista. Una volta raggiunta questa posizione si va a lavorare sul vestiario e le scie. E ancora: una volta ridotto l’impatto frontale, si cerca di creare un tutt’uno con il resto del corpo, per quanto possibile. L’esempio più classico è creare un continuum tra casco schiena.
Hardskin all’avanguardia
Fatto questa doverosa introduzione per far comprendere meglio l’argomento di base, andiamo a vedere come nasce un body aerodinamico e nello specifico un body aerodinamico di Hardskin. Ore ed ore di lavoro. Si parte da un foglio bianco (visto che l’azienda è giovane ed ogni progetto è nuovo), si stabiliscono le caratteristiche che si vogliono creare e sulla base delle conoscenze e delle esperienze si lavora con tessuti, macchinari e galleria del vento.
«I punti più importanti sui quali siamo concentrati sono le zone tonde (spalla, manica e coscia) e le cuciture – riprende Omarini – In particolare sulle forme tonde è stato importante introdurre quelle rugosità che energizzano il flusso. Anche le cuciture sono importanti, soprattutto per i body più specifici come quelli per la pista o per la crono. E sono ridotte al minimo. Proprio questi body non hanno tasche, comprimono molto e tendono a chiudere le spalle. Non sono confortevoli quando si sta in piedi, ma debbono esserlo quando si sta in bici. Se ci facciamo caso, prima di una crono si vedono i corridori con le cerniere aperte sul petto. Sono body che comprimono molto, sono pensati per una determinata posizione, inoltre essendoci pochissimo materiale sulla pancia è anche difficile distendersi correttamente.
«Un body con queste caratteristiche ha un coefficiente aerodinamico migliore del 3-4% rispetto alla media. Ma questa percentuale può arrivare anche al 7% rispetto ad un body o ad un abbigliamento di bassa qualità, che in uno sforzo di un’ora si traduce in minuti. Spesso si pensa che sia esagerato intervenire sul vestiario, ma il vantaggio è tangibile. Per fare un paragone, quando si sostituiscono le pulegge del cambio con quelle oversize il guadagno è davvero minimo».
Strouhal Aerosuitt TT a maniche lunghe
Il body Reynolds Aerosuit RR SS, cioè a maniche corte
Strouhal Aerosuitt TT a maniche lunghe
Il body Reynolds Aerosuit RR SS, cioè a maniche corte
Due modelli per il ciclista…
In Hardskin ogni colore corrisponde ad una disciplina. L’arancione per le specialità più veloci (pista e crono), il verde per il triathlon, l’azzurro per il ciclismo classico, ma tutti i capi hanno un taglio aero.
Lo Strouhal Aerosuit TT LS è il body top di gamma. E’ da prestazione pura, anche grazie alle maniche lunghe, una delle parti che incide di più. Questo body riassume tutte le caratteristiche che abbiamo elencato prima: compressione, poco materiale sul ventre, assenza di tasche, cuciture al minimo, materiale non troppo elastico per chiudere in modo corretto le spalle ed agevolare l’atleta a stare nella posizione da crono.
Il Reynolds è più o meno il corrispettivo dello Strouhal ma a manica corta. Resta un body molto aerodinamico. La cerniera arriva fin sopra l’ombelico e anche questo aspetto lo rende più versatile, tanto che può essere utilizzato sia per le gare più lunghe che per un allenamento, in quanto la la parte superiore si apre esattamente come una maglia. In più ha le tasche. Senza contare che con questo body posso stare eretto normalmente. Rispetto allo Strouhal il materiale è più traspirante.
Hardskin al vertice anche nel triathlon: ecco il Von Karman Arosuit Tri a manica corta Hardskin al vertice anche nel triathlon: ecco il Von Kármán Arosuit Tri a manica corta
E uno per il triathleta
E poi c’è un terzo modello proposto da Hardskin: il Von Karman, specifico per il triathlon. La prima cosa che lo differenzia sono le cuciture, specie sulla spalla che deve essere più libera pensando alla frazione di nuoto. Il tessuto sulla spalla è lo stesso dei due precedenti in quanto la frazione in bici è piuttosto lunga e l’aerodinamica conta molto. Mentre la parte del dorso e della schiena sono più elastici e il materiale si “muove” in quattro direzioni. Non sono stati fatti troppi studi idrodinamici in quanto i triathleti utilizzano la muta che dice Omarini: «E’ esageratamente più performante del body in acqua (il body viene indossato sotto la muta)».
Il Von Karman è volutamente ottimizzato per la frazione in bici (la più lunga), dove è possibile guadagnare parecchi secondi o minuti, ma consente anche di risparmiare energie nella frazione di corsa. Ad esempio, pensando ad una frazione di bici di 70 chilometri percorsa ad una media di 38 all’ora, il miglioramento in termini di tempo indossando un body aero è calcolato intorno ai 2′, con un risparmio di circa 12-15 watt.
Millimetri, millesimi. Spazio e tempo. Bici e atleta. Torniamo sul quartetto delle meraviglie di Tokyo 2020. E lo facciamo da un punto di vista tecnico. Con Simone Omarini, ingegnere di Hardskin, scopriamo come sono nati gli ormai famosi manubri 3D. O meglio ancora, cosa c’è a monte della loro realizzazione.
Simone Omarini ha seguito anche lo sviluppo dei manubri per le ragazzeSimone Omarini ha seguito anche lo sviluppo dei manubri per le ragazze
Omarini: ingegnere, corridore.
Simone è un ingegnere meccanico. Si è laureato al Politecnico di Milano e lì è rimasto per quattro anni a fare ricerca. La galleria del vento era la sua seconda casa e questo gli ha permesso di acquisire una conoscenza ed un’esperienza enormi. Negli anni infatti ha lavorato con campioni e aziende di vertice in ambito aerodinamico. In più lui aveva il vantaggio di essere un (fresco) ex corridore e pistard, e questo ha agevolato non poco le cose.
«Esatto – ha detto Omarini – anche sul piano del linguaggio, del modo di comprendersi. Ero l’ingegnere, ma anche il corridore. Sapere cosa prova un atleta e cosa deve fare durante dei test è importante. La collaborazione con il quartetto passa attraverso il contatto con Pinarello. Essendo slittate di un anno le Olimpiadi si sono avuti dei mesi in più per ragionare meglio sul quartetto. E così siamo stati chiamati dall’azienda trevigiana per svolgere queste scansioni 3D ai ragazzi, ma anche alle ragazze, sempre del quartetto».
Sulla pelle e sul body si notano i riflessi dello strumento che esegue la scansioneSulla pelle e sul body si notano i riflessi dello strumento che esegue la scansione
Precisione totale
«Per arrivare al manubrio finale, il primo passo è la scansione 3D. Siamo stati a Montichiari e lì, nel centro dell’anello, abbiamo colto l’occasione della presenza di tanti atleti tutti insieme e abbiamo iniziato le scansioni.
«Il momento “critico” è la taratura dello strumento che esegue la scansione. Questo ha bisogno di una luce particolare, che non sia troppo diretta su nessuno dei lati dell’atleta, ma neanche troppo bassa. Lo strumento è talmente preciso che rileva anche le rugosità del body, ha un’accuratezza di 0,1 millimetri. Una volta tarato, si gira attorno all’atleta e lo strumento esegue tantissime foto al secondo. Il risultato è una nuvola di punti, milioni o miliardi di punti… dai quali poi emerge il file 3D finale, dopo un’attenta fase di post-produzione a PC, che è ciò che fornisce Hardskin al costruttore (Pinarello, ndr)».
Dalla scansione derivavano tanti punti dai quali trarre il file da dare poi al costruttoreDalla scansione derivavano tanti punti dai quali trarre il file da dare poi al costruttore
Hardskin e il dettaglio
Omarini spiega come ogni cosa sia pensata e studiata per ottenere il massimo. Gli atleti prima di posizionarsi sulla bici, la stessa che poi hanno utilizzato a Tokyo, eseguivano un riscaldamento per avere una posizione che fosse il più possibile vicino a quella che avrebbero mantenuto in gara. Non bisogna essere né stanchi, né freddi e la scansione inizia quando l’atleta di sente perfettamente in sintonia sulla bici.
Ogni scansione durava circa un minuto. E in questo lasso di tempo l’atleta doveva restare immobile. Indossavano body, caschi, scarpe, guantini se necessario… esattamente come in gara.
«A lezione – riprende Omarini – ai miei ragazzi dicevo sempre che il ciclista è una macchina perfetta, in cui l’atleta è il motore, ma è anche carrozzeria (aerodinamica) e pilota (posizione comoda ed efficiente per spingere e guidare la bici). Bisogna trovare il giusto compromesso fra tutti questi elementi. Perché io posso rendere la posizione ancora più aero, ma se poi il corridore non rende a cosa serve? Piuttosto ogni posizione o cambiamento devono essere allenati, perché all’inizio può risultare scomodo, ma poi ci si può abituare».
Ogni scansione durava un minuto…
E in questo lasso di tempo il corridore doveva restare immobile
Ogni scansione durava un minuto…
E in questo lasso di tempo il corridore doveva restare immobile
Scansioni a febbraio
Queste scansioni sono state fatte a metà febbraio (e noi c’eravamo). Dopo una settimana di lavoro ecco arrivare i primi file 3D a quel punto la palla è passata a Pinarello che alcune settimane prima di Tokyo è riuscita a fornire i manubri alla nazionale. A quel punto però non c’era più tempo per eventuali modifiche?
«E’ sconsigliato fare modifiche prima di una competizione importante, sicuramente qualche aggiustamento si può fare, ma non modifiche sostanziali, non sarebbero poi efficaci».
E così fatta la scansione, come detto, è toccato a Pinarello. La realizzazione dei pezzi si poteva fare sia in carbonio che in titanio.
«Ai fini aerodinamici – dice Omarini – non cambia assolutamente nulla. Posso dire che il carbonio, una volta realizzato lo stampo… quello resta, in termini di geometria. Il titanio ti consente di realizzare pezzi diversi, se stampato in 3D. Quello che varia è la rigidità. Sono entrambi due materiali molto rigidi, ma questo dipende soprattutto da come vengono lavorati, dalle geometrie e dagli spessori».
Manubrio 3D e stessa procedura anche per le ragazze del quartetto. Qui: Balsamo, Guazzini, Barbieri e PaternosterManubrio 3D e stessa procedura anche per le ragazze del quartetto. Qui: Balsamo, Guazzini, Barbieri e Paternoster
CFD, il vantaggio di Hardskin
E a proposito di costi, il vantaggio di poter eseguire delle scansioni alla lunga va ad incidere proprio sui costi. Infatti, un conto è lavorare con scansioni 3D e modelli di calcolo (CFD, Computational fluid dynamics) e un conto è andare ogni volta in galleria del vento.
«Con un modello numerico validato sperimentalmente, ogni volta posso testare nuovi prodotti e posizioni e vedere l’efficacia aerodinamica, senza scomodare l’atleta o la galleria del vento. Posso poi fare stima della prestazione dell’atleta in gara. Oggi conosciamo i wattaggi dell’atleta, sapendo poi le condizioni del vento, le resistenze al rotolamento… si può calcolare la durata della gara, la velocità media e si può calcolare il dispendio energetico. Tutto ciò permette di fare delle scelte accurate prima della prestazione. Per esempio quali ruote utilizzare o quale body indossare. Se per il quartetto so che farò 64 chilometri orari di media, utilizzerò (e creerò, ndr) un body che sia performante a quella velocità. Nel triathlon invece si va a 40 all’ora ed utilizzerò un body che sia performante a 40 all’orari. Oggi con i dati che si hanno si può predire il futuro e di conseguenza fare le scelte giuste.
«In Hardskin – conclude Omarini – la scansione 3D consente non solo di concentrarsi sul manubrio e quindi su una parte del sistema, ma sul connubio “bici + atleta” per renderlo più aerodinamico. L’obiettivo è un modello CFD completo che sia di supporto alla progettazione e allo sviluppo di telai, ruote, caschi…».
Hardskin, i cui prodotti sono studiati in galleria del vento e rappresentano il risultato di esperienza e grande competenza, presenta gli occhiali Doppler Eyewear. Si tratta di un prodotto dal design ultra minimal, ideale per chi pratica ciclismo oppure la corsa a piedi e desidera indossare un occhiale sempre stabile e perfettamente aderente al viso. Per soddisfare al meglio questa esigenza la montatura del Doppler Eyewear è stata realizzata in poliammide Made in Italy con astine ultra-grip e nasello in gomma. Il risultato finale è un’aderenza perfetta dell’occhiale al viso in qualunque situazione di gara o allenamento.
Comodi e leggeri, grazie alla montatura in poliammideComodi e leggeri, grazie alla montatura in poliammide
Lenti di alta qualità
I Doppler Eyewear sono caratterizzati da una monolente fotocromatica cilindrica in grado di resistere agli urti. È stata realizzata in Francia ed è stata studiata per aumentare i contrasti e nello stesso tempo rendere ottimamente visibili i contorni degli oggetti e delle persone. Sono disponibili due diverse tipologie di lente. La prima è specchiata categoria 3, presenta una trasmittanza che varia dall’8 al 18 per cento ed è realizzata con trattamento anti graffio. La seconda lente è fotocromatica categoria 1/2 e a differenza della prima offre una trasmittanza che va dal 18 al 40 per cento. Garantisce inoltre un’alta velocità di passaggio dal chiaro allo scuro (“Fast Darkening”) molto utile quando ad esempio si esce da una galleria.
Stile sobrio ed elegante, aderenti sul volto e aerodinamiciStile sobrio ed elegante, aderenti sul volto e aerodinamici
Ricordiamo che gli occhiali Doppler Eyewear sono disponibili in taglia unica e sono estremamente leggeri tanto da non accorgersi di indossarli. Il design risulta elegante e sobrio. La montatura è disponibile nelle seguenti colorazioni: nera, bianca e bordeaux. Le lenti sono invece disponibili in più colorazioni come ad esempio: verdi, azzurre, oro e rosse. Il prezzo consigliato al pubblico è di 149 euro.
E’ da un po’ che si ragiona sulla cronometro di Tokyo e adesso che manca davvero poco per dare un peso ai pronostici, il discorso si sposta anche sul piano tecnico. Malori l’ha detto chiaro: la crono dovrebbe essere un esercizio di velocità, premiando gli specialisti e le migliori dotazioni tecniche. Se invece, come a Tokyo per la gara maschile, la crono diventa una prova di resistenza con più salite e discese che pianure, qual è l’impatto del pacchetto aerodinamico? Conta ugualmente tanto infilarsi bene nel vento?
Ai lati del casco, scorrendo via sulla schiena
Il flusso riconosce la sagoma del casco e lo avviluppa, per disperdersi poi a valle
La rugosità della manica, per far scorrere via l’aria dalle spalle
Ai lati del casco, scorrendo via sulla schiena
Il flusso riconosce la sagoma del casco e lo avviluppa, per disperdersi poi a valle
La rugosità della manica, per far scorrere via l’aria dalle spalle
Vento, il primo nemico
Ci siamo voluti togliere la curiosità bussando nuovamente alla porta di Simone Omarini, responsabile prodotto di Hardskin, che fino a qualche anno fa lavorava come ingegnere meccanico presso la galleria del vento del Politecnico di Milano.
«Ovviamente – dice entrando subito nel tema – conta tanto la velocità media di cui si parla, ma anche a 40 km/h la principale resistenza all’avanzamento è aerodinamica. Se la pendenza è contenuta, facendo un bilancio energetico, ci si rende conto che la resistenza aerodinamica è il fattore più importante da vincere. Il ciclista deve fare i conti con il vento. Circa il 90 per cento dell’energia spesa dall’atleta serve a vincere la resistenza aerodinamica. E se il vento è laterale, bisogna capire in che modo si opponga all’avanzamento. Lo scopo di ogni studio e lavoro in questo campo è ridurre la resistenza aerodinamica».
Neppure Van Aert è uno specialista, ma in bici è perfetto. In apertura Remco EvenepoelNeppure Van Aert è uno specialista, ma in bici è perfetto. In apertura Remco Evenepoel
Si passa sempre dalla galleria del vento?
In realtà, ci sono tre possibilità. Si può procedere con l’analisi numerica. Si può andare in galleria del vento. Oppure ricorrere a test su campo, ad esempio in velodromo.
Differenze?
Per la prima non usi l’atleta, se non per una scansione 3d iniziale in assetto da gara, ma servono computer o server di calcolo molto potenti. Inserisci l’atleta, gli “spari contro” un vento computerizzato e vedi cosa succede. Non sono simulazioni veritiere finché non sono validate in galleria del vento o in velodromo. Una volta che però hai un modello validato, puoi usarlo per valutare componenti e situazioni. o per progettare nuovi materiali
Il percorso di Tokyo è troppo duro per Ganna? Se è in condizione, se la gioca. Guardate quelle righe sulle maniche…Il percorso di Tokyo è troppo duro per Ganna? Se è in condizione, se la gioca. Guardate quelle righe sulle maniche…
La galleria del vento?
E’ la più veritiera. Controlli il flusso, la temperatura, l’angolo di incidenza del vento. Hai tutto sotto controllo e puoi simulare le situazioni di gara. Se la galleria è anche grande abbastanza da contenere la scia a valle dell’ultimo atleta, puoi testarci un quartetto intero. Sotto all’atleta si mette una bilancia dinamometrica che permette di valutare tutte le forze e le coppie che agiscono. Tenendo conto della direzione e della velocità del vento e della densità dell’aria, si calcola la resistenza aerodinamica, moltiplicando il coefficiente di drag per l’area frontale. In velodromo queste cose puoi farle, ma spesso non hai la ripetibilità del test. Basta che cambino la temperatura, l’umidità, la resistenza e la densità dell’aria e non hai più le variabili costanti fra i vari test fatti.
Pogacar non è uno specialista, ma se il percorso è duro se la cava con la forzaPogacar non è uno specialista, ma se il percorso è duro se la cava con la forza
Una volta che si è fatto il test base, come si procede?
Fai le varie comparazioni, misurando lo scostamento che si determina usando body, caschi, ruote e componenti diversi. Ogni atleta fa storia a sé. In questo modo ci si rende conto che lo stesso body, ad esempio, può essere più veloce su uno piuttosto che su un altro. Per questo a volte ti accorgi che lo specialista usa un materiale e lo scalatore ne usa un altro. Si parla di differenze minime, i famosi marginal gains, che richiedono di ripetere più volte il test.
Stessa cosa per il casco?
Il casco deve coniugarsi bene con la postura dell’atleta. Un corridore molto fermo e grande può usare un casco largo e con la coda lunga. Un atleta magro, che magari si muove tanto perché guarda spesso il computerino, andrà meglio con un casco senza una grande coda.
Dennis ha vinto il mondiale 2019 su un percorso molto duroDennis ha vinto il mondiale 2019 su un percorso molto duro
Stessa cosa per il manubrio?
Certamente, ascoltando l’atleta. Determini l’altezza delle protesi e la loro larghezza. Fai serie di spostamenti, anche significativi, ma devi sempre passare per il feedback dell’atleta. E’ lui che deve esprimere la potenza necessaria per vincere la resistenza aerodinamica e sempre lui deve guidare la bici. Per cui si studia la posizione, poi gli si dà il tempo di allenarsi e alla fine si ripete il test.
Questo significa che a volerla fare bene, si potrebbe creare un body in base alla velocità stimata?
Esattamente. Lavorando sui tessuti si può fare proprio questo. Ci sono team WorldTour che cambiano materiale in base al percorso che dovranno affrontare. E vi do per certo che è proprio l’abbigliamento che risente maggiormente delle variazioni della velocità media.
Nella crono di Tokyo vedremo in mischia anche Dumoulin, 44° nella prova su stradaNella crono di Tokyo vedremo in mischia anche Dumoulin, 44° nella prova su strada
Su cosa si interviene per variare l’abbigliamento in base alla velocità?
Dato che il corpo umano è di base un corpo tozzo, coprendolo di tessuto puoi controllarne la penetrazione. Si fa variando la rugosità del tessuto. I buchetti sulla pallina da golf nascono da studi simili, perché si è capito che la pallina in quel modo è più veloce nel vento. Con i body è lo stesso. Si sceglie una velocità media e si valuta il tessuto. Se poi ci sono altri fattori, come ad esempio il grande caldo, si inseriscono fibre come il grafene che dissipano meglio il calore, soprattutto nelle crono. Per cui anche se andranno più piano, l’aerodinamica avrà certamente il suo peso. Sicuro!
Incontriamo Villa e gli chiediamo come il quartetto abbia festeggiato e quali sono ora le prospettive dei ragazzi. Parole di un uomo sempre al suo posto
Ricordate il servizio da Montichiari, in cui un’equipe di Pinarello eseguiva le scansioni in 3D per realizzare i manubri degli inseguitori azzurri? Bene, quel lavoro così specifico era stato affidato dall’azienda trevigiana a un pool di tecnici di Hardskin, specializzati in tutto ciò che concerne l’aerodinamica e nella cui base siamo piombati in un giorno di marzo per approfondirne l’attività. La sensazione che ci fosse di più era infatti balenata dopo i primi contatti telefonici con Simone Omarini, ingegnere meccanico, che giorni prima ci aveva spiegato il significato di quel nome così particolare.
«Hardskin – aveva detto – significa “pelle dura” e lo si deve al fatto che ASO H&P, la società di cui è un ramo, è specializzata nella cromatura di aste e tubi. Il concetto di pelle dura associata alla cromatura noi la abbiamo estesa all’abbigliamento più aerodinamico del ciclista».
Da destra, il Ceo Francesco Uberto e Simone Omarini, responsabile del prodottoDa destra, il Ceo Francesco Uberto e Simone Omarini, responsabile del prodotto
Giganti della cromatura
ASO H&P , se non la conosci e nessuno te l’ha mai raccontata, puoi capirla in parte andando sul sito. Sono specializzati nella cromatura delle aste per le macchine di movimento terra, per i movimenti dei parchi divertimento, per le macchine da fitness, per le pompe del calcestruzzo, per i pistoni dei camion ribaltabili, per i perni delle ruote negli impianti di risalita a fune… Ovunque serva che un componente in metallo sia reso più duro e duri di più, la cromatura gli conferisce una pelle più dura. Il corpo di un atleta, in fondo, potrebbe avere la stessa esigenza. Ma capire come e perché si sia arrivati a questo è lo scopo del nostro viaggio
Nel regno di Elia
La sede di Hardskin si trova presso quella della casa madre a Oppeano di Verona, il paese di Elia Viviani. La palazzina degli uffici è di mattoncini, legno e vetri, accanto il capannone industriale ha un aspetto più austero. Ci accolgono Simone, appunto, e Francesco Uberto, Ceo di ASO H&P che a dispetto del ruolo sta andando a cambiarsi per una corsetta prima di pranzo, essendo un triatleta. Si prende il caffè e si parla di sport. Di ciclismo, dato che Simone è stato un corridore. Poi di triathlon e Ironman, con la certezza dello stesso Francesco Uberto che non appena il mondo sarà liberato dal Covid, gli sport outdoor vivranno un ulteriore incremento, così come un certo modo di fare vacanza, per la voglia della gente di star bene e mettersi alla prova.
Il flusso riconosce la sagoma del casco e lo avviluppa, per disperdersi poi a valle
L’impatto con la spalla è uno degli aspetti da curare con la giusta rugosità del tessuto
La turbolenza delle gambe, il flusso si infila e sfugge alle spalle
Ai lati del casco, scorrendo via sulla schiena
Il flusso riconosce la sagoma del casco e lo avviluppa, per disperdersi poi a valle
L’impatto con la spalla è uno degli aspetti da curare con la giusta rugosità del tessuto
La turbolenza delle gambe, il flusso si infila e sfugge alle spalle
Ai lati del casco, scorrendo via sulla schiena
La nascita di Hardskin si deve proprio alla passione di Francesco per lo sport e lo scorso anno nel progetto ha coinvolto Simone Omarini, che da quattro anni lavorava nella galleria del vento del Politecnico di Milano e aveva collaborato con Fsa, la federazione italiana e varie altre aziende del mondo ciclo: quelle che producono biciclette e componenti, come quelle che compongono abbigliamento. E proprio da qui è nata la scintilla, con una particolarità assoluta.
Processo inverso
C’è chi disegna e realizza capi di abbigliamento seguendo un’idea e poi va a verificarli in galleria del vento. E poi ci sono loro, che partono dalla galleria e in base agli esiti delle osservazioni, scelgono il tessuto e il tipo di taglio.
«Il 90 per cento dell’energia del corridore – spiega Omarini – se ne va in resistenza aerodinamica. Si ragiona di preparazione e alimentazione, ma l’aerodinamica è un fronte altrettanto importante su cui si potrebbe lavorare di più».
Il body, da crono, strada e triathlon, è la frontiera dell’aerodinamicaIl body, da crono, strada e triathlon, è la frontiera dell’aerodinamica
Che cosa significa partire dalla galleria?
Il materiale andrebbe prima caratterizzato, poiché il tipo di tessuto influenza la scia a valle del ciclista. Si prende quindi un cilindro, lo si veste di tessuto, e lo si mette nella galleria del vento per indagare a che condizione si verifica il buco del drag, cioè della resistenza aerodinamica, individuando in quale punto il tessuto è più performante in funzione della velocità. Si studiano la rugosità e la porosità del tessuto e a quel punto si può procedere alla produzione del capo che si vuole creare. poiché alcune parti del corpo devono essere rivestite con trame rugose, altre più con parti lisce e setose. Il body è la frontierasu cui stiamo lavorando.
Come mai?
Perché il body è davvero una seconda pelle. Copre il corpo del ciclista, non svolazza, aderisce perfettamente, si dilata in base ai movimenti. E ad esempio in una Milano-Sanremo permetterebbe di risparmiare parecchi watt fino all’inizio delle salite. E’ l’insieme a fare la differenza.
L’insieme?
Se si comincia a guadagnare su posizione, casco e body, si capisce facilmente che i benefici siano notevoli. Oltre al body perciò abbiamo sviluppato una vera e propria linea velocità, per la crono e per il triathlon, dove c’è veramente tanto da fare, se pensate che corrono ancora con capi poco coprenti, ovvero che lasciano esposta molta pelle dell’atleta…
La rugosità della manica, per far scivolare l’aria via dalle spalleLa rugosità della manica fa scivolare l’aria sulle spalle
Che cosa sono quelle righe sulle maniche e sulle calze?
Sono rugosità che ottimizzano i flussi dell’aria, perché il tondo non rende. Lo dice la galleria del vento e non a caso i tubi delle biciclette non sono più tondi e gli stessi manubri sono sempre ad ala. Alcuni le usano con le righe in verticale, a noi la galleria del vento ha detto che per le calze funzionano meglio in verticale. Allo stesso modo vengono concepiti gli occhiali per il ciclismo e il running. Abbiamo fatto dei test e su 210 watt di spesa aerodinamica, il body permette un risparmio del 7 per cento. Con un risparmio del 7 per cento dato dal body, il ciclista risparmierebbe circa 15 watt, solo cambiando il vestito che ha indosso.
Con il body da triathlon si nuota, giusto?
Esatto e per questo si scelgono materiali diversi. Deve avere massima traspirabiità e deformarsi in lunghezza e larghezza perché i movimenti di un atleta che nuota, pedala e corre sono diversi da quelli del ciclista. Il tessuto contiene per questo un elastomero che con il cloro non si rompe ed è talmente sottile che asciuga appena usciti dall’acqua. E poi il fondello non deve impregnarsi come una spugna, deve essere sottile e asciugare subito. Mentre contrariamente ad altri body, la cerniera è davanti, perché magari può capitare di aprirla durante l’ultima frazione di corsa. Anche questo provato in galleria.
Parli del vento come di una creatura animata.
Sono i miei studi, per i quali ho sacrificato la bicicletta. Se guardate le immagini dei flussi in galleria del vento, è esattamente così. Il flusso arriva addosso al ciclista, avverte la sua forma e si allarga per circondarlo oppure si divide. Lo segue. Poi, quando capisce che il corpo sta per avere una curvatura verso il basso, come ad esempio dopo il casco o a metà della schiena, lo abbandona, creando la turbolenza a valle. La differenza aerodinamica dipende tra la differenza di pressione tra monte e valledel ciclista.
Il logo Hardskin sui prodotti in vendita da dicembreIl logo Hardskin sui prodotti in vendita da dicembre
Per questo il casco ha la coda che si appiattisce sulla schiena?
Esattamente e ci sono studi sulla sua forma. Per lo stesso motivo, se hai qualcuno a ruota che poi non ti batte in volata, quando non tocca a lui tirare, è bene che te lo tieni vicino. Perché la presenza di qualcuno alle spalle porta via la scia a valle e permette a chi pedala davanti di stare meglio nell’aria. Se poi ragioniamo sullo stare in gruppo, abbiamo dati di un corridore che restando a centro gruppo in una Milano-Sanremo di qualche anno fa, arrivò al Turchino praticamente erogando un wattaggio irrisorio rispetto alle potenze medie di un professionista
Tutte le aziende che producono abbigliamento partono come voi dalla galleria del vento?
Non tutte, ma in passato ho collaborato con alcune molto attente all’aerodinamica. Lo studio e l’attenzione del dettaglio è oggi fondamentale. Avete notato che alcuni preferiscono non avere la maglia di leader nell’ultima crono di un grande Giro, per non doverla correre con il body dell’organizzazione?
Ci sono aziende che fanno test in velodromo.
Si può fare, ma quando si fanno dei test bisogna avere un rigido protocollo alle spalle e delle condizioni di misura che rendano le misure affidabili e ripetibili. Ci sono fattori come il peso, l’attrito della catena, il rotolamento delle ruote e varie inerzie che entrano in gioco quando si varia la velocità nel tempo. L’atleta dovrebbe essere solo per evitare i vortici d’aria creati dagli altri e serve uno strumento che misuri la densità e la temperatura dell’aria e la temperatura dell’aria, oltre che la velocità del flusso incidente con il relativo angolo. Non controlli le condizioni, mentre la galleria del vento è un laboratorio in cui hai tutto sotto controllo.
Anche la linea degli occhiali Hardskin nasce in galleria del ventoAnche la linea degli occhiali Hardskin nasce in galleria del vento
I vostri prodotti sono già in vendita?
Abbiamo iniziato nel 2020. Da marzo a settembre abbiamo scelto i tessuti e fatto lo sviluppo in galleria del vento. Poi abbiamo avviato la produzione e lanciato i prodotti a dicembre. E per adesso questa è la nostra attività principale, unita alla produzione di accessori, come zaini e borse, anche se qualche manubrio lo abbiamo già sviluppato. Oltre a Francesco Uberto che è il Ceo e al sottoscritto che è responsabile del prodotto, abbiamo un designer esterno a Milano che si chiama Emanuele Magenta e ci appoggiamo a studi come quello di Johny Mole, che probabilmente conoscete.
Ci sono atleti che usano prodotti Hardskin?
Ce ne sono, ma stiamo anche cercando testimonial di nome, per ora presenziando a tutti gli eventi di triathlon. Prossimo obiettivo sarà realizzare uno spazio espositivo in cui raccontare la nostra storia, mostrando con un sistema di telecamere la misurazione dell’area frontale per stimare il wattaggio. Manca la componente aria, ma la stima che se ne ricava è giusta. Abbiamo cominciato da poco, come voi di bici.PRO. Vogliamo porci obiettivi e andarli a prendere.