Guido Bontempi: bici o moto, basta che abbiano due ruote

12.06.2024
7 min
Salva

Guido Bontempi ha avuto una carriera di altissimo livello tra gli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, in cui ha vinto molto, anzi moltissimo. Sedici tappe al Giro d’Italia, sei al Tour, quattro alla Vuelta, due Gand-Wevelgem, una Parigi-Bruxelles e una E3 Harelbeke, oltre a due podi alla Milano-Sanremo.

Dopo una seconda parte di carriera come direttore sportivo terminata nel 2012, ha riunito le sue due passioni, la moto e il ciclismo. Ha lavorato prima come pilota regolatore e poi come motociclista al servizio dei fotografi in alcune delle più importanti corse del mondo. L’ultima delle quali è stata il Giro d’Italia appena concluso. Ci siamo fatti raccontare la sua esperienza.

Il Giro 2024 è stato per Bontempi, classe 1960, il primo con un fotografo sulla moto
Il Giro 2024 è stato per Bontempi, classe 1960, il primo con un fotografo sulla moto
Guido, com’è nata questa passione per il motociclismo?

Sempre stato appassionato di moto, fin da ragazzo. La prima l’ho avuta già a 16 anni, una bellissima Vespa primavera ET3, poi sono passato ad una Cagiva 350 e poi una Yamaha. Durante gli anni da direttore sportivo ho messo tutto un po’ in stand-by, ma appena andato in pensione, nel 2012, quella passione è ripartita.

E ha fatto il grande passo: da stare in gruppo in bici a starci in moto…

Sì, mio fratello era già nel giro, mi ha un po’ motivato e quindi mi sono detto: perchè no? Nei due anni successivi ho fatto il corso di motostaffetta tramite la Federazione, poi quello di scorta tecnica ufficiale con la Polizia Stradale, che mi hanno abilitato a partecipare a tutti i tipi di corse. Poi Vito Mulazzani, che all’epoca era il responsabile delle moto di tutte le corse Rcs, mi ha introdotto in Rcs dove ho iniziato a lavorare come pilota regolatore con Longo Borghini. Da lì le mie conoscenze mi hanno permesso un po’ alla volta di spostarmi anche con i fotografi e gli operatori della televisione, un mondo che mi hanno aperte tutto un altro ventaglio di possibilità.  Per esempio ora collaboro anche con le corse di Unipublic – del gruppo ASO – come la Vuelta, l’Itzulia e la Volta Catalunya, oltre che con l’agenzia Sprint Cycling di Roberto Bettini. Diciamo che poi, essendo in pensione, posso decidere liberamente come e dove spostarmi, il che mi dà grande libertà.

Adesso quindi può decidere lei a quali gare partecipare?

Diciamo di sì, poi naturalmente dipende anche molto dalle richieste che ho. Cerco di andare sempre alla Parigi-Nizza, al Delfinato e al Giro. Anche la Strade Bianche è molto bella, anche se l’ho fatta solo da regolatore perché coincide con la Parigi-Nizza e in genere, appunto, in quel periodo sono in Francia. Comunque sia le gare mi piacciono tutte, perchè mi permettono di stare in gruppo, vedere i corridori da vicino, le loro espressioni, le loro emozioni anche. Quello che si vede in televisione io ho la fortuna di vederlo dal vivo. L’anno scorso ho fatto circa 100 giorni di corsa, che non è poco, ora dopo il Giro ho un po’ di riposo, poi a metà agosto si riparte per la Vuelta.

Bontempi e Giovanni Lombardi alla Vuelta 2022: entrambi velocisti, entrambi ancora nell’ambiente
Bontempi e Giovanni Lombardi alla Vuelta 2022: entrambi velocisti, entrambi ancora nell’ambiente
Per uno che fa il suo mestiere è davvero così importante aver fatto il corridore?

Sì, assolutamente. E’ fondamentale perché occorre conoscere bene il modo in cui si muove il gruppo, le dinamiche che si creano. Saper capire quali sono i momenti di nervosismo ed è meglio stare distanti e quando invece c’è più tranquillità e ci si possono permettere certe manovre. Secondo me si vede eccome la differenza tra un pilota che è stato corridore e uno che invece non ha mai gareggiato in bici. Lo vedi non solo dal modo di guidare, ma anche dall’attenzione per i punti migliori in cui piazzarsi per scattare la foto giusta.

A proposito di scatti, com’è andata quest’esperienza al Giro d’Italia con Bettini?

Direi che è andato molto bene, un Giro fatto sempre in prima linea assieme a Luca (Bettini, ndr). Intanto non siamo mai stati richiamati dalla giuria, neanche una volta, che è già un’ottima cosa. Per il resto è stato un Giro tranquillo, abbiamo avuto solo due-tre giornate di brutto tempo. Il bello di stare in gruppo con un fotografo è che puoi stare in mezzo alla corsa fino all’ultimo, che vuol dire fino a circa a 1 km dall’arrivo nelle tappe in salita e fino a 5-6 km dalla fine in quelle in pianura. Dipende un po’ dalla tortuosità del percorso. Poi la Giuria ti fa spostare per questioni di sicurezza, ma fino a quel momento te la godi tutta.

E allora cosa ti è parso della gara?

Da una parte è vero che Pogacar l’ha uccisa già dall’inizio, dall’altra però ha dato spettacolo comunque attaccando a ripetizione. Ha fatto il campione, ecco. L’ho visto sempre tranquillo, sempre nella posizione giusta, poi aveva una squadra che l’ha scortato benissimo in ogni tappa. Per cui quando è così – squadra forte e grandi gambe – viene tutto molto più facile. Quello che è certo è che non mi è mai sembrato in affanno. Adesso aspettiamo di vederlo al Tour con gli altri avversari.

Le moto precedono e seguono il corridore (qui Pogacar sul Grappa). Secondo Bontempi i corridori non ne colgono l’utilità
Le moto precedono e seguono il corridore (qui Pogacar sul Grappa). Secondo Bontempi i corridori non ne colgono l’utilità
Come ha visto gli altri corridori da classifica?

Hanno fatto quello che potevano, che non era granché contro uno così. Thomas ha fatto il suo, ma è a fine carriera. Martinez ha pedalato abbastanza bene, ma non mi ricordo grandi azioni tranne quelle dello sloveno. Mi ha impressionato sul Grappa, la prima salita l’hanno fatta tranquilla, la seconda invece è stato un trionfo personale della Maglia Rosa. Una passerella spettacolare resa ancora più bella da tutta la gente che c’era.”

Molto pubblico?

Sul Grappa davvero tantissimo, una folla ovunque. Ma anche nelle altre tappe c’era moltissimo pubblico. Mi ricordo sul Mortirolo per esempio o anche su altre montagne, molto più che negli anni scorsi.  Stessa cosa per le città, nella tappa di Napoli o anche a Roma, dove i turisti hanno approfittato per vedere da vicino i corridori. Credo sia merito dell’effetto Pogacar che ha attirato moltissima attenzione, dando una bella mano di freschezza al Giro.

Ha notato differenze tra il modo di correre attuale e quello che c’era ai suoi tempi?

Credo che adesso ci sia molto meno affiatamento tra le moto e gli atleti. Ai miei tempi, per esempio, capitava abbastanza spesso che si dessero dieci mila lire ai motociclisti per andare a prendere un ghiacciolo, ora queste cose non capitano più. Forse perché c’è la tv e il gruppo è sempre in diretta in ogni momento, oppure perché c’è un agonismo spinto all’eccesso, non lo so, però certo è cambiato molto. I corridori devono capire che le moto sono al loro servizio, invece a volte il gruppo non le lascia passare e posso assicurare che quando i corridori decidono che non si passa, non si passa e basta. Ma le moto sono lì per la loro sicurezza, senza quel lavoro i pericoli non possono essere segnalati e questo è un guaio. A volte basterebbe che si spostassero per 100 metri e passarebbero 10 moto. E poi c’è anche un’altra cosa diversa rispetto al passato.

Bontempi nella scia di Ghebreigzabhier: i fotografi percorrono la tappa in parallelo con gli atleti
Bontempi nella scia di Ghebreigzabhier: i fotografi percorrono la tappa in parallelo con gli atleti
Sarebbe?

Ora con i freni a disco i corridori vanno fortissimo, specialmente in discesa e non è semplice avvicinarsi il giusto per permettere al fotografo di fare lo scatto giusto. Occorre avvicinarsi e poi scappare via subito per non intralciare, e comunque molti corridori si lamentano. Invece quando correvo io, mi era molto utile avere una moto davanti. In base alle frenate del pilota infatti, mi regolavo sul tipo di curva che stavo per affrontare. Se vedevo una frenata leggera, sapevo che potevo buttarmi più deciso. Se invece lo vedevo pinzare due o tre volte, capivo che c’era una svolta secca e rallentavo di più. Quando sei capace di leggere la guida della moto che hai davanti, puoi andare molto più forte. Adesso invece la maggior parte dei corridori non lo fa più, anche se secondo me li aiuterebbe molto. Adesso la moto più che altro dà solo fastidio.

Ultima domanda Guido. Ha mai avuto giornate difficili in questi anni da pilota in gruppo?

Diciamo che quando piove bisogna sempre stare molto attenti, certo. Mi ricordo di una Strade Bianche in cui pioveva a dirotto e la moto in discesa sullo sterrato andava un po’ dove voleva lei, ma alla fine bastava farla scorrere, riprenderla alla fine e non abbiamo avuto problemi. Perché la verità è che se ti piace la moto e ti piace il ciclismo, di veri momenti difficili ne trovi gran pochi.

Bontempi 2018

Un nuovo lockdown per Caruso? Bontempi storce il naso

30.08.2021
4 min
Salva

Nella lunga confessione di Caruso sul pullman per Santander, alcune parole sono rimaste lì nella testa, a ronzare. Il siciliano ha… rivalutato il lockdown del 2020: «Pensavo che alla mia età i lunghi stop fossero deleteri, invece nel periodo dopo la sosta il mio livello si è alzato. Quel lockdown, pur forzato, mi ha fatto bene. Perciò ora voglio impormene uno da me». Se è legittimo presupporre che i suoi grandi risultati siano scaturiti anche da quel forzato stop, siamo sicuri che fa bene a riproporlo?

Nel 2021 Caruso ha compiuto ben 66 giorni di gara, che aumenteranno progressivamente con l’avvicinarsi della Vuelta al suo termine. Una cifra notevole, considerando che il limite stabilito dall’Uci è 85. Ha esordito il 21 febbraio negli Emirati Arabi, disputando le altre gare tra Italia, Svizzera e Spagna, senza dimenticare la gara olimpica in Giappone.

Caruso Gpm Vuelta 2021
Damiano Caruso con la maglia di leader della classifica dei GPM alla Vuelta. Finora ha collezionato 66 giorni di gara con 2 grandi vittorie
Caruso Gpm Vuelta 2021
Damiano Caruso con la maglia di leader della classifica dei GPM alla Vuelta. Finora ha collezionato 66 giorni di gara con 2 grandi vittorie

Andando a cercare negli archivi, abbiamo ritrovato dichiarazioni di un vecchio volpone del ciclismo come Guido Bontempi, che sosteneva la necessità per un corridore anziano di aumentare il lavoro per essere brillante, quindi evitando lunghe soste. Il bresciano, vincitore in carriera di ben 70 corse tra cui 25 tappe di grandi Giri e due Gand-Wevelgem, è ancora convinto delle sue idee.

«Il metabolismo del recupero di un corridore cambia con il tempo – spiega Bontempi, oggi regolatore in motocicletta per le corse della Rcs dopo i 30 anni il recupero non è più veloce come prima, quindi serve un allenamento costante. Diciamo che più gli anni passano, più la sosta invernale deve essere abbreviata e parlo anche per esperienza personale».

Bontempi Giro 1988
Una delle 16 tappe vinte in carriera da Guido Bontempi: qui siamo ad Ascoli, nel 1988
Bontempi Giro 1988
Una delle 16 tappe vinte in carriera da Guido Bontempi: qui siamo ad Ascoli, nel 1988
Tu come ti regolavi? 

Io solitamente finivo la stagione con le ultime gare di ottobre, facevo una Sei Giorni a novembre, poi riprendevo gradatamente tra dicembre e gennaio per gareggiare già a febbraio in un’altra Sei Giorni ed arrivare al ritiro prestagionale già con un minimo di condizione per sostenere certe andature.

E’ una questione anche di tenuta della condizione fisica?

Certo, ma non è detto che il corridore più anziano sia sempre penalizzato. Mi spiego meglio: a 25 anni il picco di forma lo raggiungi più velocemente che oltre i 30 anni, ma lo perdi anche più rapidamente, mentre con l’esperienza impiegherai sicuramente più tempo per costruire la miglior condizione, ma questa durerà di più.

Valverde Tour 2021
Il “grande vecchio” del ciclismo attuale, Alejandro Valverde, a 41 anni ancora capace di fare Classiche del Nord, Tour e Vuelta
Valverde Tour 2021
Il “grande vecchio” del ciclismo attuale, Alejandro Valverde, a 41 anni ancora capace di fare Classiche del Nord, Tour e Vuelta
Caruso parlava di ripetere un lockdown personale, staccando completamente la spina per un periodo lungo: fa bene?

Dipende dai programmi della squadra per il prossimo anno. Se punta al Giro d’Italia, come è presumibile, e la Bahrain Victorious gli dà tempo per raggiungere la miglior condizione non mettendogli fretta di esordire, allora può prendersi anche un lungo stop, un “lockdown” per ricaricare le batterie, ma significa che dovrebbe evitare le competizioni almeno fino alla Milano-Sanremo. Da marzo avrebbe tutto il tempo per trovare la necessaria brillantezza per la corsa rosa.

Il siciliano ha detto che dovranno decidere il programma in base al percorso del Giro…

Parliamoci chiaro: possono cambiare le località, ma le caratteristiche generali del Giro d’Italia restano sempre quelle. Sai che avrai a che fare con una settimana almeno di grandi salite nel Nord Italia e che ti troverai qualche tappa aspra anche sugli Appennini e nel Centro-Sud. A ben guardare, alla fine i numeri relativi a chilometraggi, salite, pendenze cambiano poco, quindi si può già programmare il 2022 in funzione della corsa rosa.

Guido Bontempi

Una voce dal gruppo, è quella di Bontempi

25.12.2020
5 min
Salva

Nella lunga e sempre più folta carovana del Giro d’Italia c’è anche Guido Bontempi. Lo trovate su una delle moto che ronzano attorno ai corridori. E più precisamente lo trovate alla guida di quella che scorta Paolo Longo Borghini, secondo regolatore dopo Marco Velo.

Guidone lo ricordiamo per le sue imperiose volate negli ’80-90 quando se la vedeva con cagnacci che non andavano tanto per il sottile e la questione sicurezza (e fair play) non si sapeva cosa fosse. Insomma era tosto.

Uno così il ciclismo non può non avercelo dentro. E infatti dopo essere sceso dalla bici è salito in ammiraglia e dopo l’ammiraglia è salito in moto.

Guido Bontempi
Guido Bontempi compirà 61 anni il prossimo gennaio
Guido Bontempi
Bontempi compirà 61 anni a gennaio

Il gruppo da fuori

«Sono stato in gruppo in ogni modo, ma per il 2021 devo decidere cosa fare da grande! Scherzi a parte – dice Bontempi – guidare la moto mi dà grande soddisfazione, sto nel mio ambiente, quello che amo

«Sono cinque anni che sono tornato in gruppo. Il primo anno facevo la “moto d’acqua”, portavo i rifornimenti ai corridori. Poi vedevo come giravano le cose, sapevo come si muoveva il gruppo e ho chiesto di poter condurre la moto del regolatore e così eccomi qui a fare coppia fissa con Longo Borghini. La mia, nostra, mansione è quella appunto di regolare il flusso delle moto (polizia, fotografi, staffette…). In pratica siamo il braccio operativo di Vegni. Abbiamo la cuffia in cui ascoltiamo la direzione e la “trombetta”, come la chiamo io, cioè l’altoparlante in cui sentiamo radiocorsa. Di solito siamo sul gruppo o sulla fuga, o ancora quando la corsa si allunga sui vari gruppetti quando capiamo che possono esserci dei buchi. Può succedere che passi l’inizio gara ma che ugualmente si possa infilare una vettura sul percorso, così noi arriviamo e chiamiamo chi, tra Polizia e scorta tecnica, è libero e riprendiamo la nostra marcia.

«E’ un servizio per molti, che devi saper fare e ancora di più saper usare. Noi spesso diamo anche le informazioni a radiocorsa o ai corridori stessi. Da corridore, ricordo che quando ero in discesa spesso cercavo di capire le traiettorie in base alla moto, quando e quanto frenava e mi regolavo con l’entrata in curva. Oggi abbiamo le bandierine gialle e la distanza tra noi e i corridori è stata portata a 50 metri. Questo serve anche per le moto della Rai».

Guido Bontempi
Guido Bontempi trionfa ad Ascoli Piceno al Giro 1988
Guido Bontempi
Bontempi trionfa ad Ascoli Piceno al Giro 1988

Passione e azione

Quando si parla di tecnica e di discesa, Bontempi non resta certo indietro, anzi ha l’occhio molto lungo.

«Oggi la discesa è il momento di maggiore difficoltà. Con i mezzi attuali i corridori vanno veramente più veloce di un tempo. A volte Paolo mi fa: dobbiamo scappare. Mica è sempre facile! In fondo alla discesa non dico che sudo ma ho mal di braccia, tra tensione e staccate al limite. Se ci sono i tornanti grosse difficoltà non ne ho, perché all’uscita dalla svolta apro il gas e vado via. Ma in quelle discese con curve mai troppo strette è dura. Noi non sappiamo come interpretare le curve. I corridori dietro vedono noi e con il fatto dei freni a disco staccano più tardi. Serve anche una certa agilità. Il corridore con tutta la bici è 70 chili, noi siamo a 500. 

«Ricordo la tappa di Gualdo Tadino di due anni fa quando vinse Mohoric. Quel giorno pioveva anche. Io accelero e lui sempre attaccato, insisto e lui lì. Ad un certo punto gli faccio segno di passare e dico a Longo Borghini che lo avremmo ripreso in pianura. Non si riusciva a scappare, incredibile».

Chris Froome
Chris Froome in fuga al Giro 2018
Chris Froome
Chris Froome in fuga al Giro 2018

Froome numero uno

In tanti anni, di azioni poderose ne ha viste Bontempi, ma ce n’è una che lo ha rapito: Froome sul Colle delle Finestre.

«Quando Froome è andato via a 80 chilometri dall’arrivo. Mi sono detto: ma dove va questo? Io ero fermo sulla maglia rosa, poi è successo che la moto di Velo è caduta e così siamo andati noi sulla testa della corsa. Nella parte in basso dopo il Sestriere mi ha impressionato ancora più dello scatto sul Finestre, perché Chris spingeva. Forte. Doveva perdere in quel tratto di falsopiano e invece guadagnava.

«No, non credo sia stato un caso. Se sei lì a quel punto del Giro è perché stai bene. Poi magari, dopo che è partito, mentalmente ha preso più forza perché ha visto gli avversari cedere. E a quel punto ha detto: provo il tutto e per tutto. Ma davvero ha spinto come un forsennato, poteva farsi riprendere e sparare tutto sull’ultima salita, invece…».

Che piacere osservare

Quando hai occhio e passione, hai una moto e sei in quello che per te è l’ombelico del mondo, sei al top. E questo vale anche per Longo Borghini.

«Io e Paolo – spiega Bontempi – abbiamo una visione della corsa molto simile e spesso ci troviamo a fare le stesse considerazioni. Vediamo subito i corridori. E allora diciamo magari: “Oh, ma se non chiudono questo non lo riprendono”. Poi spesso non è così perché ci siamo resi conto anche di un’altra cosa. Che noi vediamo, i direttori sportivi dalle ammiraglie vedono e sanno. Sono in contatto con i ragazzi e sanno come stanno e fin dove possono arrivare.

«Contatti con i ds? No, non possiamo. Sì, può capitare che gli chiediamo una bottiglietta d’acqua o una barretta se non ci siamo potuti fermare, ma nulla più. E lo stesso vale con i corridori. Magari se c’è un italiano e deve chiudere o scappare ci sta un incitamento, ma lì finisce».

Guido Bontempi
Bontempi (in 2ª ruota) e davanti c’è Chiappucci
Guido Bontempi
Bontempi (in 2ª ruota) con Chiappucci

Da velocista a velocista

Bontempi come accennato è stato uno dei più grandi sprinter del ciclismo italiano. Ha vinto tappe al Tour, alla Vuelta, e ben 16 al Giro. Il giudizio sui suoi “colleghi attuali” ha quindi un certo valore.

«Difficile dire chi mi ha colpito. Troppo diverso ormai questo ruolo. Sono tutti molto prepararti e soprattutto fanno solo quello. Io quando vincevo le volate il giorno dopo dovevo tirare per Roche o Visentini perché dovevano vincere il Giro. Oggi il velocista è quasi un peso e quindi o le squadre ci partono appositamente, come la Groupama-Fdj con Demare quest’anno, o se puntano alla classifica neanche lo portano più».

E a proposto di quest’anno che ricorda Guidone dello Stelvio? 

«Ho visto un Nibali stanco, anche di testa. La carta d’identità non la si cambia. E ho visto dei giovani forti».