Una tappa con la Cofidis: emozioni dentro la corsa

28.05.2025
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BORMIO – Una giornata trascorsa nella seconda ammiraglia del Team Cofidis a respirare la corsa e sentirne le voci. Entrare nel vivo del Giro d’Italia è qualcosa di unico e in grado di regalare un punto di vista diverso alla corsa rosa. Il ritrovo con la formazione guidata da Roberto Damiani è nel piazzale che ospita i pullman alla partenza di San Michele all’Adige. La squadra francese non ha un uomo in classifica e in una frazione complicata ed esigente come la numero diciassette di questo Giro c’è un unico obiettivo: andare in fuga

Saliamo in macchina con Gorka Gerrikagoitia, diesse della Cofidis, che ci farà da sherpa sulle montagne che dal Trentino ci portano nel cuore delle montagne lombarde: a Bormio. 155 chilometri e due passi da far tremare le gambe: Tonale e Mortirolo

Eccoci alla partenza, a sinistra Gorka Gerrikagoitia, il diesse che ci ha accompagnato in questa giornata
Eccoci alla partenza, a sinistra Gorka Gerrikagoitia, il diesse che ci ha accompagnato in questa giornata

Ore 12,25: si parte

Chiudiamo la portiera e si entra in clima gara, la seconda ammiraglia anticipa la partenza e si va a posizionare al primo rifornimento. Si trova uno spazio tra le macchine di Alpecin-Deceuninck e quella della XDS Astana, i vincitori di ieri. La gara si accende presto e l’andatura del gruppo procede a scatti ci racconta la voce di radio corsa. L’uomo designato per entrare nella fuga del mattino è Stefano Oldani e la tattica è semplice: avvantaggiarsi per poi cercare di rimanere agganciati al gruppo della maglia rosa qualora dovesse rientrare. 

La maglia rossa e gialla del milanese si intravede sempre nel piccolo schermo dell’ammiraglia. Una volta superato il traguardo volante di Cles il gruppo in avanscoperta prende forma, Oldani c’è. Tra le portiere e i sedili carichi di ruote e borracce si sente la voce di Roberto Damiani, calma e serafica. Il diesse lo guida dandogli indicazioni continue: «Stai sulle ruote – si sente dal trasmettitore gracchiante – non ti devono vedere fino in cima al Tonale».

«La strada spiana ora – riprende poco dopo – mancano tre chilometri alla vetta».

«Vai regolare del tuo passo – gli consiglia quando Fortunato allunga – c’è anche il Mortirolo dopo». Intanto la zip della maglia rossa e gialla è spalancata. «Bene sei scollinato – ancora – è il momento di mettere in bocca qualcosa».

Il gruppetto

Alle spalle di Oldani c’è la macchina guidata da Damiani, come dicevamo, mentre noi con Gorka Gerrikagoitia e il massaggiatore Michael Mainguenaud siamo dietro al gruppetto. Già dai chilometri iniziali del Tonale si capisce che la giornata alle spalle dei primi sarà lunga. Ancor prima che parta la salita vera e il gruppetto dei velocisti prende forma. Dalla sua coda è un continuo avanti e indietro tra le ammiraglie. Ci sono da riempire le tasche e le gambe. Jonathan Lastra, Nicolas Debeaumarché, Jan Maas, Sylvain Moniquet e Anthony Perez vanno e vengono. C’è chi chiede un gel, una borraccia con cinquanta grammi di carboidrati (c’è scritto sul tappo) o delle barrette. 

Tonale alle spalle e ci si lancia in discesa, di chilometri davanti ce ne sono ancora novanta ma almeno i successivi venticinque non causeranno altro mal di gambe. Debeaumarché prende la mantellina troppo tardi e non riesce a chiuderla in tempo. Si prende qualche rischio e qualche parola di rimprovero da parte del diesse basco Gerrikagoitia. 

Intanto in testa alla corsa Oldani lotta per rimanere con i migliori
Intanto in testa alla corsa Oldani lotta per rimanere con i migliori

Mortirolo e attacchi

Il gruppo di testa attacca il Mortirolo, Oldani è ancora con i primi e la voce di Damiani torna a scandire la salita. Intanto alle spalle la Polti-VisitMalta fa il ritmo. «Così danno una grande mano alla EF Easy Post – commenta Gerrikagoitia – non capisco perché tirare ancora. Ormai la fuga è andata. Oggi Carapaz lo vedo bene, secondo me attacca ancora». 

Il segnale va e viene e la piccola televisione posizionata tra noi e il diesse basco ci mostra poche immagini. Nel frattempo il gruppetto, numeroso oggi, fa girare le gambe con la speranza che la salita finisca presto. Due corridori della Intermaché rientrano, sono Van Der Hoorn e Van Hoecke, per festeggiare il recupero si battono un pugno energico in segno di intesa. Dalla macchina escono altri gel e barrette e quando Carapaz attacca a pochi metri dal GPM dietro si intravede l’arco dei meno cinquanta chilometri all’arrivo. «La giornata è ancora lunga», si commenta in macchina. 

Per cinque dei sette corridori della Cofidis rimasti in gara questa tappa si prospetta lunga e difficile
Per cinque dei sette corridori della Cofidis rimasti in gara questa tappa si prospetta lunga e difficile

Del Toro o Carapaz?

La picchiata verso Sondalo e la Valtellina fanno tirare il fiato e riordinare le idee in coda al gruppo. Davanti iniziano i fuochi d’artificio. «Steinhauser – commenta Gerrikagoitia – è un buon alleato per Carapaz. Secondo me riprendono la fuga e va a vincere». Però la presenza di Pidcock porta la Q36.5 Pro Cycling a collaborare per chiudere il gap. Lo strappo de Le Motte viene preso di petto e Bardet dalla testa della corsa allunga. Su di lui si riportano Carapaz e Del Toro: la vittoria è un gioco a tre. 

Quando la maglia rosa allunga nell’ultimo chilometro il commento del nostro compagno di viaggio è un’espressione classica tra gli spagnoli: «Que ataque brutal!». «Questo è un bel colpo per Del Toro – commenta il diesse della Cofidis – un segnale importante per il morale. Ma la sfida è aperta».

Il messicano festeggia, a noi mancano ancora quindici chilometri all’arrivo e quando pensiamo che la condanna di chi corre alle spalle è di fare fatica e avere poco tempo per recuperare inizia anche a piovere. Nel nostro passaggio sulla salita de Le Motte il gruppetto si allunga e il numero 23 Simon Guglielmi perde le ruote. Lo passiamo, lui si accoda un attimo e poi ritrova la sua ammiraglia. Prima della deviazione verso l’arrivo supera la coda delle macchine e gira a sinistra verso il traguardo. Un cenno di ringraziamento a Gerrikagoitia e le strade si dividono

E’ stata una giornata lunga, finita ben dopo i primi ma allo stesso tempo ricca di emozioni. Vivere una tappa nel vivo della corsa e insieme agli ultimi ci ha ricordato che il Giro d’Italia è di tutti e non solo delle maglie colorate e degli sguardi pieni di energie. Tutti meritano rispetto e qualche parola e questo il popolo del ciclismo che è accorso numeroso sulle strade lo sa. L’entusiasmo non è mai mancato, nemmeno 37 minuti e 28 secondi dopo il passaggio Del Toro.

Gruppetto, l’app che unisce tutti i ciclisti

21.10.2022
6 min
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Gruppetto nel mondo del ciclismo è una parola internazionale. Che sia un Tour de France, il Giro d’Italia, la Vuelta Espana o qualsiasi altra corsa, quando si pronuncia la parola “gruppetto” (rigorosamente in italiano) tutti sanno che di lì in poi non si pedalerà più da soli. Ed è proprio questo il concetto che c’è alla base di questa app unica e innovativa. Un nuovo modo di intendere le uscite in bici, che partono da una una vera e propria piazza virtuale in cui ritrovarsi per decidere che strada percorrere insieme nella vita reale. 

Le funzioni sono varie con possibilità di organizzare il giro su più livelli e specifiche tecniche
Le funzioni sono varie con possibilità di organizzare il giro su più livelli e specifiche tecniche

Come funziona?

La funzione principale è quella di organizzare gruppetti per poter pedalare insieme, scegliendo in base alla propria località e al proprio livello. Tutti possono vedere l’evento creato e farsi trovare al punto di partenza prestabilito, è un modo per connettere tutti i ciclisti che spesso non sanno con chi uscire oppure per scoprire nuovi percorsi. 

Le opzioni sono tante, dalla pedalata semplice all’organizzazione di una “Ride” non competitiva o una vera e propria “Gara” con tanto di dettagli relativi al tesseramento degli iscritti ed elenco su file excel (scricabile dall’organizzatore).  Con il valore aggiunto della community dove condividere come se fosse un social network il ciclismo, dai giri agli articoli a post e foto. Ci porta alla scoperta di quest’app Danilo Borroni, fondatore di Gruppetto. 

L’idea

La nascita risale nel momento più buio dell’ultimo biennio, come per molte altre idee legate alla socialità. Un’idea che abbatte ogni limite e orizzonte dello stare insieme in sella.

«E’ un progetto nato nel 2020 – dice Borroni – quando eravamo tutti chiusi in casa e non potevamo fare niente. Facendo i rulli ho pensato a questa cosa. Perché non passare dal meetup virtuale a quello reale? Allora mi sono confrontato con Simone Valenziano che è poi entrato in società e nella fattispecie chiedendo a lui che ha un’azienda di nome operaLogica che si occupa di sviluppare app e software. Abbiamo cercato di capire quale sarebbero state le difficoltà e i costi. Quando abbiamo capito che l’idea si sarebbe potuta realizzare, ci siamo rimboccati le maniche e siamo partiti.

«L’idea di base – continua – è stata quella di creare uno strumento che permettesse di organizzare uscite e socializzare in bicicletta. Io domani se voglio uscire in bici vado sull’app, creo il mio gruppetto, invito i miei amici e chiunque da quel momento può vedere e semmai aggiungersi. Si possono vedere l’orario di partenza e le specifiche del giro. Le fondamenta sono proprio queste. La speranza è che un domani non solo in Italia ma in tutto il mondo si possa aprire l’applicazione, vedere se ci sono giri nei dintorni per aggregarsi o crearne uno. 

«Non ci siamo limitati al concetto base. L’app si è evoluta in questo anno con delle nuove funzionalità. Si possono per esempio organizzare gare oppure anche degli eventi sponsorizzati. Per esempio i produttori di bici o componenti possono far scoprire i propri prodotti organizzando una ride. O per esempio anche per far conoscere il territorio, per esempio una Pro Loco che organizza un giro per mostrare una zona in particolare».

Scegli tu il gruppetto

La scelta è in mano all’utente che si può creare il suo gruppetto o aggregarsi a quello più congeniale. «Nel momento in cui l’utente – spiega Borroni – va a creare il gruppetto, ci sono quattro tipologie di creazioni. Una semplice dove tu crei il gruppo dando solo le coordinate di partenza. Perciò si impostano data orario e luogo e una serie di specifiche come: livello partecipanti e la media oraria che si terrà a grandi linee. Poi c’è l’opzione per creare il percorso e disegnarlo sulla mappa, mettendo i punti e le strade. Dopodiché condividendolo in automatico l’applicazione fornisce tutte le caratteristiche del giro con altimetria e chilometraggio. La terza tipologia consiste nell’importare un percorso da Strava, come per esempio un giro già fatto o visto da qualche altro profilo. L’ultima possibilità è invece quella di caricare la traccia GPX. Scaricando le tracce si possono replicare tappe, corse, giri famosi o semplicemente una percorso consigliato da un amico. 

«Rimane alla base di tutto – dice – l’inserimento di dati che ti permettono di capire che tipo di gruppetto è pronto a partire per evitare che neofiti vadano in giro con esperti e viceversa. Oltre a questo bisogna decidere la tipologia di terreno. Lo abbiamo diviso in tre: strada, fuoristrada e misto. Quest’ultimo è da intendersi come gravel, ma non per forza esclusivamente per questa disciplina. Si possono inserire punti d’interesse a livello territoriale e non solo. Per esempio posso mettere che nel giro si passerà vicino ad un monumento in particolare per rendere interessante il percorso».

Condividere la passione

Oltre al giro in bici, Gruppetto vuole mettere al servizio del ciclista la voglia di condividere una passione unica come quella della bici anche quando si scende di sella.

«La community – racconta Borroni – per come la intendiamo noi si basa sul fatto di creare un vero e proprio social per il ciclista. Banalmente se si va sui social network, spesso veniamo tempestati di informazioni che molte volte non ci interessano nemmeno. La nostra idea è quella di far sì che chi apre la sezione community trovi i gruppetti e i giri degli amici che sono stati fatti e quelli che sono in programma. In più la parte social con un’interazione anche esterna con post di articoli di giornale inerenti al ciclismo ma anche contenuti come risultati legati alle corse a approfondimenti tecnici». 

La sezione community può essere una preziosa cassa di risonanza per chi vuole organizzare eventi e pubblicizzare gare o ride.

«Prendendo come esempio il mondo gravel agli albori – conclude Borroni – tante manifestazioni sono organizzate in modo non così esaustivo. Con la nostra funzione gara, l’organizzatore di turno può dire che per iscriversi si può fare tramite Gruppetto e gran parte viene gestita dall’app. Tra le altre cose se tu sei un agonista quando si crea il profilo si può caricare la propria tessera della federazione. Nel momento in cui ci si iscrive alla gara l’organizzatore vede la tua tessera in automatico e di conseguenza estrapolare un file excel con i dati collegati».

Gruppetto

Giro, Tour, Vuelta: come cambia il gruppetto? Ce lo dice Consonni

13.07.2022
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Lo abbiamo visto al Giro d’Italia. Lo vediamo in questi giorni al Tour de France e lo rivedremo alla Vuelta Espana: parliamo del gruppetto. Il mitico… salvagente dei velocisti. Ma è possibile metterli a confronto? O alla fine sono tutti uguali? Nei giorni scorsi una prima distinzione l’aveva fatta Dainese. Sprinter, apripista, passistoni, gente che non punta alla classifica che arranca (o si risparmia in salita) e spinge pancia a terra in discesa e nei fondovalle….

Simone Consonni, velocista, ha preso parte a tutti e tre i grandi Giri e tutte le volte ha avuto a che fare con il gruppetto. Indirettamente ne parlammo con lui proprio nelle tappe di montagna al Giro d’Italia e nello specifico la sera di Aprica, dopo il Mortirolo.

Simone Consonni nel Tour 2020 ha aiutato Viviani. Entrambi rischiarono di finire fuori tempo massimo in alcune tappe di salita
Simone Consonni nel Tour 2020 con Viviani, rischiando a volte di finire fuori tempo massimo
Simone, è possibile mettere a confronto il gruppetto dei tre grandi Giri?

Tutto dipende da come ci si arriva, fisicamente e mentalmente, soprattutto nella terza settimana, che solitamente è quella con più salite e ha poco da dire al velocista. Forse la terza settimana ha un po’ più di valore al Tour perché c’è l’arrivo dei Campi Elisi che tiene alta la tensione per noi uomini veloci. Quindi la soffri di più, ma con la volata finale di Parigi sei più motivato.

E ci sono delle differenze quindi?

Un po’ sì. Credo che il gruppetto del Tour sia il più duro, quello che richiede più gambe. I motivi principali sono due: tempi massimi, che sono un po’ più stretti, e perché si va più forte. Al Tour chi attacca, anche nelle tappe di salita, è gente come Van Aert, Alaphilippe… Corridori, campioni che vincono le classiche. E quando si muovono loro si sente. Come watt medi necessari per restarci, il gruppetto del Tour è il più difficile.

Quello del Giro?

E’ il gruppetto che conosco meglio, visto che ho disputato quattro volte la corsa rosa. Per un velocista è il più duro mentalmente. Tanto per tornare al Crocedomini di cui parlavamo la sera dell’Aprica: parti e ti trovi di fronte tante salite lunghe, sai che ti aspettano 6-7 ore di processione da solo con la tua bici. Anche se vicino ci sono gli altri. E peggio ancora se resti da solo davvero, se ti stacchi subito. Questo anche perché le salite tendenzialmente sono un po’ più dure. Alla fine infatti il gruppetto del Tour è un po’ più veloce. Su salite più pedalabili riesci a farti compagnia. Il gruppetto del Giro lo definirei di sfinimento.

Il problema maggiore per gli sprinter sono le lunghe salite in avvio. Soprattutto se la tappa è corta
Il problema maggiore per gli sprinter sono le lunghe salite in avvio. Soprattutto se la tappa è corta
Bella questa: gruppetto di sfinimento…

Eh sì. Pensate ai “trittici” del Giro con tappe di 4-5.000 metri ognuna in successione. A livello mentale fai fatica anche a colazione. In quel momento pensi che mangiare 30-40 grammi in meno ti possa aiutare in salita.

E quello della Vuelta? Alcuni tuoi colleghi ci hanno detto che per certi aspetti sia il peggio di tutti visti i percorsi con tante salite sin dal via…

Premesso che la Vuelta è stato il mio primo grande Giro, con poca esperienza e poche gambe, non vorrei dire falsità! Vero, in parte è così: è il peggiore. Il gruppetto della Vuelta è più altalenante. Spesso ci sono salite sin dall’inizio, ma il problema più grande è che con tante salite, in Spagna ci sono meno velocisti. Ed è un gruppetto più risicato. Quando l’ho fatta io per fortuna c’era anche Elia (Viviani, ndr) che aveva i suoi due o tre uomini di fiducia e così mi sono appoggiato a lui. Ed è stato un bel riferimento. Il gruppetto della Vuelta è più difficile da prendere. 

Cosa intendi?

In tanti, anche i corridori veloci, usano la Vuelta per preparare il mondiale, specie se è un mondiale veloce. Così succede che anziché staccarsi nelle tappe dure, provano a tenere sulle prime salite proprio per allenarsi. Quindi nel gruppetto restano in pochi e non si forma subito.

Vuelta 2021, Lagos de Covadonga: in partenza subito grande bagarre. Gli ultimi (i QuickStep di Jakobsen) hanno incassato oltre 45′
Vuelta 2021, Lagos de Covadonga: in partenza subito grande bagarre. Gli ultimi (i QuickStep di Jakobsen) hanno incassato oltre 45′
Insomma, nel gruppetto non si va a spasso…

No, no… In generale il gruppetto più duro è quando non stai bene. Se invece ci sei, se hai la gamba lo tieni benone.

E sta cambiando? Una volta si andava piano in salita e si tirava in pianura…

In linea di massima questo è ancora così. Semmai ho notato che negli ultimi anni i tre grandi Giri si stanno livellando come tipologia di percorsi. La distinzione resta, ma è sempre meno marcata. E anche i corridori sono tutti super preparati. La differenza alla fine la fanno la tua condizione e l’approccio mentale. E in tal senso il Giro è il più duro. Alla Vuelta anche se non c’è la tappa finale in volata, ma c’è la crono, pensi al mondiale. Al Tour c’è lo sprint di Parigi, ma al Giro? Tutta fatica per cosa? L’anno del Covid, che feci Tour e Giro in successione, l’ultima settimana fu devastante, tanto più sapendo che poi sarei andato in vacanza e che la tappa finale era a crono.

Prima hai detto che ti appoggiavi a Viviani. Ci si aiuta?

Al via di un grande Giro, la prima cosa che fa uno sprinter è guardare le squadre degli altri velocisti. E quando, per esempio, al Giro vede una Groupama-Fdj schierata tutta per Demare, da una parte dice: porca miseria, saranno fortissimi! Dall’altra però sa bene che per le tappe di montagna può stare a ruota.