Germani tra Giro e Vuelta: l’analisi di due fatiche diverse

05.09.2024
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Le grandi fatiche di Lorenzo Germani alla Vuelta (immagine Groupama-Fdj in apertura) si distendono e trovano pace nell’ultimo giorno di riposo a Oviedo. Il tempo non è stato dei migliori, la pioggia picchietta sulle finestre dell’hotel e gli atleti ne approfittano per rilassarsi. Germani sta mettendo insieme, giorno dopo giorno, il suo secondo Grande Giro della stagione. Prima l’esordio al Giro d’Italia e poi il ritorno alla Vuelta Espana, esattamente un anno dopo il debutto. 

«Oggi (lunedì, ndr) – racconta Germani – è stato un giorno rilassante, disteso. Il brutto tempo ci ha impedito di fare la nostra sgambata, così ho deciso di non fare nulla. Ci fosse stato il sole, una pedalata a ritmi blandi l’avrei fatta volentieri, ma vista la pioggia ho rinunciato. Non aveva senso fare i rulli giusto per farli, mi sono detto che sarebbe stato meglio fermarsi totalmente».

Recupero assoluto nel secondo riposo a Oviedo (foto Groupama-FDJ)
Recupero assoluto nel secondo riposo a Oviedo (foto Groupama-FDJ)

Giorni difficili

Quelle della Vuelta non sono state fino ad ora tappe facili, la seconda settimana ha messo il carico da cento sulle gambe degli atleti. Il caldo spagnolo non ha risparmiato la carovana, lo si è visto nei giorni passati. A farne le spese è stato anche Antonio Tiberi, ritiratosi per un colpo di calore nella nona tappa, con arrivo a Granada. 

«Ho passato una serie di giorni non facili – spiega Germani – ma ho terminato abbastanza bene la settimana. I primi nove giorni c’erano temperature medie sopra i 40 gradi centigradi, tanto che non capivo se fossi io a stare male o il caldo a svuotarmi. Era come se ci fosse un forno aperto davanti alle nostre facce, anche in discesa non ti raffreddavi. Mi sentivo bloccato, sia con il respiro che con le gambe. Poi la seconda settimana siamo saliti a nord, le temperature erano minori ma l’umidità era talmente elevata che si sudava anche a stare fermi».

L’unica cronometro corsa fino ad ora è stata quella di Lisbona del primo giorno
L’unica cronometro corsa fino ad ora è stata quella di Lisbona del primo giorno

Due fatiche diverse

Germani dopo il Giro ha riposato, ripartendo con la preparazione in vista della sua seconda Vuelta. Proprio questa partecipazione a due dei tre Grandi Giri ci ha fatto chiedere come sia viverli dall’interno. Quali sono le differenze e come si affrontano queste due fatiche simili ma in realtà tanto diverse. 

«Qui in Spagna – analizza – nella seconda settimana abbiamo fatto più di 4.000 metri di dislivello al giorno. Mentalmente e fisicamente è difficile da gestire, non hai una tappa che ti permette di respirare. Non ci sono state tappe in cui staccare, come può essere una cronometro o una frazione pianeggiante. Da martedì a domenica è stato un costante martello pneumatico».

«Anche al Giro abbiamo incontrato giorni caldi – continua – ma non a questo livello, sarà anche il periodo dell’anno. Ci sono state anche le tappe dure e impegnative, ma in stile normale. Magari c’era una tappa piatta, poi una vallonata e infine una o due di montagna con salite lunghe ma pedalabili».

Le salite alla Vuelta sono delle rampe verticali con pendenze sopra al 10 per cento che fanno male alle gambe
Le salite alla Vuelta sono delle rampe verticali con pendenze sopra al 10 per cento che fanno male alle gambe

Le salite

Alla Vuelta si sa che non ci sono montagne simili alle nostre, le salite sono più brevi ma verticali, quasi dei muri. Questo fa una grande differenza nel metodo di approccio della fatica. 

«Ci sono state scalate brevi – spiega ancora Germani – ma molto molto ripide. Ieri (domenica, ndr) sul Cuitu Negru pensavo di ribaltarmi all’indietro. C’è stato un tratto al 24 per cento. Sembrava una di quelle strade private che usano i pastori per portare al pascolo i greggi, non mi stupirei fosse davvero così. Abbiamo pedalato per diverse volte su tratti lunghi, tipo 5 chilometri, a pendenze del 12 per cento. Al Giro non hai queste cifre, le salite sono più lunghe e dolci ed è un costante sali e scendi. La pendenza media è del 7 per cento, non del 10 o 11».

La prima settimana si è corsa tutta con la temperatura superiore ai 40 gradi (foto Groupama-FDJ)
La prima settimana si è corsa tutta con la temperatura superiore ai 40 gradi (foto Groupama-FDJ)

Corridori diversi

Tutto questo influisce sulla fatica fatta dai corridori e sulle scelte delle squadre, infatti in Spagna è difficile vedere dei velocisti puri. 

«Le squadre – racconta Germani – hanno portato tanti scalatori e passisti scalatori a supporto del leader, come Nico Denz. L’atleta che si avvicina per caratteristiche ai velocisti è Groves, ma definirlo tale è riduttivo. Se dopo una tappa con 3.000 metri di dislivello arrivi davanti e vinci, vuol dire che sei forte anche in salita. Infatti il gruppetto qui va davvero forte, il livello è alto. Al Giro, invece, i velocisti puri c’erano e capitava che si chiamasse gruppetto già dal chilometro zero. Qui no, tutti vogliono rimanere attaccati e provare a resistere. Parlavo con De Gent qualche giorno fa, mentre eravamo nel gruppetto, scherzando mi ha detto che avrebbe fatto meglio a ritirarsi alla fine del 2023, considerando che manca ancora una settimana di gara».

Le differenze tra i leader non sono così marcate, la corsa diventa molto aperta e imprevedibile
Le differenze tra i leader non sono così marcate, la corsa diventa molto aperta e imprevedibile

Fuori i tre tenori

Un altro tema che ha tenuto banco per quanto riguarda la Vuelta è l’assenza di Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel. Questo ha aperto la possibilità a tutti gli altri di potersi giocare la vittoria di una Grande Giro, cosa non da poco visti i tempi in cui viviamo. 

«Ogni giorno è una bagarre – replica Germani – ci sono molti pretendenti alla vittoria di tappa e questo il gruppo lo sa. Le fughe prendono forma di forza e hanno grandi possibilità di arrivare in fondo, sono tutti super agguerriti. Non c’è la squadra forte che va a prendere i fuggitivi tutte le volte, come era la UAE al Giro. I ragazzi della Decathlon AG2R tirano ma non vogliono rientrare sui primi, quindi la fuga anche con 6 o 7 minuti sa che può giocarsi la vittoria. Al Giro non eri sicuro di arrivare al traguardo nemmeno con 10 minuti.

«I distacchi in classifica generale sono contenuti – conclude – a testimonianza che c’è un corridore più forte, Roglic, ma che non domina in lungo e in largo. Roglic, Mas, Carapaz e Landa sono racchiusi in due minuti. Al Giro Pogacar aveva questo vantaggio alla fine della prima settimana».

Madouas non ha rimpianti, quell’argento è storia…

22.08.2024
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Se la vittoria di Evenepoel a Parigi 2024 poteva anche essere messa in preventivo, considerando le caratteristiche del tracciato, la straordinaria prestazione di Valentin Madouas è stata una vera sorpresa decisamente lieta per i padroni di casa. Uno di quegli argenti dolci a differenza di tanti altri, in un’Olimpiade fortunata come numero di medaglie, ma meno ricca di oro di quanto ci si potesse attendere. Tanto è vero che il quinto posto nel medagliere ha lasciato ai francesi l’amaro in bocca.

Il francese a ruota di Evenepoel. In salita il belga farà la differenza, ma l’argento non sfuggirà
Il francese a ruota di Evenepoel. In salita il belga farà la differenza, ma l’argento non sfuggirà

Madouas non può davvero rimproverarsi nulla, ha tenuto l’attacco del più accreditato rivale e poi, quando sulla salita finale di Montmartre l’ha visto andar via, nulla ha potuto, ma è stato capace di tenere lontani gli avversari. Ora però il portacolori della Groupama guarda già oltre.

«Sono davvero molto contento della mia prestazione – dice – ma è vero che ci sono gare importanti in arrivo e non posso negarlo. Anche se ovviamente ho cercato di assorbire il più possibile tutte le energie della gente, il loro entusiasmo destato da questo argento».

Madouas al Tour du Limousin ha potuto tastare con mano l’affetto dei tifosi
Madouas al Tour du Limousin ha potuto tastare con mano l’affetto dei tifosi
Come giudichi nel complesso tutta l’Olimpiade vissuta in casa?

Qualcosa di magico, siamo usciti da due settimane di festa, con un’ottima organizzazione. Quando i Giochi sono finiti era palpabile nell’aria un sentimento misto di malinconia e di stordimento, quando torni a casa ti sembra strano. Riprendi la solita vita e ti sembra quasi inconsueto ciò che prima era normale. Ogni cosa d’altronde ha una fine. E’ anche per questo che sono andato subito al Tour du Limousin. Si trattava di mettere un punto e ripartire, andare avanti, ricominciare sì da quella performance che è stata bellissima, ma non dimenticando che c’è tanto altro.

Come hai festeggiato?

Abbiamo trascorso una settimana incredibile, lì e anche qualche altro giorno dopo. E’ tutto questo ambiente che rende il tempo il migliore che ho potuto trascorrere in bicicletta. Abbiamo festeggiato fino all’una di notte con gli altri ragazzi che quel giorno avevano vinto medaglie, c’era un entusiasmo enorme. Poi abbiamo continuato con i miei amici che erano presenti al Club France (il corrispettivo di Casa Italia, ndr). Siamo usciti a bere qualcosa insieme. Ma quell’entusiasmo è andato avanti il giorno dopo e quello dopo ancora. Per questo dopo la fine dei Giochi avevo bisogno di normalità.

La grande festa dei francesi, con Madouas (di spalle), Laporte e Alaphilippe
La grande festa dei francesi, con Madouas (di spalle), Laporte e Alaphilippe
In televisione si è vista la paura di Evenepoel non sapendo il suo vantaggio quando ha forato: voi come avete vissuto l’inseguimento, avevate notizie sul distacco dal belga e il vantaggio sugli inseguitori?

No, non sapevo nulla. Del fatto che ha avuto problemi meccanici sono venuto a conoscenza dopo l’arrivo. Non avrebbe fatto molta differenza per me se lo avessi saputo perché ero concentrato sulla mia gara. Era già abbastanza davanti a me, non sarebbe cambiato nulla e penso che avrei ottenuto lo stesso risultato. Il fatto di non avere le radio e quindi non sapere cosa succede davanti e dietro è una sorta di vantaggio e allo stesso tempo uno svantaggio. E’ solo un modo di correre diverso, ma poi quel che conta davvero è il rendimento che hai, le tue gambe. I valori vengono comunque fuori.

Che cosa significa per il ciclismo francese avere ben due medagliati nella prova olimpica?

Tantissimo, se si pensa che erano oltre 70 anni che la Francia non portava a casa una medaglia su strada, dall’oro di Beyaert a Londra 1948. E’ stato qualcosa di molto grande per il ciclismo francese, ne sono arrivate addirittura due. E ne sentiremo parlare qualche anno dopo la nostra carriera, sia per me che per Laporte.

Il 28enne di Brest è una colonna della Groupama che gli ha permesso di crescere con calma
Il 28enne di Brest è una colonna della Groupama che gli ha permesso di crescere con calma
Dal 2017 sei alla Groupama: quanto è importante per il ciclismo francese avere team nel WorldTour che hanno anche settori giovanili di alto livello?

Per noi è fondamentale perché attraverso la grande vetrina che è il Tour de France si muove tutto il ciclismo nostrano e avere gruppi come il nostro che agiscono al massimo livello è essenziale per il movimento. E’ vero che gli sponsor francesi vogliono alzare il loro livello e vincere le grandi gare, per le ripercussioni che possono avere, basti pensare a quel che significherebbe un francese vincitore della Grande Boucle. Per questo si investe tanto sulle squadre giovanili.

E’ un vantaggio?

Permette loro di allenarsi e raggiungere un livello molto alto il più rapidamente possibile. Le squadre straniere sicuramente hanno più soldi e più budget di noi, quindi dobbiamo riuscire a trovare qualcosa di diverso per poter attrarre i giovani. Il fatto di avere dei settori giovanili forti come il nostro ci permette di avere un piccolo vantaggio sulle grandi squadre.

Lo scorso anno Madouas aveva vinto il titolo francese. Ormai oltralpe è un riferimento assoluto
Lo scorso anno Madouas aveva vinto il titolo francese. Ormai oltralpe è un riferimento assoluto
Ora che sono passati giorni, per un ciclista professionista l’Olimpiade è qualcosa di speciale o vale quanto un mondiale o una classica monumento?

Difficile dirlo, è però vero che è qualcosa di profondamente diverso. Negli ultimi anni abbiamo visto che i Giochi Olimpici hanno un posto sempre più importante. Prima c’erano grandi campioni che correvano questa corsa quasi con fastidio. Ora i corridori vogliono vincerla. Non è una Monumento, non è un campionato del mondo perché lì hai la possibilità ogni anno. E’ una gara che si svolge ogni 4 anni e che è davvero a sé stante.

Il mondiale di Zurigo può essere adatto a te?

Beh, lo spero. E’ un percorso che mi piace. Può essere un obiettivo. Guarderò al più presto le strade, ma in ogni caso dipenderà molto da come ci arriverò, da quante energie avrò a disposizione perché sono tracciati che non perdonano. Somiglia un po’ al GP di Montreal dove sono stato quarto lo scorso anno e ricordo bene la fatica fatta… Potrebbe essere un grande obiettivo per la fine della stagione? Io dico di sì…

Finisher Evo: la perfezione al servizio degli atleti della Groupama

19.07.2024
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Julbo, azienda francese produttrice di caschi e occhiali per il ciclismo, ha deciso di celebrare il suo secondo anno in compagnia del team WorldTour Groupama-FDJ. Come? Semplice, con un nuovo modello di casco dedicato alla strada. Non un prodotto qualsiasi, però, e questo lo si capisce anche dalla vetrina scelta per presentarlo: il Tour de France. Il modello si chiama Finisher Evo e rappresenta l’avanguardia per i caschi da ciclismo. Creato da zero, e per questo senza limiti, è nato così un prodotto aerodinamico, ventilato e innovativo. Tante sono le funzionalità esclusive che rendono il Finisher Evo un vero e proprio marchio di fabbrica di Julbo.

Questo il casco Finisher Evo, realizzato in collaborazione con gli atleti della Groupama-FDJ
Questo il casco Finisher Evo, realizzato in collaborazione con gli atleti della Groupama-FDJ

Numeri da capogiro

Un casco nato dopo una serie infinita di test e di ore di lavoro. Da Julbo fanno sapere che le ore passate in galleria del vento per migliorarne le performance sono state addirittura 30. Mentre le ore di test sul campo sono state più del doppio: 70 e sono stati chiamati a dare il loro parere tutti i corridori del team Groupama-FDJ.

Le due realtà hanno lavorato in stretta sinergia, vista anche la vicinanza delle loro sedi operative: nemmeno tre ore di macchina! Finisher Evo è un casco totalmente Made in France e presentato nella corsa simbolo per il Paese: il Tour de France, in corso proprio in questi giorni.

Il casco

Uno degli obiettivi principali per Julbo era garantire ai corridori una calzata pressoché perfetta. Questo viste anche le tante ore passate in sella dai ragazzi del team, e non solo in gara. Sono stati evidenziati, negli studi sulla forma della calotta, tre diverse tipologie di testa. Dati che hanno portato alla nascita della calzata che possiamo oggi ammirare. Anche le taglie sono importanti, ai fini del comfort, e il Finisher Evo ne offre tante, in più offre una tenuta circolare a 360 gradi con una regolazione verticale importante. Ogni ciclista può trovare, in questo modo, la miglior vestibilità possibile.

Nelle gare di ciclismo, così come nelle uscite di tutti i giorni, non deve mancare la sicurezza. Julbo ha integrato nel casco il sistema Roll Cage, per una struttura più compatta e leggera. Questo consente di avere nella calotta ampie aperture per la ventilazione, migliorandola notevolmente.

Prestazioni al top

Per un team WorldTour le prestazioni sono fondamentali. Julbo e i suoi tecnici hanno sviluppato, grazie al contributo del software CFD (Computational Fluid Dynamics) delle linee che ottimizzano il flusso d’aria. Sia nella parte anteriore che in quella posteriore. Le turbolenze, sinonimo di calo di prestazione per un ciclista, sono così ridotte al minimo.

Una novità particolarmente interessante è la calotta rimovibile SpeedShell. Risultato di diverse ricerche che hanno portato Julbo ad offrire una soluzione facile e intuitiva che migliora le prestazioni aerodinamiche qualora ce ne fosse bisogno, come nelle tappe veloci. I corridori hanno in mano un solo prodotto, dotato però di un accessorio funzionale e maneggevole da applicare sulla calotta.

Julbo

Julbo accende l’estate con la capsule collection Blaze Series

04.07.2024
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L’azienda francese Julbo è protagonista da oltre 130 anni nel settore dell’occhialeria sportiva e dal 2023 partner della Groupama-FDJ, attualmente al Tour con il giovane Lenny Martinez e i più esperti David Gaudu e Stefan Kung. Julbo ha appena presentato una nuova “fiammeggiante” capsule collection. Si chiama Blaze Series (dove “blaze” significa “fiamma”) e comprende tre degli occhiali best-seller del brand.

Il punto forte della collezione sono i nuovi colori che la caratterizzano: una combinazione di blu e rosso che vuole evocare la potenza, l’energia e la passione di Julbo per lo sport e nei confronti degli atleti. Oltre all’estetica i modelli Blaze Serie puntano però anche su altro. Sono infatti dotati di una nuova lente tecnica, la Julbo SPECTRON HD 3.

Si tratta di una lente ad alta definizione di categoria 3, che offre il comfort visivo necessario durante le lunghe giornate di pratica sportiva, accentuando i contrasti per reagire meglio agli elementi del terreno nelle sessioni sportive più impegnative. Questa lente è stata pensata per il trail running o il ciclismo, in quanto facilita l’individuazione di superfici diverse in condizioni di luce differenti. Per i ciclisti, per esempio, aiuta ad individuare più facilmente i segnali stradali e le strisce bianche sulla carreggiata. Andiamo a vedere più da vicino i tre modelli di occhiali che caratterizzano la collezione.

Gli occhiali Blaze Fury hanno la lente cilindrica con campo visivo più ampio
Gli occhiali Blaze Fury hanno la lente cilindrica con campo visivo più ampio

Fury, i più veloci

I FURY Blaze Series sono gli occhiali più votati alla velocità del brand transalpino. Questo grazie alla lente cilindrica con campo visivo più ampio e il fatto di essere stati appositamente creati per adattarsi a tutti i tipi di casco.

Sono dotati di Air Link Temple System, un inserto ammortizzante integrato all’estremità delle aste, che offre maggiore comfort e leggerezza, per mantenere gli occhiali sempre in posizione senza aderire ai capelli. La lente Full Venting rende tutta la struttura altamente ventilata, per un maggiore ricircolo dell’aria e una minimizzazione della condensa. Sono disponibili nel sito di Julbo ad un prezzo di 140 euro.

Questo è il Blaze Frequency, con Grip Nose e astine Grip Tech
Questo è il Blaze Frequency, con Grip Nose e astine Grip Tech

Frequency, campo visivo massimo

Gli occhiali da sole FREQUENCY combinano una protezione ottimale con uno stile minimalista, pensata sia per il running che per il ciclismo. Si avvalgono della tenuta garantita dal Grip Nose, un inserto morbido e aderente posto a livello del ponte, che assicura una stabilità perfetta in qualsiasi condizione. Essa si ottiene anche grazie alle aste Grip Tech, sottili e avvolgenti, realizzate in un materiale morbido che non si attacca ai capelli.

La lente è panoramica, con una superficie più estesa per un campo visivo massimo. Il prezzo dei FREQUENCY Blaze Series, acquistabili nel sito dell’azienda, è di 145 euro.

Il modello Density ha un design leggero che gli permette di pesare solo 20 grammi
Il modello Density ha un design leggero che gli permette di pesare solo 20 grammi

Density, solo 20 grammi

Il terzo modello scelto per la Blaze Series è DENSITY, che si propone di reinventare – nientemeno – i codici delle alte prestazioni sportive. Questo grazie al suo design leggero che gli permette di pesare solo 20 grammi, senza compromessi sul comfort e la qualità.

Come il precedente modello sono dotati del ponte antiscivolo Grip Nose e di aste Grip Tech, munite inoltre del dispositivo CustomFIT per una regolazione precisa, che garantisce una tenuta perfetta e durevole nel corso degli allenamenti. La lente, infine, assicura un campo visivo massimo e un flusso d’aerazione frontale naturale, grazie a un taglio delle lenti dedicato. Prezzo? Sul sito di Julbo sono presentate al pubblico a 145 euro.

Julbo

Lenny Martinez si infila nel Tour. E Mauduit spiega

26.06.2024
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Quando lo raggiungiamo, Philippe Mauduit sta guidando verso l’Italia. Il Tour è alle porte e per il responsabile sportivo della Groupama-FDJ si avvicinano giorni importanti. La squadra ha inserito Lenny Martinez all’ultimo momento, nonostante tutto quello che era stato detto al riguardo. E l’annuncio del Covid che ha impedito a Gaudu di partecipare al campionato nazionale accentua la scelta di non avere un team che ruoterà attorno ad un solo uomo. Per questa volta, la Grande Boucle della squadra di Madiot seguirà altri schemi.

Sarà per i trascorsi italiani da corridore, Mauduit è sempre stato più un uomo da Giro d’Italia, anche per il suo gusto personale. Però è innegabile che per lo squadrone che ebbe Pinot e che non ha trovato (finora) in Gaudu un successore all’altezza, la corsa della maglia gialla sia un passaggio cruciale.

Philippe Mauduit ha 56 anni e da quest’anno è responsabile tecnico del team (foto Groupama FDJ)
Philippe Mauduit ha 56 anni e da quest’anno è responsabile tecnico del team (foto Groupama FDJ)
Come mai una squadra così sbarazzina quest’anno, con i due giovani più forti?

Gregoire era previsto da gennaio. A dire la verità, quasi tutti erano previsti da gennaio, Lenny è entrato più tardi nel gioco. Però da un paio di mesi, se guardate bene il suo programma di gare, avevamo anticipato parecchio. Ha fatto l’inizio stagione fino al Catalunya, poi un periodo di riposo. Ha ripreso ad aprile nelle gare di Besançon, Grand Jura e Tour de Romandie, poi di nuovo un periodo di riposo. Quindi è ripartito a fine maggio col Mercantur (che ha vinto, foto in apertura, ndr) e poi il Giro di Svizzera. Volevamo tenerlo fuori perché è ancora giovane, ma sapevamo anche che aveva tanta voglia di esserci. E guardando come ha gestito la sua stagione, abbiamo pensato che avendo avuto il programma ideale di preparazione, non avremo niente da perdere. Noi e tantomeno lui.

Lenny ha solo sette mesi meno di Gregoire: basta questo poco tempo per fare la differenza nelle scelte?

In tutte le categorie, Lenny ha sempre gareggiato contro ragazzi che avevano quasi un anno di più. Romain è molto più maturo fisicamente, anche nel suo modo di affrontare le corse. Per questo con Lenny ci siamo andati un po’ più tranquilli.

Amorebieta, così Gregoire ha centrato la sua ultima vittoria (finora) ai Paesi Baschi
Amorebieta, così Gregoire ha centrato la sua ultima vittoria (finora) ai Paesi Baschi
Resta il cambio di impostazione. Non più tutti per uno…

A gennaio abbiamo iniziato a dire che non vogliamo una squadra legata al 100 per cento al suo capitano, ma una squadra combattiva che corra con l’istinto e la voglia di vincere tappe. In più Gaudu ha avuto un problema di Covid al Delfinato, come molti altri, e sappiamo tutti che questo non è facile da affrontare. Dipende del carico virale, c’è qualcuno che dopo dieci giorni non ha più sintomi e qualcuno che invece rimane fiacco per due o tre settimane. Guardando come sta recuperando, abbiamo pensato di portarlo comunque al Tour. L’ha avuto da più di dieci giorni, ora si sta allenando bene. Eravamo anche incerti se dirlo o meno, ma poiché questo gli ha impedito di correre il campionato nazionale, abbiamo pensato di dare una spiegazione, prima che tutti cominciassero a chiedersi perché mai non lo avesse corso.

Cosa pensi di un Tour con le prime due tappe molto dure e il Galibier il quarto giorno?

E’ un tour un po’ particolare. Alla sera della quarta tappa nessuno lo avrà ancora vinto, penso, ma qualcuno lo avrà già perso. Questo di sicuro. C’è anche la tappa con le strade bianche che sarà molto impegnativa, perché i settori sono lunghissimi. E’ un disegno un po’ particolare (dice dopo una pausa di perplessità, ndr), ma proprio per questo si può pensare che ci sarà animazione per tutto il Tour. Chi sarà andato male nella prima settimana, nella seconda e nella terza andrà per vincere le tappe. Ci sarà spettacolo e insieme ci sarà la lotta per la maglia gialla.

Stefan Kung, di nuovo campione svizzero, va al Tour con la sfida di due crono e poi quella di Parigi (foto Instagram)
Stefan Kung, di nuovo campione svizzero, va al Tour con la sfida di due crono e poi quella di Parigi (foto Instagram)
Che cosa faranno i vostri due giovani? Martinez ha il sogno della maglia a pois da regalare a suo nonno…

Con Lenny non si sa mai. Lui è molto grintoso, non fa ciclismo per passeggiare, ma per vincere. Per andare avanti e migliorare in tutto. Non parliamo di classifica generale ovviamente, però nei primi giorni e anche con questi disegni del percorso, qualcosa potrebbe inventarsi. Ovviamente anche Gregoire viene per fare la prima sua esperienza del Tour e con l’obiettivo di puntare a qualche tappa.

Tutta la Francia li aspetta per la maglia gialla?

La gente è sempre orgogliosa, così c’è chi pensa e chi invece lascia parlare le emozioni. Sapete come sono i tifosi, loro aspettano il successore di Bernard Hinault (ultimo vincitore francese del Tour nel 1985, ndr) e non hanno pazienza. Però dobbiamo essere onesti. Con Pogacar, Vingegaard e Roglic questi bimbi hanno ancora tanto da imparare.

Si può fare una domanda un po’ maligna?

Certo.

Gaudu ha corso il Delfinato sotto tono e ne è uscito con il Covid, come anche altri
Gaudu ha corso il Delfinato sotto tono e ne è uscito con il Covid, come anche altri
Si dice che Lenny Martinez cambierà squadra: è stato portato per averlo almeno in un Tour?

Non credo che il suo contratto sia stato definito, anche perché il regolamento dice che prima del primo agosto non c’è possibilità di firmare contratti. Da noi in Francia di solito succede il contrario. Tante volte le squadre che non hanno confermato un corridore non lo fanno partecipare al Tour. Se guardi il passato, è sempre stato così. Noi non siamo nella stessa situazione, non si tratta di sfruttare Lenny per almeno un Tour. Il nostro obiettivo è solo sportivo.

Come ti trovi nel tuo nuovo ruolo?

Non è sempre facile. Sin da gennaio c’è stato tanto lavoro da fare, tanti cambiamenti di programma. Nonostante ciò, abbiamo due vittorie di più dell’anno scorso. Quello che mi dispiace è che stiamo scendendo un po’ nella classifica del WorldTour e anche se non guardiamo mai i punti, non è bello. L’obiettivo di fine stagione è ritrovare il nostro posto e continuare a gareggiare per vincere.

Oltre alla nuova bici da crono per Kung, la Groupama porta al Tour la nuova Wilier Verticale (foto Groupama FDJ)
Oltre alla nuova bici da crono per Kung, la Groupama porta al Tour la nuova Wilier Verticale (foto Groupama FDJ)
Per te che sei mezzo italiano che effetto fa il Tour che parte da Firenze?

Io non sono appassionato del Tour, preferisco il Giro. A dire tutta la verità, ho più passione per la cultura italiana che per la cultura francese, anche se la storia in Francia è ugualmente importante. Anche noi abbiamo qualche scrittore, pittore, artisti bravissimi che mi appassionano, ma l’Italia per me ha un sapore particolare. Sono molto felice quando ci vado e credo che vivere questi giorni tra Firenze e tutte le città che attraverseremo, sarà speciale. Cesenatico, il paese di Pantani: questo per me è molto importante. Adesso posso farla io una domanda un po’ maligna?

Certo.

Sarebbe stato possibile destinare i soldi spesi per portare il Tour a Firenze per creare una squadra italiana?

E cosa vuoi rispondergli? Probabilmente no, quello non interessa. Sono soldi pubblici, come i miliardi stanziati per le Olimpiadi invernali, mentre ad esempio ci sono ancora case distrutte dal terremoto di otto anni fa che aspettano di essere ricostruite. Non roviniamoci la festa Philippe, ci vediamo a Firenze…

Pronte e disponibili le divise Alé della Groupama-FDJ

21.06.2024
3 min
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Sono finalmente disponibili presso la rete ufficiale dei rivenditori Wilier Triestina, ma anche nello shop online del bike brand veneto, i nuovi completi di abbigliamento firmati Alé e indossati quest’anno dagli atleti del Team Groupama-FDJ.

Da oggi sarà dunque possibile vestirsi e pedalare come un vero professionista, indossando l‘uniforme ufficiale (maglia, pantaloncini e accessori) dei grandi corridori della celebre squadra francese. Questi capi di abbigliamento, come anticipato disegnati e prodotti da Alé, sono progettati per offrire il massimo in termini di aerodinamicità, vestibilità e comfort, combinando materiali avanzati e tecnologie innovative.

Maglia PR-R di Alé

La maglia ufficiale 2024 del Team Groupama-FDJ rappresenta un vero e proprio concentrato di tecnologia e design. Realizzata mediante l’impiego di tessuto antistatico “Rap Dry Carbon”, la maglia pesa appena 115 grammi, assicurando una leggerezza senza pari. Il tessuto è abbinato a una rete denominata “Piuma” estremamente traspirante in grado di garantire una ventilazione ottimale, mantenendo il ciclista fresco e asciutto anche nelle condizioni più impegnative.

Tra le caratteristiche più importanti della maglia va segnalato il sistema di stabilità “J-Stability”, che aiuta a mantenere la stessa maglia sempre in posizione anche durante gli sforzi più intensi. Il taglio vivo, invece, assicura una vestibilità impeccabile, aderendo perfettamente al corpo senza causare fastidi. Questa maglia è disponibile in un’ampia gamma di taglie, dalla S alla XXL, per adattarsi a tutte le corporature. Inoltre, è pensata per essere indossata in un range di temperature che va dai 20 ai 35 gradi, rendendola ideale per la maggior parte delle condizioni climatiche che un ciclista può incontrare.

Tutti i capi e gli accessori saranno disponibili nei rivenditori ufficiali Wilier Triestina
Tutti i capi e gli accessori saranno disponibili nei rivenditori ufficiali Wilier Triestina

Leggerezza e aerodinamicità

A completare l’uniforme 2024 del Team Groupama-FDJ ci pensa naturalmente il pantaloncino, realizzato da Alé con una serie di caratteristiche davvero all’avanguardia. Progettato per offrire un’elevata ergonomia, questo pantaloncino – previsto in tessuto Zaffiro, noto per la sua resistenza e capacità di adattarsi al corpo migliorando l’aerodinamicità del ciclista – è studiato sulla postura dell’atleta per garantire il massimo in termini di comfort e prestazioni.

Un altro elemento chiave è l’inserto “S-Stability System”, che assicura aderenza ottimale, evitando fastidiosi scivolamenti durante la pedalata. Le bretelle sottilissime, e la struttura forata nella parte lombare, sono studiate per favorire la traspirazione e l’asciugatura rapida, mantenendo il ciclista asciutto e confortevole anche durante le lunghe sessioni di allenamento. Come la maglia, anche il pantaloncino è disponibile nelle taglie dalla S alla XXL.

Wilier

Wilier Supersonica, debutto oggi con Kung al Tour de Suisse

09.06.2024
6 min
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Quando Wilier Triestina è subentrata a Lapierre in casa Groupama-FDJ era chiaro a tutti che l’eredità fosse pesante. Se non altro perché la collaborazione fra le due realtà francesi andava avanti da anni e aveva visto lo sviluppo di modelli sulla base delle esigenze del team. Chi ha assistito allo sviluppo di quelle bici ricorda le interazioni fra gli ingegneri del team e quelli di Lapierre. Ora anche Wilier ha iniziato un cammino analogo, sapendo di avere di fronte una squadra di grandi talenti, di esigenze importanti e traguardi elevati.

La sfida della crono

Le vittorie di Lenny Martinez e Gregoire in salita hanno confermato che le biciclette da strada, su tutte la Filante SLR, hanno raggiunto uno standard vincente. Restava da accontentare uno dei cronoman più forti al mondo: Stefan Kung. Lo svizzero, che oggi ha preso il via nel Tour de Suisse con l’ottavo posto nella crono di apertura, ha esigenze e richieste importanti. Ed è proprio per lui che Wilier ha messo allo studio e portato a termine il progetto Supersonica.

«Si tratta del primo vero progetto sviluppato da zero insieme a Wilier», dice Jeremy Roi, responsabile per lo sviluppo dei materiali nella squadra di Madiot. «Il reparto Innovation Lab di Wilier – spiega – ha speso un’enorme quantità di ore e i risultati sono arrivati in tempi record. Dopo i tanti test virtuali effettuati e poi in galleria del vento, siamo orgogliosi di vedere questa bici veloce e moderna che ha preso forma in meno di un anno.

«Devo dire che sono state gettate solide basi per il futuro della nostra collaborazione. Le prestazioni si sono fatte notare dalla cura dei dettagli. Geometria rivista, spiccata efficienza aerodinamica, rigidità ottimizzata e un nuovo manubrio migliorato. Dopo aver seguito con attenzione ogni singola fase del progetto, sono davvero entusiasta».

Due prototipi

Per arrivare al risultato finale sono stati realizzati due prototipi. Fatti infiniti test di stampa 3D, con oltre 50 ore di simulazione al computer. 30 ore fra la galleria del vento di Silverstone, il velodromo in Svizzera e test su strada in Belgio.

I passaggi non sono stati pochi né semplici. Il punto di partenza è stato un’analisi dell’atleta da cui ottimizzare la posizione in bicicletta. Grazie alla scansione ottica dell’avambraccio, è stato possibile realizzare su misura le appendici aerodinamiche, scegliendo tra titanio stampato in 3D o laminato in carbonio di altissima qualità. La posta in gioco del resto è elevata. Va bene il Giro di Svizzera, ma l’agenda di Kung ruota soprattutto sulle Olimpiadi a cronometro e poi sui mondiali che si correranno in Svizzera.

«Sono molto felice e anche molto impressionato – ha detto Kung al termine dei test – dal lavoro svolto da Wilier. La sfida era molto difficile. Quando è stato firmato il contratto tra Wilier e la squadra ad agosto 2023, fin da subito si sono concentrati al 100% sul progetto di Supersonica. Sviluppare una bici da zero in 9 mesi è già difficile, ma sviluppare la migliore bici da cronometro in 9 mesi lo è ancora di più. Vedere tutte le persone che sono state coinvolte e ci hanno lavorato a lungo, che mi hanno seguito ed ascoltato, è una motivazione forte per cercare di dare tutto il possibile nel giorno della gara.

«La bici è stata concepita per andare veloce, lo senti subito quando ci sali sopra. Dopo aver pedalato sul primo prototipo ad inizio 2024, abbiamo apportato alcune modifiche. In poco tempo è arrivato il secondo prototipo che ha risposto perfettamente alle richieste che ho fatto. Non vedo l’ora di pedalare e, soprattutto, di vincere!».

Solo per Kung

Proprio per far capire che si è lavorato su misura per Kung, al momento la Supersonica è disponibile solo la taglia di progetto L/XL (quello usato dallo svizzero). Le misure XS/S e M saranno disponibili ad inizio 2025, per cui nel resto della stagione Gaudu e i corridori che faranno classifica continueranno a usare la già collaudata Turbine.

Il telaio della nuova bici tiene conto delle misure imposte dall’UCI e ottimizza i vari segmenti inseguendo aerodinamica e prestazione. Il reggisella aerodinamico è integrato e prevede la possibilità di regolazione della sella. La forcella e il carro posteriore permettono un passaggio ruota fino a 28 millimetri. Il piantone non ha andamento rettilineo. Nella parte subito sopra al movimento centrale è curvo e segue la sagoma della ruota posteriore. Nella parte immediatamente superiore che porta al reggisella è affilato come una lama. L’attacco per il deragliatore si può rimuovere e il sensore per il powermeter è integrato nel carbonio del fodero orizzontale di destra subito dietro la scatola del movimento centrale.

Già sul mercato

La bici è già in vendita e da Wilier hanno diffuso anche i prezzi. Il kit telaio (telaio + forcella + manubrio + reggisella) a 9.000 euro.

Montata con Shimano Dura Ace Di2 / ruota lenticolare posteriore Miche KleosRD + anteriore SPX3 / Appendici Profile Design ACS PRO a 20.500 euro.

Con Shimano Dura Ace Di2 / ruota lenticolare posteriore Miche KleosRD + anteriore SPX3 / appendici fatte su misura del cliente, in carbonio o titanio a 27.400 euro.

Wilier Triestina

Il filo logico di Mauduit sulla crescita di Lenny Martinez

12.05.2024
5 min
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Quattro vittorie e piazzamenti importanti in questo primo scorcio di stagione. Una Vuelta alle spalle. Un ottimo Romandia. Una crescita importante. Ammettiamolo: un po’ ci stupisce non vedere Lenny Martinez al Giro d’Italia. Anche perché ha fatto un buon calendario sin qui, con Catalunya e Romandia che potevano essere un buon percorso di avvicinamento alla corsa rosa.

La grinta di Lenny Martinez (classe 2003) al Catalunya
La grinta di Lenny Martinez (classe 2003) al Catalunya

Una promessa a pois

Qualche domanda sulla gestione tecnica del folletto francese ce la siamo posta anche noi. Martinez ormai sembra pronto per lottare ad alti livelli. E questo è un argomento che abbiamo posto sul piatto e analizzato con Philippe Mauduit, responsabile del settore corse e direttore sportivo della Groupama-FDJ.

In questi giorni si è parlato parecchio di Lenny in Francia, anche in chiave di mercato. Sembra abbia firmato già con la Bahrain-Victorious, ma chi gli è vicino, a cominciare da suo papà Miguel, smentisce categoricamente: «La prima scelta è quella di prolungare con la Groupama».

Ma si è parlato anche del nonno, di Lenny, Mariano. L’ex corridore degli ’70 sta perdendo la vista e ha chiesto al nipote di vincere la maglia a pois, che lui fece sua nel 1978. «Conquistala prima che io non possa più vederti indossarla». Secondo papà Miguel, Lenny si è fissato in testa questa promessa. Anzi, questa missione.

Philippe Mauduit (classe 1968) è uno dei direttori sportivi della Groupama-FDJ (foto X)
Philippe Mauduit (classe 1968) è uno dei direttori sportivi della Groupama-FDJ (foto X)
Philippe, insomma, Lenny Martinez va forte, come mai non lo avete portato al Giro?

Perché è ancora giovane, ha solo 20 anni. E perché uno come lui non lo si porta così…

Ma ci avete mai pensato? Tutto sommato ha già una Vuelta nel sacco e al Giro non avete né un uomo di classifica, né un velocista.

Sì, ci abbiamo pensato, ma in realtà un velocista ce lo avevamo. Ed era Paul Penhoet. Quest’inverno avevamo fatto i programmi di tutti i ragazzi. Prima del Giro Penhoet si è rotto i legamenti del ginocchio. A quel punto ci siamo posti una domanda: rivoluzioniamo la squadra o sostituiamo un solo uomo? Cambiare tanti programmi sarebbe stato troppo complicato e forse neanche era giusto per chi aveva già un calendario definito e aveva iniziato dall’Australia. E poi sarebbe stato complicato inserire Lenny, in quel gruppo concepito diversamente.

Perché?

Perché un corridore così lo devi supportare. Gli devi mettere vicino almeno un paio di scalatori e qualcuno che lo aiuti in pianura. Abbiamo quindi deciso di non toccare nulla e di mandare Laurence Pithie, che non aveva ancora un programma estivo, è uscito bene dal Nord e per lui poteva essere una bella esperienza con una buona possibilità di vittoria di tappa.

Trofeo Laigueglia 2024, Martinez trionfa in solitaria precedendo Vendrame e Ayuso
Trofeo Laigueglia 2024, Martinez trionfa in solitaria precedendo Vendrame e Ayuso
E quindi come gestirete Martinez da qui in poi (rientrerà in corsa a fine giugno e poi a luglio farà il Giro di Svizzera)?

C’è di nuovo l’ipotesi Vuelta per lui e non il Tour de France. In questo caso non solo perché è giovane, ma è il giovane che porta sulle spalle la speranza di tutta la Francia. La speranza del prossimo vincitore del Tour. Significherebbe metterlo in pericolo e questo, per ora, possiamo evitarlo. Meglio la Vuelta, meglio la Spagna.

Insomma, lì Lenny sarà più tranquillo…

Esatto, inoltre in Spagna avremmo una squadra con un po’ più di scalatori. Dobbiamo essere realistici: noi siamo un team che oscilla fra il settimo e il dodicesimo posto della classifica WorldTour e non abbiamo gli uomini che possono fare classifica su tutti e tre i grandi Giri. Per farlo servono altri corridori e i salari sono così alti che già poter fare due grandi Giri con l’idea della classifica generale è tanto. E poi ripeto, l’idea di venire al Giro con il velocista era ponderata. Oggi trovare una corsa di tre settimane che ti dà l’opportunità di 7-9 arrivi in volata è una cosa rara. Quindi era giusto anche per questo motivo.

Philippe, ma per te Martinez era pronto? Pronto per il testa a testa o sarebbe venuto con l’obiettivo di crescere?

E’ un tutt’uno, non si possono dividere le due cose.

Ma conoscendolo sarebbe stato contento? Parliamo dei desideri, dei sogni del “bambino” al Giro…

Sì, sì sicuro. Sotto questo punto di vista sarebbe stato contento e pronto a lottare. Ma come dicevo, cambiare i programmi sarebbe stato complicato. Anche perché oltre a Penhoet, in questa prima parte di stagione abbiamo 6-7 infortuni. E si è trattato d’infortuni gravi, che hanno visto i ragazzi fermi per mesi e qualcuno ancora non ha ripreso.

In Francia ci sono enormi attese su questo ragazzo. Esporlo prematuramente al Tour potrebbe essere un effetto boomerang per Lenny
In Francia ci sono enormi attese su questo ragazzo. Esporlo prematuramente al Tour potrebbe essere un effetto boomerang per Lenny
Si parla di crescita: in queste due stagioni con voi è migliorato? Intendiamo anche sotto il profilo della personalità?

Dal punto di vista fisico le sue caratteristiche fisiche crescono, non in modo eccezionale, ma lineare e questo va molto bene. Dove vedo che cresce rapidamente è nella parte mentale. Lenny non ha paura di niente. Mi sembra che la pressione gli scivoli addosso. Dalla Vuelta dell’anno scorso ha imparato molto. Ha una forza mentale impressionante. Lui parte per vincere, sempre.

Quindi adesso è uno che nelle riunioni parla? Nei meeting dice la sua?

Non parla molto a dire il vero, ma è giovane e sta imparando ad essere leader. Quando nel bus si fanno i faccia a faccia con i corridori è importante anche la parola del corridore, del capitano in questo caso, e non solo quella del direttore sportivo. Io glielo l’ho fatto notare e lui ha capito. E’ incredibile. Gli dici una cosa una volta e non hai bisogno di ripetergliela… come invece oggi bisogna fare con tanti ragazzi.

Germani, raccontaci: dopo Liegi, il battesimo del Giro

28.04.2024
6 min
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Questo articolo merita un preambolo. Avevamo indetto un contest social legato alle prime quattro Classiche Monumento, chiedendo di indovinare il podio. Fra i tanti voti arrivati, un solo lettore ne ha indovinato uno in pieno: quello della Sanremo. Il suo nome è Silvano Parodi. Il suo premio: la scrittura di un articolo, con la relativa intervista da fare. Il personaggio prescelto è stato Lorenzo Germani. Il tema: la sua prima Liegi e il debutto al Giro. Silvano Parodi è un genovese classe 1980 che ha corso fino agli under 23. Ecco il suo primo articolo su bici.PRO.

Sulle strade delle Ardenne abbiamo seguito Lorenzo Germani alla sua prima esperienza in queste classiche. Tante le curiosità, impossibili da sintetizzare in un solo pezzo. La sua capacità di limare, ma con cautela: «Perché è facile che il gruppo se la prenda con un giovane un po’ troppo irruento, piuttosto che con il trentenne che in una sola curva recupera 20 posizioni». Le attenzioni per la bicicletta: «Non sono un maniaco di gomme e pressioni, ma ci sono giorni che mi fermo anche più di una volta per controllare le tacchette. I miei compagni mi prendono in giro per questo». E poi la lingua ufficiale del team, che cambia in base alla presenza dei corridori: «Alla Liegi ero l’unico italiano in mezzo ai francesi, ma a volte capita anche che si usi l’inglese». Siamo andati da lui prima della partenza per il Giro per sentire le sue impressioni (in apertura, foto Getty/Instagram).

La Strade Bianche è stata la prima gara WorldTour del 2024 per Germani (foto Getty/Instagram)
La Strade Bianche è stata la prima gara WorldTour del 2024 per Germani (foto Getty/Instagram)
Ciao Lorenzo, raccontaci com’è andato questo avvicinamento alla tua prima Liegi tra i grandi.

Ho fatto un calendario di alto livello, praticamente tutte gare WorldTour: Strade Bianche-Tirreno-Sanremo-Baschi. Inizialmente le Ardenne non erano nemmeno previste, ma causa alcune variazioni di programma, mi sono ritrovato nella squadra selezionata. La stagione non era iniziata nel migliore dei modi, a causa di un virus preso al Tour de Provence, che mi ha tolto qualche giorno di allenamento.

La Liegi che corsa è?

E’ la corsa più dura che abbia fatto sino ad ora. Alla durezza del percorso, quest’anno si sono sommate delle condizioni atmosferiche pessime: nella prima parte le temperature erano molto basse, abbiamo preso anche del nevischio.

Qual è la parte più dura del percorso?

Ancora più della Redoute, la parte cruciale del percorso è il trittico Wanne-Stockeu-Haute Levée. Oltre alle salite in sé, è fastidioso il tratto di pavé che segue la discesa dello Stockeu e precede la Haute Levée.

Alla partenza della Liegi con Madouas, scongiurando il gelo della Freccia (foto Getty/Instagram)
Alla partenza della Liegi con Madouas, scongiurando il gelo della Freccia (foto Getty/Instagram)
Come si è svolta la tua corsa?

Sono rimasto imbottigliato nella maxi caduta che ha coinvolto tra gli altri Pidcock e Van der Poel. Questo ha fatto sì che la gara diventasse ancora più dura. Dietro ho dato una mano a ricucire, visto che la Alpecin aveva solo un uomo e i ritmi erano altissimi, perché davanti la corsa era ormai scoppiata.

A quel punto corsa chiusa?

Dopo ho pensato solo a finirla e ad accumulare esperienza per i prossimi anni, visto che in questo tipo di corse è importante farne tanta e conoscere bene i percorsi

Come squadra con che piani eravate partiti?

Avevamo come leader Grégoire e Gaudu. Gaudu era davanti ma ha subito una foratura nella discesa della Redoute. Grégoire è rimasto coinvolto nella caduta e ha speso una bella cartuccia per rientrare, che ha poi pagato nel finale. Come collettivo eravamo una bella squadra, lo dimostra il fatto che nonostante questi intoppi abbiamo ottenuto una top 10 con Madouas

Dopo la caduta prima della Cote de Wanne, la Doyenne per Germani è stata un lungo inseguire a favore del team (foto Getty/Instagram)
Dopo la caduta prima, la Doyenne per Germani è stata un lungo inseguire (foto Getty/Instagram)
Sei riuscito ad alimentarti correttamente?

In corsa ognuno ha il suo piano alimentare stampato sul manubrio, con i carboidrati da assumere ora per ora. Rispettarlo al 100 per cento non è semplice, soprattutto in fasi concitate, anche questo è un punto su cui con l’esperienza si riesce a essere più rigorosi.

Vista anche l’ottima esperienza avuta con la Liegi under 23, hai la conferma che è una corsa che ti si addice?

La gara professionisti e quella under 23 sono su due piani diversi, però è una corsa che mi piace. Il primo obiettivo per il prossimo anno sarà arrivare competitivo alla Redoute, magari in appoggio ai compagni, e poi vedremo. Sognare non costa nulla.

Sei stato anche uno dei tre soli italiani a terminare la Freccia Vallone…

La Freccia è stata ancora peggiore come clima: in partenza non erano previste condizioni così avverse. Anzi il fatto che le prime due ore siano state abbastanza calde e le ultime tre freddissime  (con anche neve e grandine) ci ha sottoposto ad uno sbalzo termico che ha messo fuori causa gran parte del gruppo.

Germani ha capito che la Liegi potrebbe fare al caso suo, ma con i giusti tempi (foto Getty/Instagram)
Germani ha capito che la Liegi potrebbe fare al caso suo, ma con i giusti tempi (foto Getty/Instagram)
Ora ti aspetta il Giro, come stai trascorrendo questi giorni?

Mi sto allenando (e recuperando) sulle strade di casa. Un po’ mi spiace non aver potuto fare un periodo di altura come l’anno scorso prima della Vuelta, ma visto il fitto calendario e la partecipazione alle classiche delle Ardenne non c’è stato spazio per organizzarlo. 

Tempo fa ci avevi raccontato di aver chiesto di incrementare i carichi di lavoro al tuo preparatore, è stato dato seguito a questa richiesta?

Nella fase invernale sì. Quando sono iniziate le corse, come dicevo prima, il virus preso al Provenza ha scombussolato un po’ i piani facendomi perdere qualche giorno di allenamento. Poi, visto il fitto calendario, il grosso del lavoro è stato fatto in corsa.

Con quali aspettative personali e di squadra vai al Giro?

Come squadra andremo con l’idea di essere più orientati sulle volate. Abbiamo Pithie che ha fatto un ottimo inizio stagione e potrebbe puntare ad una buona classifica per la maglia ciclamino. Nelle tappe non da volata invece godremo di più libertà. Spero si crei anche qualche buona occasione a livello personale.

Lo scorso anno, la Vueta è stata il primo grand Giro di Germani, che sta per debuttare al Giro
Lo scorso anno, la Vueta è stata il primo grand Giro di Germani, che sta per debuttare al Giro
Una tappa, la Avezzano-Napoli, toccherà anche le tue zone di allenamento: volata o fuga?

I primi 150 chilometri sono in pratica una superstrada, l’ultima parte invece è molto tecnica con salitelle e percorso nervoso. Potrebbe spezzarsi il gruppo e arrivare un 60-70 corridori. Sulla carta è molto adatta al nostro Pithie.

Buon viaggio Lorenzo, ci vediamo sulle strade del Giro!