Gregoire: delusione, fame di risultati e Dna da campione

28.04.2025
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LIEGI (Belgio) – Romain Gregoire non è felice dopo la sua Liegi-Bastogne-Liegi. E’ un campione dentro e vorrebbe sempre vincere. La Doyenne è l’occasione per parlare di questo giovane francese che è stato autore di una buona prima parte di stagione e che ha un’ambizione grossa così.

Come per molti altri corridori, la Liegi ha segnato uno stop al calendario per l’atleta della Groupama-FDJ. Di fatto da ieri in tanti sono proiettati verso il capitolo grandi Giri, sia esso l’imminente Giro d’Italia o il Tour de France. Chi punta a questo può iniziare una fase di recupero.

Romain Gregoire dopo la sua seconda Liegi: al debutto, l’anno scorso, fu 24°, quest’anno 19°
Romain Gregoire dopo la sua seconda Liegi: al debutto, l’anno scorso, fu 24°, quest’anno 19°

Delusione da campione

Quello di Gregoire è uno dei musi più lunghi di tutto il post Liegi. Il francese ci teneva moltissimo a questa gara, probabilmente la più adatta alle sue caratteristiche. Dopo i due settimi posti della Freccia Vallone e dell’Amstel, ci era parso davvero motivato e in palla. Anche nel giorno della presentazione delle squadre era convinto. Si muoveva da leader anche nei confronti della stampa. E lo stesso durante la ricognizione. Due volte lo avevamo incrociato e per due volte era lui che conduceva la squadra.

«La condizione era anche buona, ma sono deluso – attacca senza mezzi termini Gregoire – perché la squadra ha lavorato duramente per metterci in posizione ai piedi di La Redoute. Eravamo in gioco sulle salite con Guillaume (Martin, ndr), ma credo che la corsa non sia stata abbastanza selettiva da darci un vantaggio. Non ho trovato l’apertura nello sprint, quindi sono molto frustrato. Ero in ballo per un buon piazzamento, ma… è un peccato non esserci riuscito».

Ieri, così come alla Freccia, ma anche all’Amstel Gold Race, Gregoire non si è mai tirato indietro. Nella mischia ci si butta senza problemi e raramente lo si vede pedalare oltre un certo numero di posizioni. E’ tra i campioni.

Primavera tra alti e bassi

Analizziamo un po’ la stagione di Romain Gregoire sin qui. Parte bene tanto da vincere persino una gara, la Faun-Ardèche Classic, corsa di ottimo livello. Alla Milano-Sanremo a tratti è superlativo. Ricordate l’affondo di Pogacar sulla Cipressa con Van der Poel e Ganna? Ebbene, lui era il quarto uomo. Per carità, poi si è staccato, ma parliamo di lotta fra titani assoluti, motori immensi. E lui ci ha provato senza paura. E poi piace molto questa sua ecletticità nell’affrontare le corse.

Certo, ancora manca di costanza, ma togliendo Pogacar quale giovane ne ha mostrata? Persino Remco aveva i suoi “buchi”. Alla Tirreno-Adriatico Gregoire voleva la classifica, ma nel giorno di Frontagnano si è perso nei tre chilometri finali. E’ chiaro che c’è da lavorare. Ma la strada è questa: insistere. Tanto più che questa è la sua squadra, la sua casa.

E Romain ogni volta che parla a fine corsa il team ce lo mette sempre di mezzo: per ringraziarlo, per “scusarsi” se vogliamo.
Nelle classiche ardennesi sognava un podio e più realisticamente voleva raccogliere una top ten in tutte e tre le prove. L’obiettivo è svanito ieri su Quai des Ardennes, ai 300 metri.

Il talento di Besançon ieri sulla Redoute (foto Getty)
Il talento di Besançon ieri sulla Redoute (foto Getty)

E ora il Tour

Gli facciamo notare che comunque è giovane e che sta continuando il suo processo di crescita. Anche fisicamente ci sembra più formato, decisamente più muscoloso di un tempo.

«Sì, sì… è vero del processo di crescita – riprende mentre traffica con le valigie sotto al bus – ma alla fine sono i risultati che contano. Bisogna concretizzare, soprattutto quando la squadra lavora per te. Se sento la pressione? No, anzi… mi piace, non mi crea problemi». Insomma, lui è pronto a prendersi le responsabilità.

Ora, come accennavamo, Romain si prenderà un piccolo riposo. «Poi – riprende il classe 2003 – farò uno stage in altura in vista del Tour de France. Non so ancora però se farò il Criterium del Delfinato o il Tour de Suisse come rifinitura».

«Quest’anno – aveva detto in tempi non sospetti – siamo più forti. E’ arrivato un corridore di talento come Martin e tra me, lui e Gaudu potremmo dividerci i tre grandi Giri. C’era un po’ di impazienza, a volte un po’ di mancanza di compostezza, mi impegnavo un po’ in ogni cosa quando mi sentivo bene e non canalizzavo davvero i miei sforzi. Questo è l’obiettivo per il 2025: ottenere risultati».

Miche è sponsor ufficiale di Groupama-FDJ Cycling Team

02.01.2025
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La stagione 2025 si preannuncia come un’annata davvero cruciale per Miche, l’azienda veneta con sede a San Vendemiano operativa nel settore delle due ruote e più in generale in quello dei componenti per il ciclismo. Con la sua nuova partnership tecnica con il team WorldTour francese Groupama-FDJ, Miche sarà protagonista in alcune delle competizioni ciclistiche più iconiche: dal Rosa, Giallo e Rosso dei Grandi Giri, alla polvere delle Strade Bianche, fino ai muri del Fiandre e al pavé della Parigi-Roubaix. Questa collaborazione segna un nuovo capitolo per Miche, spinta dalla passione condivisa per la performance e l’innovazione.

L’azienda, nota per il suo approccio verticale alla produzione, sviluppa i suoi prodotti interamente in Italia, garantendo di conseguenza il controllo totale di ogni fase del processo produttivo. Questa caratteristica è stata determinante per il successo della collaborazione con Groupama-FDJ, permettendo a Miche di offrire soluzioni su misura per le esigenze dei corridori professionisti.

Prima volta nel WorldTour

«Siamo orgogliosi di annunciare la nostra nuova partnership in qualità di sponsor tecnico del team WorldTour Groupama-FDJ – ha dichiarato Gregory Girard, General Manager di Miche – e le nostre ruote, già tra i prodotti di punta dell’azienda, saranno per la prima volta utilizzate da un team WorldTour. Questo traguardo è stato raggiunto grazie a un impegno costante nel miglioramento dei prodotti, con numerose sessioni in galleria del vento e test su strada condotti a fianco dei corridori professionisti. Il nostro obiettivo è non solo innalzare il prestigio del marchio, ma anche elevare ulteriormente la qualità delle nostre produzioni. Stiamo già lavorando a nuovi sviluppi per migliorare ulteriormente le soluzioni attuali e progettare prodotti innovativi da portare sul mercato. Siamo fiduciosi che questa partnership ci permetterà di consolidare la nostra presenza nei mercati esistenti e di espanderci in nuovi».

Dal canto suo, Thierry Cornec, Direttore Generale di Groupama-FDJ Cycling Team, ha sottolineato il valore della partnership. «Siamo onorati di collaborare con Miche – a ha ribadito Cornec – un brand iconico nel settore. Fin dal primo giorno, il nostro obiettivo è stato quello di lavorare fianco a fianco per perfezionare ulteriormente la linea di prodotti di alta gamma. Miche è un partner determinato e orientato all’innovazione, pronto ad affrontare con noi le sfide del ciclismo internazionale».

La collaborazione con la Groupama-FDJ sancisce, per Miche, l’ingresso nel WorldTour (foto Sonam.cc)
La collaborazione con la Groupama-FDJ sancisce, per Miche, l’ingresso nel WorldTour (foto Sonam.cc)

I prodotti per la squadra

La gamma “Race Division” di Miche sarà letteralmente al centro della partnership. Tra i prodotti principali spiccano le ruote della famiglia Kleos, ideate per soddisfare le diverse esigenze delle competizioni: la RD 36, leggera e progettata per scalatori, il modello RD 50, versatile per corse “all-round”, e le RD 62 ad alto profilo per alte, altissime velocità…

Per le prove a cronometro, il team avrà a disposizione le ruote lenticolari Crono RD e la ruota anteriore a razze SPX3. Altri componenti includono l’ingranaggio X1 RD, i perni passanti RD e il supporto per computer da bici, tutti progettati per garantire massime prestazioni.

Un’altra firma italiana per il team francese, che oltre alle bici Wilier conterà anche sulle ruote Miche (foto Sonam.cc)
Un’altra firma italiana per il team francese, che oltre alle bici Wilier conterà anche sulle ruote Miche (foto Sonam.cc)

Il prossimo Santos Tour Down Under segnerà il debutto ufficiale della collaborazione tra Miche e Groupama-FDJ Cycling Team. Questa competizione inaugurerà una stagione ricca di sfide, in cui i prodotti Miche saranno messi alla prova sui più prestigiosi percorsi del calendario UCI. Con questa collaborazione, Miche e Groupama-FDJ Cycling Team si preparano a scrivere un nuovo capitolo nella storia del ciclismo mondiale, spinti dalla passione e dalla determinazione a raggiungere i massimi livelli.

Miche

Gregoire ora vince anche fra i pro’. Dove può arrivare?

01.06.2023
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Ormai non è più una novità. Sono almeno due anni che Romain Gregoire fa parlare di sé, ma quel che colpisce è come stia bruciando le tappe. Junior di primissimo piano nel 2021, capace di vincere il titolo europeo e l’argento mondiale. Una pioggia di successi fra gli under 23 nel 2022 fra cui tappe al Giro e al Tour de l’Avenir, sembrava che passando subito fra i pro’ potesse quantomeno rallentare. Per tutta risposta, il ventenne di Besançon ha portato a casa la vittoria alla 4 Giorni di Dunkerque, non proprio una corsetta…

E’ chiaro che le sue vittorie acquistano risalto in un ciclismo, quello transalpino, che gode sì di buona salute, ma che è ancora alla ricerca del campione assoluto: un ruolo che neanche il grande Alaphilippe è riuscito a interpretare appieno, perlomeno nel colpire la fantasia dei tifosi più maturi, quelli rimasti all’epoca delle conquiste di Hinault e Fignon.

Già alla Strade Bianche Gregoire si era messo in luce, finendo ottavo
Già alla Strade Bianche Gregoire si era messo in luce, finendo ottavo

Un talento da tenere stretto

Molti guardano a Gregoire come al loro erede e per questo alla Groupama FDJ cercano di proteggerlo il più possibile. A Dunkerque, a guidarlo c’era Frederic Guesdon, una lunga carriera come corridore e dal 2015 direttore sportivo del team.

«Non lo conosco da molto tempo – spiega – e uniche occasioni in cui l’ho avuto in gara è stato a Morbihan e Dunkerque, ma resto davvero sorpreso nel vedere con quanta autorità corre fra i pro’. Nel team se ne parla molto bene, è un talento che ci teniamo stretto e che va fatto crescere piano piano».

Gregoire in trionfo agli europei di Trento 2021. Era junior, ora già vince fra i pro’
Gregoire in trionfo agli europei di Trento 2021. Era junior, ora già vince fra i pro’
Quali sono i suoi punti di forza?

Da quel che ho visto è un corridore abbastanza completo, che può emergere tanto nelle corse di un giorno quanto in quelle a tappe come a Dunkerque, quindi contenute nei giorni di gara. Io penso anzi che siano proprio queste gare che possano farlo crescere e maturare, noi intendiamo lavorare così con lui. Serve tempo, vogliamo vedere come reagisce nelle gare di alta montagna, poi potremo farci un’idea su quale sarà il suo futuro.

La vittoria di Dunkerque significa che è già adatto al ciclismo professionistico?

Penso di sì, ma questa non è una sorpresa. Come molti altri giovani che appena arrivati nel ciclismo professionistico sono già in grado di emergere e vincere. E’ il ciclismo di oggi, che già al primo anno ti permette di farti vedere. Se hai qualità emergi subito, questo è chiaro.

Gregoire sta attirando su di sé l’attenzione dei media transalpini che sognano un nuovo Hinault
Gregoire sta attirando su di sé l’attenzione dei media transalpini che sognano un nuovo Hinault
Come persona che impressione ti ha fatto?

E’ un tipo semplice, gentile, anche riservato, nel senso che non è uno di quelli che si pone al centro del gruppo. Si è ben adattato al nuovo nucleo di corridori. Sa bene quello che vuole e magari non va a sbandierarlo ai quattro venti, ma lavora in funzione dei suoi sogni con determinazione.

In Francia un corridore capace di lottare per la vittoria al Tour con concrete possibilità è atteso da molti anni. Potrebbe essere Romain quel qualcuno?

Appena salta fuori un nome, subito si pensa al Tour: è un po’ il destino del nostro ciclismo. Io dico che Romain potrebbe anche farlo, ma per saperlo bisogna aspettare. Noi non lo conosciamo ancora su percorsi davvero duri, in alta montagna, con fatiche ripetute. Penso che presto lo sapremo e potremo capire dove potrà arrivare. Io sono ottimista, ma non saprei proprio dire quanto ci vorrà perché arrivi a quei livelli, non dimentichiamo che di Pogacar ce n’è uno…

La più grande vittoria di Guesdon: la Parigi-Roubaix del ’97, su Planckaert e Museeuw
La più grande vittoria di Guesdon: la Parigi-Roubaix del ’97, su Planckaert e Museeuw
Tu sei stato esponente di un ciclismo dove si poteva restare negli anni, hai avuto una lunga carriera. Quando vedi un giovane come Gregoire temi che la loro carriera possa essere più breve?

E’ difficile da dire perché oggi la carriera di un corridore inizia molto prima. Già nelle categorie giovanili hai tanta pressione e impegni importanti, arrivi fra i pro’ giovane ma già rodato. La logica dice che i corridori di oggi non potrebbero avere una carriera così lunga sempre ad alti livelli proprio perché si passa prima e si arriva che si è già al top. Ma solo il tempo potrà dare le risposte.

C’è un corridore del passato o del presente a cui lo paragoneresti?

Per me ha un modo di correre e di porsi che mi ricorda molto Philippe Gilbert. Potrebbe anche essere quella la sua strada, di grande specialista per un certo tipo di classiche e di corse.

Abbiamo visto che nel programma di Romain c’è la Vuelta. Che cosa vi aspettate da lui al suo esordio in un grande Giro?

Deve andare con la mente sgombra, vivendo alla giornata. Non gli poniamo limiti, dovrà capire lui che cosa potrà fare. E’ inutile parlare di classifica o di questa o quella tappa: scoprirà strada facendo che cosa potrà fare e potrà ottenere. Magari qualche frazione che più gli si addice potrebbe davvero metterlo in luce. Diciamo che non passerà inosservato.

Germani a Carnago: rabbia, grinta e un capolavoro tricolore

25.06.2022
4 min
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Dopo l’arrivo scoppia in lacrime Lorenzo Germani ed è comprensibile. Ha vinto il campionato italiano under 23 con un’azione che ha dell’incredibile, con metà gara in fuga. Lorenzo è uscito dal gruppo alla fine del quinto dei dieci giri previsti, a più o meno 90 chilometri dall’arrivo. 

Un’azione calcolata, meditata con una precisione scientifica. «Dietro, il gruppo andava abbastanza piano – racconta con i suoi occhi azzurri che ancora brillano dall’emozione – ed avevo paura che non saremmo riusciti a rientrare sui fuggitivi, così ho fatto da solo».

Una lettura perfetta della corsa, Germani ha fatto selezione in maniera lenta ma perentoria. Prima erano in sette e ad ogni passaggio sotto la linea dell’arrivo i compagni di avventura pian piano diminuivano. 

Dopo l’arrivo mani sul casco e commozione a non finire per Germani, il tricolore è suo (foto Benati)
Dopo l’arrivo mani sul casco e commozione a non finire per Germani, il tricolore è suo (foto Benati)

Un percorso tecnico 

Marino Amadori, cittì della nazionale under 23, ce lo aveva detto questa mattina: «E’ un percorso molto tecnico, nervoso, imprevedibile. Difficile pronosticare un vincitore, è una corsa che si presta a tante letture: può arrivare un piccolo gruppo in volata, oppure se qualcuno ha gamba può andare via da solo».

E’ stato proprio così, il corridore della Groupama FDJ Continental ha tagliato il traguardo in solitaria. Solo un corridore ha resistito più a lungo degli altri: Walter Calzoni della Gallina Ecotek.

«Sono uscito al terzo giro perché in gruppo si andava davvero piano. Allora ho pensato che sarebbe stato meglio andare piano in fuga che dietro. Così, se mi avessero ripreso sarei stato già davanti. Il secondo posto brucia – ammette con un lieve rammarico Calzoni – la bella azione rimane e oggi ha vinto un signor corridore».

Wlater Calzoni della Gallina Ecotek, per lui un secondo posto a due facce: dolce-amaro
Wlater Calzoni della Gallina Ecotek, per lui un secondo posto a due facce: dolce-amaro

Gruppo sornione

Non c’era un metro di pianura nei 17 chilometri del circuito di Carnago, provincia di Varese, dove si è corso questo campionato italiano under 23. Continui sali e scendi, strappi che mordono i polpacci, tornata dopo tornata. Mentre i professionisti, domani ad Alberobello saranno sotto la morsa di Caligola, il meteo è stato clemente con i giovani.

La corsa è partita alle 13, sotto un sole luminoso come solo d’estate. Il caldo viene alleviato da un leggero venticello fresco e dai tanti tratti boschivi del percorso. I partenti erano 175: tanti, verrebbe da pensare. Che il ritmo in gruppo non sia mai stato alto lo denota la poca selezione. Solo negli ultimi 30 chilometri si è tentato di alzare l’andatura, ma ormai era troppo tardi. Così Germani festeggia e più di qualcuno si mangia le mani.

Il gruppo ha tenuto un’andatura non elevata e questo ha favorito l’attacco da lontano di Germani e Calzoni
Il gruppo ha tenuto un’andatura non elevata e questo ha favorito l’attacco da lontano di Germani e Calzoni

L’abbraccio degli amici

Lorenzo taglia il traguardo e si perde nell’abbraccio degli amici Cristian e Gioele, coloro che lo hanno accompagnato in questa trasferta solitaria. Questa mattina avevamo visto il laziale parlare con l’ammiraglia neutra per capire in quale auto lasciare le ruote. Questo a sottolineare quanto sia stato difficile organizzarsi.

«Sono venuto qui per divertirmi – aveva detto prima del via il corridore di Roccasecca – i miei genitori non potevano venire con me e mi sono portato i miei due migliori amici. Siamo partiti ieri mattina ed abbiamo dormito a Gallarate, partivo senza pretese e torno a casa con la maglia tricolore».

Le parole faticano ad uscirgli dalla bocca, come fermate da un groppo in gola che fatica a sciogliersi.

«Non so quando realizzerà che cosa ha fatto – dice commosso il suo amico Gioele – è stato davvero incredibile, è forte e oggi lo ha dimostrato».

Lorenzo Germani con Gioele e Cristian, una trasferta tra amici che è valsa un tricolore
Lorenzo Germani con Gioele e Cristian, una trasferta tra amici che è valsa un tricolore

Via qualche sassolino dalla scarpa

Sul palco stringe i denti, quasi a ricacciare in gola le lacrime, ma la commozione è d’obbligo in questi casi. Diventa quasi contagiosa, anche chi gli sta intorno viene travolto dai sentimenti di un giovane che corre in terra francese e che ha fatto tanti sacrifici per arrivare fino a qui.

Dal Giro d’Italia under 23 era uscito con tanta rabbia nei confronti di chi aveva criticato il modo di correre della sua squadra. Questa rabbia l’ha scaricata pedalata dopo pedalata. Prima del via aveva detto: «Noi corriamo a modo nostro ed è giusto così, abbiamo trovato un ragazzo più forte ed ha vinto».