La prima di Greta Marturano, rinfrancata dalla UAE…

15.03.2025
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Dopo tre anni, per Greta Marturano venne finalmente il giorno della prima vittoria. Non è un caso che sia arrivata nella seconda semitappa della prima giornata della Vuelta a Extremadura. Per la ragazza di Cantù è stata il logico epilogo di una rincorsa iniziata alla fine della scorsa stagione, cambiando team dalla Fenix Deceuninck alla UAE Team ADQ, entrando in un ambiente completamente diverso.

Lo sprint vincente di Marturano contro la norvegese Haugset, il gruppo è lontano, arriverà a 25″
Lo sprint vincente di Marturano contro la norvegese Haugset, il gruppo è lontano, arriverà a 25″

E’ come se quella vittoria se la sentisse addosso anche prima, anche se non era ancora arrivata: «Diciamo che non è arrivata completamente inattesa, perché sapevo di essere tornata dalla lunga campagna australiana con una condizione decisamente in crescita. Sentivo di avere un colpo di pedale diverso. Alla vigilia della corsa spagnola non ero la leader della squadra, poi quel giorno, il 6 marzo, sono già andata oltre le aspettative nella cronometro e nella frazione della stessa giornata ho trovato l’azione buona provando ad andar via dopo il GPM».

Che cosa pensavi mentre ti giocavi la vittoria contro la norvegese Haugset?

Vedevo che il gruppo non rimontava e ho iniziato a crederci sempre di più. La volevo fortissimamente, sapevo che ero vicina a una svolta e questo successo può anche rappresentarla, appagando tutti quegli sforzi che ho compiuto negli ultimi anni. Avevo già vinto, ma quand’ero alla Fassa Bortolo, mai da quando sono entrata nel WorldTour.

La felicità della canturina dopo la vittoria in Spagna. A 26 anni è la prima vittoria da pro’
La felicità della canturina dopo la vittoria in Spagna. A 26 anni è la prima vittoria da pro’
Forse, più che la vittoria di per sé, ha stupito il fatto che sei arrivata sul podio della classifica finale…

Non era una corsa a tappe particolarmente dura, ma chiaramente dopo la prima giornata nel team hanno deciso di puntare su di me e correre in difesa del podio. Mi ha anche aiutato il fatto che la terza tappa, quella che sulla carta doveva essere la più dura, è stata accorciata, quindi ho potuto controllare le rivali di classifica con maggior agio. Il team ha lavorato bene, non mi era mai capitato di vedere le altre che correvano per me.

Venendo dalla Fenix che ambiente hai trovato?

La prima cosa che mi ha colpito è l’estrema serenità. Si vive tutto abbinando una profonda professionalità a un’atmosfera senza stress e questo per noi è importante. Dopo due anni posso finalmente parlare con i diesse ed essere ascoltata, vedo che si preoccupano di ogni piccola cosa, che ci mettono nelle migliori condizioni per correre e questo a me piace.

Il podio finale della corsa spagnola, vinta dall’olandese Van Dijk sulla norvegese Ottestad
Il podio finale della corsa spagnola, vinta dall’olandese Van Dijk sulla norvegese Ottestad
Suona come una critica al tuo team precedente…

No, non posso dire che mi sia trovata male, solo che era un ambiente diverso, molto “olandese”. C’è un modo di vivere questo mondo in maniera diversa, più rigido e freddo. Alla UAE ho trovato non solo compagne, ma anche amiche.

Si dice che molto sia cambiato da quando è arrivata Elisa Longo Borghini, con il suo carisma e la sua determinazione…

Io non ho ancora avuto occasione di correrci insieme, ma venendo da un altro team posso dire che c’è un fortissimo spirito di corpo, che non si estrinseca solo in corsa. Ci frequentiamo anche fuori, questo conta molto perché facciamo gruppo. Così accade che sono particolarmente contenta quando il mio lavoro si traduce in buoni risultati di squadra e magari nella vittoria di una mia compagna e ho visto che lo stesso è per le altre quando è toccato a me essere la “punta”.

A cronometro, lo stesso giorno, la Marturano aveva già palesato un’ottima forma finendo 15esima
A cronometro, lo stesso giorno, la Marturano aveva già palesato un’ottima forma finendo 15esima
Quanto influisce in tutto ciò il fatto che una buona metà del team è italiano? E’ vero che la licenza è estera, ma la mano tricolore si sente?

Sì, anche se chiaramente considerando le tante ragazze straniere ci si parla tutte in inglese, ma il fatto che ci siano molte italiane nel team aiuta molto, ci unisce un po’ quello spirito latino che trascina anche le altre. Io credo che tutti questi fattori siano alla base dei nostri risultati, ma certamente non vogliamo fermarci qui.

Che cosa ti attende ora?

Per adesso non ho un programma definito, so solo che in teoria ci dovrebbe essere almeno un grande giro all’orizzonte e per me rappresenterebbe un altro traguardo raggiunto, anche solo per il fatto di poter lavorare per una leader della squadra. Mi sento molto più libera, anche mentalmente ora che mi sono tolta il peso di non aver ancora messo il mio marchio su una gara dopo anni di sacrifici. Ho dimostrato che ci sono anch’io…

Alla corte della Longo arriva Marturano. L’aiuto giusto in salita

08.11.2024
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Passato forse un po’ sotto silenzio, il passaggio di Greta Marturano dalla Fenix Deceuninck al Uae Team Adq è invece uno dei trasferimenti forse più sorprendenti del ciclomercato femminile. Un acquisto fortemente voluto dalla dirigenza del team arabo e legato a doppio filo all’arrivo nelle sue fila di Elisa Longo Borghini, per costruire intorno alla pluridecorata azzurra un gruppo unito e coeso, in grado di supportarla soprattutto nei grandi giri.

Greta Marturano è nata a Cantù il 4 marzo 1998. Alla Fenix ha corso per due anni
Greta Marturano è nata a Cantù il 4 marzo 1998. Alla Fenix ha corso per due anni

Per Greta è stata una scelta che ha accolto con grande entusiasmo, anche se non legata a dissidi con il precedente team: «I contatti con la Uae sono iniziati nella prima metà di agosto, ma io alla Fenix stavo bene. Sono stati due anni nei quali ho imparato molto, sono cresciuta come atleta. Venivo all’esperienza nella Fassa Bortolo, importante, ma è chiaro che il salto nel WorldTour cambia tutto. Poi anche lo stare in Belgio, il vivere un’esperienza nuova all’estero mi ha dato tanto. Nella mia testa però sapevo che ero arrivata al momento di cambiare aria».

Come giudichi la tua stagione?

Non è stata certamente la mia migliore. Ero anche partita bene, anche se avevo iniziato tardi a gareggiare, con la Strade Bianche. Ma ero ben preparata per due eventi di rilievo come il periodo delle Ardenne e la Vuelta. Poi però al Giro ho avuto il Covid, mi sono dovuta ritirare alla penultima tappa perché non aveva più senso soffrire e da lì non sono più riuscita a tornare al mio meglio.

Alla Vuelta la Marturano ha trovato anche modo di distinguersi, chiudendo al 22° posto
Alla Vuelta la Marturano ha trovato anche modo di distinguersi, chiudendo al 22° posto
Alla Uae sono stati molto chiari: dicono che ti hanno preso per lavorare in salita al fianco della Longo Borghini…

Lei è un riferimento assoluto per lo sport italiano e già averla nella stessa squadra è un onore. Con queste premesse lo è ancora di più e posso garantire che darò tutta me stessa per fare in modo che lei vinca. Le sue vittorie saranno anche mie se potrò dare un contributo. Sono pronta a lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi suoi che sono anche quelli del team.

Ma andrai solo come gregaria?

I dirigenti hanno detto che si lavorerà per Elisa nelle prove alle quali più tiene, ma nel corso della stagione ci saranno anche gare dove ognuna potrà avere più libertà e quindi anche io avrò i miei spazi.

Una stagione non troppo positiva per la canturina. Miglior risultato il 9° posto ai tricolori
Una stagione non troppo positiva per la canturina. Miglior risultato il 9° posto ai tricolori
Li avevi anche alla Fenix? A parte quel che hai raccontato a proposito dell’ultimo anno, la sensazione è che sia stata relegata sempre a ruoli secondari…

Non mi avevano tarpato le ali, se è questo che si intende. Dispiace quando ti prefiggi dei traguardi e non li ottieni, io sinceramente a fronte dell’impegno che ci ho messo, avrei voluto di più da questo biennio, ma bisogna sempre contare che era il mio primo nel WT. Alla Fassa, squadra continental, era tutto diverso, dal calendario alle responsabilità. Devo però dire che io prendo sempre il buono che c’è in ogni cosa e penso quindi a quanto ho potuto imparare.

Quanto sei cambiata rispetto ad allora?

Tantissimo, sono un’altra ciclista e il cambiamento va ben oltre quelli che possono essere i risultati, i semplici e crudi numeri. In questi anni in Belgio ho potuto capire chi sono, che cosa posso fare. Una ciclista abbastanza forte in salita, ma che può essere di aiuto a chi va più forte di me. Poi intendiamoci: non è che sono da buttar via, ho solo 26 anni e credo di avere ancora grandi margini di miglioramento. Io sono la prima a dire che negli ultimi due anni non sono arrivati grandi risultati, ma sono sempre più convinta di poter fare molto meglio. Per questo cambiare aria può essere uno stimolo in più.

Marturano, un bello Scandinavia ma peccato quella caduta…

01.09.2023
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Una caduta all’ultima tappa l’ha privata di una sicura Top 10 nella generale del Tour of Scandinavia. La sfortuna ci vede sempre troppo bene purtroppo, ma questo ritiro forzato non cancella le belle prestazioni di Greta Marturano tra Norvegia e Danimarca.

Ultimi venti chilometri scarsi della seconda frazione, quella più dura dello Scandinavia. Una decina sono di salita impegnativa (punte addirittura al 20 per cento), gli altri che portano al traguardo di Norefjell sono di mangia e bevi. E’ in quello spazio di gara che la 25enne della Fenix-Deceuninck fa capolino in testa riportandosi sulle battistrada Ludwig e Van Vleuten assieme alla giovane neozelandese Cadzow. Il quarto posto di tappa tuttavia ha garantito a Marturano il terzo in classifica (per due giornate) dietro la danese della FDJ-Suez e la quarantenne olandese della Movistar. Là davanti la scalatrice di Mariano Comense non c’è arrivata per caso anche se ha certamente sorpreso perché forse tutti – soprattutto quelli che la conoscono bene – si aspettavano che raccogliesse dei risultati prima. Quell’azione e l’attuale periodo di riposo sono stati complici per fare con lei una panoramica della sua annata.

Greta innanzitutto come stai e cosa è successo in quella quinta tappa?

Sono ancora un po’ scossa perché ho battuto forte la testa. Ho toccato terra anche col mento e mi sono fatta male al labbro. Infatti sto parlando un po’ piano perché ho ancora le croste. In più ho picchiato entrambe le ginocchia col destro che mi dà più fastidio. Però va meglio ogni giorno che passa, sono già riuscita a fare poco più di un’ora di bici un paio di volte con molta calma. E’ stata una caduta stupida, dopo circa 90 chilometri di gara. Due ragazze davanti a me stavano cadendo, c’è stato un brusco rallentamento e mi hanno ruotato buttandomi a terra. Ho avuto un po’ di paura perché sono cadute altre e tutte addosso a me, forse qualcuna mi è passata sopra. Peccato davvero, non ci voleva…

Stavi disputando la tua miglior gara stagionale. Le prove convincenti restano…

Diciamo che me ne devo fare una ragione perché chiudere con un DNF (acronimo di “did not finish”, ovvero gara non finita, ndr) non è mai bello e perché non c’è indicato il motivo. In ogni caso sono contenta per le mie prestazioni. Ho fatto tre top ten nelle prime tre tappe. Malgrado l’abbandono ho contribuito alla vittoria della classifica a squadre. Quello lo riteniamo un grande risultato perché alla fine lo abbiamo ottenuto con solo tre atlete. Anche il mio team era soddisfatto di me. Sicuramente sono tornata con delle botte ma anche con del morale.

Dovevi essere tu la capitana dello Scandinavia?

No, sono partita libera da obblighi di classifica. Il nostro diesse mi aveva detto che avevo carta bianca, addirittura mi aveva dispensato dall’aiutare le compagne ma quello mi sembrava troppo. Mi sono buttata nel primo arrivo ed è andato bene. Il secondo giorno ho visto che stavo bene e a quel punto mi hanno lasciata libera di seguire le più forti anche se c’era Yara (Kastelijn, vincitrice di una tappa al Tour Femmes, ndr) che era nel gruppetto dietro il mio di pochi secondi. In realtà è stata lei che da dietro ha rotto i cambi per proteggere la mia avanscoperta. Anche nello sprint della terza tappa mi sono buttata nuovamente facendo bene. E’ stata poi la crono del quarto giorno che ha ridisegnato la mia generale. Mi sono ritrovata ottava ma con una buona gamba per difendere quel piazzamento.

Che sensazioni hai provato a trovarti così davanti in una gara WorldTour?

Non mi era mai capitato e devo dire onestamente che lì per lì erano più contente le mie compagne di me. Sul bus anche i miei diesse mi facevano i complimenti però caratterialmente sono una pacata. Il giorno della crono sono partita un minuto prima della Van Vleuten ed il mio pensiero era di farmi riprendere il più tardi possibile. Così è stato solo negli ultimi due chilometri ed ero mediamente soddisfatta. Nella seconda tappa invece ho pensato alla vittoria o comunque ad un attacco ma non è stato per nulla semplice. Subito ero quasi in imbarazzo ad essere in mezzo a Ludwig, Van Vleuten ed una Jumbo Visma poi ho capito cosa volessero fare ed ho collaborato. Quando però sono partite ai 200 metri per lo sprint, io avevo le gambe che bruciavano (sorride, ndr). I miei tecnici mi hanno detto cosa fare meglio la prossima volta che capiterà.

Abbiamo notato che quest’anno hai “solo” 27 giorni di gare e solo WorldTour in pratica. C’è un motivo in particolare?

La nostra squadra non ci fa correre molto. Ha una sua filosofia ben precisa in merito. Non porta le atlete alle gare prendendole come allenamento. Ci porta alle gare più adatte alle nostre caratteristiche e dove noi possiamo essere più performanti. A parte l’esordio di febbraio alla Valenciana (che è una 2.PRO, lo step sotto le gare WT, ndr), ho sempre fatto corse WorldTour perché volevano che io conoscessi e mi abituassi nel miglior modo possibile a quel tipo di gare. In effetti si cresce e si impara tanto.

In cosa sei migliorata?

Difficile dire un aspetto nello specifico. Direi che ho notato che la qualità degli allenamenti fa tanto. Adesso faccio sedute di allenamenti che non ho mai fatto prima. Più distanza, più dislivello. Si fanno sentire perché talvolta mi sento al limite però danno i loro frutti. Quest’anno sono stata in altura due volte nell’arco di poco. A La Plagne prima del Giro Donne con la condizione in crescendo. Poi altri sedici giorni da sola a Livigno e la mia forma è cresciuta ancora tanto. Allo Scandinavia l’ho sentito. Adesso sono più consapevole dei miei mezzi. Dovevo crederci prima e un po’ di più perché le mie compagne mi hanno detto di non essere sorprese del mio recente rendimento. Rientrerò al Romandia (dal 15 al 17 settembre, ndr) e cercherò di mettermi ancora in mostra fino a fine stagione.

Che consiglio si sente di dare Greta Marturano alla ex compagna Vigilia che nel 2024 approderà nel WT?

Sono contenta per Alessia, sia per il passaggio in FDJ-Suez sia per la vittoria al Toscana. La sento spesso, anche dopo questi due momenti. Non mi sento di darle suggerimenti particolari, le dico solo che quello che abbiamo imparato alla Top Girls con Lucio (il team manager Rigato, ndr) torna utile nella massima categoria. Sento spesso anche lui assieme a sua moglie. Personalmente se sono nel WT lo devo a lui che mi ha spronato a capire che ci potevo stare. Mi fa piacere anche per Tonetti che andrà all’estero (alla Laboral Kutxa, ndr) così come aveva fatto Masetti. Significa che la scuola di Lucio funziona.

La Fenix-Deceuninck è WT. Che sorpresa per Marturano

14.12.2022
5 min
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Greta Marturano sta toccando il cielo con un dito. Due mesi fa è passato quasi inosservato il suo trasferimento all’estero. Forse perché la Plantur-Pura era “solo” una formazione continental con una spiccata vocazione al ciclocross. Da qualche giorno però il team belga ha ottenuto la licenza WorldTour e dal 2023 si chiamerà Fenix-Deceuninck. Per intenderci, la squadra femminile della Alpecin-Deceuninck di Van der Poel.

Mica male come colpo per la 24enne di Mariano Comense, che ha lasciato la Top Girls Fassa Bortolo dopo quattro stagioni dense di crescita e risultati. L’ultimo di questi, in ordine cronologico, Marturano (in apertura foto PH Rosa) lo aveva piazzato ad inizio ottobre col secondo posto nella gara di San Daniele del Friuli dopo essere rientrata dalla frattura alla clavicola di agosto. Il modo migliore per salutare la società di patron Lucio Rigato e concentrarsi appieno sull’avventura che è appena iniziata.

Julie De Wilde e Yara Kastelijn posano con la nuova maglia della Fenix-Deceuninck (foto Facepeeters)
Julie De Wilde e Yara Kastelijn posano con la nuova maglia della Fenix-Deceuninck (foto Facepeeters)
Greta ci avevi detto di aspettare questa ultima settimana per sentirci. Cosa è successo nel frattempo?

Mi attendevano i primi giorni con la mia futura squadra. A fine novembre abbiamo fatto due giorni in Belgio, dove all’ospedale di Hasselt abbiamo svolto le visite mediche. Poi siamo partite subito da Bruxelles per Valencia per fare nove giorni di ritiro a Benicasim, dove c’era anche la squadra maschile.

Che impressione hai avuto?

Di grande professionalità. Le visite in Belgio sono state approfondite come mai mi era successo prima. Prove sotto sforzo, esami vari, tac al cuore… Visto che nessuno mi ha detto nulla di strano, direi che sono andati tutti bene (sorride, ndr). In Spagna eravamo in una quindicina (il roster sarà di venti atlete, ndr) e abbiamo svolto lavori differenziati divisi in due gruppi in base alle proprie caratteristiche. Io ero in quello con più scalatrici. Percorso di allenamento uguale per tutte. Prima partiva un gruppo poi l’altro dopo quindici minuti. E l’ammiraglia era in mezzo per assisterci ad ogni evenienza. Bello lavorare così.

Sorpresa. Marturano aveva firmato per la Plantur-Pura che poi è diventata WT chiamandosi Fenix-Deceuninck (foto Pierre Fontaine)
Sorpresa. Marturano aveva firmato per la Plantur-Pura che poi è diventata WT chiamandosi Fenix-Deceuninck (foto Pierre Fontaine)
Come ti sei trovata in generale?

Non nascondo che il primo impatto mi ha spaventata. Entravo in un mondo nuovo con una lingua nuova. Attenzione, parliamo l’inglese, mica il fiammingo (risponde divertita, ndr) però devo prenderci confidenza. Tuttavia mi sono buttata per rompere il ghiaccio. Mi piace la loro organizzazione, sono schematici e precisi. Anch’io sono così. Ogni sera ci mandavano il programma del giorno successivo in modo molto dettagliato con gli orari delle attività. Dalla colazione al debriefing serale, sapevamo cosa dovevamo fare.

Sarai l’unica italiana mentre nel team maschile ci sono Conci, Mareczko, Oldani e Sbaragli. Laggiù hai avuto modo di parlare con loro?

Eravamo nello stesso hotel ma siamo sempre rimasti divisi. Chiaramente loro avevano altre tabelle e altri itinerari di allenamenti. Eravamo nello stesso salone per le colazioni e le cene ma sempre separati, condividevamo solo i tavoli del buffet. Certo, mi sono incrociata con loro e ci siamo scambiati solo un paio di battute. Devo dire però che non gli ho chiesto alcun consiglio perché ho capito subito che è un buon ambiente. In ogni caso avrò tempo di parlarci e conoscerci meglio.

Che effetto ti fa essere nel team di Van der Poel? Te lo aspettavi di approdare nel WorldTour quando hai firmato?

Mi fa molto strano se ci penso. A Benicasim c’era anche lui. L’ho osservato quando eravamo col team maschile. Mi fa strano anche pensare di correre nella massima categoria. Al momento del contratto (biennale, ndr) sapevo che c’era la possibilità di diventare WT, in lizza c’erano anche la Ceratizit-WNT e la AG Insurance-NXTG che forse stavano inseguendo la licenza da più tempo. Non so se nella nostra promozione abbia influito lo status del team maschile, ma ora mi ci ritrovo e voglio fare il meglio possibile.

Marturano è una scalatrice. Nel 2022 è andata forte sui muri bretoni e nelle lunghe salite dei Pirenei (foto Ossola)
Marturano è una scalatrice. Nel 2022 è andata forte sui muri bretoni e nelle lunghe salite dei Pirenei (foto Ossola)
Cosa ti hanno detto i tuoi tecnici?

Lo staff della Fenix-Deceuninck è stato fantastico con me. Ogni giorno mi chiedevano se andasse tutto bene. Per quello che ho vissuto finora posso dire che siamo trattati allo stesso modo degli uomini. Siamo ben seguite da diversi preparatori atletici. Il mio e di alcune altre atlete sarà Elliot Lipski. E’ inglese ma abita a Lucca dove ha lavorato col gruppo Qhubeka. Comunque direi di aver fatto una buona impressione. Anzi, mi hanno fatto tanto piacere le parole del nostro diesse Michel Cornelisse (al pari di Kris Wouters, ndr). Mi ha detto che ha apprezzato il mio carattere, la mia precisione e anche la mia audacia per come ho affrontato un allenamento sotto la pioggia torrenziale senza lamentarmi troppo. Sentirselo dire dal tecnico che fino all’anno scorso guidava i maschi per me è un grande motivo di orgoglio e soddisfazione.

Con le compagne invece com’è andata?

Alcune le conoscevo già di nome e basta. Ho fatto conoscenza con tutte perché sono tutte molto socievoli. Io sono una piuttosto timida all’inizio, poi mi lascio andare. Quelle con cui ho parlato di più sono state Yara Kastelijn e Sophie Wright. Con la prima, soprattutto in allenamento, perché avendo le stesse caratteristiche eravamo nello stesso gruppo. E infatti faremo gran parte delle stesse gare. Con la seconda invece perché era la mia compagna di camera. Ma in realtà durante gli allenamenti facevamo in modo di stare in coppia con una ragazza diversa per 5/10 minuti per conoscersi meglio.

Greta ha trascorso quattro stagioni nella Top Girls cogliendo importanti piazzamenti all’estero (foto Ossola)
Greta ha trascorso quattro stagioni nella Top Girls cogliendo importanti piazzamenti all’estero (foto Ossola)
Quale sarà il calendario di Greta Marturano?

A grandi linee lo abbiamo già stabilito. Esordirò alla Valenciana, poi farò Strade Bianche e Cittiglio. Al Nord l’intenzione è di farmi correre Fiandre, Amstel, Freccia e Liegi. Tutte gare che non ho mai fatto. Dovrei fare un periodo di altura a La Plagne, poi Giro di Svizzera e Giro Donne. La seconda parte la programmeremo dopo.

E gli obiettivi quali saranno?

Punto a migliorare in tutto. E’ un sogno per me essere nel WorldTour con la Fenix-Deceuninck ed è un punto di partenza. So che posso correre in modo diverso e voglio impararlo. Non abbiamo ancora parlato del mio ruolo ma non c’è fretta, lo faremo durante il nuovo ritiro a Benicasim dal 20 al 30 gennaio. Voglio arrivarci pronta e in forma. La speranza è quella di potermi togliere delle soddisfazioni, sia di squadra che personali.

Marturano pronta per il WorldTour malgrado la sfortuna

15.08.2022
5 min
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E’ una ragazza che sa quello che vuole. Sa anche che per fare un ulteriore step non deve lasciare nulla al caso. Anche lei è finita nei taccuini degli osservatori delle formazioni WorldTour. Adesso però è alle prese con una frattura composta della clavicola, frutto di una caduta ieri nella gara open di Vittorio Veneto. Malgrado tutto, quest’anno Greta Marturano ha comunque alzato la propria asticella ed è pronta per compiere il salto in avanti (in apertura foto Ossola).

«Devo stare ferma immobile col tutore per cinque giorni – ci aggiorna la 24enne della Top Girls Fassa Bortolo – poi rifarò le lastre per vedere che la frattura sia rimasta ferma. Se invece sarà scomposta, mi dovranno operare. Adesso cambiano un po’ di obiettivi. Speriamo bene però sono fiduciosa».

Greta Marturano nella quinta e ultima tappa del Tour de Bretagna ha ottenuto un buon terzo posto
Greta Marturano nella quinta e ultima tappa del Tour de Bretagna ha ottenuto un buon terzo posto

Un vero peccato questo stop perché la scalatrice di Mariano Comense arrivava da un buon momento di forma, a conferma della continua crescita fatta vedere soprattutto nelle ultime due stagioni. Era reduce da una serie di piazzamenti ottenuti al Tour Féminin des Pyrénées ad inizio agosto in cui ha chiuso quarta nella generale a soli due secondi da un podio tutto composto da atlete di team WT. Non è certo questo minimo scarto a sminuire le sue prestazioni. Noi l’abbiamo voluta sentire per farci raccontare cosa c’è stato finora – infortunio a parte – e cosa ci sarà nel suo futuro.

Greta in Francia sei andata forte sul tuo terreno.

Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo a fare bene perché erano percorsi adatti a me. Naturalmente c’è il rammarico per quel terzo posto finale sfuggito per un niente. Ho ripensato tanto a dove ho perso quei due secondi o dove potevo guadagnarli. Ma va bene così, perché so di aver corso bene. Avevo buone sensazioni. Inizialmente noi eravamo partite con due punte. Alessia Vigilia ed io. Poi nella seconda semitappa del primo giorno ho centrato la fuga giusta. Eravamo in cinque e la classifica in pratica si è delineata subito. Grazie alla squadra, sono riuscita a mantenere le posizioni di vertice fino alla fine.

Della tua annata cosa ci dici?

E’ una stagione tutta positiva nonostante la caduta. Sono cresciuta mese dopo mese. Risultato dopo risultato ho preso fiducia. Luglio e agosto sono stati due mesi molto buoni finora. Sono uscita dal Giro Donne con buone gambe e con un buon recupero che mi hanno consentito di infilare una serie di risultati. Ho fatto anche due terzi posti nelle gare open di Levada e Tarzo. Mi è mancata la vittoria, però onestamente non pensavo di fare questo salto mentale e fisico.

A cosa è dovuto questo salto?

Due anni fa ho iniziato un percorso con un mental coach. Marino Rosti che collabora con l’Astana. Mi segue molto bene. Avevo bisogno di sbloccarmi mentalmente. Non credevo più in me stessa e facevo fatica in corsa naturalmente. Grazie a lui ora ho più autostima anche se dobbiamo finire il nostro percorso. Da allora ho deciso di fare le cose più seriamente. Ho pensato che corro da quando sono G1, che ho dedicato la mia vita al ciclismo. E così mi sono affidata anche ad altri specialisti.

Parlacene pure.

A livello fisico mi prepara Fabio Baronti del CTF Lab. Mi ha aiutata tanto dal punto di vista atletico. Ero già metodica negli allenamenti, ma con lui ho capito come esserlo, ottimizzando i lavori. Dal punto di vista alimentare invece mi segue Laura Martinelli, che lavora con la BikeExchange-Jayco. Anche con lei mi trovo benissimo, ho imparato molto. Naturalmente ringrazio tutti e tre perché tutti assieme mi hanno fatto fare un salto psico-fisico importante. Se si vuole diventare veramente dei corridori bisogna fare qualche sacrificio.

In cosa devi migliorare ancora?

Nelle discese e nelle posizioni di testa. Talvolta in gara sprecavo troppe energie per andare davanti prima di una salita. Però ho fatto grandi progressi. In questo mi è stata di enorme aiuto Tatiana Guderzo. Mi ha dato tantissimi consigli. Come ha già detto Alessia (Vigilia, ndr), lei è stata davvero disponibile e preziosa per noi giovani.

Con queste prestazioni hai mai pensato alla nazionale?

Ovviamente l’obiettivo di tutte le italiane è quello di poter indossare la maglia azzurra. Non ho mai parlato col cittì Sangalli, ma spero che mi abbia notata. Io finora ho sempre cercato di mettermi in luce e dove mi era possibile. So che si può sempre fare qualcosa di più e lavorerò per migliorarmi.

Vuelta Valenciana, febbraio 2020. Greta Marturano vince la classifica delle giovani
Vuelta Valenciana, febbraio 2020. Greta Marturano vince la classifica delle giovani
Si dice che tu sia in procinto di passare nel WorldTour. Ti senti pronta?

Al momento c’è la possibilità nel 2023 di andare in qualche team straniero. Ho avuto dei contatti con una squadra, ma stiamo valutando, perché nel frattempo al mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr) sono arrivate nuove richieste dopo la gara sui Pirenei e ne stiamo ragionando. Naturalmente mi piacerebbe andare nel WorldTour. Ci entrerei in punta di piedi, disponibile a imparare e mettermi al servizio della squadra e delle leader. Ora in Top Girls non ho troppe pressioni. Lucio (Rigato, il team manager, ndr) è al corrente di tutto ed è contento se riuscissi a trovare un ingaggio nella categoria superiore. Lui mi ha aiutato molto e dopo quattro anni posso ritenermi pronta anche per lo stress che ruota attorno alle formazioni più grandi. Speriamo bene. Intanto però vorrei guarire subito da questo infortunio alla spalla.

Top Girls Fassa Bortolo 2021

Due parole con Rigato, maestro di vita e di ciclismo

22.05.2021
4 min
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«Ho 69 anni e sono nel mondo del ciclismo femminile dal 1972, in questi cinquant’anni ne ho viste di tutti i colori ma sono ancora qui, con la passione di sempre». Lucio Rigato non ha perso un’oncia della sua carica e continua a sfornare talenti. Il ciclismo di vertice non gli appartiene, lui preferisce formare ragazze: «Ma non solo cicliste, devono trarre dal ciclismo gli insegnamenti per affrontare una sfida ben più dura, quella della vita…».

Rigato è il Ds della Top Girls Fassa Bortolo, squadra continental che è nel ciclismo dal 1993, prima nelle categorie giovanili e poi nelle elite: attraverso la sua guida sono passati i migliori nomi del ciclismo italiano, da Tatiana Guderzo a Giorgia Bronzini a Elisa Longo Borghini e oggi lavora con ragazze come Silvestri e Marturano, capaci domenica di chiudere nella Top 10 della Vuelta Valenciana con la prima ai piedi di un podio regale, sormontato da Sua Maestà Annemiek Van Vleuten.

«Nel mio team arrivano solo ragazze che vogliono lavorare – esordisce Rigato – che hanno sani principi, dal punto di vista umano prima ancora che sportivo. La squadra è sempre stata a gestione famigliare, siamo tutti coinvolti: mia moglie, mia figlia, mio fratello… Lo dico subito: a me delle vittorie non me ne frega un c… Io voglio che le ragazze crescano prima come educazione, se poi hanno talento avranno modo per mettersi in luce e volare verso nuovi lidi».

Top Girls Vuelta Valenciana 2021
Top Girls Fassa Bortolo sul podio della Vuelta Valenciana, miglior team della seconda tappa
Top Girls Vuelta Valenciana 2021
Top Girls Fassa Bortolo sul podio della Vuelta Valenciana, miglior team della seconda tappa
Quanto è cambiato il ciclismo rispetto ai tuoi inizi?

Nella mia vita sportiva ho visto passare 4 generazioni. Prima non c’erano telefonini, I-pad, social, era un’altra vita, ora è tutto diverso e trovare le motivazioni, ma soprattutto la giusta energia è più difficile. I genitori spingono le ragazze a competere, ma emergono solo quelle che davvero hanno voglia, che ci mettono se stesse, altrimenti nella distrazione non c’è speranza.

Tu dirigi una squadra Continental, qual è la differenza con il World Tour?

I soldi, che altro? Le squadre World Tour hanno i tir al seguito nelle corse, io viaggio con 2 ammiraglie e un furgonetto, loro investono 2 milioni e io 100 mila euro, loro danno stipendi enormi per questo ambiente che io non posso permettermi. Risultato? Loro investono su ragazzine talentuose ma vogliono tutto subito, non aspettano che crescano, mentre bisognerebbe dare loro tempo, almeno 3 anni perché maturino.

Marturano Strade Bianche 2021
Greta Marturano, 22 anni di Cantù, settima ai campionati italiani su strada nel 2020
Marturano Strade Bianche 2021
Greta Marturano, 22 anni di Cantù, settima ai campionati italiani su strada nel 2020
Dicono che la vostra maniera di interpretare il ciclismo sia anacronistica…

Probabilmente sì, ma io non cambio. Da noi c’è tutto quel che serve: preparatore, nutrizionista, mental coach, massaggiatore… per me le atlete sono figlie – afferma Rigato – non un numero che deve produrre e dare risultati. Seguo i miei ideali, chi viene da me sa che deve seguire le regole e che i soldi, quelli veri arriveranno dopo, prima bisogna imparare e crescere. In tanti oggi anche per imparare pretendono stipendi.

Quali sono queste regole?

Innanzitutto che si lavora in umiltà, facendo gruppo, sacrificandosi per la compagna che la prossima volta ricambierà. Qui si lavora a pane e acqua… Faccio un esempio: a Chambery, in una classica francese, avevamo Giorgia Bariani in fuga con la francese Verhulst, dietro a inseguire Silvestri e Marturano. Se l’avessi fermata probabilmente avremmo vinto, invece l’ho lasciata libera di giocarsi le sue carte. Abbiamo chiuso con 3 nelle prime 4, ha vinto la transalpina ma va benissimo così perché era il giorno di Giorgia.

Silvestri Valenciana 2021
Debora Silvestri, 23 anni viene da Isola della Scala, comune veronese dov’è nato Elia Viviani
Silvestri Valenciana 2021
Debora Silvestri, 23 anni viene da Isola della Scala, comune veronese dov’è nato Elia Viviani
Com’è Debora Silvestri, quarta alla Vuelta Valenciana dietro atlete di nome come Van Vleuten, Garcia Canellas e Aalerud?

E’ un’atleta completa, ha tutto per vincere. E’ stata riserva agli ultimi mondiali e francamente non ho ancora capito il perché. Va forte in salita ma è anche veloce.

E Greta Marturano che è finita nona assoluta?

In salita va anche più forte, ma non ha lo stesso spunto di velocità di Debora. Hanno entrambe 23 anni, io dico che se una squadra grossa investe su di loro emergeranno a livello assoluto. Guardate la Paladin che cosa sta facendo: glielo avevo detto che il suo tempo stava per arrivare…