Baugé, un addio con qualche rimpianto

20.01.2021
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Baugé prende cappello e se ne va. Nel mondo dello sport non capita spesso che un atleta di vertice si ritiri all’inizio dell’anno olimpico. Di solito la programmazione è incentrata sull’appuntamento a cinque cerchi. Appena questo si chiude, c’è un gran tourbillon con vecchi campioni che abbandonano e nuove leve che prendono il loro posto. Farlo prima accade raramente e solo per ragioni particolari. Quelle che hanno portato Gregory Baugé a questa decisione non sono legate a eventi specifici, ma più precisamente a una presa di coscienza.

«Sono abituato a gareggiare – dice – se posso dare il 100% di quello che sono, ma ho capito che ormai potrei arrivare solo al 90% e non è abbastanza».

Sei Giorni di Rotterdam, spalla a spalla con Teun Mulder
Sei Giorni di Rotterdam, spalla a spalla con Teun Mulder

Nove mondiali

Chi è Gregory Baugé? Semplicemente uno dei più grandi specialisti della storia della velocità su pista: 9 volte campione del mondo fra gara individuale e a squadre, 5 volte campione europeo, 4 volte sul podio olimpico fra Pechino 2008 e Rio 2016. La sconfitta nella finale individuale di Londra 2012, contro il britannico Jason Kenny, fa ancora male, ma non è il suo più grande rimpianto. 

«Certo, l’oro olimpico è il sogno di tutti, ma se mi guardo indietro quel che mi fa più male è ciò che avvenne nel 2011, aver causato ai miei compagni di squadra Michael D’Almeida e Kevin Sireau la perdita del titolo mondiale a squadre».

Quell’anno Baugé aveva vinto entrambi i titoli (nella finale individuale battendo proprio il suo futuro giustiziere olimpico Kenny), ma nel gennaio successivo venne privato dei successi per una positività all’antidoping.

Nel 2015 vince il mondiale in Francia
Nel 2015 vince il mondiale in Francia

Lo scivolone

Baugé si era rialzato da questo brutto scivolone, anzi ne aveva tratto ispirazione per il suo futuro.

«Voglio essere un esempio per le nuove generazioni, voglio lavorare ancora nel mondo del ciclismo su pista per far sì che la Francia resti ai vertici. A Parigi 2024 dovremo recitare un ruolo da protagonisti e non mi dispiacerebbe proprio aiutare qualcuno a cogliere quel traguardo che a me è sfuggito…».

Il razzismo

Chiudendo la sua carriera, Baugé si guarda indietro. La sua figura d’ebano è rimasta impressa nella storia del ciclismo su pista abbattendo attraverso le sue imprese anche vecchi stereotipi.

«Nel mondo del ciclismo non sono mai stato fatto oggetto di atti razzisti, ma non posso dire altrettanto nella vita quotidiana – ha dichiarato a Cyclim’actu – come possiamo uscirne? Vorrei saperlo, il razzismo è parte delle nostre vite. Ogni morte di un uomo di colore per colpa di esso, è una morte di troppo».

Rio 2016, a duello con Denis Dmitriev (Russia)
Rio 2016, a duello con Denis Dmitriev (Russia)

A Guadalupe

Riguardando indietro alla sua carriera, Baugé identifica il suo più bel ricordo, che non coincide con una delle sue tante vittorie mondiali.

«La soddisfazione più intensa l’ho vissuta nel 2009 – dice – quando ho vinto il titolo francese davanti alla mia gente a Guadalupe. C’era quasi tutta la popolazione locale a guardarmi, a sostenermi. Avevo indosso la maglia di campione del mondo, la gente era impazzita, è stato qualcosa di enorme. C’era tutta la mia famiglia, i miei amici, è stato incredibile. La mia terra mi ha dato tanto, ora tocca a me restituirle qualcosa».