Manuel Oioli sta quasi ritrovando Manuel Oioli, l’atleta che sulla salita di Fosdinovo al Lunigiana del 2021 polverizzò il precedente record di un certo Tadej Pogacar. Ci riuscirono in nove, a dire il vero, aprendo la porta sull’accelerazione dei ciclismo giovanile rispetto ai tempi recenti del fenomeno sloveno. Da allora Olioli passò nella Fundacion Contador come under 23 e poi ne venne via, approdando lo scorso anno alla Q36.5. E se l’inizio di stagione non è stato dei più esaltanti, i risultati dell’ultimo mese evidenziano un deciso cambio di rotta. Le vittorie della Coppa Medicea e del Trofeo Città di Brescia (in apertura, foto Team Q36,5), unite ai podi di Poggiana e Capodarco, lo propongono fra gli U23 di riferimento del momento. Per questo il cittì Amadori lo ha inserito nella rosa di coloro che potrebbero correre gli europei, mentre forse il percorso del mondiale potrebbe essere troppo duro.
«Non posso lamentarmi di come stanno andando le cose nell’ultimo mese e mezzo – spiega – ma questo non significa che possa adagiarmi. Non sono neanche professionista, quindi voglio migliorare ancora. Sto andando, forte però sono consapevole che nel professionismo queste prestazioni sarebbero niente. Quindi non sono ancora il Manuel che vorrei, però posso dire che a inizio stagione speravo di arrivare ad agosto esattamente con questa condizione».
Vai forte ad agosto perché è il tuo periodo?
Storicamente da sempre vado forte in questi mesi, più che nella prima parte di stagione, quindi un po’ me lo aspettavo. Non posso recriminare niente sulla preparazione o altro, non ho avuto intoppi, è solo che comincio ad andare forte da luglio.
Non sei ancora professionista: è l’obiettivo di quest’anno?
Sì, davvero sì. L’ho detto già all’inizio della stagione che quest’anno sarei voluto passare. Il 2023 si è chiuso bene con il successo al Trofeo Del Rosso, ma onestamente quest’anno fino alla prima vittoria, quindi fino a Brescia, ero consapevole di non aver fatto abbastanza. Dopo due vittorie e i due podi in gare così importanti, penso di aver guadagnato in consistenza. Il mio piano A sarebbe quello di diventare professionista alla Q36,5 e spero che mi prendano. Il problema è che non so quanti posti abbiano per l’anno prossimo, per cui non si sa ancora molto, anche se un interessamento c’è stato.
Quanto e in cosa il Manuel di quest’anno è più forte da quello del 2023?
Se guardo tutti e tre gli anni da under, anno per anno, quello che si nota di più è stata la resistenza. Non dico la salita, perché ho visto che in una gara come la Firenze-Viareggio non ho ancora i numeri dei più forti. Però invece sulla resistenza in una gara come Capodarco, con otto giri duri in cui si fa la differenza negli ultimo due o tre, mi sono visto tanto migliorato. L’anno scorso non avrei mai pensato di giocarmi la vittoria in una gara come quella.
Perché?
Sono partito con qualche dubbio. Sapevo di stare bene, perché a Poggiana ero andato forte anche in salita, però Capodarco è dura. Sono partito, ho visto che nei primi giri facevo fatica, però c’ero. Di solito mi sblocco col passaggio dei chilometri, quindi mi sono detto che magari sarei arrivato a fare il finale. Anche quando facevo più fatica, ho tenuto duro. Ho sempre cercato di rientrare usando l’intelligenza in discesa e in pianura. E poi negli ultimi 3-4 giri, ho visto che di gambe ero con i migliori e ho pensato che me la sarei giocata. Ho scelto una tattica un po’ attendista che poi non ha premiato, perché sono andati via D’Aiuto e il ragazzo slovacco. Io ho preso quella decisione e ho chiuso terzo, però ero al loro livello e questo è importante.
Perché Capodarco è dura, visto che sei uno di quelli che batté il famoso record di Pogacar a Fosdinovo?
Premesso che ogni gara è diversa e sarebbe sbagliato fare paragoni, vedo che gli juniors di adesso vanno ancora più forte. Ho guardato i tempi della Collegno-Sestriere, in cui avevo fatto secondo, proprio come quest’anno il figlio di Ivan Basso. Guardando i tempi su Strava, i suoi sono tutti più bassi dei miei. In generale, ma negli juniores in particolare, il livello si alza sempre di più. Sicuramente quando Pogacar ha fatto il Lungiana, gli juniores erano molto più simili agli allievi che agli under 23. Invece adesso la loro preparazione è molto simile a quella dei grandi. Io mi sono trovato in una fase di passaggio. Erano anni in cui qualcuno passava direttamente al professionismo, ma era ancora una cosa strana. Si diceva ancora che di Evenepoel ce n’è uno solo, per cui chi passava presto era una sorta di pioniere. Penso che se avessi vinto oggi due tappe al Lunigiana e poi fossi arrivato nella top 10 dell’europei, probabilmente sarei passato diretto in una WorldTour.
Pentito di qualcosa nel tuo percorso?
No, perché io avevo già dato parola alla Eolo e non mi sarebbe piaciuto tornare sui miei passi. Non è neanche detto che passare subito professionisti sia la cosa migliore. Il rammarico semmai è che avrei potuto migliorare prima, allenandomi in maniera un po’ diversa da primo e secondo anno U23, però meglio averlo fatto ora che mai.
Pur essendo in un devo team, hai fatto pochi giorni di gara con i pro’, come mai?
Penso che ne farò un paio ancora entro fine stagione. Nella squadra c’è una diversa gestione degli stagisti, per noi non c’è una programmazione e anche giustamente. Alla fine hanno la precedenza i corridori della professional e se ci sono dei buchi, ci va uno di noi.
Non hai fatto il Giro Next Gen con la squadra, per motivi misteriosi, ma lo hai fatto con la nazionale. Sarebbe cambiato qualcosa andando con la Q36,5?
A livello di prestazione, secondo me no, perché oggettivamente non ero al top della mia forma. E in una corsa come il Giro, con un livello così alto, se non sei al top fai fatica. Mi è dispiaciuto più che altro perché per tutto l’anno lo staff ha lavorato sodo per noi e alla fine non si è fatta la corsa più importante. Proprio per questo devo ringraziare il nostro diesse Nieri che ha spinto perché corressi con la nazionale.
Ci sono degli appuntamenti entro fine stagione in cui mettere in mostra il miglior Oioli?
Vediamo se sarò agli europei, poi gli appuntamenti a cui tengo di più sono il Giro del Friuli e la Ruota d’Oro. E vedremo se per fine stagione sarò riuscito a trovare il miglior Oioli e se questo mi porterà nel gruppo dei più grandi.