Ganna a Gran Canaria, ore e chilometri puntando la Sanremo

10.01.2025
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Ganna si trova a Gran Canaria sotto la guida di Leonardo Basso, cercando sole e macinando chilometri (in apertura foto Ineos Grenadiers). Dario Cioni ci ha spiegato quali saranno i grandi obiettivi del 2025, sottolineando come la stagione sarà incentrata sulla strada e su tre sfide che, ciascuna a suo modo, rappresentano per il piemontese dei conti in sospeso: la Sanremo, la Roubaix e il Tour de France. Dopo il ritiro di dicembre, ecco pertanto quello delle Canarie e a seguire di nuovo in Spagna si rifinirà il lavoro prima del debutto.

«L’unica cosa in comune fra Sanremo, Roubaix e Tour – dice Pippo sorridendo – è che non le ho mai vinte, neanche una tappa, proprio niente. Quindi su questo sono un po’ indietro e spero che il 2025 sia l’anno giusto per mettere le spunte giuste vicino a questi tre nomi».

Tornano alla memoria il Ganna sfrontato e potente che vinse la tappa di Camigliatello Silano al Giro del 2020, come pure il guerriero che sul Poggio ha tenuto testa per due anni consecutivi alle sfuriate di Pogacar. Un Ganna capace di dire la sua anche al di fuori della sfera delle cronometro che lo vede da anni fra i dominatori mondiali. Il Ganna che i tifosi si aspettano, che i giornalisti esortano e che forse anche lui non vede l’ora di tirar fuori, per sottolineare (come farà in chiusura di intervista) che finora la sua non è stata solo una carriera da pistard.

Gran Canaria, un piccolo gruppo di corridori al lavoro (foto Ineos Grenadiers)
Gran Canaria, un piccolo gruppo di corridori al lavoro (foto Ineos Grenadiers)
Partiamo dalla Sanremo. In due anni hai dimostrato che sul Poggio riesci a tenere le accelerazioni. Il lavoro per questa prima gara è sulla resistenza, salita o sullo sprint?

Diciamo che c’è tanto lavoro, stiamo già lavorando. Stiamo cercando di aumentare i carichi di lavoro, facendo un po’ più di ore. Siamo qui a Gran Canaria con Leonardo Basso anche per questo, a fare ore, fare un lavoro di endurance per colmare il divario e arrivare freschi sotto i Capi. E da lì riuscire poi a essere competitivo come gli scorsi anni sul Poggio e poi vedere cosa si può fare una volta che si arrivasse in volata.

La Roubaix: due anni fa il primo assalto preparato per bene. E’ una gara al limite del selvaggio, ma quanto conta la cura dei dettagli?

La Roubaix è uno di quegli sport diversi, non è ciclismo secondo me. E’ un misto tra farsi del male e soffrire tanto, ma il ciclismo è un’altra cosa. Però è nel cuore di tanti sportivi, di tanti professionisti, di tanti ex corridori e dei nuovi che verranno. E’ una gara selvaggia, come dite voi, e ha bisogno della cura del dettaglio per arrivare al meglio. Poi trovi Sonny (Colbrelli, ndr) che ha fatto tutto a modo suo ed è riuscito a vincere la prima volta che si è presentato. Comunque in gara, che sia una classica o una corsa qualsiasi, la parte istintiva esce sempre. Quindi devi essere freddo e calcolatore, ma altre a volte devi seguire il tuo istinto.

Per preparare Sanremo e Roubaix servirà lavorare anche sulla bicicletta?

Credo che le due bici saranno uguali. Forse le uniche cose che cambiano per la Roubaix saranno i copertoni un po’ più grandi, sul 28 oppure 30, e anche un doppio giro di nastro manubrio, con il gel che assorbe le vibrazioni per risparmiare le braccia. Poi per il resto la bicicletta è quella.

«Ce n’è sempre uno- si legge su Instagram – e di solito è Filippo Ganna» (foto Ineos Grenadiers)
«Ce n’è sempre uno- si legge su Instagram – e di solito è Filippo Ganna» (foto Ineos Grenadiers)
Resta il Tour…

L’obiettivo intanto è cominciare a partire, arrivare là in forma, motivati, con le gambe pronte per far fatica. Una volta che si sarà in Francia, si penserà come agire giorno per giorno. Sicuramente le crono sono difficili, la seconda è una cronoscalata, quindi la escludiamo a priori. Vediamo cosa ci sarà per me.

La pista rimane nella preparazione, che cosa c’è di diverso dovendo puntare a obiettivi su strada?

Mi pare che dal 2017 faccio pista, ma corro anche su strada. Quindi non è che io corro su strada per preparare la pista o corro in pista per preparare la strada. Cerco di fare le due cose contemporaneamente e mi pare che ho vinto anche tappe al Giro d’Italia, tappe alla Vuelta, tappe anche nelle corse minori. Ho fatto 33 vittorie su strada, fra cui anche due corse a tappe, non mi pare che siano il bilancio di un corridore che corre solo in pista.

Come aver messo i puntini sulle “i”, casomai ce ne fosse bisogno. La preparazione prosegue. A Gran Canaria il tempo è buono e lo spirito è alto. L’Australia ha già aperto le danze con i campionati nazionali, presto sarà tempo di Tour Down Under. L’esordio di Ganna avverrà in Europa, probabilmente all’Etoile de Besseges dove vinse tre tappe fra il 2021 e il 2022. La lunga attesa è ormai agli sgoccioli.

Ineos cambia pelle: per Ganna e compagni c’è Bioracer

03.12.2021
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Era maggio quando si sparse la voce che il team INEOS Grenadiers non avrebbe più collaborato con Castelli per la realizzazione dei completi da gara. Gli attriti erano diventati probabilmente troppi e le due aziende hanno deciso di separare le loro strade. E mentre il brand italiano è passato alla Deceuninck-Quick Step, lo squadrone britannico è passato al marchio Bioracer, fortissima realtà belga.

Nuova tenuta e bici d’oro per Richard Carapaz (foto Team Ineos)
Nuova tenuta e bici d’oro per Richard Carapaz (foto Team Ineos)

Coerenza stilistica

Per lo squadrone britannico la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sono stati dunque forieri di novità in abbondanza. Prima il cambio di sistema frenante, con l’arrivo finalmente delle Dogma F con freni a disco. E ora il kit dell’abbigliamento.

Il nuovo design potrebbe dare la sensazione di non discostarsi troppo dal precedente. I tratti fondamentali sono l’effetto testurizzato sulla linea rossa caratteristica della parte posteriore della maglia, delle nuove strisce di Flag blu e Brigade red sulle spalle e la lavorazione in 3D delle maniche a tutto vantaggio dell’aerodinamica.

Produzione interna

Per il lancio sono stati scelti Filippo Ganna, Tom Pidcock e Richard Carapaz, protagonisti di uno shooting fotografico che fa della ricerca della velocità il suo filo conduttore. Il nuovo kit è stato prodotto internamente, dato che Bioracer, azienda che opera nel settore da 30 anni e dispone di diversi siti produttivi di proprietà in tutto il mondo, dispone di tutta la filiera, che parte dalla selezione e la progettazione dei tessuti e arriva alla galleria del vento.

Ricerca di velocità

Sir Dave Brailsford, direttore generale di INEOS Grenadiers, ha usato parole molto lusinghiere: «Conosco Bioracer da molto tempo e ho sempre ammirato quello che fanno e il modo in cui lo fanno. Ho sempre sperato e creduto che un giorno avremmo lavorato insieme, quindi sono davvero felice che quel giorno sia arrivato. La filosofia alla base del loro lavoro ruota intorno alla velocità  pura e semplice, con gli atleti al centro. Condividiamo un comune senso di avventura, la voglia di innovare e fare le cose in modo diverso, ma soprattutto la passione per la corsa e per le corse. Non vediamo l’ora di scrivere un nuovo capitolo di successo insieme e portare su strada il fantastico kit nel 2022 con il nostro spirito Grenadier».

Squadra laboratorio

Al commento di Brailsford si è unito quello di Danny Segers, CEO di Bioracer. «La nostra crescente ambizione – ha detto – richiede un ruolo più attivo sotto i riflettori. Insieme alla migliore squadra da grandi Giri dell’ultimo decennio continueremo a spingere i confini delle prestazioni ciclistiche sempre più avanti. I corridori INEOS Grenadiers si distinguono nel gruppo internazionale per tutto l’anno, quindi vedremo sicuramente il logo Bioracer sul palco molte volte. Dato che svolgiamo un ruolo di primo piano nella rivoluzione dell’abbigliamento sportivo, tradurremo gli sviluppi ispirati da questa nella produzione dell’abbigliamento da ciclismo per milioni di ciclisti Bioracer in tutto il mondo».

La nuova avventura inizierà ovviamente dal primo gennaio. Per coloro che amano vestire con i colori delle squadre, il nuovo kit è già disponibile all’ordine sul sito della squadra e sul Bioracer Shop. In Italia invece il distributore ufficiale di Bioracer, compresa quindi la collezione Ineos, sarà Aslan Tech (italian@bioracer.com).

Sagan si scrolla il Covid di dosso e punta la Sanremo

17.02.2021
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E’ successo tutto al momento di volare a Sierra Nevada per fare l’altura. Sagan ha fatto il tampone e l’esito è stato una doccia fredda: positivo! Non aveva avuto sintomi e si sentiva bene. Invece in men che non si dica si è ritrovato rinchiuso nella villetta di Gran Canaria, affittata da suo fratello Juray e da Baska. Nel dubbio anche loro l’indomani sono andati a fare il controllo e il verdetto è stato ugualmente impietoso.

Quarantena

Rinchiusi al sole dell’isola, con un giardinetto e la piccola piscina, i tre hanno pensato che poteva andargli anche peggio. I medici del team e le autorità spagnole chiamavano a intervalli regolari per accertarsi che stessero bene e non pensassero di uscire. Mentre Peter, sull’orlo di una crisi di nervi, continuava a tempestare di telefonate il suo amico e addetto stampa Ubo. Gli chiedeva di fare post e le mille idee di un campione già vulcanico quando si allena. Pensate voi se non ha niente da fare tanto a lungo.

Dopo la quarantena, ha ripreso ad allenarsi facendo solo ore e poca qualità
Dopo la quarantena, ha ripreso facendo solo ore

«Non era mai stato per così tanto tempo senza fare niente – conferma Gabriele Uboldi – ma il protocollo del team in casi di positività è ferreo. Stop totale, anche per non rischiare problemi di salute. Non c’è una gran letteratura medica su cosa succede durante il Covid. Per non compromettere o rischiare di compromettere cuore e polmoni, si è deciso di fare così. Come l’ha presa Peter? Stare fermo gli scocciava più della morte…».

Ripresa blanda

Per fortuna il Covid non dovrebbe aver lasciato strascichi e allo scadere delle due settimane, Sagan ha potuto riprendere la bici. Consapevole tuttavia che non ci fosse più spazio per andare in altura. La prima fase è stata piuttosto blanda, fatta di ore di sella al caldo di Gran Canaria, alla larga dai lavori specifici. Per questo e non per altro, durante una chiacchierata con il medico della Bora-Hansgrohe, si è deciso di non andare alla grande apertura in Belgio. Non avrebbe avuto senso fare dei fuorigiri così importanti senza la condizione per essere protagonista. Nessun problema di ordine medico, insomma, sebbene proprio il dottore sia volato sull’isola per due volte durante la quarantena. E gli atleti, giorno per giorno, abbiano continuato a mandargli i file di allenamento e i propri dati.

Peter non corre dal 25 ottobre: 4 mesi senza gare non sono pochi
Peter non corre dal 25 ottobre: 4 mesi senza gare

Obiettivo Sanremo

Il punto ora è capire se gli obiettivi importanti saranno in qualche modo compromessi. Il primo in ordine cronologico è la Sanremo (in apertura la foto del 2° posto nel 2017 dietro Kwiatkowski). Dall’entourage del campione fanno sapere che il solo modo per arrivarci competitivo sarà comunque correre la Strade Bianche e la Tirreno-Adriatico. In questo modo ci si riallaccerebbe al programma originario, fosse anche arrivandoci in Italia non al 100 per cento. Pertanto, mentre il suo gruppo volerà in Belgio, Sagan dovrà decidere se rimanere a Gran Canaria fino al 28 febbraio o più a lungo. Finché suo fratello e Baska rimarranno nei paraggi, restare per allenarsi al caldo è una valida alternativa alle strade di Monaco. Ma a casa Peter potrebbe rivedere suo figlio dopo così tanti giorni di lontananza

Come Ganna

Dubbi sulla sua condizione o sul fatto che il Covid non abbia lasciato tracce non ce ne sono o si fanno comunque considerazioni abbastanza elementari.

«Ne parlavamo un paio di giorni fa con Lomba (Giovanni Lombardi, manager di Sagan e di Ganna, ndr) – dice Uboldi – proprio in riferimento a Pippo. Lui si è fatto 25 giorni a casa con il tampone sempre positivo e quando è ripartito quasi andava più forte di prima. Per cui non c’è niente che lasci pensare a delle complicazioni, fermo restando che è stato giusto essere prudenti. Meglio essersi ammalati e poter sciupare dieci giorni a gennaio, che ritrovarsi con una grana del genere ad aprile. 

«Lui è quello che si scoccia quando lo portano in giro – sorride Uboldi – per eventi e promozioni che lo distolgono dallo sport. Non tanto perché non abbia voglia di partecipare. Ma perché pensa che nelle stesse ore i suoi avversari si stanno allenando. Immaginate che cosa avrà avuto per la testa in quei giorni…».

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020

Ganna a Gran Canaria mette Tokyo nel mirino

10.12.2020
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Ganna è a Gran Canaria con Moscon e Leonardo Basso per riallacciare i fili con la fatica e l’aria aperta. Hanno scelto la base del primo raduno invernale del Team Ineos-Grenadiers, quasi ad esorcizzare il fatto che il raduno non ci sarà. Sono arrivati l’8 dicembre, martedì. Ieri Filippo ha fatto quattro ore e mezza e finalmente il tempo ha ripreso ad essere scandito da ritmi più normali. Il 2020 dello stress è alle spalle, quello dei grandi risultati rimarrà invece scolpito nella storia dello sport.

Il quarto mondiale dell’inseguimento.

La crono dei campionati italiani.

Quella di San Benedetto del Tronto alla Tirreno.

L’impresa iridata di Imola, primo mondiali di specialità per un italiano e il secondo (per lui) di stagione.

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Valdobbiadene
Giro d’Italia: primo nella crono di Palermo, primo a Valdobbiadene. Manca Milano…
Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Valdobbiadene
Dopo Palermo, Ganna 1° a Valdobbiadene. Ora Milano…

E poi le tre crono del Giro d’Italia. Palermo, annunciata quindi difficilissima. Valdobbiadene, vera prova di forza. Milano, al termine di tre settimane durissime nel primo grande Giro, a confermare la resistenza da campione. E in mezzo la maglia rosa e la fuga di Camigliatello Silano a sparigliare le carte. Una vera sbornia di risultati.

«Anche se a dire il vero – scherza riferendosi al fatto che sul più bello è stato costretto alla quarantena – non ho neanche potuto bere molto. Sarei andato volentieri agli europei in pista proprio per avere uno stacco mentale. Quando sono con i ragazzi riesco a mollare la tensione. Invece mi sono ammalato e mi sono rilassato per forza. Così adesso me ne sto qui, pacato. Tranquillo come sempre. A fare bene quello che si deve fare, dopo una stagione che mi ha dato una bella botta di morale».

David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Brailsford, Ganna e Cioni, Milano: vinta la crono e vinto il Giro con Geoghegan Hart
David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Ganna-Cioni a Milano, vinta la crono e vinto il Giro con Tao
Ti aspettavi che sarebbe ripartita oppure a un certo punto hai temuto?

Sicuramente lo speravo, sennò la grinta scemava. Stare sui rulli e poi allenarsi senza un vero obiettivo non è la stessa cosa.

Due figure chiave nel tuo percorso, Cioni e Villa, secondo i tuoi genitori sono alla radice della tua crescita e dei tuoi risultati.

A entrambi rompo le scatole. Cerco di ottenere quello che voglio in qualsiasi modo. Sono entrambi pacati e ragionevoli, sanno ascoltare. Non li ho mai sentiti alzare la voce, ma il giorno che lo faranno dovrò aver paura. Perché significherà che gliel’ho fatta troppo grossa. Insieme lavoriamo bene, si tratta di continuare in perfetto accordo fino alle Olimpiadi, poi magari si darà più spazio alla strada.

Filippo Ganna, Vuelta San Juan 2020
E’ sfinito. Alla Vuelta San Juan prova l’attacco da lontano e quasi coglie in castagna Evenepoel
Filippo Ganna, Vuelta San Juan 2020
San Juan, un Ganna inedito attacco da lontano
E già sembra di sentire Villa che parla di Viviani, che non vince più perché ha mollato la pista…

Ma io non abbandono la pista, solo che non andrò a tutte le manifestazioni come invece è adesso. Coppe del mondo, europei, mondiali. Ma di sicuro i miei allenamenti continuerò a farli, perché danno il colpo di pedale che funziona.

Quanto è lontana Tokyo?

Non così tanto. Sto già pensando che dovrò fare prima la crono e insieme lavorare in pista per non perdere quel tipo di forza e non rimanere staccato dal quartetto.

Si parla già del confronto con Evenepoel…

In Argentina mi ha battuto, ma sono passati dieci mesi e si usava la bici da strada, non quella da crono. Sono contento per lui quando è tornato a pedalare, sarei un vigliacco se pensassi diversamente.

Filippo Ganna, inseguimento a squadre, mondiali pista Berlino 2020
Ai mondiali di Berlino 2020 il bronzo col quartetto prima del 4° oro individuale
Filippo Ganna, inseguimento a squadre, mondiali pista Berlino 2020
Ai mondiali di Berlino 2020, bronzo col quartetto
In Castelli ci hanno raccontato di quando facesti il manichino per Hesjedal…

Gli assomigliavo di fisico, fu un’esperienza bella e interessante. Anche perché mi ritrovai in galleria del vento con Contador che preparava il Tour. Una giornata di alta scuola senza pagare il biglietto. Però, ora che ci penso, sarei curioso di sapere chi sia oggi il mio manichino.

Raccontano che tu sia molto esigente.

La posizione non è mai perfetta, la bici non è mai perfetta. C’è sempre da migliorare. Negli ultimi tempi ho fatto un bel salto in avanti, ma mentirei se dicessi di aver trovato la posizione migliore e definitiva. Ci sono materiali e componenti da studiare, ma al netto di questo ciò che non cambia è il mal di gambe. Lo scopo è ottenere il risultato migliore.

Il giovane del quartetto, Jonathan Milan, è passato al Team Bahrain. Ti senti di dargli un consiglio?

Non deve voler strafare. Deve trovare con la squadra il giusto compromesso fra strada e pista, ma a quello penserà il suo preparatore.

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020
I giorni in maglia rosa hanno portato la popolarità di Ganna alle stelle
Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020
La maglia rosa gli ha dato un’altra popolarità
E’ presto per capire se il Giro d’Italia ha cambiato qualcosa nella capacità di prestazione?

E’ ancora presto, direi di sì. Venti giorni senza lavorare lasciano addosso parecchia polvere. Vediamo se cambia quando avrò ripreso il passo. Rimarremo qui fino al 19 dicembre, giusto per non dover fare la quarantena al rientro. Sennò saremmo tornati il 23 e quei quattro giorni di lavoro in più sarebbero serviti.

E con la squadra?

Dovremmo tornare qua, ma davvero in questo periodo si vive alla giornata. Per cui mettiamo il primo traguardo a Natale, il secondo a Capodanno e poi vedremo dove e quando faremo il ritiro.