Si rivede Ferraro: il Liberazione non era stato casuale…

02.08.2024
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La vittoria al GP Liberazione dello scorso aprile non era stato un fuoco di paglia, anche se da allora Santiago Ferraro aveva sempre mancato un nuovo appuntamento con il successo. Fino a domenica scorsa, alla conquista del GP Sportivi Loria, una corsa internazionale con qualità davvero alta. Non che fino ad allora il portacolori della Work Service Coratti fosse rimasto a guardare, tutt’altro, ma l’appuntamento con il successo sembrava sempre sfuggire.

L’arrivo vittorioso di Ferraro a Loria (TV), la terza vittoria per il laziale della Work Service Coratti (Photors)
L’arrivo vittorioso di Ferraro a Loria (TV), la terza vittoria per il laziale della Work Service Coratti (Photors)

Quella vittoria romana, scaturita dopo essere stato chiamato al via quasi in extremis, aveva dato tante speranze al ragazzo di Cerveteri, che sopra ha iniziato a costruirvi una carriera solida da junior in modo da trovare un buon ingaggio per il passaggio di categoria. Con tanti piazzamenti, ma senza “lo” squillo”. E forse la spiegazione il laziale la dà subito, alla prima risposta.

«Era una gara più adatta alle mie caratteristiche – afferma il quasi diciottenne (entrerà nella maggiore età il 20 settembre) – Io vado bene in salita, il percorso di Roma non era propriamente confacente a me, era duro ma più per velocisti, diciamo che ero stato anche fortunato. Quand’era andata via la fuga pensavo che la corsa fosse finita, invece rallentarono e potei rientrare, ma poteva finire in altro modo».

Il podio del GP Sportivi Loria, con Ferraro fra l’australiano Holmes e Meccia (Photors)
Il podio del GP Sportivi Loria, con Ferraro fra l’australiano Holmes e Meccia (Photors)
Com’è stata la vittoria al Loria?

C’è stata battaglia fin dall’inizio. La fuga principale è stata ripresa a una trentina di chilometri dal traguardo. Tutti a quel punto hanno provato l’azione, io quando ho attaccato mi sono portato via altri 6 corridori e fra noi c’è stato molto accordo, poi in volata ho fatto il mio.

Questa vittoria l’avevi inseguita a lungo…

Dopo la prova capitolina avevo portato a casa ben 8 Top 10, ma la primavera non era stata semplice con tutti gli impegni legati alla scuola. Il mio rendimento era giocoforza calato nelle settimane finali del mio percorso di studi, poi siamo andati con la squadra in ritiro a Livigno e lì ho ritrovato brillantezza.

Per il laziale una primavera difficile, problemi fisici e legati alla scuola
Per il laziale una primavera difficile, problemi fisici e legati alla scuola
Dopo la tua vittoria romana, hai notato maggiore attenzione intorno a te?

Diciamo che l’atteggiamento del gruppo è un po’ cambiato. Ora vedo che c’è più attenzione nei miei confronti, in quello che faccio. E’ normale che sia così, io spero che l’identica attenzione ci sia anche da parte di chi guarda alla nostra categoria dai “piani alti”. Qualche contatto c’è per la prossima stagione, ma non ho ancora deciso nulla.

Attenzione anche da parte di Salvoldi? Chi vince a Roma entra giocoforza in una nuova dimensione…

Sì, con il cittì ci siamo sentiti e mi ha già dato opportunità, facendomi partecipare alla tappa ceka di Nations Cup dove avrei voluto fare molto meglio, anche se sono finito fra i primi 10 scalatori. D’altronde ho anche avuto un incidente dopo la prova romana che mi ha fatto perdere tempo e condizione. La forma ho sentito che stava tornando un paio di settimane fa, in occasione del Giro del Veneto.

Ferraro ha già corso in nazionale quest’anno, al Medzinárodné Dubnica nad Váhom in Cechia
Ferraro ha già corso in nazionale quest’anno, al Medzinárodné Dubnica nad Váhom in Cechia
Tuo fratello Lorenzo si sta mettendo in luce fra gli allievi: siete diversi come caratteristiche fisiche e tecniche?

Abbastanza. Io corro usando più la testa, lui è più istintivo ma questo dipende anche dalla categoria, si sa che è solo entrando nell’orbita junior che si comincia a ragionare più di squadra. Lui comunque va forte, ha già vinto 4 gare. Fare un paragone comunque è difficile, i nostri sono mondi molto diversi.

Quest’anno, fra Friuli, Valdera e Veneto oltre alla gara all’estero hai disputato molte corse a tappe. Come ti senti in quella dimensione?

Per ora le mie preferite restano le classiche in linea, credo che mi definiscano di più, ma penso di avere ampi margini di crescita anche per le prove di più giorni, considerando le mie caratteristiche. Le corse a tappe sono fondamentali nella nostra crescita perché insegnano a gestire la pressione generale. Io credo di poter far bene anche lì, sia come cacciatore di tappe ma anche per puntare alla classifica.

Il quasi diciottenne guarda già al suo futuro fra gli U23, ma attende una chiamata da un team di prestigio
Il quasi diciottenne guarda già al suo futuro fra gli U23, ma attende una chiamata da un team di prestigio
Dove sei solito allenarti?

Il mio teatro naturale sono i Monti della Tolfa, ma quando sono con la squadra ci troviamo spesso anche dalle parti di Fiuggi, dove abbiamo un appartamento e molti percorsi di varia natura a disposizione. Sulla Tolfa mi trovo particolarmente a mio agio: poco traffico, pendenze importanti e pochi ciclisti, anche se devo dire che negli ultimi tempi sono andati aumentando. Lì c’è un solo team che fa attività, mi piacerebbe molto che il mio esempio servisse per allargare un po’ la massa di praticanti.

Dopo il Liberazione, Montagner non si ferma più

07.05.2023
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Coppa Dondeo, Gran Premio Liberazione e come se non bastasse il titolo regionale, tutto nello spazio di pochissime settimane. Aprile ha rivelato al popolo del ciclismo il talento cristallino di Andrea Montagner, ultimo arrivato nella sempre effervescente nidiata della Borgo Molino. Friulano di 17 anni, Montagner si è adattato subito alla nuova categoria junior e promette di regalare altre soddisfazioni, entro però i margini consentiti dalla scuola.

«Sono al terzo anno di Agraria – spiega il giovanissimo friulano – e non è sempre semplice organizzarsi. Spesso i compiti vengono dati all’ultimo e trovare tempo e spazio per allenarsi non è facile, anche se io esco in bici appena finite le ore di scuola. Ma poi c’è lo studio a casa, insomma di tempo libero non ce n’è, senza contare poi le trasferte. Dopo giugno la situazione sarà sicuramente più agevole».

Per Montagner, classe 2006, questa è la prima stagione al Borgo Molino dopo 4 anni alla Libertas Ceresetto
Per Montagner, classe 2006, questa è la prima stagione al Borgo Molino dopo 4 anni alla Libertas Ceresetto
Fino allo scorso anno eri alla Libertas Ceresetto, ora il tuo team ha una sede lontana da casa…

Questo è un altro problema, ma devo dire che la squadra mi aiuta molto, spesso i tecnici si sobbarcano la trasferta e vengono a controllare i miei allenamenti, praticamente tutte le settimane. Alla Libertas Ceresetto sono stati 4 anni fondamentali per la mia formazione ciclistica, ma ora la situazione è diversa.

In che maniera?

La squadra mi dà molto supporto, è davvero un bel team dove si è formato subito uno splendido gruppo fra ragazzi e tecnici. Non manca davvero nulla e si vede che ci tengono, la distanza non facilita la costruzione del gruppo al di fuori delle gare, ma bisogna adattarsi e il fatto che mi vengano a trovare a casa mi è d’aiuto.

Ti alleni quindi da solo, non hai paura?

Eh, non è facile… Sì, paura ne ho, ma questa si traduce in grande attenzione perché so che degli automobilisti non ci si può fidare. Le strade del Tagliamento sono molto trafficate, io cerco itinerari meno battuti, ma capita anche di doversi sobbarcare chilometri nel traffico e tocca stare sempre con le antenne dritte.

Al Borgo Molino puntano molto su Montagner, anche se la distanza impedisce frequenti allenamenti in gruppo
Al Borgo Molino puntano molto su Montagner, anche se la distanza impedisce frequenti allenamenti in gruppo
Che percorsi trovi?

In questo devo dire di essere abbastanza fortunato abitando in collina. Posso allenarmi molto bene su qualsiasi terreno e soprattutto in montagna, non devo spostarmi molto e posso migliorare su ogni terreno, è un vantaggio che sto cercando di sfruttare.

Ma quali sono i tracciati che preferisci?

Non sono uno scalatore puro, ma in montagna vado abbastanza bene, preferisco i percorsi abbastanza duri, dove c’è possibilità di fare selezione. Il tracciato del Liberazione era ideale in questo senso, sono riuscito a fare quanto mi ero prefissato.

Corridore che ama i percorsi duri, il friulano privilegia i successi con attacchi da lontano
Corridore che ama i percorsi duri, il friulano privilegia i successi con attacchi da lontano
Molti dicono che il percorso di Roma sia atipico, dove c’è da rilanciare sempre ma non sia altimetricamente tra i più severi…

Non la penso così. Giro dopo giro le pendenze si sommano nelle gambe, praticamente l’unico tratto veramente piano è quello di Caracalla, l’arrivo… E’ un percorso difficile, ci sono strappi a ogni tornata, è normale che alla fine ci sia selezione. Io ho provato subito a uscire, poi con Gabriele De Frabitiis abbiamo trovato l’azione giusta e proprio sfruttando gli strappi sono riuscito a staccarlo e arrivare da solo. E’ stata decisamente la mia vittoria più bella.

Non ti sei però fermato lì, visto che pochi giorni dopo hai vinto anche il titolo regionale…

Sì, ho cercato di recuperare dopo la trasferta di Roma, fatto un po’ di scarico e quando sono tornato in gara ero brillante come allora. E’ stata una corsa più facile, ma sicuramente mi dà buone indicazioni anche come capacità di recupero. Non ho mai fatto una corsa a tappe, non so come mi potrei trovare con impegni ripetuti giorno dopo giorno ma questi piccoli segnali mi rincuorano.

Il friulano al suo primo successo 2023 alla Coppa Dondeo, battendo Etienne Grimod
Il friulano al suo primo successo 2023 alla Coppa Dondeo, battendo Etienne Grimod
Che tipo di corridore ti piace?

Uno come Pogacar che va forte su qualsiasi terreno e in qualsiasi tipo di corsa. Vorrei essere come lui, essere capace di dire la mia anche in un grande Giro. Io penso di avere le caratteristiche giuste per poter correre per la classifica, ma non avendo la minima esperienza specifica, per ora è solo un sogno.

Dopo tre vittorie di fila che cosa ti aspetti ora?

Non mi sono posto obiettivi specifici, anche se non nascondo che vorrei provare a conquistare la maglia tricolore. Poi c’è un’altra maglia che vorrei vestire, quella azzurra: per ora non mi è arrivata alcuna convocazione, ma se continuo a far bene magari presto il telefono squillerà…

Con quali miti crescono? Viaggio tra gli juniores al Liberazione

25.04.2022
7 min
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Van der Poel, Van Aert, Pogacar… e Pantani. Sono loro i miti dei ragazzi di oggi. Roma, Terme di Caracalla, va in scena il mitico GP Liberazione. Gli juniores aprono la seconda giornata di gare in attesa del consueto show degli U23 in programma nella terza.

Bozzola, che numero!

GP Liberazione vinto da Mirko Bozzola. Il corridore della Aspiratori Otelli è stato autore di una prova magistrale. In fuga da solo per sei giri. Un’eternità su questo circuito.

Già azzurro con Salvoldi qualche settimana fa, neanche il cittì (che era a bordo strada) si aspettava un numero del genere.

«Ci tenevo molto – ha detto Bozzola – lo scorso anno non ero in forma ma ho preso le misure e oggi… In settimana ho fatto parecchio dietro motore con dei rilanci, pensando proprio a questo percorso.

«Cosa pensavo mentre ero in fuga? A spingere e basta. Conoscevo i distacchi che mi davano la moto e lo speaker mentre passavo sotto l’arrivo. Ma non ho mai avuto paura che mi riprendessero. Ero sicuro di me».

I ragazzi piacentini del Pedale Casalese Armofer
I ragazzi piacentini del Pedale Casalese Armofer

Idoli ed epoche

Dicevamo dei miti però, degli idoli che seguono Bozzola e colleghi. Dagli over 30 in su non avevano all’epoca i social, non erano così bombardati di informazioni, programmi, dirette tv… Magari leggevano più libri, più quotidiani. Ascoltavano i racconti dei più grandi, dei tecnici, del “bar sport”. 

Oggi i social la fanno da padroni. Spesso i ragazzi hanno una diversa soglia di attenzione. Tutto deve essere più immediato e d’impatto. A loro abbiamo chiesto chi tifano, chi sono i loro miti.

«I miti sono Van Aert e Van der Poel, che fanno anche ciclocross, ma credo anche i velocisti come Jakobsen e Groenewegen – dice Edoardo Banfi del Pedale Casalese Armofer – Li seguiamo molto dalla tv, dai social e quando siamo in viaggio in ammiraglia dal telefono con GCN».

Subito Van Aert e VdP

«Siamo in un’era diversa – dice Giovanni Anselmo, trapanese della Madone Racing Team – e rispetto a qualche anno fa ci sono più fenomeni. Penso a Pogacar, Van der Poel, Van Aert… loro sono corridori “all round”, vanno forte in salita e in pianura. Però poi restano i grandi come Pantani e Cipollini che non possono essere dimenticati».

«Anche il mio idolo è Van Aert – spiega Federico Amati della Logistica Ambientale – perché è un corridore che sorprende sempre. Sa vincere dappertutto. Ha un modo di correre spettacolare. E’ un corridore che sa “uscire dalle righe”».

“Uscire dalle righe”: questa è una cosa non secondaria. Questi ragazzi sono cresciuti col potenziometro e il nutrizionista, però certe emozioni (per fortuna) non le puoi sopire con i numeri.

«Chi corre così – riprende Federico – ha sempre il suo fascino. Attacca da lontano, senza indugi e spacca i programmi fatti. 

«Come li seguo? Dirette totali: sei ore sul divano! E chiaramente dai social. Non gli scrivo, ma metto i like. E proprio dalle telecronache di Riccardo Magrini conosco anche i corridori del passato. Mi vengono in mente Cancellara e soprattutto Pantani, che attaccava sempre. Dagli aneddoti di Magrini poi vado ad informarmi su internet». 

I ragazzi della Ballerini hanno ricevuto da Scinto un libro su Moser
I ragazzi della Ballerini hanno ricevuto da Scinto un libro su Moser

Spunta Pantani 

Pantani e Cipollini. Quando loro correvano questi ragazzi erano neonati o addirittura non erano nati. Come fanno a conoscerli?

«I grandi sono grandi sempre – riprende Giovanni Anselmo – Li conosciamo grazie ad internet. Alcuni direttori sportivi hanno corso con Pantani. Lo hanno conosciuto di persona. E certi racconti sono da pelle d’oca. Per esempio la sua rimonta di Oropa. Ogni volta che la riguardo mi emoziona. Sono brividi forti».

«Proprio ieri – racconta Jacopo Militello della Franco BalleriniLuca Scinto ci ha dato un libro su Francesco Moser. Ho letto qualche pagina mentre ero in viaggio e l’ho trovata molto interessante. Del passato però conosco anche Coppi, Franco Ballerini vista la nostra squadra, e Pantani. Cosa sappiamo? Che hanno vinto tanto e con delle imprese da cui dobbiamo prendere spunto.

«Su internet e Youtube vado a vedere video, foto, articoli. Anche in tv ogni tanto la Rai fa vedere delle vecchie corse. E appunto anche dai libri. Quando ero alla Gastone Nencini ho letto il suo libro. Il mito di oggi? Pogacar!».

Verso il passato

«Del passato conosco quelli più famosi – dice Fabrizio Pastori della Feralpi Group – anche perché ho fatto la tesina degli esami di terza media sul ciclismo e quindi mi sono dovuto informare. Ho parlato di Bartali che nella Seconda Guerra mondiale aveva aiutato gli ebrei. E devo dire che mi è piaciuto studiarlo. 

«Oggi, finché vinceva mi piaceva Nibali, quando ero piccolo. Adesso mi piace Pogacar. Quando siamo nel pullmino per andare alle corse i nomi che emergono di più sono quelli di Pogacar, Van Aert e Van der Poel. Li seguiamo dalla tv e molto dai social, i siti e mi piace rivedere gli highlights».

«Il mio mito è Fabian Cancellara – dice Christian Di Prima della Multicar Amarù – non so perché, ma mi piaceva il suo modo di correre. Come l’ho “conosciuto”? Con il suo ultimo Fiandre. Fece terzo, vinse Sagan. Per me ha finito di correre da campione e questo mi piace.

«E come lui Van Aert, ma Cancellara ha una marcia in più. Non lo vedo più in tv, ma lo seguo sui social. Ancora esce in bici, si diverte come un cicloamatore. E poi ho rivisto tutti i suoi video su Youtube. E’ una bella ispirazione».

Pogacar e giovani 

Chiacchierando anche con i più giovani ancora, emerge quasi un solo nome: quello di Tadej Pogacar. Per loro è davvero un mito. Lo vedono molto vicino. Ha solo una manciata di anni in più. Impossibile non sognare. Vincenzo Buonomo del Team Cesaro, è addirittura un allievo ed è in attesa della sua gara.

«Mi piace Pogacar – dice Vincenzo – perché è così forte pur essendo così giovane. Come ci riesce? Credo perché mangia bene, si allena tanto e usa molto anche la testa. In tv studio come si muove in corsa e poi lo seguo sui social, soprattutto Instagram. Prima di Pogacar, mi piaceva molto Nibali e infatti i miei amici mi chiamo Squalo.

«Del passato conosco Armstrong e Pantani. Ho visto i film sulla loro vita. Di Pantani ne parlano quasi tutti, ha fatto una vita così e così. Però so quanto era forte. Altri più vecchi non ne conosco».

Infine piccola considerazione in tema di giovani e giovani campioni. Fa un po’ strano che sia stato super nominato Pogacar e mai Evenepoel. Eppure anche lui attacca e fa azioni insolite. Vedi la Liegi di ieri.