Nys il braccio, Bagioli la mente. E la Lidl fa il colpaccio

10.04.2025
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La partenza della tappa si avvicina e in certi momenti un’intervista può anche essere un buon modo per scaricare la tensione. Andrea Bagioli è in Spagna, alla Iztulia Basque Country, per dare seguito a un inizio stagione finora abbastanza positivo con 3 Top 5, ma nel quale manca ancora quell’acuto che aspetta. Intanto però la sua presenza si nota e lo si è visto soprattutto domenica, al GP Indurain, dove la vittoria di Thibau Nys ha impresse le sue impronte in maniera molto chiara.

Nys taglia il traguardo del GP Indurain con 3″ su Molenaar, Bagioli è nascosto dietro l’olandese (foto Getty Images)
Nys taglia il traguardo del GP Indurain con 3″ su Molenaar, Bagioli è nascosto dietro l’olandese (foto Getty Images)

Mentre procede al necessario riscaldamento, il valtellinese risponde con piacere alle domande, partendo proprio da quel che sta vivendo nei Paesi Baschi: «Abbiamo trovato un clima ideale, anche abbastanza caldo. Siamo partiti, noi della Lidl-Trek, con idee molto chiare, lavorando per Skjelmose per la classifica e con molte frecce per le tappe, tra cui anche io».

Al GP Indurain hai mostrato di essere nella forma giusta: tutte le cronache della gara dicono che la vittoria del belga è nata proprio dalle tue iniziative…

La cosa che ci ha fatto più piacere è che a Lizarra abbiamo visto concretizzato tutto il nostro lavoro e soprattutto i progetti che avevamo fatto alla vigilia. Eravamo d’accordo che sulla salita finale sarei stato io a impostare lo strappo più forte che potevo per selezionare il gruppo e raggiungere chi era davanti, poi verso la cima Thibau sarebbe partito e così è stato. Io però avevo ancora la gamba per tenere e chiudere su chi lo inseguiva in discesa, ho anche avuto la forza di fare la volata.

Per Bagioli la trasferta in Australia era stata positiva, con un 7° posto di tappa e tanto lavoro per il team
Per Bagioli la trasferta in Australia era stata positiva, con un 7° posto di tappa e tanto lavoro per il team
Una vittoria di squadra, quindi…

Sì e nel van dopo la gara anche i nostri capi lo hanno ammesso. Abbiamo lavorato bene in una gara difficile, che non si era messa al meglio quando i fuggitivi della prima ora sono arrivati ad avere anche 7’ di vantaggio. A quel punto ci siamo messi anche noi a lavorare per l’inseguimento affiancando la Red Bull e poi sull’Alto de Ibarra abbiamo mosso le pedine giuste, senza spaventarci per le prime azioni prendendo poi noi l’iniziativa.

Come ti trovi a correre con Nys?

Benissimo, è un ragazzo tranquillo e che ha davvero un enorme talento. Una cosa come quella di sabato non la fai alla tua prima uscita stagionale dopo l’intensa stagione del cross se non hai classe. Insieme a lui avevo già corso lo scorso anno il Giro di Polonia, in corsa abbiamo un’ottima affinità.

Bagioli, Mosca e dietro Milan: la Lidl-Trek ha un’anima fortemente italiana
Bagioli, Mosca e dietro Milan: la Lidl-Trek ha un’anima fortemente italiana
Come giudichi questa prima parte di stagione?

Per me è stata buona, certamente superiore a quella dello scorso anno, anche se ho corso meno. Già in Australia sentivo di andare abbastanza forte anche se al Santos Tour Down Under ho ottenuto solo un piazzamento. Sono anche stato un po’ sfortunato in qualche circostanza, ma le sensazioni erano comunque buone. Alla Cadel Evans ho centrato la Top 5, poi ho dovuto correre la Sanremo in sostituzione di un compagno ammalato, ora mi aspettano le Ardenne e poi potrò tirare un po’ il fiato.

In squadra c’è comunque una bella atmosfera, visti i risultati…

Sì, proprio perché vediamo che il lavoro anche prima della corsa produce effetti. Per noi questo è importante, anche l’eco delle gare belghe, la vittoria di Pedersen alla Gand ad esempio, hanno un effetto positivo su tutti noi. Stiamo correndo bene tutti e in questo contesto non è semplice. Sappiamo tutti che c’è quel pugno di corridori, Pogacar in testa, che hanno una marcia in più, ma anche il secondo posto di Mads domenica al Fiandre è la dimostrazione che con il lavoro puoi comunque inserirti, fare grandi cose.

Nella formazione statunitense, il lombardo si trova sempre meglio. Ora è in Spagna
Nella formazione statunitense, il lombardo si trova sempre meglio. Ora è in Spagna
Ora arrivano le Ardenne, qual è la gara che prediligi?

Sicuramente l’Amstel, dove due anni fa ho chiuso al sesto posto. E’ una corsa che, con i suoi tanti strappi e tante curve, permette agguati e mi piace poterla correre essendo protagonista. Io qualche idea me la sono fatta. Intanto chiudiamo come si deve la corsa nei Paesi Baschi, poi parlerò con i diesse per trovare la strategia migliore, ma se sarà possibile vorrei giocare le mie carte.

Successivamente hai in programma un grande giro?

Sì, ma è la Vuelta, quindi è lontana nel tempo. Dopo questa prima parte di stagione, a maggio prenderò un po’ di riposo prima di ricominciare con piccole corse a tappe come il Giro della Svizzera per essere al meglio per la corsa spagnola.

Per ora Bagioli ha colto buoni piazzamenti, ma cerca con ostinazione l’acuto individuale
Per ora Bagioli ha colto buoni piazzamenti, ma cerca con ostinazione l’acuto individuale
Tu sei il classico cacciatore di tappe, ti ritrovi in un Grande Giro?

Diciamo che non è la mia dimensione ideale, io prediligo le corse di un giorno che concentrano in poche ore tutte le emozioni oppure le corse a tappe medio-piccole, dove lo sforzo non si prolunga all’infinito. L’Iztulia in questo caso è l’ideale…

Piganzoli in Ungheria: una top 10 tra i campioni

18.05.2023
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Davide Piganzoli rientra dal Giro di Ungheria con una top 10 in classifica generale. Un risultato che arriva in una corsa da tempo molto gettonata tra i giovani corridori. Non dimenticando, tuttavia, che il livello in corsa è davvero molto alto, tra i partecipanti quest’anno c’era anche Bernal. Il corridore della Eolo-Kometa, classe 2002, è alla prima stagione tra i grandi. 

«Sto bene – attacca Piganzoli – sono tornato dall’Ungheria da qualche giorno e mi sto godendo il Giro. Ora mi alleno per qualche giorno a casa e poi partirò insieme a Marino (Amadori, ndr) per l’Orlen Nation Grand Prix in Polonia».

Durante l’inverno Piganzoli non ha modificato la sua preparazione rispetto allo scorso anno (foto Instagram)
Durante l’inverno Piganzoli non ha modificato la sua preparazione rispetto allo scorso anno (foto Instagram)

Un piccolo stop

Il valtellinese non correva da un mese, dal GP Indurain, una caduta lo aveva messo fuori gioco. Il Giro di Ungheria era la sua prima gara dopo un periodo di recupero, il risultato è positivo, ed ha lasciato nell’animo di Piganzoli tanto buon umore. 

«Dopo la caduta in Spagna – riprende – mi sono allenato poco, ma quando mi sono ripreso sono riuscito a farlo nel migliore dei modi. Avevo qualche dubbio sulla mia condizione prima di correre, d’altronde mancavo dalle gare da un mese. I primi due giorni ho pensato a salvare la pelle, le squadre dei velocisti la facevano da padrone. I corridori presenti erano tutti di primo livello, basti pensare che degli sprinter presenti molti faranno il Tour de France. Nella seconda tappa sono finito a terra, per fortuna non ho subito infortuni particolari e mi sono rimesso in bici subito. Rientrando anche in gruppo prima dell’arrivo, così da non perdere secondi preziosi». 

Per Piganzoli anche qualche battuta con Bernal riguardo le cadute di entrambi, il colombiano è andato a terra durante la prima tappa
Per Piganzoli anche qualche battuta con Bernal riguardo le cadute di entrambi

Accanto ai campioni

Il Giro di Ungheria rappresentava per Piganzoli la terza corsa a tappe della stagione. La prima è stata l’Istrian Spring Trophy, poi è arrivata la Settimana Internazionale Coppi e Bartali e infine l’Ungheria. Un crescendo di difficoltà, sia di percorsi che di avversari. 

«Effettivamente – racconta – trovarsi a correre accanto a Hirschi e Bernal fa uno strano effetto. Soprattutto se considerate che Egan lo guardavo vincere il Giro ed il Tour, nelle tappe ungheresi, invece, ero pronto a stargli a ruota. Ho avuto anche modo di parlare con lui, prima del via della terza tappa. Nelle due frazioni precedenti siamo caduti entrambi e scherzavamo sui vari bendaggi.

«Nella terza e quarta tappa i ritmi si sono alzati – dice Piganzoli – complice il percorso più duro. Devo ammettere che mi sono sentito bene, anche se quando i pezzi forti scattavano un po’ ne risentivo. Ma stiamo lavorando per migliorare anche questo aspetto, d’altronde sono solamente pochi mesi che sono professionista».

Anche Piganzoli è caduto, nella seconda tappa, ma non ha perso tempo dai primi
Anche Piganzoli è caduto, nella seconda tappa, ma non ha perso tempo dai primi

La top 10 finale

La classifica generale del Giro di Ungheria si è disegnata nella quarta frazione. Che si è rivelata anche l’ultima vista la neutralizzazione della quinta a causa del maltempo. L’arrivo di Dobogoko era in salita e per di più dopo 200 chilometri. Un ulteriore banco di prova per Piganzoli, che però ha risposto bene. 

«Quella tappa mi ha fatto entrare nella top 10 finale – racconta soddisfatto – visto che mi sono piazzato nono sull’arrivo. E’ stata una frazione davvero difficile, sia per la distanza (206 chilometri, ndr) sia per l’arrivo in salita. Un’ascesa non difficile ma di una decina di chilometri alla quale si arrivava dopo uno strappo di cinque minuti fatto a tutta. Una grande differenza rispetto allo scorso anno è il fatto che anche ai piedi della salita si arriva a cannone. La lotta per le migliori posizioni è serratissima.

«Il gruppo – ricorda – si è ridotto fino a venticinque corridori ed io sono riuscito a rimanere sempre tra i primi. Mi è capitato più volte di sentire mal di gambe, l’anno scorso forse avrei mollato, ma quest’anno no. Fa tutto parte dell’apprendimento, diciamo che c’è uno stimolo particolare nel fare sempre di più. Un’altra cosa che posso dire è che la distanza si fa sentire, un conto è fare una salita dopo tre ore di corsa, un altro è farla dopo quattro ore e mezza».

Il classe 2002 è stato uno dei primi a credere nel progetto Eolo-Kometa (foto Instagram)
Il classe 2002 è stato uno dei primi a credere nel progetto Eolo-Kometa (foto Instagram)

Prossimi impegni

Piganzoli, come detto all’inizio, ora si prepara per correre con la nazionale under 23 in Polonia. Ma quali saranno i suoi prossimi impegni con i professionisti, e come si preparerà? Il valtellinese, come raccontato dallo stesso Ivan Basso, non ha mai fatto ritiri in altura da under 23, quest’anno sono in programma?

«A livello di preparazione – chiude – rispetto allo scorso anno non è cambiato molto, il metodo usato ha funzionato prima e va bene anche ora. I ritiri in altura non li ho ancora inseriti, complice anche la caduta che mi ha fatto rimanere fermo per un po’. Ora correrò in Polonia, poi dovrei fare il Giro di Slovenia e quello d’Austria. A luglio, probabilmente, inserirò il primo ritiro in altura, in quel mese dovrei essere più tranquillo a livello di calendario».

Casa Ulissi, valigia pronta. Domani si ricomincia

02.04.2021
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Sembra facile, pensa Ulissi, ti mettono il timbro sulla patente di corridore e riparti. Tutto sommato, non aspettava altro, dopo che già il 2020 era cominciato con la dannata quarantena negli Emirati. La paura, l’incertezza, le domande sono alle spalle. E forse quello che gli permetterà di passare sopra a questo intoppo, la presenza cioè di una miocardite, è proprio il fatto che ci abbia convissuto per anni senza saperlo. Non varrebbe la pena chiedersi come mai i suoi dottori non se ne siano accorti prima? Probabilmente sì, ma adesso l’importante è che domani al via del Gp Indurain in Spagna ci sarà anche lui. Per le domande ci sarà semmai tempo dopo.

«Quasi quasi – scherza – ho dovuto riprendere gli appunti di come si fa la valigia per le corse». L’ultima l’aveva chiusa dopo il Giro d’Italia, cinque mesi fa. Un periodo lunghissimo, durante il quale i suoi colleghi si allenavano, si incontravano, correvano. E lui a casa, con i parenti intorno e semmai qualche corridore di ritorno dai suoi viaggi.

Avuto il via libera, Ulissi si è lanciato negli allenamenti a testa bassa (foto Instagram)
Avuto il via libera, Ulissi si è lanciato negli allenamenti foto Instagram)
Bentornato Diego, permetti la domanda: quante tracce lascia tutto questo nella testa?

Ne lascia, ne lascia. E’ stato tutto un fatto di testa. Fisicamente non ho sentito niente, sono sempre stato bene. Ma di colpo mi è piovuta addosso questa diagnosi e la testa ha lavorato parecchio. E’ stato un misto di paura e sconforto. La speranza di tornare e fare quello che ho sempre fatto. E la paura di non poterlo più fare. Poi finalmente è arrivato il nulla osta, come una liberazione.

Puoi fare una sintesi per chi non ha seguito la vicenda?

Avevo delle extra sistole ventricolari, le ho sempre avute. Solo che quest’anno sembravano aumentate e allora s’è deciso di fare degli accertamenti e da una risonanza si è vista una vecchia miocardite, che probabilmente risale a prima che passassi professionista. Ebbi nello stesso periodo polmonite, mononucleosi e citomegalovirus che potrebbero averla provocata.

Non una bella cosa da scoprire…

Infatti all’inizio ho avuto paura, soprattutto per la mia salute. Non me l’aspettavo, come un cazzotto che non sai da dove arriva. In quei momenti la carriera passa in secondo piano. Un po’ mi sono isolato, ma l’affetto delle persone accanto mi ha aiutato a passarci in mezzo. Ho passato delle bellissime Feste in famiglia. Qualche amico veniva a trovarmi. E per non ingrassare troppo, visto che mi sono fermato proprio nel periodo in cui si rischia di farlo, ho fatto un po’ di palestra e qualche camminata con suoceri e genitori, in attesa dell’esito dello studio elettrofisiologico.

Ulissi ha chiuso il 2020 con due vittorie al Giro (qui Agrigento) e l’8° posto nel ranking Uci
Ulissi
Al Giro del 2020, ha vinto 2 tappe: qui ad Agrigento
Ma poi se ingrassato davvero?

No, ma perché ho la fortuna che non mi succede. Ho preso forse un chilo e mezzo, poca roba.

La carriera viene in secondo piano, ma ogni tanto ci pensavi?

Più che pensare, speravo che fosse solo un brutto sogno. In cuor mio, la pensavo da corridore e non ci potevo credere che fosse finita. Voglio smettere quando lo dico io. Per fortuna gli studi che abbiamo fatto e che era doveroso fare hanno detto in primis che non sono mai stato in pericolo di vita e poi che posso tornare a correre. E’ stata una liberazione. Ho ripreso ad allenarmi, facendo la vita di prima, ma sempre monitorato. E per togliermi gli ultimi dubbi, ho fatto anche degli allenamenti massacranti e la risposta è stata quella di sempre.

Così domani si ricomincia?

Con il Gp Indurain e poi vediamo. Un programma di massima c’è già, ma lo valuteremo di volta in volta. Mi serve correre con la speranza di essere pronto per fare il Giro. Mi piacerebbe essere protagonista nelle tappe adatte a me.

Cosa dicono le gambe?

Che va bene. Sono rimasto a Lugano ad allenarmi con i corridori che di volta in volta tornavano dalle corse. L’ultimo test vero l’ho fatto con Vincenzo (Nibali, ndr) prima che andasse sul Teide: mi ha tirato il collo. Prendo nota, gli restituirò… il favore. Ho la fortuna che con poco riesco ad entrare in condizione, ma la differenza è che loro hanno già corso e io no. Per fortuna ho fatto il Giro…

Si riparte: Lia è un po’ triste, Anna è ancora piccola per capire (foto Instagram)
Si riparte: Lia è un po’ triste, Anna è piccola per capire (foto Instagram)
Cioè?

E’ stata una fortuna aver corso sino alla fine di ottobre, perché ho ripreso da una base più alta. Perciò vedo dei buoni numeri, ma so che mi servirà un mesetto di sforzi e fatica per andare a posto.

Cosa dicono le donne di casa di quella valigia accanto alla porta?

Lia capisce tutto e un po’ le dispiace quando parto, però le ho fatto capire che, mai come questa volta, è un bene. Anna, la piccolina, è vivace. Ha da poco compiuto un anno e quindi non si rende conto. Diciamo che con loro le mie giornate sono state frenetiche. E adesso Arianna si ritroverà da sola, con la fortuna che i suoceri sono in pensione e possono venire su per aiutarla. E poi ha sofferto anche lei ed è contenta che finalmente si riparta.