Bufera a Chianciano, crono annullata. “Pater” beffata

30.06.2023
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CHIANCIANO TERME – La beffa è grossa. Letizia Paternoster fa buon viso a cattivo gioco. Nel momento in cui la crono di apertura del Giro d’Italia Donne viene cancellata, la trentina ha il miglior tempo. Un altro passo avanti dopo le due belle prove ai campionati italiani, invece di colpo bisogna far finta di nulla.

Nulla lasciava presagire un simile epilogo. Il mattino aveva il sole, mentre i commissari dell’UCI misuravano le bici per la crono imminente. Quella di Elisa Longo Borghini rimandata in officina perché trovata più lunga di un centimetro, poi la crono è partita e dopo la prima atleta, il cielo si è chiuso. e quando si è riaperto, è venuto giù il mondo…

Il protocollo UCI

La pioggia, la grandine, l’acqua sulla strada, le foglie. Le cadute. Mavi Garcia, una di quelle che deve fare classifica, ha perso un minuto e la sua diesse (Giorgia Bronzini) è fuori dalla grazia di Dio. Finché l’organizzazione, i commissari UCI, il CPA e anche i rappresentanti del Team Jayco AlUla (squadra delle prima in classifica) prendono la decisione: tappa neutralizzata.

«Quando siamo partiti c’era il sole – racconta Giuseppe Rivolta, che un tempo organizzava la corsa – invece subito dopo la prima atleta è cominciato il brutto tempo. E’ arrivata anche la grandine e abbiamo dovuto per forza sospendere per 15 minuti dopo le prime 37 partenti. Sembrava che si potesse ricominciare, infatti abbiamo ripreso. Poi è arrivato ancora il diluvio universale e a quel punto abbiamo dovuto applicare il protocollo UCI sul maltempo. Sospendere la gara era la decisione giusta da prendere. Pioveva. La strada era piena anche di foglie e quindi non c’era più sicurezza. In più c’erano anche strade allagate, quindi la gara oramai era falsata e non era il caso di continuare. Da qui la necessità di applicare il protocollo ufficiale».

Prudenza e tensione

Pioggia violenta. Il percorso di Chianciano Terme è tecnico, l’asfalto bagnato sembra liscio. A vederle provare prima della partenza, quando c’era il sole, il pensiero era stato di quanto fossero brave a guidare la bici, soprattutto nel finale che ha un tornante e una curva chiusa che immette sul traguardo.

Alla partenza, Davide Arzeni dispensava consigli alle ragazze del UAE Team Adq. Dopo la caduta di Chiara Consonni, l’imperativo è diventato portare a casa la pelle. Perciò quando sul blocco di partenza è salita Silvia Persico, “Capo” ha dato un consiglio di grande esperienza.

«Non rischiare nulla – ha detto alla bergamasca – fai come nel ciclocross. Spingi quando puoi e quando hai aderenza, vai prudente nel resto del percorso».

Bronzini nel frattempo è sparita. Ha cercato di spiegare a tutti il suo punto di vista: non sarebbe stato giusto continuare, si rischiava di falsare la corsa e alla fine il ragionamento ha fatto breccia.

I rischi di “Pater”

Davvero un peccato, anche perché nel momento stesso in cui ne stiamo scrivendo, su Chianciano è arrivato il sole. Non si fosse trattato di una cronometro, sarebbe stato diverso, ma così le bici erano inguidabili.

«Ci credevo – dice Letizia Paternoster con un sorriso scanzonato – perché alla fine le più forti erano tutte dietro e mancavano 2-3 ragazze che sinceramente temevo, però il podio era sicuro. Il percorso era allagato in vari punti, è stato giusto fermare tutto. Arrivo a domani con la certezza che sto andando bene e con la certezza che ho lavorato bene. Sono felice della mia performance, di quello che sono riuscita a esprimere sui pedali. Penso e spero che sia un arrivederci: tutto torna e se non me lo merito io. Per fare questo tempo ho rischiato tanto, per poco non vado dritta. A saperlo, avrei rischiato un po’ meno…».

Paternoster se ne va con un sorriso beffardo, ma la crono conferma che ha buone gambe
Paternoster se ne va con un sorriso beffardo, ma la crono conferma che ha buone gambe

Lavori in corso

La carovana si è messa in strada verso Firenze, per la seconda tappa da Bagno a Ripoli a Marradi. E’ come se non si fosse corso, la classifica è a zero per tutte. Il Giro d’Italia ha avuto una gestazione faticosa e una partenza altrettanto impegnativa. L’organizzazione sta mettendo a posto i meccanismi della logistica, si capisce che ci sono alcuni aspetti da definire.

Le previsioni del tempo danno acqua anche per domani, poi in teoria sarà nuovamente estate. Paternoster ha appena lasciato il palco, tornando verso il pullman. Fuori adesso c’è davvero il sole.

Rivolta e quel Giro che non può saltare

18.02.2023
5 min
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«Quest’anno il Giro Donne non può saltare. La Federciclismo non può permetterlo e qualcuno lo organizzerà. Se avranno bisogno di me, io sono pronto, sia che mi chiami Ruini che Vegni».

Partiamo dall’ultima battuta con la quale Giuseppe Rivolta saluta al termine della nostra chiacchierata sull’assegnazione a RCS Sport delle quattro edizioni del Giro Donne a partire dal 2024, congiuntamente alle cinque del Giro U23 da questa stagione in avanti.

Un mese fa avevamo cercato di fare un po’ di luce attorno al buio comunicativo relativamente all’edizione del 2023, i cui diritti organizzativi appartengono a Starlight, ma di novità non ne sono arrivate. Valeva quindi la pena sentire il punto di vista di Rivolta, che del Giro femminile è stato il direttore per 18 anni e ne parla sempre col cuore in mano.

Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Il Giro Donne 2023 ripartirà da questo podio
Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Il Giro Donne 2023 ripartirà da questo podio
Giuseppe qual è la prima cosa che ti è venuta in mente dopo il verdetto del bando organizzativo?

Che mi fa piacere che ci sia tutto questo interesse legato al Giro Donne. In passato ogni anno c’era il bando, ma in pratica non partecipava nessuno e così interpellavano l’organizzatore dell’anno prima. Stavolta credo che sia stato il traino per l’assegnazione anche del Giro U23. Metterli assieme rendeva il pacchetto più allettante per gli organizzatori. Significa che il Giro Donne ha guadagnato prestigio col passare degli anni. E forse significa che è anche un po’ merito mio.

Tu sei stato il patron per tantissimi anni. Cosa rappresenta per te questa corsa?

Quanto tempo abbiamo? Perché a questa domanda potrei rispondere con un monologo (sorride, ndr). Ricordo ancora che il primo maggio del 2002 era un mercoledì quando la FCI mi chiese la disponibilità di allestire la gara. L’allora Giro Rosa l’ho trattato subito come se fosse una figlia. Ogni anno vedevo la gara crescere e facevo il possibile per farlo al meglio. Solo nel 2006 ho dovuta dare questa… creatura in affido…

Giro Donne 1998. Luperini (a destra) vinse un’edizione con 13 tappe, da Cagliari a Vittorio Veneto
Giro Donne 1998. Luperini (a destra) vinse un’edizione con 13 tappe, da Cagliari a Vittorio Veneto
Continua pure…

Quell’anno venne eletto Di Rocco, che non mi conosceva e lo diede a Carmine Castellano, l’ex direttore del Giro d’Italia, e alla sua Egidio Event. Mi misi da parte con un po’ di dispiacere, ma restai a disposizione con i nuovi organizzatori per eventuali consigli. Nel 2007 Di Rocco mi chiamò, era un mercoledì anche quella volta, per riassegnarmi l’allestimento. Gli avevano chiesto tutti che tornassi io a farlo.

Cosa pensasti?

Per me fu un grande motivo di orgoglio. Insomma ritrovavo la corsa figlia mia e non poteva essere altrimenti. Fino al 2020, quando è diventata maggiorenne, ho pensato io a lei. Nel 2021 è arrivato Roberto Ruini con la Starlight che ha saputo mettere in piedi due bellissime edizioni. E dall’anno prossimo con RCS Sport sarà in ottime mani. Loro sono quelli più preparati, lo dicono i fatti, non solo io. Ora posso sentirmi sereno perché il Giro Donne può camminare con le proprie gambe.

Il Giro Donne può godere di scorci incantevoli come il passaggio nel 2022 sul lago di Molveno
Il Giro Donne può godere di scorci incantevoli come il passaggio nel 2022 sul lago di Molveno
Del tracciato di quest’anno però non si conosce nulla tranne qualche indiscrezione. Cosa sa Giuseppe Rivolta del prossimo Giro Donne?

Più o meno quello che avete scritto voi, anche se alcune informazioni sulle tappe voglio tenermele per me. Posso dirvi che l’anno scorso avevo iniziato a fare i sopralluoghi per fine febbraio, quindi per adesso siamo ancora sulla stessa tabella di marcia. Sto aspettando che mi dicano quando partire. Tuttavia capisco che le squadre, le atlete e il pubblico vogliano sapere il percorso. Ripeto: significa che c’è davvero tanto interesse e questa è davvero un’ottima cosa.

Secondo te nel frattempo non si sarebbe potuto fare un comunicato ufficiale su ciò che c’era di confermato?

Personalmente, sulla base di quello che facevamo noi in passato, lo avrei fatto anche solo per smorzare questo momento di silenzio. Noi giocavamo d’anticipo. A dicembre solitamente presentavo le sedi di inizio e fine Giro. Poi dicevamo indicativamente che regioni avremmo toccato. E per la Festa della Donna (8 marzo, ndr) cercavamo spesso di presentare tutto il percorso. Ma questo adesso rimane un parere mio. Se Starlight ha deciso diversamente, ha certamente avuto i suoi buoni motivi. In ogni caso il Giro dell’anno scorso lo abbiamo conosciuto il 10 marzo, pertanto anche in questo caso siamo ancora nei tempi.

Il presidente Fci Dagnoni, Cividini (direttrice Marketing e Comunicazione), Ruini (attuale patron del Giro Donne) e Giuseppe Rivolta
Ginevra Cividini, direttrice Marketing e Comunicazione, e Roberto Ruini, patron del Giro Donne
Sulla durata del Giro Donne tu che idea hai?

Le 10 tappe attuali vanno molto bene, ma io lo allungherei gradualmente. Magari aggiungendo una frazione ogni due anni fino ad arrivare a due settimane. Da domenica a domenica, con due giorni di riposo in mezzo, succedeva a cavallo del 2000. Spero che RCS lo possa fare. Per me il Giro Donne ha le potenzialità per superare il Tour Femmes.

Alla fine quest’anno la gara si farà?

Vi do la risposta che per me forse è ciò che più conta di tutta questa nostra telefonata: «Quest’anno il Giro Donne non può saltare…».

Giro Donne, il punto con patron Ruini e il 2022 nel WorldTour

12.07.2021
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Roberto Ruini è il fondatore di Pulse Media Group che con la sua PMG Sport/Starlight ha portato ieri fino all’ultimo traguardo di Cormons il Giro d’Italia Donne. Non si trattava di una sfida scontata, avendo ricevuto l’assegnazione a febbraio, quando il gruppo di Giuseppe Rivolta aveva già disegnato il percorso e tempo per intervenire ce n’era indubbiamente poco. Eppure, al netto di alcune imperfezioni tipiche di ogni prima volta, la macchina ha funzionato e si possono ora gettare le basi per la prossima edizione.

Ruini non ha voluto dire nulla fino a che tutto non si fosse concluso, per cui questa chiacchierata si è svolta ieri dopo la tappa finale, mentre la carovana riguadagnava la strada di casa, con il fruscio dell’autostrada che annunciava la partita dell’Italia a Wembley.

Anna Van der Breggen si è detta molto soddisfatta per la copertura televisiva
Anna Van der Breggen si è detta molto soddisfatta per la copertura televisiva
Soddisfatto di come è andata?

Sono contento perché tante cose che abbiamo cercato di inserire e trasformare alla fine si sono ben incastrate e hanno dato un buon prodotto finale. Sono contento anche perché le ragazze dei team hanno espresso il desiderio di tornare e questo è stato la conferma che potremo costruire ancora una buona gara.

Avete ereditato un percorso già fatto…

Un percorso con alcune eccellenze, come ad esempio la tappa di Milano (il Giro è partito da Piazza Affari, è transitato in Duomo e ha percorso vie iconografiche, ndr), che è stata faticosa, ma ci ha dato tanto prestigio, incassando anche l’apprezzamento dei Presidenti di Giuria. Ma certo non ci fermiamo qui. Vorrei migliorare le possibilità di crescita, creando le possibilità di avere logistica e accoglienza adeguate a un evento come questo, che aiutino a dargli la visibilità che merita. Abbiamo esigenze che vanno oltre il dato tecnico, vogliamo costruire attorno alla corsa un evento che porti pubblico, televisione, la possibilità di accogliere ospiti…

L’assegnazione è avvenuta a febbraio. Da sinistra il presidente Dagnoni, Ginevra Cividini (Direttrice Marketing e Comunicazione), Roberto Ruini e Rivolta (direttore di corsa)
L’assegnazione è avvenuta a febbraio. Ecco Ginevra Cividini (direttrice Marketing e Comunicazione) e Roberto Ruini
Siamo bravi a organizzare gare, un po’ meno a proporle?

Saper comunicare è fondamentale. Questo Giro d’Italia Donne è stato distribuito in 160 Paesi del mondo, vogliamo dimostrare di poter fare meglio. Ribadisco: creare un evento attorno alla gara. Le ragazze si sono impegnate al massimo, hanno dato tutto, meritano un evento all’altezza del loro impegno. Dobbiamo pensare in questi termini, non vedo alternative.

Finora il vostro impegno si era limitato alla produzione televisiva, perché questo scatto ulteriore?

Negli ultimi cinque anni abbiamo prodotto immagini di gara per quasi 10.000 ore, ma il desiderio di spostarci sul fronte organizzativo nasce dalla volontà di integrare comunicazione e corsa, che penso sia quello che serve per dare un prodotto finale migliore.

Fra quanto metterete mano all’edizione 2022?

Già in questi giorni nella mia testa frullavano parecchie idee, ma diciamo che voglio mettere a verifica un primo percorso per i primi di settembre. Per verificare i territori, le Istituzioni, i rapporti. L’idea è quella di portare una gara che abbia attorno qualcosa di importante da offrire. E’ un’impostazione obbligata, per ottenere supporto e smuovere interessi diversi.

Dal prossimo anno il Giro donne torna nel WorldTour?

Ne era stato escluso per l’assenza della diretta e per altri piccoli motivi, ma già nel prossimo calendario è tornato al posto che gli compete. Mancava la verifica di questa esperienza, ma credo che alla fine rafforzerà la decisione. Sul fronte televisivo, il prossimo anno ci sarà qualche sorpresa anche più grande. Mi riservo qualche cartuccia per l’autunno per il prodotto televisivo che ho in mente di costruire.

Nello staff abbiamo riconosciuto parecchi volti del gruppo di Rivolta: andrete avanti unendo le forze?

In alcuni ruoli che comportano delle responsabilità chiave, abbiamo selezionato una squadra con delle professionalità necessarie ai compiti che hanno dovuto svolgere. I volontari sono una risorsa importante, credo nella storia di queste persone che hanno messo in moto il progetto quando nessuno ci credeva. Vanno rispettati.

Nei giorni scorsi sono venuti in visita i francesi che dal 2022 dovranno organizzare il Tour de France Donne.

Uno scambio di grande rispetto. Siamo società ovviamente molto diverse. Loro sono venuti qua e hanno invitato me da loro. Per ora non c’è altro. Torno a casa soddisfatto per il gradimento espresso dalle atlete. E con tante idee da mettere in moto. E se avete qualche osservazione, tiratela pure fuori. Sono aperto alle correzioni e non sono permaloso

Il Giro donne cambia nome, ma Rivolta resta in ammiraglia

28.06.2021
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Il telefono di Giuseppe Rivolta è perennemente occupato. Anche adesso che il suo Giro Rosa è passato di mano e ha cambiato il nome ma non la sostanza (in apertura il podio 2020 con Van der Breggen in mezzo, Niewiadoma a sinistra, Longo Borghini a destra), diventando Giro d’Italia Donne. E se da quest’anno il ruolo di direttore generale compete a Roberto Ruini, fondatore di Pulse Media Group, per Rivolta (che il Giro lo prese in mano nell’ormai lontano 2002) è rimasto il ruolo di direttore generale di corsa. L’obiettivo dei nuovi organizzatori è quello di riconquistare il WorldTour sin dal 2022 e nel frattempo rendere sempre più grande uno degli eventi di riferimento del panorama mondiale.

Rivolta, è tutto pronto?

Tutto pronto e tutto di corsa. Ci sono Prefetture e Questure con richieste dell’ultima ora. Piccole modifiche, magari per le condizioni dell’asfalto.

Crede che sia un bel Giro?

Un bel percorso, mi piace molto. Un tracciato di durezza medio/alta, non durissimo, ma neanche troppo leggero. Lo abbiamo studiato anche in funzione delle Olimpiadi, per consentire alle ragazze che andranno a Tokyo di lavorare nel modo giusto. Con Salvoldi mi sento da 20 anni, cerchiamo sempre di creare il meglio per far crescere il settore. Se non chiama lui, lo chiamo io e questo continuo scambio mi gratifica.

Percorso disegnato su misura per un’atleta o per l’altra?

Niente affatto. Quando abbiamo iniziato a pensarlo, ci siamo basati sul livello delle squadre presenti. Così ad esempio il fatto di cominciare con una cronosquadre di 26,7 chilometri serve per costringere tutte a tirare fuori le unghie.

A proposito di unghie, guai rimetterle a posto, il secondo giorno c’è già l’arrivo in salita…

Esatto, a Prato Nevoso, uno dei tre arrivi in salita. E’ una montagna che ci ricorda Marco Pantani, con un dislivello impegnativo grazie al quale, se il giorno prima abbiamo visto i collettivi, questa volta si vedranno le individualità. Poi si correrà nell’Alessandrino per far emergere qualche ruota veloce e poi sarà già tempo della cronoscalata alle Cascate del Toce. Sono solo 11 chilometri, ma saranno indicativi.

Giro d’Italia donne 2021, le tappe

Ecco le 10 tappe del Giro d’Italia Donne del 2021. Si parte dal Piemonte e si finisce in Friuli Venezia Giulia. Sono tre i momentio della verità: la cronosquadre, il primo arrivo in salita a Prato Nevoso e il Matajur del penultimo giorno.

1ª tappa 2/7Fossano-Cuneo (cronosquadre)km 26,7
2ª tappa3/7Boves-Prato Nevosokm 100,1
3ª tappa4/7Casale Monferrato-Ovadakm 135
4ª tappa5/7Formazza-Cascate del Toce (cronoscalata indivduale)km 11,2
5ª tappa6/7Milano-Carugatekm 120,1
6ª tappa7/7Colico-Colicokm 155
7ª tappa8/7Soprazocco-Puegnago del Gardakm 109,6
8ª tappa9/7San Vendemiano-Morteglianokm 129,4
9ª tappa10/7Feletto Umberto-Monte Matajurkm 122,6
10ª tappa11/7Capriva del Friuli-Cormonskm 113
E poi?

E poi si arriva in volata a Carugate, mentre le tappe di Colico e di Puegnago del Garda, ciascuna attorno a un lago diverso, si corrono su percorsi nervosi, in cui le ragazze da classiche possono lasciare il segno.

Resta ancora una montagna…

Il Matajur, su cui ci si gioca il Giro d’Italia Donne. Le tre tappe dure sono la prima, la seconda e la nona. L’ultima servirà per mettere il sugello finale.

Le donne stanno crescendo, è diventato meno complicato trovare tappe per il Giro?

Nel 2002 non dico che andassimo a cercare l’elemosina, ma di certo chiedevamo sempre per favore. Ora invece stanno arrivando richieste importanti da parte di località importanti. Il Giro lo merita, per quello che le ragazze e le loro squadre stanno dando al ciclismo. Certo c’è ancora il gap fra WorldTour e professional, ma credo che tutte le squadre debbano puntare a crescere.

Ad Assisi 2020 vince Marianne Vos che batte Cecile Uttrup
Ad Assisi 2020 vince Marianne Vos che batte Cecile Uttrup
E il livello delle ragazze secondo lei è davvero cresciuto tanto?

In modo pazzesco. Ora su 144 ragazze al via, ce ne sono almeno 110 che fanno la gara. Quando facemmo lo Zoncolan, di 133 partenti, arrivarono in 133. La Van Vleuten ha l’ottavo tempo di scalata di quel versante, il cui record è detenuto da Froome. Le mie ragazze stanno dimostrando di essere forti e meritano tappe importanti.

Rivolta: Giro Rosa fuori dal WorldTour? Lo spieghi l’Uci

25.02.2021
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Quando Giorgia Bronzini ha parlato del Giro Rosa, la diesse piacentina della Trek-Segafredo non ha usato mezzi termini: un errore tirarlo via dal calendario WorldTour, dopo tutto il lavoro fatto da Rivolta nel 2020, se la motivazione è l’assenza della diretta. Il discorso merita un approfondimento. La produzione di immagini è ritenuta dall’Uci come il modo di esportare il ciclismo femminile in tutto il mondo. Il guaio è che nel frattempo il Covid ha cambiato le priorità, per cui nell’organizzare una gara come il Giro, soprattutto lo scorso anno è stato necessario destinare risorse importanti all’aspetto sanitario. Mentre altre corse hanno preferito rinviare al 2021.

Il passaggio sulle Strade Bianche nella 2ª tappa del 2020
Il passaggio sulle Strade Bianche nella 2ª tappa del 2020

Rivolta risponde

Giuseppe Rivolta del Giro Rosa è l’organizzatore da anni e con atteggiamento fatalista preferisce soffermarsi sui messaggi di solidarietà ricevuti, piuttosto che mostrarsi offeso.

«Tante squadre – dice – ci hanno scritto dicendo che sono dalla nostra parte e che l’Uci ha sbagliato. Personalmente non sono d’accordo sul fatto di essere obbligati a produrre 45 minuti di diretta ogni giorno. Potrei rivolgermi a qualche emittente minore, ma ritengo che la finestra di 15 minuti che la Rai ci dà all’interno del Tour de France sia anche meglio. A qualcuno dà fastidio che andiamo in onda durante il Tour?».

WorldTour di fatto

Sta di fatto che essendo passato con la sua corsa fra le Pro Series, Rivolta ha ricominciato a fare i sui conti.

«Abbiamo l’obbligo di avere al via almeno 4 squadre WorldTour – dice – ma io penso che ci saranno tutte e nove. Inviterò 24 gruppi sportivi a fronte di 38 richieste. Mi dispiace per chi resterà fuori, ma abbiamo un numero massimo di atlete».

Anna Van der Breggen lo scorso anno in rosa per due tappe
Anna Van der Breggen lo scorso anno in rosa per due tappe
Quanto è stato complicato mettere in strada il Giro nel 2020?

Complicatissimo, ma l’Uci non ha capito quel che abbiamo passato. Quest’anno sarà più facile? Bella domanda, sarà lo stesso, nel momento in cui si parla di terza ondata del Covid. Eppure, a titolo personale, penso che alcune regole imposte dalla pandemia non siano tutte negative. La necessità di creare una bolla e di conseguenza degli spazi in cui le ragazze stiano da sole senza interferenze è qualcosa che potrebbe benissimo rimanere.

Però se non altro questa volta sapete cosa fare…

Abbiamo già provato tutto l’anno scorso e abbiamo anche fatto un bel lavoro. Non abbiamo avuto un solo caso Covid.

Il percorso è pronto?

Quasi tutto definito. Si parte dal Piemonte e in 10 tappe si arriva in Friuli. Tutto al Nord, dopo che lo scorso anno abbiamo fatto il Sud. 

Nel 2020, Annemiek Van Vleuten vince ad Arcidosso nel 2020
Nel 2020, Annemiek Van Vleuten vince ad Arcidosso nel 2020
Sa che Lizzie Deignan ha proposto che il Tour abbia 3 settimane come quello degli uomini?

Qualche anno fa pensammo di fare 12-13 giorni di gara, con un riposo nel mezzo. Immaginare però ora un Giro oppure un Tour di 3 settimane mi sembra eccessivo, ma se il livello continuerò a salire, potremo riparlare.

Il livello delle atlete sale, dunque?

Sale tantissimo. Nel 2002 avevamo 140 partenti e 15 che davvero facevano la corsa. Oggi quelle che corrono davvero sono 95. Mentre ad esempio sullo Zoncolan partimmo in 133 e arrivammo in 133: un risultato ottimo.

Anche il movimento sembra più solido.

Tanto, quanto a organizzazioni e società. Qualche squadra italiana viaggia ancora a velocità ridotta, ma principalmente per problemi di budget.

Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Elisa Longo Borghini, terza in classifica nel 2020
Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Elisa Longo Borghini, terza in classifica nel 2020
Spenderete di meno fuori dal WorldTour?

Pagheremo 1.000 euro alle squadre WorldTour, anziché i soliti 2.000. Ne faranno loro le spese. Ho parlato con Bronzini e Guercilena e il Giro resta il Giro. Se poi il Tour avrà la capacità di farci lo sgambetto, che cosa potrò dire?

Fa paura il Tour?

Benvenga, ma mi piacerebbe trovare un calendario diverso. Pare che il Tour delle donne inizierà alla fine di quello degli uomini, quindi ad agosto. Mi piacerebbe fare lo stesso col Giro: prima loro e dopo noi. Sarebbe davvero una buona cosa e anche i tifosi non avrebbero quel senso di vuoto di quando la corsa finisce. In più ci sarebbero nel mezzo quasi 40 giorni prima del Tour per ricaricare le batterie