Il Giro Next Gen è alle porte, il richiamo è forte ed il percorso, scoperto non molti giorni fa, ha fatto muovere le squadre, le quali rincorrono la condizione migliore. Gli approcci sono differenti e lo spunto è nato dall’intervista con De Cassan, del CTF. Alle parole del giovane veneto, che salterà la corsa italiana per partecipare alla Corsa della Pace con la nazionale, si sono aggiunte le foto sui social della Colpack-Ballan.
Gli scenari dei due team sono differenti: i friulani hanno deciso di non fare ritiri in altura, mentre i ragazzi di Di Leo e Valoti sono stati a Livigno per preparare al meglio l’appuntamento.
Il metodo Colpack
I corridori del team bergamasco si sono sciroppati i classici quindici giorni di ritiro in altura, in una delle mete più frequentate dai ciclisti: Livigno. Una decisione molto vicina, se non del tutto uguale, a quella di molte squadre professionistiche. Le quali scelgono il fresco della montagna per preparare gli appuntamenti più importanti.
«Da Livigno – racconta Gianluca Valoti – siamo tornati mercoledì (31 maggio, ndr) dopo quindici giorni di lavoro in altura. Abbiamo deciso di fare un ritiro di squadra con i ragazzi che parteciperanno al Giro Next Gen. L’unico cambio ha riguardato Romele che ha anticipato i suoi compagni di una settimana, visto che è andato con la nazionale a correre in Polonia.
«E’ da un po’ di anni – continua – che adoperiamo questo metodo per preparare il Giro Next Gen, fin dai tempi di Ayuso e Baroncini. Stare in quota ti permette di allenarti bene e di recuperare al meglio, in modo tale da riempire il serbatoio prima del grande appuntamento. Il tempo è stato dalla nostra parte, non abbiamo perso nemmeno un giorno di allenamento».
Approccio classico
La Colpack-Ballan ha fatto la scelta di sospendere l’attività con i ragazzi convocati per il Giro Next Gen. I bergamaschi hanno spostato a Livigno il loro staff e si sono concentrati sul massimizzare questi quindici giorni.
«I nostri due allenatori: Fusi e Giovine – dice Valoti – hanno organizzato al meglio tutto quanto. C’è stato un primo periodo di ambientamento all’altura e poi si è lavorato a bassa intensità. Ora siamo rientrati ed i ragazzi andranno a fare un paio di gare per riabituarsi al ritmo di gara. Qualcuno andrà al De Gasperi, altri a Fiorano e qualcuno ancora alla Coppa della Pace di Rimini. Non sono molti i team dilettantistici che possono fare questo. A ragione di ciò, a Livigno non abbiamo incontrato altre squadre, giusto qualche ragazzo, ma tutti da soli».
CTF senza altura
De Cassan ci aveva anticipato la scelta del Cycling Team Friuli con queste parole: «Insieme alla squadra abbiamo deciso di non fare altura. Vedremo se la nostra scelta verrà ripagata, una cosa è certa: ho massima fiducia nei nostri tecnici. So che arriveremo preparati ai due mesi più importanti, giugno e luglio».
Così siamo andati da Renzo Boscolo per farci raccontare questo scelta: «Il calendario degli under 23 – spiega – è talmente ravvicinato che diventa difficile organizzare il tutto. Nel 2022 abbiamo fatto il ritiro in altura, ma non abbiamo avuto buoni riscontri. In squadra abbiamo quattro stranieri e per le regole delle gare nazionali possiamo schierarne solo due per volta. In pratica avremmo dovuto fermare l’attività di tutti per andare in montagna.
«Nelle scorse settimane – dice ancora Boscolo – ci siamo messi a fare test e a monitorare tutti i ragazzi. In base ai risultati di queste analisi, coordinati con i dati delle gare e degli allenamenti abbiamo scelto il gruppo migliore per partecipare al Giro Next Gen».
Corse a tappe
Per preparare la corsa rosa dedicata agli under 23 il CTF ha optato per un avvicinamento differente: ovvero quello di correre. I ragazzi di Boscolo hanno partecipato a due brevi corse a tappe in questo ultimo periodo. La prima è stata la Carpathian Couriers Race, la seconda terminerà il 4 giugno, ed è il Giro d’Austria Superiore.
«Rimaniamo fedeli alla nostra idea – afferma Boscolo – la nostra squadra serve come formazione e crescita dell’atleta. Le gare sono le lezioni migliori che un ragazzo possa fare. Partecipare a due brevi corse a tappe, prima di affrontare il Giro Next Gen, ti avvicina mentalmente a quello che i ragazzi andranno a fare. Escono dalla comfort zone, imparano cosa vuol dire fare un trasferimento dopo una tappa. Imparano a confrontarsi con lo staff: massaggiatori, meccanici, a viaggiare, correre. Insomma: vivono la situazione».
ROMA – Ultimo giro, la campana accompagna i primi due che si allontanano dall’arrivo del Liberazione, mentre dietro del gruppo non si vede neanche l’ombra. I primi inseguitori passano dopo 52 secondi, ma a quel punto Romele e Wang sono già nel tratto che conduce verso Porta Ardeatina. Sono fuori da più di 100 chilometri, saranno 120 alla fine. Dietro tirano un po’ a strappi. Prima la Svizzera. Poi la Green Project-Bardiani. Prima una e poi l’altra: insieme mai. E così i primi due ringraziano e tirano dritto, respirando l’aria del traguardo.
«Non ho mai visto un Liberazione come questo – commenta a bordo strada Giuseppe Di Leo accanto a Daniele Calosso – nei primi giri continuavano a staccarsi uno dopo l’altro. Tutti i migliori, chi più e chi meno. E adesso sono in due là davanti e devo sperare che non li prendano, perché Persico è rimasto nel terzo gruppo e se il gruppo rientra, la volata non possiamo farla…».
Come a Darfo Boario
Per sua fortuna, Alessandro Romele respira l’aria dei giorni buoni. Già vedendolo passare nella parte alta del circuito, quella in cui la pur blanda salita ha morso per tutto il giorno i polpacci dei corridori, si notava che fosse il più brillante nei rilanci all’uscita del tornante. Al bresc piacciono le vittorie da lontano, le fughe alla Van der Poel che a volte gli riescono bene. Come al campionato italiano juniores di Darfo Boario Terme nel 2021, quando se ne andò nei primi chilometri e lo rividero nella foto del podio, primo e tricolore davanti a Zamperini e Biagini. Come sabato scorso a Riolo Terme.
Questa volta c’è da fare la volata contro Gustav Wang, alto e generoso come lui, che per parecchi chilometri ha avuto il supporto del compagno Hansen. I due corrono con la Restaurant Suri-Carl Ras, una continental danese di poche vittorie e bici Trek.
Il numero 50
Il danese non salta un cambio. E’ forte, i corridori della Colpack lo sanno bene. Ieri sera a cena hanno annotato il suo numero 50, ricordando di quando nel 2021 vinse il mondiale juniores della crono a Bruges. Wang collabora e accetta la sfida dello sprint, forse conoscendo lo spunto di Romele o forse no. Alessandro ha vinto la Coppa Zappi a Riolo Terme appena tre giorni fa, battendo in una lunga volata a due il romagnolo Ansaloni. Sa come si gestiscono queste situazioni. Perciò quando passa sul traguardo piegando Wang, il suo urlo nasce dalle viscere e lo scuote fino alle lacrime.
«Nell’ultimo periodo – racconta il vincitore – ho iniziato a credere che le cose migliori accadano all’improvviso. Quindi ho ricordato le imprese che avevo fatto da junior, come quella a Darfo Boario Terme. Anche lì inizialmente nessuno ci aveva creduto, io invece ero consapevole delle mie potenzialità. Sapevo della mia condizione, allora come oggi. E non posso che ringraziare enormemente la squadra, perché veramente è una famiglia, fa un casino di sacrifici per farci correre anche nei momenti difficili, come quelli che stiamo vivendo ora. Sono onorato di vestire questa maglia e orgoglioso di quello che ho fatto. In un contesto comunque di livello internazionale come quello che c’era oggi qui a Roma».
Intelligenza sopraffina
La seconda cosa che fa dopo aver abbracciato i direttori sportivi Giuseppe Di Leo e Antonio Bevilacqua e aver ricevuto le pacche e le strette dei compagni, è andare a congratularsi con Wang, che è disteso per terra e un po’ respira e un po’ si gode le gambe distese, dopo una giornata trascorsa sempre in tiro.
«Avevo visto ieri il percorso – racconta ancora Romele – e fin dall’inizio avevo notato che avendo tutti questi dentro e fuori e tanti saliscendi molto nervosi, favoriva gli attaccanti, che comunque dovevano spendere molto. Per il gruppo non è stato un percorso semplice, perché comunque faticava a vedere gli attaccanti. Quindi avevo calcolato che serviva più o meno un minuto per non essere visti nelle due parti del circuito in cui ci si incrociava. E questa cosa ha aiutato moltissimo, perché dietro non avendo riferimenti, si son fermati più di una volta.
«Diciamo che ho giocato anche un po’ d’astuzia e poi ho trovato dei compagni di fuga molto molto onesti. Per questo dopo l’arrivo gli ho stretto la mano. Abbiamo fatto, penso, uno spettacolo che non si vedeva da un po’ di anni. E penso che il ciclismo sia anche questo».
Un’investitura importante
Parole benedette dal dio dei ciclisti che attaccano. Parole che per qualche minuto ci fanno sognare di aver trovato un interprete abbastanza coraggioso, forte e sfrontato da lanciare e accettare le sfide a viso aperto.
«Alessandro doveva andare in fuga – racconta ora Di Leo – era programmata, ma non così. Ha fatto davvero un’impresa, i corridori moderni sono questi. E’ andato forte, è andato anche oltre le nostre aspettative, anche se non lo scopriamo adesso. Ha vinto sabato, ha una condizione eccellente e siamo davvero contenti per lui perché lo merita. Credevamo in questo salto di qualità e sta crescendo con calma. E’ del 2003, secondo anno da U23 e ha sicuramente delle potenzialità. Ce lo ritroveremo sicuramente nel professionismo e sarà un nome da tenere in considerazione.
«Se saremo invitati, lo vedremo al Giro d’Italia – prosegue – ma prima abbiamo in programma gare importanti. La Vicenza-Bionde e il Circuito del Porto e poi la Parigi-Roubaix Espoirs. La facciamo come esperienza. Naturalmente non ci tiriamo indietro dalle nostre responsabilità, ma andiamo su tranquilli per divertirci e chissà magari tentare il colpaccio (il Team Colpack vinse la Roubaix Espoirs già nel 2016 con Ganna, ndr)».
Gustav Wang secondo a Caracalla, nel 2021 era stato campione del mondo juniores della cronoJoshua Tarling, Gustav Wang, Alec Segaert, questo il podio della crono juniores del 2021
Una volata fra morti
Cosa si pensa quando si resta in fuga da soli per così tanto tempo? Come si organizza il tempo? Quali riferimenti si hanno, senza la radio nelle orecchie, dato che l’ammiraglia non segue?
«Avevo la fortuna di avere sparsi sul circuito svariati collaboratori della squadra – sorride Romele – che mi aggiornavano sul tempo. Quindi ho sfruttato i momenti morti del gruppo, sapendo a tratti di poter recuperare e capendo quando invece c’era da accelerare se anche il gruppo aumentava. Cercavo di incitare anche i ragazzi della fuga perché dessimo il tutto per tutto, perché man mano che andavamo avanti iniziavamo a crederci. Quel poco che ci siamo detti, ce lo siamo detti in inglese. Ormai non se ne può fare a meno, è un obbligo che mi sono dato e un invito che faccio anche ai ragazzi di impararlo, perché è veramente utile in qualsiasi circostanza.
«Poi però in volata – sorride – non c’è stato da dirsi niente. Che poi, volata… E’ stato uno sprint strano perché in una condizione del genere non vince il più veloce, ma quello che arriva con la gamba migliore. Se comunque di gamba si può parlare, perché eravamo tutti e due belli cotti…».
Pinarello terzo con qualche rimpianto: il gruppo a un certo punto si è fermatoRomele ha vinto sulla Cinelli Pressure del Team Colpack-BallanPer il vincitore Romele anche la maglia del Gran Premio della LiberazionePinarello terzo con qualche rimpianto: il gruppo a un certo punto si è fermatoRomele ha vinto sulla Cinelli Pressure del Team Colpack-BallanPer il vincitore Romele anche la maglia del Gran Premio della Liberazione
Buona Liberazione a tutti
Poi si incammina verso il podio per la premiazione. Va scalzo, con gli scarpini in mano. Accanto gli cammina Di Leo con la sua Cinelli Pressure in mano. L’obiettivo sarebbe stato quello di ripartire alla svelta. Ma dopo una vittoria come questa, la proposta del tecnico bergamasco è di fermarsi a cena da qualche parte. Bevilacqua annuisce. Si è offerto di pagare Di Leo, invito accettato all’istante. Se ne vanno in una salva di risate, col senso di aver portato a casa una vittoria di cui si parlerà ancora a lungo.
Roma saluta la Festa della Liberazione, il Team Bike Terenzi ha fatto per il terzo anno uno splendido lavoro. La Capitale è piena di turisti e italiani e in una splendida giornata di sole ha celebrato la Costituzione della Repubblica e i valori su cui essa si fonda. E nel momento in cui i nostri politici si azzuffano e in apparenza alcuni rinnegano la Carta su cui hanno giurato, il ciclismo resta fedele alle sue regole più antiche, che premiano il coraggio e la capacità di sognare e progettare grandi imprese. Oggi alle Terme di Caracalla, qualcuno potrebbe giurare di aver visto nascere un campione.