Nel ciclismo dei dettagli, dei marginal gains, la scelta del casco non è affatto banale. Ormai ogni team può decidere tra più modelli, non solo per strada e cronometro, ma anche per la stessa specialità. Ed è proprio questo il tema che abbiamo approfondito con Edoardo Affini, portacolori del Team Visma-Lease a Bike.
Durante il Giro d’Italia, il passista mantovano ci ha spiegato come sta utilizzando tra i suoi caschi Giro: l’Aries Spherical e l’Eclipse Spherical, due modelli da strada che a un primo sguardo possono sembrare simili, ma che in realtà hanno differenze ben precise.
Entriamo nel dettaglio con Affini. Intanto se volete “ripassare” le caratteristiche tecniche dei due caschi, cliccate qui per il Giro Eclipse Spherical. E qui per il Giro Aries Spherical.
Edoardo, avete questi due caschi da strada a disposizione, Eclipse e Aries. Come nasce la scelta dell’uno o dell’altro?
E’ una scelta che parte dai numeri. Se guardiamo test e dati scientifici, l’Eclipse è quello più aerodinamico, adatto a tappe veloci e alle volate. L’Aries invece è più pensato per tappe di montagna, per scalatori, diciamo così. La differenza principale è l’areazione: l’Eclipse è più chiuso (14 feritoie, ndr), l’Aries è più aperto (24 feritoie, ndr), quindi garantisce più ventilazione. La differenza di peso invece non è così sostanziale (5 grammi, ndr).
E’ anche una scelta estetica? C’è chi, su dettagli tecnici, si affida anche all’occhio…
No, nel mio caso no. Scelgo in base alla funzionalità. Nella prima parte del Giro li ho alternati. Quando puntiamo alle volate con Olav Kooij, tendo a usare quello più aerodinamico, l’Eclipse. In giornate con più dislivello o se fa caldo, metto l’Aries per avere più ventilazione.
Si sente molto la differenza di reazione?
Onestamente no. Anche l’Eclipse, rispetto ad altri caschi aerodinamici che ho usato, ha comunque una buona ventilazione. Quindi sì, c’è una differenza, ma non è estrema.
E la calzata?
Praticamente identica. Forse l’Aries dà la sensazione di essere appena più stretto, ma davvero di poco. Però, credetemi, durante la corsa si è concentrati su altro. Alla fine tra i due modelli ci sono differenze, ma sono da laboratorio, il corpo umano non le avverte. Dico numeri a caso: magari guadagni tre watt per il casco, due per la calza, quattro per la gomma della ruota… Alla fine metti insieme 10 watt e ottieni quel piccolo vantaggio, che può farti fare la differenza tra il vincere o perdere uno sprint, una crono. Ma è tutto molto marginale.
Torniamo alla calzata. Riguardo alle regolazioni e alla chiusura, i due caschi sono identici?
Sì, usano lo stesso sistema: regolazione posteriore con rotella, diverse posizioni per la fascia che circonda la testa. Puoi regolare in altezza la calotta, spostarla in su o in giù in base a dove magari dà fastidio, al tipo di occhiale che hai. Questo è molto utile. In più il sistema Mips aumenta la sicurezza.
Se guardi indietro negli anni, qual è stato il casco più comodo che hai usato?
Onestamente con questi mi trovo molto bene. Una cosa importante è sicuramente il peso: se hai un casco aerodinamico ma troppo pesante, a qualcuno può dare fastidio sul collo, soprattutto in tappe da sei ore. E durante un grande Giro. Oggi si corre sempre a tutta, si è tutti estremizzati sull’aerodinamica. A fine giornata, quando ti togli il casco, magari senti dolori qua e là… e vai dal fisioterapista!
In un grande Giro come questo, i dettagli alla lunga fanno la differenza?
E’ tutto molto soggettivo. C’è chi ha più massa e avverte di meno certi dettagli e chi è più esile e magari li soffre di più. Come dicevo, la differenza di peso tra i due caschi non è enorme. Però la calzata è importante: poter personalizzare le regolazioni è fondamentale ai fini della comodità e in tre settimane di gara questa è importante.
In corsa ti capita di cambiare la regolazione tra fasi intense e fasi più tranquille?
No, di solito regolo tutto prima della partenza e poi non tocco più nulla. Anche perché il casco deve essere sempre ben fissato, altrimenti perde la sua funzione.
Hai parlato di peso. Uscendo dal confronto tra Aries ed Eclipse, cosa puoi dire rispetto ai caschi da crono? Si sente di più?
Tenete presente che il nostro casco da crono è visivamente grande, ha un certo ingombro. Però è molto più leggero e comodo di quanto sembri. A vederlo da fuori sembra pesantissimo e scomodo, ma una volta indossato e una volta trovata la tua posizione, è comodissimo. Non solo, ma la visuale è eccezionale: campo visivo ampissimo, quasi a 220 gradi, senza ostruzioni.