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Geoghegan Hart saluta la Ineos e si prepara a un nuovo inizio

28.09.2023
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Tao Geoghegan Hart (foto Instagram in apertura) a fine stagione lascerà la sua “casa” ciclistica: la Ineos Grenadiers. Il britannico si trasferirà alla Lidl-Trek, una squadra che da quando ha cambiato nome, e sponsor, si è mossa tanto nel prendere nuovi corridori. Tao ha 28 anni, cambia squadra in quello che è sempre stato il periodo di maturazione per un ciclista professionista

Una decisione che merita un approfondimento, per questo abbiamo cercato di capire di più parlando con il suo procuratore: Joao Correia. Ex corridore portoghese che da qualche anno rappresenta alcuni dei corridori più importanti del gruppo con la sua agenzia Corso Sports, fra cui Almeida e Pedersen. Correia ha una vita “divisa” in tante parti del mondo: Stati Uniti, Portogallo e Italia. Quando si trova da noi sta in Toscana, dove ha un B&B con il quale organizza viaggi legati alla bici per i turisti stranieri, in particolare americani. 

Buongiorno Joao, innanzitutto, come procede la riabilitazione di Geoghegan Hart?

Ha terminato la settimana scorsa, è stata lunga: più di 3 mesi di lavoro per tornare in bici. A breve riprenderà a pedalare su strada e metterà nel mirino la preparazione verso la prossima stagione. Da quando abbiamo capito che nel 2023 non avrebbe più corso si è deciso di guardare al futuro. La squadra gli ha dato una grande mano, nonostante a fine stagione si saluteranno ha avuto un ottimo appoggio.

2024 che vede un grande cambiamento per l’appunto, cosa c’è dietro?

Dietro questa divisione c’è l’ambizione, che ogni corridore ha, di voler provare qualcosa di nuovo. Avere degli stimoli diversi fa bene agli atleti. In estate c’erano stati dei colloqui con la Ineos ma non tutto era chiaro, per esempio il ruolo che Tao avrebbe avuto. Lui vuole essere un uomo da grandi Giri, un leader. Non un capitano unico, perché nel ciclismo moderno è impossibile, l’abbiamo visto con la Ineos.

Ultima tappa del Giro, Almeida terzo: al centro Joao Correia, a destra il suo socio Ken Sommer (foto Fizza/UAE Emirates)
Ultima tappa del Giro, Almeida terzo: al centro Joao Correia, a destra il suo socio Ken Sommer (foto Fizza/UAE Emirates)
Quando è caduto al Giro, fratturandosi il femore, la Ineos aveva Thomas come “seconda punta”.

Esatto. Si sono invertite le parti rispetto al 2020, quando Geoghegan Hart vinse il Giro. A quell’epoca cadde Thomas e lui fu l’uomo di classifica, quest’anno è stato il contrario.

Allora com’è si è arrivati alla volontà di cambiare?

Tao ha un obiettivo: il Tour de France. Gara che ha disputato solamente una volta, nel 2021, in supporto a Carapaz e Thomas. Ormai è arrivato ad un’età in cui deve dire “ho vinto un grande Giro, ora ci voglio puntare in alto”.

Il cammino è proseguito lineare fino al Tour of the Alps, vinto da Tao
Il cammino è proseguito lineare fino al Tour of the Alps, vinto da Tao
Pensi che sia maturo per farlo?

Quest’anno al Giro d’Italia stava davvero bene, lo si è visto alla cronometro di Cesena. Lui è uno scalatore, quando un corridore del suo tipo fa una cronometro a quel livello vuol dire che sta molto bene. 

Com’è nato il contatto con la Lidl-Trek?

Ho un grande rapporto con Luca Guercilena, grazie al fatto che un mio corridore, Mads Pedersen, corre per loro. Così parlando con lui è uscita questa occasione ed è stato tutto molto veloce. La Lidl-Trek stava cercando un uomo per fare classifica nei grandi Giri e l’occasione era importante. Ci sono anche altri profili (Ciccone su tutti, come detto dallo stesso Guercilena, ndr). 

Al Giro, Geoghegan Hart aveva sorpreso tutti a crono fin dal primo giorno di Giro a Ortona
Al Giro, Geoghegan Hart aveva sorpreso tutti a crono fin dal primo giorno di Giro a Ortona
Geoghegan Hart ha corso sette anni con la Ineos: un corridore britannico in una squadra britannica, il cambiamento si farà sentire?

Non penso proprio. Tao è un ragazzo che sa stare molto bene in contesti internazionali, si trova a proprio agio a contatto con culture e lingue diverse. Quando è in Spagna parla spagnolo con grande disinvoltura e ha una speciale connessione con l’Italia. Ha un modo di pensare multidimensionale. 

Il cambiamento gli farà bene quindi?

Quando si cambia si assumono nuove responsabilità. Ora deve focalizzarsi sul recupero e fare un buon inverno, poi vedremo dal 2024 cosa succederà.

Gazzoli torna, vince e racconta la rinascita

24.08.2023
6 min
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Dal freddo del Circolo Polare Artico a Caligola, che ti impedisce di respirare riempiendoti i polmoni di aria calda, il passo è breve. Michele Gazzoli è tornato dalla Norvegia lunedì, ora si allena a casa (Brescia) e fa i conti con il grande caldo. «Tra ieri e oggi (martedì e mercoledì, ndr) mi sono allenato poco, un po’ per recuperare e un po’ per il troppo caldo. Il termometro tocca i 39 gradi, non è proprio semplicissimo uscire. Giovedì che ho un lungo da fare uscirò presto, verso le 7, giusto per avere qualche ora di tregua».

Per Gazzoli è arrivata la prima vittoria da professionista, nella seconda tappa dell’Arctic Race of Norway
Per Gazzoli è arrivata la prima vittoria da professionista, nella seconda tappa dell’Arctic Race of Norway

Un cammino lungo 9 mesi

Il ritorno alle corse, nello specifico all’Arctic Race of Norway, è solo la punta dell’iceberg (perdonate il gioco di parole) di un 2023 che per Michele Gazzoli ha significato molto. 

«Devo ringraziare l’Astana all’infinito – dice subito – per aver lasciato accesa questa speranza di poter tornare con loro. Da “Vino” (Vinokurov, ndr) a Martinelli, ma non solo loro, tutta la squadra. Si era parlato di un mio ritorno in squadra già nei mesi precedenti al Giro d’Italia, ma durante la corsa rosa ho avuto la conferma che sarei tornato da loro».

Nei mesi invernali ha curato particolarmente la sessione in palestra, con lavori specifici
Nei mesi invernali ha curato particolarmente la sessione in palestra, con lavori specifici
Da quel momento hai iniziato la tua preparazione?

In realtà è da ottobre dello scorso anno che lavoravo e mi allenavo con l’intenzione di tornare a correre. Ho fatto quella che sarebbe stata una stagione normale, per fortuna, da un lato, senza la fretta di dover tornare competitivo fin da subito. 

Allora come è partita questa tua stagione?

Mi sono concentrato molto sulla palestra, facendo molti più lavori, ma dilatati nel tempo. Mi allenavo per due o tre volte a settimana, da metà ottobre a inizio gennaio. Ho lavorato molto con i pesi andando a curare quelle che potevano essere le mie lacune: principalmente forza ed esplosività. A gennaio mi è uscita una piccola ernia e mi sono dovuto fermare. La fortuna è stata che non dovendo correre da subito ho potuto aspettare e fare rientrare con calma questo piccolo problema. Se avessi avuto il panico e la fretta di tornare ad oggi, probabilmente, mi sarei portato dietro questo dolore. 

Con la bici quando hai iniziato ad allenarti?

Principalmente a febbraio e marzo, in quei mesi ho curato molto il fondo ed il volume, facendo tante uscite in Z2. Mi sono concentrato tanto su questa parte, allenandomi con continuità ed esclusivamente su strada, con qualche richiamo in palestra. 

Gli allenamenti non sono mancati, qui in un’uscita su strada con la nipote
Gli allenamenti non sono mancati, qui in un’uscita su strada con la nipote
Poi hai alzato il ritmo?

Ad aprile. Con l’inserimento di lavori specifici: soglia, fuori soglia, 20/20, forza. Questo fino a maggio, quando sono andato in ritiro a Livigno per 21 giorni. 

Come hai usato i giorni di ritiro?

In maniera un po’ diversa, siccome non avevo corse alle porte potevo osare di più. Ho usato quei 21 giorni per fare tanta fatica ed intensità. Durante la giornata uscivo con altri atleti, mi mettevo alla loro ruota e facevo fatica. 

Con chi ti sei allenato principalmente?

In ritiro ero con “Baro” (Filippo Baroncini, ndr). E’ un mio grande amico, anche e soprattutto al di fuori della bici. Siamo davvero molto legati. 

Il primo ritiro a Livigno lo ha fatto insieme all’amico Baroncini, i due hanno condiviso tante esperienze tra cui il mondiale di Leuven vinto da “Baro”
Il primo ritiro a Livigno lo ha fatto insieme all’amico Baroncini, i due hanno condiviso tante esperienze tra cui il mondiale di Leuven vinto da “Baro”
Il tuo livello in quel periodo com’era?

Secondo me buono, sarei stato quasi pronto per gareggiare. Alla fine nei mesi precedenti ho lavorato tanto e bene, la classica fase di “costruzione” è stata soddisfacente. 

Una volta tornato giù?

Mi sono allenato ancora per una settimana, qualcosa meno e poi ho staccato per qualche giorno. Nel periodo in cui sono tornato a casa faceva un caldo tremendo, quindi ho preferito ridurre le ore di allenamento. Meno volume e più intensità, con qualche doppietta. 

Quando hai saputo che saresti tornato a correre alla Arctic Race?

Un mese prima dell’inizio della gara. In realtà non ero sicuro sarei andato a correre lì, il dubbio era tra Norvegia e Burgos. 

Gazzoli ha condiviso il ritorno in corsa con il suo compagno di squadra e amico Scaroni, aiutandolo a conquistare il podio finale
Gazzoli ha condiviso il ritorno in corsa con il suo compagno di squadra e amico Scaroni, aiutandolo a conquistare il podio finale
Come ti sei preparato per il ritorno in corsa?

Con un secondo ritiro in altura, dal 25 luglio all’8 agosto, una quindicina di giorni. Anche perché trovare un buco a Livigno in quel periodo era praticamente impossibile. Gli allenamenti non sono stati tanti diversi da quelli del primo ritiro. Sono rimasto sui miei valori, senza esagerare, e le sensazioni erano davvero ottime. 

Che sensazioni hai provato al ritorno alle gare?

Quando mi hanno detto che avrei corso è stato gratificante. Ma la cosa migliore è stata riattaccare il numero, andare al foglio firma… Insomma rivivere tutta la routine delle gare. Ho avuto anche la fortuna di aver condiviso questo momento con molti amici: Colleoni, Baroncini, Scaroni. Tutti ragazzi che conosco bene e che sono dei grandi amici

Ed è arrivata anche la prima vittoria da professionista…

Avere questo anno “sabbatico” obbligato mi ha aiutato a estraniarmi da quella sensazione di rincorsa che avevo. Mi trovavo ad essere frenetico e poco sereno, ma non mi accorgevo. Ripartire da zero mi ha permesso di cogliere quello che mi mancava. La vittoria è quella cosa che sai può arrivare, ma quando arriva poi ti sorprende sempre. 

A Gazzoli sono mancati i piccoli momenti della corsa: come il foglio firma e attaccare il numero sulla maglia
A Gazzoli sono mancati i piccoli momenti della corsa: come il foglio firma e attaccare il numero sulla maglia
E cosa ti mancava?

A questa domanda posso rispondere con una frase del film di Arnold Schwarzenegger: “un lupo che scala una collina ha molta più fame del lupo che sta sopra la collina”. Io scalando quella collina mi sono reso conto di avere una fame che mi faceva vedere solo un obiettivo: quel 10 di agosto. 

Quanto ti mancava correre?

Tantissimo, sono un animale da competizione. E’ stato bello ritornare e farlo con l’Astana. Con loro ho un ottimo rapporto e se sono qui è merito di tutta la squadra, non smetterò mai di ringraziarli e farò di tutto per ripagarli. Scusate se sono stato lungo, ma dopo un anno avevo tante cose da dire…

E’ stato un piacere ascoltarti, ci vediamo alle corse.

A presto!

Giant e Dumoulin tornano a pedalare insieme

11.08.2023
3 min
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Solitamente il mese di agosto porta con sé tante novità negli organigrammi dei team pronti a rinnovare il loro roster per la nuova stagione. Ogni squadra annuncia i nuovi ingaggi nella speranza che questi possano portare in dote con sé future vittorie. Tra i tanti annunci arrivati a inizio agosto, uno molto particolare ha colpito la nostra attenzione in quanto non aveva come protagonisti né un team né un ciclista attualmente in attività. L’annuncio in questione ha infatti riguardato uno dei marchi di bici più famosi al mondo e un ex ciclista. Stiamo parlando di Giant e di Tom Dumoulin che hanno deciso di tornare a condividere un cammino comune.

Tom Dumoulin in sella alla Giant celebrativa per la vittoria al Giro del 2017
Tom Dumoulin in sella alla Giant celebrativa per la vittoria al Giro del 2017

Ambasciatore globale

Lo scorso 2 agosto, attraverso un proprio comunicato ufficiale, Giant ha annunciato che Tom Dumoulin ricoprirà il ruolo di Global Ambassador del marchio di bici taiwanese. L’ex campione olandese, oggi trentaduenne, ha chiuso la sua carriera da atleta lo scorso anno. E’ stato professionista dal 2012 al 2022 e in poco più di dieci anni ha saputo ottenere risultati davvero degni di nota. Nel 2017 Dumoulin è stato il primo corridore olandese a vincere il Giro d’Italia. Nel 2018 è salito sul podio sia al Giro che al Tour de France. Durante la sua carriera, ha vinto quattro tappe alla corsa rosa, tre al Tour de France e due alla Vuelta. Si è inoltre aggiudicato il titolo mondiale a cronometro nel 2017 a Bergen in Norvegia. Sempre a cronometro ha conquistato la medaglia di bronzo ai mondiali 2014 e la medaglia d’argento ai Giochi olimpici 2016 a Rio de Janeiro ed ai Giochi olimpici di Tokyo nel 2020.

Dumoulin al Giro del 2022, anno del suo ritiro, insieme a Van Der Poel
Dumoulin al Giro del 2022, anno del suo ritiro, insieme a Van Der Poel

Sempre con Giant

I successi più importanti che Dumoulin ha ottenuto nella sua carriera hanno un unico denominatore comune: essere stati ottenuti in sella ad una bicicletta Giant. E’ lo stesso Dumoulin a ricordarlo. «Ho un rapporto davvero speciale con Giant (ha dichiarato, ndr). Durante i migliori anni della mia carriera, Giant ha supportato le squadre in cui correvo. I miei migliori risultati sono sempre stati ottenuti su bici Giant, quindi è ovvio che io sia entusiasta di essere ora un ambasciatore del marchio».

L’entusiasmo di Dumoulin è stato naturalmente condiviso dalla stessa Giant. «Siamo entusiasti di annunciare questa partnership con Tom Dumoulin (ha affermato Phoebe Liu, Chief Branding and Marketing Officer di Giant Group). Ha raggiunto i massimi livelli di questo sport e ci ha aiutato a creare prodotti innovativi e ad alte prestazioni in grado di ottenere dei vantaggi effettivi in gara. Dopo il suo ritiro, Tom ha ritrovato il suo amore per il ciclismo. Sappiamo che sarà fonte d’ispirazione per le persone in tutto il mondo».

In qualità di ambasciatore globale del marchio, Dumoulin parteciperà a tutti gli eventi che vedranno coinvolta Giant, a livello strada, gravel e mountain bike. 

Ricordiamo che attualmente Dumoulin collabora con NOS, la rete televisiva pubblica olandese ed è coinvolto in prima persona in un nuovo bike park realizzato vicino a casa sua a Maastricht, in Olanda. Si tratta del Tom Dumoulin Bike Park e presenta un percorso strada di 3,2 chilometri accanto a percorsi per mountain bike e una pista BMX. Si tratta di un progetto nato per aiutare i giovani ciclisti ad allenarsi e a migliorare la propria tecnica di guida in un ambiente totalmente sicuro. Tutto ciò rientra in un certo qual modo nel nuovo ruolo che da oggi Dumoulin dovrà svolgere per Giant: essere fonte di ispirazione.

Giant

Valchiavenna: una perla incastonata tra lago e montagne

01.08.2023
5 min
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La Valchiavenna è entrata nelle mappe del grande ciclismo negli ultimi anni: le sue strade sono state teatro di grandi sfide legate al professionismo. Nel 2021 il Giro d’Italia si arrampicò fino all’Alpe Motta, in uno dei giorni più commoventi per Damiano Caruso alla corsa rosa. Anche gli under 23 hanno assaggiato queste strade, prima nel 2020, con la tappa vinta da Pidcock a Montespluga. Poi, l’anno scorso, con l’arrivo a Chiavenna, città fulcro della valle, dalla quale prende il nome. 

Posizione strategica

La Valchiavenna si trova tra due poli turistici importanti: il lago di Como, a sud, e la Svizzera a nord. Da Chiavenna partono due salite, anzi due passi, che gli amanti del ciclismo su strada conoscono benissimo: Passo dello Spluga e Maloja

«Da diversi anni – ci racconta Giulia Guanella, che si occupa dello sviluppo del cicloturismo in Valchiavenna – nel nostro territorio puntiamo alla promozione legata alla bici ed agli eventi sportivi. Le corse dei professionisti e degli under 23 sono state un grande motore, hanno permesso di far scoprire nuovi posti e strade diverse. Nel mentre però non siamo stati fermi, abbiamo lavorato in direzioni diverse, proponendo anche alternative alla strada: come percorsi di mountain bike o gravel. Il nostro fiore all’occhiello, il Passo dello Spluga, merita di essere riconosciuto a livello internazionale. Un modo per farlo conoscere è stato quello di aderire alle iniziative provinciali di Sondrio sul cicloturismo, come quella della chiusura dei Passi, che già riguarda Stelvio, Gavia e Mortirolo».

Lontani dal traffico

«Una prima iniziativa in questa direzione – continua Giulia Guanella – è stata appunto la chiusura alle macchine del Passo dello Spluga, da Campodolcino. Avvenuta il 2 luglio e dove abbiamo contato 1400 passaggi. Da lì in poi ogni domenica di luglio e agosto abbiamo deciso di chiudere il tratto che va proprio da Campodolcino a Pianazzo. Un pezzo corto, di 5 chilometri ma davvero suggestivo, l’iniziativa è la “Spluga da Capogiro” nome preso dai 10 tornanti che si arrampicano sulla montagna. Il traffico veicolare non ne risente, visto che le auto vengono indirizzate sulla strada provinciale. Per chi volesse, poi, andando in direzione dell’Alpe Motta c’è una ztl che permette di pedalare ancora lontani dalle macchine». 

Il fuoristrada

Come detto la Valchiavenna punta tanto sulla promozione del territorio legata alla bici, in tutte le sue forme. Ed essendo in montagna, come non pensare al fuori strada, tra sentieri e trekking percorribili anche in e-bike?

«Un’iniziativa importante – dice ancora Giulia – è la Gravel Marathon Valle Spluga, organizzata da ExtraGiro, il quale ha portato avanti per anni il Giro d’Italia under 23 (anche negli anni di transito dalla Valchiavenna, ndr). Un evento che si terrà domenica 17 settembre, a Chiavenna verrà instaurato un villaggio di ritrovo con stand e tante iniziative. La valorizzazione di un territorio come il nostro non può che passare anche dal gravel e dalla mountain bike». 

I tornanti della strada del Passo dello Spluga, facile capire da dove arrivi il nome “Spluga da Capogiro”
I tornanti della strada del Passo dello Spluga, facile capire da dove arrivi il nome “Spluga da Capogiro”

La provincia di Sondrio

la Valchiavenna fa parte della provincia di Sondrio, ha una posizione geografica fondamentale e strategica, essendo vicina alle province di Como, Lecco, Monza e Brianza e Bergamo. 

«Siccome si tratta di un territorio che fa parte della provincia di Sondrio – afferma Gigi Negri, responsabile del progetto cicloturismo Provincia di Sondrio – è entrata a far parte del progetto legato al cicloturismo. Tutto è iniziato con il Giro d’Italia, la soddisfazione di vedere un territorio così importante che prende sempre più vita è tanta. Ci sono sempre più turisti, e la vicinanza alla Svizzera rende la Valchiavenna un punto di passaggio davvero fondamentale per il cicloturismo. La prima prova iniziale di chiusura al traffico del Passo dello Spluga ha dato tanta soddisfazione e ci ha permesso di legarci al Ticino. Proporremo sicuramente altre date, probabilmente nei mesi di giugno e settembre. Con la Valchiavenna abbiamo coperto tutti i passi della provincia di Sondrio, che vanno dallo Stelvio, Gavia e Mortirolo, nella parte alta. Poi ci sono Passo Spluga e Passo San Marco nella parte bassa della provincia».

Gravel Spluga

Santini festeggia 30 anni di cubetti Mapei

27.07.2023
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Sono passati esattamente trent’anni dall’ingresso nel mondo del ciclismo del marchio Mapei. Era infatti la primavera del 1993 quando, alla vigilia del Giro d’Italia, Giorgio Squinzi, titolare della Mapei, intervenne per salvare il team Eldor-Viner in grosse difficoltà economiche, consentendogli di partecipare al Giro e di concludere la stagione. Il mito ciclistico della Mapei e della sua maglia a cubetti iniziò lì e per dieci anni (1993–2022), la formazione italiana ha impresso la sua impronta nel mondo del ciclismo ottenendo oltre 600 successi.

Mapei è rimasta nel ciclismo fino al 2002, qui la vittoria di Bettini alla Liegi dello stesso anno
Mapei è rimasta nel ciclismo fino al 2002, qui la doppietta di Bettini e Garzelli alla Liegi dello stesso anno

Insieme a Santini

Per celebrare i trent’anni da quel felice debutto nel ciclismo, Mapei ha pensato di realizzare una divisa celebrativa e per farlo ha scelto di rivolgersi ad un “vecchio compagno di viaggio”. Stiamo parlando del maglificio Santini che ai tempi del team Mapei aveva realizzato la divisa della squadra caratterizzata dai famosi cubetti. 

In realtà Mapei e Santini in tutti questi anni non si sono mai persi di vista dal momento che entrambe le aziende sono da sempre legate all’Unyon Cycliste Internationale. Santini è sponsor tecnico dell’UCI dal 1998 realizzando tutte le maglie di campione del mondo. Mapei è stata dal 1998 Main Sponsor dei campionati del mondo di ciclismo su strada e da quest’anno è Official Partner della rassegna iridata di Glasgow.

La maglia celebrativa realizzata da Santini per i 30 anni di Mapei nel ciclismo
La maglia celebrativa realizzata da Santini per i 30 anni di Mapei nel ciclismo

Una maglia speciale

Come detto, per celebrare i trent’anni dal debutto di Mapei nel ciclismo e la lunga collaborazione con l’UCI, Santini ha confezionato un completo da ciclismo caratterizzato dalla presenza, a livello grafico, degli iconici cubetti colorati, rappresentativi del mondo delle costruzioni e identificativi del team Mapei.

L’idea di utilizzare come motivo decorativo della divisa dei cubetti colorati, insieme alle spatolate, tipiche dei prodotti Mapei, nasce da un’intuizione di Adriana Spazzoli, direttore Marketing e Comunicazione Mapei fino al 2019, che aveva compreso le potenzialità comunicative di questa sponsorizzazione. Grazie ai risultati eccezionali della squadra, i cubetti Mapei sono diventati ben presto iconici, ridefinendo l’estetica dell’abbigliamento ciclistico e contribuendo alla notorietà dell’azienda in Italia e nel mondo. Ancora oggi la sponsorizzazione della Mapei viene considerata un esempio di quanto il ciclismo possa ridare a livello di immagine e di ritorno economico a chi voglia investirci.

Ecco anche i pantaloncini, con gli iconici cubetti
Ecco anche i pantaloncini, con gli iconici cubetti

Ritornano i cubetti

Gli iconici cubetti Mapei sono il segno distintivo del completo celebrativo realizzato da Santini. La maglia, dalla vestibilità slim, è realizzata con tessuti estremamente leggeri. Nella parte posteriore il tessuto super traspirante è caratterizzato da piccoli canali per il rilascio del sudore. Le maniche, in tessuto liscio e con taglio al vivo, aderiscono al corpo senza costrizioni mentre l’elastico interno sul fondo della maglia la mantiene sempre in posizione.  

I pantaloncini, sono realizzati in tessuto ad azione compressiva. A fondo gamba presentano delle bande con grip interno per mantenere il pantaloncino sempre in perfetta posizione, e sono dotati di bretelle con parte anteriore in tessuto elasticizzato e con rete estremamente traspirante sul retro.

Oggi Mapei è ancora attiva nel mondo dello sport, non solo del ciclismo, grazie al Mapei Sport di Olgiate Olona, in provincia di Varese. Stiamo parlando di una struttura di riferimento a livello internazionale in materia di preparazione e di attività di ricerca scientifica.

Nel corso degli anni, oltre a proseguire l’attività nel settore ciclistico, la struttura ha allargato i propri settori di intervento dedicandosi anche ad altre discipline sportive quali calcio, pallacanestro, podismo, golf, sci alpino e sport motoristici mantenendo sempre inalterati i propri obiettivi.

Santini

Artuso: «Al Tour abbiamo visto il miglior Hindley»

26.07.2023
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Uno dei corridori sui quali si era posta maggiore attenzione, per quanto riguarda l’ultimo Tour de France, era Jai Hindley. L’australiano della Bora-Hansgrohe, vincitore del Giro d’Italia 2022, era atteso a questo importante banco di prova. Con Paolo Artuso, preparatore del team tedesco, avevamo parlato del tema legato ai giorni di corsa. Così, guardando la classifica del Tour, che ha visto Hindley piazzarsi in settima posizione finale, abbiamo contato i giorni di corsa fatti. L’australiano ha messo in cascina, prima della Grande Boucle, 40 giorni di gara, rispetto a numeri più contenuti degli altri corridori. 

Nella tappa numero cinque Hindley ha centrato la fuga, ha vinto la tappa e preso la maglia gialla, persa il giorno dopo a Cambasque
Nella quinta tappa Hindley ha centrato la fuga, ha vinto la tappa e preso la maglia gialla, persa il giorno dopo a Cambasque

Partenza dall’Australia

Il calendario di Hindley si è aperto nel mese di gennaio, dall’Australia, casa sua. Debutto alla Schwalbe Classic e poi ritorno al Tour Down Under, dopo due anni di assenza. Fin dopo la conquista della maglia rosa, Hindley, si era lasciato andare dicendo che sentiva parecchio la mancanza di casa. Normale per un corridore che da anni non tornava in Australia, così a gennaio, appena è stato possibile, ha preso un aereo in direzione Perth. 

«Ci aveva manifestato questa volontà fin da subito – dice Artuso – d’altronde era da prima del Covid che non vedeva la sua famiglia. Abbiamo così deciso di improntare la stagione partendo proprio dall’Australia e “modificando” la sua preparazione».

Hindley ha iniziato la sua stagione al Tour Down Under dopo due anni di assenza
Hindley ha iniziato la sua stagione al Tour Down Under dopo due anni di assenza
In che modo?

Niente training camp con la squadra a gennaio, ma le cinque tappe del Tour Down Under (più la Schwalbe Classic e la Cadel Evans Great Ocean Road Race, ndr). A febbraio si è fermato, ha fatto tanti giorni di allenamento, ed è tornato in gara all’Algarve.

Partendo così presto però Hindley è arrivato al Tour de France con 40 giorni di corsa, il doppio rispetto a Vingegaard, Pogacar e Rodriguez…

Premetto che nella preparazione di Hidley non cambieremmo nulla. Era chiaro che la sua presenza al Tour non poteva essere legata ad un tentativo di vittoria, i primi due sono di un altro livello. Il primo in particolare (Vingegaard, ndr). L’obiettivo era quello di lottare per il podio e fino alla caduta era in gioco. 

Rodriguez, diretto rivale per il podio, è stato quello che ha corso di meno, 20 giorni.

Il suo caso è interessante, fino a giugno aveva messo insieme solo 11 giorni di corsa. Poi sul podio ci è finito Adam Yates, che ha corso più di Rodriguez. Se devo dire un nome che mi ha sorpreso, dico proprio lui. Ma da questo punto di vista a livello tecnico si è capita una cosa importante.

Il passaggio al Catalunya è stato ritenuto più adatto, per tipo di percorso e salite
Il passaggio al Catalunya è stato ritenuto più adatto, per tipo di percorso e salite
Quale?

Che per performare al meglio serve arrivare freschi sia a livello fisico sia a livello mentale. Il futuro va sempre più verso un corridore che corre meno e si allena molto, soprattutto in altura. In allenamento sei tu che gestisci i tuoi impegni, come e quanto spingere e tutte le altre variabili. In gara sei più preda degli eventi. 

Il fatto di aver iniziato così presto, quindi, non ha influenzato negativamente Hindley?

Secondo me no, anzi. L’essere tornato a casa gli ha fatto bene, sicuramente ha potuto smorzare lo stress e riposare. Dal punto di vista fisico nemmeno, perché i numeri di Jai erano gli stessi del Giro dello scorso anno. Il livello di gare che c’era in Australia non era di certo elevato, e lui non è arrivato al massimo. Abbiamo usato la corsa di casa proprio come un allenamento. 

Hindley al Tour ha replicato i numeri che gli hanno permesso di conquistare la maglia rosa nel 2022
Hindley al Tour ha replicato i numeri che gli hanno permesso di conquistare la maglia rosa nel 2022
Poi però è andato alla Vuelta Algarve, alla Tirreno e al Catalunya, mettendo più fatica nelle gambe rispetto agli avversari. 

L’unica cosa che si potrebbe fare, forse, è ricalibrare leggermente gli appuntamenti. Inizialmente doveva fare i Baschi, ma il percorso del Catalunya era più adatto e con lui abbiamo deciso di correre lì. 

Al Giro lo scorso anno arrivava con 26 giorni di corsa, sicuramente più fresco e riposato…

Giro e Tour sono totalmente diversi. I mesi che precedono la corsa rosa sono pochi ed il percorso di avvicinamento è pressoché unico. Al Tour no, nei primi dieci abbiamo visto altrettanti metodi di approccio. Hindley al Tour è arrivato pronto, i numeri lo dicono, tutto si corre al limite e gli imprevisti ci sono. La caduta lo ha sicuramente influenzato, anche Rodriguez ha subito una brutta caduta perdendo la possibilità di lottare per il podio.

Veloplus veste l’Adriatica Ionica Race

26.07.2023
4 min
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CASTELLO DI BRIANZA – Il marchio Veloplus marcia sempre più spedito nel suo percorso di crescita e accreditamento come brand di riferimento per quei team che vogliono realizzare la propria divisa potendo contare su prodotti di assoluta qualità.

Questa crescita passa attraverso partnership importanti. Dallo scorso anno a vestire il Team Corratec-Selle Italia è proprio Veloplus. Una collaborazione davvero felice che ha visto quest’anno il debutto della squadra italiana al Giro d’Italia

Contemporaneamente continua la collaborazione con il Giro Ciclistico Internazionale della Valle d’Aosta. Per il secondo anno di fila è stato Veloplus a vestire i leader delle singole classifiche individuali, a partire dall’irlandese Darren Rafferty, vincitore finale.

Rafferty durante l’ultima tappa del Giro della Valle d’Aosta in maglia gialla (foto A. Courthoud)
Rafferty durante l’ultima tappa del Giro della Valle d’Aosta in maglia gialla (foto A. Courthoud)

Arriva l’AIR

La bella novità di questi ultimi giorni in casa Veloplus è rappresentata dall’accordo raggiunto con l’Adriatica Ionica Race, la “creatura” sportiva di Moreno Argentin in programma dal 22 al 24 settembre e che porterà i team in gara ad attraversare tre regioni, una per ciascuna giornata di gara: Abruzzo, Puglia e Calabria (in apertura, la maglia di leader, con i simboli delle regioni che compariranno singolarmente tappa per tappa). A vestire i leader delle delle singole classifiche sarà proprio Veloplus, come ci ha raccontato Matteo Spreafico da noi incontrato in un caldo pomeriggio di metà luglio presso lo showroom aziendale a Castello di Brianza.

La Adriatica Ionica Race 2023 è stata presentata a Roma alla presenza del Ministro Santanchè, di Argentin e Ivana Jelinic, CEO di Enit
La Adriatica Ionica Race 2023 è stata presentata a Roma alla presenza del Ministro Santanchè, di Argentin e Ivana Jelinic, CEO di Enit
Come nasce la partnership con l’Adriatica Ionica Race?

Nei mesi scorsi siamo venuti a conoscenza del fatto che Argentin e il suo staff fossero alla ricerca di un partner affidabile per la realizzazione delle maglie leader. Li abbiamo contattati e abbiamo parlato con loro. Il progetto ci è piaciuto subito e abbiamo così deciso di accettare questa nuova sfida. Per noi è un ulteriore passo nel percorso di riconoscibilità del brand nel mondo del ciclismo. 

Che durata ha l’accordo?

Abbiamo deciso di sottoscrivere un contratto di collaborazione triennale. Crediamo che tre anni siano il tempo ideale per conoscersi, crescere insieme e sviluppare delle ottime sinergie. Anche con il Team Corratec-Selle Italia abbiamo stipulato un accordo triennale. Quest’anno è subito arrivato il debutto al Giro d’Italia a conferma che abbiamo fatto una scelta azzeccata.

Ritornando all’Adriatica Ionica Race avete già iniziato a lavorare al disegno delle maglie?

In accordo con gli organizzatori siamo partiti realizzando per loro il kit che indosseranno Silvio Martinello e Daniele Marcassa in occasione delle ricognizione delle singole tappe. Per ogni ricognizione sarà realizzato il relativo video. Il kit è composto da maglia, salopette, gilet smanicato e bandana.

Veloplus ha disegnato e realizzato le maglie dei leader delle classifiche della prossima Adriatica Ionica Race
Veloplus ha disegnato e realizzato le maglie dei leader delle classifiche della prossima Adriatica Ionica Race
Possiamo anticipare qualche dettaglio tecnico delle singole maglie leader?

Ciascuna maglia si caratterizzerà per un design moderno. Sarà previsto l’abbinamento di più tessuti per garantire elevata elasticità, traspirabilità, una rapida asciugatura e rendere ogni maglia adatta anche a temperature elevate. Non dimentichiamo che, sebbene l’Adriatica Ionica Race sia in programma a settembre, si gareggerà al Centro-Sud. Il rischio di incontrare giornate molto calde è concreto.

Prima di chiudere, se dovessimo elencare ciò che contraddistingue Veloplus, cosa potremmo dire?

Ogni nostro capo è espressione totale del Made in Italy, a partire dai tessuti utilizzati, dalla fattura e dalla cura che mettiamo nella realizzazione di ciascun prodotto. Siamo un’azienda giovane ma altamente professionale che ama rispettare le scadenze. Il fatto di essere un’azienda famigliare ci permette di essere agili e veloci nel prendere decisioni e di dare immediato seguito a quelle stesse decisioni. Considero poi un fattore importante il fatto che sia io che mio padre abbiamo un passato da ciclisti professionisti. Questo ci permette di avere una “sensibilità” particolare nel capire come realizzare un prodotto e quali tessuti utilizzare. Ultima cosa da non sottovalutare è che noi stessi testiamo per primi i nostri prodotti. Nulla viene messo in vendita se prima non è stato da noi lungamente provato.

Veloplus

Due picchi di forma nella stessa stagione: come si fa?

15.07.2023
5 min
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«Ad aprile e maggio ho fatto terzo al Romandia e poi quarto al Giro. Ora lavoriamo per avere un secondo picco di forma e andremo alla Vuelta». Questa frase detta da Damiano Caruso durante la nostra ultima intervista merita un approfondimento. Il ragusano ha incentrato la sua stagione su due picchi di forma: il primo al Giro ed il secondo alla Vuelta. Ma come si lavora per arrivare pronti a due momenti così diversi della stagione?

Come il corridore della Bahrain Victorious, anche Remco Evenepoel si presenterà alla Vuelta, dopo il ritiro dalla corsa rosa per Covid. Il campione del mondo è stato terzo al Tour de Suisse (foto di apertura), ha poi conquistato il campionato belga su strada e ora si preparerà a difendere la maglia rossa.

I corridori di punta delle varie squadre tendono ad avere due picchi di forma durante la stagione (foto Instagram Hindley)
I corridori di punta delle varie squadre tendono ad avere due picchi di forma durante la stagione (foto Instagram Hindley)

Parola ad Artuso

Il caso specifico di Caruso è interessante ed apre spiragli e ragionamento che prendono il mondo della preparazione a 360 gradi. Abbiamo chiamato in causa Paolo Artuso, che con Caruso ha lavorato molto negli anni passati, prima di andare a seguire i corridori della Bora Hansgrohe

«Di base – spiega Artuso – un corridore può decidere tre modi diversi di affrontare la stagione. Il primo è quello di avere un solo picco di forma, di solito in corrispondenza del Tour. E’ un metodo che ha usato per anni Froome, ma è diventato sempre più raro nel ciclismo moderno. Il secondo, è quello deciso da Caruso (ma anche da Thomas, ndr), con due grandi picchi di forma. Questi possono essere in corrispondenza di Giro e Vuelta o di Classiche e Tour. L’ultimo è avere tre macro momenti di forma durante la stagione, in questo caso non si arriverà mai al 100%. Questa scelta di solito la si fa con dei gregari forti che si vogliono portare a più corse possibili».

Il terzo posto al Romandia è servito a Caruso per avere le prime risposte sulla preparazione in vista del Giro
Il terzo posto al Romandia è servito a Caruso per avere le prime risposte sulla preparazione in vista del Giro
Quando si opta per due picchi di forma come si lavora?

Solitamente si fa un performance plan, partendo dal determinare gli obiettivi durante la stagione. In questo caso Giro e Vuelta. Poi all’interno della stagione ci possono essere dei sotto obiettivi, le classiche “tappe di avvicinamento”. Queste consistono in corse dove arrivare pronti ma non al massimo (Caruso quest’anno ha optato per il Romandia, chiuso terzo, ndr). 

E poi?

Da qui si individuano i processi per raggiungere gli obiettivi, come i volumi di allenamento ed il peso. Per esempio: si decide che a dicembre si arriveranno a fare 90 ore di bici e che il peso sarà uno o due chili sopra quello ideale. Le tappe di preparazione variano a seconda dei periodi, più ci si avvicina alla corsa più si entra nello specifico. Magari verso marzo e aprile inserisci dei lavori ad alta intensità, come ripetute sui 30 minuti. 

Una volta portato a casa il risultato come si lavora per preparare il secondo obiettivo?

E’ come se si fosse ad ottobre, praticamente diventano due stagioni in una, così da arrivare freschi alla Vuelta, nel caso di Caruso. Diventa fondamentale fare del recupero attivo, per non perdere tonicità muscolare. Damiano ha un motore rodato e questo gioca a suo favore, ha tante stagioni alle spalle e ciò è un punto a favore. 

Andare ad allenarsi in altura permette agli atleti di essere monitorati e di aver maggior supporto tecnico
Andare ad allenarsi in altura permette agli atleti di essere monitorati e di aver maggior supporto tecnico
Anche se forte delle sue qualità lo stesso Caruso ha detto che ha fatto un recupero attivo, per non arrivare troppo riposato al ritiro in altura, che vuol dire?

Semplice. Se arrivi troppo riposato, passi da zero a cento in breve tempo e il fisico ne risente. In altura per forza di cose si fa fatica, si accumulano chilometri e tanti metri di dislivello, se sei troppo fresco rischi di non lavorare bene. C’è la possibilità di dover rivedere i carichi di lavoro e cambiare i programmi e questo non va bene.

Quando si è a casa come si lavora per arrivare pronti al ritiro?

Si attuano dei protocolli dedicati. Noi avevamo tre fasi, gestite sia per allenamento, che per nutrizione e monitoraggio. La prima fase riguarda l’adattamento: per arrivare pronti in ritiro non bisogna stare fermi ma nemmeno accumulare troppa fatica, solitamente si sta sulle 20 ore di allenamento settimanali. Un paio di settimane prima del ritiro si fanno gli esami del sangue, per capire i livelli di: transferrina, ferro, ematocrito ed emoglobina. Si fa anche un check dei profili ormonali. Da questi dati si decide la strategia alimentare. 

Per quali motivi si va in altura?

Per tre motivi: il primo è avere una risposta ematica, quindi rinnovare i globuli rossi. Quando hai la squadra al seguito si è monitorati al meglio, si tengono sotto controllo tutti i valori: frequenza cardiaca, saturazione, qualità del sonno, peso e idratazione. 

In altura si dorme in quota e ci si allena più in basso (foto Instagram Hotel Spol Livigno)
In altura si dorme in quota e ci si allena più in basso (foto Instagram Hotel Spol Livigno)
Una volta saliti in ritiro?

Per i primi giorni, dai due ai quattro, si riduce il volume di allenamento del 25% più o meno, in funzione dell’adattamento. Va detto che se non è il primo ritiro in altura dell’anno, l’atleta si adatta più velocemente. Nei giorni successivi si lavora, con l’obiettivo di dormire in alto e allenarsi in basso, così si può tenere alta l’intensità. 

E nell’ultima fase?

Si valuta quanto ridurre i carichi in base agli obiettivi. Solitamente chi va alla Vuelta corre prima alla Vuelta Burgos e al Tour de Pologne (questo è anche il programma di Caruso, ndr). Solitamente si riducono i carichi di lavoro anche del 50% rispetto a quando si era in altura. Al termine del periodo di adattamento, a casa, si fanno tre o quattro giorni con allenamenti ad alta intensità, come dietro motore o simili. 

Poi si va a correre…

Le corse di avvicinamento funzionano allo stesso modo della prima parte di stagione. Si va alle gare per vedere lo stato di preparazione e per fare qualche buon risultato in vista dell’obiettivo principale. 

E tre! Anche al Giro Donne si celebra e si brinda con Astoria

07.07.2023
4 min
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Astoria Wines è sponsor e fornitore ufficiale del Giro Donne. Dopo il Giro d’Italia ed il Giro d’Italia Next Gen, conclusosi a Trieste appena qualche settimana fa, la casa vitivinicola trevigiana è presente ed assoluta protagonista sul palco della più importante corsa a tappe femminile del nostro paese. Un vero e proprio “en plein” quello realizzato nel 2023, a conferma di quanto Astoria sia vicina al mondo del ciclismo e quanto lo stesso mondo del ciclismo sia importante e strategico per la propria promozione.

Dopo il Giro d’Italia maschile, dove a trionfare è stato Primoz Roglic, e il Giro Next Gen, dedicato ai giovani talenti del panorama ciclistico mondiale, è giunto il tempo di Giro Donne: la manifestazione a tappe in programma proprio in questi giorni, con epilogo fissato per domenica 9 luglio in Sardegna. E come appena anticipato, Astoria si ripropone sul podio anche di questa manifestazione: un appuntamento che rappresenta una delle gare “clou” del calendario ciclistico femminile internazionale. Una ulteriore conferma di quanto il marchio trevigiano, conosciuto in tutto il mondo per il proprio Prosecco, sia oramai riconosciuto ed accreditato ovunque anche come il marchio per eccellenza legato alle premiazioni del grande ciclismo. 

Per il Giro Donne è stata realizzata una bottiglia speciale, turchese
Per il Giro Donne è stata realizzata una bottiglia speciale, turchese

Una bottiglia speciale

E la ricetta, anche per il Giro Donne, è quella super consolidata: si brinda Astoria con la vincitrice di tappa, con la leader della generale, e con tutte le protagoniste delle classifiche generali individuali e a squadre. E a far bella mostra di sè sul podio è come sempre l’inconfondibile bottiglia intagliata di Astoria, quest’anno e per questa edizione del Giro Donne presentata in una speciale livrea turchese per far riprendere ed esaltare i colori ufficiali dell’evento. Astoria accompagna ogni giorno la carovana rosa lungo i complessivi 930 chilometri del percorso, divisi nelle 9 tappe del Giro Donne: da Chianciano Terme fino ad Olbia in Sardegna. Con un grande brindisi sul podio per celebrare ogni singolo giorno di manifestazione!

Staune-Mittet e compagni hanno celebrato la vittoria al Giro Next Gen con Astoria
Staune-Mittet e compagni hanno celebrato la vittoria al Giro Next Gen con Astoria

Parla Polegato

«Siamo molto, molto felici – ha dichiarato Filippo Polegato, Amministratore Delegato di Astoria Wines – di poter continuare a sostenere il Giro Donne e di verificare come, anno dopo anno, prepotentemente cresca l’entusiasmo per questa bellissima manifestazione. Una gara di grande spessore, forte anche della presenza di ben 24 team internazionali al via e del prestigio assoluto di molte atlete che vi partecipano, a cominciare dalla campionessa uscente, la fuoriclasse olandese Annemiek Van Vleuten. Inoltre, la gara si concluderà in Sardegna, una regione in cui Astoria è da sempre e storicamente molto presente commercialmente. Allo scorso Vinitaly di Verona, presso il nostro stand, abbiamo avuto il piacere di ospitare una madrina d’eccezione come Marta Cavalli: lei ed Elisa Longo Borghini sono senza dubbio le più importanti rappresentanti di un movimento ciclistico femminile italiano che mai come in questi anni gode di ottima salute».

La qualità di Astoria è il suo principale marchio di fabbrica
La qualità di Astoria è il suo principale marchio di fabbrica
Cosa significa per un brand come Astoria essere “sul podio” delle tre più importanti corse a tappe italiane con la qualifica di sponsor e fornitore ufficiale?

«Significa tantissimo. E’ in sintesi il coronamento di tutti i nostri sforzi e di tutte le nostre attività, sia commerciali che di marketing, finalizzate a risaltare la nostra presenza e la nostra promozione associata al mondo del ciclismo. Un percorso che ha preso il via ben dodici anni fa e che da qual giorno non ha mai smesso di crescere. Il risultato? Grande positività verso il nostro marchio, acquisizione di nuova clientela, consolidamento di quella in essere, ed un posizionamento tra quelli che difiniamo wine-lovers davvero molto, molto interessante…».

Perché avete scelto di affiancarvi a delle corse a tappe?

«Semplice. Con il Giro d’Italia in primis, ma anche con il Next Gen e con il Giro Donne, effettuiamo mesi e mesi prima una specifica programmazione sui tracciati di gara andando ad individuare, con i nostri collaboratori, tutte le opportunità che si possono cogliere in chiave commerciale. Un lavoro che per noi diventa ancora più interessante e strategico quando ad esempio il Giro d’Italia parte dall’estero, come è stato in Ungheria l’anno scorso, oppure quando sono previsti sconfinamenti, come quest’anno in Svizzera in occasione della tappa con arrivo a Crans Montana. Astoria è presente in tantissime nazioni all’estero e queste occasioni sono per noi davvero molto ghiotte per ulteriormente migliorare la nostra posizione commerciale».

Filippo Polegato, Amministratore Delegato Astoria Vini
Filippo Polegato, Amministratore Delegato Astoria Vini
Non solo Italia e Grandi Giri italiani. Astoria è stata anche Vuelta ed “è” Giro di Polonia…

Esattamente. Proprio legandomi a quanto appena detto, i mercati esteri sono per noi estremamente importanti. Così abbiamo deciso di affiancare sia la Vuelta, nelle stagioni 2020 e 2021, quanto il Tour de Pologne: una collaborazione quest’ultima con la famiglia Lang che viaggia spedita e che si rinnoverà anche con l’edizione 2023 in programma ad agosto.

Astoria