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Piton, pronti per il ciclocross… con una novità

03.10.2023
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TRAVAGLIATO – Entrando in Piton ci accorgiamo da subito che è già tempo di ciclocross, a dispetto del sole e di una temperatura che supera i 25 gradi in questo pomeriggio di inizio autunno che sa ancora di estate.

Ad accoglierci è Simone Pitozzi, intento a mettere a un punto un modello da ciclocross firmato Piton. Si tratta di uno dei mezzi messi a disposizione del Team Piton Ciclocross, la cui stagione è ormai pronta a scattare. Ci racconta che i ragazzi della squadra si stanno già allenando in vista del debutto stagionale avvenuto domenica scorsa nel Gran Premio città di Tarvisio. Seppure non ci sia fango, il lavoro da fare è sempre tanto a causa della polvere che in allenamento si infila negli ingranaggi della bicicletta mettendo a dura prova il regolare funzionamento.

Il nostro appuntamento è con Sara Pitozzi, che insieme al fratello Simone e al cugino Marco è alla guida dell’azienda di famiglia. Prima di parlare dobbiamo però aspettare che termini un precedente appuntamento che ci riserverà alla fine del nostro incontro una bella novità in vista del 2024.

Il team Piton è pronto ad affrontare questa nuova stagione di ciclocross
Il team Piton è pronto ad affrontare questa nuova stagione di ciclocross
Prima di parlare della nuova stagione ciclocross, facciamo un bilancio dell’annata passata. Siete stati soddisfatti dei risultati ottenuti?

Assolutamente sì. Abbiamo vinto tantissimo. Fra tutti i successi ottenuti, ci tengo a ricordare le due vittorie di Nicola Azzetti e Francesco Baruzzi a Flero, la nostra gara di casa. Erano presenti tutti i nostri sponsor ed è stato davvero bello vincere davanti a loro.

Archiviata la stagione 2022-2023 siete già proiettati sul nuovo anno con una grande novità legata sempre al ciclocross…

Esatto. Quest’anno ci concentreremo esclusivamente sulla categoria Juniores maschile accantonando esordienti e allievi che sono state le due categorie che abbiamo seguito in tutti questi anni. Volevamo accompagnare nella loro crescita i nostri tre allievi di secondo anno: Francesco Baruzzi, Massimo Savoldini e Luca Zaina che quest’anno sdebutteranno nella categoria Juniores. A loro affiancheremo tre nuovi innesti, tutti provenienti dalla mountain bike. Si tratta di Adriano Ferreira, Daniele Longoni e Jacopo Palermo. Abbiamo già definito tutto il calendario delle gare che andremo a disputare, a partire dal Giro d’Italia Ciclocross. Si tratta di un calendario impegnativo e di assoluto livello.

Simone Pitozzi insieme al Cugino Marco e alla sorella Sara è alla guida dell’azienda di famiglia
Simone Pitozzi insieme al Cugino Marco e alla sorella Sara è alla guida dell’azienda di famiglia
Ci saranno delle novità anche a livello di staff oppure sotto questo aspetto non è cambiato nulla rispetto allo scorso anno?

Abbiamo confermato Paolo Zanesi e Nicola Loda nel ruolo rispettivamente di Team Manager e Direttore Sportivo. Da quest’anno entrerà nello staff anche Nadia De Negri, mamma del nostro Luca Zaina (figlio dell’ex professionista Enrico Zaina, ndr), che metterà a disposizione dei nostri ragazzi la sua esperienza di biker di altissimo livello. Sono davvero contenta che Nadia sia entrata a far parte della nostra squadra.

Il Team Piton Ciclocross si è sempre distinto per non far mancare nulla ai propri atleti. Sarà così anche quest’anno?

Certamente! Io dico sempre che i nostri ragazzi sono coccolati dalla A alla Z. Non gli facciamo mancare nulla. Hanno il meglio che possano desiderare sia in gara che fuori. A loro non spetta altro che allenarsi bene e gareggiare mettendoci il massimo dell’impegno. Quest’anno potranno contare sul nostro modello top di gamma per il ciclocross. Si tratta della Cross CX. Telaio in carbonio, cerchi in carbonio e gruppo Shimano GRX.

Sara Pitozzi con lo staff della V Cycling Academy di Villongo
Sara Pitozzi con lo staff della V Cycling Academy di Villongo
Il 2024 porterà con sé anche una bella novità, come ci è sembrato di capire dall’appuntamento che ha anticipato la nostra chiacchierata di oggi. Possiamo avere qualche piccola anticipazione?

Nel 2024 collaboreremo con il V Cycling Academy di Villongo, una nuova realtà ciclistica della provincia di Bergamo. Hanno 8 esordienti e 8 allievi. Per noi si tratta du un “quasi” debutto su strada in queste due categorie. In passato abbiamo fatto delle piccole collaborazioni ma questa volta siamo di fronte ad un progetto ambizioso e ben strutturato che siamo felicissimi di supportare. Hanno delle bellissime idee che vogliono portare avanti per far crescere i loro ragazzi.

Traspare dal tono della voce una certa emozione per questa nuova avventura…

Effettivamente è così. Quando i dirigenti del V Cycling Academy sono venuti a presentarci il loro progetto siamo rimasti positivamente colpiti dalla loro idea e dal loro entusiasmo. All’inizio avevo qualche timore. Si trattava infatti per noi di un passo importante. In quel momento è stato fondamentale il supporto di mio papà che mi ha spinto a crederci. Come dicevo, si tratta di un progetto nuovo e a me piacciono le novità. Sono infatti convinta che bisogna sempre andare avanti e non fermarsi mai. 

Piton

Giro di ciclocross, si parte col riscatto di Ceolin

02.10.2023
5 min
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La prima maglia rosa del Giro d’Italia di ciclocross è di Federico Ceolin e per certi versi questa è una sorpresa. A Tarvisio il corridore veneziano è venuto a capo di una gara molto complicata, lunga (ben 10 giri), dura e incerta sino alla fine. Per Ceolin esserci riuscito è un risultato che va al di là del successo, perché a differenza degli altri, da quando la stagione del ciclocross era finita, le sue occasioni agonistiche erano state talmente poche che si possono contare sulle dita di una mano.

Il veneziano ha dominato la gara nella parte finale, chiudendo con 4’15” su Folcarelli e 4’40” su Pavan (foto Billiani)
Il veneziano ha dominato la gara nella parte finale, chiudendo con 4’15” su Folcarelli e 4’40” su Pavan (foto Billiani)

Il tuttofare della bici

Ciclocross a parte, Ceolin è una sorta di tuttofare della bici: corre su strada e in mtb, ora anche nel gravel, ma… «Quest’anno su strada non ho mai gareggiato, salvo alla 2 Giorni Marchigiana. Sul perché preferisco sorvolare, l’importante è che è una pagina chiusa. Ora al Bibione Cycling Team ho trovato l’ambiente giusto per ripartire e recuperare il tempo perduto».

Una stagione vissuta quindi soprattutto allenandosi perché per Ceolin il ciclismo è tutto e l’ambizione di farne il suo lavoro è sempre presente, anzi ora resa ancora più forte dalla sua voglia di riscatto: «Mentalmente non è facile rimanere sul pezzo se non hai obiettivi a breve scadenza. Sembra di allenarsi inutilmente, ma ho avuto la fortuna di avere al mio fianco Enrico Licini, preparatore della 4Performance che mi ha aiutato a rimanere concentrato, sapendo che sarebbe arrivata la stagione invernale, quella della ripartenza. Così ho proseguito a fare l’attività ciclistica… pur senza farla».

Per Ceolin un’estate difficile, priva di impegni agonistici e vissuta in un perenne allenamento (foto Billiani)
Per Ceolin un’estate difficile, priva di impegni agonistici e vissuta in un perenne allenamento (foto Billiani)

La sfida con Pavan

Per il veneto è stato un periodo davvero duro, che però non ha intaccato la sua passione per il ciclismo su strada: «So benissimo quanto sia importante anche per chi come me mette il ciclocross al primo posto. La preparazione è stata svolta principalmente lì, facendo anche lavori specifici che si attuano solo pensando alla gara. Mi è comunque servito per acquisire una certa mentalità: il prossimo anno conto di gareggiare più su strada che in mtb proprio per i vantaggi che dà».

Tornando alla gara di Tarvisio, per lui era una vera incognita: «Avevo già gareggiato in Svizzera dove avevo risentito della lunga inattività. Quella di Tarvisio è stata una gara bellissima, che non finiva più. Buon per il pubblico, per le mie gambe un po’ meno… Pavan ha lanciato la gara nei primi giri, io mi sono accodato e poi anche Folcarelli. Dopo metà gara Pavan ha portato un altro attacco, io sono tornato sotto e poi sono partito a tre giri dalla fine. Sono particolarmente contento proprio perché dopo una corsa simile ho più coscienza di me stesso e di quel che posso fare».

Il veneto seguito da Pavan, poi calato nel finale. La sfida si ripeterà domenica a Osoppo (foto Paletti)
Il veneto seguito da Pavan, poi calato nel finale. La sfida si ripeterà domenica a Osoppo (foto Paletti)

L’importanza del gravel

Ceolin però, anche se su strada non ha gareggiato, si era già fatto vedere nel gravel, prendendo parte a campionato italiano e Monsterrato: «Ho preso bastonate storiche… Il gravel è tutt’altra cosa, sembra quasi di disputare una gara su strada ma con la bici da ciclocross. Si parte fortissimo, è come essere in fuga tutto il giorno, applicando wattaggi enormi. Dopo la Monsterrato ero sconvolto, ma mi sono accorto che dà grandi benefici. Devo comunque dire grazie al cittì Pontoni che solo sulla base della conoscenza reciproca mi ha permesso di gareggiare alla Monsterrato con la nazionale, è stato molto importante per me».

Con la maglia rosa indosso, Ceolin ora deve pensare a che cosa fare nel prosieguo della stagione: «Alla prossima tappa a Osoppo ci sarò sicuramente, poi valuteremo. Quest’anno vorrei alzare l’asticella, gareggiare in Coppa del mondo, migliorare il ranking anche per raggiungere il mio obiettivo che è la convocazione per l’europeo. Darò tutto per questo, anche se so che è difficile».

Ceolin con la nazionale di gravel alla Monsterrato, chiusa al 26° posto a 16’57” da Vakoc (foto Instagram)
Ceolin con la nazionale di gravel alla Monsterrato, chiusa al 26° posto a 16’57” da Vakoc (foto Instagram)

Nessuna rinuncia alla strada

Il team è pronto a supportarlo anche se non sarà un compito semplice. Non tanto per il discorso ciclocrossistico, che pur nella sua evoluzione resta una disciplina individuale, ma su strada.

«Non mi preoccupo, – dice – so che dovrò correre da cane sciolto, ma almeno avrò la possibilità di partecipare alle prove regionali, prima essendo tesserato per una continental (l’Overall Tre Colli, ndr) non potevo farlo. D’altronde nel mio caso non è necessario essere supportato da una squadra, non cerco particolari risultati ma solo il giusto cammino di preparazione verso il ciclocross, che è il mio mondo».

Francesca Baroni seguita da Bramati e Borello. Già a Illnau si era vista la buona forma della toscana (foto Paletti)
Francesca Baroni seguita da Bramati e Borello. Già a Illnau si era vista la buona forma della toscana (foto Paletti)

Il ritorno di Baroni

A Tarvisio c’era grande attesa anche per la prova femminile, che ha avuto come protagonista assoluta Francesca Baroni, in forza al team belga Hubo-Remotive ma che quest’anno torna a avere un baricentro di attività più spostato dalle nostre parti. Neanche una foratura a inizio gara l’ha fermata, dopo un paio di tornate era già in fuga senza più essere ripresa, con la figlia d’arte Lucia Bramati a oltre mezzo minuto.

Dietro la sorpresa arriva dalla categoria junior dove la spunta l’emiliana Greta Pighi (Alé Cycling Team), anche se il pubblico ha parteggiato per Martina Montagner (DP66) che per la rottura della sella si è fatta oltre mezzo giro correndo e spingendo la bici. Tra i pari età è emerso l’atleta di casa Stefano Viezzi (DP66), accolto al traguardo da tutta la famiglia, nonni compresi…

Ciclocross alle porte, viaggio fra i team nostrani

13.09.2023
6 min
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Mentre la stagione su strada si avvia alla sua conclusione con ancora tante emozioni da vivere, tra finale della Vuelta, europei, classiche italiane di fine stagione già si parla di ciclocross. Pontoni è diviso fra l’allestimento della nazionale di gravel per i mondiali dell’8 ottobre e la programmazione dei primi impegni sui prati, le squadre intanto fanno i loro progetti per il nuovo anno, con qualche novità e soprattutto con un atteggiamento nuovo verso la struttura della stagione italiana.

Questo almeno è quel che emerge dai primi contatti con i responsabili di alcune squadre fra quelle più in vista, quelle che vengono viste un po’ come le colonne portanti di un movimento che attende lo start, previsto per il 1° ottobre con l’apertura del Giro d’Italia.

Guerciotti con Sara Casasola, che resta la sua punta di diamante femminile, ma si lavorerà sulle junior
Guerciotti con Casasola, sua punta di diamante femminile, ma si lavorerà sulle junior

Nuovi sponsor per Guerciotti

A prima vista può sembrare che in casa Guerciotti tutto sia come prima, ma non è così: la squadra di ciclocross viene ridisegnata partendo soprattutto dal sostegno degli sponsor.

«Entrano importanti entità come Premac e Fas Airport Services – afferma Alessandro Guerciotti – grazie a loro contiamo di allargare la nostra attività e naturalmente ottenere sempre nuovi successi. La nostra ambizione è essere protagonisti un po’ in tutte le categorie, ma soprattutto abbiamo investito sul settore femminile junior acquisendo i migliori prospetti, per dare anche un messaggio di speranza e investire sulla crescita del settore».

L’obiettivo del team lombardo è fare molta attività all’estero, in contesti che consentano ai ragazzi di acquisire esperienze ed emergere: «Gareggeremo soprattutto in Svizzera – prosegue Guerciotti – dove faremo il nostro esordio il 24 settembre e in Francia, ma non per questo trascureremo il Belgio che resta la patria di questo sport. Nel periodo delle feste tutti i migliori si concentrano lì, noi ci saremo speriamo nella forma migliore, anche perché di lì a poco ci saranno i campionati italiani che sono il nostro riferimento principale».

Cambio di casacca per Lucia Bramati e tutto il suo gruppo che approda in Emilia Romagna
Cambio di casacca per Lucia Bramati e tutto il suo gruppo che approda in Emilia Romagna

Anche Bramati cambia colori

Novità in vista anche per Luca Bramati: se nella mtb il marchio di riferimento resta Trinx, nel ciclocross tutto il suo gruppo affluisce nell’Alé Cycling Team: «E’ il gruppo di Milena Cavani, con la quale ho condiviso svariate stagioni di ciclismo offroad. Il roster resta pressoché lo stesso, con Eva Lechner che probabilmente vivrà la sua ultima stagione di vertice».

Anche la Alé Cycling affronterà tutte le categorie con un gruppo di 19 corridori, decisamente ampio: «Quest’anno però seguiremo con più attenzione il calendario nazionale, che è stato arricchito con molte prove internazionali che danno punti Uci, ma non per questo trascureremo l’attività all’estero. La sensazione è che comunque, da parte della Federazione, si ascoltino finalmente le richieste e i suggerimenti delle società».

Bramati mantiene però un punto di vista critico sulla gestione della nazionale di Pontoni: «Lasciamo che finisca il quadriennio olimpico, poi si vedrà. Pensare di partecipare ai grandi eventi solo se hai la possibilità di vincere medaglie è utopistico. Ho sempre detto che mondiali ed europei devono essere l’occasione per far fare ai ragazzi esperienze fondamentali. Io comunque vado avanti per la mia strada, so che a livello giovanile ho bei talenti per le mani, ma devono crescere con calma e facendo i giusti passi».

Per Nicolas Samparisi e il suo team un inizio stagione ritardato a causa di mtb e gravel
Per Nicolas Samparisi e il suo team un inizio stagione ritardato a causa di mtb e gravel

Samparisi e lo stress da fuoristrada

Chi invece mantiene la sua impostazione consolidata è la Ktm Alchemist powered by Brenta Brakes, ossia il team dei fratelli Samparisi. Tra mtb e gravel, la loro stagione del ciclocross inizierà più tardi e questo certamente rappresenta un problema, considerando i calendari.

«Noi abbiamo avuto una stagione molto intensa nelle ruote grasse – spiega Lorenzo – partecipando a ben 7 corse a tappe. Ormai il calendario delle marathon e prove a tappe è ricchissimo, i nostri chiuderanno con oltre 50 giorni di gara, siamo a livelli da ciclismo professionistico su strada. Questo influirà sul nostro calendario di ciclocross, ma ci aiuta la sua nuova struttura nazionale, significa che viaggeremo un po’ meno, faremo meno prove di Coppa del mondo ormai strutturata su troppe gare».

Una scelta che Lorenzo è deciso ad attuare anche per preservare i suoi ragazzi: «L’esperienza mi ha insegnato che i risultati arrivano solo quando i ragazzi sono al massimo dal punto di vista fisico, ma anche mentale e psicologico. Un’attività troppo stressante non fa assolutamente bene, la coincidenza dei tre aspetti deve sempre essere considerata».

Diversa invece la sua posizione sulla gestione della nazionale: «Con Pontoni abbiamo contatti frequenti, c’è un feedback continuo e questo va a vantaggio dell’attività e della gestione dei ragazzi. Ora siamo tutti concentrati, noi e lui, sul gravel, vedremo poi come venirci incontro per il ciclocross. Il nostro gruppo è rimasto lo stesso, ma contiamo molto sul giovanissimo Falcioni, laureatosi tricolore di cross country nella sua categoria, che può fare il salto di qualità anche sui prati».

Alessia Bulleri in azione. L’elbana farà una stagione a metà visti gli impegni per il team della strada
Alessia Bulleri in azione. L’elbana farà una stagione a metà visti gli impegni per il team della strada

Cycling Café, un anno italiano

Il nuovo calendario, arricchito di prove internazionali, rappresenta un indubbio aiuto e anche la Cycling Café, la società di Cristian Cominelli e Alessia Bulleri è intenzionata a sfruttare maggiormente questa possibilità. Fabio Ottaviani, responsabile del team di Ciampino alle porte di Roma conferma che la squadra, riconfermata nel suo roster salvo Baldestein che passa fra i dirigenti, svolgerà la sua attività soprattutto in Italia.

«Il calendario in questo modo sicuramente ci aiuta – spiega – anche se non rinunceremo ad alcune trasferte, in Svizzera per l’apertura della stagione in Slovenia a novembre per due gare. Il problema è la gestione dei corridori che fanno anche strada: la stessa Bulleri già sa che quest’anno non potrà rinunciare allo stage invernale di preparazione con il suo team spagnolo».

Anche per questo il team segue un po’ un sentiero tracciato da altri e punta sui giovani: «Abbiamo 5 junior, di cui un paio dalla Toscana e uno dalla Puglia, che sono molto promettenti e puntiamo su di loro per la stagione italiana, come Ferruzzi che quest’anno ha vinto l’Eroica per allievi».

E il discorso nazionale? Questo resta un punto interrogativo: «Con Pontoni non ci sono stati contatti, salvo per lo stage di Monte Prat dove ho portato mia figlia. Ma so che Daniele deve far fronte a mille impegni soprattutto ora che c’è alle viste il mondiale gravel che interesserà anche i nostri, quindi confido che dopo ci saranno occasioni di confronto. Una Bulleri brillante potrebbe rientrare nel giro azzurro».

Il Team Guerciotti riparte con FAS Airport Services

29.08.2023
3 min
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L’inizio della stagione del ciclocross è meno lontano di quello che si possa credere. La conferma ci arriva dal fatto che a metà agosto è stato ufficialmente presentato il Giro d’Italia ciclocross, pronto a scattare da Tarvisio in provincia di Udine il prossimo primo ottobre. In queste settimane i team e gli atleti sono già al lavoro per preparare il loro debutto stagionale.

In questi giorni c’è però una squadra che sta facendo parlare molto di sé con una serie di novità che annunciano una stagione davvero ambiziosa. Stiamo parlando del team Guerciotti. Solo un mese fa la formazione milanese ha salutato l’azienda Selle Italia, per oltre trent’anni storico “compagno di viaggio” nei campi gara in Italia e nel resto del mondo. Oggi il team guidato da Paolo e Alessandro Guerciotti annuncia ufficialmente il nuovo main sponsor che a partire dalla fine di settembre farà la sua apparizione sulle storiche maglie giallonere con la stella gialla al centro. Si tratta di FAS Airport Services.

Dopo 30 anni è cambiato il main sponsor del Team Guerciotti
Dopo 30 anni è cambiato il main sponsor del Team Guerciotti

Sicurezza in aeroporto

FAS Airport Services ha la propria sede a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo, e si occupa di gestire servizi aeroportuali in Italia, ma anche in Francia, Croazia, Slovenia e in diversi altri Stati. A raccontarci qualcosa di più dell’azienda bergamasca è il suo stesso titolare, Lucio Dognini. 

«In caso di cancellazione di un volo – racconta Dognini – ci occupiamo del reperimento di pullman per trasporto di passeggeri ed equipaggio, di sistemazioni alberghiere e altro. Può accadere anche per ritardi oppure improvvisi dirottamenti dovuti a maltempo o altro. Ad esempio, recentemente per i disagi all’aeroporto di Catania siamo arrivati a fornire 120 pullman al giorno per almeno 10 giornate. Abbiamo anche una divisione aziendale col brand Travel and Service specializzata nel turismo con prenotazione di pullman, mini-bus e autovetture NCC». 

Il marchio milanese ha una tradizione lunghissima nel mondo del fuoristrada
Il marchio milanese ha una tradizione lunghissima nel mondo del fuoristrada

Passione ciclocross

Lucio Dognini si considera un vero e proprio innamorato del ciclocross ed ha accettato con entusiasmo la sfida che gli hanno lanciato Paolo e Alessandro Guerciotti: contribuire a rilanciare in Italia la disciplina del ciclocross.

«Con la collaborazione di Paolo e Alessandro Guerciotti – afferma Dognini – noi di FAS Airport Services vorremmo contribuire alla valorizzazione del ciclocross affinché in Italia la specialità riesca a rivivere i fasti di fine anni novanta. Sappiamo che la squadra della famiglia Guerciotti ha vinto 10 titoli mondiali nel ciclocross. Speriamo di festeggiare presto l’undicesimo: sognare è bello e lecito».

L’obiettivo è quello di rimanere sempre vincenti, questa volta con FAS Airport Services accanto
L’obiettivo è quello di rimanere sempre vincenti, questa volta con FAS Airport Services accanto

Entusiasmo Guerciotti 

In casa Guerciotti c’è grande entusiasmo per il nuovo abbinamento, come racconta lo stesso Alessandro Guerciotti, team manager del team: «In questi anni – afferma – abbiamo festeggiato la conquista di molti titoli italiani. Anche noi vorremmo tornare ai vertici internazionali e Lucio Dognini può aiutarci a centrare obiettivi importanti». 

Le novità non sono però finite. Sulle maglie del team FAS Airport Services-Guerciotti ci sarà anche un terzo importante sponsor che sarà presto annunciato.

Guerciotti

Scotti riparte, il Giro d’Italia di ciclocross è pronto

15.08.2023
6 min
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Neanche il tempo di mettere da parte le emozioni mondiali e già si parla di ciclocross. L’inizio della stagione invernale è più vicino di quanto si pensi, ma Fausto Scotti e il suo staff sono abituati a iniziare molto prima. Quest’anno il Giro d’Italia scatta già il 1° ottobre e sarà un vero viaggio attraverso il Paese, anche se le aspirazioni del tecnico romano vanno ben oltre, come vedremo.

La manifestazione è al suo 15° anno e già questo è un traguardo importante e prestigioso, difficilmente nella specialità si è andato tanto lontano soprattutto considerando la complessità data dal mettere insieme tante realtà diverse fra loro. Pur essendo così “anziana”, stiamo parlando di una realtà in continua espansione e lo si capisce dal numero di richieste da parte degli organizzatori locali.

Fausto Scotti, ex cittì azzurro, da 15 anni al timone della challenge rosa
Fausto Scotti, ex cittì azzurro, da 15 anni al timone della challenge rosa

«Ce ne sono arrivate almeno 12 degne di essere prese in considerazione – spiega Scotti – ossia che avevano tutti i crismi di serietà organizzativa e strutturale che richiediamo per entrare a far parte del circuito, ma in generale le richieste sono di gran lunga maggiori. La challenge però si compone di 6 gare perché è la Federazione che ha imposto un tale limite massimo, quindi ci siamo dovuti uniformare».

Quali tappe avete quindi scelto per quest’anno?

Partiremo da Tarvisio (UD) il 1° ottobre e nelle due domeniche successive saremo rispettivamente a Osoppo (UD) e Corridonia (MC). La seconda metà del Giro sarà a novembre, il 12 a Follonica (GR), il 18 a Cantoira (TO) e il 26 a San Colombano Cernetoli (GE).

La locandina del Giro con le sei tappe previste, metà in ottobre e metà a novembre
La locandina del Giro con le sei tappe previste, metà in ottobre e metà a novembre
Rispetto allo scorso anno cambia la metà delle sedi…

Tarvisio era già da 2-3 anni che voleva entrare e finalmente abbiamo potuto accoglierla nella nostra famiglia. A Cantoira eravamo già stati, poi gli organizzatori avevano puntato a ottenere i campionati italiani senza riuscirci e ora rientrano nel Giro, d’altronde ci eravamo trovati molto bene. San Colombano è una novità assoluta ed è un piacere concludere la nostra avventura in Liguria, dove si disputano effettivamente poche gare nel calendario nazionale, ma tutte di qualità.

Chi è rimasto fuori?

In tanti, qualcuno ci darà una mano nell’altra nostra challenge, il Giro delle Regioni, ma c’è un aspetto che voglio sottolineare: prima di scegliere ogni tappa, contattiamo i vari comitati regionali e procediamo di concerto con loro come ero abituato a fare da tecnico della nazionale. Dalle realtà regionali ho sempre avuto grandissimo supporto. Inoltre il Giro non sarebbe possibile senza tutta la struttura che da anni mi dà una mano: noi affianchiamo i vari comitati locali attraverso una sinergia che ha fatto la fortuna di questo circuito.

Cantoira ritorna nel quadro del Giro d’Italia col suo percorso disegnato tra le case
Cantoira ritorna nel quadro del Giro d’Italia col suo percorso disegnato tra le case
Il calendario nazionale è sempre più fitto. Il Giro era abituato a svolgere la sua attività nella prima parte della stagione proprio per trovare spazi, ma le date cominciano a riempirsi anche in quei periodi?

Assolutamente sì, diventa sempre più difficile trovare spazi, considerando che abbiamo oltre 40 gare nazionali concentrate in pochissimi mesi. Il Giro però è sempre attesissimo: nelle prime tappe arriviamo ad avere almeno 900 iscritti fra le varie categorie e se consideriamo che il movimento italiano nel suo complesso conta poco più di 3.000 praticanti si capisce bene quanta sia l’attenzione e la voglia di partecipare. Per questo quando prendiamo contatto con gli organizzatori locali guardiamo molto all’aspetto logistico: portare in una località, tra atleti e accompagnatori, più di 2.000 persone può essere fatto solo se troviamo una ricettività adeguata, sia nei numeri che nella qualità.

Da che cosa dipende questo?

Io credo che sia diretta emanazione del prestigio che ci siamo ritagliati nel tempo. Molte società mi hanno detto che la loro partecipazione al Giro è richiesta direttamente dagli sponsor, perché siamo in grado di garantire una vetrina che altre organizzazioni non hanno. Poi non dobbiamo dimenticare che ogni gara ha al suo interno spazi anche per i più giovani: noi siamo l’unica challenge che dà ai G6 lo stesso spazio e la stessa attenzione delle categorie più grandi, ma l’aspetto promozionale non deve mai essere dimenticato.

Marco Pavan vincitore a Osoppo nel 2020. La località friulana è ormai un “must” per il Giro d’Italia
Marco Pavan vincitore a Osoppo nel 2020. La località friulana è ormai un “must” per il Giro d’Italia
Quando inizia il lavoro di assemblaggio delle varie tappe?

Inizia? Praticamente non si finisce mai. Posso dire che non c’è giornata durante l’anno nella quale non ci sia qualche telefonata con organizzatori, società, gente che chiede informazioni, anche solo per le convenzioni con gli alberghi. E’ un lavoro a ciclo continuo, posso dire che m’impegna quasi più questo che quello che svolgevo da commissario tecnico della specialità…

Rispetto al passato, questo Giro ha una forte presenza nel Nord Italia…

Nel corso della storia del circuito, abbiamo toccato 18 regioni. Mi mancano solo le isole. La Sardegna l’abbiamo sfiorata lo scorso anno, ma poi i contatti che avevamo non sono approdati a una conclusione positiva ma ci riproveremo. In Sicilia invece sono stato la scorsa settimana, parlando con il comitato regionale, enti locali e organizzatori per trovare una sede per il prossimo anno e sono fiducioso. Io vorrei completare il “mio” Giro portando la challenge anche nelle due regioni mancanti, sarebbe come chiudere il cerchio.

A Corridonia come nelle altre sedi, c’è sempre tantissima gente, tra locali, biker e accompagnatori
A Corridonia come nelle altre sedi, c’è sempre tantissima gente, tra locali, biker e accompagnatori
Il Giro d’Italia è alla sua quindicesima edizione. Rispetto alla prima quante cose sono cambiate?

Ricordo agli inizi, quando andammo a Lecce con 273 agonisti in gara, se guardo i numeri che raggiungiamo ora la differenza è evidente. Insieme al Giro è cresciuto tutto il movimento, ora quasi ogni regione ha un’attività larga, intensa, abbiamo spinto anche regioni confinanti a mettersi insieme nell’allestimento dei loro calendari, tutto per andare vicino ai praticanti.

Che cosa ti aspetti dalla prossima edizione?

Che esca fuori qualche nuovo talento, qualche giovane che poi possa approdare all’estero per svolgere l’attività nella maniera giusta. Purtroppo in Italia soffriamo per due aspetti: il primo è la mancanza di un vero e proprio team internazionale, che sia all’altezza dei più forti del nord Europa. Il secondo, ancor più grave, è la mancanza di una vera cultura fuoristradistica: la multidisciplinarietà da noi è una bella parola, ma alla resa dei conti i team guardano solo alla strada. Una storia come quella del giovane Philipsen, che a Glasgow ha vinto il titolo junior sia su strada che in mtb da noi non può realizzarsi.

Chiuso il Giro d’Italia. La rosa a Pavan e Gariboldi

19.12.2022
5 min
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Per alcuni ciclocrossisti la corsa a Vermiglio non è finita sul traguardo, per meglio dire a quel punto ne è cominciata un’altra, verso l’aeroporto e poi Gallipoli, a Lecce, dall’altra parte dello Stivale. C’era da onorare la tappa finale del Giro d’Italia, per molti la caccia alla maglia rosa era l’appuntamento fondamentale per mettere un punto fermo alla stagione.

Condizioni di gara quasi opposte a quelle della sfida di Coppa del Mondo. Se lì dominavano la neve e soprattutto il freddo, in Puglia si gareggiava in condizioni climatiche ben differenti: temperatura oltre i 20°, quasi si fosse a inizio stagione sul finire dell’estate, percorso filante con passaggi sulla spiaggia e quindi sulla sabbia. Un salto enorme, eppure assorbito quasi con nonchalance dai protagonisti.

Per Pavan, già in rosa da U23, quarta vittoria consecutiva al Giro 2022 (foto Paletti)
Per Pavan, già in rosa da U23, quarta vittoria consecutiva al Giro 2022 (foto Paletti)

Il corridore più completo

Ad esempio da Marco Pavan, assoluto dominatore della challenge, che ha bagnato la sua maglia rosa con un’altra vittoria: «E’ stata una bella esperienza. Il Giro d’Italia da elite non lo avevo mai vinto e non è cosa da poco perché questa challenge premia alla fine il corridore più completo». Su questo aspetto il portacolori della Cicli Cingolani (che subito dopo la chiusura della gara ha portato i suoi ragazzi in ritiro prenatalizio a Pianetto d’Ostra, nei pressi di Senigallia nella zona del negozio) mette l’accento.

«Il Giro d’Italia di quest’anno ha davvero attraversato l’Italia proponendo gare sempre diverse: si andava al Nord e al Sud, si andava per mare e per montagna, c’erano percorsi con forti salite ma anche sabbiosi, insomma tante varietà anche dal punto di vista paesaggistico e questo ha influito anche dal punto di vista tecnico, perché bisognava essere competitivi su ogni terreno».

Tommaso Ferri, 3° a 2’02” da Pavan. Il piazzamento gli è valso la maglia rosa U23 (foto Paletti)
Tommaso Ferri, 3° a 2’02” da Pavan. Il piazzamento gli è valso la maglia rosa U23 (foto Paletti)

Le conseguenze di Vermiglio

Pavan a Gallipoli ha fatto gara di testa, dimostrando di aver ben assimilato lo sforzo di meno di 24 ore prima: «La mia fortuna è stata uscire indenne da Vermiglio… La gara di Gallipoli era chiaramente ad altri livelli, mi sono adattato abbastanza bene al diverso percorso in una gara che come sempre è stata ben curata».

Come Pavan, anche la sua compagna di colori Rebecca Gariboldi ha firmato a Gallipoli la sua prima maglia rosa, sugellandola con una vittoria: «A differenza di Marco, io sono uscita da Vermiglio quasi con le ossa rotte. Partivo da dietro, ho trovato molti ostacoli lungo il percorso nel senso di avversarie da superare e qualche volta gli stop hanno portato a cadute su quel percorso infido, così ho finito con una marea di ammaccature che a Gallipoli si sono fatte sentire».

Rebecca Gariboldi aveva già vinto il Giro da esordiente 2° anno (foto Paletti)
Rebecca Gariboldi aveva già vinto il Giro da esordiente 2° anno (foto Paletti)

Tutto cambia in 24 ore

Il passaggio così repentino da condizioni climatiche così diverse non è stato invece un problema: «Dal freddo al caldo non è così brutto, sarebbe stato molto peggio il contrario. La trasferta non è stata così pesante, avendo preso l’aereo, la mia difficoltà sono state le… botte. D’altro canto noi ciclocrossisti siamo abituati a gareggiare di continuo, ci sono settimane anche con 4 gare, bisogna organizzarsi bene con gli spostamenti, ma fanno parte del gioco».

Il percorso pugliese era decisamente più agevole: «C’era tanto da correre a piedi, ma a 20° si affronta senza problemi. Anch’io ho apprezzato molto il fatto che il Giro raccolga esperienze di ciclocross così diverse. Questa di Gallipoli per me era la prima volta sul primo gradino del podio e mi ha dato grande soddisfazione, oltretutto in un periodo nel quale non mi sento ancora nella mia forma migliore».

La premiazione di Alice Sabatino, vincitrice un po’ a sorpresa tra le junior (foto Paletti)
La premiazione di Alice Sabatino, vincitrice un po’ a sorpresa tra le junior (foto Paletti)

Una rosa arrivata in extremis

Per tradizione il Giro d’Italia riserva sempre sorprese all’ultima tappa e quella di Gallipoli non si è discostata: nella prova delle junior tutti alla vigilia avrebbero scommesso sulla vittoria della italo-albanese Nelia Kabetaj, invece la portacolori della Zhiraf Guerciotti è incappata in una giornata no conclusa con un ritiro, spianando la strada verso il trionfo ad Alice Sabatino (Jam’s Bike Team Buja): «Non me lo aspettavo, anche se in classifica ero a un punto da lei. Non ero venuta a Gallipoli per la maglia bianca, ma ora me la godo, oltretutto avendo affrontato la gara in condizioni difficili, riuscendo ad arrivare in extremis dopo che ci avevano cancellato l’aereo».

I ragazzi del Team Cingolani sottolineavano come il Giro sappia premiare sempre la costanza di rendimento in condizioni sempre diverse e la vittoria finale di Ettore Prà fra gli junior sembra essere la conferma. Il portacolori della Hellas Monteforte ha conquistato la maglia solamente all’ultima tappa: «Spero che questo sia sufficiente per farmi guadagnare una convocazione in nazionale, il mio sogno. La condizione è in crescita, vado meglio a ogni gara. Gallipoli era ideale per me, nelle gare dove c’è da correre tanto mi trovo a meraviglia, ma il percorso non era semplice, fra vento e pozzanghere. Una maglia da dedicare ai tecnici: io con gli atleti ho preso l’aereo e in un’ora e mezza ero qui, gli altri con il furgone si sono fatti 12 ore di strada…».

Ettore Prà in azione. Il veneto punta ora con decisione alla maglia azzurra (foto Paletti)
Ettore Prà in azione. Il veneto punta ora con decisione alla maglia azzurra (foto Paletti)

E ora, Giro delle Regioni…

Il Giro d’Italia va così in archivio, non altrettanto per l’Asd Romano Scotti che già sta affilando le armi per lanciarsi nella nuova avventura del Giro delle Regioni, che il 23 dicembre a Noci vivrà la prima delle due tappe della sua “edizione sperimentale”. La manifestazione rosa resterà comunque nel solco della sua tradizione, troppo importante e sentita nel panorama nazionale soprattutto nella conformazione attuale, che colloca la challenge soprattutto come primo vero test stagionale con le sue tappe di ottobre. Di storie da scrivere ce ne sono ancora tante…

All’estero, cross più duri e tecnici? Risponde Scotti

20.11.2022
6 min
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Alibi o causa? La spedizione europea di Namur ha visto levarsi alcune critiche ricorrenti. Tra queste quella sollevata da molti sulle differenti tracciature dei percorsi tra Italia e il resto d’Europa. L’opinione degli appassionati e alcuni addetti ai lavori si è indirizzata nel puntare il dito sul movimento cross italiano che non stimola questi aspetti. A farne le maggiori spese ci sarebbero stati gli juniores che hanno disputato una prova sotto le aspettative, del cittì in primis. Per rispondere e analizzare questa provocazione ci siamo affidati a chi è stato tecnico azzurro per sedici anni, attuale responsabile del Giro d’Italia Ciclocross, Fausto Scotti.

Partiamo da un quesito fondamentale, all’estero si traccia diversamente dall’Italia?

Dipende di quali percorsi si parla. Perché se noi andiamo a vedere le gare di Coppa del mondo e Superprestige è tutto completamente diverso. Se si considera che in quelle manifestazioni non ci sono amatori e categorie giovanili, si ribalta il discorso. 

Fausto Scotti, ex cittì del cross, ci spiega supervisiona le tracciature del Giro d’Italia
Fausto Scotti, ex cittì del cross, ci spiega supervisiona le tracciature del Giro d’Italia
In sostanza, in Italia non si traccia mai solo per i pro’?

Al Giro d’Italia abbiamo fatto anche tappe dove c’erano percorsi impegnativi. Bisogna considerare il fatto che quando si traccia il percorso, non ci passano solo gli agonisti ma anche i G6, gli amatori, gli esordienti e gli allievi. Bisogna andare con molta cautela. Si deve tracciare un percorso adatto a tutti. Se tu fai una rampa da percorre solo a piedi asciutta vanno tutti su. Quando è bagnata, se no hai i chiodi sotto le scarpe, non riesci a salire.

Quindi è un paragone sbagliato?

Esatto, è sbagliato in partenza. Se si vanno a vedere le tappe di Coppa del mondo che abbiamo organizzato e prendiamo come esempio quella di Fiuggi, nessuno stava in piedi, nemmeno i professionisti. Perché in quel caso vai ad organizzare in un contesto completamente diverso. 

Nel resto d’Europa come funziona per le categorie giovanili?

All’estero è molto diverso. Quando fanno una prova Superprestige, la gara giovanile di contorno è a 80/100 km. Noi le abbiamo sempre fatte il giorno prima o la mattina stessa sullo stesso percorso. 

Le contropendenze sono alcuni tra i punti più tecnici di Namur
Le contropendenze sono alcuni tra i punti più tecnici di Namur
Al Giro non ve lo potete permettere?

Le tappe al Giro d’Italia sono nate per fare crescere il movimento giovanile e poi d’appoggio ci sono gli agonisti. Non possiamo permetterci di fare tracciature al livello di Coppa del Mondo. Lo potremmo anche fare ma dobbiamo ragionare con la testa di chi gareggia e tra questi ci sono i bambini e gli amatori. Quest’anno sono cambiate le norme attuative, ma fino all’anno scorso potevano partire con qualsiasi bicicletta. 

Come si risponde alle critiche di chi dice che qui da noi ci sono solo “piattoni”?

Devi sempre costruire un percorso pensando non egoisticamente a fare una cosa spettacolare, ma che vada bene a tutti. Lo puoi fare anche tutto piatto, perché alla fine sono i corridori a fare la differenza. Noi ci mettiamo 5 minuti a fare un percorso duro e tecnico. Ci basterebbe spostare le fettucce. 

A Ovindoli la Bulleri ha detto che ha trovato un percorso duro e diverso dal solito. Quindi è possibile farlo in alcune tappe?

Abbiamo avuto un settembre e ottobre caldissimi. I percorsi del Giro d’Italia erano molto veloci e asciutti. Se si fa il paragone, gli anni scorsi c’era talmente tanta acqua che non si vedeva il corridore a dieci metri. E’ logico che a Ovindoli abbiamo scelto una collina, ma siamo stati comunque molto cauti a non farlo eccessivamente duro, perché qualora ci fosse stata pioggia sarebbe stato un problema salire in cima. Non abbiamo inserito ostacoli artificiali o rampe da fare a piedi, ma era comunque molto impegnativo. Nel caso di Ovindoli il dislivello era di 50 metri ogni giro. Gli elite che hanno fatto 12 giri hanno trovato le difficoltà.

Qui Van der Haar in una caduta all’europeo
Qui Van der Haar in una caduta all’europeo
Esempi come Masciarelli che si sono trasferiti all’estero, per la precisione in Belgio, potrebbero essere emulati per poter imparare il ciclocross più duro e tecnico?

Masciarelli ha fatto una scelta di vita trasferendosi là con tutta la famiglia. Ma non è andando in Belgio che si diventa dei fenomeni su certi tipi di percorsi. La palestra la si può fare dappertutto. Ci sono molte gare in Belgio monotone e piatte, poi sono i corridori a renderle spettacolari. Gli atleti più forti fanno il ritmo e ad arrivare davanti sono sempre gli stessi.

Un tema che ha tenuto banco è la tecnicità del percorso di Namur che ha penalizzato molto i nostri juniores non abituati su questi percorsi…

Dove ci sono tracciature impegnative e tanto fango, vedi Namur, ti rendi conto che c’è da guidare e la differenza la fai su due contropendenze. Dietro quella tracciatura c’è l’esperienza di Erwin Vervecken pluricampione del mondo di cross, che ha disegnato su un percorso dove si facevano gare ci motocross. Se si va a vedere l’ordine d’arrivo, dal quarto in poi ci sono distacchi incredibili. Passa un altro giro e arrivano sei o sette corridori a giri pieni, applicando l’80%, vanno fuori tutti. Van Der Haar sbagliava ad ogni giro la contropendenza. Sono allenamenti che bisogna fare durante l’arco della settimana.

Da ex cittì, prendendo come esempio gli juniores all’europeo, pensi che la delusione derivi da una mancata preparazione e percorsi del genere?

Un tecnico come Pontoni non ha nessuna colpa, gli sta permettendo di correre all’estero, di fare punti e di farli partire il più avanti possibile. La critica devono recepirla i ragazzi e riflettere su cosa serva per essere all’altezza di un percorso del genere. Io mi allenavo per i percorsi in cui non andavo bene, non mi allenavo sul percorso dove ero forte. I ritmi che ci sono adesso sono elevatissimi. Se non si è preparati tecnicamente e fisicamente, è inutile andarsi a scontrare con atleti dall’altra parte dell’Europa, che più degli italiani hanno fame, non pretendono troppo e di questa disciplina ne fanno un lavoro.

Davide Toneatti ha dimostrato le sue doti tecniche su queste tracciature
Davide Toneatti ha dimostrato le sue doti tecniche su queste tracciature
Pontoni senza colpe. Sono i nostri giovani a doversi preparare meglio…

A Daniele bisogna fargli chapeau per quello che sta facendo e per come sta lavorando. Sta portando i ragazzi a correre per fare punti. Sono scelte che a inizio carriera ho fatto anche io. Ho poi capito che non ne valeva la pena. Facevamo gare internazionali dove non invitavamo nessuno straniero per far fare punti ai nostri. Alla fine mi sono ritrovato con quattro dei nostri in Coppa del mondo a partire in prima fila, vedendoli dopo pochi giri nelle retrovie. La colpa dei risultati non va mai data al tecnico. Non parliamo di una squadra di calcio dove ci sono a disposizione 20 atleti e devi decidere lo schema. Nel cross una volta che li hai convocati, se la devono giocare in prima persona. 

Responsabilità massima in mano agli atleti, non bisogna nascondersi dietro alibi tecnici quindi?

E’ anche un discorso di impegno. Se facessero solo ciclocross sarebbero più concentrati e completi. Si sa, i talenti più forti vengono sempre rubati dalla strada. Lo stiamo vendendo anche adesso nella categoria femminile: Persico, Arzuffi, Realini. Bertolini sta ricominciando, i Braidot non ci sono più, Dorigoni rientrerà a breve. Sono tutti corridori cresciuti con noi, che hanno poi iniziato a fare un’attività polivalente e si sono allontanati. Ci mancano gli specialisti che si fermano a luglio, ricominciano ad agosto e a settembre sono già pronti. 

A Ovindoli svettano Pavan e Bulleri, puntando all’azzurro

14.11.2022
5 min
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Archiviato il ricchissimo ottobre con 4 gare in 5 domeniche, il Giro d’Italia di ciclocross ha affrontato la sua penultima tappa inerpicandosi ai 1.350 metri di altitudine di Ovindoli, nel Parco del Sirente-Velino. La gara abruzzese ha confermato quella tendenza già vista a inizio stagione e che gli organizzatori della challenge, l’ex cittì Fausto Scotti in testa, hanno già evidenziato: la particolare struttura del calendario italiano, unita alla necessità da parte dei corridori italiani di trovare punti per il ranking Uci, va impoverendo via via le gare nazionali. I team si dirigono all’estero, seguono obbligatoriamente il calendario internazionale (con dispendio di risorse non da poco) e questo pesa nell’evoluzione del circuito.

Per Scotti la ricerca di punti Uci all’estero è un ostacolo alla partecipazione nelle gare italiane (foto Lisa Paletti)
Per Scotti la ricerca di punti Uci all’estero è un ostacolo alla partecipazione nelle gare italiane (foto Lisa Paletti)

Pavan svetta nella pioggia

Assenti tutti i reduci dagli europei di Namur, hanno trovato spazio altri protagonisti. Ecco così che Marco Pavan colleziona un altro successo in una stagione che sta prendendo una bella piega. Il torinese si è involato già dopo due giri, neanche un quarto di gara per compiere una gara tutta in solitaria, con il laziale Antonio Folcarelli rimasto sempre a mezzo minuto ma incapace di chiudere il gap. Per Pavan la maglia rosa è sempre più salda: «Tra freddo e pioggia non è stato semplice venirne a capo, con questa vittoria la conquista della challenge è più concreta e per questo ringrazio la mia famiglia e il team Cingolani». Marco non lo dice, ma spera anche che queste prestazioni convincano Pontoni a dargli una chance.

Terza vittoria al Giro d’Italia per Pavan che ora può amministrare per il successo finale (foto Paletti)
Terza vittoria al Giro d’Italia per Pavan che ora può amministrare per il successo finale (foto Paletti)

Bulleri in partenza per l’Est

Proprio la caccia a una maglia azzurra tiene viva l’attenzione di molti. Soprattutto nella categoria Elite dove il cittì per sua stessa ammissione è costretto a muoversi random, in attesa di portare a compimento il cammino intrapreso con le categorie giovanili. Ne è conscia Alessia Bulleri, la portacolori elbana della Cycling Cafè che vincendo a Ovindoli si è avvicinata alla leadership dell’assente Rebecca Gariboldi: «Io ci spero, ma per porre una candidatura importante devo farmi vedere anche all’estero, per questo ora abbiamo in programma un trittico di gare in Slovacchia». Torniamo al discorso iniziale.

La toscana si è trovata molto a suo agio sul percorso abruzzese: «Era duro e con tanti strappi, ben diverso da quelli che siamo abituati a trovare in Italia, con tanti piattoni e ritmi veloci. Qui c’era da spingere sui pedali in salita e questo mi ha favorito».

Prima vittoria stagionale nel ciclocross per la Bulleri che ora parte per la Slovacchia (foto Paletti)
Prima vittoria stagionale nel ciclocross per la Bulleri che ora parte per la Slovacchia (foto Paletti)

La nostalgia per la mtb

Questo inizio di stagione di ciclocross è stato proficuo per la Bulleri, grazie anche a una chiusura di stagione su strada forzatamente anticipata: «Una caduta dopo che avevo ritrovato la condizione a seguito della lunga sosta per covid mi ha costretto a rinunciare a tutta la parte finale di stagione, così ho iniziato la preparazione un po’ prima e i risultati si vedono. Mi è spiaciuto perché nel complesso l’annata su strada non era stata male: tra febbraio e marzo avevo anche colto due terzi posti nella Coppa di Spagna, poi il covid aveva fermato tutto».

La scelta di continuare tra ciclocross e strada non la rinnega: «La prossima sarà la quinta stagione con l’Eneicat RBH Global, la mia squadra spagnola, poi vedremo cosa fare, anche perché non nascondo che un po’ di nostalgia per la mountain bike ce l’ho e qualche buona proposta mi era anche arrivata per tornare al mio primo amore. Ma ho un contratto firmato e voglio onorarlo nel migliore dei modi».
Intanto a livello giovanile il ribollire è costante e un nuovo talento si propone all’attenzione: è quello di Alice Sabatino (Jam’s Bike), terza a Ovindoli e prima fra le junior con un successo che la porta a un solo punto dalla leader, Nelia Kabetaj. Per i tricolori del 15 gennaio si prospetta davvero una sfida al calor bianco con tante protagoniste a cercare di farsi vedere dietro le due primedonne Corvi e Venturelli.

Mattia Stenico, talentuoso trentino che sta emergendo nel ciclocross come nella mtb (foto Paletti)
Mattia Stenico, talentuoso trentino che sta emergendo nel ciclocross come nella mtb (foto Paletti)

Nuovi giovani all’orizzonte

Motivi d’interesse emergono anche dai pari età e non solo per l’esito della gara di Ovindoli. Non è un segreto che Pontoni guardi con particolare interesse alla categoria e abbia molto poco gradito la controprestazione generale degli azzurrini a Namur, quindi prospetta per le prossime tappe di Coppa del Mondo un profondo cambio di scelte.

Ettore Prà pone con autorità la sua candidatura dopo la vittoria abruzzese, al termine di una gara nella quale ha provato a lungo a staccare il resto della compagnia, anche con l’aiuto del compagno di colori all’Hellas Monteforte Francesco Bertini, ma la maglia rosa Mattia Stenico (Gs Sorgente Pradipozzo) è rimasta sempre a un tiro di schioppo. I due sono ora separati da un solo punto in vista della finalissima di Gallipoli del 18 dicembre, quel giorno i motivi d’interesse non mancheranno di certo.

Pavan e Gariboldi. Il Team Cingolani si prende Follonica

30.10.2022
6 min
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Due corse quasi identiche, per uomini e donne. E a gioire sono sempre i colori del Team Cingolani. Rebecca Gariboldi e Marco Pavan dominano nettamente la quarta tappa del Giro d’Italia Ciclocross, sotto il solleone di Follonica.

Come avevamo scritto in precedenza, il caldo si è preso la scena e per le due maglie rosa si è fatto sentire ancora di più. Rebecca e Marco infatti hanno dovuto indossare il body di leader e questo, ironia della sorte (o logica di stagione) era a maniche lunghe!

Gariboldi regina

«Se avessi potuto avrei corso in canotta – ha detto subito dopo l’arrivo la Gariboldi – mamma che caldo!».

Rebecca è stata sempre in controllo. Tranquilla. Chiamava le doppiate quando doveva passare con tutta calma. L’idea è che abbia cambiato qualcosa rispetto allo scorso anno. Tra l’altro ci è sembrata anche più “muscolata”.

«Cosa ho cambiato? Diciamo che ogni anno si cerca di migliorare e mi conosco di più. Quest’anno in particolare con la squadra e il mio allenatore, Giovanni Gilberti, stiamo lavorando molto sulla tecnica. Sono lavori che facciamo in gruppo con la squadra, che ci sta dando un grande supporto, grazie a Francesco Cingolani».

«E quando dico lavori tecnici intendo proprio degli specifici con la bici da ciclocross. Perché la parte a secco e quella di propriocezione già la curavo da anni».

«Più muscolata? Sono contenta che me lo diciate! Sono anni che cerco di mettere su un po’ di massa e un po’ di forza. Perché poi è quello che serve (e infatti nel tratto pedalato spingeva bene il rapporto, ndr) a livelli alti. Quando vedi in tv le ragazze che fanno ciclocross in Belgio spingono rapporti quasi da strada».

Anfiteatro top

Ma oltre al caldo, sul quale non ci si poteva fare nulla, il tema della quarta tappa è stato il percorso. Si è corso in un anfiteatro dal quale in ogni punto si vedeva l’intero tracciato. Tracciato disegnato da Fausto Scotti.

«Avevamo corso qui anche lo scorso anno – ha detto il patron del Giro d’Italia Ciclocross – ma poi ero tornato anche questa estate per un sopralluogo. Volevo fare, e si dovevano fare, per richiesta del Comune, alcune modifiche. E così ho inserito un paio di traversi in più. Credo che con tutte quelle rampe sia stato davvero duro».

E la Gariboldi conferma: «Tracciato veloce sì, ma davvero impegnativo. La parte delle rampe era tutta concentrata e bisognava dosare bene le energie. Anche perché non potevi rilassarti troppo in quella più pedalata».

«La scalinata – riprende Scotti – che non abbiamo potuto utilizzare, alla fine si è trasformata in una piccola tribuna per gli spettatori. E’ stato un tracciato ben ponderato anche per essere seguito dagli addetti della sicurezza, per i media… Ci sono 1.600 paletti di legno e una squadra è sempre pronta con la mazza ad intervenire in caso di necessità».

Rivincita Pavan

Ieri a Brugherio, Pavan non era stato fortunato. Aveva rotto i Boa delle scarpe. Oggi voleva a tutti i costi rifarsi. E ci è riuscito alla grande. Alla prima curva era terzo, alla quinta era secondo, a metà giro era in testa. E lì in pratica è finita la gara. Nonostante un ottimo e sempre grintoso Antonio Folcarelli. 

«Volevo rifarmi e fare vedere che ieri solo un problema mi aveva fermato – ha detto Pavan – Oggi volevo dimostrare quanto valgo. Nei primi giri ho cercato subito di creare un gap. Ho preso questi 15” e da lì ho pensato a gestire: senza né perdere né guadagnare».

La cosa che ci ha colpito del piemontese è che rispetto agli altri si presentava sotto le rampe con una velocità altissima. E in pratica fino a metà non pedalava, nonostante pendenze mostruose.

«Era un percorso molto impegnativo che presentava molte rampe lungo le quali non ti potevi risparmiare. Avere sempre un buon ritmo era fondamentale. Per questo cercavo di accelerare al massimo prima delle rampe: volevo spendere il meno possibile su di esse, perché se ti metti a spingere da sotto sprechi davvero tanto. Così un istante prima del “muro” cambiavo e allegerivo al massimo, per ritrovare il rapporto giusto (aveva un 42×33 come più leggero, ndr) quando finiva la spinta». 

«Le gomme? Stamattina avevamo provato quelle super scorrevoli ma erano troppo scivolose. Alla fine abbiamo scelto questo setup: scorrevole davanti, tassellata da fango dietro. In più avevo la borraccia… che con questo caldo e il body della maglia rosa lungo era d’obbligo».