Search

Sepulveda il “turco” macina chilometri per il Giro

27.04.2022
6 min
Salva

Oramai è un habitué del podio del Giro di Turchia. Sembra proprio che Eduardo Sepulveda si trovi bene nella penisola anatolica e, dopo il secondo posto del 2015 e il terzo dello scorso anno, si è assicurato ancora una volta il gradino più basso nella classifica generale della corsa tappe, privata dell’ultima frazione a causa del maltempo.

Il trentenne scalatore che viene dalla Patagonia si è tolto anche lo sfizio, e che sfizio, di vincere la quarta tappa (foto di apertura), nella giornata in cui ad accendere la miccia era stato un certo Nairo Quintana e che ha portato l’argentino della Drone Hopper-Androni Giocattoli a indossare anche la maglia di leader. Prima che gliela strappasse Patrick Bevin (trionfatore finale).

Sul podio della tappa di Manisa in Turchia, con Bevin (poi vincitore finale) e Vanhoucke
Sul podio della tappa di Manisa in Turchia, con Bevin (poi vincitore finale) e Vanhoucke

Vittoria e lacrime

Le lacrime di Eduardo dopo il successo la dicono però lunga sui tanti sacrifici che si nascondono dietro quell’impresa, che lo fa ben sperare in ottica rosa, visto che ora l’obiettivo numero uno è di alzare nuovamente le braccia almeno un giorno anche al Giro d’Italia. Chissà che la quarta partecipazione (due con la Movistar e ora agli ordini di Gianni Savio) non sia quella buona. Per farsi trovare pronto, sta mettendo chilometri e dislivello in cascina sui Pirenei, dove vive e dove le salite non mancano. 

Ripartiamo da quegli attimi che hanno preceduto l’attacco decisivo: ce lo racconti?

Tutti guardavano Nairo (Quintana, ndr), così io ho aspettato il mio momento e sono scattato. Una volta che ho preso un po’ di vantaggio, ho dato il massimo per mantenerlo fino al traguardo. E’ stata una soddisfazione grandissima per me, ma anche per la squadra, che arrivava da buoni risultati, ma una vittoria fa sempre bene sia per il morale del gruppo sia per gli sponsor

Nel 2016 corre con la francese Fortuneo e al Tour de San Luis, in Argentina, conquista il Cerro el Amago
Nel 2016 corre con la francese Fortuneo e al Tour de San Luis, in Argentina, conquista il Cerro el Amago
E’ stata la vittoria più bella della carriera?

Non saprei, perché anche la prima e quando ho vinto a casa in Argentina nel 2016 mi hanno trasmesso grandi emozioni, però senza dubbio questo successo è speciale. Perché era da un po’ di tempo che non vincevo e avevo bisogno di sbloccarmi. Ci sono tanti sacrifici alle spalle, ma senza la giusta determinazione non bastano e il successo non arriva. 

Quanto è stato difficile inseguire il successo in questi 6 anni?

Nel 2016 ho subìto un infortunio importante e non è stato facile tornare quello di prima. Poi la pandemia non ha aiutato, ma quello che conta è il presente e questa vittoria arriva in un buon momento per me, perché manca poco alla partenza del Giro e mi motiva a lavorare.

Sepulveda ha corso il Giro del 2020 con la maglia Movistar: qui nella crono di Palermo
Sepulveda ha corso il Giro del 2020 con la maglia Movistar: qui nella crono di Palermo
A proposito di cadute, è stata difficile anche l’ultima frazione in Turchia, poi annullata, in cui sei caduto due volte. Nel complesso, sei soddisfatto del terzo posto finale?

E’ stato un peccato ovviamente non avere la chance di recuperare qualcosa nella classifica generale. Quella dell’organizzazione è stata però la scelta corretta perché ci sono state tantissime cadute ed è stata la decisione più intelligente per salvaguardare la salute di tutto il gruppo. Sono soddisfatto per come abbiamo corso, per la vittoria, per aver indossato la maglia di leader e per come la squadra mi ha supportato nonostante avessimo una pedina importante in meno (Umberto Marengo assente giustificato perché diventato papà proprio al momento di partire per la Turchia, ndr).

Che cosa ti aspetti dalla Corsa Rosa: la vedi un po’ come un esame di maturità dopo quanto mostrato in Turchia?

Direi di sì. Lo scorso anno abbiamo saputo in extremis della wild card per il Giro, mentre quest’anno abbiamo potuto prepararlo con più tranquillità, per cui spero di aver una buona condizione. Non sarò capitano unico come nel 2021, perché abbiamo altre ottime pedine come Jefferson Cepeda o “Natalino” Tesfatsion (protagonista al Tour of the Alps, ndr), però credo che potrò giocarmi un successo di tappa. La nostra squadra può fare un bel Giro

Lo scorso anno, in maglia Androni, verso l’Alpe di Mera: 15° all’arrivo
Lo scorso anno, in maglia Androni, verso l’Alpe di Mera: 15° all’arrivo
C’è qualche tappa che ti stimola in particolare?

Ce ne sono tante, soprattutto quelle di salita della seconda e della terza settimana. Sono le più dure, ma la fuga potrebbe avere qualche possibilità in più di arrivare. Ho parlato con Giovanni Ellena e stiamo studiando qualcosa.

Che avvicinamento avrai?

Prima di tutto, ho recuperato dagli otto giorni duri che abbiamo avuto in Turchia. Mi sto allenando qui vicino a casa, in Andorra, cercando di fare tanti chilometri e dislivello, ma non ho più corse prima del Giro. La fortuna è che qui incontro sempre qualche collega con cui dividere la fatica, perché in tanti hanno scelto di vivere sui Pirenei e in questo periodo mi capita di frequente.

Sul palco della Tirreno, accanto a Cepeda, Sepulveda è spesso accigliato. In pubblico ride raramente
Sul palco della Tirreno, accanto a Cepeda, Sepulveda è spesso accigliato. In pubblico ride raramente
Qualche esempio?

Ci sono tanti spagnoli o latinoamericani, che tra una corsa e l’altra tornano qui a ad allenarsi e ci vediamo sulla strada. Negli ultimi giorni ho pedalato con Dayer Quintana, con cui siamo stati compagni di squadra nella Movistar, dividendo anche la stanza in un Giro d’Italia. Abbiamo un’ottima relazione e mi ha fatto molto piacere ricevere i suoi complimenti per la vittoria in Turchia.

E suo fratello Nairo come l’hai visto in Turchia?

In ripresa. Ha avuto un bell’inizio di stagione, anche se purtroppo ha dovuto ritirarsi per una caduta. Però credo che in Colombia, dove lo raggiungerà anche Dayer, preparerà bene il Tour de France.

Nel 2022 Sepulveda aveva già corso in Turchia, al Tour of Antalya, cogliendo il 7° posto nell’arrivo in salita di Termessos
Nel 2022 aveva già corso in Turchia, al Tour of Antalya, cogliendo il 7° posto nell’arrivo in salita di Termessos
Ti piace l’anima battagliera dell’Androni?

Andiamo sempre all’attacco e dobbiamo essere protagonisti così e penso che tutti gli 8 corridori che saranno alla partenza del Giro avranno questa stessa mentalità.

Quanto ti manca la tua Argentina?

Moltissimo, perché è da quasi tre anni che non vado. Per fortuna, ora c’è mia mamma qui perché voleva stare in Europa e per me è più facile avere lei con mia moglie. Con mio fratello e mia sorella, invece, per ora andiamo avanti a videochiamate, cercando di sentirsi molto spesso. Per il bene del nostro ciclismo nazionale, invece, non vedo l’ora che torni la Vuelta San Juan l’anno prossimo dopo due stagioni di assenza, perché ai giovani manca un’occasione di confronto importante come questa gara UCI.

Chirico: debutto in Turchia a metà aprile, come si è preparato?

23.04.2022
5 min
Salva

Luca Chirico ha dato il via alla sua stagione solamente al Giro di Turchia (foto apertura Getty Images), dopo più di due mesi rispetto al resto del gruppo. Tutto sommato non si è affatto comportato male, sempre davanti ed un 18° posto nella classifica finale. Il Giro di Turchia, il cui nome completo è Presidential Tour of Turkey, non è di certo una gara estremamente impegnativa, ma neanche Luca si sarebbe aspettato di andare così bene, perché sono stati mesi complicati.

«E’ da un po’ che non ho molta fortuna – dice con un misto di tristezza tra una risata e l’altra il corridore della Drone Hopper Androni – sei mesi fa, ad ottobre, mi sono rotto la clavicola. Ho dovuto rallentare la preparazione, riprendendo la bici solamente a fine novembre». 

Il Giro di Turchia è un’ottima gara per iniziare, il clima mite permette di correre e recuperare al meglio (foto Instagram)
Il Giro di Turchia è un’ottima gara per iniziare, il clima mite permette di correre e recuperare al meglio (foto Instagram)
Vi avevamo incontrati in ritiro in Spagna e tu stavi facendo dei lavori a parte.

Già, al ritiro di fine novembre con la squadra non avevo fatto grandi lavori di preparazione, mantenendo un ritmo più blando perché ero in fase di recupero. A dicembre avevo iniziato ad allenarmi con più intensità, ed il programma, in accordo con la squadra, era di fare un paio di corse a Mallorca per prendere il ritmo gara. Poco prima di partire, ho preso il Covid e sono saltate anche quelle.

Con il Covid quanto ti sei dovuto fermare?

In realtà poco, non ho avuto particolari sintomi, sono stato fermo 5-6 giorni e subito dopo mi sono negativizzato. Si era deciso di ripartire con il Gran Camino, ma il 25 febbraio in allenamento sono caduto e mi sono rotto il quinto metacarpo. La degenza è durata sei settimane, poi io in accordo con la squadra ho deciso di prolungare leggermente la convalescenza, decidendo di ripartire dal Giro di Turchia.

La condizione di Chirico è aumentata tappa dopo tappa (foto Instagram)
La condizione di Chirico è aumentata tappa dopo tappa (foto Instagram)
Una preparazione a “macchie” con tanti giorni di stop, come hai fatto a trovare la condizione?

Nonostante tutte le sfortune, ho avuto un bel mese di dicembre, nel quale i carichi di lavoro sono stati normali. Il Covid non mi ha destabilizzato molto, anche perché arrivavo da 4 giorni di carico, quindi è stato un “recupero” forzato.

E la frattura?

Quella mi ha tenuto fermo pochi giorni, solamente una decina, poi ho fatto un tutore apposito in una clinica di Lugano e sono tornato ad allenarmi su strada. Prima di andare in Turchia sono andato 15 giorni a Livigno, dal 23 marzo al 5 aprile, il giovedì siamo partiti. Mi ha aiutato molto mettere il focus su una gara, per gestire il rientro ed i carichi di lavoro.

Come hai lavorato?

Nei giorni successivi alla frattura, ho fatto qualche sessione di rulli, dalla mezz’ora all’ora e mezza. Sono stati utili per non rimanere completamente fermo e mantenere un discreto ritmo.

Prima di partire per la Turchia, Luca Chirico ha affrontato un ritiro di 15 giorni in altura (foto Instagram)
Prima di partire per la Turchia, Luca Chirico ha affrontato un ritiro di 15 giorni in altura (foto Instagram)
In altura?

Lì mi trovo molto bene a lavorare, riesco a concentrarmi e fare la vita da atleta al cento per cento. Di base sono uno che si allena bene, non mi tiro mai indietro. Preferisco andare in ritiro, anche da solo. Ho visto che nelle gare di ritorno dall’altura riesco ad andare sempre bene.

Il ritmo gara ormai è fondamentale per entrare in condizione, come lo hai sostituito?

Con il mio preparatore, Michele Bartoli, ho fatto un piano di allenamento improntato su tante ore con degli allenamenti ad alta intensità. Su 5 ore di lavoro, allenavo molto la forza, ma soprattutto i cambi di ritmo.

Quelli li facevi in salita immaginiamo.

Sì, sceglievo una salita a lunga percorrenza, per esempio il Foscagno. All’inizio facevo i primi 20 minuti a ritmo medio. Poi, più vicino alla cima, inserivo i cambi di ritmo o le ripetute. Questo per avvicinarmi di più alla quota dei 2.000 metri e lavorare anche per massimizzare il consumo di ossigeno. 

Prima di partire per la Turchia si è allenato spesso con l’amico Diego Ulissi (foto Instagram)
Prima di partire per la Turchia si è allenato spesso con l’amico Diego Ulissi (foto Instagram)
Il confronto con Bartoli com’è?

Direi che è costante, siamo spesso in contatto. Lui ti fornisce la tabella con i lavori e poi ti chiama per discuterla insieme. Ci confrontiamo anche sui numeri e sui valori, io solitamente li faccio controllare a lui, ma poi mi piace curiosare. Vedevo che i valori corrispondevano a quelli degli altri ritiri in altura che facevo gli anni precedenti.

Sei arrivato con più certezze in Turchia?

Anche se sai di aver lavorato bene hai sempre il dubbio sul livello degli altri. I più grandi dubbi sono sulla resistenza e sul ritmo di gara nelle grandi distanze. Il Giro di Turchia però è stata la corsa perfetta per rientrare, 8 giorni di gara, di cui 2 sopra i 200 chilometri. Poi c’erano tappe di “recupero” con chilometraggio ridotto e poco dislivello (ad esempio la terza, 118 chilometri piatti, ndr). 

Quindi la condizione è in crescendo?

Considerate che la sfortuna non mi abbandona, sono tornato dalla Turchia e stavo poco bene, ho provato la temperatura ed avevo qualche linea di febbre. Per fortuna tampone negativo, è una forma di polmonite che sono riuscito ad individuare presto, evitando complicazioni. Ora sono ancora sui rulli, forse nei prossimi giorni parto per il Giro della Grecia, vediamo come sto.