Tarozzi dalla Turchia fino al Giro, con un sogno da realizzare

06.05.2024
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Per la VF Group Bardiani CSF Faizané, il Giro di Turchia rappresentava per alcuni la prova generale per il Giro d’Italia, per altri la strada per arrivarci. Difficile dire se Manuele Tarozzi prima della partenza fosse da una parte o dall’altra e in fin dei conti non è più così importante, perché ora il faentino è nella carovana della corsa rosa.

Per il team la corsa in Turchia è stata una prova generale per il Giro d’Italia
Per il team la corsa in Turchia è stata una prova generale per il Giro d’Italia

L’esperienza turca resta però nella memoria e per molti versi nel cuore, considerando che proprio su quelle strade ha colto un 12° posto finale che ha un suo peso, in un contesto importante considerando che erano al via 4 squadre WorldTour. Tarozzi, ripensando alle premesse della trasferta, sorride.

«A dir la verità quando siamo partiti la principale raccomandazione non era di tenere a bada questo o quel corridore, di attuare questa o quella strategia. Sì, c’erano anche questi aspetti, ma la cosa più importante era evitare ogni caduta, visto quel che ci sarebbe stato in ballo di lì a poco. Non nascondo che raramente ho avuto tanto timore e quando ci hanno detto che l’ultima tappa sarebbe stata annullata ho tirato un sospiro di sollievo, anche se potevo ancora entrare nella Top 10».

La corsa turca ha visto il successo dell’olandese Van den Broek su Kudus (ERI) e Double (GBR)
La corsa turca ha visto il successo dell’olandese Van den Broek su Kudus (ERI) e Double (GBR)
Come definiresti la corsa turca?

Su 8 tappe (anche se una è stata come detto cancellata) solamente una contava davvero per la classifica e infatti si è costruita lì, nella sesta frazione. Per il resto la soluzione più probabile era sempre la volata di gruppo. Io da parte mia ho provato a far saltare il banco nella quarta tappa.

Sei stato in fuga per ben 114 chilometri…

Era la mia ambizione trovare una fuga buona, sperando che arrivasse al traguardo e anche per testarmi in vista del Giro d’Italia. La quarta frazione avevo visto che era abbastanza mossa, sapevo che poteva essere quella giusta. La maglia ce l’avevano quelli della Polti Kometa che sapevo non avevano grande interesse a tenere la corsa, quindi dovevo entrare nella fuga. Ci sono riuscito e a quel punto ho giocato le mie carte. Ho sognato di vincere fin quasi alla fine…

Per il faentino 114 chilometri di fuga nella quarta tappa con vittoria sfumata nel finale
Per il faentino 114 chilometri di fuga nella quarta tappa con vittoria sfumata nel finale
Ti hanno ripreso a 500 metri dalla conclusione…

Sì, purtroppo il finale era su un leggero strappo e da dietro il gruppo è rinvenuto fortissimo proprio perché si sono messe a lavorare le squadre WorldTour. Se l’arrivo fosse stato in pianura forse ce l’avrei fatta, ma il ciclismo non è fatto di “se”.

Com’è correre in Turchia?

Per certi versi è molto utile, soprattutto se una corsa simile è posta prima di un grande evento come il Giro. Le strade sono larghe, piatte e senza curve il che significa che se ti metti nella pancia del gruppo fai velocità senza spingere, senza prendere vento. A ruota si sta bene… Il problema semmai può essere il vento che spesso spira forte da quelle parti, se hai ambizioni devi stare sempre all’erta perché la possibilità di ventagli è dietro l’angolo.

Il passaggio sullo stretto del Bosforo nell’ultima tappa, alla fine neutralizzata per il maltempo
Il passaggio sullo stretto del Bosforo nell’ultima tappa, alla fine neutralizzata per il maltempo
E’ una corsa che ha seguito da parte della gente?

Di gente nelle città ne abbiamo vista, ma lungo i percorsi eravamo davvero in mezzo al nulla. Non è certo come in Belgio, in Turchia c’è praticamente solo quest’evento e la gente lo vive con attenzione, ma il ciclismo non è certamente lo sport nazionale. I posti però sono magnifici, soprattutto quando siamo passati nella zona dei laghi. Poi da quel che ho visto, il mare è davvero bellissimo, infatti conto di tornarci in vacanza.

Ripensandoci non hai un po’ di rammarico per come si era messa la corsa?

Se avessimo fatto l’ultima tappa, il proposito era di andare a caccia di abbuoni, ne sarebbe bastato uno per entrare tra i primi 7-8.

Grande festa nelle città per il passaggio della carovana, ma fuori era il deserto…
Grande festa nelle città per il passaggio della carovana, ma fuori era il deserto…
Come arrivi al Giro?

Credo di avere la gamba giusta e proprio per come sono andate le cose in Turchia credo di poter far bene. Certamente non sarò io l’uomo per la generale, gli stessi Pozzovivo e Pellizzari partono come capitani per guardare innanzitutto alle tappe, poi vedremo come si metterà la corsa. Io lavorerò per loro, ma tutti quanti guardiamo con interesse a centrare le fughe di giornata sperando che qualcuna arrivi al traguardo, che sia lasciata libera dai team che puntano alla maglia. Io voglio entrare in una di queste e giocarmi le mie carte, una vittoria è un sogno che voglio trasformare in realtà.

Ballerini è tornato ed è pronto a mordere l’asfalto

05.05.2024
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La voglia di mettere le ruote su strada morde Davide Ballerini e lo scuote da dentro. Parliamo con lui all’avvio del Giro d’Italia, un giorno trascorso tra il caldo e la ricognizione della prima tappa. Il canturino dell’Astana Qazaqstan è tornato in gara al Giro di Turchia prima di mettersi in viaggio per la corsa rosa. Lo intercettiamo mentre è in stanza, in sottofondo il rumore degli ultimi preparativi. 

L’Astana Qazaqstan Team alla presentazione delle squadre per il Giro
L’Astana Qazaqstan Team alla presentazione delle squadre per il Giro

Il ritorno dopo 9 mesi

Ballerini ha riattaccato il numero sulla schiena nove mesi dopo la caduta al Tour de Wallonie, il 25 luglio 2023. Una botta al ginocchio che sembrava poter rientrare facilmente e che invece si è trascinata fino a qualche giorno fa. 

«Avevo sbattuto la rotula contro il manubrio – ci dice – dopo qualche tempo ero tornato in bici con il permesso del fisioterapista, ma il dolore non passava. Sono riuscito a risolverlo con delle infiltrazioni a fine stagione e ne ero felice, perché al ritiro di dicembre tutto stava andando bene. Poi il buio, a febbraio il dolore è tornato e sono stato costretto a fermarmi di nuovo. Il muscolo non aveva recuperato e la gamba destra lavorava molto di più di quella sinistra. Il risultato? Ho saltato le Classiche».

Prima tappa del Giro, Ballerini guida il gruppo accanto a Velasco, Scaroni e Lutsenko
Prima tappa del Giro, Ballerini guida il gruppo accanto a Velasco e Scaroni
Come ti sei sentito in quel momento?

E’ stato un momento davvero duro perché lo aspettavo, era la mia parte di stagione, sono le gare che mi si addicono di più. Ero molto felice di poterle correre.

In che modo lo hai superato?

Grazie al supporto degli amici e ho trovato un grande fisioterapista con il quale ho lavorato tutti i giorni. Mi sono rifugiato nel lavoro, con costanza e tanta grinta. Alcuni giorni non è stato semplice, ad esempio quando c’erano le gare non le ho guardate in TV, altrimenti l’avrei distrutta. Tutta la rabbia l’ho messa nel recupero: in palestra, nella riabilitazione e sui pedali.

Hai lavorato tanto a secco?

Ho dovuto ricostruire gran parte della gamba sinistra perché avevo perso il 20 per cento del tono muscolare. Non è stato facile o veloce, ma abbiamo lavorato nel modo giusto. Ogni giorno uscivo alle 14 e tornavo a casa alle 20, ma la differenza nel ciclismo la fai nel lavoro a casa. La gara è solo quello che succede in bici, tanto passa anche da quello che si fa fuori. 

A proposito di bici quando sei tornato a pedalare?

Nella seconda metà di febbraio in maniera tranquilla e da marzo con convinzione e carichi importanti. Poi ad aprile sono andato in ritiro sul Teide con la squadra. 

Il Giro di Turchia ha permesso a Ballerini di esordire con la maglia dell’Astana
Il Giro di Turchia ha permesso a Ballerini di esordire con la maglia dell’Astana
Sei tornato in gara al Turchia, quanto l’aspettavi?

Come la prima gara quando sei ragazzo. Non vedevo l’ora di partire era da fine luglio che non mettevo le ruote in gruppo. Il ginocchio ha reagito bene, certo va tenuto sotto controllo e curato, ma sto bene. Tanto da decidere insieme al team di partecipare al Giro, non era in programma a inizio stagione ma sono felice di esserci.

Hai già guardato qualche tappa?

A dire il vero no. Quando ci hanno dato il Garibaldi, ho sfogliato qualcosa, ma sono uno che guarda le cose giorno per giorno. Vedremo come sto durante le tre settimane, l’obiettivo è mettermi a disposizione della squadra, poi magari mi ritaglierò i miei spazi. 

Il ritorno in gruppo ha portato morale e gli ha permesso di ritrovare il sorriso
Il ritorno in gruppo ha portato morale e gli ha permesso di ritrovare il sorriso
La condizione com’era?

Al Turchia cresceva giorno per giorno, ho aiutato tanto la squadra e siamo anche riusciti a vincere una tappa con Kanter. Sapevo di aver lavorato nel modo corretto e duramente, come detto gli allenamenti a casa hanno fatto la differenza. La prima gara è sempre un test, vero non era una categoria WorldTour, ma i segnali sono stati positivi. Dal punto di vista mentale è una spinta forte. Ora si inizia il Giro e sono pronto.

Per Lutsenko ritorno a casa, prima di ricominciare

13.11.2023
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Nel profondo rinnovamento che l’Astana Qazaqstan Team sta attuando, cambiando non solo corridori ma anche intelaiatura tecnica della squadra, Alexey Lutsenko resta un nome imprescindibile e il finale di stagione lo ha confermato una volta di più.

La sua seconda parte di stagione è stata molto impegnativa, con la preparazione incentrata sugli Asian Games dove ha colto l’oro a cronometro e l’argento nella prova in linea. Poi neanche il tempo di rifiatare e subito in gara al Giro di Turchia, vinto d’autorità conquistando la leadership già alla terza tappa, per poi non cederla più.

Lutsenko insieme al connazionale Fedorov: argento e oro agli Asian Games (foto Reuters)
Lutsenko insieme al connazionale Fedorov: argento e oro agli Asian Games (foto Reuters)

Il kazako è una colonna portante del team e forse la sua nuova dimensione sposa di più le sue caratteristiche di corridore adatto alle corse d’un giorno e alle corse a tappe medio-brevi. Quelle che riescono a mettere in luce le sue capacità di resilienza, necessarie anche in Turchia.

«Non era una gara semplice con i suoi 8 giorni e soprattutto con una tappa davvero dura, la terza – spiega – quella che ha fatto la classifica. C’era una salita lunghissima, oltre 20 chilometri con pendenza media del 10,5 per cento. Per oltre un’ora non si faceva che salire e salire, senza tregua. Vincendo lì ho ipotecato la vittoria finale».

Quest’anno hai vinto il Giro di Sicilia e Giro di Turchia. Sembri ormai un grande corridore per corse a tappe brevi: è questo il tipo di corridore che vuoi essere?

Io mi trovo bene in questo team e in questa dimensione. Non posso dire che sia stata una stagione negativa, sono arrivate 9 vittorie, non è un numero alla portata di tutti. I grandi Giri sono irrinunciabili per ogni team del WorldTour, l’importante è avere ben chiari i propri obiettivi. Non siamo una squadra che può lottare per i quartieri alti della classifica, ma stiamo costruendo qualcosa di adatto a ottenere comunque risultati.

Al Puy de Dome il settimo posto di Lutsenko, che con 9 vittorie è 11° nella classifica stagionale
Al Puy de Dome il settimo posto di Lutsenko, che con 9 vittorie è 11° nella classifica stagionale
Restiamo in tema. L’Astana sta cambiando target, puntando alle classiche di un giorno e alle brevi corse a tappe. Sei d’accordo con questa scelta?

A me va molto bene. Sono arrivati tanti corridori, soprattutto è importante che sia arrivato Morkov a dare una mano a Cavendish non solo per il Tour come pensano tutti. Con il Cav potremo toglierci belle soddisfazioni. Io preferisco ormai le corse d’un giorno, quelle con percorsi adatti a me, senza dimenticare le prove a tappe dove sfruttare le occasioni.

Per vincere in Turchia hai rinunciato al mondiale gravel: ti è dispiaciuto?

E’ stata una scelta ben ponderata, obiettivamente non c’era spazio nel calendario con gli Asian Games così tardi nella stagione e gli impegni con il team. Il gravel mi piace molto, ho dimostrato di andar molto bene in quel tipo di gare, ma bisogna anche avere il tempo di prepararle. Quest’anno non c’era la possibilità, dovevo privilegiare la mia nazionale e il mio team, che aveva e ha un gran bisogno di punti e sono contento di aver onorato i miei impegni.

Il kazako vincitore solitario della terza tappa in Turchia: la leadership in classifica è cosa fatta
Il kazako vincitore solitario della terza tappa in Turchia: la leadership in classifica è cosa fatta
Pensi che nel gravel potrai avere un futuro anche quando finirai di correre su strada, come Sagan vuole fare nella mountain bike?

Non mi piace fare paragoni, posso dire che il gravel non l’ho dimenticato, ricordo ancora bene quando in Veneto ho vinto la Serenissima e infatti conto di partecipare al prossimo mondiale se il calendario lo consentirà, ma voglio farlo per bene, per giocare tutte le mie carte.

Che obiettivi hai per il 2024?

Il calendario andrà studiato con attenzione, in base alle esigenze della squadra e sapendo usufruire dei nuovi arrivi. Ci vedremo a inizio dicembre in Spagna per il primo ritiro e lì getteremo le basi della stagione. Per ora non mi sono posto particolari obiettivi, voglio tenere la mente sgombra il più possibile dopo le vacanze che ho finalmente avuto.

Alexei premiato dal governo kazako insieme alle altre stelle sportive del Paese (foto Instagram)
Alexei premiato dal governo kazako insieme alle altre stelle sportive del Paese (foto Instagram)
A tal proposito sei appena tornato dal Kazakhstan: da quanto mancavi? Come ti hanno accolto e che cosa hai fatto in quei giorni?

Non capita spesso di avere il tempo per tornare a casa. Era davvero tanto che non rivedevo la mia famiglia, ma la vita che facciamo non ci lascia tanti spazi e il Kazakhstan è lontano. Ho avuto la possibilità di riabbracciare tanti amici, inoltre mi sono incontrato con il premier Smaiylov che è anche venuto in visita nella mia città, Petropavl e anche con il Ministro dello Sport. Ora però devo pensare alla preparazione, a rimettermi a lavorare in bici e in palestra per essere già a un buon livello quando a dicembre mi rivedrò con i compagni di squadra.

L’incredibile odissea turca di Nieri. Presto si riparte…

08.11.2023
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Tredici ottobre. Sesta tappa del Giro di Turchia. La più lunga, la più severa, decisiva per la classifica. La Green Project-Bardiani-CSF-Faizané è ben messa, Pellizzari lotta per le posizioni di vertice ma anche Santaromita e Nieri sono nei primi 20. Quest’ultimo è rimasto staccato sulla penultima salita, ma in discesa sta rinvenendo. Si è messo alle spalle del sudafricano Gibbons, segue le sue traiettorie.

Il corridore della Uae sbaglia però una curva, scivola. Nieri prova a frenare, ma non c’è spazio sufficiente. Il resto glielo racconteranno alla sera, in ospedale, all’inizio di una vera odissea.

«Non ricordo nulla della caduta – racconta il toscano – so solo che ho sbattuto contro il guardrail e sono volato via, mi hanno detto che sono caduto di testa e infatti il caschetto è distrutto. Ho ripreso i sensi che ero seduto, ricordo vagamente che mi stavano prestando i primi soccorsi e intanto sentivo in bocca quell’acre sapore di sangue. Mi ero morso la lingua, avevo sbattuto da più parti».

Sul viso di Alessio tutti i segni della terribile caduta. Ma i danni maggiori erano ai polmoni (foto Instagram)
Sul viso di Alessio tutti i segni della terribile caduta. Ma i danni maggiori erano ai polmoni (foto Instagram)
Che danni hai riportato?

La cosa peggiore è stato il pneumotorace, piuttosto serio che ha imposto il ricovero in ospedale. Temevano anche che mi fossi rotto qualcosa e sinceramente non capisco come sia riuscito a rimanere con la struttura ossea integra, salvo qualche microfrattura. Mi hanno messo un drenaggio al polmone e per i primi giorni sono rimasto quasi paralizzato, non riuscivo a fare il benché minimo movimento.

Quanto sei rimasto ricoverato e dove?

Ero all’Ospedale Universitario di Izmir. Sono rimasto dieci giorni lì ed è stata dura, non posso negarlo. I miei genitori volevano raggiungermi ma ho detto loro di non farlo, si sarebbero impressionati inutilmente. Ero completamente solo, con i dottori che almeno parlavano inglese, ma con gli infermieri e il personale dovevo utilizzare il traduttore dello smartphone. Per fortuna gli ultimi giorni mi ha raggiunto una mia cara amica, per me come una seconda mamma, che ha reso la permanenza un po’ più sopportabile. Almeno avevo una voce amica, in italiano…

Il toscano con Santaromita. Entrambi stavano facendo bene in classifica
Il toscano con Santaromita. Entrambi stavano facendo bene in classifica
Ed ora come va?

Almeno mi muovo. Ho però avuto una piccola recidiva al pneumotorace perché quando mi hanno tolto il drenaggio è entrata aria, quindi devo stare ancora molto accorto. Ho ancora dolori alla schiena e al polso, ma ogni giorno è un piccolo passo verso la ripresa. Il problema è che mi accorgo che l’incidente ha avuto conseguenze sulla mia impostazione fisica e questo si potrebbe tradurre in problemi una volta in bici.

Quando potrai tornarci a salire?

Per ora non se ne parla, spero entro dicembre di poter ricominciare molto piano, ma sicuramente dovrò affrontare non solo la fisioterapia, bisognerà soprattutto ritrovare il giusto assetto in bici. Sono convinto che se ci salissi ora, spingerei con una sola gamba…

Per Nieri 53 giorni di gara quest’anno, la maggior parte all’estero in un vero giro del mondo
Per Nieri 53 giorni di gara quest’anno, la maggior parte all’estero in un vero giro del mondo
Finora abbiamo parlato dell’aspetto fisico, ma quello morale?

Cerco di tirarmi su come posso. Mi è dispiaciuto molto perché la gara stava andando bene, mancava l’ultima salita e contavo non solo di dare una mano a Pellizzari ma anche di risalire ancora in classifica e sarebbe stato un bel modo per chiudere una stagione di alti e bassi. Questa insieme al Tour of Qinghai Lake in Cina era la gara a tappe più lunga, ci tenevo a chiuderla bene per mettere alle spalle due anni non fortunati, dai quali mi attendevo molto di più.

Magari un esito più fortunato avrebbe cambiato anche il tuo futuro…

Forse. Comunque sapevo già che la Bardiani non mi avrebbe confermato e avevo trovato un nuovo approdo in una continental che non posso ancora annunciare. Il team comunque mi è stato molto vicino, Amoriello che era il diesse che ci seguiva è stato con me nel giorno dell’incidente e non è mai mancato un contatto quotidiano, anche i medici hanno continuato a seguirmi anche se a distanza. Lo stesso dicasi per la nuova squadra.

Il 22enne ha mostrato il meglio al Tour of Qinghai Lake, vincendo la classifica per scalatori (foto organizzatori)
Il 22enne ha mostrato il meglio al Tour of Qinghai Lake, vincendo la classifica per scalatori (foto organizzatori)
Che ti aveva ingaggiato prima di tutto questo problema…

Esatto, ma devo dire che si sono mostrati estremamente sensibili, mi hanno lasciato tranquillo, sanno che forse non sarò già pronto per l’inizio di stagione, che ci vorrà tempo e tanto lavoro. Anche questo mi dà forza per andare avanti.

A tal proposito, il morale com’è?

Alterno giorni dove ho una grande voglia di riprendere in mano la bici ad altri dove mi chiedo se faccio bene ad andare avanti. Non nego che anche prima dell’incidente mi sono chiesto se fosse il caso di insistere, ma se mi guardo indietro mi dico che devo provarci perché in questi due anni non si è visto il vero Alessio Nieri e so che invece c’è ancora. Voglio soprattutto tornare a divertirmi, cosa che non avveniva più…

Quella in Turchia era l’ultima gara del toscano con la Green Project Bardiani
Quella in Turchia era l’ultima gara del toscano con la Green Project Bardiani
Cambierà il tuo calendario.

Indubbiamente, approdando in una squadra continental ma so che ci saranno occasioni per correre con i pro’, occasioni per andare all’estero. Si gareggerà molto in Italia, molto con gli under 23 e il fatto che la squadra sia equilibrata tra giovani ed elementi un po’ più “scafati” come il sottoscritto mi piace, se potrò accompagnare chi è più giovane di me e dare qualche consiglio. Anche questo mi spinge a rimettermi in sella quanto prima…

Sepulveda il “turco” macina chilometri per il Giro

27.04.2022
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Oramai è un habitué del podio del Giro di Turchia. Sembra proprio che Eduardo Sepulveda si trovi bene nella penisola anatolica e, dopo il secondo posto del 2015 e il terzo dello scorso anno, si è assicurato ancora una volta il gradino più basso nella classifica generale della corsa tappe, privata dell’ultima frazione a causa del maltempo.

Il trentenne scalatore che viene dalla Patagonia si è tolto anche lo sfizio, e che sfizio, di vincere la quarta tappa (foto di apertura), nella giornata in cui ad accendere la miccia era stato un certo Nairo Quintana e che ha portato l’argentino della Drone Hopper-Androni Giocattoli a indossare anche la maglia di leader. Prima che gliela strappasse Patrick Bevin (trionfatore finale).

Sul podio della tappa di Manisa in Turchia, con Bevin (poi vincitore finale) e Vanhoucke
Sul podio della tappa di Manisa in Turchia, con Bevin (poi vincitore finale) e Vanhoucke

Vittoria e lacrime

Le lacrime di Eduardo dopo il successo la dicono però lunga sui tanti sacrifici che si nascondono dietro quell’impresa, che lo fa ben sperare in ottica rosa, visto che ora l’obiettivo numero uno è di alzare nuovamente le braccia almeno un giorno anche al Giro d’Italia. Chissà che la quarta partecipazione (due con la Movistar e ora agli ordini di Gianni Savio) non sia quella buona. Per farsi trovare pronto, sta mettendo chilometri e dislivello in cascina sui Pirenei, dove vive e dove le salite non mancano. 

Ripartiamo da quegli attimi che hanno preceduto l’attacco decisivo: ce lo racconti?

Tutti guardavano Nairo (Quintana, ndr), così io ho aspettato il mio momento e sono scattato. Una volta che ho preso un po’ di vantaggio, ho dato il massimo per mantenerlo fino al traguardo. E’ stata una soddisfazione grandissima per me, ma anche per la squadra, che arrivava da buoni risultati, ma una vittoria fa sempre bene sia per il morale del gruppo sia per gli sponsor

Nel 2016 corre con la francese Fortuneo e al Tour de San Luis, in Argentina, conquista il Cerro el Amago
Nel 2016 corre con la francese Fortuneo e al Tour de San Luis, in Argentina, conquista il Cerro el Amago
E’ stata la vittoria più bella della carriera?

Non saprei, perché anche la prima e quando ho vinto a casa in Argentina nel 2016 mi hanno trasmesso grandi emozioni, però senza dubbio questo successo è speciale. Perché era da un po’ di tempo che non vincevo e avevo bisogno di sbloccarmi. Ci sono tanti sacrifici alle spalle, ma senza la giusta determinazione non bastano e il successo non arriva. 

Quanto è stato difficile inseguire il successo in questi 6 anni?

Nel 2016 ho subìto un infortunio importante e non è stato facile tornare quello di prima. Poi la pandemia non ha aiutato, ma quello che conta è il presente e questa vittoria arriva in un buon momento per me, perché manca poco alla partenza del Giro e mi motiva a lavorare.

Sepulveda ha corso il Giro del 2020 con la maglia Movistar: qui nella crono di Palermo
Sepulveda ha corso il Giro del 2020 con la maglia Movistar: qui nella crono di Palermo
A proposito di cadute, è stata difficile anche l’ultima frazione in Turchia, poi annullata, in cui sei caduto due volte. Nel complesso, sei soddisfatto del terzo posto finale?

E’ stato un peccato ovviamente non avere la chance di recuperare qualcosa nella classifica generale. Quella dell’organizzazione è stata però la scelta corretta perché ci sono state tantissime cadute ed è stata la decisione più intelligente per salvaguardare la salute di tutto il gruppo. Sono soddisfatto per come abbiamo corso, per la vittoria, per aver indossato la maglia di leader e per come la squadra mi ha supportato nonostante avessimo una pedina importante in meno (Umberto Marengo assente giustificato perché diventato papà proprio al momento di partire per la Turchia, ndr).

Che cosa ti aspetti dalla Corsa Rosa: la vedi un po’ come un esame di maturità dopo quanto mostrato in Turchia?

Direi di sì. Lo scorso anno abbiamo saputo in extremis della wild card per il Giro, mentre quest’anno abbiamo potuto prepararlo con più tranquillità, per cui spero di aver una buona condizione. Non sarò capitano unico come nel 2021, perché abbiamo altre ottime pedine come Jefferson Cepeda o “Natalino” Tesfatsion (protagonista al Tour of the Alps, ndr), però credo che potrò giocarmi un successo di tappa. La nostra squadra può fare un bel Giro

Lo scorso anno, in maglia Androni, verso l’Alpe di Mera: 15° all’arrivo
Lo scorso anno, in maglia Androni, verso l’Alpe di Mera: 15° all’arrivo
C’è qualche tappa che ti stimola in particolare?

Ce ne sono tante, soprattutto quelle di salita della seconda e della terza settimana. Sono le più dure, ma la fuga potrebbe avere qualche possibilità in più di arrivare. Ho parlato con Giovanni Ellena e stiamo studiando qualcosa.

Che avvicinamento avrai?

Prima di tutto, ho recuperato dagli otto giorni duri che abbiamo avuto in Turchia. Mi sto allenando qui vicino a casa, in Andorra, cercando di fare tanti chilometri e dislivello, ma non ho più corse prima del Giro. La fortuna è che qui incontro sempre qualche collega con cui dividere la fatica, perché in tanti hanno scelto di vivere sui Pirenei e in questo periodo mi capita di frequente.

Sul palco della Tirreno, accanto a Cepeda, Sepulveda è spesso accigliato. In pubblico ride raramente
Sul palco della Tirreno, accanto a Cepeda, Sepulveda è spesso accigliato. In pubblico ride raramente
Qualche esempio?

Ci sono tanti spagnoli o latinoamericani, che tra una corsa e l’altra tornano qui a ad allenarsi e ci vediamo sulla strada. Negli ultimi giorni ho pedalato con Dayer Quintana, con cui siamo stati compagni di squadra nella Movistar, dividendo anche la stanza in un Giro d’Italia. Abbiamo un’ottima relazione e mi ha fatto molto piacere ricevere i suoi complimenti per la vittoria in Turchia.

E suo fratello Nairo come l’hai visto in Turchia?

In ripresa. Ha avuto un bell’inizio di stagione, anche se purtroppo ha dovuto ritirarsi per una caduta. Però credo che in Colombia, dove lo raggiungerà anche Dayer, preparerà bene il Tour de France.

Nel 2022 Sepulveda aveva già corso in Turchia, al Tour of Antalya, cogliendo il 7° posto nell’arrivo in salita di Termessos
Nel 2022 aveva già corso in Turchia, al Tour of Antalya, cogliendo il 7° posto nell’arrivo in salita di Termessos
Ti piace l’anima battagliera dell’Androni?

Andiamo sempre all’attacco e dobbiamo essere protagonisti così e penso che tutti gli 8 corridori che saranno alla partenza del Giro avranno questa stessa mentalità.

Quanto ti manca la tua Argentina?

Moltissimo, perché è da quasi tre anni che non vado. Per fortuna, ora c’è mia mamma qui perché voleva stare in Europa e per me è più facile avere lei con mia moglie. Con mio fratello e mia sorella, invece, per ora andiamo avanti a videochiamate, cercando di sentirsi molto spesso. Per il bene del nostro ciclismo nazionale, invece, non vedo l’ora che torni la Vuelta San Juan l’anno prossimo dopo due stagioni di assenza, perché ai giovani manca un’occasione di confronto importante come questa gara UCI.

Chirico: debutto in Turchia a metà aprile, come si è preparato?

23.04.2022
5 min
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Luca Chirico ha dato il via alla sua stagione solamente al Giro di Turchia (foto apertura Getty Images), dopo più di due mesi rispetto al resto del gruppo. Tutto sommato non si è affatto comportato male, sempre davanti ed un 18° posto nella classifica finale. Il Giro di Turchia, il cui nome completo è Presidential Tour of Turkey, non è di certo una gara estremamente impegnativa, ma neanche Luca si sarebbe aspettato di andare così bene, perché sono stati mesi complicati.

«E’ da un po’ che non ho molta fortuna – dice con un misto di tristezza tra una risata e l’altra il corridore della Drone Hopper Androni – sei mesi fa, ad ottobre, mi sono rotto la clavicola. Ho dovuto rallentare la preparazione, riprendendo la bici solamente a fine novembre». 

Il Giro di Turchia è un’ottima gara per iniziare, il clima mite permette di correre e recuperare al meglio (foto Instagram)
Il Giro di Turchia è un’ottima gara per iniziare, il clima mite permette di correre e recuperare al meglio (foto Instagram)
Vi avevamo incontrati in ritiro in Spagna e tu stavi facendo dei lavori a parte.

Già, al ritiro di fine novembre con la squadra non avevo fatto grandi lavori di preparazione, mantenendo un ritmo più blando perché ero in fase di recupero. A dicembre avevo iniziato ad allenarmi con più intensità, ed il programma, in accordo con la squadra, era di fare un paio di corse a Mallorca per prendere il ritmo gara. Poco prima di partire, ho preso il Covid e sono saltate anche quelle.

Con il Covid quanto ti sei dovuto fermare?

In realtà poco, non ho avuto particolari sintomi, sono stato fermo 5-6 giorni e subito dopo mi sono negativizzato. Si era deciso di ripartire con il Gran Camino, ma il 25 febbraio in allenamento sono caduto e mi sono rotto il quinto metacarpo. La degenza è durata sei settimane, poi io in accordo con la squadra ho deciso di prolungare leggermente la convalescenza, decidendo di ripartire dal Giro di Turchia.

La condizione di Chirico è aumentata tappa dopo tappa (foto Instagram)
La condizione di Chirico è aumentata tappa dopo tappa (foto Instagram)
Una preparazione a “macchie” con tanti giorni di stop, come hai fatto a trovare la condizione?

Nonostante tutte le sfortune, ho avuto un bel mese di dicembre, nel quale i carichi di lavoro sono stati normali. Il Covid non mi ha destabilizzato molto, anche perché arrivavo da 4 giorni di carico, quindi è stato un “recupero” forzato.

E la frattura?

Quella mi ha tenuto fermo pochi giorni, solamente una decina, poi ho fatto un tutore apposito in una clinica di Lugano e sono tornato ad allenarmi su strada. Prima di andare in Turchia sono andato 15 giorni a Livigno, dal 23 marzo al 5 aprile, il giovedì siamo partiti. Mi ha aiutato molto mettere il focus su una gara, per gestire il rientro ed i carichi di lavoro.

Come hai lavorato?

Nei giorni successivi alla frattura, ho fatto qualche sessione di rulli, dalla mezz’ora all’ora e mezza. Sono stati utili per non rimanere completamente fermo e mantenere un discreto ritmo.

Prima di partire per la Turchia, Luca Chirico ha affrontato un ritiro di 15 giorni in altura (foto Instagram)
Prima di partire per la Turchia, Luca Chirico ha affrontato un ritiro di 15 giorni in altura (foto Instagram)
In altura?

Lì mi trovo molto bene a lavorare, riesco a concentrarmi e fare la vita da atleta al cento per cento. Di base sono uno che si allena bene, non mi tiro mai indietro. Preferisco andare in ritiro, anche da solo. Ho visto che nelle gare di ritorno dall’altura riesco ad andare sempre bene.

Il ritmo gara ormai è fondamentale per entrare in condizione, come lo hai sostituito?

Con il mio preparatore, Michele Bartoli, ho fatto un piano di allenamento improntato su tante ore con degli allenamenti ad alta intensità. Su 5 ore di lavoro, allenavo molto la forza, ma soprattutto i cambi di ritmo.

Quelli li facevi in salita immaginiamo.

Sì, sceglievo una salita a lunga percorrenza, per esempio il Foscagno. All’inizio facevo i primi 20 minuti a ritmo medio. Poi, più vicino alla cima, inserivo i cambi di ritmo o le ripetute. Questo per avvicinarmi di più alla quota dei 2.000 metri e lavorare anche per massimizzare il consumo di ossigeno. 

Prima di partire per la Turchia si è allenato spesso con l’amico Diego Ulissi (foto Instagram)
Prima di partire per la Turchia si è allenato spesso con l’amico Diego Ulissi (foto Instagram)
Il confronto con Bartoli com’è?

Direi che è costante, siamo spesso in contatto. Lui ti fornisce la tabella con i lavori e poi ti chiama per discuterla insieme. Ci confrontiamo anche sui numeri e sui valori, io solitamente li faccio controllare a lui, ma poi mi piace curiosare. Vedevo che i valori corrispondevano a quelli degli altri ritiri in altura che facevo gli anni precedenti.

Sei arrivato con più certezze in Turchia?

Anche se sai di aver lavorato bene hai sempre il dubbio sul livello degli altri. I più grandi dubbi sono sulla resistenza e sul ritmo di gara nelle grandi distanze. Il Giro di Turchia però è stata la corsa perfetta per rientrare, 8 giorni di gara, di cui 2 sopra i 200 chilometri. Poi c’erano tappe di “recupero” con chilometraggio ridotto e poco dislivello (ad esempio la terza, 118 chilometri piatti, ndr). 

Quindi la condizione è in crescendo?

Considerate che la sfortuna non mi abbandona, sono tornato dalla Turchia e stavo poco bene, ho provato la temperatura ed avevo qualche linea di febbre. Per fortuna tampone negativo, è una forma di polmonite che sono riuscito ad individuare presto, evitando complicazioni. Ora sono ancora sui rulli, forse nei prossimi giorni parto per il Giro della Grecia, vediamo come sto.