Capecchi: i giovani, le gioie e le fatiche del ciclismo

18.08.2023
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Eros Capecchi è tornato a casa, nel vivaio di famiglia, dove lavora e intanto pensa al ciclismo. Nei giorni scorsi è stato in ritiro con i ragazzi del Comitato Regionale Umbro, del quale è cittì. Il caldo nel centro Italia si fa sentire e quando gli facciamo notare che la sua regione è “bollino rosso” risponde così: «Ora capisco perché sento tutto questo caldo – ride – io al meteo ci bado poco. Tanto non è che si possa fare qualcosa se fa caldo o meno».

Il lavoro procede e le piante stanno bene, neanche loro sembrano soffrire troppo il caldo. «Di acqua ne abbiamo – dice Capecchila diga del Monte Doglio ha ottimi livelli e non dovrebbero esserci problemi. Poi nel nostro vivaio abbiamo tante colture a terra, che richiedono meno cure e acqua. Qualche pianta in vaso si secca, ma è normale che sia così». 

Il ritiro di Livigno è servito per creare un gruppo coeso ed unito, in vista dei prossimi impegni
Il ritiro di Livigno è servito per creare un gruppo coeso ed unito, in vista dei prossimi impegni

I suoi ragazzi

Capecchi parla, lo fa volentieri e la telefonata diventa un motivo per affrontare tanti argomenti legati al ciclismo. La passione per la bici è tanta, e quella di coltivare i nuovi talenti del vivaio ciclistico dell’Umbria è anche di più

«Mi piace molto lavorare con i ragazzi – conferma l’ex professionista – vedi i miglioramenti, ti ascoltano. C’è sempre chi fa un po’ di testa sua, ma è normale, una volta sbattuto il muso torna sui suoi passi. Fa parte della crescita e dell’essere adolescenti. Questa esperienza, nata per gioco, è appagante. Seguo i ragazzi da quando hanno 12 anni fino ai 18, li vedo crescere e li seguo per ogni categoria». 

I ragazzi ci sono e Capecchi sarà chiamato a convocarne sei per il prossimo Giro della Lunigiana
I ragazzi ci sono e Capecchi sarà chiamato a convocarne sei per il prossimo Giro della Lunigiana
Che metodo utilizzi con loro?

Non ce n’è uno specifico. Li ascolto, li frequento e cerco di capire. Devi guadagnarti la loro fiducia affinché si aprano e ti parlino dei loro problemi e delle loro preoccupazioni. Riesco a fondermi con loro, mantenendo sempre dei limiti precisi che mi permettono di avere un’autorità. 

Il rapporto che hai ti piace?

Tanto, ho il modo di legare insieme a loro, magari divertendoci insieme. E’ capitato di fare qualche partita a biliardino o di andare a mangiare un gelato. Se i ragazzi si sentono a loro agio, ti vengono a chiedere cose che magari non avrebbero il coraggio di domandarti. Sono esempi banali ma che costruiscono un bel rapporto, non si può sempre e solo dire “no”. 

Pedalate e momenti di divertimento, nel ritiro di agosto c’è stato spazio per tutto
Pedalate e momenti di divertimento, nel ritiro di agosto c’è stato spazio per tutto
I giorni a Livigno come sono andati?

Bene. E l’ho capito dal fatto che mi seguissero in tutto e per tutto. Anzi, spesso erano loro a chiedermi di fare qualche lavoro in più. Hanno proprio dato il cuore e queste per un tecnico sono grandi soddisfazioni. Lo fanno perché sanno che poi possono chiederti di prendere un gelato o mangiare un piatto di patatine. Sono piccole cose che creano il gruppo e la fiducia reciproca. 

Ora siete tornati, in che modo si lavora fino ai prossimi impegni?

Correranno domenica e andrò a vederli. Ho ancora qualche dubbio da sciogliere, ma lo farò in corsa. Per i prossimi impegni – Vertova, Paganessi e Lunigiana – dovrei scegliere sei ragazzi e portarli sempre con me. Però diventa difficile, perché qualcuno ha degli impegni con la scuola e non è sempre libero. L’idea è quella di andare a vedere le strade del Lunigiana, subito dopo il Paganessi. E’ sempre bene prendere le misure con quei percorsi, il Lunigiana in foto sembra semplice, poi vai lì e ti ammazza.

Per Capecchi si avvicina il secondo Giro della Lunigiana alla guida della formazione umbra
Per Capecchi si avvicina il secondo Giro della Lunigiana alla guida della formazione umbra
Hai tanta scelta quindi?

Sì e mi fa piacere, perché vuol dire che si è lavorato bene. Mi mettono in difficoltà, nel senso buono del termine chiaramente. 

Sono curiosi delle tue esperienze passate, del corridore che sei stato?

Tutto si basa sulla fiducia, nel momento in cui si fidano di te sono loro a domandarti. Io non uso il metodo del “ai miei tempi” anche perché diventa facile che ti prendono in giro, diventi il vecchio che non vogliono ascoltare. Devi essere uno di loro, quando instauri questo tipo di rapporto si aprono e ti chiedono consigli e suggerimenti. 

E’ un movimento, quello della tua regione, in continua crescita?

Mi piace davvero come stiamo lavorando. Tra quattro o cinque anni ci saranno delle grandi soddisfazioni. Alcuni ragazzi li vedo, soprattutto gli allievi, fanno risultati ma sono ancora “bambini”. 

I giovani non si crescono con la teoria del “ai miei tempi” a loro interessa del futuro
I giovani non si crescono con la teoria del “ai miei tempi” a loro interessa del futuro
Dopo un anno di lavoro che cosa pensi del ciclismo moderno?

Posso dire che in Italia non abbiamo capito bene cos’è il ciclismo ora. Diciamo che i ragazzi vanno fatti crescere tranquillamente, poi però abbiamo degli atleti validi che da under 23 non riescono a trovare squadra. Non bisogna spremerli, ma metterli nelle condizioni di fare del loro meglio. Se continuiamo così non li facciamo crescere lentamente, ma smettere velocemente. 

In questo è cambiato molto il ciclismo.

Non ci sarà più il corridore che farà 17 anni di carriera, ma che problema c’è? Il ciclismo è più veloce, non è bello da dire, ma ora hai meno possibilità di provarci. Lo vedo in una regione come la nostra, dove abbiamo buoni corridori anche senza numeri elevati di tesserati. Anche se a livello di Comitati Regionali non è semplice.

In che senso?

Ne parlavo lo scorso anno con Salvoldi, proprio al Lunigiana. L’intento è fare più corse a tappe e far crescere il movimento, per noi regioni l’interesse è alto. Il problema poi è riuscire ad organizzare la stagione quando i soldi scarseggiano. Anche il ritiro appena fatto a Livigno lo hanno pagato le squadre e in parte alcuni genitori. Senza considerare che il nostro presidente mette spesso soldi di tasca sua.

Piemonte: niente tricolori e Lunigiana per chi va via

12.01.2023
6 min
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Abolizione dei vincoli regionali e delle plurime. Punteggio di valorizzazione. Bonus. Contributi da versare al Comitato quando l’atleta cambia regione. Saranno pure questioni per addetti ai lavori e probabilmente, guardando passare la corsa, non se ne coglie la profondità, ma possono cambiare faccia al gruppo. Dopo l’intervista della scorsa settimana con Alessandro Spiniella (team manager della General Store e Vice Presidente del CR Veneto), ci ha contattato Massimo Rosso, Presidente del Comitato Regionale Piemonte. Ci ha raccontato come si lavora nella sua regione alla luce delle nuove regole, per animare un dibattito che magari potrà portare a rileggerne alcune.

Anche perché, dopo aver letto la svolta del Piemonte, resta il fatto che a fare le spese delle nuove regole, in un modo o nell’altro, sono sempre gli atleti e le loro famiglie.

«Come regione – racconta Rosso, 50 anni, cuneese di Cherasco – abbiamo fatto una delibera del Consiglio, in una seduta aperta a tutti i consiglieri provinciali. Sostanzialmente abbiamo liberalizzato i trasferimenti extra regionali, anche nelle categorie in cui non sono previsti. Ci troviamo di fronte a queste… mecche fuori regione, dove i corridori vogliono andare a correre. E allora abbiamo detto: “Benissimo, andate pure. Fate l’esperienza che volete, noi non esercitiamo più nessun tipo di veto”. Però al contempo vogliamo tutelare le nostre società, perciò abbiamo stabilito che nelle rappresentative del Piemonte saranno convocati solo i ragazzi che corrono in regione. Chi va fuori, non potrà fare il campionato italiano o ad esempio il Lunigiana. In realtà, visto che si tratta di gare cui si va per selezione, non è detto comunque che tutti ci vadano».

I giovani del fuoristrada verranno coinvolti anche nell’attività su strada (foto CR Piemonte)
I giovani del fuoristrada verranno coinvolti anche nell’attività su strada (foto CR Piemonte)
Nelle altre regioni trovano di meglio?

Secondo noi le squadre piemontesi non hanno niente da invidiare. Volendo, un ragazzo può fare una valida attività anche qui, siamo attrezzati con tutto quel che serve. In più quest’anno amplieremo di gran lunga l’attività delle rappresentative regionali. Faremo a breve un ritiro con tutti i probabili convocati, come una volta c’erano i Probabili Olimpici. Sarà un ritiro di due giorni, in cui abbiamo invitato una serie di professionisti, dai medici ai preparatori.

Con quale obiettivo?

Svilupperemo l’attività juniores. Oltre alla Classique des Alpes, faremo anche una corsa a tappe in Spagna e un’altra in Francia. Andremo via con 5-6 ragazzi, spendendo sui 4.000 euro per volta, mettendo a disposizione anche un preparatore. Poi faremo correre gli allievi e gli esordienti il più possibile nelle gare di rappresentativa. Cercheremo di inserire i bikers nell’attività su strada, perché abbiamo visto che il fuoristrada ha tantissima attività giovanile, ma poi crescendo nelle categorie si perdono.

All’estero con juniores e anche allievi?

Stiamo lavorando con tutte le categorie. Pietro Mattio lo abbiamo portato noi per due anni di fila alla Classique des Alpes. Quest’anno correrà alla Jumbo Visma ed è stato notato proprio grazie all’attività internazionale fatta con noi. Ho letto l’intervista che avete fatto a suo padre e lo ha riconosciuto anche lui. Egan Bernal è venuto fuori alla Androni di Torino, vivendo vicino casa di Giovanni Ellena a Pertusio. Poi è andato al Team Sky, ma è diventato corridore in Piemonte.  

Mattio ha corso per due anni la Classique des Alpes, poi è approdato alla Jumbo Visma Development (foto Nicolas Gachet-Direct Velo)
Mattio ha corso per due anni la Classique des Alpes, poi è approdato alla Jumbo Visma Development (foto Nicolas Gachet-Direct Velo)
Cosa dicono le società piemontesi?

L’hanno accolta benissimo, dicendo che era ora. Le uniche telefonate di disappunto sono arrivate dalle squadre extraregionali, perché il corridore che vuole fare il Giro della Lunigiana, parlando di juniores, capisce che non sarà selezionato.

Date il via libera fuori regione e rinunciate a percepire i punteggi?

Anche volendo, non possiamo rinunciare a quei soldi. L’eventuale revisore dei conti o la stessa Federazione potrebbero chiederci ragione del perché quei contributi non siano entrati. Diverso se fossimo una società, come la General Store con Busatto. Se invece la Federazione mi desse la discrezione, allora il Comitato può anche scegliere di non farli pagare e come Piemonte non li chiederemmo. E poi se ci pensate…

Che cosa?

Non è nostro interesse mandare i corridori fuori regione, il fatto di lasciarli liberi penalizza anche noi. Nell’ipotesi che io abbia uno davvero forte, se lo lascio andare, rinuncio anche alla chance di vincere il Lunigiana.

Però spesso sono i genitori a pagare quei soldi.

Questa è un’altra stortura, però non è un’anomalia solo del ciclismo, ma dello sport italiano di base che vive sulle spalle dei genitori e sul loro volontariato. Se tuo figlio ti dice che vuole andare a correre in una grande squadra, ma ci sono da pagare 2.000 euro che la società non vuole versare, cosa fa quel genitore? Il discorso mi pare sia partito dal caso di Stefano Minuta. La sua squadra juniores era libera di farsi pagare, come di rifiutare quei soldi. Vengono da me che sono avvocato, facciamo una lettera e stabiliamo che quei soldi non si versano. Siamo nella contrattazione privata, nessuno verrà mai a chiedermene conto. 

E se la famiglia non può pagare?

Il ciclismo non è più uno sport popolare. Certo, lo puoi fare anche con una bicicletta economica e, se sei un fenomeno, fino alle categorie giovanili puoi fare risultati. Però arriva il momento in cui il mezzo meccanico è fondamentale. Anche nella corsa a piedi le scarpe non costano certo poco. Fare sport in Italia è costoso.

Il risultato è che al Sud, dove potrebbe girare meno denaro, si rischia di perdere dei ragazzi per la minore capacità finanziaria delle famiglie.

Io ovviamente non sono d’accordo sull’abolizione dei vincoli regionali e non sono d’accordo sull’abolizione delle plurime, questo è pacifico. L’ho sempre detto. Anche perché certe regioni adesso verranno completamente depauperate. Lavorando nel modo giusto, un altro Vincenzo Nibali non dovrebbe andare via di casa a 16 anni. Vai con la tua società a Messina e lo coccoli dove è nato. Lo fai crescere a casa sua, non molla la famiglia, gli amici e la scuola. Quando diventerà U23, sarà un’altra cosa. Ormai invece ci sono due o tre regioni che fanno incetta di corridori e i ragazzi fanno la fila per farsi prendere. 

Nel 2021 del dominio francese al Lunigiana, aveva infatti pensato Oioli a tenere alta la bandiera piemontese con due vittorie
Nel 2021 del dominio francese al Lunigiana, Oioli con due vittorie tenne alta la bandiera piemontese
Pensa che ci sia migrazione di atleti anche al di sotto degli juniores?

Vogliamo parlare degli esordienti che hanno il procuratore? Si esaspera un ragazzino di 13-14 anni, mettendogli addosso uno stress mostruoso. Questo magari vince 10 gare. Si crede il fenomeno del futuro, quando magari ha solo sviluppato prima. Poi passa junior e da 10 ne vince una. Quando arriva U23, se ci arriva, scopre le ragazze e ha speso così tanto psicologicamente che molla il ciclismo. Se sei un fenomeno davvero, arrivi lo stesso. Difficilmente Nibali (parlo sempre di lui perché è l’ultimo grande che abbiamo avuto) sarebbe finito a fare l’operaio in fabbrica. A questo punto credo sia meglio mettere il cartellino come nel calcio. Questa riforma ha scompigliato le cose.

Martinez guida la carica dei ragazzini

31.12.2022
5 min
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Il Giro della Lunigiana da junior nel 2021. Il primo anno in continental con la vittoria del Val d’Aosta nel 2022. E adesso il salto nel WorldTour con il resto degli otto ragazzini della Groupama-FDJ, fra i quali il nostro Lorenzo Germani. Lenny Martinez non sta più nella pelle. E anche se si tratta di un francese nello squadrone francese, l’emozione la puoi tagliare con un coltello.

Dopo il primo ritiro a Calpe – dove Lenny ha sperimentato la serie di riunioni, allenamenti, massaggi e ginnastica (in apertura, foto Nicolas Gotz) – abbiamo così pensato di risentirlo per capire come vadano le cose. E in che modo si avvicini al primo anno da professionista.

Martinez ha 19 anni, è alto 1,68 per 52 chili: eccolo con la nuova maglia della Groupama-FDJ (foto Nicolas Gotz)
Martinez ha 19 anni, è alto 1,68 per 52 chili: eccolo con la nuova maglia della Groupama-FDJ (foto Nicolas Gotz)
Cosa hai fatto dopo la fine della stagione?

Mi sono preso una pausa di 6 settimane. Sono rimasto a casa a godermi la mia famiglia e poi mi sono spostato nel Sud della Francia per stare con mia madre. L’anno scorso mi ero fermato per 4-5 settimane, questa volta sono aumentate.

Che effetto ti fa passare nella WorldTour?

Diventare professionista era un sogno fin dall’infanzia e ora eccolo qui…

Passare con tanti compagni della continental sarà un vantaggio?

Sì, è un vantaggio perché ci conosciamo tutti molto bene. Siamo ottimi amici e faremo tutti progressi più concreti e impareremo ogni cosa restando insieme. E’ fantastico, l’avventura continua.

Martinez non ha cambiato modo di mangiare, ma un confronto sul tema non guasta (foto Nicolas Gotz)
Martinez non ha cambiato modo di mangiare, ma un confronto sul tema non guasta (foto Nicolas Gotz)
Avresti fatto un altro anno nella continental?

Avrei potuto, ma non ho voluto! I miei risultati con il team continental e la WorldTour mi hanno fatto capire che potevo passare al livello successivo. Il team mi ha offerto un contratto, quindi ho accettato con piacere.

Cosa è cambiato nella preparazione?

Una pausa un po’ più lunga e un ritiro in più rispetto all’anno scorso, quello di dicembre. Per il momento non faccio più ore dell’anno scorso, ma arriverà anche quel momento.

Un po’ di reazione fisica prima di partire con la bici (foto Nicolas Gotz)
Un po’ di reazione fisica prima di partire con la bici (foto Nicolas Gotz)
Perché hai scelto di eliminare il ciclocross dal menù?

Poiché la mia pausa è stata piuttosto lunga, poi c’è stato il ritiro di dicembre e fra breve ci sarà quello di gennaio. Penso che non possiamo fare tutto, inoltre mi sono trasferito nel Sud della Francia e qui c’è poco ciclocross.

Le gare pro’ a cui hai partecipato nel 2022 cosa ti hanno fatto capire il tuo adattamento al professionismo?

Ho visto dei risultati molto interessanti. Nel WorldTour sono riuscito a ottenere una top 10 e un sacco di top 15. Mi sentivo pronto e a livello di under 23 ero tra i migliori al mondo, per cui dovevo passare al livello successivo

Al team dei giovani più forti appartiene ovviamente anche Romain Gregoire (foto Nicolas Gotz)
Al team dei giovani più forti appartiene ovviamente anche Romain Gregoire (foto Nicolas Gotz)
Cosa ti convince del programma di Marc Madiot per voi giovani?

Penso sia una buona cosa, come ho detto, il fatto che cresceremo tutti insieme.

Come è organizzata la tua settimana di preparazione quest’inverno? 

Per il momento sto lavorando sulla resistenza, un po’ di velocizzazione, qualche sprint, lavoro sulle crono e anche esercizi per gli addominali, un paio di volte a settimana. Per il momento sono meno di 15 ore di bicicletta. Non ho cambiato nulla sul fronte dell’alimentazione. Mangio sempre bene e tanto, mi diverto ogni giorno.

Hai imparato qualcosa in ritiro da scalatori come Pinot e Gaudu?

Sì, anche se soprattutto nei primi giorni eravamo tutti mischiati e non divisi in gruppi specifici. Però, più andremo avanti nella stagione e più avrò da imparare da loro, soprattutto nelle corse. Pinot è il ragazzo che guardavo in televisione, fortissimo in montagna. E’ un gran corridore e ha una personalità unica.

Il tuo obiettivo è crescere velocemente come gli altri giovani?

Non saprei, penso che progredirò al mio ritmo. La squadra non andrà troppo veloce con me, ma neppure mi terrà troppo a freno.

Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Qual è il ricordo più bello che porti dalle categorie giovanili?

Tutta l’ultima stagione con la squadra è stata bellissima, in gara e fuori gara. La mia vittoria in Val d’Aosta, la mia prima vittoria alla Ronde de l’Isard, le gare con la WorldTour. Ma il mio ricordo più bello è un flashback sulla mia maturazione da quando ero piccolo. Sono orgoglioso di aver raggiunto tutto questo e di essere ora quello che sono.

Tuo padre Miguel è orgoglioso della tua carriera?

Sì, è molto orgoglioso (suo padre Miguel è stato oro olimpico nella mountain bike a Sydney, ndr). E’ davvero felice e segue i miei risultati. Quando vinco una gara, penso a lui e alla mia famiglia e sono quasi più felice per loro che per me. Invece mio nonno ormai non mi dà troppi consigli, di solito parliamo solo della vita.

Malori, ritorno al futuro con gli junior della Nial Nizzoli

23.12.2022
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BASILICANOVA – Il tasto rewind ha riavvolto il nastro della metà degli anni di Adriano Malori. La sua attuale vita ciclistica (e non) ha riabbracciato quella di quando era junior alla Nial Nizzoli. Il legame con la società reggiana con cui ha iniziato a diventare grande come persona e come atleta si è rafforzato curandone la preparazione atletica per la seconda stagione.

L’occhio clinico del “Malo” lo consultiamo spesso. Dalle impressioni sulla postura in bici di Pinot all’immancabile opinione sui cronomen fino al modo di correre della Jumbo-Visma all’ultimo Tour de France. Stavolta però lo incontriamo nel suo studio “58×11” mentre verifica il giusto posizionamento di un ragazzo di 17 anni, parmense come lui, della Nial Nizzoli. Sfruttiamo questo momento tecnico per farci raccontare da Malori il salto all’indietro temporale che sta vivendo.

Cosa prevede in generale il tuo programma con la squadra?

Preparo le tabelle dei ragazzi. Palestra, esercizi a corpo libero da fare a casa e naturalmente gli allenamenti su strada con i vari lavori da fare sia da soli sia quando si trovano tutti assieme. Li segue Primo Borghi che filtra ai ragazzi le indicazioni che gli do io. Con lui mi sento almeno 4/5 volte la settimana a seconda delle necessità e del periodo. Quando riesco, considerando gli impegni col lavoro e con la famiglia, cerco di andare con loro in palestra a Correggio. Mentre quest’anno in gara li ho seguiti solo alle cronometro che hanno disputato ma l’anno prossimo vorrei andarli a vedere un po’ di più nelle corse della zona.

Che effetto ti fa essere tornato con Borghi con ruoli quasi invertiti?

Strano perché prima il capo era lui mentre adesso è lui che deve ascoltare me (dice divertito, ndr). Quando a fine 2021 mi ha fatto la proposta di collaborare mi ha fatto molto piacere. Così come le parole di Auro (Nizzoli, ndr) che aveva ben accolto il mio ingresso con loro. Ho accettato volentieri anche perché ritengo che Primo, nonostante sia un diesse della vecchia scuola, abbia saputo tenersi bene al passo coi tempi. Si è ben adattato ad un ciclismo diverso chiedendomi consiglio. Ci conosciamo bene e ci confrontiamo tanto. Secondo me stiamo facendo un buon lavoro.

Che 2022 è stato con la Nial Nizzoli?

Direi molto buono. Abbiamo visto i progressi e quindi i risultati. Quintavalla da primo anno ha disputato il Lunigiana con l’Emilia-Romagna e in stagione ha fatto due bei terzi posti in gare impegnative. Al Lunigiana ci è andato anche Tagliavini, che ha colto pure una vittoria in Toscana e due secondi posti di rilievo. Lui ora è passato U23 con la Beltrami-TSA-Tre Colli e continuerò a seguire la sua preparazione in accordo con loro. Sono contento per lui perché va in un team continental dove può crescere con calma e fare esperienze importanti.

Com’è il tuo rapporto con i ragazzi?

Mi trovo bene con loro e credo che la cosa sia reciproca. Forse il mio recente passato da corridore mi agevola nel farmi comprendere meglio però vedo che comunque mi ascoltano, chiedono e mi seguono. Gli sto insegnando a correre bene tatticamente. Devono sapersi muovere per evitare ad esempio, se hai buone doti in salita, di prendere una salita in cinquantesima posizione. Oltre all’aspetto atletico, cerco di tenerli sulla corda a livello motivazionale. Li stimolo nel tirare fuori il carattere e… gli attributi (sorride, ndr). Ci sono formazioni più forti però spiego sempre a loro di non avere paura. Bisogna correre senza subire la corsa o comunque pensare a come mettere in difficoltà le squadre o i corridori più forti, magari anche in corse meno alla propria portata. Un po’ come faceva la Nial Nizzoli ai miei tempi.

A proposito di questo, quanto è cambiata la categoria juniores? Come ti ci trovi?

Mi ci trovo bene ma è indubbio che ora sia molto più esasperata rispetto al 2005 e 2006 di quando c’ero io. Sembrano tutti mini professionisti. Ci sono meno gare rispetto a prima, ogni domenica è praticamente un campionato del nord Italia. L’asticella si è alzata ma non significa che sia un bene. Il divario tra squadre forti e deboli si è ampliato. Ci sono formazioni che fanno il bello e il cattivo tempo a loro piacimento e altre che arrancano. Poi dal 2023 con i rapporti liberi se ne vedranno di tutti i colori. Vedrete quante formazioni useranno il 54×11 e quanti ragazzi che avranno problemi muscolari se non gestiti a dovere. Non stupiamoci se abbiamo carenza di un certo tipo di corridori in Italia. Per il momento noi abbiamo deciso che il 52×12 è già un rapporto adeguato, da non sottovalutare considerando lo sviluppo fisico del ragazzo.

Il preparatore Adriano Malori ha fissato degli obiettivi nel 2023 coi propri ragazzi?

No, non ne abbiamo di veri e propri. Continuare a crescere è l’obiettivo basilare. Avrò 14 ragazzi e il livello medio secondo me è più alto rispetto al 2022. Stando ai valori espressi dai test, ci sono tre ragazzi del secondo anno che appaiono come le individualità più forti. Cannizzaro è un velocista che potrebbe diventare più passista. Capuccilli ricorda un po’ me strutturalmente. Ha un gran fisicone, è forte sul passo e vorrei lavorare con lui sulle crono. Infine c’è Quintavalla che è un buon scalatore. E’ magro ma si è rinforzato muscolarmente. Vorrei che tornasse a correre il Lunigiana più da protagonista. Lui quest’anno ha le doti per andare forte ed essere davanti nelle gare dure.

Un’ultima curiosità. Ti abbiamo visto “professore” per un giorno in un istituto superiore di Parma. Che giornata è stata?

Ho partecipato ad un progetto in cui gli sportivi della nostra provincia portano la propria testimonianza di atleta. Qualcuno mi ha conosceva già, altri no. Ho raccontato qualcosina di me ma ho preferito non tediarli con dati tecnici o esperienze ciclistiche. Personalmente ho dato più importanza ad un aspetto formativo. Ho impostato la mattinata facendo capire ai ragazzi i benefici fisici e i sacrifici che si fanno per andare bene a scuola e nello sport che pratichi. E’ stata una bella esperienza. Sono incontri che potrebbero essere importanti per gli studenti purché non vengano visti dalle scuole come una lezione in cui non si impara nulla o una perdita di tempo.

Crescioli e Martinez: dopo il Lunigiana percorsi diversi

14.12.2022
4 min
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Il Giro della Lunigiana è una delle corse più importanti del calendario juniores, anche a livello internazionale. Da qui escono corridori che sono in grado di distinguersi in diversi modi: l’edizione 2021 ne è un esempio. L’anno scorso nei borghi tra la Toscana e la Liguria si è imposto il francese Martinez davanti al nostro Crescioli (in apertura, foto Instagram). Entrambi sono classe 2003, ma con due percorsi che da quel giorno si sono differenziati e non poco. 

Il francese è entrato nel team development della Groupama FDJ e dopo una sola stagione tra gli under 23 entrerà nel WorldTour dalla porta principale. L’italiano, invece, è passato alla Mastromarco ed il suo primo anno da under 23 si è concluso tra qualche difficoltà e la maturità. 

Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello
Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello

Lo stesso punto di partenza

Se si riavvolge il nastro a fine 2022 pare chiaro come i due ragazzi, che alla fine della breve corsa a tappe erano distanti solo 34 secondi, ora siano più lontani che mai.

«Avevo deciso di venire alla Mastromarco già prima del Lunigiana – racconta un frizzante Crescioli con il suo accento toscano – mi sembrava una buona squadra per passare under 23. Chiaramente la possibilità che ha avuto Martinez di passare con la continental di un team WorldTour gli ha permesso di avere un percorso di crescita più preciso. Negli under 23 con la Mastromarco il percorso di crescita c’è comunque, le corse di alto livello non mancano. Io quest’anno avevo anche la maturità da portare avanti e mi sono dovuto concentrare anche sulla scuola».

Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)
Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)

Prospettive differenti

La scuola, come detto da molti addetti ai lavori e dagli stessi tecnici che hanno a che fare con i ragazzi, è fondamentale. Risulteremmo incoerenti se dovessimo dire il contrario, ma se si guarda al calendario fatto da Martinez e da Crescioli emerge un fatto estremamente importante. Il ragazzino francese ha fatto il triplo, se non di più, delle corse a tappe rispetto al nostro Crescioli

«Le corse a tappe mi garbano molto – si riaggancia Ludovico con la sua parlantina contagiosa – ma ne ho fatte solamente due: il Lunigiana nel 2021 e il Valle d’Aosta quest’anno con la nazionale. Per migliorare e per crescere servirebbe una migliore costanza di gare, nel 2023 farò il Giro d’Italia U23 ma poi finisce lì. Ripeto, non è nemmeno una questione di squadra, in Italia è proprio il calendario che scarseggia di queste gare. Non è un caso che alcuni junior italiani stiano andando all’estero a crescere. Lenny (Martinez, ndr) quando l’ho rivisto al Giro della Valle d’Aosta ho notato dei grandi miglioramenti, si vede che ha fatto un percorso diverso, c’è un programma differente alle spalle».

Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)
Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)

Il calendario 

Nel panorama italiano sono poche le squadre che si affacciano oltre confine con continuità, per un fatto di budget e per la filosofia stessa alle spalle dei team.

«Il calendario italiano – riprende Crescioli – è ricco di corse importanti come il Piva, il Belvedere, la Ruota d’Oro… E’ chiaro che sono gare di un giorno, se uno vuole dilettarsi in qualche corsa a tappe non ha possibilità. Io quest’anno qualche gara internazionale l’ho fatta. E nel 2023, dove riuscirò a concentrarmi solo sul ciclismo, ne potrò aggiungere delle altre. Il percorso di crescita tra me e Martinez è differente, ma non è detto che il mio sia meno valido. Ho visto che con più costanza nelle corse e negli allenamenti, cosa avuta solamente a maturità conclusa, riesco a crescere e migliorare. Il 2023 sarà un anno importante per me e voglio farlo al meglio. Anche il mio obiettivo è diventare un professionista, e farò del mio meglio per riuscirci».

Dal triathlon arriva Volpato, specialista per gare a tappe

27.10.2022
5 min
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Nel ciclismo attuale c’è ancora la possibilità di guadagnarsi spazio e scalare la ripida montagna che porta a un contratto fra i professionisti a suon di risultati. L’esempio di Leonardo Volpato è da questo punto di vista abbastanza indicativo. Il portacolori dell’Uc Giorgione approda al suo esordio fra gli under 23 nelle file della Colpack con la consapevolezza che i suoi successi di quest’anno gli hanno spianato la strada e spera che lo stesso avverrà nello stadio successivo, d’altronde niente come i risultati sono qualcosa di tangibile nel giudizio su un corridore.

Volpato è arrivato al ciclismo quasi per caso: «Posso dire di essere ancora nelle prime fasi della mia vita da ciclista. Fino a due anni fa facevo triathlon, ma mi accorgevo che era sempre più dura con una società per il nuoto, una per il ciclismo, poi gli allenamenti a piedi… Mi proposero di provare a fare qualche gara ciclistica e mi divertii molto, assolutamente senza ottenere alcun risultato, così passando nella categoria junior ho scelto di fare solo ciclismo».

Due anni indimenticabili all’Uc Giorgione sotto la guida del diesse Giuseppe Parolisi
Due anni indimenticabili all’Uc Giorgione sotto la guida del diesse Giuseppe Parolisi
Come ti sei trovato al tuo primo anno all’Uc Giorgione?

Ho dovuto davvero imparare tutto, fare un corso intensivo. Arrivavo sempre dietro ma intanto imparavo a muovermi in gruppo, a capire le tattiche di corsa. I risultati non arrivavano ma non me ne facevo un problema né mi arrivavano pressioni dal team. Quest’anno poi sono arrivati i frutti, ho iniziato a sentirmi sempre più a mio agio e sono arrivate le prestazioni importanti.

Che cosa è cambiato?

In questi mesi sono cresciuto da ogni punto di vista. Mi sono alzato di 3-4 centimetri e ho messo su qualche chilo di muscoli. Ma soprattutto è andata aumentando la mia esperienza e questo ha influito molto. Mi accorgo sempre più che è questo il fattore che fa davvero la differenza.

Per Volpato vittoria al Giro della Valdera a tappe, davanti a Scalco e Gualdi
Per Volpato vittoria al Giro della Valdera a tappe, davanti a Scalco e Gualdi
Hai un fisico da scalatore?

Sì, sono alto 1,78 per 64 chili quando sono in forma. La salita mi è sempre piaciuta, mi trovo bene e riesco davvero a fare la differenza, anche su quelle lunghe. Di contro sono praticamente fermo in volata, anche nei gruppi ristretti quindi per vincere devo cercare sempre la soluzione di forza.

Si parla molto di te come uno dei migliori prospetti italiani per le gare a tappe ed è un fatto importante, visto che non ce ne sono poi tanti…

Mi piacciono molto, non posso negarlo. Mi piace l’ambiente che si instaura nel corso dei giorni, la complicità che si stabilisce in squadra, la ricerca delle migliori tattiche. Ho una buona resistenza, vado migliorando col passare dei giorni, anzi un fatto che devo migliorare è il mio approccio perché i miei risultati peggiori sono sempre all’inizio. D’altronde ho affrontato sempre gare brevi, bisognerà vedere che cosa succede gareggiando su più giorni.

In gara con il Veneto al Giro della Lunigiana, Leonardo ha chiuso 7° grazie alla sua costanza
In gara con il Veneto al Giro della Lunigiana, Leonardo ha chiuso 7° grazie alla sua costanza
Sei stato tra i migliori italiani al Giro della Lunigiana. Che cosa ti è rimasto di quell’esperienza?

E’ stata qualcosa di diverso da ogni altra gara. E’ stata una grande esperienza gareggiare con corridori che normalmente non riusciamo a vedere se non in sporadiche occasioni, lì c’erano davvero i migliori. Si vede che in salita hanno una marcia in più, che soprattutto i francesi hanno un modo diverso di correre. La cosa che mi ha colpito di più è la loro capacità di guida: spesso si parla di salita, ma a me hanno impressionato in discesa, spesso non si nota quanto vanno veloce ma alla fine fanno la differenza. Questo rappresenta anche un fatto negativo: non correndo spesso con loro non conosciamo i loro punti deboli e quando li affrontiamo siamo quasi indifesi.

Tu hai fatto parte anche della spedizione italiana agli europei in Portogallo. Che esperienza è stata quella azzurra?

Vestire quella maglia è sempre qualcosa di speciale. Conoscevo tutti i compagni, avevamo chiara la situazione, dovevamo correre per Belletta per costruirgli la volata, ma la gara si è messa in maniera diversa. Faceva tantissimo caldo, io credo che abbia influito.

In azzurro agli europei di Anadia, Volpato è giunto 20°, a 2’39” dallo svizzero Christen
In azzurro agli europei di Anadia, Volpato è giunto 20°, a 2’39” dallo svizzero Christen
Ora passi di categoria, con chi?

Ho firmato con il Team Colpack, non vedo l’ora di iniziare con loro. Avevo avuto contatti con molte squadre, ma loro mi hanno convinto. Ora dopo qualche giorno di necessaria vacanza inizieranno i preparativi per la nuova stagione, ma con questo non dimentico quanto ho avuto dalla mia precedente squadra, mi hanno dato un grande esempio, mi hanno segnalato quando sbagliavamo. Sono stato fortunato a trovare un bel gruppo.

Che cosa ti aspetti ora?

Non mi pongo obiettivi specifici, voglio solo far bene, sin dal primo anno perché so che le grandi squadre guardano a quest’età, cercano già fra gli junior. Significa che bisogna far bene da subito. E’ chiaro che il mio sogno è un contratto da prof’, ma dovrò meritarmelo e già il primo anno sarà decisivo.

Si parla ancora del vincolo regionale (eliminato) fra gli juniores

13.09.2022
4 min
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Finito il Giro della Lunigiana, sul tappeto sono rimasti temi e discorsi. Vedere la nazionale juniores di Wollongong correre all’Astico Brenta fra elite e U23 girando l’11 al posto del 14 ha fatto capire che, al di là di alcuni legittimi dubbi, la cancellazione della limitazione dei rapporti non produrrà grossi guasti. Quello che invece dà qualche grattacapo in vista della prossima stagione è l’eliminazione dei vincoli regionali. Questo sì che desta perplessità soprattutto in chi grazie alle affiliazioni plurime riesce ogni anno a riempire il serbatoio dei talenti.

«Secondo me – dice Di Fresco, tecnico del Casano affiliato anche in Sicilia – penalizzi parecchie regioni, specialmente quelle del Sud. Noi abbiamo fatto l’affiliazione con la Sicilia per prendere Sciortino e con l’occasione ho trovato altri 5-6 corridori. Con la normativa che entrerà in vigore il prossimo anno, prenderò Sciortino e lascerò gli altri».

Sciortino e il tecnico regionale Mansueto, suo referente anche nella plurima con il Team Casano (foto FCI Sicilia)
Sciortino e il tecnico regionale Mansueto, suo referente anche nella plurima con il Team Casano (foto FCI Sicilia)
Perché?

Perché non saprei che esistono. Grazie alla plurima ho scoperto corridori come Florio, Pardo o Ragusa. Di Florio secondo me sentiremo parlare. E’ un ragazzo di Palermo che si è diplomato al liceo classico con la media del 9. Aveva fatto la primina, ha vinto il campionato siciliano a cronometro e un’altra gara su strada. Però era molto impegnato con la scuola, quindi se non avesse trovato noi, sarebbe rimasto in Sicilia a correre con gli amatori. Ora invece passerà con Scortino alla Delio Gallina.

Cosa cambia senza il vincolo regionale?

Ne ho discusso con Cazzaniga (vicepresidente federale, ndr), ci siamo beccati al Giro d’Italia. Lui dice che senza il vincolo regionale, Florio sarebbe liberissimo di prendersi un aereo di venerdì per venire a correre a Casano. E poi la domenica tornerebbe a casa.

Ed è impossibile?

Quello che è impossibile è che se non avessi avuto chi me lo presentava all’interno del gruppo con cui ci siamo uniti, io non avrei nemmeno saputo della sua esistenza. Come fai ad accorgerti di un allievo che corre insieme agli amatori?

Senza i vincoli regionali, nelle regioni con meno tesserati juniores si rischia davvero… l’estinzione?
Senza i vincoli regionali, nelle regioni con meno tesserati juniores si rischia davvero… l’estinzione?
Come fai?

Non ci riesci o comunque rischi di perderne tanti. Secondo me, questo è il sistema di aprire la strada ai procuratori. Perché magari a quel punto per Florio sarebbe venuto qualcuno col catalogo in mano e me lo avrebbe proposto. Ma non parliamo solo della Sicilia, perché ad esempio i ragazzi del Piemonte li piglia tutti la Lombardia. E magari in futuro la Work Service eviterà di fare la squadra in Toscana.

Perché?

Levorato potrebbe dire che a questo punto li tessera tutti in Veneto e così si finirà che in alcune regioni non ci saranno più tesserati juniores. E poi se il discorso è prendere un aereo, a cosa serve fermarsi in Liguria? Andiamo più lontano. Sono curioso di vedere cosa succederà se qualche squadra straniera verrà a prendersi i nostri ragazzini

E’ una cosa possibile?

E’ possibile. Se li portano all’estero e li fanno correre secondo le loro regole. Ad esempio non avrebbero la limitazione di non correre i due giorni nel weekend. Da noi non si può fare: sabato oppure domenica, perché non puoi fare due gare alla settimana fino a fine giugno. Vogliamo liberare tutto e teniamo ancora dei limiti non previsti da nessuna regola UCI.

Germani, corridore laziale, è stato junior alla Work Service, squadra veneta affiliata in Toscana: come cambiano le cose?
Germani, corridore laziale, è stato junior alla Work Service, squadra veneta affiliata in Toscana: come cambiano le cose?
Non serve qualche tutela?

Non sto dicendo che sia giusto, perché sicuramente la categoria juniores è diventata troppo esasperata. I ragazzi sanno che se vanno forte hanno la possibilità di passare subito professionisti e se vanno piano smettono. Il problema è che negli under 23 non è facile trovare squadra. Io avevo Lorenzo Tedeschi che ora è alla Mastromarco. Aveva vinto quattro gare su strada, era azzurro su pista, ha fatto europei e mondiali, ha fatto una trasferta anche su strada e ha fatto fatica a trovare squadra. Perché Giuseppe Di Fresco ci ha messo lo zampino, sennò rischiava di restare a piedi.

Come se ne esce?

Perché alle squadre U23 non imponi di prendere 3-4 ragazzi di primo anno? La Colpack prende i secondi o terzi anni perché vuol vincere. Per il prossimo anno ho preso 8 corridori, per rinnovare il gruppo e avere due anni di tranquillità. Quando spiego loro il mio progetto, non dico che voglio vincere 20 corse. Io voglio vedere se un domani riesco a tirare fuori un altro Damiano Caruso. Invece ci sono squadre che magari spendono 5-6-700.000 euro negli juniores e non fa nulla se poi fra due anni smettono di correre.

Scalco: tappa all’Astico-Brenta, mondiale e poi la Bardiani

09.09.2022
4 min
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Come anticipato qualche giorno fa, Dino Salvoldi ha portato gli juniores della nazionale all’Astico-Brenta, prova del calendario under 23 ed elite. Un bel banco di prova, in vista dell’appuntamento iridato del 23 settembre in Australia. Tra di loro c’è anche Matteo Scalco (nella foto di apertura al Giro della Lunigiana, foto Scanferla), che dal prossimo anno sarà un corridore del team Bardiani CSF Faizanè, entrando così nel progetto giovani della professional di Bruno e Roberto Reverberi

«Da martedì siamo a Montichiari, ci siamo allenati un paio di volte insieme e ieri abbiamo corso all’Astico-Brenta. E’ stata una buona prova in vista anche del Trofeo Buffoni che correrò domenica con il mio team (Borgo Molino Rinascita Ormelle, ndr)». 

Matteo Scalco (il terzo da destra in maglia azzurra) ha corso ieri all’Astico-Brenta, corsa under 23/elite
Matteo Scalco (il terzo da destra in maglia azzurra) ha corso ieri all’Astico-Brenta, corsa under 23/elite

Una prima esperienza

Quella di ieri all’Astico-Brenta è stata una prima esperienza importante per Scalco che dal prossimo anno, in maglia Bardiani, disputerà le gare internazionali under 23. 

«E’ stato un bel test – dice – ed è andata anche molto meglio di quanto potessi immaginare, alla fine sono arrivato ventesimo. Sono soddisfatto di quanto fatto, direi che non ho sofferto i troppo la distanza (140 chilometri, ndr) alla fine sono venute fuori tre ore e venti di corsa, esattamente quanto una gara juniores. Ovviamente il ritmo era più alto ed è stato difficile rimanere con i migliori, ma ce l’ho fatta. Se avessi avuto questa gamba anche al Lunigiana… Va beh, ci sono altri appuntamenti importanti ora».

Gli juniores come Scalco corrono con i rapporti bloccati, anche se dall’anno prossimo non sarà più così. All’Astico-Brenta però Matteo ha avuto modo di montare l’undici come rapporto più lungo al posteriore. Una prima volta anche questa.

«Ho usato raramente l’undici, solamente in alcuni tratti un po’ in discesa dove si spingeva forte. Per il resto, anche in pianura non l’ho mai utilizzato. Sono riuscito a gestirmi bene, era la prima volta e non sapevo bene cosa aspettarmi, ma alla fine anche negli junior si fa velocità e usiamo il 14, basta far girare le gambe. Questo sarà il livello che troverò il prossimo anno e devo dire che come primo approccio mi piace, ovviamente in alcune corse si alzerà un po’ l’asticella, ma sono curioso di vedermi all’opera».

Scalco, in mezzo tra Roberto e Bruno Reverberi ed il suo procuratore Johnny Carera, correrà per Bardiani dal 2023
Scalco, in mezzo tra Roberto e Bruno Reverberi ed il suo procuratore Johnny Carera, correrà per Bardiani dal 2023

Il professionismo

Nel 2023 Scalco, come detto, correrà in Bardiani, ma in che modo è arrivato al team professional italiano?

«Verso maggio ho firmato la procura con i Carera – racconta – e una volta fatto, abbiamo preso in considerazione le possibilità che mi si erano presentate. In Bardiani avevo già un mio compagno dello scorso anno, Pinarello, che ho sentito costantemente durante l’anno. La sua esperienza mi ha aiutato a prendere questa decisione. E’ vero che avrò un contratto da professionista, ma correrò nella categoria under 23, facendo però tutte prove internazionali. Questo calendario non sarà così fitto ma mi permetterà di andare ad obiettivi, e salendo mano mano di livello capisci se questo può essere il tuo mondo.

«Si erano fatti vivi dei progetti delle squadre WorldTour con team Development. Ma quando la Bardiani si è fatta viva con un progetto secondo me migliore, non ho esitato ad accettarlo. Lo vedo come un gradino intermedio, che mi permetterà di crescere passo dopo passo».

Scalco Piva 2022
Scalco ha raccolto molti successi quest’anno, molti importanti, tra cui il Trofeo Piva junior, vinto per distacco (foto Bolgan)
Scalco Piva 2022
Scalco ha raccolto molti successi quest’anno, molti importanti, tra cui il Trofeo Piva junior, vinto per distacco (foto Bolgan)

A misura d’uomo

Dall’esperienza del suo ex compagno di squadra, Scalco ha deciso di intraprendere il cammino in Bardiani, una decisione che fa capire come il progetto giovani sia ben avviato.

«Pinarello si è trovato bene – racconta Scalco – soprattutto per quanto riguarda la scuola. Visto che non corriamo tutti i weekend, c’è una migliore gestione dello studio e dei carichi di allenamento. E’ riuscito a fare tutte le gare internazionali in Italia, tra cui il Giro Under 23, e qualche gara all’estero, come quella in Belgio appena conclusa.

«Per quanto riguarda i dettagli non sappiamo bene cosa dovremo fare. Per esempio non so se sarò costretto a cambiare residenza o meno, durante l’ultimo consiglio federale avevano detto che avrebbero cambiato questa regola. Ho parlato con i Carera, ho conosciuto sia Johnny che Alex, sono venuti anche a vedermi al Lunigiana, a dimostrazione che ci credono».

Luca Raggio, cosa ci facevi sulla moto al Lunigiana?

07.09.2022
5 min
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Seguendo i ragazzi del Giro della Lunigiana, fra tante bici ha fatto capolino una moto e su quella moto c’era una vecchia conoscenza, Luca Raggio. In una veste del tutto nuova e diversa da quella sua abituale, quella che ha vestito appena appesa la bici la chiodo, ossia di preparatore: il ligure 27enne era lì in veste di telecronista in moto, a seguire ragazzi più giovani e raccontare le loro gesta in apprezzatissime dirette Facebook.

Non potevamo non farci raccontare questa sua nuova esperienza, riallacciando così quel filo spezzatosi a inizio 2021 quando il ligure dovette fare i conti con troppe porte chiuse che gli avevano impedito di proseguire il suo sogno da professionista.

«E’ stato Alessandro Colò, che conosco da tempo e con cui collaboro per lavoro – racconta Raggio – che mi ha chiesto se fossi disponibile. Mi aveva sentito al Giro dell’Appennino commentare la gara e mi ha lanciato quest’idea un po’ pazza. All’inizio ero un po’ titubante, il primo giorno qualche incertezza c’è stata e lo ammetto, ma poi mi sono trovato sempre più a mio agio».

Raggio in moto, dietro il pilota Cesare Bugliani, a raccontare la corsa vissuta da ciclista 10 anni fa
Raggio in moto, dietro il pilota Cesare Bugliani, a raccontare la corsa vissuta da ciclista 10 anni fa
Come lavoravate?

Quasi come una televisione vera e propria, tanto è vero che avevamo una regia con due postazioni fisse e io in moto che raccontavo l’evoluzione di gara. La regia decideva in base all’accaduto che cosa mandare in rete. Le nostre dirette hanno avuto ascolti molto alti e secondo me possono essere un’idea che può prendere piede soprattutto per le gare giovanili non seguite dalle Tv, che molti genitori e tifosi seguirebbero ben volentieri.

E’ stata l’occasione per rientrare in gruppo, in fin dei conti il tuo abbandono è ancora fresco e recente…

Il ciclismo è rimasto il mio mondo, anche se lo vedo un po’ diversamente o almeno con occhi diversi in base ai miei compiti. Ma non ho mai smesso d’interessarmi, spesso vado a vedere le gare sul posto, sono rimasto legato a molti ambienti. Il ciclismo continua a piacermi moltissimo e questa esperienza mi ha ridato entusiasmo.

Una delle ultime gare di Raggio da pro, il Tour de Langkawi 2019
Una delle ultime gare di Raggio da pro, il Tour de Langkawi 2019
Che cosa hai provato a essere in mezzo al gruppo, ma in maniera così diversa dal solito?

Avevo già vissuto alcune gare in ammiraglia, ma essere proprio in mezzo, seguire le azioni da vicino è diverso. Vedi come si muovono i corridori, anche quei piccoli gesti, quelle occhiate che dicono tutto. Sono rimasto davvero sorpreso del livello generale del Lunigiana. Mancavo da quasi 10 anni da gare di questa categoria, avevo anche partecipato alla corsa nel 2012 e sembra passata una vita.

Quali sono le principali differenze?

I corridori sono davvero molto preparati e non mi riferisco solo all’aspetto fisico e prestativo. Proprio stando in mezzo cogli le situazioni che ti dicono molto della maturità del corridore. Come mangia, come si muove, quando parla con l’ammiraglia. Alcuni sono davvero esperti, sanno muoversi in modo quasi professionistico, mentre altri si vede che sono ancora acerbi come sarebbe normale a quell’età.

Morgado primo con 8″ su Magnier e 17″ su Sivok (foto Roberto Fruzzetti)
Morgado primo con 8″ su Magnier e 17″ su Sivok (foto Roberto Fruzzetti)
Si dice sempre che queste generazioni vanno fortissimo, che il ciclismo abbia notevolmente accorciato i propri tempi. Tu che impressione hai avuto?

Al Lunigiana, se si vanno a vedere gli albi d’oro, hanno vinto sempre corridori di grande avvenire e se si guardano i numeri di medie orarie e scalate, si nota che si va forte, ma poi non così diversamente dal recente passato. Quel che secondo me fa la differenza è la gestione di questi corridori: ho visto squadre nazionali muoversi proprio come team professionistici. Basti pensare al Portogallo, certamente non una Nazione di primissimo piano, eppure negli ultimi due giorni sono stati eccezionali. Lasciavano andare corridori non di classifica e al gruppo imponevano un ritmo che impediva ai rivali di prendere il largo. Esattamente come farebbe una squadra WorldTour… Sono tattiche che alla loro età non conoscevo nemmeno.

Ti aspettavi di più dagli italiani?

Molti sono arrivati all’appuntamento un po’ stanchi, me ne sono accorto anche parlando con loro. Quelli più attesi non erano sempre davanti, anche mentalmente non erano pienamente sul pezzo. Secondo me ci sono buoni talenti in mezzo al gruppo. Nella prima tappa tranne la Francia che faceva il ritmo in salita i nostri erano lì, poi nelle altre frazioni le squadre straniere hanno preso un po’ il sopravvento. Ho visto soprattutto scatti di alcuni dei nostri che magari in una gara italiana avrebbero fatto la differenza, lì invece venivano ripresi e poi non avevano più le energie per competere nel finale per i primi posti. Credo comunque sia normale, dopo aver menato per tutta la stagione…

La volata vittoriosa di Mirco Bozzola il secondo giorno (foto Roberto Fruzzetti)
La volata vittoriosa di Mirco Bozzola il secondo giorno (foto Roberto Fruzzetti)
Ripeteresti un’esperienza del genere?

A dir la verità ne abbiamo già parlato, come abbiamo messo a fuoco anche che cosa bisogna migliorare. A me piace parecchio, tanto è vero che avevamo iniziato con dirette di una quarantina di minuti e abbiamo finito con il doppio del tempo… L’attrezzatura necessaria non costa tantissimo, basta avere quel che serve compresa la moto. Io dico che darebbe una bella mano al movimento giovanile.