Juniores: la corsa all’oro che non fa bene ai ragazzi

10.09.2024
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TERRE DI LUNI –  La nostra presenza alla 48ª edizione del Giro della Lunigiana ci ha permesso di vedere ancor più da vicino e per più giorni il mondo degli juniores (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Da tanto tempo questo spiraglio di ciclismo ha acquisito un’importanza sempre maggiore, diventando, a tutti gli effetti, la categoria di riferimento. Da qui i team, WorldTour e non, prendono i migliori ragazzi con l’intento di farli crescere attraverso i loro vivai. Succede però che il meccanismo porta alla ricerca costante dell’oro e, come succede con il nobile metallo, il rischio è quello di scavare sempre più a fondo. 

Paul Seixas, Lorenzo Finn i due nel 2024 hanno corso con i devo team di Bora e Decathlon AG2R
Paul Seixas, Lorenzo Finn i due nel 2024 hanno corso con i devo team di Bora e Decathlon AG2R

Tutto subito

Sono nati così dei team satellite o development anche tra gli juniores. La Bahrain Victorious ha il Cannibal Team, la Bora ha la Grenke Auto Eder e la Decathlon ha il team U19 dal quale ha tirato fuori gli ultimi due vincitori del Lunigiana: Bisiaux e Seixas. 

Alla presentazione delle squadre a Lerici, in occasione dell’inizio del Giro della Lunigiana, lo aveva sottolineato Dmitri Konychev. L’ex campione russo ha ricordato quanti ragazzi a 14 anni sembrano dover spaccare il mondo per poi fermarsi alla prima difficoltà. Con lui sul palco c’era anche Stefano Garzelli, che in Spagna ha gestito un team juniores, per poi arrivare a chiuderlo a fine 2023. 

«Per me si tratta di un movimento molto preoccupante – spiega Garzelli – perché i devo team andranno a prendere gli juniores migliori. E ora si tratta di avere 8 ragazzi, magari in futuro arriveranno a 10 e 12. L’ambizione di un ragazzino è di andare a correre lì perché pensa di essere già arrivato, pensa di essere già un campione, forse. Ma non tutti questi passeranno professionisti, magari ora sì perché i team sono pochi. Ma in futuro aumenteranno e le possibilità diventeranno sempre meno. Il rischio è che poi i ragazzi vedano come un fallimento il mancato passaggio trasformandolo in un “non sono bravo”. Saranno pronti a metabolizzare questo fatto? Credo di no, semplicemente smetteranno di correre».

Finn e Seixas ogni giorno hanno distrutto record e tempi di scalata (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Finn e Seixas ogni giorno hanno distrutto record e tempi di scalata (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Ricerca anticipata

Si fa presto a capire che la corsa è agli allievi, categoria che precede gli juniores. Ragazzini trattati come campioni o addirittura fenomeni, con bici e divise uguali a quelle del team professionistico. Una stretta cerchia di ragazzi che vivono come i grandi, ma che tali non sono. Vanno forte, lo si vede sulle strade, all’ultimo Giro della Lunigiana Lorenzo Finn e Paul Seixas hanno disintegrato ogni tempo di scalata degli anni precedenti. Ma sono pronti a vivere e subire delle pressioni che rischiano di farli arrivare stanchi del ciclismo a 18 anni?

«Ho parlato con un team manager di una squadra juniores – continua Garzelli – e già ragionava del 2026. Mi diceva che deve cercare tra gli allievi altrimenti rischia di non fare più la squadra. Se il meccanismo è questo, tra un po’ andremo a prendere gli esordienti. Il rischio è che tra 7-8 anni non avremo più una base, ma se non hai niente sotto come fai a costruire sopra?».

La preoccupazione di Garzelli, al Lunigiana per il commento tecnico, è che i ragazzi siano già al massimo delle prestazioni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
La preoccupazione di Garzelli, al Lunigiana per il commento tecnico, è che i ragazzi siano già al massimo delle prestazioni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Accecare i ragazzi

Il problema è che un meccanismo simile porta i ragazzi a pensare che la realtà delle cose sia diversa. Uno junior vuole a tutti i costi entrare in un devo team altrimenti pensa di aver fallito. 

«In Spagna – prosegue Garzelli – in gruppo i ragazzi dicono che ormai tra gli juniores o passi in una devo o sei finito. E’ la cosa più sbagliata del mondo. E il rischio è di distruggere tutte le squadre juniores nazionali, perché alcuni ragazzi preferiscono smettere piuttosto che continuare nelle squadre “normali”. Ma non tutti hanno gli stessi tempi di crescita e in una squadra più piccola ti lasciano il tempo di maturare. I talenti, Lorenzo Finn ad esempio, la strada la trovano comunque. Noi dobbiamo lavorare sui ragazzi che hanno numeri minori con un’attività dedicata per permettergli di crescere. Chi corre nella squadra satellite di una WorldTour ha tutto: preparatore, nutrizionista, mezzi migliori. Ma quali sono i suoi margini di crescita? Molto pochi o probabilmente nessuno. Se da junior mi alleno già 26 ore, da professionista quante ne devo fare, 40?».

Dopo i grandi successi ottenuti nel 2024 è bastato un Avenir sotto tono per far vacillare la fiducia di Widar (qui a destra)
Dopo i grandi successi ottenuti nel 2024 è bastato un Avenir sotto tono per far vacillare la fiducia di Widar (qui a destra)

Saper perdere

E’ voce di queste settimane che Jarno Widar, belga del Lotto Dstny Development Team, sia in rottura con la squadra dopo la delusione del Tour de l’Avenir. Il belga, al primo anno da under 23, ha vinto in ordine: Alpes Isere Tour, Giro Next Gen e Giro della Valle d’Aosta. Un bottino che difficilmente abbiamo visto raccogliere a un ragazzo di 18 anni al primo anno della categoria. Eppure lo scricchiolio del Tour de l’Avenir sembra aver rotto il quadro e la sua cornice. E’ vero che quando si vede la torta sul tavolo la voglia è di mangiarla tutta, ma bisogna anche sapersi accontentare e mangiarne qualche fetta. 

«Se non hai margini di crescita – prosegue Garzelli – quando passi non ottieni più gli stessi risultati. Perché ora stai dando tutto e allora vai avanti, ma poi non avrai più niente da dare e il livello sarà talmente alto che per forza troverai gente che ha i tuoi stessi valori o maggiori. Per questo bisogna imparare a perdere, meglio, a gestire la non vittoria. Widar è un esempio, non ha saputo gestire la sconfitta dell’Avenir e al posto che rimboccarsi le maniche e ripartire, ha voltato le spalle alla squadra».

Mentalità vincente

I ragazzi che vediamo darsi battaglia sulle strade delle corse internazionali e non, stanno imparando a gestire la gara, a vincere, creandosi una mentalità improntata a questo. Ma cosa succede se una volta passati smettono di farlo?

«Gli atleti corrono e lo fanno con in testa la vittoria – conclude – ed è giusto che sia così. Però servono degli step. Uno junior che passa professionista e fa gruppetto per tutto il primo anno e magari anche al secondo, rischia di perdere la mentalità vincente. Markel Beloki, figlio di Joseba, è passato dagli juniores alla EF Easy Post e per tutto il 2024 non ha mai visto la testa del gruppo. La capacità di gestire determinate situazioni in corsa la perdi dopo un po’. Invece se da junior vinco, poi passo under 23 e mi metto ancora in gioco e così via, mentalmente mi mantengo sul pezzo.

«La mia preoccupazione deriva dal fatto che l’Italia non ha squadre WorldTour. Questo vuol dire che il ragazzo forte va all’estero e che la squadra straniera tuteli i suoi talenti di casa. Rischiamo di perderli. Bisogna ricordare ai ragazzi che il loro bene passa anche da chi li tutela, non solo da chi fa promesse».

La Colombia al Lunigiana: la nazionale riparte dai giovani

09.09.2024
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LERICI – Il primo giorno al Giro della Lunigiana è quello della presentazione dei vari team. La sera nella piazzetta di Lerici, affacciati sul mare, sfilano i ragazzi che si daranno battaglia sulle strade di Liguria e Toscana. Tra le tante nazionali invitate c’è anche quella della Colombia, l’unica formazione ad arrivare da così lontano (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). I ragazzi della formazione sudamericana si trovano in Europa da qualche mese, sono venuti fino a qui per imparare a correre in competizioni di primo livello. Il team manager della formazione è John Gutierrez, vive in Spagna e il ciclismo lo mastica da parecchio tempo. A lui la Federazione Colombiana ha affidato il compito di lavorare con i giovani e valorizzarli.

«Il Ministero dello sport – racconta John Gutierrez – mi ha chiamato dicendomi che voleva farmi manager del progetto, che coinvolge tre squadre nazionali: juniores, elite/under 23 e femminile. I grandi hanno fatto diverse esperienze in Spagna, Francia, Polonia e qui in Italia. Serviva una persona che conoscesse bene il mondo del ciclismo e quindi è toccato a me mettere insieme tutto. Ho corso fino a juniores, poi una volta smesso sono stato sponsor di diverse squadre giovanili, mi piace formare i ragazzi e insegnarli qualcosa».

Ambientarsi

Attraversare l’Oceano per venire a correre in Europa è un grande passo da fare, ma necessario. Il ciclismo si evolve e cresce velocemente, i ragazzi devono imparare presto quali sono le caratteristiche da apprendere per correre tra i grandi. Prima delle gare, però, c’è da ambientarsi e trovare i propri ritmi. Non è facile farlo a 17 o 18 anni, soprattutto dall’altra parte del mondo.

«E’ stato un cambiamento totale per i ragazzi – ammette il loro team manager – a partire dal fuso orario fino ad arrivare al cibo. Ci hanno messo un po’ per adattarsi, tra i 15 e i 20 giorni, ma ora stanno bene. La cosa “brutta” è che ora devono tornare a casa, iniziavano a stare bene qui in Europa (dice ridendo, ndr)».

Durante la presentazione delle squadre un veloce scambio di battute (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Durante la presentazione delle squadre un veloce scambio di battute (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
I ragazzi come sono stati selezionati?

Abbiamo scelto i profili migliori del nostro Paese, anche perché il Giro della Lunigiana è il Tour de France degli juniores. Basta guardare ai nomi che hanno vinto anche solo una tappa su queste strade. C’è il top del ciclismo mondiale, stiamo parlando di Pogacar, Evenepoel, Mohoric, solo per dirne alcuni.

Che esperienza è stata per loro correre in Europa?

Meravigliosa, tutti i ragazzi che corrono in bici in Colombia vogliono arrivare in Europa. Qui il livello è il più alto al mondo. Il ministero dello sport ha fatto un investimento davvero importante per questi giovani. All’inizio è stato difficile, perché non conoscevano gli avversari e la competizione è alta, serve essere parecchio agguerriti per stare in testa. Finiremo la nostra esperienza qui con il Trofeo Buffoni e poi torneremo a casa con un bagaglio pieno di esperienze. Speriamo in questi ultimi giorni di portare a casa anche qualche risultato.

Prima del Lunigiana una tappa in Lombardia al Trofeo Vertova e Paganessi
Prima del Lunigiana una tappa in Lombardia al Trofeo Vertova e Paganessi
Venire qui da juniores è dettato anche dai tempi del ciclismo moderno?

Ormai non ha senso aspettare che siano under 23 o elite. E’ bene venire qui da giovani così imparano a fare tutto.

Cosa avete visto confrontandovi con i rivali europei?

C’è da migliorare e crescere, ma non solo i ragazzi, anche la Colombia stessa sia come staff che come strutture. Il nostro Paese ha perso un pochino il passo rispetto agli anni precedenti. Ci sono tanti corridori professionisti ma non perché si sta lavorando alla base, spiccano per loro qualità individuali.

Una decina di corridori selezionati dalla federazione sono partiti alla volta dell’Europa
Una decina di corridori selezionati dalla federazione sono partiti alla volta dell’Europa
Manca il lavoro di costruzione?

E’ quello che stiamo cercando di fare ora. Il primo passo è stato fatto e vedremo più avanti. L’obiettivo sarebbe quello di avere una struttura fissa in Europa, come si faceva un tempo.

L’investimento iniziale però c’è stato, immaginiamo che i costi siano stati elevati per venire qui diversi mesi.

Il Ministero ha fatto quel che ha potuto ed è tanto. Il volo, l’alloggio, il cibo, la logistica… Insomma, vivere due mesi qui non è gratis (ride, ndr). Non avendo una struttura fissa siamo stati in hotel ogni volta, spostandoci in base alle corse. Questo è il mio lavoro, occuparmi di tutto e dare il giusto supporto ai ragazzi. In passato non si è sempre lavorato in maniera così metodica, per questo abbiamo perso tempo e soldi. Ora abbiamo voglia di ricostruire.

Lunigiana atto finale: a Finn la tappa, a Seixas la maglia verde

07.09.2024
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TERRE DI LUNI – Il terzo round della sfida che ci ha accompagnato per tutto il Giro della Lunigiana lo vince Lorenzo Finn. La prima vittoria di tappa dopo due partecipazioni per il ligure che ha provato a vincere la Corsa dei Futuri Campioni in entrambe le edizioni (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sulla sua strada però si è sempre trovato davanti un corridore francese. Nel 2023 era stato Leo Bisiaux a toglierli la vittoria, mentre quest’anno ci ha pensato Paul Seixas a rovinargli i piani. Il ligure della Grenke Auto Eder ha attaccato sia ieri che oggi, ma non è riuscito a scalfire la leadership di Seixas.  

«L’anno scorso – analizza Finn – non ero riuscito a vincere una tappa, quest’anno sì e questo mi rende sicuramente felice. Riconfermare il podio e vincere una tappa sono un ottimo risultato. Chiaro che vincere la generale sarebbe stato meglio ma ripeto che non ho rammarichi».

La differenza nei dettagli

In salita Finn e Seixas hanno viaggiato di pari passo per tutti e tre i giorni di gara, uno attaccato all’altro, inseparabili. Solo il muro di Bolano ha creato una piccola crepa, di due secondi a favore del francese. Per il resto la differenza l’hanno fatta gli abbuoni. Seixas ne ha accumulato 20 secondi sui vari traguardi, Finn 16.

«Ho fatto due attacchi sugli ultimi due passaggi di Montemarcello – spiega – a tutta. Non ho rammarichi perché ci ho sicuramente provato. Fare di meglio era impossibile, ho spinto con tutte le energie che avevo in corpo. Eravamo allo stesso livello».

«Lottare contro Finn è stato molto difficile – fa eco Seixas – è molto bravo in salita, forse in quelle con maggiore pendenza sono leggermente più forte io. Infatti, la differenza per vincere questo Lunigiana l’ho fatta su rampe molto ripide come a Bolano. Ma un giorno è così e l’altro può accadere il contrario. In generale penso che siamo sullo stesso livello».

In salita il livello tra i due è stato pari, la differenza l’hanno fatta gli abbuoni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
In salita il livello tra i due è stato pari, la differenza l’hanno fatta gli abbuoni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Un altro francese

Paul Seixas succede a Leo Bisiaux e a Lenny Martinez per la terza vittoria francese nelle ultime cinque edizioni del Giro della Lunigiana.

«E’ una bella sensazione – racconta – prendere in eredità la maglia verde da Leo Bisiaux e Lenny Martinez. Vedere un mio ex compagno di squadra vincere questa corsa mi ha motivato tanto per provarci a mia volta. Il percorso era leggermente diverso nel 2023, forse meno duro».

Paul Seixas e Leo Bisiaux hanno condiviso la maglia della AG2R Citroen U19 l’anno scorso, ma non solo. Entrambi, infatti, sono impegnati nel ciclocross. Alla domanda se seguirà le orme del vecchio compagno di squadra risponde così: «Non so ancora cosa farò in futuro, sicuramente correrò meno nel cross visto che passerò under 23. Voglio concentrarmi al meglio sulla strada perché l’impegno sarà maggiore. Non ho ancora deciso se proseguirò con la Decathlon AG2R o meno, sarà una cosa che vedremo dopo il mondiale. E’ una situazione difficile della quale non posso parlare ora».

Verso il mondiale

Tutti i protagonisti di questo Giro della Lunigiana li rivedremo a breve sulle strade di Zurigo pronti per darsi battaglia e conquistare la maglia iridata. Una serie di pretendenti al titolo iridato che solamente sfogliarlo fa venire il mal di testa. Nell’osservarli da vicino, però, sembra che la storia sia un capitolo a due: Finn e Seixas.

«Questa bella vittoria – dice il francese – è la dimostrazione che la condizione è davvero buona. Mi sono sentito sempre meglio giorno dopo giorno. Sono davvero felice di aver vinto qui, è molto buono per la mia forma e per avere la giusta confidenza nei miei mezzi. Finn e io probabilmente lotteremo anche per il mondiale, ma ci sono davvero tanti pretendenti alla maglia iridata. Quest’anno ho vinto tutte le corse di un giorno alle quali ho preso parte (tra cui la Lieigi-Bastogne-Liegi juniores, ndr). Il mondiale è una corsa tanto diversa dalle altre, ma spero di arrivare con la giusta condizione per puntare al podio».

Anche per Finn si avvicina l’appuntamento iridato, nel quale sarà chiamato a lottare sia a cronometro che su strada.

«Prima, però – conclude – starò un giorno a casa per poi partire verso il Belgio visto che correrò sia su strada che a cronometro anche all’europeo. Finito l’impegno continentale sarà la volta del mondiale e punterò tutto su quello dato che è molto più adatto alle mie caratteristiche».

Al Lunigiana l’urlo di Remelli e il sorriso di Seixas

06.09.2024
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BOLANO – La terza giornata del Giro della Lunigiana mette in menu due semitappe completamente differenti l’una dall’altra. Al mattino, con partenza da Sarzana, è andata in scena una frazione dedicata ai velocisti. Appena 37 chilometri che il gruppo si è sciroppato in meno di un’ora. A Marina di Massa vince il belga Aldo Taillieu davanti all’umbro Cornacchini e al francese Sparfel. Il belga mette nel sacco un altro sigillo importante dopo la Kuurne-Brussel-Kuurne e i campionati nazionali a cronometro. A Bolano invece arriva la vittoria di Remelli e Seixas conferma la sua leadership.

«Un gran bello sprint – commenta – sapevamo di dover rimanere davanti per tutta la tappa e così abbiamo fatto. Devo ringraziare i miei compagni di squadra per avermi pilotato al meglio e permesso di vincere. E’ un bel segnale in vista dei campionati europei, quello che mi serviva per arrivare con la massima fiducia».

Pomeriggio movimentato

Il profilo della seconda semitappa di giornata, da Sestri Levante a Bolano, è mosso e aperto a tante sorprese. La più grande è la vittoria del veneto Cristian Remelli, il corridore dell’Autozai Contri è stato bravo a mettere nel sacco i favoriti, anticipandoli prima dello strappo finale. Una salita di 4 chilometri con rampe superiori al 15 per cento che ti guardano negli occhi scovando ogni incertezza. Non ne ha avute Remelli, il quale ha preso di petto la salita e a testa bassa ha portato a casa la terza vittoria stagionale.

«La più bella dell’anno – dice mentre ancora con lo sguardo cerca di capire se è tutto un sogno o se è successo davvero – nonostante tutto. Sapevo che se avessi aspettato Finn e il francese (Seixas, ndr) non avrei avuto occasioni. Prima dell’ultimo strappo, a due chilometri dall’arrivo, ho anticipato tutti insieme a Garbi. Siamo compagni di squadra all’Autozai e oggi mi ha dato una grande mano, lo devo ringraziare. Purtroppo, il primo giorno sono uscito subito di classifica ma la vittoria di oggi pareggia il dispiacere, anzi direi che lo supera».

Finn all’arrembaggio

Il mare azzurro della Baia del Silenzio di Sestri Levante è soltanto un colore sullo sfondo del paesaggio di Bolano. Dal mare i ragazzi sono passati alla montagna, accarezzando le colline dolci della Liguria. Dietro queste però si nascondeva Lorenzo Finn, il quale ha provato a scombussolare i piani della Francia.

«Ho attaccato fin dai primi chilometri – spiega mentre si dirige verso i rulli – perché pensavo di poter mettere in crisi i francesi. Alla fine ho aspettato l’ultima salita e forse non è stata la decisione migliore, però la gamba era buona. Il gruppo era ancora numeroso ai piedi di Bolano, mi aspettavo una selezione maggiore. Ci sono stati diversi scatti e contro scatti, ho dovuto chiudere in prima persona sui francesi. Di certo non finisce oggi la corsa, domani è un giorno nuovo con altrettante occasioni da cogliere».

La Francia sorride

Paul Seixas mantiene la vetta della classifica generale. Anzi aumenta anche il vantaggio nei confronti di Finn grazie all’abbuono del secondo posto e ai due secondi di distacco messi tra lui e il ligure. Il pugno in segno di soddisfazione quando gli dicono del vantaggio incrementato fa capire che la corsa del talento transalpino era indirizzata completamente verso Finn.

«Mantenere la maglia – racconta Seixas – è un grande risultato per oggi. All’inizio della tappa non mi sentivo molto bene di gambe. Non ho fatto alcun tipo di riscaldamento prima del via e sentivo i muscoli un po’ duri. Quando Finn ha attaccato a inizio tappa gli sono stato dietro con un po’ di fatica ma poi le sensazioni sono migliorate chilometro dopo chilometro. Tanto che nel finale di tappa ho attaccato in prima persona, mi sentivo super bene. Ho fatto uno sforzo non indifferente per arrivare secondo e prendere l’abbuono. Non ho seguito l’attacco del veneto perché la tappa non era la mia priorità».

«La nostra strategia – continua la maglia verde – era mettere pressione a Finn e così abbiamo fatto. Durante la salita finale abbiamo attaccato a turno costringendolo a muoversi visto che era da solo. All’inizio della tappa mi sono detto che fosse un contendente molto forte, poi nel finale l’ho visto un po’ in difficoltà e ne ho approfittato. La nostra tattica era di sfiancarlo ed ha funzionato abbastanza bene grazie al lavoro dei miei compagni. Domani dovremo lavorare ancora tanto, il distacco non è così ampio da farci stare tranquilli».

Salvoldi fa il bilancio sui mondiali pista e guarda all’europeo

05.09.2024
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PORTOFINO – La mattinata ligure del Giro della Lunigiana inizia con nubi grigie che minacciano tempesta, tanto da portare alla cancellazione della seconda tappa. Alla fine, la pioggia tanto temuta non è arrivata, ma la decisione del Prefetto ormai è presa e bisogna farsene una ragione. Tra i tanti che scrutano l’orizzonte alla ricerca di una risposta sul meteo c’è anche Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores (in apertura foto FCI). Qui al Lunigiana è alla ricerca delle ultime risposte prima di diramare le convocazioni per europei e mondiali.

Salvoldi in questi giorni sta seguendo i ragazzi al Giro della Lunigiana
Salvoldi in questi giorni sta seguendo i ragazzi al Giro della Lunigiana

Pista e record

Ma l’appuntamento che ci interessava affrontare con lui questa mattina era collocato indietro nel tempo. I mondiali juniores su pista hanno portato diverse medaglie, ben 11, e il record del mondo nell’inseguimento a squadre. Risultati che fanno ben sperare per il futuro del movimento legato alla pista.

«Come si suol dire – esordisce Salvoldi – ripetersi è difficile e confermarsi su certi livelli cronometrici lo è ancora di più. Però devo dire che abbiamo fatto tutti insieme un bel percorso di avvicinamento. Ho avuto appoggio e fiducia dai ragazzi, dalle famiglie e dalla Federazione stessa. Quest’ultima mi ha permesso di svolgere appieno il mio lavoro e il programma che è partito da lontano. Era da dicembre che i ragazzi venivano una volta a settimana ad allenarsi, intensificando l’impegno in vista di europei e mondiali.

«Partendo dal quartetto, quest’anno siamo riusciti a trovare per ogni posizione l’interprete migliore, a partire da Costa che è stato l’interprete perfetto per il ruolo di primo uomo. Poi Magagnotti in seconda, Stella in terza e poi la doppia scelta per il quarto posto tra Sporzon e Fantini. La prestazione cronometrica fatta è stata propiziata dalle condizioni ambientali favorevoli, però già prima di partire avevamo avuto riscontri concreti a Montichiari. Pensavamo di essere competitivi, a livello dell’anno precedente. Gli avversari sono migliorati, ma non sono arrivati ancora al nostro pari. Sono tre anni che vinciamo la specialità più complessa e lo facciamo abbassando il record del mondo, è una conferma importante».

Il conto totale per la spedizione mondiale è stato di 11 medaglie (foto FCI)
Il conto totale per la spedizione mondiale è stato di 11 medaglie (foto FCI)
Stella è stato il protagonista di questa spedizione azzurra vincendo tre medaglie…

L’obiettivo è dare continuità di lavoro a questi ragazzi, l’impegno non finisce con il record del mondo. La pista è prima di tutto una scelta, non forzata. E’ bene chiarire che la pista sia un bel mezzo di allenamento per tutti. Essere competitivo e correre in certe manifestazioni non è per tutti, ci vogliono delle qualità. Come le ha Davide Stella, che di questo gruppo è il corridore più duttile.

Lui ha corso in tante discipline diverse, il rischio è di tirarlo da tutte le parti o si riuscirà a lavorare in maniera ottimale?

Sicuramente è adatto anche alle altre discipline, lo ha dimostrato vincendo altre due medaglie oltre a quella del quartetto. Dove correrà dipenderà anche dal calendario perché non puoi far tutto, il livello è alto. Servono i corretti tempi di recupero e la possibilità di esprimersi al meglio dove verrà schierato. In fase di preparazione è chiaro che il quartetto sia la disciplina cardine per la ricerca della condizione, viste le modalità e il coinvolgimento di più soggetti. Un’attività che viene utile anche per le altre specialità.

Per l’aspetto tecnico?

Deve essere curato in modo continuativo, chiaro che però è una cosa che viene fatta a ridosso delle manifestazioni. Partecipare ad alcune gare durante l’anno aiuta a tenere alta la confidenza con la disciplina.

Vedere Stella confrontarsi a livelli internazionali su strada è una bella soddisfazione?

Ci sono un paio di ragazzi del gruppo pista: Stella e Magagnotti, che sono coinvolti nel programma per l’europeo su strada. Durante la stagione ci sono delle priorità e oltre alle qualità atletiche hanno una testa attaccata al corpo alla quale va dato il giusto riposo. Abbiamo aspettato gli ultimi giorni di ritorno dalla Cina per capire quale fosse il percorso migliore per ognuno in vista del campionato europeo. Nelle prossime tappe qui al Lunigiana capiremo bene cosa fare.

Vedere che riescono a fare bene anche su strada però fa capire che il programma sta andando bene…

Certo. La strada rimane l’attività primaria, per scelta stessa dei ragazzi. A questo punto della loro carriera ci sono atleti, i due che abbiamo citato prima, che hanno spiccate doti per entrambe le discipline. Vanno messi nelle condizioni di potersi esprimere al meglio.

Sarà importante mantenere questo equilibrio anche nel cambio di categoria.

Il messaggio che noi cerchiamo di portare avanti è che con il giusto equilibrio si possono fare entrambe le attività. Chiaro che con il cambio di categoria trovano i campioni del mondo dello scorso anno; quindi, il numero di pretendenti alla vittoria aumenta. So per certo che la volontà dei ragazzi è di mantenere strada e pista, dovranno essere bravi a farsi sentire quando servirà.

Finn e Seixas, è subito testa a testa. La prima al francese

04.09.2024
5 min
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LA SPEZIA – La prima tappa del Giro della Lunigiana offre un testa a testa mozzafiato tra Lorenzo Finn e Paul Seixas. Una volata a due su via Domenico Chiodo, nel centro di La Spezia, dove a spuntarla è il francese, che beffa di poco il campione italiano in carica (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sopra le teste dei corridori risplende un cielo azzurro, mentre sullo sfondo le colline incorniciano un quadro da cartolina. Oltre quei verdi pendii ci sono le Cinque Terre, la testimonianza di come la Liguria sia una regione dove il mare e la montagna vivono in simbiosi. 

Una volata lanciata da lontano. Prima con uno studio attento tra i due contendenti, iniziato a un chilometro dall’arrivo. Poi dopo un lento avvicinamento è partito lo sprint, che Seixas prende in testa e conclude alzando le braccia al cielo. Finn fa un gesto di stizza e si rammarica, mentre i due spariscono dietro la curva in fondo al rettilineo. 

Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Uno contro uno

Dopo l’arrivo Paul Seixas è circondato dai compagni di squadra e dal massaggiatore del team francese. Al contrario Lorenzo Finn è solo, gli altri atleti della Rappresentativa Liguria devono ancora arrivare e l’impressione è che la differenza non la faranno solo le gambe dei due giovani talenti, ma anche quelle dei compagni di squadra. La nazionale transalpina ha preso in mano la situazione e in poco meno di 25 chilometri ha ricucito il margine sui fuggitivi e propiziato l’attacco del loro capitano. 

«I miei compagni hanno fatto un grandissimo lavoro – commenta ai piedi del podio – io ho solo portato a termine quanto costruito da loro. Sono felice di aver iniziato con una vittoria e una prestazione del genere, questo mi fa capire che ho lavorato bene in preparazione al Giro della Lunigiana. Sono in ottima forma. E’ una corsa impegnativa con tanti corridori forti, Finn lo ha dimostrato ma anche gli altri non sono da sottovalutare. Non penso che sia una sfida tra noi due e basta, ci sarà da stare attenti alle altre squadre che ora saranno agguerrite».

Finn rincorre

Al contrario Lorenzo Finn ai piedi dell’ultimo GPM di giornata si è trovato a dover rincorrere il rivale francese. Ieri alla presentazione delle squadre lo aveva etichettato come uno dei principali favoriti e così si è rivelato. Il solo a tenere il suo passo è stato proprio il ligure della Grenke Auto Eder che qui corre con i colori del team Liguria. 

«Sono dispiaciuto di aver perso – commenta Finn mentre le sue gambe girano sui rulli per sciogliere i muscoli – perché ero lì. La gamba in salita era molto buona, quindi fa sperare bene per i prossimi giorni. Abbiamo fatto la differenza noi due, lui ha iniziato la salita finale con qualche secondo di vantaggio, poi in discesa sono riuscito a chiudere. La Francia ha attaccato in discesa e sono andati via in tre mentre io ero rimasto nel gruppo dietro. In salita ho fatto una cronometro per mantenere il distacco. Il Giro della Lunigiana è una corsa che si può vincere anche in discesa e il fatto di aver spinto bene e chiuso su Seixas mi fa ben sperare. Ogni secondo farà la differenza e domani saremo ancora qui a sfidarci».

I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

L’Italia va

L’azione di giornata è scandita da quattro corridori, degni di un’Italia che va veloce, corre e cresce bene. Stefano Viezzi, Andrea Bessega, Elia Andreaus e Michele Bicelli si sono avvantaggiati in un tratto in pianura alla fine del primo GPM di giornata. Il cronometro ha fatto segnare un distacco massimo di 2 minuti e 38 secondi.

«L’idea di anticipare – spiega il campione del mondo di ciclocross Stefano Viezzi – era già in programma perché sapevamo che gli altri erano più forti su questo tipo di salite. Le pendenze all’8 per cento non aiutano i corridori della mia stazza (Viezzi è alto 190 centimetri per 70 chilogrammi, ndr). Siamo riusciti a prendere un bel vantaggio, personalmente ci credevo perché 2 minuti e 38 sono tanti da recuperare. Poi Finn e Seixas sono rientrati e bisogna solo che fargli i complimenti. A noi resta la consapevolezza che siamo andati forte e che avremo le nostre occasioni nei prossimi giorni.

«Quando dopo una quarantina di chilometri – spiega Elia Andreaus – è partito Viezzi mi sono subito accodato. Poi sono rientrati anche Bicelli e Bessega. Quello che hanno fatto Finn e Seixas è impressionante, di un altro livello. Anche con tutto quel vantaggio sapevo che in salita ci avrebbero potuto riprendere e saltare. Così è stato. Ora sono in classifica (ha terminato quarto la tappa, ndr) ma sarà difficile rimanerci. Forse sarà meglio puntare a qualche tappa».

Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Fuori Omrzel  

I primi chilometri del Giro della Lunigiana hanno dato già dei verdetti importanti. La corsa di uno dei favoriti, Jakob Omrzel, dura esattamente 6 minuti, terminando a Sarzana. Una caduta, che ha coinvolto anche Jacopo Sasso, pone fine al sogno del giovane sloveno di vincere la Corsa dei Futuri Campioni. I due sono stati prontamente trasportati in ospedale, sono stati ricoverati e coscienti.

Un mese da leone, seguiamo da vicino Manuel Oioli

21.08.2024
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Manuel Oioli sta quasi ritrovando Manuel Oioli, l’atleta che sulla salita di Fosdinovo al Lunigiana del 2021 polverizzò il precedente record di un certo Tadej Pogacar. Ci riuscirono in nove, a dire il vero, aprendo la porta sull’accelerazione dei ciclismo giovanile rispetto ai tempi recenti del fenomeno sloveno. Da allora Olioli passò nella Fundacion Contador come under 23 e poi ne venne via, approdando lo scorso anno alla Q36.5. E se l’inizio di stagione non è stato dei più esaltanti, i risultati dell’ultimo mese evidenziano un deciso cambio di rotta. Le vittorie della Coppa Medicea e del Trofeo Città di Brescia (in apertura, foto Team Q36,5), unite ai podi di Poggiana e Capodarco, lo propongono fra gli U23 di riferimento del momento. Per questo il cittì Amadori lo ha inserito nella rosa di coloro che potrebbero correre gli europei, mentre forse il percorso del mondiale potrebbe essere troppo duro.

«Non posso lamentarmi di come stanno andando le cose nell’ultimo mese e mezzo – spiega – ma questo non significa che possa adagiarmi. Non sono neanche professionista, quindi voglio migliorare ancora. Sto andando, forte però sono consapevole che nel professionismo queste prestazioni sarebbero niente. Quindi non sono ancora il Manuel che vorrei, però posso dire che a inizio stagione speravo di arrivare ad agosto esattamente con questa condizione».

Il 2024 di Oioli era partito al Tour of Antalya, gara fra i pro’
Il 2024 di Oioli era partito al Tour of Antalya, gara fra i pro’
Vai forte ad agosto perché è il tuo periodo?

Storicamente da sempre vado forte in questi mesi, più che nella prima parte di stagione, quindi un po’ me lo aspettavo. Non posso recriminare niente sulla preparazione o altro, non ho avuto intoppi, è solo che comincio ad andare forte da luglio.

Non sei ancora professionista: è l’obiettivo di quest’anno?

Sì, davvero sì. L’ho detto già all’inizio della stagione che quest’anno sarei voluto passare. Il 2023 si è chiuso bene con il successo al Trofeo Del Rosso, ma onestamente quest’anno fino alla prima vittoria, quindi fino a Brescia, ero consapevole di non aver fatto abbastanza. Dopo due vittorie e i due podi in gare così importanti, penso di aver guadagnato in consistenza. Il mio piano A sarebbe quello di diventare professionista alla Q36,5 e spero che mi prendano. Il problema è che non so quanti posti abbiano per l’anno prossimo, per cui non si sa ancora molto, anche se un interessamento c’è stato.

Quanto e in cosa il Manuel di quest’anno è più forte da quello del 2023?

Se guardo tutti e tre gli anni da under, anno per anno, quello che si nota di più è stata la resistenza. Non dico la salita, perché ho visto che in una gara come la Firenze-Viareggio non ho ancora i numeri dei più forti. Però invece sulla resistenza in una gara come Capodarco, con otto giri duri in cui si fa la differenza negli ultimo due o tre, mi sono visto tanto migliorato. L’anno scorso non avrei mai pensato di giocarmi la vittoria in una gara come quella.

Oioli terzo a Capodarco, alle spalle di D’Aiuto e Dunar, su un percorso durissimo
Oioli terzo a Capodarco, alle spalle di D’Aiuto e Dunar, su un percorso durissimo
Perché?

Sono partito con qualche dubbio. Sapevo di stare bene, perché a Poggiana ero andato forte anche in salita, però Capodarco è dura. Sono partito, ho visto che nei primi giri facevo fatica, però c’ero. Di solito mi sblocco col passaggio dei chilometri, quindi mi sono detto che magari sarei arrivato a fare il  finale. Anche quando facevo più fatica, ho tenuto duro. Ho sempre cercato di rientrare usando l’intelligenza in discesa e in pianura. E poi negli ultimi 3-4 giri, ho visto che di gambe ero con i migliori e ho pensato che me la sarei giocata. Ho scelto una tattica un po’ attendista che poi non ha premiato, perché sono andati via D’Aiuto e il ragazzo slovacco. Io ho preso quella decisione e ho chiuso terzo, però ero al loro livello e questo è importante.

Perché Capodarco è dura, visto che sei uno di quelli che batté il famoso record di Pogacar a Fosdinovo?

Premesso che ogni gara è diversa e sarebbe sbagliato fare paragoni, vedo che gli juniors di adesso vanno ancora più forte. Ho guardato i tempi della Collegno-Sestriere, in cui avevo fatto secondo, proprio come quest’anno il figlio di Ivan Basso. Guardando i tempi su Strava, i suoi sono tutti più bassi dei miei. In generale, ma negli juniores in particolare, il livello si alza sempre di più. Sicuramente quando Pogacar ha fatto il Lungiana, gli juniores erano molto più simili agli allievi che agli under 23. Invece adesso la loro preparazione è molto simile a quella dei grandi. Io mi sono trovato in una fase di passaggio.  Erano anni in cui qualcuno passava direttamente al professionismo, ma era ancora una cosa strana. Si diceva ancora che di Evenepoel ce n’è uno solo, per cui chi passava presto era una sorta di pioniere. Penso che se avessi vinto oggi due tappe al Lunigiana e poi fossi arrivato nella top 10 dell’europei, probabilmente sarei passato diretto in una WorldTour.

Pentito di qualcosa nel tuo percorso?

No, perché io avevo già dato parola alla Eolo e non mi sarebbe piaciuto tornare sui miei passi. Non è neanche detto che passare subito professionisti sia la cosa migliore. Il rammarico semmai è che avrei potuto migliorare prima, allenandomi in maniera un po’ diversa da primo e secondo anno U23, però meglio averlo fatto ora che mai.

Giro della Lunigiana 2021, Oioli vince a Fosdinovo con un tempo migliore rispetto a quello di Pogacar
Giro della Lunigiana 2021, Oioli vince a Fosdinovo con un tempo migliore rispetto a quello di Pogacar
Pur essendo in un devo team, hai fatto pochi giorni di gara con i pro’, come mai?

Penso che ne farò un paio ancora entro fine stagione. Nella squadra c’è una diversa gestione degli stagisti, per noi non c’è una programmazione e anche giustamente. Alla fine hanno la precedenza i corridori della professional e se ci sono dei buchi, ci va uno di noi.

Non hai fatto il Giro Next Gen con la squadra, per motivi misteriosi, ma lo hai fatto con la nazionale. Sarebbe cambiato qualcosa andando con la Q36,5?

A livello di prestazione, secondo me no, perché oggettivamente non ero al top della mia forma. E in una corsa come il Giro, con un livello così alto, se non sei al top fai fatica. Mi è dispiaciuto più che altro perché per tutto l’anno lo staff ha lavorato sodo per noi e alla fine non si è fatta la corsa più importante. Proprio per questo devo ringraziare il nostro diesse Nieri che ha spinto perché corressi con la nazionale.

Ci sono degli appuntamenti entro fine stagione in cui mettere in mostra il miglior Oioli?

Vediamo se sarò agli europei, poi gli appuntamenti a cui tengo di più sono il Giro del Friuli e la Ruota d’Oro. E vedremo se per fine stagione sarò riuscito a trovare il miglior Oioli e se questo mi porterà nel gruppo dei più grandi.

Fancellu: «Il talento di Evenepoel non è mai stato un segreto»

01.08.2024
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Il recente exploit di Remco Evenepoel, che ha conquistato il terzo posto al Tour de France e l’oro olimpico a cronometro pochi giorni dopo, merita di essere celebrato ancor più di quanto è stato fatto. Il campione belga ci ha abituato bene, ma queste prestazioni vanno oltre quanto fatto vedere fino ad ora e lo consacrano tra i grandi. Il nome di Evenepoel gira da tempo nel ciclismo ed è salito alla ribalta quando era uno junior. Di fatto è stato lui l’atleta che ha aperto la caccia ai giovani, una ricerca forsennata che ne ha portati alla luce molti, ma ne ha offuscati altrettanti. E Alessandro Fancellu lo sa bene.

I due hanno avuto un percorso simile fino alla fine del 2018, ultimo anno da juniores (in apertura la foto del podio al mondiale di Innsbruck di quell’anno). Poi da lì in poi le strade si sono divise. Ora Fancellu ha ritrovato continuità grazie al Q36.5 Pro Cycling Team dopo anni difficili pieni di stop e problemi fisici. Il giovane lombardo si prepara ad un finale di stagione ricco di impegni per ritagliarsi lo spazio che vuole e può meritarsi

La corsa all’oro

Fancellu, da junior, si è scontrato spesso con il belga e nel 2018 i confronti sono stati ripetuti e tirati, dal Giro della Lunigiana in cui Evenepoel vinse tutte le tappe tranne una e poi agli europei e ai mondiali. Che cosa ricorda di Evenepoel lo scalatore di Como?

«Quello che sta facendo ora Evenepoel – dice Fancellu, il quale ora è in ritiro a Sestriere per preparare il finale di stagione – non è una sorpresa. Già da juniores, quando veniva alle gare, si vedeva che faceva un altro sport rispetto a noi. Ricordo che al campionato europeo era scattato dopo pochi chilometri ed era arrivato da solo al traguardo. Il ritardo del secondo? Quasi dieci minuti. (9’44” sullo svizzero Balmer, ndr). E’ partito da solo e lo hanno rivisto solamente all’arrivo, un numero incredibile. L’azione più bella che gli ho visto fare dal vivo è stato quello del mondiale di Innsbruck. Era caduto e aveva due minuti di svantaggio, ci ha ripresi e ce ne ha dati altri due».

Sguardo affamato

Il volto di Evenepoel, magro e sempre più delineato, nasconde negli occhi una fame di vittoria incredibile e impareggiabile. Ha dentro di sé un fuoco che lo spinge sempre a fare un passo in avanti, a cercare la vittoria e lo spettacolo. Non importa quanto lontano sia il traguardo. 

«Questo tratto distintivo – spiega Fancellu – lo ha sempre avuto. Ricordo che al Giro della Lunigiana del 2018 aveva perso la cronoscalata nella seconda semitappa. Aveva pagato un secondo a Karel Vacek. Il giorno dopo si è presentato al via della tappa con gli occhi in fiamme. A 50 chilometri dall’arrivo è partito e non lo abbiamo visto più, eppure dietro spingevamo parecchio per chiudere. Le stesse azioni che ha riproposto alla Liegi, in entrambe le vittorie ottenute e alla Clasica San Sebastian. Non gli interessa quanto manca, lui attacca e si toglie tutti di ruota. Alla Liegi dello scorso anno Pidcock era rimasto con lui inizialmente, ma poi aveva pagato dazio. Seguirlo è impossibile. E’ capace di fare 50, 60 o 70 chilometri da solo a velocità impossibili, una caratteristica che lo porta ad essere un cronoman eccezionale».

Alcuni gesti hanno portato il pubblico ad assegnargli il titolo di “spaccone”
Alcuni gesti hanno portato il pubblico ad assegnargli il titolo di “spaccone”

Gesti estremi

Evenepoel lo abbiamo conosciuto da acerbo forse, quando ogni vittoria era seguita da una celebrazione evidente. Quasi fastidiosa per chi al ciclismo associa una maggiore timidezza e umiltà.

«A volte passa da arrogante, anche in passato è stato così – continua Fancellu – ma questa idea non corrisponde alla realtà. Non gli piace perdere e questo lo abbiamo capito fin da subito. Al Tour sarà stato felice del podio, ma non crediate che si accontenti. Il suo passare da arrogante in corsa non è mai andato di pari passo con la persona. Ci ho parlato e non mi ha dato questa impressione. Io userei il termine esuberante, d’altronde quando hai uno strapotere così evidente ti viene da fare tutto». 

In vista del Tour Evenpoel ha limato molto il peso, avvicinandosi a quello degli scalatori puri
In vista del Tour Evenpoel ha limato molto il peso, avvicinandosi a quello degli scalatori puri

Cambiamenti fisici

Fisicamente l’ex campione del mondo di Wollongong sembra non essere mai cambiato. La sua più grande trasformazione è arrivata con la partecipazione al recente Tour de France, prima del quale ha limato molto il peso

«Quando era junior – ricorda ancora Fancellu – aveva un fisico molto più formato. Arrivava dal calcio e muscolarmente era impostato diversamente, le forme erano ben pronunciate. Con il passare degli anni il suo fisico ha subito delle modifiche che lo hanno portato ad essere quello che è ora. Al Lunigiana lo guardavo e vedevo due gambe grosse, enormi. Infatti era forte, ma negli strappi brevi era ancora giocabile. Nel falsopiano invece, con un po’ di vento contro, non lo prendevi mai. E per fortuna che all’epoca (nel 2018, ndr) gli juniores avevano ancora il blocco dei rapporti. Altrimenti avrebbe dominato ancora di più le gare. In pianura a 50 all’ora era costretto a fermarsi, più forte di così non poteva andare. Con i rapporti liberi avrebbe messo il 54×11 e lo avremmo rivisto solamente una volta tagliato il traguardo. Evenepoel le stigmate del campione le ha sempre avute, così come la mentalità».

Finn verso un settembre di fuoco: dal Lunigiana al mondiale

24.07.2024
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L’ufficialità della partecipazione al Giro della Lunigiana di Lorenzo Mark Finn ce l’ha data lo stesso atleta ligure. Un messaggio che poi si è trasformato in un’intervista per capire la scelta e cercare di intuire quanto la squadra, la Grenke Auto Eder, abbia lasciato libertà di scelta. Finn è uno degli atleti di spicco del panorama juniores, il primo ad essere andato fuori Paese per correre. Una scelta che aveva aperto a tante domande su quanto e come avrebbe mantenuto una connessione con l’Italia e le sue corse. Tutte queste domande sono state prese e rispedite al mittente, perché Finn sarà al via del Giro della Lunigiana e non al Ruebliland Tour, che si corre in concomitanza. 

«La squadra – spiega Finn – andrà a correre in Svizzera, ma io ho avuto la massima libertà di scelta. Essermi laureato campione italiano è stato un passaggio importante anche nel decidere quale impegno seguire. Avere la maglia tricolore mi ha spinto verso il Lunigiana, ma anche senza di essa avrei comunque partecipato alla corsa di casa».

Lorenzo Finn è stato invitato alla recente presentazione del Giro della Lunigiana, un indizio importante della sua presenza alla gara
Lorenzo Finn è stato invitato alla recente presentazione del Giro della Lunigiana, un indizio importante della sua presenza alla gara

Ambizioni

Lorenzo Finn ha conquistato la maglia tricolore poche settimane fa, sia a cronometro che su strada, un successo di grande rilievo. 

«Ci tenevo particolarmente a fare bene ai campionati nazionali – dice – anche perché il team ha piacere nell’avere questi simboli. Al Lunigiana ci sarà un mio compagno di squadra che correrà per il Belgio, quindi capite come la Grenke AutoEder abbia lasciato a tutti la facoltà di scegliere quale corsa fare. Il Ruebliland ha solamente l’ultima tappa dura adattata agli scalatori, il Lunigiana, invece, nel complesso è più duro come percorso. L’obiettivo è vincere una tappa, non nascondo che punto anche alla classifica generale. Migliorare il risultato del 2023 vorrebbe dire vincerlo, quindi è chiaro che l’obiettivo possa essere questo».

Come sta procedendo la stagione?

Bene, devo dire che dall’infortunio dell’Eroica Juniores mi sono ripreso bene e in fretta. Sono tornato presto in condizione e agli appuntamenti tricolore l’ho dimostrato. Tutto sta procedendo per il meglio, a parte l’intoppo dell’infortunio. Dopo i campionati nazionali sono andato al Valromey, una bella corsa dove ho fatto un buon lavoro (in apertura foto Zoé Soullard/DirectVelo). 

Ora che programma hai?

In questa settimana farò degli allenamenti un po’ più blandi. Intanto domenica ho sfruttato la vicinanza alla Costa Azzurra per andare a vedere la cronometro finale del Tour con un amico. Finito questo periodo un po’ più blando, inizierò a preparare il Lunigiana e gli appuntamenti con la nazionale: mondiali ed europei. 

Jakob Omrzel potrebbe essere uno degli avversari da tenere sotto controllo al Lunigiana (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Jakob Omrzel potrebbe essere uno degli avversari da tenere sotto controllo al Lunigiana (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Andrai anche tu in ritiro a Livigno con Salvoldi?

Sì, in realtà ho deciso che andrò su una settimana prima insieme alla mia famiglia. E’ un bel posto e loro si faranno un po’ di vacanze e io approfitto per allenarmi e godermi il panorama. Quando arriveranno anche Salvoldi con gli altri ragazzi della nazionale inizieremo il nostro ritiro, che terminerà a fine agosto. 

Poi si scende al Lunigiana, hai parlato con altri ragazzi in gruppo? Sai già chi ci sarà?

Le solite nazionali come Francia, Belgio, Slovenia e Repubblica Ceca. Oltre alle rappresentative regionali. Dovrebbe venire Omrzel, lui sarà uno degli avversari da tenere d’occhio.

Dino Salvoldi e Lorenzo Finn a colloquio, l’atleta ligure sarà una delle punte per il mondiale?
Dino Salvoldi e Lorenzo Finn a colloquio, l’atleta ligure sarà una delle punte per il mondiale?
L’appuntamento iridato  lo vedi vicino alle tue caratteristiche?

La prova su strada sì, quella a cronometro un pochino meno. Siamo andati a vedere il percorso a giugno con Salvoldi, è molto bello anche se serviranno tante gambe per fare bene. La convocazione passerà anche dal Lunigiana, ma se tutto andrà per il meglio dovrei essere della partita. 

Invece per il prossimo anno?

Passerò U23 ma sto cercando di capire insieme al mio procuratore e con la squadra come muovermi. L’arrivo di Red Bull sembra aver aperto la possibilità di fare un team under 23 legato alla squadra WorldTour. Tutto è da capire e di certo non c’è nulla, vedremo con il passare dei mesi cosa verrà fuori.