Search

L’UCI promuove a pieni voti il Giro della Lunigiana

19.11.2023
5 min
Salva

Sui profili social del Giro della Lunigiana è apparso qualche giorno fa l’evaluation report stilato dall’UCI. Per la corsa internazionale juniores c’è stata una promozione a pieni voti. Così, incuriositi da quello che è il lavoro fatto per mettere in piedi un’organizzazione del genere, abbiamo chiesto a Lucio Petacchi, presidente della corsa e ad Alessandro Colò, uno degli organizzatori, che cosa vuol dire per loro tale riconoscimento

Il report redatto dall’UCI che promuove l’organizzazione del Giro della Lunigiana
Il report redatto dall’UCI che promuove l’organizzazione del Giro della Lunigiana

Tutti al lavoro

Non ci sorprendiamo nel venire a conoscenza del fatto che gli ingranaggi si siano già messi in moto per l’edizione del 2024. 

«Tutti quei semafori verdi – dice Lucio Petacchi, direttore del Giro della Lunigianaci fanno solo piacere e dicono che abbiamo lavorato bene. Organizzare la più importante corsa a livello juniores è un lavoro immane, già ora siamo all’opera per la prossima edizione. Sono passato dai Comuni e dalle Amministrazioni per iniziare a costruire il percorso. Contiamo molto sui nostri punti fermi come Regione Liguria, Città di La Spezia, Luni, Pontremoli, Fivizzano, Massa e da due anni a questa parte anche Portofino e Chiavari».

«Nella scorsa edizione abbiamo inserito una figura importante – continua Petacchi – che è quella dell’intermediario tra le squadre e noi dell’organizzazione. Questo ruolo lo ricopre Rino de Candido, ex cittì della nazionale juniores. Lui conosce questo mondo e si interfaccia con le varie selezioni nazionali e regionali per riportare il loro punto di vista».

Sicurezza al primo posto

Ma nello specifico che lavoro c’è dietro al Giro della Lunigiana? Noi abbiamo avuto modo di raccontarvelo da dentro, curiosando nei vari aspetti. Ma è con Alessandro Colò, uno degli organizzatori, che entriamo nello specifico. 

«La sicurezza è il punto più importante per noi – racconta Colò – e per avere sicurezza servono strade libere. Questo vuol dire partire tre mesi prima con la verifica dei percorsi, individuare gli incroci strategici e predisporre così i volontari sul percorso per chiudere il passaggio alle macchine. Per ogni tappa si definiscono quante persone appiedate servono e quante, invece, in moto. Ci sono due persone che si occupano di ciò e sono Marco Casini e Gianluca Buriani.

«Poi bisogna transennare partenza e arrivo – prosegue – e in quel caso una persona si occupa della logistica: posizione transenne, decidere dove mandare le auto, i giudici e le moto. In questo ci aiuta la planimetria del territorio che usiamo come riferimento. Per ultima cosa, il giorno della corsa si devono posizionare i cartelli sui punti pericolosi del percorso. Anticipano in moto la gara, ed è un lavoro che va programmato bene, quindi mesi prima dei volontari visionano le tappe e decidono quali punti sono da segnalare, così fanno una lista dei cartelli di cui hanno bisogno. Per esempio: tre cartelli per ogni incrocio pericoloso, due per le curve a gomito, quattro per i restringimenti».

Pubblico e percorso

La seconda parte evidenziata dall’UCI riporta la voce pubblico e percorso, due fattori che devono combaciare per far sì che la corsa non sia goduta solamente dai ragazzi ma anche dagli appassionati.

«Per il percorso – continua Colò – l’UCI impone, per le corse a tappe internazionali della categoria juniores, un massimo di 400 chilometri in totale. Capite che a livello di territorio e di Comuni non è facile far combaciare tutto, nell’edizione 2023 siamo stati dentro al pelo con 398 chilometri percorsi, trasferimenti esclusi. I trasferimenti servono proprio a noi organizzatori per unire le città di partenza e arrivo. Per questo a volte i trasferimenti sono più lunghi del necessario. Un’altra difficoltà è legata alla modifica dei percorsi, cosa che può accadere. Per esempio quest’anno abbiamo modificato alcune tappe perché tra i sopralluoghi di maggio e il periodo della gara erano cambiate delle cose. 

«La voce pubblico – spiega – è legata a come i tifosi riescono a seguire la corsa. Se ci sono strade alternative per andare alla partenza o all’arrivo. Se c’è lo spazio per far stare la gente a bordo strada, insomma tutta la logistica legata al pubblico».

Il pubblico a bordo strada si è presentato sempre in gran numero ed ha potuto assistere in tutta comodità alla corsa (foto Fruzzetti)
Il pubblico a bordo strada si è presentato sempre in gran numero ed ha potuto assistere in tutta comodità alla corsa (foto Fruzzetti)

Alberghi e media

Non è facile trovare una sistemazione per tutte le squadre che prendono parte al Giro della Lunigiana. Si deve tener conto del fatto che non si possono costringere i team a fare trasferimenti troppo lunghi. Ma i giorni del Giro della Lunigiana coincidono con la fine della stagione estiva, i turisti sono presenti su un territorio a metà tra mare e montagne. 

«l’UCI controlla tutti gli alberghi dove alloggiano i team – dice ancora Colò – ed i servizi devono essere all’altezza. Cucina, spazi per i mezzi e per lavare le bici. Abbiamo già parlato con alcune strutture per prenotare dei posti in vista del 2024. Diamo un numero di persone che intendiamo far alloggiare presso l’hotel e concordiamo un prezzo, perché comunque da noi è alta stagione.

«La parte della copertura mediatica (che ha riguardato anche noi di bici.PRO, ndr) è riferita alla copertura televisiva e non solo. Noi avevamo previsto una differita sui canali Rai la domenica dopo la fine della corsa. In più c’è anche la parte social, dove ci siamo impegnati tanto per mantenere la comunicazione sempre aggiornata. Facevamo una diretta tutte le mattine, post e aggiornamenti sulla corsa, notizie scritte e foto. Senza dimenticare anche la velocità di comunicazione riguardo gli ordini di arrivo e le classifiche aggiornate».

«Gli standard sono alti – conclude Lucio Petacchi – ma per gestire al meglio una corsa importante come la nostra è giusto che sia così. Noi veniamo ripagati con questo tipo di giudizi, perché è quello che ci spinge a migliorare e proporre sempre un prodotto nuovo e ben confezionato».

Elia: un altro Andreaus alla ruota di Fondriest

11.09.2023
4 min
Salva

SARZANA – La partenza dell’ultima tappa del Giro della Lunigiana, per molti corridori, è stata una passerella per salutarsi e scherzare sulle fatiche di questi giorni. Tra i primi della classifica generale, vinta poi dal francese Bisiaux, i sorrisi erano meno accesi. Nei pressi del foglio firma si aggirava, con la maglia della rappresentativa del Trentino, Elia Andreaus. E’ il fratello piccolo di Marco, e la somiglianza è così marcata che si potrebbero confondere. In un’intervista di qualche mese fa Marco ci aveva raccontato del fratello, al primo anno da junior e molto forte. 

Elia Andreaus, a sinistra, si riposa al traguardo di Casano di Luni dopo la fine del Giro della Lunigiana
Elia Andreaus, a sinistra, si riposa al traguardo di Casano di Luni dopo la fine del Giro della Lunigiana

Adattamento difficile

Con l’introduzione dei rapporti liberi però il salto dagli allievi alla categoria juniores si fa sentire maggiormente. Le gare si fanno più impegnative e il livello degli avversari è alto, così questi appuntamenti internazionali servono a prendere le misure e crescere.

«E’ difficile – dice con una risata Andreaus – poi anche io ho avuto un po’ di problemi. Cambiano la categoria, le distanze in gara e i rapporti. Passare dal 52×16 al 53×10 (il rapporto usato in gara al Lunigiana, ndr) non è facile. Bisogna adattare gli allenamenti e capire come gestire questa scelta sempre più ampia». 

Andreaus, al centro, al via della seconda tappa, la più dura, con partenza da Portofino
Andreaus, al centro, al via della seconda tappa, la più dura, con partenza da Portofino
Cosa hai fatto tu per adattarti a questa nuova categoria?

Ho aumentato le ore di allenamento e modificato tanto il modo di andare in bici. Quest’anno ho iniziato ad usare un po’ le tabelle.

Come ti trovi?

Sinceramente preferivo come ci allenavamo l’anno scorso, che ci si tirava un po’ il collo – ride – ma decideva tutto Maurizio (Fondriest, ndr). Ci seguiva in moto o in macchina e dava il ritmo lui. 

Tuo fratello Marco ti da una mano?

C’è rivalità – ride ancora – cerco di ristabilire tutti i record che ha fatto. Da esordiente e allievo qualcuno l’ho battuto.

Tanti corridori trentini possono contare sul supporto di Maurizio Fondriesti, qui a destra
Tanti corridori trentini possono contare sul supporto di Maurizio Fondriesti, qui a destra
Com’è avere un fratello grande che va in bici?

Mi fa da riferimento, mi dà qualche consiglio, minimo e indispensabile, altrimenti lo batto subito! Per ora mi pongo l’obiettivo di vincere qualche corsa, ci ho provato un paio di volte. 

Qualche pedalata insieme l’avete fatta?

Sì sì. Qualche uscita insieme c’è stata, con noi sono venuti anche Maurizio Fondriest e Thomas Capra

Essere al Giro della Lunigiana ti permette di imparare molto però, no?

Assolutamente, non è come le corse normali in Italia. Il livello è molto più alto, quindi. Non è la mia prima corsa internazionale, ho già corso l’Eroica, il Trofeo Emilio Paganessi e poi il Lunigiana. Le gare sono molto più tirate, si fa tanta fatica, ma così mi piace di più!

Gare come il Giro della Lunigiana servono per fare esperienza e confrontarsi con i corridori più forti
Gare come il Giro della Lunigiana servono per fare esperienza e confrontarsi con i corridori più forti
Maurizio Fondriest è con voi qui al Lunigiana, com’è averlo accanto?

Ci dà molti consigli, soprattutto per queste corse internazionali: cose come correre davanti e divertirsi. Oppure di non stare passivi. 

Fondriest è procuratore di tuo fratello, tu che rapporto hai con lui?

L’ho conosciuto quando ero esordiente, al secondo anno. E’ una figura davvero importante, ci sentiamo praticamente dopo tutte le corse. Gli racconto com’è andata e in che modo ho corso e lui mi dice cosa ho sbagliato o, invece, ho fatto giusto. 

Le pedalate con lui come sono?

Belle. Ci riempie di racconti e aneddoti, io poi sono curioso e ascolto sempre. E’ molto presente, spesso viene a mangiare da noi oppure vado da lui con mio fratello. Avere un punto di riferimento come lui per me è stimolante.

Bisiaux, re di Lunigiana. A Casano vince lo spagnolo Lospitao

03.09.2023
5 min
Salva

CASANO DI LUNI – Gli ultimi cinque chilometri di questo Giro della Lunigiana sono una rincorsa continua, un braccio di ferro a distanza tra i fuggitivi e il gruppo. 13 secondi, un nulla. Così pochi che quando i corridori spuntano sul rettilineo finale, ingannati dalla prospettiva, sembra siano tutti insieme. Invece la fuga ha resistito e sul traguardo di Casano di Luni, ad esultare è lo spagnolo Pablo Gonzalez Lospitao, che batte il norvegese Grimstad e lo sloveno Marolt. 

Cinque chilometri infiniti

Uno dei più attivi nella fuga di giornata è stato l’umbro Vittorio Friggi, il suo tecnico, Eros Capecchi, ci aveva promesso che ci avrebbero provato. In seconda battuta ci capita davanti Daniele Chinappi, della rappresentativa laziale, il primo a lanciare lo sprint, che ci racconta quegli ultimi e interminabili 5 chilometri: «Abbiamo fatto l’ultimo strappo, quello di Montecchio – racconta – molto forte perché sapevamo di avere poco vantaggio. Gli ultimi 2 chilometri, girandoci, vedevamo il gruppo arrivare. Sono saltati un po’ gli accordi e quindi con il passare dei metri ho deciso di provare la volata lunga. Con noi davanti c’erano gli stranieri che avevano un migliore spunto, ho provato a beffarli. Mi sono buttato in questa fuga perché immaginavo oggi ci sarebbe stato spazio, peccato non aver vinto, ma è stata una bella avventura».

Un altro francese: Bisiaux

Dietro il gruppo arriva unito ed in fondo, in ultima posizione, sicuro e sorridente, transita Leo Bisiaux. Il giovane francese vince questo 47° Giro della Lunigiana, succedendo a Morgado e al connazionale Lenny Martinez. E’ il secondo francese in 3 anni a vincere la “Corsa dei Futuri Campioni” e quando glielo facciamo notare sotto al podio delle premiazioni ride di gusto. 

«Avevamo una squadra forte – racconta Bisiaux mentre si scioglie nei festeggiamenti – ed è stato importante vincere questa corsa. Martinez, due anni dopo, aver vinto il Giro della Lunigiana ha indossato la maglia rossa alla Vuelta. Non so cosa potrò fare io in futuro, mi auguro di poter fare gli stessi passi, ma è molto difficile. Vedrò anno dopo anno in che direzione andare e che cosa fare, penso che con il giusto impegno si possa fare tutto. Le gare, però sono difficili, farò i giusti passi, scoprendo che corridore sono».

«Intanto – riprende subito – il prossimo anno passerò alla AG2R Citroen Continental (Bisiaux corre già nel team juniores, ndr). E’ la squadra giusta per me, francese e che mi darà gli spazi per gestirmi e conoscermi sempre meglio. Poi conosco tutto lo staff, che è un dettaglio da non trascurare».

Stradista e crossista

Leo Bisiaux corre anche nel ciclocross, e sul fango, dove mette le ruote vince. L’inverno appena passato ha fatto incetta di primi posti, tra i quali spicca una “tripletta” da capogiro: titolo nazionale francese, titolo europeo e maglia iridata. Un pensiero non può che andare in quella direzione, Bisiaux stesso non intende abbandonare questa disciplina che tanto gli piace e che gli porta numerose gioie. 

«Ora correrò su strada fino ai campionati europei – ci dice – e poi passerò al ciclocross. La scelta di continuare con l’AG2R è dovuta anche a questo, loro mi lasciano lo spazio per correre anche nel ciclocross. Abbiamo visto come ormai sia una disciplina che vale tanto, in chiave di preparazione e di crescita. Van Der Poel ha vinto entrambi i titoli iridati (strada e ciclocross appunto, ndr). Van Aert è uno degli atleti più forti in circolazione, insomma è una disciplina che porta tanti benefici, e in più mi piace tantissimo».

Mottes sprinta, Borgo no: gioia e rabbia al Lunigiana

02.09.2023
5 min
Salva

AMEGLIA – Gli attimi dopo l’arrivo sono scanditi da così tante emozioni che alla fine sembra siano passate ore, invece è tutto racchiuso in attimi. Il sole scalda la Lunigiana, rendendola una fornace contornata da verdi colline, che si fanno sempre più appuntite fino a diventare montagne. Intanto, i sette corridori in testa sono lanciati verso l’arrivo, pedalano forte e non si voltano indietro. Nordhagen, il norvegese leader della generale, è caduto in discesa, e ha perso 30 secondi.  

Sul traguardo, un rettilineo lungo, senza alberi che concedono una tregua dal caldo, sfreccia Lorenzo Mottes. Il trentino esulta con così tanta forza che quasi si sente l’eco: «Che cosa ho fatto! Che cosa ho fatto!». Non crede davvero di aver vinto. Ma è così e pian piano lo realizza, e molto probabilmente questa sera si addormenterà con lo stesso, largo, sorriso di adesso. 

Rabbia Borgo

Alessandro Borgo è nero di rabbia, la faccia rossa e lo sguardo che, se potesse, fulminerebbe Zeus stesso. Sbatte la bici, la sua alleata, che proprio oggi lo ha tradito, un salto di catena lo ha fermato proprio nel momento decisivo. «Che cosa ho buttato – urla – una tappa al Lunigiana, ecco cosa ho perso, non ci credo».

Il veneto respira, deve farsene una ragione, e forse questa rabbia si proietterà verso il finale di stagione. «E’ stata una tappa molto impegnativa – ci dice respirando profondamente – e nervosa. All’inizio si sentivano le gambe pesanti dopo le fatiche di ieri, così sono uscito dal gruppo e abbiamo anticipato la salita di Fosdinovo in otto. Poi le carte si sono mischiate e sono tornati sotto Widar, Nordhagen e Bisiaux. Nella discesa Nordhagen è caduto subito, una volta terminata siamo andati a tutta fino alla fine».

Alessandro Borgo, invece, non sprinta a causa di un salto di catena, la sua faccia dice tutto
Alessandro Borgo, invece, non sprinta a causa di un salto di catena, la sua faccia dice tutto
Alessandro, è il tuo secondo anno junior, come sta andando?

Ho fatto molte esperienze internazionali, sia l’anno scorso che quest’anno. Gare che mi hanno permesso di crescere molto e di confrontarmi con tanti ragazzi davvero forti. Quest’anno ho avuto un po’ di sfortuna nei primi mesi: cadute e forature in gare importanti (alle quali si aggiunge quella di oggi, ndr). Peccato, in preparazione al Giro della Lunigiana e al Buffoni, avevo vinto 4 gare, 3 nell’ultimo periodo.

Com’è confrontarsi con delle realtà diverse da quelle italiane?

Bello e stimolante. Già l’anno scorso ho avuto modo di correre contro Nordhagen e Bisiaux, gente che abbiamo visto tra i protagonisti a questo Giro della Lunigiana. A distanza di un anno posso dire che sono sempre molto forti, ma forse c’è meno differenza. 

Siamo a conoscenza di una persona che da quest’anno ti affianca nel tuo percorso, è Modolo, ci racconti come è nato questo contatto?

Mi ha scritto lui ad inizio di questa stagione, è sempre al mio fianco e mi aiuta spesso. Per esempio durante i primi mesi dell’anno ho avuto dei problemi al ginocchio dopo una caduta, lui mi ha portato dal suo fisioterapista, che mi ha visitato e risolto il dolore.

Ecco Borgo mentre racconta della tappa e dell’incidente meccanico accaduto, un vero peccato
Ecco Borgo mentre racconta della tappa e dell’incidente meccanico accaduto, un vero peccato
Come mai siete entrati in contatto?

Abitiamo a pochi chilometri di distanza, il suo obiettivo è quello di far crescere i corridori della nostra zona, Conegliano. Per farli poi passare nel mondo del professionismo, quindi ci siamo trovati. Tra l’altro Modolo collabora con Massimiliano Mori, che è anche il mio procuratore (nonché procuratore di Sacha quando correva, ndr). 

In che rapporti siete? Lo senti spesso?

Mi ha dato molti consigli, ad esempio: a febbraio ho corso la Gent-Wevelgem juniores con la nazionale. Prima di andare in Belgio ho parlato con lui e gli ho chiesto di raccontarmi un po’ i segreti della gara. Tra vento, pavé e muri mi è stato molto utile, mi ha detto dove posizionarmi in gruppo, muro dopo muro. Il mio 13° posto finale è in parte anche merito suo. 

Secondo ad Ameglia è arrivato Andrea Bessega, il friulano era in testa fino a 50 metri dall’arrivo
Secondo ad Ameglia è arrivato Andrea Bessega, il friulano era in testa fino a 50 metri dall’arrivo
Lo stai sentendo anche in questi giorni?

Sì. Mi sta aiutando con la gestione della gara e come curare l’alimentazione durante la corsa e dopo. Anche queste piccolezze sono fondamentali per emergere e crescere. Nelle prime due tappe non è andata male, ma ho pagato qualcosa perché il percorso non era vicino alle mie caratteristiche. Nella terza tappa (quella di ieri, ndr) abbiamo sottovalutato la fuga iniziale. Sono uscito di classifica e una volta successo volevo puntare su una vittoria. Ecco perché oggi fa male la sconfitta.

Che corridore ti senti di essere e di poter diventare?

Vedo che sono abbastanza forte nelle cronometro, ho vinto qualche prova contro il tempo, tra cui il campionato italiano a squadre. Sono arrivato quarto al campionato italiano a cronometro per juniores. Sento di poter crescere anche in questa disciplina. Tengo bene sulle salite lunghe e pedalabili e ho un buono spunto veloce. Credo di potermi definire un passista scalatore. 

La caduta in discesa di Nordhagen ha permesso a Leo Bisiaux di conquistare la maglia di leader (foto Fruzzetti)
La caduta in discesa di Nordhagen ha permesso a Leo Bisiaux di conquistare la maglia di leader (foto Fruzzetti)
E con Modolo hai anche pedalato oppure non ancora?

Non siamo riusciti ancora a fare una sgambata insieme. Appena tornerò a casa dai vari impegni prometto che andiamo a fare un giro. 

L’anno prossimo cosa farai?

Non so ancora quale sarà la mia strada. Ne ho parlato con loro (Modolo e Mori, ndr) e nei giorni dopo il Lunigiana decideremo. 

Imboscata francese a Chiavari: vince Decomble, terzo Mottes

01.09.2023
5 min
Salva

CHIAVARI – Quando lo speaker annuncia che c’è un uomo solo al comando nel tratto in discesa, e che si tratta di Lorenzo Finn, ci vengono in mente le sue parole di questa mattina. Il giovane ligure corre a pochi chilometri da casa e conosce bene quelle curve. Un allungo a 30 chilometri dal traguardo che però non porta un vantaggio in termini di tempo. A Chiavari si è presentato un gruppetto di nove corridori e la volata viene vinta dal francese Maxime Decomble, che anticipa Storm Ingebrigtsen e Lorenzo Mottes (foto Fruzzetti in apertura). Una volta tagliata la linea di arrivo in centro a Chiavari Lorenzo Finn ci spiega tutto: 

«Non volevo attaccare – dice confrontandosi anche con Lorenzo Mottes, della rappresentativa trentina – quella strada la conosco così bene che mi è bastato semplicemente far correre la bici per prendere un po’ di vantaggio. Secondi importanti che una volta finita la discesa mi sono serviti per rifiatare, mancavano 30 chilometri alla fine, non potevo pretendere di andare via da solo». 

Finn, a sinistra e Mottes, a destra, si confrontano sulla tappa appena conclusa
Finn, a sinistra e Mottes, a destra, si confrontano sulla tappa appena conclusa

Sigillo francese

La nazionale transalpina ha fatto il diavolo a quattro oggi, anzi a tre, come i corridori inseriti nella fuga. Sin da questa mattina a Portofino si parlava del disegno particolare di questa seconda tappa del Giro della Lunigiana. Poco meno di 100 chilometri, ma con tutte le difficoltà altimetriche racchiuse nella prima metà. Tre GPM: di terza, seconda e prima categoria, “denti aguzzi” pronti a ribaltare la classifica generale. 

I francesi hanno preso in mano la corsa dai primi chilometri, con l’intento di attaccare e mettere in difficoltà il leader della generale, Jarno Widar. Il belga è rimasto fuori dal primo attacco, e insieme a Nordhagen, secondo in classifica, ha cercato di rientrare. Il punto di svolta è arrivato nei chilometri finali del Passo del Portello, terza e ultima salita di giornata, quando Nordhagen è rientrato sui primi, mentre Widar non ha colmato il buco, rimanendo ad una manciata di secondi.

«L’attacco di Bisiaux – racconta il vincitore di oggi, Decomble – era previsto, una volta andati via siamo rientrati in due: Sanchez ed io. Appena abbiamo capito che Widar era rimasto indietro siamo andati a tutta. Bisiaux è il nostro leader, ma oggi era necessario che tutti tirassero per fare in modo di ridurre i pretendenti alla vittoria finale».

«Quando è rientrato anche Nordhagen – gli fa eco Finn – abbiamo iniziato a girare per guadagnare sempre più tempo. Un belga si è fermato ad aspettare Widar, ma in due non avevano tante chance di rientrare. Anche io avevo il mio interesse, perché Gualdi, il migliore degli italiani, era rimasto in gruppo. Infatti sono riuscito a strappargli la maglia azzurra».

Il sorriso di Mottes

Lorenzo Mottes taglia il traguardo contento e soddisfatto, si è lanciato nella volata e ne è uscito terzo. L’azione di oggi gli ha permesso di guadagnare tempo sui diretti rivali e di consolidare la sua posizione in classifica generale. Il suo tecnico, però, gli dà una “tiratina” di orecchie quando scopre che ai meno 3 dall’arrivo gli sono venuti i crampi. «Dovevi alzare la mano – gli dice – farti furbo, venire in ammiraglia e prendere un gel, qualcosa. Respiravi un attimo e poi saresti tornato nel gruppetto».

«L’obiettivo di giornata – racconta Mottes – era quello di anticipare, non credevo di poter fare così bene su una salita così lunga (il riferimento è al Passo del Portello, ndr). Quando ho visto Finn entrare nella fuga l’ho inseguito, ci divideva un solo secondo e potevo giocarmi la maglia di miglior italiano. Con il passare dei chilometri mi sentivo bene, ho sofferto un po’ gli ultimi 3 chilometri, dove siamo andati veramente forte. Lì mi si sono “inacidite” un po’ le gambe. Non sono abituato a questi livelli (dice con una risata, ndr) ma rispetto allo scorso anno ho visto che sono più vicino ai loro ritmi. Prima li vedevo quasi irraggiungibili, ora riesco a starci attaccato più facilmente».

Mottes riceve un “tiratina” di orecchie dopo l’arrivo, ma tutto sommato è contento per quanto fatto
Mottes riceve un “tiratina” di orecchie dopo l’arrivo, ma tutto sommato è contento per quanto fatto

I problemi al ginocchio

In questa stagione il nome di Lorenzo Mottes è uscito maggiormente nei primi posti degli ordini di arrivo. Ha lottato spesso con lo stesso Finn, l’ultima volta nella Collegno-Sestriere, dove i due hanno occupato il primo ed il secondo posto. 

«Nel 2023 riesco ad avere molta più continuità – dice – ho risolto un problema al ginocchio che mi ha dato fastidio lo scorso autunno. Avevo un problema alla cartilagine, sistemato grazie a degli esercizi di stretching che mi permettono di non avere dolore. Negli allenamenti spingo molto meglio e in corsa questo si vede. Ultimamente sto andando davvero bene, peccato per oggi, avrei preferito prendere la maglia azzurra (quella del miglior italiano, ndr). Però ho visto che è un obiettivo che può essere sempre più concreto, nelle prossime due tappe proverò ad attaccare Finn. Ci separa un solo secondo al momento, in più nella classifica generale sono solidamente in top 10, grazie ai quasi 3 minuti guadagnati oggi sugli altri».

Chiavari ci ricorda che è ancora estate, con un sole che batte forte sulle teste dei presenti, mentre l’aria si riempie del profumo di salsedine. Il centro si svuota in fretta, rimangono i curiosi sotto al palco delle premiazioni e qualche corridore che fa “girare” le gambe per defaticare. Domani la battaglia si accenderà di nuovo e tocca essere pronti.

Doppio squillo belga: al Lunigiana brilla Widar

31.08.2023
5 min
Salva

LA SPEZIA – Il 47° Giro della Lunigiana si apre con due semitappe di 50 chilometri l’una. La prima parte da La Spezia e arriva a Fivizzano, su una salita poco più lunga di tre chilometri. L’azione di potenza con la quale Jarno Widar, campione nazionale belga juniores, si è scollato di ruota gli avversari ha fatto impressione. Sulla salita che porta a Fivizzano si passa una prima volta e già Widar ha preso le misure. Così, quando viene affrontata per la seconda volta, quella decisiva, il belga sa già cosa deve fare. Sta sulle ruote degli avversari, che nel frattempo attaccano e si scornano, lui esce negli ultimi 300 metri e li beffa con facilità, tanto che a un certo punto fa una mezza pedalata, indeciso se fermarsi del tutto oppure spingere ancora un po’.

Doppietta nel pomeriggio

A poche ore di distanza dalla vittoria di Fivizzano, Widar bussa ancora una volta sul Lunigiana: nella seconda semitappa, quella del pomeriggio da Massa a Bolano. Questa volta la salita finale ha delle pendenze che fanno male solo a guardarle. Si va costantemente in doppia cifra, per tutti e tre i chilometri, con gli ultimi 300 metri da capogiro. Dall’ultima curva sbuca la maglia verde, quella di leader della classifica generale, Widar questa volta ha staccato tutti. Alza le braccia e incita la folla, quando la strada sotto le sue ruote ancora sale e inviterebbe a spingere ancora.

Ecco Widar premiato con la maglia rosa, quella del vincitore di tappa
Ecco Widar premiato con la maglia rosa, quella del vincitore di tappa

Il destino dei vincenti

Jarno Widar ha l’attitudine di un belga timido, piccolo e snello, con gambe magre ma potenti, così tanto da portarlo spesso ad alzare le braccia al cielo. Solo nel 2023 può contare su undici successi, compresi quello di oggi. Il suo rapporto con la bici è stato naturale, nato fin da piccolo e proseguito nel corso degli anni, per lui che è nato vicino a Liegi. 

«Ho iniziato ad andare in bici fin da piccolo – ci racconta all’ombra del pullmino della nazionale belga – nella squadra del mio paese. Non è sempre andata bene, viste anche le mie caratteristiche fisiche sono cresciuto più tardi rispetto ad altri. Sono cresciuto volta per volta e anno dopo anno. Prima vincendo qualche gara minore, solamente l’anno scorso sono riuscito ad affermarmi su traguardi più importanti, come quello della Nokere-Koerse».

L’anno della svolta

Jarno Widar è ufficialmente esploso quest’anno, con tanti successi, alcuni che lasciano intendere le qualità del ragazzo. Spiccano però due risultati importanti: la Kuurne-Bruxelles-Kuurne e il Giro delle Fiandre, entrambe le gare vinte in solitaria. A Kuurne, addirittura, i minuti di vantaggio sul secondo classificato sono stati quasi due.

«Sono un corridore che va bene un po’ su tutti i terreni – continua – vincere gare così importanti quest’anno mi ha dato tanto morale e fiducia. Ho capito che non ci sono limiti alle mie possibilità, ho vinto sulle pietre e in montagna alla Classique des Alpes. Penso sia stata la vittoria più bella, quella che mi ha dato più soddisfazioni. In Belgio non abbiamo salite lunghe e impegnative come quelle che trovi sulle Alpi. Quindi uscire dal mio Paese e vincere su un terreno tanto diverso ha acceso qualcosa in me. Invece, un successo sulle pietre è particolare, ma molto più normale per me. Anche vincere il titolo nazionale è stata una grande gioia, indossare questa maglietta è particolare».

Dopo una crescita graduale, Widar quest’anno ha affermato le sue qualità
Dopo una crescita graduale, Widar quest’anno ha affermato le sue qualità

Gran finale di stagione

Nel mese di agosto il giovane belga ha corso il mondiale a Glasgow, dove però si è dovuto ritirare a causa di un guasto tecnico. Mentre, nelle settimane successive è venuto a correre in Italia, nella bergamasca dove è arrivato secondo al Memorial Pietro Merelli, mentre il giorno successivo ha vinto il Trofeo Paganessi. Due gare che gli sono servite per arrivare pronto a questo Giro della Lunigiana. 

«In Italia ho corso per la prima volta quest’anno – racconta ancora Widar – prima all’Eroica Juniores ma non è andata bene. Invece, in questo mese di agosto sto raccogliendo tanto. Purtroppo a Glasgow sono stato sfortunato, ho avuto un guasto meccanico nel momento sbagliato. L’obiettivo è quello di rifarmi al campionato europeo e se arrivo con questa condizione posso fare davvero bene».

Jarno Widar è un secondo anno, questo vuol dire che l’anno prossimo lascerà il Crabbé Toitures – CC Chevigny Junior, sua squadra attuale, e passerà under 23.

«Andrò a correre nel development team della Lotto-Dstny – conclude – vedremo come va il primo anno e poi capiremo che strada intraprendere. Neanche io so bene cosa aspettarmi, forse mi concentrerò di più sugli arrivi in salita, ma lo scopriremo strada facendo».

Entriamo nei segreti del 47° Giro della Lunigiana

25.08.2023
7 min
Salva

Il 31 agosto, da La Spezia, prenderà il via il 47° Giro della Lunigiana “La gara dei futuri campioni”. Una corsa a tappe dedicata alla categoria juniores che nel tempo ha premiato quelli che erano i talenti più promettenti. Nel passato ha visto il successo di Simoni, Di Luca, Cunego e Nibali. In tempi più recenti, invece, si sono aggiudicati questa corsa nomi del calibro di: Bettiol, Mohoric, Geoghegan Hart, Pogacar ed Evenepoel. L’ultimo italiano a vincere il Giro della Lunigiana è stato Andrea Piccolo, nel 2019.

Nel 2019 il Giro della Lunigiana lo ha vinto Andrea Piccolo (al centro): è stato l’ultimo italiano
Nel 2019 il Giro della Lunigiana lo ha vinto Andrea Piccolo (al centro): è stato l’ultimo italiano

Cinque tappe

Tre tappe e due semitappe (entrambe nel primo giorno di corsa) da godersi tutte d’un fiato. Si attraversano le regioni di Liguria e Toscana, dove la pianura è soltanto un ricordo lontano. Da queste parti per fare la differenza la catena deve essere sempre in tiro ed il corridore attento e con l’attenzione ai massimi livelli. Alessandro Colò, uno degli organizzatori della corsa, le ha provate tutte e ci racconta cosa dovranno aspettarsi i corridori (nella foto di apertura a Portofino, sede di partenza della seconda tappa). 

«Saranno quattro giorni durissimi – spiega – non ci sono cronometro e gli arrivi non sono mai semplici da interpretare. Non c’è la tappa dedicata ai velocisti, in Lunigiana non è sempre semplice trovare la pianura».

Partenza con il botto

Le prime due semitappe, da correre entrambe nella giornata del 31 agosto, saranno uno spartiacque iniziale. Mettere fatica nelle gambe ai corridori fin da subito porterà a scremare già il gruppo tra chi corre per vincere e chi dovrà difendersi.

«Già dalle prime due semitappe – continua Colò – La Spezia-Fivizzano e Massa-Bolano si capiranno tante cose. In entrambi i casi è previsto un arrivo in salita. Nella tappa del mattino (la tappa 1a), con arrivo a Fivizzano, si passa due volte sotto il traguardo in un circuito davvero tosto. La strada che porta a Fivizzano sale, misura poco più di 3 chilometri e serve tanta forza per emergere».

«A poche ore di distanza si riparte, questa volta da Massa, in direzione Bolano (tappa 1b). Altra semitappa da 50 chilometri. Anche in questo caso i ragazzi faranno un circuito che passa ai piedi della salita finale. Un’ascesa davvero interessante, con gli ultimi 300 metri all’interno del borgo medievale di Bolano. Un finale intricato, con i sanpietrini e che si snoda all’interno dei “carruggi”, come li chiamiamo noi in dialetto ligure: delle strade strette e tortuose. I corridori che vorranno vincere dovranno stare nelle prime posizioni».

Una delle partenze più suggestive del Giro della Lunigiana è quella di Portofino, con i corridori che si specchiano nel mare
Una delle partenze più suggestive del Giro della Lunigiana è quella di Portofino

Sul mare

La seconda tappa, in programma l’1 di settembre, va da Portofino a Chiavari, quasi 100 chilometri e tanto dislivello. Si affronteranno tre salite, in ordine crescente di difficoltà: la prima è un GPM di terza categoria, poi subito dopo ne arriva un altro di seconda categoria. La salita di giornata è quella di Passo del Portello, che termina alla metà esatta della tappa, poi si scende fino a Chiavari per l’arrivo. 

«E’ una tappa divisa in due – racconta Alessandro Colò – con una prima parte davvero impegnativa. La salita di Passo del Portello misura 14 chilometri e ha pendenze sempre sopra il 7%. Non tutti i corridori sono abituati ad affrontare salite così lunghe e impegnative. Dal punto di vista tattico è una gara apertissima, molti corridori perderanno le ruote in salita, bisogna capire in che modo i primi affronteranno la discesa. Questa si divide in due parti: la prima misura 10 chilometri ed è una discesa vera, con tante gallerie. Poi spiana e diventa un falsopiano al 2% per altri 10 chilometri, se davanti trovano l’accordo dietro non rientrano più. Altrimenti, se iniziano a scattarsi in faccia, non fanno velocità ed il gruppo si “appalla”. Potrebbe arrivare un gruppo di 50 oppure anche uno in solitaria. 

Le strade della Lunigiana sono un continuo sali e scendi, non c’è tempo per respirare (foto Michele Bertoloni)
Le strade della Lunigiana sono un continuo sali e scendi, non c’è tempo per respirare (foto Michele Bertoloni)

Occhi aperti

Le ultime due tappe si svolgono all’interno del territorio della Lunigiana, la terza la “Terre di Luni Stage” prende il nome dallo sponsor: un’azienda che offre esperienze ed attività, tra cui anche escursioni in bicicletta, in questo territorio tutto da esplorare.

«La tappa numero tre – riprende Colò – parte e finisce ad Ameglia, sede dell’azienda Terre di Luni, il trasferimento porta i corridori fino a Sarzana. Si passa da Aulla, Villafranca in Lunigiana, insomma è un continuo sali e scendi. Una fatica continua che rimane nelle gambe dei corridori, in quel tratto non succederà un granché ma è un antipasto per la salita finale di Fosdinovo. Si tratta di un’ascesa famosa per il Giro della Lunigiana, che è stata scalata più volte. In questo caso, però, si cambia versante: sono 14 chilometri, ma di salita vera se ne contano 7. Le pendenze sono sempre intorno al 7% ma non vanno oltre. La parte più “interessante” arriva dopo, con una discesa tecnica e gli ultimi dieci chilometri che sono in pianura. Gli scalatori puri, se davanti da soli, potrebbero piantarsi, quindi chi vuole vincere quella tappa deve avere buone doti da passista». 

Si chiudono i giochi

Il giorno dopo sveglia presto per la quarta ed ultima tappa del 47° Giro della Lunigiana. Partenza prevista per le ore 9:20, quindi la sveglia nelle camere dei corridori suonerà molto presto. 

«La partenza anticipata – conclude Colò – potrebbe essere un fattore che influenzerà sul recupero dei ragazzi. Le tre salite previste, tutte di seconda categoria, non sono impossibili. Chi avrà in squadra il leader dovrà gestire lo sforzo almeno fino all’ultima salita, che si trova a ridosso del traguardo. Lì si darà fuoco alle polveri, mi aspetto dei distacchi ridotti tra i primi della classifica. L’ultima salita, quella di Montecchio, è paragonabile ad un muro delle Fiandre: un chilometro, o poco più, con pendenze cattive e strada stretta e tortuosa. Come la discesa che porta al traguardo, chi vorrà attaccare dovrà stare davanti e non correre rischi».

Abbiamo già avuto modo di parlare con alcuni tecnici regionali che guideranno le squadre, uno su tutti Eros Capecchi, alla guida della selezione umbra. L’ex professionista ci ha detto che le ricognizioni saranno importanti, viste le strade strette e mai totalmente pianeggianti. La tavola è pronta, non ci resta che scendere in strada e goderci la “Corsa dei futuri campioni”!

Capecchi: i giovani, le gioie e le fatiche del ciclismo

18.08.2023
5 min
Salva

Eros Capecchi è tornato a casa, nel vivaio di famiglia, dove lavora e intanto pensa al ciclismo. Nei giorni scorsi è stato in ritiro con i ragazzi del Comitato Regionale Umbro, del quale è cittì. Il caldo nel centro Italia si fa sentire e quando gli facciamo notare che la sua regione è “bollino rosso” risponde così: «Ora capisco perché sento tutto questo caldo – ride – io al meteo ci bado poco. Tanto non è che si possa fare qualcosa se fa caldo o meno».

Il lavoro procede e le piante stanno bene, neanche loro sembrano soffrire troppo il caldo. «Di acqua ne abbiamo – dice Capecchila diga del Monte Doglio ha ottimi livelli e non dovrebbero esserci problemi. Poi nel nostro vivaio abbiamo tante colture a terra, che richiedono meno cure e acqua. Qualche pianta in vaso si secca, ma è normale che sia così». 

Il ritiro di Livigno è servito per creare un gruppo coeso ed unito, in vista dei prossimi impegni
Il ritiro di Livigno è servito per creare un gruppo coeso ed unito, in vista dei prossimi impegni

I suoi ragazzi

Capecchi parla, lo fa volentieri e la telefonata diventa un motivo per affrontare tanti argomenti legati al ciclismo. La passione per la bici è tanta, e quella di coltivare i nuovi talenti del vivaio ciclistico dell’Umbria è anche di più

«Mi piace molto lavorare con i ragazzi – conferma l’ex professionista – vedi i miglioramenti, ti ascoltano. C’è sempre chi fa un po’ di testa sua, ma è normale, una volta sbattuto il muso torna sui suoi passi. Fa parte della crescita e dell’essere adolescenti. Questa esperienza, nata per gioco, è appagante. Seguo i ragazzi da quando hanno 12 anni fino ai 18, li vedo crescere e li seguo per ogni categoria». 

I ragazzi ci sono e Capecchi sarà chiamato a convocarne sei per il prossimo Giro della Lunigiana
I ragazzi ci sono e Capecchi sarà chiamato a convocarne sei per il prossimo Giro della Lunigiana
Che metodo utilizzi con loro?

Non ce n’è uno specifico. Li ascolto, li frequento e cerco di capire. Devi guadagnarti la loro fiducia affinché si aprano e ti parlino dei loro problemi e delle loro preoccupazioni. Riesco a fondermi con loro, mantenendo sempre dei limiti precisi che mi permettono di avere un’autorità. 

Il rapporto che hai ti piace?

Tanto, ho il modo di legare insieme a loro, magari divertendoci insieme. E’ capitato di fare qualche partita a biliardino o di andare a mangiare un gelato. Se i ragazzi si sentono a loro agio, ti vengono a chiedere cose che magari non avrebbero il coraggio di domandarti. Sono esempi banali ma che costruiscono un bel rapporto, non si può sempre e solo dire “no”. 

Pedalate e momenti di divertimento, nel ritiro di agosto c’è stato spazio per tutto
Pedalate e momenti di divertimento, nel ritiro di agosto c’è stato spazio per tutto
I giorni a Livigno come sono andati?

Bene. E l’ho capito dal fatto che mi seguissero in tutto e per tutto. Anzi, spesso erano loro a chiedermi di fare qualche lavoro in più. Hanno proprio dato il cuore e queste per un tecnico sono grandi soddisfazioni. Lo fanno perché sanno che poi possono chiederti di prendere un gelato o mangiare un piatto di patatine. Sono piccole cose che creano il gruppo e la fiducia reciproca. 

Ora siete tornati, in che modo si lavora fino ai prossimi impegni?

Correranno domenica e andrò a vederli. Ho ancora qualche dubbio da sciogliere, ma lo farò in corsa. Per i prossimi impegni – Vertova, Paganessi e Lunigiana – dovrei scegliere sei ragazzi e portarli sempre con me. Però diventa difficile, perché qualcuno ha degli impegni con la scuola e non è sempre libero. L’idea è quella di andare a vedere le strade del Lunigiana, subito dopo il Paganessi. E’ sempre bene prendere le misure con quei percorsi, il Lunigiana in foto sembra semplice, poi vai lì e ti ammazza.

Per Capecchi si avvicina il secondo Giro della Lunigiana alla guida della formazione umbra
Per Capecchi si avvicina il secondo Giro della Lunigiana alla guida della formazione umbra
Hai tanta scelta quindi?

Sì e mi fa piacere, perché vuol dire che si è lavorato bene. Mi mettono in difficoltà, nel senso buono del termine chiaramente. 

Sono curiosi delle tue esperienze passate, del corridore che sei stato?

Tutto si basa sulla fiducia, nel momento in cui si fidano di te sono loro a domandarti. Io non uso il metodo del “ai miei tempi” anche perché diventa facile che ti prendono in giro, diventi il vecchio che non vogliono ascoltare. Devi essere uno di loro, quando instauri questo tipo di rapporto si aprono e ti chiedono consigli e suggerimenti. 

E’ un movimento, quello della tua regione, in continua crescita?

Mi piace davvero come stiamo lavorando. Tra quattro o cinque anni ci saranno delle grandi soddisfazioni. Alcuni ragazzi li vedo, soprattutto gli allievi, fanno risultati ma sono ancora “bambini”. 

I giovani non si crescono con la teoria del “ai miei tempi” a loro interessa del futuro
I giovani non si crescono con la teoria del “ai miei tempi” a loro interessa del futuro
Dopo un anno di lavoro che cosa pensi del ciclismo moderno?

Posso dire che in Italia non abbiamo capito bene cos’è il ciclismo ora. Diciamo che i ragazzi vanno fatti crescere tranquillamente, poi però abbiamo degli atleti validi che da under 23 non riescono a trovare squadra. Non bisogna spremerli, ma metterli nelle condizioni di fare del loro meglio. Se continuiamo così non li facciamo crescere lentamente, ma smettere velocemente. 

In questo è cambiato molto il ciclismo.

Non ci sarà più il corridore che farà 17 anni di carriera, ma che problema c’è? Il ciclismo è più veloce, non è bello da dire, ma ora hai meno possibilità di provarci. Lo vedo in una regione come la nostra, dove abbiamo buoni corridori anche senza numeri elevati di tesserati. Anche se a livello di Comitati Regionali non è semplice.

In che senso?

Ne parlavo lo scorso anno con Salvoldi, proprio al Lunigiana. L’intento è fare più corse a tappe e far crescere il movimento, per noi regioni l’interesse è alto. Il problema poi è riuscire ad organizzare la stagione quando i soldi scarseggiano. Anche il ritiro appena fatto a Livigno lo hanno pagato le squadre e in parte alcuni genitori. Senza considerare che il nostro presidente mette spesso soldi di tasca sua.

Piemonte: niente tricolori e Lunigiana per chi va via

12.01.2023
6 min
Salva

Abolizione dei vincoli regionali e delle plurime. Punteggio di valorizzazione. Bonus. Contributi da versare al Comitato quando l’atleta cambia regione. Saranno pure questioni per addetti ai lavori e probabilmente, guardando passare la corsa, non se ne coglie la profondità, ma possono cambiare faccia al gruppo. Dopo l’intervista della scorsa settimana con Alessandro Spiniella (team manager della General Store e Vice Presidente del CR Veneto), ci ha contattato Massimo Rosso, Presidente del Comitato Regionale Piemonte. Ci ha raccontato come si lavora nella sua regione alla luce delle nuove regole, per animare un dibattito che magari potrà portare a rileggerne alcune.

Anche perché, dopo aver letto la svolta del Piemonte, resta il fatto che a fare le spese delle nuove regole, in un modo o nell’altro, sono sempre gli atleti e le loro famiglie.

«Come regione – racconta Rosso, 50 anni, cuneese di Cherasco – abbiamo fatto una delibera del Consiglio, in una seduta aperta a tutti i consiglieri provinciali. Sostanzialmente abbiamo liberalizzato i trasferimenti extra regionali, anche nelle categorie in cui non sono previsti. Ci troviamo di fronte a queste… mecche fuori regione, dove i corridori vogliono andare a correre. E allora abbiamo detto: “Benissimo, andate pure. Fate l’esperienza che volete, noi non esercitiamo più nessun tipo di veto”. Però al contempo vogliamo tutelare le nostre società, perciò abbiamo stabilito che nelle rappresentative del Piemonte saranno convocati solo i ragazzi che corrono in regione. Chi va fuori, non potrà fare il campionato italiano o ad esempio il Lunigiana. In realtà, visto che si tratta di gare cui si va per selezione, non è detto comunque che tutti ci vadano».

I giovani del fuoristrada verranno coinvolti anche nell’attività su strada (foto CR Piemonte)
I giovani del fuoristrada verranno coinvolti anche nell’attività su strada (foto CR Piemonte)
Nelle altre regioni trovano di meglio?

Secondo noi le squadre piemontesi non hanno niente da invidiare. Volendo, un ragazzo può fare una valida attività anche qui, siamo attrezzati con tutto quel che serve. In più quest’anno amplieremo di gran lunga l’attività delle rappresentative regionali. Faremo a breve un ritiro con tutti i probabili convocati, come una volta c’erano i Probabili Olimpici. Sarà un ritiro di due giorni, in cui abbiamo invitato una serie di professionisti, dai medici ai preparatori.

Con quale obiettivo?

Svilupperemo l’attività juniores. Oltre alla Classique des Alpes, faremo anche una corsa a tappe in Spagna e un’altra in Francia. Andremo via con 5-6 ragazzi, spendendo sui 4.000 euro per volta, mettendo a disposizione anche un preparatore. Poi faremo correre gli allievi e gli esordienti il più possibile nelle gare di rappresentativa. Cercheremo di inserire i bikers nell’attività su strada, perché abbiamo visto che il fuoristrada ha tantissima attività giovanile, ma poi crescendo nelle categorie si perdono.

All’estero con juniores e anche allievi?

Stiamo lavorando con tutte le categorie. Pietro Mattio lo abbiamo portato noi per due anni di fila alla Classique des Alpes. Quest’anno correrà alla Jumbo Visma ed è stato notato proprio grazie all’attività internazionale fatta con noi. Ho letto l’intervista che avete fatto a suo padre e lo ha riconosciuto anche lui. Egan Bernal è venuto fuori alla Androni di Torino, vivendo vicino casa di Giovanni Ellena a Pertusio. Poi è andato al Team Sky, ma è diventato corridore in Piemonte.  

Mattio ha corso per due anni la Classique des Alpes, poi è approdato alla Jumbo Visma Development (foto Nicolas Gachet-Direct Velo)
Mattio ha corso per due anni la Classique des Alpes, poi è approdato alla Jumbo Visma Development (foto Nicolas Gachet-Direct Velo)
Cosa dicono le società piemontesi?

L’hanno accolta benissimo, dicendo che era ora. Le uniche telefonate di disappunto sono arrivate dalle squadre extraregionali, perché il corridore che vuole fare il Giro della Lunigiana, parlando di juniores, capisce che non sarà selezionato.

Date il via libera fuori regione e rinunciate a percepire i punteggi?

Anche volendo, non possiamo rinunciare a quei soldi. L’eventuale revisore dei conti o la stessa Federazione potrebbero chiederci ragione del perché quei contributi non siano entrati. Diverso se fossimo una società, come la General Store con Busatto. Se invece la Federazione mi desse la discrezione, allora il Comitato può anche scegliere di non farli pagare e come Piemonte non li chiederemmo. E poi se ci pensate…

Che cosa?

Non è nostro interesse mandare i corridori fuori regione, il fatto di lasciarli liberi penalizza anche noi. Nell’ipotesi che io abbia uno davvero forte, se lo lascio andare, rinuncio anche alla chance di vincere il Lunigiana.

Però spesso sono i genitori a pagare quei soldi.

Questa è un’altra stortura, però non è un’anomalia solo del ciclismo, ma dello sport italiano di base che vive sulle spalle dei genitori e sul loro volontariato. Se tuo figlio ti dice che vuole andare a correre in una grande squadra, ma ci sono da pagare 2.000 euro che la società non vuole versare, cosa fa quel genitore? Il discorso mi pare sia partito dal caso di Stefano Minuta. La sua squadra juniores era libera di farsi pagare, come di rifiutare quei soldi. Vengono da me che sono avvocato, facciamo una lettera e stabiliamo che quei soldi non si versano. Siamo nella contrattazione privata, nessuno verrà mai a chiedermene conto. 

E se la famiglia non può pagare?

Il ciclismo non è più uno sport popolare. Certo, lo puoi fare anche con una bicicletta economica e, se sei un fenomeno, fino alle categorie giovanili puoi fare risultati. Però arriva il momento in cui il mezzo meccanico è fondamentale. Anche nella corsa a piedi le scarpe non costano certo poco. Fare sport in Italia è costoso.

Il risultato è che al Sud, dove potrebbe girare meno denaro, si rischia di perdere dei ragazzi per la minore capacità finanziaria delle famiglie.

Io ovviamente non sono d’accordo sull’abolizione dei vincoli regionali e non sono d’accordo sull’abolizione delle plurime, questo è pacifico. L’ho sempre detto. Anche perché certe regioni adesso verranno completamente depauperate. Lavorando nel modo giusto, un altro Vincenzo Nibali non dovrebbe andare via di casa a 16 anni. Vai con la tua società a Messina e lo coccoli dove è nato. Lo fai crescere a casa sua, non molla la famiglia, gli amici e la scuola. Quando diventerà U23, sarà un’altra cosa. Ormai invece ci sono due o tre regioni che fanno incetta di corridori e i ragazzi fanno la fila per farsi prendere. 

Nel 2021 del dominio francese al Lunigiana, aveva infatti pensato Oioli a tenere alta la bandiera piemontese con due vittorie
Nel 2021 del dominio francese al Lunigiana, Oioli con due vittorie tenne alta la bandiera piemontese
Pensa che ci sia migrazione di atleti anche al di sotto degli juniores?

Vogliamo parlare degli esordienti che hanno il procuratore? Si esaspera un ragazzino di 13-14 anni, mettendogli addosso uno stress mostruoso. Questo magari vince 10 gare. Si crede il fenomeno del futuro, quando magari ha solo sviluppato prima. Poi passa junior e da 10 ne vince una. Quando arriva U23, se ci arriva, scopre le ragazze e ha speso così tanto psicologicamente che molla il ciclismo. Se sei un fenomeno davvero, arrivi lo stesso. Difficilmente Nibali (parlo sempre di lui perché è l’ultimo grande che abbiamo avuto) sarebbe finito a fare l’operaio in fabbrica. A questo punto credo sia meglio mettere il cartellino come nel calcio. Questa riforma ha scompigliato le cose.