Delfinato o Svizzera per il Tour? Parlano i numeri…

15.06.2025
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Qual è l’approccio migliore al Tour? L’opinione comune è che il Giro del Delfinato dica con poco meno di un mese di anticipo quel che poi vedremo alla Grande Boucle, ma è davvero più propedeutico del Giro di Svizzera, che prende il via proprio oggi quando la corsa francese si conclude? A giudicare dalle rispettive liste di partenza verrebbe proprio da dire di sì. Come si fa a non pensare che Pogacar, Vingegaard e Evenepoel non saranno i protagonisti assoluti anche a luglio? Tra l’altro lo sloveno vincitutto aveva preso parte una sola volta alla prova transalpina, guardate che sconquassi ha creato.

Jonas Vingegaard primo al Delfinato 2023 per poi andare a sbancare il Tour. La sfida a Pogacar è già lanciata
Jonas Vingegaard primo al Delfinato 2023 per poi andare a sbancare il Tour. La sfida a Pogacar è già lanciata

In 14 hanno fatto doppietta

Mettiamo però a confronto le due corse: il Delfinato ha iniziato la sua storia nel 1947, saltando da allora solamente le edizioni del 1967-68 (neanche il Covid lo ha fermato). Ci sono state ben 14 occasioni in cui il vincitore si è portato a casa anche la maglia gialla a Parigi. A dir la verità sarebbero 16, contemplando i due successi di Lance Armstrong poi cancellati come tutta la sua carriera. Il primato in fatto di “doppiette” spetta a Chris Froome, che era solito abbinare le due prove e che ha contraddistinto le annate 2013-15-16. Facendo meglio di Bernard Hinault che centrò l’abbinata nel 1979 e ’81.

E Merckx? Il Cannibale ottenne la doppietta solamente nel 1971, unico anno d’altronde nel quale vinse la prova chiamata allora Criterium du Dauphiné Libéré, dal nome del giornale patrocinatore. Ma tornando a tempi più vicini ai nostri, chi è riuscito nell’impresa negli ultimi vent’anni? La cosa curiosa è che il Delfinato è stato spesso favorevole ai britannici: detto della tripletta di Froome, anche Wiggins prese spinta da qui per vincere la sua unica maglia gialla, nel 2012, lo stesso fece Geraint Thomas nel 2018. Ultimo in ordine di tempo a fare l’abbinamento è stato Jonas Vingegaard, vincitore  nel 2023 e poi capace di dare scacco matto a Pogacar nel 2023. Riuscirà lo sloveno ad aggiungersi alla lista?

Chris Froome ha il primato in fatto di doppiette Delfinato-Tour, 3 dal 2013 al 2016
Chris Froome ha il primato in fatto di doppiette Delfinato-Tour, 3 dal 2013 al 2016

L’impresa di Bernal datata 2019

Spostiamo ora il nostro obiettivo sul Giro della Svizzera, dalla storia più antica essendo iniziato nel 1933. Da allora solamente due corridori sono riusciti a fare doppietta, a parte Armstrong nel 2001 cancellato come detto prima. Uno naturalmente è Merckx nel 1974, il suo anno d’oro nel quale si concentrò praticamente sulle corse a tappe inserendo la vittoria elvetica fra i trionfi a Giro e Tour. L’altro è stato Egan Bernal, che proprio dal Giro della Svizzera prese l’abbrivio per andare a conquistare il Tour: in quell’anno il Delfinato era andato a Fuglsang, che poi al Tour si ritirò confermando la sua idiosincrasia per la Grande Boucle.

Bernal è uno dei due soli corridori che ha vinto il Tour dopo aver trionfato in Svizzera
Bernal è uno dei due soli corridori che ha vinto il Tour dopo aver trionfato in Svizzera

Giro di Svizzera, appuntamento che dà segnali

I numeri però raccontano anche altro, piccole grandi storie come quella del 1975, cinquant’anni fa quando Merckx chiuse lo Svizzera al secondo posto, beffato da Roger De Vlaeminck. Poi il belga andò al Tour sicuro di suonare la sesta sinfonia, trovandosi però di fronte all’enfant du pays Bernard Thevenet, uno di quelli che realizzò la doppietta Delfinato-Tour. Oppure quella della famiglia Schleck, i fratelli lussemburghesi con Frank che nel 2010 vinse il Giro di Svizzera battendo anche Armstrong ma al Tour, dov’era uno dei favoriti, cadde nella terza tappa rompendosi una clavicola in tre punti.

Se proviamo ad allargare il discorso ai podi, scopriamo che comunque il Giro della Svizzera sta guadagnando rispetto come prova propedeutica del Tour. Lo sanno bene ad esempio Richard Carapaz, secondo nel 2021 prima di chiudere terzo in Francia (e poi andare a prendersi l’oro olimpico, ma questa è un’altra storia), oppure Geraint Thomas, vincitore sulle strade elvetiche nel 2022 per poi finire anche lui terzo al Tour. E’ un po’ quello che sperano anche i favoriti dell’edizione che parte oggi, come Almeida (che punta a confermarsi grande specialista delle corse a tappe di una settimana prima di mettersi al servizio del sovrano sloveno) oppure Geoghegan Hart o anche Vlasov.

Thevenet e Merckx, protagonisti di un’epica sfida al Tour de France 1975
Thevenet e Merckx, protagonisti di un’epica sfida al Tour de France 1975

Anderson e il colpaccio di 40 anni fa

Ma c’è stato mai qualcuno che è riuscito nella doppietta Delfinato-Svizzera? Oggi sarebbe impossibile data la loro contemporaneità, ma in passato c’era più differenza temporale e l’impresa riuscì all’australiano Phil Anderson nel 1985. Anche lui era uno specialista delle corse a tappe medio-brevi, aveva già vinto il Giro del Mediterraneo che al tempo (quando il calendario era molto più ristretto rispetto a oggi) inaugurava la stagione e che realizzò una doppietta che lo proiettò tra i papabili per la maglia gialla. Ma il Tour è un’altra cosa. In Francia chiuse 5°, il suo miglior piazzamento di sempre. E obiettivamente poteva anche stargli bene così…

De Pretto e i primi (incoraggianti) passi nel WorldTour

15.06.2024
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La prima stagione tra i professionisti di Davide De Pretto sta procedendo secondo il piano stabilito dal suo team, la Jayco-AlUla. Il veneto classe 2002, rientrato pochi giorni fa dal Giro del Delfinato, sta mettendo insieme tante esperienze differenti. Il suo calendario fino ad ora recita: 36 giorni di corsa, di cui l’esatta metà, 18, nel WorldTour. 

De Pretto ha collezionato presenze a gare importanti, come Strade Bianche, Milano-Sanremo, Liegi e Delfinato. A queste ha alternato corse minori dove però ha avuto modo di mettersi alla prova, collezionando qualche piazzamento e il suo primo podio tra i professionisti, al Tour of Oman. A cui sono seguiti un secondo e un terzo posto di tappa alla Coppi e Bartali

De Pretto è alla sua prima stagione tra i pro’ in maglia Jayco-AlUla
De Pretto è alla sua prima stagione tra i pro’ in maglia Jayco-AlUla

Le fatiche francesi

Al Giro del Delfinato De Pretto ha avuto modo di toccare con mano i ritmi che si respirano in una corsa a tappe di alto livello. Tutti i giorni si sfiorano ritmi altissimi, la fatica nelle gambe e tanta esperienza da mettere in cascina. 

«Sto bene, ho finito da poco di allenarmi – racconta – in palestra per la precisione. Sto continuando a farla, anche durante la stagione, soprattutto per la parte alta, il cosiddetto core. Con il Delfinato ho messo alle spalle un po’ di fatica, ora recupero in vista del campionato italiano del 23 giugno. In Francia la cosa che ho notato è come i primi vadano davvero forte. Arrivavo da un periodo di altura nel quale non ero stato bene, quindi la condizione non era quella desiderata. Avevo nel mirino le tappe due, tre e cinque, ma senza una gamba adeguata era impossibile anche pensare di tener duro».

De Pretto ha già corso molte gare importanti, tra cui la Strade Bianche
De Pretto ha già corso molte gare importanti, tra cui la Strade Bianche
Una bella esperienza comunque?

Assolutamente, ho visto qual è il ritmo al Tour de France. I miei compagni più esperti mi hanno detto che i ritmi sono gli stessi. In salita tutti tenevano duro, era difficile vedere gente che si staccava subito (questo dettaglio lo ha notato anche Fancellu, ndr). 

Stagione piena fino ad ora…

Sono contento di ciò, ho iniziato a correre il 21 gennaio in Spagna alla Ruta de la Ceràmica e praticamente non mi sono mai fermato. Ho avuto il mio spazio nelle gare minori, come le 2.Pro o le 2.1 come la Coppi e Bartali. Nel WorldTour, invece, ho fatto parecchia fatica. Anche se al Giro dei Paesi Baschi ho conquistato la mia prima top 5 nella massima categoria. Quel giorno, devo ammettere, ero parecchio felice. 

Il primo podio è arrivato al Tour of Oman, terzo nella quarta tappa
Il primo podio è arrivato al Tour of Oman, terzo nella quarta tappa
La condizione era al livello previsto?

Stavo bene, forse un po’ stanco, tanto che dopo i Baschi mi sarei fermato volentieri, ma la squadra ha voluto portarmi in Belgio per fare Freccia e Liegi. Ci tenevo anche io, così ho stretto i denti e sono andato.

Tra gli U23 alla Liegi hai fatto terzo, com’è stato correre quella dei professionisti?

Sono molto diverse, anche solo per la distanza. Correre 80 chilometri in più non è semplice, poi i metri di dislivello tra i pro’ sono 4.500. E’ una corsa per gente leggera. Per il futuro penso possa diventare una gara adatta a me, con salite brevi ed esplosive. Penso sia una questione di maturazione, perché dopo 220 chilometri devi avere le gambe per attaccare sulla Redoute e reggere il ritmo dei migliori. 

Durante l’inverno ha fatto un carico di lavoro quasi doppio rispetto a quando era U23 (foto Instagram)
Durante l’inverno ha fatto un carico di lavoro quasi doppio rispetto a quando era U23 (foto Instagram)
Crescita e fondo. A proposito in inverno come hai lavorato?

Durante la preparazione le ore sono raddoppiate rispetto a quelle che facevo tra gli under 23. Ho messo alle spalle tanto fondo, poi con l’avvicinamento alle gare abbiamo fatto sempre più intensità. Anche nel ritiro appena concluso ad Andorra l’ultima settimana ho messo nelle gambe allenamenti più intensi. Rispetto allo scorso anno faccio più lavori di forza in palestra piuttosto che in bici. 

Se si guarda al calendario si nota come tu stia facendo molte più gare a tappe rispetto a quando eri U23. 

Questo mi sta dando una grande mano nel crescere e migliorare. Già dalla seconda corsa a tappe di quest’anno, il Tour of Oman, mi sentivo sempre meglio. Da under 23 fare una gara a tappa mi stancava molto, arrivavo gli ultimi giorni finito, non vedevo l’ora che finisse. Ora arrivo fresco, con ancora energia in corpo, ho un recupero migliore. 

Fino ad ora De Pretto ha preso parte a tante corse a tappe, ben cinque da febbraio a giugno
Fino ad ora De Pretto ha preso parte a tante corse a tappe, ben cinque da febbraio a giugno
Altura alle spalle, come stai?

La condizione sta crescendo, sono uno che ha bisogno di correre per metabolizzare i lavori fatti in altura. Il Delfinato ne è stata la prova, ma sono contento di come l’ho finito. Ora punto agli italiani e subito dopo il Giro d’Austria dal 2 al 7 luglio. Alla fine vedremo come starò, potrei fare Castilla y Leon a luglio, poi Arctic Race e infine San Sebastian. Ma prima, durante il Tour de France, noi che non corriamo faremo un ritiro a Livigno.

Fancellu al Delfinato: la sua prima corsa a tappe WorldTour

10.06.2024
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Il Giro del Delfinato concluso ieri è stata la prima corsa a tappe di categoria WorldTour per Alessandro Fancellu. Il corridore della Q36.5 Pro Cycling ha vissuto questa sua prima esperienza come un modo per crescere, imparare e per confrontarsi con i migliori corridori al mondo. Nella breve corsa a tappe francese, infatti, erano presenti molti dei protagonisti del prossimo Tour de France. A partire dal vincitore Primoz Roglic.

«E’ andata come da previsioni – dice da casa il comasco – è la corsa di più alto livello dopo il Tour de France. Lo ha dimostrato giorno dopo giorno, far risultato o semplicemente mettersi in mostra è impegnativo. Ma se riesci a fare qualcosa è perché te lo sei meritato e lo hai conquistato lottando

Eccolo a colloquio con Fortunato: il corridore dell’Astana, uscito dal Giro d’Italia, ha provato a tenere duro
Eccolo a colloquio con Fortunato: il corridore dell’Astana, uscito dal Giro d’Italia, ha provato a tenere duro
Da cosa si era capito che sarebbe stato complicato?

Direi fin da subito, dal primo arrivo in salita nella seconda tappa. Sono rimasto con i migliori e forse c’è un po’ di rammarico per non essere riuscito a fare la volata. Ma all’ultimo chilometro ero davvero senza gambe.

Ritmo elevato?

La salita l’abbiamo affrontata a ritmi folli (per percorrere i dieci chilometri finali del Col de la Loge il gruppo ha impiegato 18 minuti, velocità media 36 chilometri orari, ndr). La solidità dei corridori la si capisce dal fatto che in quella tappa con un arrivo in salita, anche se non estremamente impegnativo, siamo arrivati in 50

Fancellu nella sesta tappa ha visto muoversi corridori di primo piano e si è unito alla fuga
Fancellu nella sesta tappa ha visto muoversi corridori di primo piano e si è unito alla fuga
Non si staccava nessuno…

Peggio! Rimanevano attaccati anche i velocisti, quella tappa l’ha vinta Magnus Cort e Pedersen è rimasto con noi fino all’ultimo. 

Una bella misura per capire il tuo livello rispetto ai più forti al mondo.

L’idea era quella di capire quanto realmente vanno forte, è importante confrontarsi con i corridori di massimo livello. Il Delfinato e il Giro di Svizzera per la nostra squadra sono le corse più importanti in calendario. Partecipare è una bella esperienza e un onore, bisogna cercare di mettersi in mostra. Per far capire che l’invito è meritato.

Tu ci hai provato.

Entrare in una fuga è difficilissimo, ci va solamente gente con tante gambe e una super condizione. Io nelle prime quattro tappe non ci ho provato, sapevo che il terreno giusto sarebbe arrivato alla fine della corsa. Così dopo la frazione della maxi caduta ho provato ad andare in fuga. 

Ancora la sesta tappa, dopo essere stato ripreso ha provato a tenere duro ma ha pagato 13 minuti
Ancora la sesta tappa, dopo essere stato ripreso ha provato a tenere duro ma ha pagato 13 minuti
A proposito, vista da dentro com’è stata quella caduta?

Abbastanza terribile, fortunatamente sono riuscito a evitarla. Ne ho viste un po’ di cadute così: velocità alta, in discesa e appena tocchi i freni voli. Io non ho frenato e sono rimasto in piedi, facendo un po’ di slalom tra corridori a terra e bici. 

Difficile arrivare al traguardo contro corridori così?

La fuga non è mai arrivata alla fine. Segno di quanto si andasse forte e di come fossero pronti e preparati i migliori. 

In salita hai anche provato a tenere.

In tutte le tappe, era una prova per me stesso, per capire il livello. Il giorno in cui sono andato in fuga stavo bene e una volta ripreso ho provato a restare con i primi. La tappa dopo la condizione era ancora buona e sono rimasto con con i migliori staccandomi quando eravamo rimasti in 20. Non era tanto per un’ambizione di classifica ma proprio per capirmi, conoscermi. Sono rimasto soddisfatto, i primi 7-8 sono ingiocabili ma gli altri sono lì.

Nel 2024 il comasco ha corso anche per la prima volta al Nord, un’esperienza unica
Nel 2024 il comasco ha corso anche per la prima volta al Nord, un’esperienza unica
Questa è una stagione che ti sta dando anche tanta continuità…

Sì e ne sono molto felice. Sto facendo tante corse e alcune importanti, come le Classiche delle Ardenne. E’ stato il mio esordio in quel mondo e mi è piaciuto molto. Ho avuto un bel blocco di gare in primavera e questo mi ha permesso di essere più costante rispetto al passato. 

Appuntamenti così di alto livello ti servono per poter essere competitivo in altri appuntamenti?

Sicuramente. Ora farò un po’ di riposo e andrò direttamente al campionato italiano. Sono lista per il Giro di Slovacchia e a luglio correrò al Sazka Tour.

Il Delfinato per crescere, prosegue la rincorsa di Evenepoel

04.06.2024
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Evenepoel al Delfinato si muove accorto e cauto, come uno che effettivamente ha solo bisogno di ascoltare le risposte del corpo. La tappa di ieri con oltre 2.500 metri di dislivello lo ha visto sfilarsi dalle primissime posizioni quando si è trattato di impostare la volata, ma non certo perdere terreno. Dopo l’arrivo nella nebbia, il campione belga ha confidato di non essersela sentita di rischiare, per le tante cose ancora da fare in questa unica settimana di corsa prima del Tour. E a ben vedere la tappa di ieri si è conclusa con una volata di gruppo in salita, con la guerra per prendere posizioni a rendere tutto poco rassicurante. In più il gruppo belga che accompagna Remco in questa rincorsa è fresco reduce da un periodo in altura, con la prevedibile fatica nei primi giorni di gara.

«E’  stata una giornata piuttosto dura – ha commentato Evenepoel – molto veloce per il vento sempre a favore. Però non mi hanno staccato e questo è importante, sono arrivato con il gruppo senza problemi. In realtà non è stata una vera tappa di montagna, non ho ancora avuto grandi risposte. Per quelle bisognerà aspettare il fine settimana».

La rieducazione di Evenepoel si è svolta al LAB Antwerp. Sulla maglia il tempo con cui ha vinto il mondiale crono 2023 (immagine Instagram)
La rieducazione di Evenepoel si è svolta al LAB Antwerp. Sulla maglia il tempo con cui ha vinto il mondiale crono 2023 (immagine Instagram)

Parlano le cicatrici

A 24 anni sembra di avere davanti un veterano. E se è vero che in guerra è il numero delle cicatrici a fare la differenza, probabilmente i pochi anni di Remco hanno avuto un’intensità media superiore alla norma. Per cui questa volta è stata l’esperienza a scandire i tempi del suo ritorno: non come quando cadde al Lombardia e si intestardirono a ributtarlo in mischia al Giro d’Italia.

«Quella volta – ha raccontato al belga Het Nieuwsblad – forse ho avuto troppa fretta di ritornare. Ora invece non ho saltato alcun passaggio e penso sia stata la decisione giusta. Ho ricominciato a pedalare il 25 aprile ed è stato davvero il primo giorno in cui mi sono sentito pronto. Ho imparato la lezione. In definitiva, l’obiettivo principale della stagione è il Tour: mancano sette settimane e c’è ancora molta strada da fare. Per questo non abbiamo forzato i tempi e siamo sempre stati attenti a non spingere troppo. Forse non è stato l’approccio migliore per il Delfinato, ma spero che lo sia per il Tour.

«Una clavicola rotta e una frattura alla scapola non saranno le fratture più grandi – ha aggiunto – ma devo dire che l’incidente ha avuto un grande impatto sul mio corpo. La spalla, ma anche i muscoli intorno erano piuttosto danneggiati. Avevo bisogno di tempo per riprendermi dall’operazione e dall’anestesia. E nonostante ciò, a volte le ferite danno ancora fastidio. Sulla bici da cronometro continuo ad avere strane sensazioni dalla scapola, una pressione diversa sulla spalla. Non sto correndo rischi, altrimenti non sarei qui. Ma la condizione è una storia diversa».

Nel 2024 due sole crono: una vinta in Algarve e una ai Baschi (foto) chiusa al 4° posto
Nel 2024 due sole crono: una vinta in Algarve e una ai Baschi (foto) chiusa al 4° posto

I rulli e la crono

Proprio la crono di domani sarà un primo test in questa corsa che proporrà le montagne nel weekend conclusivo. Da Saint Germain Laval a Neulise ci sono 34,4 chilometri vallonati, con la tendenza a salire. Comunque una crono veloce in cui il miglior Remco scaverebbe il solco fra sé e gli avversari. Di fatto però, al lungo periodo senza corse si aggiunge che quest’anno il belga ha corso due sole crono: l’ultima ai Paesi Baschi, quattro giorni prima della caduta.

«Domani sarà una prova importante – spiega – per vedere se riesco a sopportare a lungo quella pressione sulla spalla. Sono curioso di sapere come reagirà quando tenderò i muscoli per guidare nel modo più aerodinamico possibile. E’ il passo successivo nella crescita verso il Tour. La sensibilità delle gambe e della spalla è più importante del risultato. Nell’ultimo mese non ho potuto allenarmi spesso su quella bici».

Anche per questo, dopo l’arrivo di ieri, Remco ha pedalata sui rulli usando la bicicletta bianca da cronometro con le strisce iridate. Se è vero che questo esercizio al Giro è servito a Pogacar e Tiberi per sentirsi a proprio agio sulla bici speciale, a maggior ragione il campione del mondo deve ritrovare il giusto feeling dopo il lungo periodo di stop.

Assieme a Landa, Van Wilder e Moscon, Evenepoel rientra alle corse dopo uno stage in altura
Assieme a Landa, Van Wilder e Moscon, Evenepoel rientra alle corse dopo uno stage in altura

Pogacar fa paura

E così la rincorsa continua, seguendo un filo di razionalità e senza forse scoprire le carte più di quanto sia davvero necessario. Non deve essere facile stare buono al proprio posto, ma come si diceva il nuovo Remco è uscito dalla fase “bulletto” ed è entrato nella più interessante dimensione del campione. La consapevolezza di avere davanti il Pogacar stellare del Giro suggerisce cautela.

«Sarà soddisfatto di questa corsa – dice – se esco meglio di come sono entrato. Ho sofferto molto durante il ritiro in altura, non ho trovato un buon livello, ma devo essere paziente. Spero di migliorare, ma non inseguirò la vittoria come ho fatto alla Parigi-Nizza. Se fosse stato necessario allungare il blocco degli allenamenti sarei andato al Giro di Svizzera. Il fatto che sia qui vuol dire che la preparazione sta andando bene. D’altra parte quelli che vanno troppo forte a giugno, al Tour fanno fatica. Anche perché le ultime cinque tappe saranno durissime e decisive. Pogacar potrebbe dominare dal primo all’ultimo giorno come al Giro, ma non serve guardare gli altri. Adesso è importante lavorare e crescere. Se dovessimo uscire dal Delfinato con la scoperta di dover ancora lavorare molto, sarebbe troppo tardi. Ma se riesco a capire che siamo sulla strada giusta, allora questo sarà un buon segnale».

Allarme Gaudu: preparazione andata storta?

15.06.2023
3 min
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Davvero un brutto momento in casa Groupama-FDJ. Se da una parte Madiot ha sacrificato Demare per andare al Tour con un gruppo di scalatori focalizzati sulla rincorsa al podio, dall’altra il leader di questi scalatori – David Gaudu – è uscito dal Delfinato con le ossa rotte. Qualcosa per cui allarmarsi sul serio? Anche Nibali prima dei suoi Tour migliori, incluso quello vinto nel 2014, uscì dalla corsa a tappa francese con più dubbi che certezze, ma in questo caso lo sprofondo è più evidente e crea incertezze, rese più pesanti dal difficile clima psicologico.

«La gente mi ha criticato molto in questi ultimi giorni – ha detto il francese – le critiche passano, non mi interessa. E’ la legge dello sport. Ma sentirmi dare del “figlio di puttana” nei messaggi privati di Twitter è un’altra cosa, sentir insultare i membri della mia famiglia non lo accetto…».

Il Delfinato ha lasciato in Gaudu dubbi e amarezza, che cercherà di smaltire nel ritiro di Tignes
Il Delfinato ha lasciato in Gaudu dubbi e amarezza, che cercherà di smaltire nel ritiro di Tignes

Errori di preparazione?

Se nei giorni scorsi avevamo parlato di Enric Mas e dei suoi problemi di stomaco, dalla squadra francese si esclude che Gaudu possa aver avuto qualche malanno specifico. Per questo il trentesimo posto in classifica (a 25’49” da Vingegaard) e il quasi totale anonimato sono stati un vero schiaffo. Fortunatamente però, pur con qualche allarme e le dovute verifiche da fare, la squadra non si è lasciata prendere dall’isteria. Il rendimento del bretone sin dallo scorso Tour de France è sempre stato di alto livello e il secondo posto alla Parigi-Nizza (fra Pogacar e Vingegaard) hanno spinto la squadra a puntare su un podio finalmente vicino. Ma certo la speranza era di arrivare al via di Bilbao con altri segnali.

«Non ho dubbi – ha dichiarato Gaudu – che la condizione fisica tornerà. Il lavoro a monte che ho fatto sul Teide e che proseguirò a Tignes riguardo alla bici e all’alimentazione ha sempre funzionato, adesso invece no. Il paradosso è che non mi sento stanco, quindi evidentemente abbiamo fatto alcuni piccoli errori in preparazione che nei prossimi giorni dovremo analizzare bene. Sono frustrato dai miei risultati, per questo ho voltato subito la pagina su questo Delfinato».

Il passivo di Gaudu nella crono di Belmont de la Loire è stato di 2’22”, ma peggio è andato sulle salite
Il passivo di Gaudu nella crono di Belmont de la Loire è stato di 2’22”, ma peggio è andato sulle salite

Delfinato amaro

Quel che pesa è l’impatto emotivo di una situazione imprevedibile e inattesa. E’ difficile mandare giù certi bocconi quando per tutto l’anno sei stato e hai parlato da protagonista, assumendoti anche qualche rischio di troppo nel dettare la formazione del Tour. A suo favore depone lo storico: anche lo scorso anno uscì male dal Delfinato (17° a 9’13” da Roglic), ma alla fine ottenne il quarto posto della Grande Boucle, dietro Vingegaard, Pogacar e Thomas.

«Non è la prima volta che vivo un Delfinato complicato – conferma Gaudu – se guardiamo alle due volte in cui sono stato il più forte al Tour de France, nel 2019 e nel 2022, ogni volta qualcosa era andato storto. Devo solo riuscire a mettere le cose in prospettiva. L’obiettivo rimane il Tour de France. Avrei preferito fare meglio, ma questa è la situazione. E non chiedetemi che cosa pensi di Vingegaard. Purtroppo non l’ho visto per tutta la settimana (ride, ndr)».

Il disastroso Delfinato di Mas: Piepoli fa luce

14.06.2023
5 min
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Se punti a fare un grande Tour de France, non vai al Delfinato a prendere quasi nove minuti. Questo pensava Leonardo Piepoli leggendo i numeri di Enric Mas, che allena ormai da due anni al Movistar Team. Sapevano di aver lavorato bene. Dati alla mano, in nessuna situazione dal 2021 lo spagnolo era andato così male. E anche se la corsa francese non gli ha mai portato fortuna, le sue esibizioni al Tour sono sempre state di altro tenore. Allora come spiegarsi il passaggio a vuoto? C’è da preoccuparsi?

«All’inizio non ero tanto tranquillo – ammette il pugliese – poi abbiamo scoperto che è stato male. Ce l’ha detto lui e non lo aveva fatto prima per paura si pensasse che accampasse scuse. Ha avuto la dissenteria. Considerato il tanto lavoro fatto, almeno adesso abbiamo una spiegazione plausibile e possiamo lavorare nella giusta direzione. In più ha il vantaggio o la sfortuna che alla Movistar la pressione non sanno cosa sia e si capisce perché non ne abbia fatto un dramma».

Enric Mas è nato ad Arta (Isole Baleari) nel 1995. Scalatore, è alto 1,77 e pesa 61 chili
Enric Mas è nato ad Arta (Isole Baleari) nel 1995. Scalatore, è alto 1,77 e pesa 61 chili
Hai parlato di grande lavoro: ultima corsa la Liegi, poi cosa ha fatto Mas?

Un po’ di vacanza, quindi  è stato a casa a Mallorca, infine è andato in altura ad Andorra. Ha lavorato davvero bene.

Quali risposte cercavate dal Delfinato?

Quali che fossero le risposte che cercavamo, non cerchiamo scuse: è andato piano e basta. Adesso siamo tutti convinti che sia stato per la pancia, ma in ogni caso dobbiamo trarre delle cose positive. Il Delfinato serviva per fare un ulteriore passo di crescita verso il Tour. Se avesse pagato il ritorno dall’altura, poteva fare quinto o sesto. Magari c’era una tappa in cui sarebbe andato bene e le altre no. Invece, il Delfinato è stato disastroso, ma questo non ci farà cambiare la linea.

Non ci saranno correttivi?

La sua linea cambierà solo se, entro i prossimi tre giorni, non gli sarà passata e continuerà ad avere problemi. Ma se passa l’isteria e riprende ad allenarsi per bene, c’è poco da fare. In carriera ha sempre fatto malissimo al Delfinato e poi al Tour è andato meglio, per cui non l’ha presa troppo male. Personalmente invece volevo uscirne con altre idee. Ragionare sul fatto che ci manchi il cambiamento di ritmo piuttosto che la tenuta… A livello personale, la cosa mi spiazza un po’.

Quando anche la crono ha parlato di un anonimo 55° posto a 3′ da Bjerg, per Piepoli è scattato l’allarme
Quando anche la crono ha parlato di un anonimo 55° posto a 3′ da Bjerg, per Piepoli è scattato l’allarme
Cosa c’è da fare adesso?

Ci sto ragionando. Spero che la dissenteria sia passata. Di solito si fa fatica a guarire quando si è sotto sforzo, ma adesso che ha avuto il tempo per recuperare e fare qualche passeggiata, magari se l’è lasciata alle spalle. Lo vedremo al primo allenamento. Sarà la solita uscita lunga e tranquilla e da lì capiremo come sta e io avrò indicazioni su come comportarmi.

Mancano venti giorni scarsi al Tour, cosa si fa d’ora in avanti?

Come ci siamo detti, se il Delfinato fosse andato in modo normale, ora sapremmo che magari c’è da lavorare sulla cronometro o su altri aspetti, sui punti deboli. Quello che comunque andava fatto, è stato fatto. Ora ci sarà capire strada facendo. L’inizio del Tour non è semplice, ma se Enric è in salute, non c’è da preoccuparsi. E’ sempre andato fortissimo, tolto l’anno scorso che si è fermato per il Covid. Quindi non mi preoccupo di come possa arrivare alle prime tappe del Tour, anche se non abbiamo avuto la possibilità di lavorare di fino.

Cosa significa?

Che a cose normali, sarebbe uscito dal Delfinato avendo ancora dei margini. Enric non ha il motore di Pogacar o Vingegaard, quindi per essere al loro livello, deve fare le cose alla perfezione, continuando a crescere fino all’inizio del Tour. Quei due magari vincono le corse all’80 per cento della condizione, noi dobbiamo essere oltre il massimo.

Per un po’, le discese sono state un problema per Mas a causa di una serie di cadute
Per un po’, le discese sono state un problema per Mas a causa di una serie di cadute
Farà i campionati nazionali?

No, perché volendo poi fare la Vuelta e tirare fino al Lombardia, per il quale ha un debole, andare ai campionati nazionali a Madrid rischia di essere uno spreco. E’ una distanza bastarda: potresti andare in aereo, ma forse è troppo vicino. Però di certo è lontano per andarci in macchina, sono quasi cinque ore. Perciò se ne sta a casa e basta.

Quindi non si è valutata l’ipotesi di inserire un Giro di Slovenia oppure il Giro del Belgio?

La squadra non li fa, ma non credo che aggiungere una gara a tappe prima del Tour servirebbe a qualcosa. Quando uno arriva che ha fatto per mesi le cose nel modo giusto, come nel suo caso, se raggiungi una buona condizione, poi le capacità di recupero, di assimilazione e di gestione della gara, tornano a galla e ti proiettano al tuo posto.

E tu pensi che arriverà comunque bene?

Credo che arriverà in condizioni decenti, ma non sono in grado di dire che arriverà quarto a pochi secondi dal podio, oppure ottavo a un minuto. In quei casi potremo capire se e quanto il Delfinato fatto così ci abbia penalizzato. 

Mas non sembra particolarmente preoccupato: «Sa di aver lavorato bene» dice Piepoli
Mas non sembra particolarmente preoccupato: «Sa di aver lavorato bene» dice Piepoli
Lui come se la passa?

E’ tranquillo, come se niente fosse. Dopo la corsa, domenica m’ha chiamato ed era tranquillissimo. Ha la sua percezione, non è un matto. Sa di aver lavorato bene e non è una dissenteria che cambia i valori, quello è vero. E tutto sommato, meglio sia successo al Delfinato che al Tour. Poi i colpi sfortunati ci sono sempre e questo magari gli farà alzare ancora di più l’asticella. Invece se non hai lavorato bene e hai trascurato certi dettagli, ti senti molto vulnerabile. Anch’io ho saputo tardi che stava male. Quando è andata storta anche la crono, ho arricciato il naso. In montagna è stato evidente che qualcosa non andasse.

Andrai ad Andorra per seguirlo fino al Tour?

Confermo: vado nel fine settimana. Per cercare di capire, ascoltare, rimettere insieme tutti i pezzi. 

EDITORIALE / I tre messaggi di Vingegaard a Pogacar

12.06.2023
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Il duello fra Evenepoel e Pogacar c’è rimasto in gola. E mentre lo sloveno si va riprendendo dalla frattura dello scafoide, un infallibile mantra ha eliminato il belga dal Giro d’Italia, quasi a fargli pagare la Liegi vinta senza il rivale più atteso. Adesso però l’attenzione si sposta sul Tour, dove il duello fra Pogacar e Vingegaard promette scintille. Chi dei due è più forte?

Vingegaard ha vinto il tappone con arrivo a La Croix de Fer, consolidando il suo primato
Vingegaard ha vinto il tappone con arrivo a La Croix de Fer, consolidando il suo primato

Primo messaggio a Pogacar

Sembra quasi di essersi spostati nella boxe dei vecchi tempi, quando un paio di volte all’anno si combatteva per il titolo mondiale di diverse sigle o categorie e al centro del ring si ritrovavano campioni eccezionali, provenienti da diversi percorsi di allenamento.

Ieri Vingegaard ha vinto il Delfinato e sul traguardo di La Bastille, conquistato da Giulio Ciccone, dal frigo della Jumbo Visma sono saltate fuori delle birre ghiacciate, con cui quasi tutti hanno brindato alla presenza delle famiglie. Da oggi infatti la squadra olandese sarà in ritiro a Tignes e la rifinitura verso la Grande Boucle non ammetterà distrazioni.

«Sono molto, molto felice di aver vinto – ha spiegato il vincitore del Tour 2022, accompagnato dalla moglie Trine e dalla figlia Frida – e anche molto orgoglioso. Sono un po’ sorpreso dai distacchi (Vingegaard ha chiuso con 2’23” su Adam Yates, ndr), anche se so di essere in buona condizione. Non so niente di quello che fa Tadej, mi concentro solo su di me. Ho ancora del lavoro in programma e penso di poter fare meglio. In ogni caso lo spero».

Nei giorni del Delfinato, Pogacar era a Sierra Nevada: qui sul Pico Veleta a 3.300 metri (foto Instagram)
Nei giorni del Delfinato, Pogacar era a Sierra Nevada: qui sul Pico Veleta a 3.300 metri (foto Instagram)

Corse e ritiri

Si corre il giusto per tirare fuori il meglio. Lo schema ormai è collaudato e ad esso tutti si attengono: anche il cocciuto Van der Poel si è piegato alla programmazione. E’ un percorso senza ritorno, qualunque sia la fonte del guadagno. C’è chi inventa e chi subito copia e le ricette raramente rimangono esclusive. E a questo punto, non puoi fare di testa tua e inseguire il risultato su tutti i fronti, quando i tuoi rivali diretti si concentrano per essere inattaccabili nell’evento più importante.

Gli unici che ancora resistono alla regola sono forse Pogacar ed Evenepoel. Il primo si è concesso due corse a tappe e la fantastica scorribanda al Nord. Il secondo avrebbe buttato via la primavera se avesse rinunciato alla Liegi, preparando il Giro.

La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert
La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert

Secondo messaggio a Pogacar

Vingegaard arriverà al Tour a capo di quattro gare a tappe: tre vinte (O Gran Camino, Paesi Baschi e il Delfinato) e una chiusa al terzo posto (la Parigi-Nizza, dietro Pogacar e Gaudu).

«Va sempre bene vincere il Delfinato – ha commentato il suo gregario Tjesi Benoot dopo la vittoria – serve per guadagnare fiducia al Tour. A questa squadra devono ancora unirsi i migliori scalatori e tutti sembrano essere in buona forma, Jonas in particolare. Non so se Pogacar abbia seguito la corsa, non so quanto guardi le gare. Ma la voce deve essergli arrivata di sicuro…».

Perso Steven Kruijswijk per caduta nel secondo giorno del Delfinato, la Jumbo Visma inserirà al suo posto Wilco Keldermann, poi Sepp Kuss in arrivo dal Giro e un certo Van Aert, che sta scaldando i motori al Giro di Svizzera.

Al Delfinato, Majka ha lavorato per Yates, secondo sul podio. Entrambi al Tour lavoreranno per Pogacar
Majka ha scortato Yates al secondo posto del Delfinato. Entrambi al Tour lavoreranno per Pogacar

Terzo messaggio a Pogacar

Pogacar invece è in altura che si allena e non si sa se per questo bisognerà averne più paura: ci sono squadre che nei ritiri riescono a cambiare marcia e la UAE Emirates è una di queste, al pari della Jumbo Visma. Ma lo sport è fatto di messaggi e dal Delfinato allo sloveno ne sono arrivati a raffica.

«E’ vero – ha detto Merijn Zeeman, uno dei direttori sportivi di Vingegaard, a L’Equipe – questa vittoria in un certo senso manda un messaggio. Qui al Delfinato c’era una concorrenza molto forte, ma tutti sanno che Pogacar è ancora su un altro livello. Sarei stato più preoccupato se Jonas non fosse riuscito a battere i suoi avversari, perché avrebbe significato che non è abbastanza forte per battere Pogacar. Entrambi questi ragazzi sono così forti che a volte sembrano un livello superiore agli altri».

Un mare di squali

Pogacar continua a sorridere, chiuso nella sua determinazione. In questa fase nuotano tutti sul fondo dell’Oceano, nessuno li vede: riemergeranno semmai per i campionati nazionali. Tutto intorno a loro il mondo tuttavia non è fermo. L’elenco degli iscritti si va componendo e fra i più attesi spiccano i nomi di Hindley, Landa, Uran e Carapaz, Pidcock e Bernal, Pinot e Gaudu e anche quello di Enric Mas. Nel ciclismo dei grandi duelli, alle spalle dei fenomeni ci sono sempre stati dei grandi corridori. E chissà che quest’anno uno di loro non trovi la crepa gusta per spaccarne la corazza.

Un grande Ciccone mette la ciliegina sul Delfinato

11.06.2023
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L’ottava e ultima tappa del Delfinato se l’è presa Giulio Ciccone. L’abruzzese che era rimasto fuori dal Giro per un’altra positività al Covid, ha staccato tutti i rivali sul Col de Porte. Ha attaccato a 20 chilometri dal traguardo e ha pedalato in modo convincente verso la vittoria.

Sulla salita finale de La Bastille, il leader Vingegaard ha centrato il secondo posto a 23 secondi da Ciccone e ha vinto la classifica generale del Delfinato. Adam Yates e O’Connor hanno completato il podio.

«I 500 metri finali – racconta Ciccone al settimo cielo – sono stati davvero lunghi, ma con tutta quella gente è stato davvero bello. Inoltre, quando mi sono voltato e ho visto che avevo ancora un buon vantaggio, sono andato a tutto gas e ora sono davvero felice».

L’attacco di Ciccone sul Col de Porte, a 20 chilometri dall’arrivo
L’attacco di Ciccone sul Col de Porte, a 20 chilometri dall’arrivo

Pubblico da stadio

Quest’anno nel suo programma il Giro d’Italia avrebbe occupato una posizione centrale, invece anziché raccogliere l’abbraccio de suo pubblico al via di Pescara, Giulio si è ritrovato a casa, maledicendo per l’ennesima volta la sua sfortuna.

«Sono stato per 10 giorni senza bici – prosegue – quindi le mie condizioni al via non erano al 100 per cento. Sono ripartito da qui con in mente il Tour e questa settimana ho visto che stavo migliorando sempre di più, perciò sono davvero felice di chiudere questa settimana con una vittoria. Vincere fa sempre piacere ma qui, con questa atmosfera, credo sia ancora meglio. Sono stati mesi difficili e vado con grande motivazione verso i campionati italiani e poi il Tour».

Vingegaard ha attaccato sulla salita finale, guadagnando altri 11 secondi su Yates
Vingegaard ha attaccato sulla salita finale, guadagnando altri 11 secondi su Yates

Come una crono

Fin qui il punto sulla stagione, sulla quale Ciccone si era affacciato con un altro passo, anche grazie al cambio di preparazione. Chi lo segue oggi è certo che un atleta con il suo motore e la sua potenza aerobica sia destinato a raccogliere molto di più. Poi Ciccone torna alla tappa.

«E’ stato davvero un giorno molto difficile – spiega – perché il gruppo ci ha lasciato un vantaggio molto piccolo, quindi anche a livello psicologico è stato difficile gestirsi. La sensazione è stata per tutto il giorno quella di una cronometro a tutto gas. Ho corso dei rischi nell’ultima discesa e nell’ultima salita ho spinto a tutta sapendo che il traguardo era proprio lì. E davvero avere tutto quel pubblico ha reso la scalata meno difficile. Sono stato per tutto il tempo concentrato sulla strada. Mi dicevo che sarei arrivato all’ultima curva e avrei visto il traguardo…».

Matrimonio e Tour

Oltre alla vittoria, il premio con cui Ciccone torna a casa dal Delfinato del 2023 è la maglia degli scalatori, come gli era successo per due volte da U23 al Giro della Valle d’Aosta e al Giro d’Italia del 2019, quando vinse anche la tappa di Ponte di Legno, superando il Mortirolo e battendo in volata Jan Hirt.

«La maglia della montagna è davvero bella – dice l’abruzzese – è una delle mie preferite, ma se devo essere sincero, durante questa settimana non ci ho mai pensato. Anche oggi Campenaerts, che era in testa fino a ieri, era in fuga con noi e ha preso i suoi punti. L’ho superato vincendo, perché comunque io pensavo solo alla tappa e ci sono riuscito. Ora ho bisogno di un po’ di riposo, perché il Tour è molto vicino, ma la settimana prossima mi sposerò e questa vittoria è un regalo per la mia futura moglie. L’obiettivo in Francia sarà sempre lo stesso. Mi piacerebbe vincere una tappa del Tour e gettare un occhio su questa maglia che mi piace molto. Quindi andiamo, rimaniamo concentrati e vediamo giorno per giorno».

Calma e sangue freddo: Alaphilippe è tornato

06.06.2023
3 min
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«Cercherò prima di vincere una tappa – aveva detto Alaphilippe prima che il Delfinato partisse – sarei super felice di riuscirci. Alla classifica non ci penso, ma potrebbe venire con il passare dei giorni. Se mi sento bene, farò del mio meglio. Ci sono molte tappe impegnative che mi piacciono. Mi sento fresco, non vedo l’ora di correre».

Il tempo di prendere le misure e il francese ha vinto la tappa di ieri a Chaise-Les Dieu, affiancando Laporte in testa alla classifica. La squadra ha lavorato per tenerlo davanti e Julian ha anticipato Carapaz, Tesfatsion e Laporte, con una di quelle volate che un tempo erano il suo marchio di fabbrica.

«Sinceramente non pensavo di vincere – dice Alaphilippe dopo l’arrivo – ma il circuito finale, che sulla carta non sembrava così difficile, ha sfinito tutti. Abbiamo perso Vernon, il nostro velocista per il quale l’arrivo era troppo duro. Poi Senechal, che era la nostra seconda carta, poco prima dell’ultimo chilometro mi ha detto di essere al limite e così ho fatto io lo sprint. Carapaz ha provato ad anticipare, così sono riuscito a partire al momento giusto. Sono molto contento».

L’abbraccio di Alaphilippe con tutti i compagni che raggiungono l’arrivo: qui con Devenyns
L’abbraccio di Alaphilippe con tutti i compagni che raggiungono l’arrivo: qui con Devenyns
Avevi qualche dubbi sulla possibilità di tornare a questo livello?

I dubbi ovviamente c’erano. Quando stai attraversando un periodo complicato, l’unica cosa da fare è mettersi in discussione e io l’ho sempre fatto. A volte bisogna accettare di essere lontani dal proprio livello. Tuttavia, non ho mai smesso di crederci, altrimenti non avrei vinto. E’ importante avere un carattere forte. Questa vittoria è la prova che ho la testa dura. Ho saputo restare paziente e ho lavorato sodo.

La testa dura?

Questi ultimi mesi sono stati lunghi, ho avuto pazienza e sono riuscito a tornare forte per il Delfinato. E’ un grande sollievo. Avevo buone gambe, quindi ho fatto il mio sforzo al momento giusto. Vincere una tappa nel Delfinato, non si poteva sognare di meglio. Qualunque cosa accada, sarò felice della mia settimana.

Per aiutare Laporte in magia di leader, duro lavoro di Benoot e Laporte
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Un bel segnale sulla strada del Tour?

Lo spero. Non faccio previsioni, mi adatto a tutto e resto calmo. Questo è anche il senso del mio gesto sul traguardo: calmo, tranquillo. Non ho vinto il Tour oggi, ho appena vinto una tappa al Delfinato. Però era da tanto che non mi sentivo così bene e questa vittoria mi permetterà di correre ancora più rilassato.

Intanto il Tour ha ripristinato i protocolli Covid…

Sto ancora attento. Forse è troppo, ma è necessario. Meglio così che perdere il Tour de France per il Covid. Il ciclismo rimane l’unico sport in cui ci sono tutti questi controlli. Un po’ rovina la festa, ma bisogna riabituarsi a stare nella bolla, per non restare a casa a luglio e buttare all’aria tutti i sacrifici.

La mascherina in faccia per Julian e la compagna Marion: «Meglio così che saltare il Tour»
La mascherina in faccia per Julian e la compagna Marion: «Meglio così che saltare il Tour»
La sfortuna è finita?

Sono stanco di parlare di sfortuna: ognuno ha la sua parte. L’importante è avere motivazione e io ne ho tanta. Sono concentrato su quel che sto vivendo. Poi penseremo al Tour, sapendo che già le prime tappe saranno durissime, con tante salite e stradine che innervosiranno il gruppo. Saranno due giorni esplosivi, sarà fantastico e spettacolare.