Ieri il primo giro sulle stradine dell’Amstel, domani il debutto. E poi sarà così anche per la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi. Matteo Sobrero da queste parti non ha mai corso, per cui quando gli è stato detto che sarà anche il leader del Team Jayco-AlUla, la sola cosa che gli è venuta da fare è stato un bel sorriso. Andiamo a vedere.
Il 2023 del piemontese ha preso un bell’andare. E’ mancata la vittoria, ma sono venuti tre piazzamenti fra i primi 4 al Giro dei Paesi Baschi, dove tutti andavano veramente forte. E Sobrero, che non era mai partito in modo così brillante, si è rimboccato le maniche e ha accettato anche la sfida del Nord. A 25 anni, queste sono le svolte che fanno crescere.
«Speravo di raccogliere qualche risultato in più – spiega – ma alla fine sono contento perché l’obiettivo principale di questa prima parte di stagione erano i Baschi, poi le Ardenne e il Giro. Quindi per adesso va bene, l’importante è che la condizione sia buona».


La vigilia nel castello
L’hotel Kasteel Bloemendal in cui alloggia la squadra australiana vale da sé il prezzo del biglietto. Doveva essere la residenza di un nobile produttore di tessuti di Aquisgrana, fornitore dello zar di Russia, che iniziò a costruirlo nel 1791, salvo poi morire nel 1795. I lavori furono così ultimati dal figlio, ma nel 1846 il castello passò di mano e divenne un collegio dell’ordine femminile del Sacre Coeur.
Durante l’occupazione nazista fu quindi trasformato in un lazzaretto con una capacità di 350 posti letto, per poi tornare collegio fino al 1970. Passato nel controllo del Comune di Vaals, nel 1990 è stato trasformato in hotel. E proprio qui, in questo punto in cui si uniscono i confini di Olanda, Belgio e Germania, ieri pomeriggio è arrivato anche Sobrero.


Partiamo dai Baschi allora. Un secondo posto e due quarti, quale brucia di più?
Più che il secondo posto, mi brucia il quarto posto nella tappa vinta da Higuita, perché lì una vittoria ci stava tutta. Invece ho preso la volata parecchio indietro e ho rimontato forte, ma tardi. Per quello mi girano un po’ di più le scatole. Diciamo però che ho fatto sei tappe senza mai uscire dai primi 20. Peccato solo che nell’ultimo giorno ho pagato e sono uscito di classifica. Ero quinto, mi sono ritrovato sedicesimo. Magari la top 10 nella generale sarebbe stata una bella soddisfazione in una corsa dura come i Baschi.
Questa brillantezza è figlia della condizione o di una preparazione diversa?
Abbiamo deciso di cambiare qualcosa. Questo inverno insieme a Pinotti ho lavorato un po’ di più sulle distanze, sull’endurance. Mi sono concentrato di più sulla strada e non solo sulle cronometro. E poi penso che una stagione in più da professionista mi abbia dato una maturità superiore. Alla fine tutti gli anni ti migliori un po’ e alla fine la somma è quello che mi ha portato a certi piazzamenti.


L’idea di fare di te un uomo da Giri quindi resta, ma ci si arriverà semmai aspettando la necessaria maturazione?
Esatto. Non voglio mettermi troppa pressione e il discorso vale anche per queste classiche. Correrò come capitano, perché Matthews non ci sarà. Il capitano designato sarebbe stato lui, ma è caduto nelle corse in Belgio e ha preferito focalizzarsi sull’altura in vista del Giro. A quel punto la squadra ha visto che sto bene, che nei Paesi Baschi sono andato forte e semplicemente mi ha detto che faranno la gara per me. Io queste corse non le ho mai fatte, però sono tanti anni che dico di volerci provare, perché mi dicono che siano adatte. Perciò adesso vedremo, classica per classica, giorno per giorno.
Facciamo un passo indietro: hai lavorato di più sulla strada, alla vigilia di un Giro che propone tre crono?
A ottobre ci siamo trovati con la squadra per preparare questa stagione e definire gli obiettivi. Alla presentazione del Giro avevo visto che ci sono sì tre crono, però è difficile trovarne una come quella di Verona dell’anno scorso (nel 2022, Sobrero ha vinto l’ultima crono del Giro, ndr). Come caratteristiche, la prima in Abruzzo potrebbe essere simile a quella di Budapest, forse anche più veloce. Quindi magari è l’unica in cui io possa provarci, anche se comunque ci saranno Ganna, Remco e anche Foss. La seconda è molto piatta, mentre l’ultima è una cronoscalata.


Dei pessimi compagni di viaggio, insomma…
Ci sarà tanta qualità e allora Pinotti, ridendo, mi ha detto: «Potresti entrare fra i primi 10 in tutte e tre le crono, senza però raccogliere il risultato pieno». Dopo questa osservazione, abbiamo confermato che farò il Giro, ma con un approccio differente. Abbiamo lasciato un po’ perdere la cronometro e deciso che punterò alle singole tappe andando in fuga. Per questo è un po’ cambiata la preparazione.
Una cosa del genere proposta a un cronoman destabilizza o stimola?
La verità è che per me la cronometro ci sarà sempre. E’ una cosa che rimane, perché comunque ci lavoro tutte le settimane. Però mi sono detto che posso sacrificare un allenamento specifico, facendo un giorno più sulla bici da strada. E questo sicuramente è anche uno stimolo in più a migliorarmi e crescere su un fronte diverso. Del resto Filippo (Ganna, ndr) ha dimostrato che se uno va forte a crono, va forte anche su strada.


Per cui correrai quassù fino alla Liegi e poi cosa farai nelle due settimane prima del Giro?
Ho poco tempo. Per qualche giorno ho guardato di andare in altura, ma alla fine sarebbe una cosa troppo tirata, troppo stressante. Dovrò comunque stare via per le tre settimane del Giro e allora mi sono detto che alla fine conviene fermarsi a casa. Non cambia niente fare 10 giorni in più di altura.
Invece per la prossima settimana resterai in Belgio?
Così pare, ma sono dieci giorni. Viene bene perché avrò modo di allenarmi sui percorsi delle gare. Ieri abbiamo fatto la ricognizione sulle strade dell’Amstel, che assieme alla Freccia Vallone forse è quella che più mi si addice…


Durante l’inverno l’UCI ha cambiato la normativa sulle misure delle bici. Per te c’è stata qualche variazione, essendo per giunta un cronoman?
In realtà no. Su strada ho cambiato bici, nel senso che è arrivata la Propel, il nuovo modello della Giant e adesso penso che userò sempre quella. E’ una bici più completa, però la posizione è sempre la stessa. Ed è rimasta uguale anche a cronometro, perché alla fine hanno cambiato le regole per quelli più alti. Io sono sotto il metro e 80, quindi per me la posizione per me è rimasta invariata. Pinotti mi ha spiegato che mi mancano quei tre centimetri per poterla cambiare. Ho detto a mia mamma che poteva impegnarsi di più (ride, ndr), ma ormai è fatta…