Si è allenato per mesi da solo. Senza squadra. Senza certezze sul futuro. Testa, tenacia, passione… A lungo è andato avanti così Matteo Fabbro. Il friulano ha finalmente trovato una nuova opportunità ed è approdato da pochi giorni alla SolutionTech–Vini Fantini.
Lo abbiamo visto subito in grande spolvero al Giro dell’Appennino, al netto di una scivolata nel finale: senza quel contrattempo, si sarebbe probabilmente giocato il podio. Matteo è tornato in gara dopo la sua ultima apparizione al Giro di Lombardia con la maglia dell’allora Polti-Kometa.
Matteo, prima di tutto bentornato! Andiamo con ordine: si è chiuso un periodo un po’ tumultuoso. Come si è concretizzato questo arrivo alla SolutionTech?
E’ stata una cosa tra virgolette rapida. Dopo aver parlato con Parsani (il general manager, ndr) abbiamo trovato un accordo velocemente… a differenza di altre squadre che in primavera mi tiravano lungo. Loro erano disposti e disponibili a farmi correre subito e quindi è stato facile.
Hai trovato qualcuno che già conoscevi?
Ho trovato Sbaragli e Conti, mentre per il resto dello staff e dei ragazzi non conoscevo nessuno.
Un’avventura insomma, hai gettato il cuore oltre l’ostacolo…
Esattamente. Ma dopo tutto questo periodaccio ero contento di tornare ad attaccare il numero sulla schiena.
E l’hai attaccato alla grande. Vederti sgambettare subito davanti dopo un sacco di mesi con gente che ha il ritmo gara consolidato non era scontato…
Avevo delle buone sensazioni. Ho continuato ad allenarmi duramente in questi mesi e ho dovuto sopperire alla mancanza di gare con un po’ di ritmo in allenamento. Però a San Marino, dove ci sono molti pro’, mi confrontavo tutti i giorni con loro: con Velasco, per dire, esco tutti i giorni. Bene o male avevo un’idea di dove fossi con la condizione e sapevo che fosse discreta.
In effetti era un bel riferimento… Hai fatto tanto dietro motore per avere ritmo?
Non esageratamente. Ho lavorato un po’ sulla soglia e sul fuori soglia, ma li ho inseriti all’ultimo perché non si sapeva niente fino alla fine. Sarebbe stato inutile sfinirsi senza obiettivi concreti.
La preparazione l’hai fatta da solo o ti ha seguito qualcuno?
Principalmente è stata fatta da me. Comunque ho dei buoni riferimenti, come Pozzovivo. Con Domenico mi sono confrontato spesso. Per la parte invernale, grosso modo, dopo un po’ di anni che sono nell’ambiente, mi sono arrangiato con l’esperienza. Ho sfogliato anche le vecchie tabelle e qualche rapido confronto l’ho avuto con un vecchio coach di quando ero under 23.
Ultima domanda sul passato: qual è stato il momento più duro?
Il periodo prima del Giro, quando ho ricevuto il “no” da una squadra con cui stavo trattando. Quello è stato il momento peggiore, perché mi ero preparato bene e mi è un po’ crollato tutto addosso.
E lì che hai fatto?
Mi sono preso qualche giorno. Stacco totale. Poi ho ricominciato, perché sentivo che c’era ancora qualcosa da dare e perché c’era qualche trattativa in ballo. Fino ad arrivare alla SolutionTech.
Adesso cosa prevedono il tuo futuro immediato e quello un po’ più lontano?
Nell’immediato ci sono il Campionato Italiano e il Tour of Qinghai. Dopodiché magari prolungherò con un po’ di altura, visto che il Qinghai è già in quota. Non è sicuro, ma credo che andrò a Livigno. Per il resto vedremo. L’importante era ricominciare.
Prima hai parlato di buone sensazioni fisiche all’Appennino. Invece quelle mentali? Cosa pensi quando in salita sei lì a giocarti la corsa?
Diciamo che sono cose che fanno bene al morale e alla testa. Era da un po’ che non mi ritrovavo davanti in questo modo, per via dei problemi che ho avuto. E devo dire che la gioia più grande è stata quella di non aver avuto dolori durante lo sforzo, nemmeno nel respirare.
Ricordiamo i tuoi problemi fisici?
Avevo un batterio nei polmoni e tra i vari problemi che comportava, quando ero sotto sforzo mi dava dolore. Non averlo sentito mentre respiravo forte è stato bellissimo.
E’ la tua prima esperienza al Tour of Qinghai?
E’ la prima volta che vado in Cina. Ne so ben poco, se non che si corre ad alta quota. Sembrerà strano, ma non ho avuto tempo per fare altura, nonostante i tanti mesi senza gare, semplicemente perché non avendo squadra non c’era un calendario. Quindi che altura avrei fatto? In programmazione di cosa? In teoria avrei dovuto correre in Slovenia e al GP Gippingen, ma solo il giorno prima ho saputo che non le avrei disputate perché non arrivava il via libera per il tesseramento. Così in altura non ci sono andato. Ho vissuto giorno per giorno.
Che limbo, Matteo. Serve una testa mostruosa…
Pensate che c’era chi mi diceva che invece non l’avevo.
Domanda un po’ diversa: usciamo un attimo da Matteo Fabbro corridore. Com’è stato vedere le corse da fuori, dalle classiche di primavera al Delfinato?
In effetti ho avuto tempo per guardare tutte le corse! Che dire, sono state abbastanza monopolizzate. Tolto il Giro d’Italia che è stato divertente, il resto delle corse è stato un dominio delle due grandi squadre (UAE e Visma, ndr) più Van der Poel. Però Pogacar e Vingegaard la fanno da padrone, direi.
Il tuo favorito per il Tour?
Al momento Pogacar sembra essere superiore, almeno quello visto al Delfinato. Però confido che la Visma-Lease a Bike saprà dare gran battaglia.