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In bici con un pro’. Ottanta chilometri con Lonardi

20.10.2022
6 min
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Capita anche di ritrovarsi a pedalare con un professionista. E’ la magia del fine stagione quando all’improvviso tutto rallenta e c’è tempo di fare due chiacchiere. Due chiacchiere con Giovanni Lonardi. Quasi 80 chilometri fatti fianco a fianco nelle pianure di Jesolo.

E si sa, in bici si parla meglio (anche se non c’è il taccuino dietro!). Gli stessi capi della Eolo-Kometa, Ivan Basso e Luca Spada, raccontano che le loro migliori idee, i migliori dialoghi, avvengono quando sono in sella.

Lonardi impegnato all’ultima Coppa Bernocchi vinta in volata da Ballerini
Lonardi impegnato all’ultima Coppa Bernocchi vinta in volata da Ballerini

In sella…

Con Giovanni s’inizia a parlare mentre spalla a spalla si salta dalla ciclabile del Sile alla strada. E per questo si scherza sul limare.

«Oggi tutti limano – dice Lonardi – un po’ perché in gruppo c’è meno rispetto di una volta e un po’ perché con le velocità alte che ci sono è necessario. Oggi succede che magari partono a 100 chilometri all’arrivo. E se a muoversi è un Evenepoel poi vallo a prendere… Devi andare forte, ma forte davvero.

«Quest’anno alla Coppa Bernocchi ho e un po’ tutti abbiamo fatto ogni record sulle salite, con i watt espressi. Non immaginate come siamo andati, eppure ad un giro dalla fine sulla salitella mi sono staccato. Altri velocisti si sono staccati anche prima di me. Ne parlavo con Viviani… lui si è fermato anche prima. E’ incredibile.

«Impressionante quest’anno è stata la Tirreno in più di qualche occasione: ritmi folli. O ad inizio agosto, al Tour de l’Ain, ho sofferto l’ira di Dio. Okay, non era una gara per me, ma ho fatto una fatica bestiale, tanto più che ero al rientro dopo lo stacco estivo. Penso di averla recuperata adesso!».

Lonardi racconta, ma sul suo volto non può non esserci un filo di perplessità. Ma come? Esprimo i miei migliori valori eppure mi stacco? Come si fa a mantenere gli stimoli?

«Gli stimoli però ci sono sempre, non vengono meno. Se tu stai bene alla fine te la giochi. Se ci credi il momento giusto lo trovi. Devi saper cogliere l’occasione quando capita… come è successo a me ad inizio stagione: gamba giusta, nella giornata giusta».

Giovanni Lonardi vince la Clàssica Comunitat Valenciana 1969. Era il 23 gennaio scorso
Giovanni Lonardi vince la Clàssica Comunitat Valenciana 1969. Era il 23 gennaio scorso

Il 2022 al vaglio

Lonardi ci parla della sua stagione. Era partito alla grande con una vittoria in Spagna, poi c’è stata una flessione in primavera che di fatto lo ha tagliato fuori dal Giro d’Italia. E questo è un nodo cruciale… anche in ottica 2023.

«Sono partito bene con quella vittoria – dice Lonardi – e sono stato contento perché nuova squadra, nuovi stimoli e mi sono trovato benissimo sin da subito. E ho proseguito con un secondo posto e altri piazzamenti. Poi sono andato un po’ in calo. Per fortuna a fine stagione mi sono ripreso e le sensazioni sono tornate ad essere buone.

«Cosa mi è mancato? La condizione – ribatte secco Giovanni – la condizione verso aprile, maggio… Mi sono fatto un’idea e credo sia stato un problema specifico di preparazione. Per questo in vista dell’anno prossimo voglio cambiare alcune cose. Fare il contrario, magari meno ore e più intensità».

Lonardi in azione. «Oggi in gruppo si lima sempre di più», ha detto il veronese
Lonardi in azione. «Oggi in gruppo si lima sempre di più», ha detto il veronese

Quanto correre?

Mentre si fila ben oltre i 30 all’ora, riusciamo a non perdere lucidità, per fortuna il gruppo è folto e a ruota si sta benone. Le riflessioni continuano.

Abbiamo parlato del limare in un gruppo sempre più aggressivo e di preparazione. Oggi si dice che bisogna andare alle corse ben preparati, ma altrettanto non bisogna perdere il feeling con corse che sono sempre più al limite. Dove sta il punto di equilibrio?

«Questo è difficile – spiega Lonardi che non ha neanche il fiatone – per esempio io sono convinto che non facendo il Giro a maggio e giugno ho corso poco e quella continuità mi è mancata in quel periodo. Però è anche vero che se non hai tempo di prepararti neanche puoi andare a correre, altrimenti fai solo fatica e peggiori la tua situazione. Quindi è importante correre tanto, ma nei periodi giusti».

Sosta caffè lungo il Parco del Sile. Oltre a Lonardi, c’era anche Simone Bevilacqua (alla sua sinistra)
Sosta caffè lungo il Parco del Sile. Oltre a Lonardi, c’era anche Simone Bevilacqua (alla sua sinistra)

Come al bar

Le nostre domande e le nostre curiosità sono quasi “da bar”. Siamo in bici con un protagonista del gruppo e siamo curiosi di sapere come vanno le cose quando in gara ci sono Evenepoel e Pogacar. Davvero cambiano i ritmi? Chi è più forte? 

«Già alla partenza – sorride Lonardi – quando ci sono questi campioni, soprattutto Remco, sai che appena la corsa entrerà nel vivo, ma anche prima, ne vedrai delle belle. Se vedi la loro squadra che va davanti capisci che devi prepararti a soffrire. Poi non devi aver paura, perché se subisci psicologicamente sin da subito diventa più dura. Però è un piacere vederli, perché capisci che hai tanto da migliorare, puoi ambire a molto.

«Pensi che questi ragazzi giovanissimi fanno determinate cose e ti dici: se lo fanno loro posso farlo anche io. A me danno stimolo. Provo a fare qualcosa di più in allenamento. Vedo quel che fanno loro. Poi è chiaro che non siamo tutti uguali e che sono fenomeni, però è intrigante mettersi in gioco con loro».

Dopo la sgambata (per lui, per noi è stato un vero allenamento), ci si concede un po’ di relax al sole ancora caldo di questo ottobre
Dopo la sgambata (per lui, per noi è stato un vero allenamento), ci si concede un po’ di relax al sole ancora caldo di questo ottobre

Giro nel mirino

Lonardi, velocista classe 1996, ha già alle spalle due Giri d’Italia, uno con la Nippo e uno con la Bardiani, il vero obiettivo del 2023 è quello di tornare a disputare la corsa rosa.

«Ovviamente è quello l’obiettivo e tornarci mi piacerebbe. Ma farlo solo per soffrire no. Tornarci per essere protagonista sì».

Per essere protagonista con le ruote veloci del Giro Giovanni sa che non dovrà essere solo veloce, dovrà tenere anche in salita. Il dislivello medio della prossima edizione è di 2.440 metri a frazione. Tradotto: devi andare forte in salita.

«Lo so bene – conclude Lonardi – se guardi il Caleb Ewan della situazione può passare salite anche importanti. E per giocarti la volata con lui o un Demare devi “salvare” le salite e saltarle bene, altrimenti rischi che sì, passi il Gpm, ma non hai le gambe per farla. E magari a quel punto la volata la fa chi non è un velocista puro però è più fresco. Ma il tutto diventa anche più rischioso perché non si muovono da sprinter».

Caro Rui, che cosa pensi della parabola di Lonardi?

27.01.2022
4 min
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L’ultimo anno da under 23, Giovanni Lonardi lo ha corso alla Zalf Fior. Per questo quando l’altro giorno fra i tanti messaggi ricevuti dopo la vittoria di Valencia ha visto atterrare quello… di “Ciano” Rui che bonariamente lo prendeva un po’ in giro, la sua risposta è stata piena di gratitudine per i bei tempi passati. Il veronese arrivava alla Zalf dopo tre stagioni alla General Store in cui aveva tirato insieme 8 vittorie. Nella squadra di Castelfranco in quel solo 2018 ne centrò 11, fra cui una tappa al Giro d’Italia.

«Ha vinto tante corse – ricorda Rui – fisicamente era pronto per passare. Forse non aveva fatto il salto mentale necessario, ma ci si aspetta che gli investimenti su un atleta vengano fatti a lungo termine e che gli si lasci il tempo per salire quel gradino. Cambiare squadra gli ha fatto bene, ha trovato nuovi stimoli. E quando parti con la vittoria, le cose vanno certamente meglio».

Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)
Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)

Bisogno di sinergie

Rui sa stare al mondo. Ricorda gli anni in cui andava a firmare i contratti con Reverberi direttamente a casa sua. E sa anche che puntare il dito non sarebbe una scelta lungimirante, ma non rinuncia a dire la sua.

«Non si tratta di dire di chi sia la colpa – sorride – semplicemente però si può far notare che negli anni precedenti la squadra e l’atleta non hanno lavorato nella stessa direzione. Con noi Giovanni stava bene, ci siamo lasciato in ottimi rapporti. Pensavo che avrebbe vinto subito perché aveva un bel potenziale, ma la considerazione è sempre la stessa. Per fare l’Università bisogna essere passati per il liceo. E questa fase di formazione ha bisogno dei suoi tempi. Per questo credo che servirebbero sinergie fra atleti, procuratori e squadre. Prima i ragazzi si affidavano al tecnico, adesso le valutazioni sono diverse. Non so se fosse meglio prima».

«Oggi si guardano solo quelli che vincono – riprende – e si perdono gli altri. Uno come Vendrame alla fine è arrivato a dimostrare quanto vale. Prima quasi non lo si conosceva, ma lui si è messo d’impegno e si è costruito. L’altro giorno si è allenato con noi, dimostrando ai ragazzi che in Spagna sarà sicuramente più caldo, ma si può lavorare bene anche facendo avanti e indietro da Asiago. I piedi per terra sono la miglior ricetta».

Un passo per volta

Si guardano quelli che vincono e si punta a farglielo fare anche da professionisti, alzando l’asticella e proponendo esperienze al limite del controproducente.

«Portare Lonardi di primo anno al Giro d’Italia – rimarca Rui – secondo me è stato un errore. Non serve a nulla ritrovarsi ancora ragazzino in mezzo a tutti quei marpioni, non ti fa crescere. Non serve neanche dirgli che tornerà a casa dopo un tot di tappe, perché i corridori non ci stanno mai a mollare. Un ragazzino lo convinci fin troppo facilmente a fare quello che vuoi. Tu lo segui ogni giorno e gli dai 700 euro al mese, poi arriva chi gliene dà 30 mila all’anno, lo lascia da solo e lui automaticamente accetta. E a noi non pagano nemmeno i punti. Giusto ieri ne ho versati per 26 mila dei ragazzi che abbiamo preso.

Nel 2019 viene fatto debuttare al Giro d’Italia, centra un 8° e un 9° posto e si ritira alla 13ª tappa
Nel 2019 viene fatto debuttare al Giro d’Italia, centra un 8° e un 9° posto e si ritira alla 13ª tappa

«Sono sempre gli stessi argomenti – annota Rui – ma non si parla per non subire danni. Vogliono essere tutti come Evenepoel e per diventarlo vanno a correre all’estero o dove trovano l’offerta migliore. Noi abbiamo i nostri 17 corridori con 5 di primo anno, fra cui Bonetto e Bruttomesso: faranno bene. Ma tornando a Lonardi, sono certo che verrà fuori. Non gli conviene pensare al Giro d’Italia, dove prevale il tatticismo. Gli consiglierei di ricavarsi una dimensione nelle corse alla sua portata. Partire forte gli servirà magari a trovare il posto in squadra per la Tirreno, va bene che si conquisti i riflettori un passetto per volta».

Lonardi riparte. E Marangoni lo fa puntare sulle volate

22.01.2022
5 min
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Giovanni Lonardi è in Spagna e probabilmente starà facendo una volata (in apertura foto Maurizio Borserini). Prima di passare professionista era un dilettante davvero “corposo”. L’atleta veronese sapeva vincere ed essere costante nelle sue prestazioni. Tre anni alla General Store- Essebi, una stagione alla Zalf-Euromobil-Fior, la maglia azzurra e infine il grande passaggio alla Nippo-Vini Fantini.

E anche al debutto tra i grandi si trovò a suo agio, tanto da conquistare alcune corse e da guadagnarsi un posto per il Giro d’Italia. Era il 2019 e Giovanni non aveva ancora 23 anni. Alla Eolo-Kometa è pronto a ripartire, dopo due stagioni un po’ meno brillanti di quanto ci si poteva attendere alla Bardiani Csf Faizanè. Però anche nei momenti più duri non ha mai smesso di vincere. Segno che la stoffa c’è, eccome.

Sta al suo preparatore, in questo caso Samuel Marangoni, fratello minore di Alan, tirare fuori questa stoffa, anzi per meglio dire esaltarla. Come farà? Ne avevamo parlato con Stefano Zanatta e ora lo chiediamo direttamente al coach del team di Ivan Basso.

Giovanni Lonardi (a sinistra) e coach, Samuel Marangoni, già preparatore di team pro’ dal 2014 (foto Maurizio Borserini)
Lonardi (a sinistra) e Samuel Marangoni (foto Maurizio Borserini)
Samuel, come si rilancia Lonardi?

Giovanni non si deve rilanciare solo con il preparatore, ma con la squadra intera. Gli stimoli giusti possono arrivare da ogni parte: dalla preparazione okay, ma anche dal punto di vista medico, dalla nutrizione, dai diesse.

E dal punto di vista del preparatore?

Io ho conosciuto Lonardi quest’anno. Ho parlato con lui per un’ora e mezza, anche due, chiedendogli tutto quanto fatto finora. E’ stato un modo per conoscersi e per capire, secondo la mia opinione, le cose che gli sono mancate e dove può fare meglio. Ma come ho detto non è un aspetto che riguarda solo il preparatore. Penso anche ai diesse e ai massaggiatori. Questi ultimi giocano un ruolo importante dal punto di vista psicologico. Sono dei confidenti.

In cosa può migliorare Giovanni?

In questo primo periodo abbiamo cercato di lavorare soprattutto sull’aspetto della forza. La forza in bici e quella in palestra. Ma devo dire che il lavoro si è concentrato soprattutto sui lavori in bici.

Cosa ha fatto?

Principalmente ha lavorato sugli sprint… facendo degli sprint. Spesso ridendo gli dicevo: «Fai tante volate finché non sei distrutto!». Abbiamo lavorato sull’esplosività, sulla forza in palestra, abbiamo fatto partenze da fermo. E non sono mancati i lavori intensi.

Lonardi al Giro 2019. Si fermerà dopo 12 tappe, ma cogliendo comunque due piazzamenti nei primi dieci
Lonardi al Giro 2019. Si fermerà dopo 12 tappe, cogliendo due piazzamenti nei dieci
Avete fatto anche delle SFR o essendo lui una ruota veloce avete tralasciato questa tipologia di forza?

Sì, ci sono anche quelle, anche se in tal senso abbiamo lavorato più in palestra, mentre in bici abbiamo sviluppato la forza massima. La forza resistente l’andiamo ad allenare in altri modi, anche stando in bici.

Sin qui hai notato delle lacune?

Per me è difficile da dire, non ho conosciuto il suo lavoro nelle squadre precedenti. Bisognerebbe chiedere ad altri preparatori che lo hanno avuto o direttamente a lui. Io lavoro con Giovanni dal 1° novembre e cerco di fare al massimo il mio lavoro per farlo migliorare.

In questo tempo invece qual è il punto di forza che hai notato?

Che ha una volata bella lunga. Lonardi è molto resistente. Magari può crescere ancora qualcosina sul picco, sulla volata a breve. Ma per il momento la cosa più importante è riuscire ad essere presente negli sprint… e farli bene.

Alla Nippo può aver fatto il passo un po’ più lungo della gamba prendendo parte al Giro d’Italia, quando forse non era pronto?

Sinceramente non ho parlato con lui di questo fatto. Far fare un Giro d’Italia ad un neopro’ è sempre una questione combattuta anche all’interno dei team stessi. C’è chi preferisce preservarli, chi invece buttarli direttamente nella mischia per fargli fare esperienza. Non tutti sono Pogacar e spesso dipende anche dal soggetto. Poi un conto è un neopro’ di 19 anni e un conto uno di 22-23 anni. Personalmente, in generale, io tenderei a preservare un po’, almeno nel primo anno.

Come proseguirà adesso il vostro lavoro?

Dipende anche dai programmi: in base ad essi valuteremo. Ma sono dell’idea che continueremo a spingere in questa direzione: volate e spunto. Poi dopo le prime gare vedremo se bisognerà aggiustare il tiro. Penso che la palestra sarà portata avanti per tutto l’anno.

E’ il 21 marzo 2019 quando Lonardi vince la sua prima corsa tra i pro’. E’ la 5ª tappa tappa del Tour of Taiwan (foto Instagram)
Il 21 marzo 2019 Lonardi vince la prima corsa tra i pro’ al Tour of Taiwan (foto Instagram)
Insomma, vuoi recuperare il punto forte di Lonardi, la sua volata. Il che è più che legittimo…

Più che lavorare sulle salite lunghe, sulle quali un corridore così fa sempre fatica, meglio pensare alle volate. Semmai può migliorare sulle salite brevi, quelle tra i 2 e i 6-8 minuti. E questo si fa con i lavori più intensi.

In effetti non è facile vincere oggi per un velocista, tanto più con i percorsi sempre più ondulati. Basta pensare che Van Aert batte Ewan…

Beh, noi abbiamo idea di fare gare un po’ più “piccole”, ma se poi va bene non è detto che non si possa pensare anche alle tappe della Tirreno o del Giro. Intanto è importante prendere un certo feeling con queste corse e magari anche con la vittoria.

Qual è il calendario di Lonardi?

Inizierà la prossima settimana a Mallorca: farà due delle cinque gare previste. In più valuteremo quale corsa a tappe farà a febbraio. Una la farà, sicuro.

In Spagna abbiamo visto che avete lavorato molto. Lo hai fatto a tutto tondo anche con i test. E come ti sono sembrati?

Nello specifico ho visto che tiene davvero bene negli sprint, ha dei buoni valori. Ma anche sulla soglia sta migliorando. Oggi è difficile porsi degli obiettivi, quello che vogliamo noi è che si migliori in generale. E magari arriverà anche qualcosa.

Zanatta, gli onori di casa: «I nuovi della Eolo-Kometa»

15.01.2022
5 min
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Il secondo ritiro, primo del nuovo anno, è sotto le ruote. La Eolo-Kometa è al lavoro sulle strade spagnole di Oliva, quartier generale per la preparazione invernale del team. In attesa delle corse, la squadra sta iniziando a prendere forma. I vecchi hanno riconosciuto l’ambiente, i nuovi stanno iniziando a farlo. Mentre aspettava che i ragazzi fossero pronti per uscire in allenamento, stamattina il diesse Zanatta ci ha raccontato qualcosa sui nuovi. Per come li ha visti e quello che sinora è stato possibile capire di loro.

«Sta andando tutto bene – dice – a parte qualche problemino, come ad esempio il ginocchio di Martin che gli fa un po’ male dopo un incidente prima di Natale. Ha bisogno di più tempo per recuperare».

Diego Rosa arriva alla Eolo-Kometa dopo Sky e Arkea: dovrà trovare stimoli diversi
Diego Rosa arriva alla Eolo-Kometa dopo Sky e Arkea

L’esperto Rosa

Si comincia da Diego Rosa, classe 1990. Gli anni dei fasti Astana sono alle spalle, quelli di Sky e Arkea non hanno lasciato grossi segni. Cosa potrà fare?

«Ha avuto un bell’impatto – spiega Zanatta – è un corridore d’esperienza e si trova in una situazione particolare. Non siamo lo squadrone, ma ha capito che l’organizzazione c’è. Per lui stare qui è una sfida e deve lavorare sulla voglia di riemergere. Gli stimoli sono diversi, avrà modo di vivere la squadra diversamente. Gli ho detto che non faremo mille ricerche per stabilire quale sia l’integratore più adatto e probabilmente sentirà ripeter cose che ben conosce, ma che ad altri saranno utili.

«La sfida è cercare le sue soddisfazioni e ispirare i compagni. Se uno così dice qualcosa ad Albanese e Fortunato, sono certo che lo ascolteranno. Se lo avesse detto a Thomas o Quintana, magari lo avrebbero guardato male. Lo vedo molto concentrato, non vuole perdere ore di lavoro perché forse è il primo a voler dimostrare qualcosa. E’ già magro, forse persino troppo».

Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021: per lui 54 giorni di gara con 2 vittorie
Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021

Il socievole Maestri

Se Rosa non lo conosceva, Maestri l’ha fatto passare professionista alla Bardiani e per questo con lui un certo tipo di lavoro motivazionale funzionerà bene.

«Mirko lo conosco parecchio – conferma Zanatta – perciò posso stimolarlo anche a livello personale. Vuole dimostrare che per noi si tratta di una scelta giusta. Da un lato si è inserito facilmente perché è davvero un ragazzo socievole, dall’altro ha ancora qualche difficoltà con lo spagnolo e l’inglese, allo stesso modo di Lonardi e Bevilacqua. La squadra è italiana, ma lo staff si esprime anche in altre lingue e per Mirko è tutto nuovo, dato che non è mai stato in una squadra che non fosse la Bardiani. Comunque finora Maestri ha avuto un buon inizio ed è a un bel livello».

Per Lonardi nel 2020 una tappa al Tour of Antalya
Per Lonardi nel 2020 una tappa al Tour of Antalya

Recuperare Lonardi

La storia con Lonardi sarebbe potuta essere come quella di Maestri: Stefano cercò di portarlo neoprofessionista dalla Zalf alla Bardiani, ma la Nippo-Vini Fantini arrivò prima.

«Il suo procuratore era Battaglini – ricorda – e fintanto che convinsi Reverberi e lo contattammo, lui aveva già firmato con gli altri. Poi arrivò lo stesso, ma io a quel punto ero già andato via. Ha comunque alle spalle un Giro d’Italia e anche se non ha mai fatto grandi volate, ha sempre lottato. Me lo ritrovo con un buon margine e sta lavorando con Marangoni per tirare fuori le potenzialità che aveva da dilettante. Nel primo anno alla Nippo, lo portarono al Giro. Fece due piazzamenti nei dieci, ma non lo finì e sono di quelle esperienze che ti tirano giù il morale. Adesso bisogna ricreargli l’autostima. Ha 26 anni ed esperienza. Non so se arriverà al livello di Viviani, ma per il nostro standard e le corse che faremo, potrà lottare. Ha sempre tenuto anche sui percorsi vallonati, non ha le caratteristiche di Albanese, ma in corse come quelle di Mallorca o nelle altre gare a tappe, si farà vedere».

Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Simone Bevilacqua ha vinto una tappa al Tour de Langkawi 2019
Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Bevilacqua, vince al Tour de Langkawi 2019

Bevilacqua e il treno

Simone Bevilacqua arriva invece dalla Vini Zabù, ha alle spalle quattro anni di professionismo, una vittoria al Tour de Langkawi e la partecipazione al Giro del 2020.

«Lo seguivo quando era junior – ricorda Zanatta – e ha già un motore rodato. Al primo ritiro ha stupito i preparatori per i test e le qualità di recupero. Gli piace la crono e può essere inserito bene nel treno di un velocista. Lui come gli altri di cui abbiamo parlato hanno gli stimoli per fare bene sui terreni più congeniali. Abbiamo guardato nel loro potenziale, cercando di tirare fuori le loro qualità».

Fancellu si è lasciato alle spalle i problemi del 2021 e riparte con grandi motivazioni
Fancellu si è lasciato alle spalle i problemi del 2021

Il Fancellu ritrovato

Tra i nuovi ci piace inserire anche Fancellu, che c’era già, ma si è lasciato indietro i problemi e potrebbe aver voltato pagina e ripreso per bene.

«Alessandro si sta allenando nel modo giusto – spiega Zanatta, con il quale avevamo già parlato del giovanissimo scalatore lombardosembra che il 2021 sia alle spalle. A casa ha lavorato bene e sembra ben più disteso di prima. Spero che la stagione passata e l’incidente che ha avuto gli abbiano dato la consapevolezza di poter lottare. Lui è uno di quelli che ha pagato aspettative troppo alte, che lo hanno affossato. Sta lavorando e ha un programma più soft in cui speriamo possa ritrovare stimoli e voglia. Con ragazzi così giovani serve pazienza. In certi casi si deve lavorare e scoprire i margini di alcuni che hanno 25-26 anni, figurarsi cosa si può capire quando ne hanno 19-20».

Dalla Bulgaria intanto è arrivato lo squillo di Lonardi

02.07.2021
3 min
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Ieri è iniziato il Tour of Bulgaria con una buona notizia per i colori azzurri, nella prima tappa da Sofia a Plovdiv, è stato Giovanni Lonardi ad anticipare tutti nello sprint finale

Una bella soddisfazione per il 24enne veronese, professionista da 2019, che raccoglie il suo quarto successo in carriera. L’ultima vittoria per Giovanni è da ricondurre alla seconda tappa del Tour o Antalya nel 2020.

Lo abbiamo chiamato per farci raccontare le emozioni vissute in quello che è stato il primo successo stagionale, l’ottavo per la sua squadra, la Bardiani-CSF-Faizanè.

Così sul podio di Plodiv al Giro di Bulgaria dopo la vittoria nella prima tappa
Così sul podio di Plodiv al Giro di Bulgaria dopo la vittoria nella prima tappa
E’ stata la tua prima vittoria nel 2021, come ti senti e quali sono le tue sensazioni?

Sto bene, moralmente sto molto bene, la vittoria mi mancava da febbraio 2020 e visto l’inizio di stagione complicato questo risultato era ciò di cui avevo bisogno per affrontare al meglio i prossimi impegni.

Come mai dici un inizio complicato?

A gennaio, in Venezuela, ho contratto il Covid, che mi ha tenuto fermo per due settimane abbondanti, nelle quali ho avuto uno stop assoluto dall’attività. Nei mesi successivi mi sentivo comunque spossato e stanco, tutto questo ha inficiato negativamente la mia preparazione. Sono stato lontano dalle corse fino ad aprile quando sono andato al Giro di Turchia, ma anche lì non avevo buone sensazioni.

Una vittoria importante, che ti ha permesso di indossare la maglia di leader della classifica generale, pensi di riuscire a tenerla a lungo?

Un successo davvero fondamentale in una tappa comunque lunga, 180 chilometri, ed impegnativa, soprattutto per il caldo. La maglia sarà difficile da mantenere già a partire da oggi dato che il percorso si fa impegnativo con una salita lunga e molto selettiva.

Quali sono ora i tuoi obiettivi?

Non so ancora quali corse affronterò, probabilmente il Giro di Danimarca ma stiamo ancora decidendo con la squadra, certamente punto a fare bene e chiudere al meglio i mesi che mi rimangono.

Lonardi è passato professionista nel 2019 con la Nippo Fantini
Lonardi è passato professionista nel 2019 con la Nippo Fantini
Per il prossimo futuro invece quali sono i tuoi progetti, rimarrai con la Bardiani?

Non credo di rimanere qui, non ho per il momento proposte concrete, ma mi sto guardando intorno. Molto, come detto, passerà dal modo in cui concluderò le gare di questa stagione.

Giovanni Lonardi

Lonardi, un Davide tra i Golia

31.12.2020
4 min
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C’è sempre un Davide tra i Golia. Giovanni Lonardi è il “piccolo” che si è ritrovato tra i giganti, i giganti del ciclismo. Il giovane corridore della Bardiani-CSF-Faizanè infatti è tra i corridori che hanno gareggiato di più nel 2020: 60 giorni e oltre 9.200 chilometri di gara nelle sue gambe. In Italia solo Elia Viviani lo ha battuto, di pochissimo tra l’altro. Ma l’oro dell’Omnium di Rio 2016 aveva fatto anche il Tour de France oltre al Giro.

Una sorpresa

«Ho notato anch’io questa statistica – commenta con un velato orgoglio Lonardi – mi sono ritrovato in mezzo a certi nomi! Dei primi 25 sono il primo che ha preso parte ad un solo grande Giro. Sì, sapevo di aver gareggiato molto, ma non pensavo di aver fatto tanto.

«Ho fatto parecchie corse ad inizio stagione: Malesia, Turchia (dove ha anche vinto, ndr) e questa estate ero sempre con la valigia in mano. Un via vai continuo specie con la Francia. E poi ci sono stati i 21 giorni del Giro, che si sono fatti sentire. Forse ho anche esagerato, perché quelle trasferte in Francia, fatte in macchina, non sono state certo ideali per recuperare».

Vero, un bello stress, ma al tempo stesso un attestato di stima da parte del team. Se vieni convocato costantemente è perché qualcosa di buono puoi fare. E alla Bardiani i corridori non mancavano.

Tour of Antalya 2020, Giovanni Lonardi vince la seconda tappa
Tour of Antalya, Lonardi vince la seconda tappa

La corsa dentro

«Io preferisco sempre correre piuttosto che stare due o tre settimane a casa ad allenarmi, perché così trovo bene la condizione. Non è facile fare 15 giorni di allenamento e poi andare ad una gara, magari di un giorno, senza ritmo. Preferisco faticare un po’ di più in qualche corsa, ma avere sempre il ritmo nelle gambe».

E a questo punto Giovanni apre un discorso affatto banale. Come fa un corridore che non è nel WorldTour a “puntare”? A programmare i picchi di forma? Lonardi dice cose che da fuori non sono poi così scontate.

«E’ difficile programmare. Devi essere in un team WorldTour per farlo. Noi sappiamo a gennaio degli inviti in alcune corse, la Sanremo o il Giro d’Italia, ma di tante altre lo sappiamo la settimana prima. Per questo dico che preferisco avere il ritmo che ti dà la corsa e gareggiare spesso. Anche se non sarò mai al massimo, avrò sempre una buona gamba. E dovrò essere bravo a sfruttare il momento, il giorno in cui sto un po’ meglio e c’è un percorso adatto a me».

Velocista sì o no?

Già, ma qual è il percorso adatto a Giovanni? Che tipo di corridore è?

«Un po’ lo sto ancora scoprendo in questi primi due anni da pro’ – dice il veneto – sicuramente non sono uno scalatore e non credo neanche di essere uno da volate di gruppo compatto. Tengo su alcune salitelle e sono veloce nei gruppi ristretti. Con il tempo lo saprò meglio».

Però Lonardi si butta. Gli piace rischiare e anche se non è uno sprinter puro qualche volata di gruppo ha provato a farla. Anche al Giro.

«La tappa che è arrivata a Rimini mi è piaciuta molto. Nel finale ho provato a fare la volata, ma quel giorno in tanti volevano disputarla. Era una delle ultime occasioni. Il fatto è che non ci fossero gli squadroni, Groupama-Fdj a parte, ma tanti velocisti con due o tre uomini è stato un qualcosa di pazzesco: c’era una frenesia… Gli ultimi due-tre chilometri sono stati corsi ad una velocità folle. Io ho provato fino all’ultimo ma, uscito dalle ultime due curve, mi sono ritrovato un po’ indietro ed è finita lì.

«Demare mi ha davvero impressionato. Ma non tanto per le volate che forse avete visto meglio voi alla tv che io da dietro! Stava bene. Lo vedevo in gruppo. Se c’era da prendere una salita ed era in coda si alzava sui pedali e in un “amen” era davanti».

Lonardi ama anche la campagna. Eccolo con la sorella Anita e il cugino Federico
Lonardi con la sorella Anita e il cugino Federico

Adrenalina che passione

Con una Bardiani-CSF-Faizanè sempre più forte e con l’arrivo di Visconti e Battaglin non sarà facile per Lonardi trovare lo stesso spazio che ha avuto quest’anno. Tuttavia lui stesso ammette che avere due corridori così in squadra è uno stimolo.

«Per adesso ci siamo trovati solo una volta, ma già li conoscevo. In gruppo si parla. Soprattutto con Battaglin ogni tanto scambiamo anche qualche battuta in dialetto veneto».

Giovanni è della Valpolicella. Abita non lontano dalla vecchia casa di Davide Formolo ed è praticamente dirimpettaio di Edoardo Zardini. I due escono insieme quasi tutti i giorni. Hanno anche passioni comuni come lo sci alpino.

«Ma io – dice Giovanni – seguo anche il fondo, il biathlon… un po’ tutti gli sport e poi mi piace andare in campagna. Abbiamo dei ciliegi, la vigna e da qualche tempo anche le olive. Produciamo l’olio. E’ bellissimo mangiare quel che si è coltivato».

Ma più di tutto a Lonardi piace correre. «Cosa mi piace del ciclismo? Vincere! E se non c’è la vittoria mi piace l’adrenalina del finale, quando sei negli ultimi chilometri a giocarti il tutto e per tutto, quando senti che la velocità sale e pensi ad andare solo più forte e ancora più forte».