Nelle ultime settimane c’è un ragazzo di Trento che si sta mettendo in grandissima luce. Il suo nome è Federico Iacomoni, di lui aveva già parlato Cavallaro come suo alter ego nella ricerca di fughe o inseguimenti in salita. Da metà agosto, Iacomoni, tra classiche e Giro del Friuli, ha disputato 7 gare tutte di alto livello, con un bilancio sontuoso: una vittoria, tre podi e il 6° posto finale nella corsa a tappe.
Dobbiamo però evitare di cadere in un facile errore, esaltando il solo Iacomoni, perché il trentino è la massima espressione di tutto un team, il Sias Rime, che sta ottenendo grandi risultati con i suoi ragazzi in questo periodo stagionale. E per il suo diesse, Daniele Calosso, non è certo un caso.
«E’ tutta la squadra che sta funzionando al meglio – racconta – abbiamo ottenuto 5 vittorie con 5 corridori diversi e questo rispecchia i nostri programmi. Noi abbiamo l’abitudine di rifiatare nel corso dell’estate, permettiano ai ragazzi di ricaricare le batterie e alla ripresa i risultati si vedono. E’ come se cambiassimo marcia, non è avvenuto solo quest’anno, anche in quelli passati è stato così».
Rifiatare in quale maniera?
Diamo ai ragazzi 2-3 settimane di piena libertà, chiedendo solo di fare il minimo necessario per mantenere la condizione. Questo significa che se ci chiedono 3-4 giorni di mare possono farli, perché sono giovani e dobbiamo dare loro anche la possibilità di divertirsi. Il nostro spartiacque è il Trofeo Città di Brescia a inizio luglio, poi attuiamo questo stacco ponderato.
Come reagiscono i ragazzi?
Questo è un fattore che mi fa particolarmente piacere mettere in evidenza. I ragazzi sono tutti pieni di volontà di continuare, molti chiedono anche di andare in altura e l’abbiamo fatto, portandoli fra Pordoi e Livigno, ma sempre seguendo un programma calibrato. Un criterio logico teso al recupero. Prima di Brescia avevano fatto 34 giorni di corsa, decisamente tanti. Qualcuno ha scelto anche strade differenti, come Anniballi e Pongiluppi che hanno partecipato alla 6 Giorni di Pordenone.
Da quanto attui questa scelta?
Dal 2019 e mi sono sempre trovato davvero bene, i risultati si vedono. Abbiamo ripreso a pieno regime il 5 agosto e i risultati da allora sono stati notevoli.
Iacomoni però è il nome sulla bocca di tutti…
Federico quando è in giornata è una vera ira di Dio… Ha numeri importanti e capacità di guida straordinarie, ad esempio in discesa in condizioni climatiche difficili, riesce a fare la differenza. Tiene su percorsi impegnativi, quel che ha fatto a Capodarco, quando è partito da solo all’inseguimento dei fuggitivi mi ha riempito gli occhi e poco importa che poi sia finito 7°. Ma non solo: è uno che si mette a disposizione degli altri, lo scorso anno era l’ultimo uomo per le volate di Epis.
Oltretutto è uno che corre tanto.
Ha fatto quasi 50 giorni di gara, perché è un diesel, più gareggia e più va forte, per questo è anche un ottimo elemento per le corse a tappe. Lo scorso anno ha lavorato tanto in prospettiva, è stato come un investimento su questa stagione, gli abbiamo dato il tempo di prendere le misure e i risultati si sono visti. La costanza è il suo forte e credo che con queste caratteristiche abbia il futuro assicurato.
L’impressione è che questo sistema porti risultati negli anni anche per chi non è più nel vostro team, prima accennavi a Epis…
E’ vero, mi piace pensare che i suoi risultati a ripetizione, la sua continuità ad alti livelli in questa stagione siano figli anche del lavoro svolto da noi. Ricordo che lo scorso anno si era allenato troppo in primavera, gli avevo sconsigliato a quel punto di fare il Giro d’Italia e alla fine dovette darmi ragione. Poi, dopo la sosta estiva, si riprese e portò a casa 4 vittorie. Ora ha vinto anche di più e in una squadra con tanti cavalli di razza…
Abbiamo detto di Iacomoni, ma c’è qualche altro elemento sul quale ti senti di scommettere?
Voglio citare due ragazzi, Petitti e De Carlo che quando sono arrivati da noi non avevano alle spalle vittorie. Hanno tenuto duro, hanno fatto loro il nostro metodo di lavoro e sono venuti fuori. Nel ciclismo di oggi che guarda alle statistiche, alle vittorie e basta, che chiede talenti sempre più precoci rischiavamo seriamente di perderli e sarebbe stato un peccato. Con gli juniores bisogna avere occhio e non guardare solo agli ordini di arrivo, ancor di più scendendo di categoria. E vi faccio un altro nome, il danese Dennis Lock che sta progressivamente venendo fuori, sta imparando come si corre, il prossimo anno ne farà vedere delle belle…