L’insolita trasferta in Puglia degli ultimi 4 Gazprom

22.06.2022
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Conci si è accasato alla Alpecin-Fenix Development. Fedeli è stato appena annunciato alla Eolo-Kometa. Piccolo ha ripreso ad allenarsi. Marco Canola correrà i campionati italiani con una divisa neutra. E poi ci sono Carboni, Malucelli e Scaroni che andranno in Puglia approfittando di un… treno speciale e inatteso. I ragazzi della Gazprom ce la mettono tutti e la sfida tricolore è la prossima, ma rischia di restare a lungo l’ultima per chi non si fosse ancora accasato. Sono rimasti in quattro.

Nonostante le vittorie ottenute negli ultimi mesi, fra il Giro di Sicilia e la Adriatica Ionica Race, sono proprio loro ad aver incontrato le difficoltà maggiori.

«Si è mosso davvero poco – dice Carboni – mi aspettavo qualcosa di più. Non critico nessuno, il fatto è che i soldi sono pochi per tutti e l’attività striminzita».

E’ fresco di annuncio, ma era nell’aria da giorni, il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore
E’ fresco di annuncio il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore

Un furgone e tre bici

Il treno per il tricolore di cui si parlava è un’occasione nata nelle Marche grazie all’appoggio di Francesco Cingolani, il cui negozio di recente acquisito da Specialized Italia, si è messo a disposizione per dare una mano a Carboni, Malucelli e Scaroni.

«Abbiamo continuato ad allenarci al meglio che potevamo – dice proprio Carboni – ma proprio per l’idea di fare tutto al meglio, ci siamo resi conto che la squadra non aveva più materiale per sistemare le nostre Look. Così ho parlato con Francesco e siamo riusciti a trovare un supporto tecnico per il tricolore. Mette a nostra disposizione tre bici, un furgone Specialized e accessori come ruote, scarpe e manubri. Materiale per il campionato italiano e poi speriamo che poi le cose in qualche modo cambino…».

Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’
Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’

Anche Moro e Pengo

Dopo il supporto della nazionale, eccone dunque un altro che si annuncia piuttosto concreto e li aiuterà a gestire la trasferta in Puglia.

«La nazionale ci ha dato un aiuto immenso – riconosce il marchigiano – e per i tricolori avremo ancora a disposizione Luigino Moro come massaggiatore ed Enrico Pengo come meccanico. Avremo in appoggio l’ammiraglia dell’Accpi, ma Cingolani farà viaggiare con noi anche due ragazzi del suo staff, indispensabili per poter gestire i rifornimenti in una corsa che si annuncia caldissima. Il percorso non è troppo duro, ma neanche sarà una passeggiata. Si vince pur sempre il tricolore, ci tengono tutti. Per noi che abbiamo corso per l’ultima volta due settimane fa, rimane l’incognita del ritmo gara, ma magari la corsa di un giorno e il caldo livelleranno il gruppo. Non abbiamo nulla da perdere. So di essermi allenato tanto, ho fatto il massimo. Credo di avere gli stessi chilometri di quelli che stanno correndo.

«I problemi inizieranno dopo – riflette – non ci voglio pensare. Finora siamo andati bene mettendo a frutto la preparazione invernale. Ora si tratterebbe di ricominciare. Staccare dopo l’italiano, andare in altura con la prospettiva di fare quali corse?».

Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross
Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross

Il gesto di Cingolani

Francesco Cingolani racconta di quando, dopo la vittoria di Carboni alla Adriatica Ionica Race, mandò un messaggio per fargli i complimenti.

«Giovanni – dice – lo conosco da sempre, perché cominciò a correre nella nostra società. E’ un bravo ragazzo, un professionista serio che si merita un po’ di fortuna. Dopo quel messaggio, disse che sarebbe venuto a farmi visita ed è nata l’idea. Io non ci avevo pensato, non sapevo quali vincoli avessero. Gli abbiamo dato tre Tarmac SL7 montate Sram, mentre Specialized ha fatto arrivare altri accessori. Non c’è una data di fine prestito. Intanto il tricolore e poi si spera che possano trovare una sistemazione migliore».

Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro
Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro

L’amarezza di Canola

Resta giù dal pulmino il solo Marco Canola. Probabilmente i rapporti si sono un po’ allentati in occasione della campagna “WHY?” e il suo braccialetto azzurro, mentre gli altri si aspettavano forse un’azione più decisa.

«Corro da solo – dice il veneto – non mi appoggio a nessuno. Avrò solo l’ammiraglia in comune per l’acqua, tutto qui. Devono vedere tutti a cos’ha portato l’oscenità da parte dell’UCI, la difficoltà del provare a continuare come stiamo facendo. Vado avanti così, ma se Cassani non farà la squadra, non vedo molte possibilità. Mi sto defilando poco a poco. Sarei contento che gli altri continuassero, a me non è mai piaciuta l’idea di “togliere” un posto in altre squadre ad altri che sono più giovani di me.

«Spero magari di continuare a rimanere nell’ambiente, con un altro ruolo, per aiutare a migliorare (nel mio piccolo) questo sport. Perché ha bisogno di tanti cambiamenti, partendo dal lato umano. Meno numeri e più umanità».

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La testa va, la gamba non spinge: Monaco spiega…

07.06.2022
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In fuga nella tappa di ieri alla Adriatica Ionica Race (in apertura, al via da Ferrara con Scaroni), Alessandro Monaco sta faticosamente cercando di mettere insieme una stagione che gli permetta di rilanciarsi. Corridore di talento, il pugliese è uno di quei ragazzi sacrificati dalla Bardiani-CSF-Faizanè sull’altare della fretta. Passato professionista nell’anno del Covid con un ottimo curriculum, si è ritrovato a piedi a fine 2021 senza essersela potuta giocare. Ha lasciato posto ad altri che magari sfonderanno o magari faranno la sua stessa fine e si è accasato alla Giotti Victoria di Stefano Giuliani.

Ieri dopo la tappa ha chiacchierato a lungo con Giovanni Carboni, con cui ha trascorso i due anni alla corte di Reverberi e prima di parlare di sé ha dedicato un pensiero ai ragazzi della Gazprom.

«So purtroppo cosa significa essere a piedi – ha detto – oppure meglio… Non tanto essere a piedi quanto piuttosto lottare nelle difficoltà. Apprezzo questi ragazzi e posso veramente dire che li capisco. Alcuni come Scaroni e Carboni sono dei fratelli, degli amici. Cerco anch’io di essergli vicino, ma purtroppo questo non è un mondo facile. Però noi siamo veramente duri e, vada come vada, di sicuro un domani saremo degli uomini veri».

Nella tappa di Brisighella con carboni vincitore: per Monaco la maglia gialla di combattivo
Nella tappa di Brisighella con carboni vincitore: per Monaco la maglia gialla di combattivo
Parliamo di te, la fuga è stata un bel segnale di vita…

Spero di farne ancora per dimostrare che ci sono e dove potrei essere. Purtroppo nei finali manca sempre qualcosa. Ieri ho anticipato di sicuro per fare la tappa, ma anche perché il passo per tenere i primi non ce l’ho. Allora mi sono detto che magari anticipando sarei riuscito a rimanere agganciato. Purtroppo mi hanno preso ai piedi dell’ultima salita e ho patito a tenere il ritmo. Se mi avessero preso un paio di chilometri dopo, magari ci sarei riuscito, però le corse sono così. Io ci sono e cerco di dimostrare che ho voglia di fare, anche se mettersi in luce con gente che esce dal Giro è difficile.

Doveva essere la stagione del rilancio, come sta andando?

Ho alti e bassi e soffro purtroppo di un piccolo problema di salute che ho scoperto da poco e che devo risolvere, perché altrimenti è difficile andare avanti.

Monaco ha 24 anni ed è passato pro’ nel 2020 con la Bardiani che a fine 2021 non lo ha confermato
Monaco ha 24 anni ed è passato pro’ nel 2020 con la Bardiani che a fine 2021 non lo ha confermato
Di cosa si tratta?

E’ un problema che mi limita tantissimo, un fastidio e a volte un dolore a una gamba. Cerco sempre di trovare la grinta e di andare avanti, ma non è facile. Dopo un inizio di stagione buono, ho cominciato a sentire che qualcosa non andava e infatti era come pensavo e come pensavamo. E’ un problema di cui purtroppo soffre più di qualche ciclista e se non ti operi, limita tantissimo la prestazione.

Ne risenti in corsa?

Finché non mi prende, cerco di fare del mio massimo. Ci sono giorni che va bene e altri che ne soffro. Di base, non riesco a fare dei gran fuorigiri. Però se sono in fuga al mio passo, sembra tutto normale. Quando mi prendono i primi, non riesco ad aumentare il ritmo e lotto per restare agganciato. Purtroppo non decido io.

La stagione di Monaco è costellata da decide di fughe. Questa al Tour of Hellas
La stagione di Monaco è costellata da decide di fughe. Questa al Tour of Hellas
Come prosegue la stagione dopo la Adriatica Ionica?

Adesso c’è il campionato italiano in casa, in Puglia. Di sicuro non è un percorso che mi si addice tanto, però voglio esserci per la mia terra. E poi sicuramente ci sarà il Sibiu Tour. La squadra è rumena, quindi ci teniamo tanto. Poi penso che farò un periodo di distacco, anche per approfondire questo problema.

Palestra e corse simulate, la via di Benfatto per la vittoria

07.06.2022
4 min
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«Giovanni è un ragazzo caparbio – dice Benfatto parlando di Carboni – quando punta un obbiettivo riesce a fare il corridore al 110 per cento. Nel periodo senza gare abbiamo lavorato bene con la palestra per incrementare i suoi livelli di forza, poi in avvicinamento alla competizione lavori più specifici vicini a ritmi gara. Lui e Malucelli si sono supportati a vicenda allenandosi assieme l’ultimo periodo».

Come si fa a stare per quasi due mesi senza correre e farsi poi trovare pronti quando arriva la chiamata? Lo abbiamo chiesto a Marco Benfatto, ex velocista e poi diventato uno dei preparatori della Gazprom-RusVelo, che assieme a Maurizio Mazzoleni ha continuato a seguire i ragazzi della Gazprom che ne hanno avuto voglia e necessità.

La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa
La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa

Il veneto era passato a dare un saluto il mattino di Castelfranco Veneto, sua patria negli anni da corridore, quando indossava la maglia della Zalf. Pizzetto e fisico ancora tirato, ha parlato a lungo con i “suoi” ragazzi alla partenza di tappa della Adriatica Ionica Race e la vittoria di Carboni dell’indomani è stata davvero la ciliegina sulla torta.

E’ vero come dice Scaroni che stanno ancora sfruttando la base di lavoro fatta nell’inverno?

Diciamo che abbiamo lavorato bene e che Sedun aveva creato un bel gruppo di lavoro. Stiamo ancora raccogliendo i frutti, soprattutto i ragazzi sono tanto motivati, perché alla fine devono trovare una sistemazione, quindi io gli auguro di vincere ancora. Stanno dimostrando sul campo che meritano comunque un posto in un’altra squadra.

Assieme a Mazzoleni avete continuato a lavorare con loro anche se la squadra era stata fermata?

Alcuni hanno voluto arrangiarsi, con altri stiamo lavorando ancora. Li abbiamo seguiti, diciamo ufficialmente, fino a un mese fa poi alcuni hanno preso altre strade. Malucelli e Carboni li sto ancora seguendo, quindi sono venuto anche un po’ per dargli un sostegno morale, anche una pacca sulla spalla. Questi ragazzi hanno bisogno anche di sostegno, di un punto di riferimento.

Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Cosa significa allenarsi senza sapere quando si correrà?

E’ molto più duro e molto più stressante, perché praticamente devi simulare le gare. Anche a livello ormonale, non è come essere in competizione. Quindi servono tanta testa e tanta voglia di lavorare.

Un certo tipo di lavoro va programmato, come avete fatto?

Fortunatamente Bennati ci ha confermato quasi subito che ci dava la possibilità di correre con la nazionale, perciò a parte le prime settimane di mantenimento, siamo riusciti a lavorare per obiettivi. Quindi abbiamo puntato prima il Giro di Sicilia dove Malucelli ha vinto e poi siamo andati avanti dove si poteva. Per fortuna c’è la nazionale che li sta sostenendo.

Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
Sedun ci ha parlato di come il gruppo stia vivendo questa fase. Cosa pensi della situazione?

Ci sentiamo spesso, però ormai che c’è poco di cui parlare perché alla fine i discorsi sono sempre gli stessi. Quindi più che altro siamo in contatto per sapere come va. E’ un buon gruppo e speriamo di riprendere l’anno prossimo. Anch’io avevo investito su questa squadra e preso le mie decisioni. Rifarei la scelta comunque perché, anche se per un breve tempo, è stata una bellissima esperienza. Penso che la vita sia una ruota, quindi anche se adesso abbiamo avuto questo stop, prima o dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto ritornerà. Sono fiducioso e penso positivo per il futuro.

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06.06.2022
6 min
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Mentre Giovanni Carboni sul podio riceve fiori e applausi, il padre Ivan e la mamma Lucia ai piedi del palco trattengono a stento l’emozione. Brisighella è riarsa da un sole duro il cui riverbero sulle pietre rende il centro una fornace. La mamma è commossa. Dice Giovanni che negli ultimi tempi hanno anche litigato, perché lei chiedeva ogni giorno se ci fossero novità e la situazione dei corridori Gazprom sembra congelata nel nulla. Stesse domande, stesse risposte: zero. In certi frangenti si vive con i nervi a fior di pelle.

«E’ stata un’emozione grande – dice il padre – lo seguo da quando era esordiente e ci credevamo che oggi potesse fare qualcosa di buono. Anche se con la testa era difficile restare concentrati, si è sempre allenato e ha sempre dato il massimo».

La vittoria di Carboni a Brisighella è stata il modo per sfogare la grande rabbia
La vittoria di Carboni a Brisighella è stata il modo per sfogare la grande rabbia

Strade amiche

La corsa, in breve. La terza tappa della Adriatica Ionica Race è partita da Ferrara ed è arrivata in questo paesone medievale sulle colline romagnole. Su strade simili e in un caldo altrettanto torrido, Giovanni aveva preso il sesto posto ai tricolori vinti da Colbrelli a Imola. Buono a sapersi.

Racconta Gabriele Bonetti, che è di qui e ha scritto il pezzo di lancio della tappa di domani parlando con Carboni, che in realtà Giovanni gli fosse parso molto interessato alle salite di oggi. Ora si capisce il perché. Ripresa la fuga di Monaco e Fancellu, infatti, Carboni si è messo a fare il diavolo a quattro. Ha attaccato e lo hanno ripreso. Ha attaccato e attaccato ancora e alla fine ha vinto.

«Il Monte Grappa di ieri – dice – era troppo lungo per uno che non ha corso il Giro d’Italia. Sarebbe stato irrealistico pensare di arrivare davanti. E poi a un certo punto si è pure rotto il cambio e ho pensato che la sfortuna non volesse abbandonarmi. Per questo oggi ho deciso di anticipare l’ultima salita, perché non avrei potuto reggere i migliori. Ho una bici da 8 chili. Dovevano arrivare le ruote leggere, ma dal primo marzo non è arrivato più niente. Anzi, è già buono che non si siano ripresi tutto».

Arrabbiato e deluso

Carboni è il terzo corridore della ex Gazprom a vincere in questa fase di purgatorio che minaccia di piegare verso l’inferno. Malucelli in Sicilia e Scaroni l’altro giorno a Monfalcone (in apertura i tre sono insieme dopo il traguardo di oggi a Brisighella). Prima di loro, Fedeli era andato fortissimo in Sicilia e come lui Conci e Canola. Questa situazione balorda, per la quale bisogna ringraziare il presidente dell’UCI Lappartient, li ha dotati di una cattiveria senza precedenti. Carboni, che è un mite, ha lo sguardo indurito, parla a fatica e solo perché deve farlo, ma si vede che dentro ha il terremoto.

«Questa situazione – conferma – mi sta tirando fuori la cattiveria. Prima ero più calmo e meno istintivo. Ora sono un fascio di nervi e non è per niente facile. Dovrei essere felice, invece sono arrabbiato e deluso».

Alla partenza da Ferrara, Scaroni, Monaco e Zana: Monaco sarà presto in fuga
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Una squadra per la Vuelta

La ragazza mora con la macchina fotografica alla transenna era sulle spine. Non conoscendola e avendo riconosciuto dall’altro lato i genitori di Carboni, abbiamo pensato che fosse la sua ragazza. Poi la maglia azzurra del vincitore è piombata nella scena e il padre è corso in mezzo alla strada per abbracciarlo. Sono stati attimi lunghi come la lunga attesa. Quindi Giovanni è andato dalla mamma e solo alla fine si è diretto verso la moretta, che gli ha detto qualcosa sul fatto che abbia voluto farla morire di crepacuore.

«E’ la mia prima vittoria – dice Carboni (anche Scaroni due giorni fa ha centrato in azzurro il primo successo) – ed è venuta con la maglia azzurra. E’ tutto così strano… Questa maglia è la cosa più bella che ci sia. Quella ragazza? E’ la compagna di Malucelli. Io e “Malu” abbiamo vissuto gli ultimi tre mesi praticamente insieme come dei fratelli. Non ho dubbi che anche lei sia stata contenta. Ma adesso datemi una squadra per correre la Vuelta. Ne ho bisogno. Ho 27 anni, sono maturo per farlo…».

Brindisi con la birra, per Zana il primo giorno da leader è passato senza grossi scossoni
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Protesta sbagliata

Sono le stesse parole che ha detto dopo l’arrivo, appena tagliato il traguardo. Solo che quelle le ha ruggite, mentre ora, seduto davanti all’antidoping, ha trovato il tempo per prendere fiato e mandare giù qualche sorsata d’acqua.

«In gruppo di queste cose se ne parla – dice – ma lo sapete com’è, il minimo necessario e non con tutti. Anche quel braccialetto… A me non l’hanno neanche dato».

Bisognava prendere in mano la situazione senza aspettare. A Laigueglia, nel primo giorno di questo colossale casino, bisognava andare alla partenza vestiti di bianco e fare in modo che la protesta fosse subito vibrante. Invece il silenzio ha lasciato credere di aver colpito persone inermi e incapaci di reagire, alle quali non è neppure necessario dare spiegazioni. Probabilmente è vero che Lappartient non dirà nulla sul tema, essendo ancora in piedi il ricorso di Renat Khamidulin al Tas, ma i corridori ne sono esenti.

Ai corridori andava offerta una via d’uscita. Il fatto che si sia pensato di poterne fare a meno basta per chiedere le dimissioni di una dirigenza impegnata a far girare manifestazioni e milioni di euro, ma incapace di prendersi cura dei suoi figli. Ma chi le chiederà?

La vicenda Gazprom ha tirato fuori in Carboni e nei suoi compagni una cattiveria inedita
La vicenda Gazprom ha tirato fuori in Carboni e nei suoi compagni una cattiveria inedita

Tutti grandi

Domani si parte da Fano, la sua città, e la ricorrenza avrà un sapore particolare. Chissà se nel frattempo la grande stampa deciderà finalmente di sporcarsi le mani con questa vicenda o continuerà ad ignorarla.

«Sono stati giorni duri – chiude suo padre – bisognava tenerlo tranquillo e gestire la situazione. Speriamo di venirne fuori presto. Questa vittoria è un premio inaspettato per tutti i ragazzi del gruppo Gazprom. Sono tutti dei grandi».

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EDITORIALE / La lezione di Rosola su corridori, rabbia e diesse

06.06.2022
3 min
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Dopo aver seguito il Giro d’Italia sulle moto di RCS Sport, Paolo Rosola, direttore sportivo disoccupato della Gazprom, ha trovato un posticino anche nella carovana della Adriatica Ionica Race. All’indomani della vittoria di Scaroni nella prima tappa, avendolo incontrato nella piazza di Castelfranco Veneto mentre confabulava con Malucelli (foto di apertura: Malucelli è un altro corridore della squadra inopinatamente chiusa dall’Uci, come pure Scaroni e Carboni), Rosola raccontava un interessante episodio.

«Il direttore sportivo di una squadra WorldTour di cui non faccio il nome  – raccontava – ieri mi ha guardato e mi ha detto che fra i suoi corridori ce ne sono alcuni che guadagnano 300.000 euro all’anno e sono svogliati, mentre questi qua non prendono lo stipendio da tre mesi e hanno addosso la rabbia che serve per fare i corridori».

La volontà e la rabbia spesso non bastano. Ieri sul Grappa Carboni ha dovuto stringere i denti e poi mollare
La volontà e la rabbia spesso non bastano. Ieri sul Grappa Carboni ha dovuto stringere i denti e poi mollare

Un fatto di grinta

Sicuramente la motivazione di questi ragazzi è qualcosa fuori dal comune. Però è altrettanto vero che osservando alcuni dei corridori che fanno parte del gruppo, la sensazione che alcuni si accontentino di vivacchiare sui contratti firmati in certi momenti ti assale.

A conferma di ciò valgano le parole di un massaggiatore, ugualmente incontrato in corsa. Parlando di un corridore giovane della sua squadra, annunciato come molto forte e di cui non ha fatto il nome, ci ha chiesto informazioni sulle sue qualità di quando era un under 23.

Quando gli abbiamo chiesto il perché di quella domanda, ci ha raccontato che questa corsa è la prima volta in cui lo abbia massaggiato e che glielo abbiano presentato come un ragazzo di sicuro talento. Ma quando durante il massaggio gli ha chiesto quanto pesasse, il ragazzo gli ha risposto di essere un chilo sopra al suo miglior peso da dilettante. Considerando che di solito il miglior peso da dilettante è soggetto a… dimagrimento, è stato immediato dedurre che probabilmente qualcosa non andasse. Tanto più che nella prima tappa, piena di strappi, la squadra puntava su di lui e lui si è staccato.

La Colpack è una continental: il confronto con i pro’ e un’attività ragionata dovrebbero far crescere
La Colpack è una continental: il confronto con i pro’ e un’attività ragionata dovrebbero far crescere

Chi comanda davvero?

E’ sicuramente sbagliato pretendere che tutti abbiano la fame e la rabbia dei corridori della Gazprom: anche fra loro ce ne sono alcuni che non hanno reagito esattamente in questo modo. E’ sbagliato anche pretendere che un neoprofessionista possa avere capito tutto, ma il livello della Adriatica Ionica Race è tale che un neopro’ uscito da una buona continental possa essere qui a giocarsi le tappe. Altrimenti a cosa servono le continental? Sarebbe bello vederli con il sangue agli occhi e la voglia di recuperare l’indomani qualora la tappa di oggi fosse andata male.

Perché il tempo passa e non c’è niente di peggio di lasciarselo scorrere addosso. Ma lo spunto conclusivo in questo cammino di ragionamento lo ha offerto ancora una volta Rosola nella risposta data a quel direttore sportivo.

«Questi qui avranno sicuramente una fame fuori dal comune – gli ha detto – ma se da voi ce ne sono alcuni che guadagnano così tanto e sono svogliati è perché come direttori sportivi non comandate più nulla. E i loro manager decidono al posto vostro. Si sveglieranno semmai quando sarà il momento di rinnovare il contratto».

Carboni, calcio alla malinconia pensando al giorno di Fano

03.06.2022
4 min
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A cosa è servito quel braccialetto azzurro con su scritto Why? Che cosa è cambiato nella vita dei corridori della ex Gazprom-RusVelo, ancora in attesa d’un treno che probabilmente non passerà? Nel mattino di Verona, mentre si succedevano le partenze della crono, Alessandro Fedeli si nascondeva dietro a un sorriso pieno di amarezza e sarcasmo. Canola ha fatto le sue apparizioni televisive. Conci ha trovato un posto nella continental della Alpecin-Fenix e ha già in tasca il contratto 2023 quando il team sarà WorldTour: Nicola è il solo che sia riuscito a ripartire. Gli altri tre italiani del team – Scaroni, Malucelli e Carboni – partono domattina per la Adriatica Ionica Race grazie all’interessamento del cittì Bennati che li affiancherà al gruppo degli inseguitori. Un’altra corsa dopo il Giro di Sicilia di metà aprile, quasi due mesi fa.

A cosa è servito concretamente indossare questo braccialetto del CPA? La domanda resta: perché?
A cosa è servito concretamente indossare questo braccialetto del CPA? La domanda resta: perché?

La tappa di casa

Il 2022 parla di 15 giorni di corsa per Malucelli e Scaroni, 16 per Carboni. La particolarità per quest’ultimo, il vero motivo per cui è riuscito a tenere la direzione sta probabilmente nel fatto che una delle tappe della corsa di Argentin partirà dalla sua Fano. Si tratta della quarta, da Fano alla Riviera del Conero: 164,5 chilometri, con due volte la scalata di Poggio nel finale.

«Non mi era mai successo da dilettante e da professionista – dice – giusto qualche circuito nelle giovanili. Nel momento di difficoltà che stiamo vivendo, questa convocazione mi ha dato lo stimolo per allenarmi. L’ho saputo venti giorni fa. Una cosa relativamente fresca, una bella notizia visto il momento».

L’ultima corsa di Carboni, 26 anni, è stato il Giro di Sicilia in cui ha lavorato per Caruso
L’ultima corsa di Carboni, 26 anni, è stato il Giro di Sicilia in cui ha lavorato per Caruso
A cosa è servito quel braccialetto azzurro?

Spero che ci siano riscontri. Con gli altri ci sentiamo, ma come per tutte le cose, il tempo che passa fa cadere il silenzio. E forse certe azioni andavano fatte prima.

Che cosa si è mosso?

Di concreto niente. Non c’è una via d’uscita. L’unica cosa è trovare una squadra per il 2023, ma io ho bisogno di correre. Non posso mettere via la bici e dire che ricominciamo a parlarne per il prossimo anno. Ho bisogno dell’agonismo, dei chilometri…

Giocando a fare il modello nel negozio dell’amico Francesco Cingolani alle porte di Ancona (foto Instagram)
Giocando a fare il modello nel negozio dell’amico Francesco Cingolani alle porte di Ancona (foto Instagram)
Con quale spirito si comincia questa corsa?

Senza tanti pensieri. Si va e basta. Mentalmente fingerò di aver corso fino a ieri, poi magari le gambe mi apriranno gli occhi. Quando ti alleni fra una corsa e l’altra, hai un certo tipo di riscontro. Se invece vieni da due mesi a casa, puoi avere dei bei numeri, ma non sai come risponderà il corpo. E’ come riprendere dopo la pausa invernale, che di solito dura così. Abbiamo fatto due pause invernali dall’inizio dell’anno, ma stavolta non c’era proprio lo spirito per andare in vacanza…

E avere il Monte Grappa il secondo giorno non aiuta…

Infatti vado in corsa senza fare voli pindarici, non posso permettermeli. E’ tutto un fatto di testa, anche il tenere duro in salita, perché in questo momento fisicamente non sono pronto per fare certi sforzi in mezzo a gente che arriva dal Giro d’Italia.

Allenamenti con bici Look e maglia bianca: la squadra si era offerta di proseguire con questi colori (foto Instagram)
Allenamenti con bici Look e maglia bianca: la squadra si era offerta di proseguire con questi colori (foto Instagram)
In Sicilia però stavi bene?

Stavo bene e si è visto. Credo che abbiamo dato una bella mano a Caruso, anche se non era per me un periodo d’oro a causa dell’allergia.

Date l’idea di attraversare il fiume passando da un sasso all’altro: quale sarà il prossimo?

Speriamo tutti di poter correre il campionato italiano, anche se non c’è sicurezza circa la modalità di partecipazione. Per ora penso a godermi il buono della vita fuori dalle corse, ma non credo di poter durare ancora a lungo. Non so cosa dire. Quando anche il procuratore ti dice che non sa cosa fare, vuol dire che ormai hai proprio raggiunto il fondo.

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AIR, quarta tappa da Fano al Conero nelle tradizioni marchigiane

27.05.2022
6 min
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L’Adriatica Ionica Race sbarca nelle Marche per le ultime due tappe in programma il 7 e l’8 giugno. In particolare, la carovana per la penultima frazione affronterà 165 chilometri con partenza da Fano e arrivo nella Riviera del Conero. Il percorso attraverserà in rapida successione alcune perle della Regione Marche come Jesi, Recanati, Loreto e Numana. Ricco di emozioni sarà anche il passaggio da Filottrano, in ricordo di Michele Scarponi. Il finale sarà ospitato della splendida Riviera del Conero con un anello impegnativo, caratterizzato dalla salita del Poggio, che vedrà transitare per tre volte la carovana a Sirolo.

Le specialità del territorio che caratterizzano il Food Project presente nell’Hospitality all’arrivo, saranno le più rappresentative di questa regione che fonda la sua gastronomia in una ricca di tradizione.

Per raccontarci il territorio e la tappa, abbiamo chiesto a un pro’ che conosce a menadito queste strade, Giovanni Carboni. Nato e cresciuto tra le colline di questi luoghi, ha corso l’Adriatica Ionica Race concludendo con un 6° posto nel 2018 e un 4° posto nel 2021 in classifica generale.

La tradizione a tavola

La tradizione culinaria delle Marche è ricca di prodotti unici. Tra questi, le specialità marittime, con i piatti a base di pesce della costa marchigiana che vanta un commercio di pesce che rispetta l’ambiente e il mare. Per poi addentrarsi nelle specialità dell’entroterra con primi piatti e secondi, dettati da ricette che vengono tramandate da secoli. 

Non solo cibo ma anche la tradizione dei vini è forte e caratterizzante delle colline marchigiane. Per l’occasione all’interno dell’Hospitality coordinato da Federico Da Re, verrano proposti i vini della cantina Mecella. In particolare “I Lavi” rosso Conero, un vino DOC la cui produzione è consentita nella zona di Monte Conero, animato da uve Montepulciano che danno profumi fruttati del bosco tipici del territorio mediterraneo. A seguire il “Preludio“ Verdicchio Matelica DOC, prodotto con uve Verdicchio provenienti da più vigneti della zona di Matelica, vinificate in bianco a temperatura controllata. Infine lo Spumante “Epilogo” prodotto con uve Verdicchio.

I prodotti tipici 

Tra i prodotti tipici che gli Chef Mirko e Alex De Luca, insieme ad uno Chef locale, tratteranno con sapienza e maestria ci saranno tra questi i salumi, in particolare la porchetta, prodotta dall’Azienda Agricola Angeletti. A seguire Agorà proporrà le olive da friggere, olio e vino di propria coltivazione e produzione.

Ad inforcare queste eccellenze gastronomiche ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili prodotti da Cristianpack BIO. Questa azienda è un faro nella progettazione di elementi per la gastronomia sostenibili per l’ambiente. Da anni infatti si impegna e oggi vanta più del 70% della produzione è dedicata alla lavorazione di materiali in bio e compostabile.  

Per quanto riguarda le degustazioni liquide, verrà proposto dall’azienda Il Lorese, il vino cotto, invecchiati e grappe, accompagnati da cantucci e marmellata. Infine i distillati, Ngricca che raccolgono in loro l’autenticità dei sapori di una terra incontaminata grazie all’utilizzo della materia prima migliore che il territorio offre.

Il tutto è impreziosito e coordinato in collaborazione con Copagri Marche. Una Confederazione di produttori agricoli a vocazione generale che crede nella funzione di progresso dell’associazionismo quale strumento di valorizzazione e rappresentanza delle diverse componenti. 

Carboni è cresciuto tra le colline marchigiane tra gare e allenamenti su queste strade
Carboni è cresciuto tra le colline marchigiane tra gare e allenamenti su queste strade

Territorio unico

Le Marche rappresentano un territorio unico, con le sue colline a pochi chilometri dal mare e i paesaggi mozzafiato che spesso ospitano arrivi di tappa e corse dai più giovani ai pro’. Giovanni Carboni ci porta alla scoperta delle zone in cui è cresciuto e si allena ogni giorno. Lui potrebbe correrla con la maglia della nazionale, perché la Gazprom in cui ha iniziato la stagione è ormai un ricordo lontano.

«Io sto a San Costanzo, un paesino sopra a Fano. In pratica – dice – posso vedere il passaggio dell’Adriatica Ionica Race dall’alto. La tappa parte da Fano e va verso Senigallia costeggiando il mare. E’ un territorio che quando la gente viene a vederlo ne rimane stupita. Purtroppo non è molto conosciuto a livello turistico. Le strutture stanno iniziando a crescere nell’ultimo periodo in questa ottica. Ci sono dei posti veramente belli. Chi viene a pedalare ne rimane sorpreso e ha voglia di tornare.

«Ora come ora, ho cambiato un po’ il modo di allenarmi. Se prima lo facevo costantemente guardando i dati, in questi mesi di incertezza causati dalla situazione della mia squadra, mi alleano per assurdo con meno stress non avendo un calendario che detta il ritmo. Anche io ho iniziato a rinnamorarmi del territorio godendomi i panorami, riscoprendo le mie zone e la loro bellezza. Soprattuto in questo periodo dove c’è tanto verde e andare in bici è un paradiso».

La tappa e le speranze

L’entroterra marchigiano offre pendenze e terreno che si potranno adattare ad attacchi e ultime occasioni per chi vorrà fare gli ultimi assalti alla classifica generale. 

«E’ un continuo sali e scendi – dice Carboni – esclusa la prima parte dove si costeggia il mare, da Senigallia, fino a Montemarciano. Poi ci si inoltra nelle zone di Chiaravalle, Jesi e di lì iniziano i primi strappi. Segue Filottrano, per poi finire a Recanati con uno dei passaggi più belli della tappa. Per finire con l’arrivo a Sirolo con un triplo passaggio. E’ un finale esplosivo, non proprio da scalatori puri ma che favorisce i corridori più esplosivi. Essendo la quarta tappa ci sarà un po’ di fatica sulle gambe. Se verrà affrontata in modo deciso e ci sarà una squadra che vorrà fare selezione, potrà venire fuori qualche potenziale distacco. Dipenderà tutto dai distacchi iniziali la mattina della tappa».

«L’ho corsa nel 2018 la prima volta, dove fece secondo Ciccone, allora mio compagno di squadra, mentre io feci sesto. Successivamente l’ho corsa l’anno scorso dove ho chiuso quarto in generale. E’ una corsa che mi piace. E’ in un periodo che mi si addice, con il caldo mi trovo sempre bene. Spero vivamente di poter correre questa Adriatica Ionica Race. La nazionale mi può dare questa possibilità e se ci sarò, mi farò sicuramente trovare pronto».

Carboni e l’agonia della Gazprom, mentre l’UCI fa spallucce

24.03.2022
5 min
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Le sette e mezza di una sera ancora fresca sulla costa romagnola. Nello stesso hotel Sarti di Riccione alloggiano la nazionale italiana, la Trek-Segafredo e il team Ineos Grenadiers. Giusto accanto, al civico successivo, riconosciamo il Baltic in cui al Giro d’Italia del 2019 soggiornava la Bardiani nel giorno della crono di San Marino. La coincidenza è singolare. Quel giorno in maglia bianca di miglior giovane partì Giovanni Carboni, in quel momento terzo in classifica dietro Valerio Conti e Rojas, dopo la fuga di San Giovanni Rotondo che valse il primato al romano e la tappa a Masnada.

Siamo qui nuovamente per lui (che in apertura è con i suoi tifosi alla partenza di stamattina), in un momento della carriera che nessuno avrebbe potuto immaginare. In questo contesto storico che suggerisce di stare lontani dal vittimismo, la situazione dei corridori della Gazprom rimane paradossale. Fortunatamente la Federazione si è schierata dalla loro parte e li sta facendo correre con la maglia azzurra, ma a breve anche questo finirà.

Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili
Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili

«Per noi corridori – dice Carboni – essere qua dà una sensazione di sostegno. In queste tre settimane ho abbandonato i social, non sapevo cosa fare. Delusione. Morale basso. Siamo finiti in una questione molto più grande di noi, che non riguarda solo l’Italia. Stiamo parlando di una guerra in Europa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Sarebbe banale piangersi addosso e gettare all’aria parole sulla nostra condizione, vista la gente che muore e ha perso tutto. Il 27 marzo, fra tre giorni, scade il tempo che ci ha chiesto la squadra. E a quel punto vedremo cosa fare. Ormai è successo, quello che posso fare è correre e riprendermi del tutto, sperando poi di fare il Giro di Sicilia. Serve un colpo di fortuna. Devo fare il mio, devo lavorare sodo. Per fortuna ho la vicinanza di amici e familiari».

L’UCI non ascolta

L’UCI se ne infischia. La squadra, affiliata in Svizzera, aveva sponsor russo ed è stata privata del titolo sportivo. Non esiste più. In Gran Bretagna, il Chelsea di Abramovich, lui sì squalificato, continua a giocare grazie a una deroga, che a lungo termine porterà alla vendita del club e permette ancora il pagamento degli stipendi.

In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom
In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom

Nei giorni della Sanremo, Bugno ci ha raccontato dei tentativi del CPA di ragionare con l’UCI che ha sempre mantenuto chiusa la porta. L’unica concessione è legata all’arrivo di un nuovo sponsor. In caso contrario, per Aigle il discorso sarebbe chiuso. La Trek-Segafredo, con cui ha già un contratto firmato per il 2023, sarebbe pronta a prendere subito Vacek, ma così facendo supererebbe il tetto dei 31 corridori. E di deroghe non si sente parlare.

E così tutti i corridori che alla Gazprom-RusVelo avevano trovato occasione di rilancio, ora sono in attesa di conoscere il proprio destino, mentre i procuratori lavorano sotto traccia per cercare di sistemarli.

Quando hai capito che stava succedendo qualcosa di grosso?

La sera prima di Laigueglia. Fino a quel momento, avevo fatto un inverno davvero buono. In due mesi ho passato a casa solo due settimane, per il resto, ritiro, Valenciana e Teide. Si respirava la bella aria di un team quasi WorldTour. Abbiamo anticipato di due giorni il rientro dal Teide per correre a Laigueglia. Dai cellulari, vedevamo quel che stava succedendo in Ucraina, ma non ci aspettavamo di essere coinvolti. Con noi c’era anche Zakarin, che non sapeva cosa dire. Ci sembrava una cosa folle..

Fino alla vigilia di Laigueglia.

La mattina ci hanno detto che avremmo corso con maglie bianche e le bici con le scritte coperte, perché nello stesso giorno Look e Corima hanno ritirato la sponsorizzazione. Poi si è tirata indietro anche Northwave e lì ho capito che si stava mettendo male. Alle 19,30 ci hanno comunicato che non avremmo corso. Quando ho visto che l’UCI aveva sospeso la squadra, ho capito che sarebbe stata lunga.

Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
Il team manager Renat Khamidulin non si arrende.

Renat si sta rivelando una grande persona e un ottimo professionista. La prima cosa che ha fatto è stato fissare una data limite per recuperare la situazione e anche per questo abbiamo deciso tutti di dargli fiducia.

Il resto della squadra come sta vivendo la situazione?

Ci sono disfattisti e ottimisti, ma è da capire davanti a una situazione che nessuno si sarebbe mai sognato di affrontare. Non c’è mai stato un problema di soldi. Sono passato dalle stelle alle stalle. Avevano appena speso 25 mila euro per mandarci sul Teide e a breve sarebbe arrivato materiale più leggero da Look e Corima. Invece si è fermato tutto.

Con quale testa ti sei allenato in questo periodo?

Psicologicamente è stato devastante. Meglio correre. Ho sempre cercato compagnia, spesso con Malucelli. Lui non è qui perché la Coppi e Bartali è troppo dura. Il pensiero però andava sempre alla situazione.

Cosa si fa da lunedì?

Aspetto domenica prima di pensarci. Voglio credere che sia possibile trovare una via d’uscita. Altrimenti parlerò col mio procuratore e vedremo se sarà possibile ricorrere a una sistemazione alternativa. E sarebbe comunque una situazione molto triste…

Resta un istante in silenzio. L’espressione malinconica. La felpa della nazionale e i jeans. Ricordiamo i buoni propositi di ripartire da quel Giro del 2019 e come adesso sembra tutto lontano. Poi Carboni si alza e va verso la cena. Vivere alla giornata probabilmente è il modo migliore per non diventare matti.

Gazprom, l’invito di Renat è una richiesta d’aiuto

16.03.2022
5 min
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Adesso che la salita si sta facendo troppo dura, Renat Khamidulin, team manager della Gazprom-RusVelo, la squadra che non esiste, fa una riflessione che suona come un giustificato e comprensibile grido d’aiuto.

«Quello che voglio dire – esclama – è che siamo una struttura organizzata come una squadra WorldTour. Siamo in Italia. E se l’Italia vuole una squadra WorldTour, questa è un’opportunità. La struttura c’è già. Per costruire una squadra, oltre all’investimento, servono le persone giuste nei ruoli chiave. Per la mia esperienza, in ogni squadra ci sono persone che non trovi sul mercato. I responsabili del magazzino o della logistica, per esempio. Li abbiamo e sono bravissimi. Sono cresciuti con noi. In Italia non ci sono squadre organizzate così».

Fra i corridori che alla Gazprom in cerca di rilancio, c’era anche Nicola Conci
Fra i corridori che alla Gazprom in cerca di rilancio, c’era anche Nicola Conci

Porte chiuse all’UCI

L’UCI li ha ricevuti e non ha ascoltato né valutato la proposta che la Gazprom-RusVelo aveva messo sul tappeto. Togliere tutti i marchi, inventarsi una maglia bianca portatrice di un messaggio di pace. E salvare la stagione di 21 corridori e dello staff degno appunto di una squadra WorldTour. Pensiamo alle parole di Canola e Conci, quelle di Scaroni e Rivera, Malucelli e Fedeli. Di tutto questo non v’è più traccia.

«Non hanno nemmeno valutato – racconta ancora Renat – in compenso ci hanno spiegato nei dettagli che cosa dovremmo fare per essere riammessi. Dalle cose importanti, come trovare un nuovo main sponsor, a quelle che trovo ridicole. Come il mio indirizzo email: non va bene che abbia il dominio rusvelo.com».

Nei giorni scorsi è venuto fuori che anche la vostra fideiussione bancaria non sia più valida.

Non va bene niente di quello che avevamo prima. La garanzia bancaria è là e copre tutto, ma non si può usare. Secondo loro dovremmo cambiare tutto. Ormai si sa in giro che la squadra ha questi problemi, anche se noi non abbiamo ritenuto di comunicare niente. Dobbiamo risolvere il nodo del main sponsor, anche perché qualche corridore ha già avuto dei contatti. Stiamo cercando di contattare persone interessate, ma non è facile.

I soldi di Gazprom, anche senza marchi sopra, non sono più buoni?

No, non si possono usare. Perciò entro questo mese, si deve arrivare a qualcosa. Per il bene dei corridori, chi avesse ricevuto delle offerte dovrà essere lasciato libero. Non voglio bloccare la loro carriera, questa è la mia regola di vita.

Marco Canola, qui all’Oman, aveva in mente una grande stagione
Marco Canola, qui all’Oman, aveva in mente una grande stagione
Pare che gli italiani correranno con la maglia azzurra le corse italiane.

Lo so. Faranno la Per Sempre Alfredo (Conci e Canola, ndr) e anche la Coppi e Bartali. Ma parliamoci chiaro, per loro è un lavoro, non corrono in bici solo perché gli piace. Devono guadagnare.

Li state pagando o lo stop prevede anche la sospensione degli stipendi?

Li stiamo pagando tutti. Non abbiamo debiti con nessuno, ma non so quanto potrebbe durare. Per l’UCI non siamo più una squadra e stando così le cose, non ci sono più i requisiti per cui Gazprom Germania vada avanti con la sponsorizzazione. Sul contratto c’è scritto che sponsorizzano una squadra UCI, noi non esistiamo più.

E quindi adesso?

Devo cercare qualcuno che ci dia i soldi per finire l’anno e non è facile. Ho attivato tutti i contatti. Conosco tante persone, anche alcuni proprietari di grandi aziende. Ma le compagnie hanno le loro strategie e pianificazioni, si muovono per interesse. I soldi per quest’anno sono stati stanziati nel 2021 e poi c’è da capire se il ciclismo faccia parte delle loro strategie. Se non è così, è difficile che entrino a stagione in corso.

C’era un grande progetto. C’era l’ipotesi WorldTour…

Siamo partiti da squadra di dilettanti fino ad avere 4 inviti in corse a tappe WorldTour di una settimana e altre gare in linea fino a 40 giorni di gara WorldTour, senza fare un grande Giro. E’ tutto qua. Basta venire a parlare…

Nella tarda primavera del 1993, la Eldor-Viner scoprì di non avere più i mezzi per proseguire. Il Giro d’Italia sarebbe partito dall’Isola d’Elba e l’intervento in extremis della Mapei salvò la squadra, che partecipò al Giro e ottenne anche l’invito per la Vuelta, dando l’inizio a una storia ventennale. Il dottor Squinzi mise in atto un vero miracolo e realizzò un capolavoro. Chissà se qualcuno, alle prese con una nuova squadra, starà valutando l’occasione…