Altri tre anni con la AG2R Citroen, in casa Rosti hanno il loro bel da fare. In un mercato in continua evoluzione come quello dell’abbigliamento, dove nuovi produttori nascono e cercano la loro strada, realtà come quella di Brembate si distinguono per l’artigianalità, per essere un maglificio con radici ben fondate nel Made in Italy. Così quando la squadra WorldTour francese ha presentato la nuova maglia, che poco si discosta dalla precedente, c’è venuta la curiosità di capire come si svolga il processo creativo che porta a ridisegnare una tenuta da gara oppure a mantenere la precedente.
Look che vince non si cambia, verrebbe da dire. Ma il discorso è soltanto estetico e non vale per i materiali, rinnovati e aggiornati per la stagione alle porte. Abbiamo chiesto perciò a Giovanni Alborghetti, con il fratello Maurizio titolare di Rosti Maglificio Sportivo, che anno sia stato il 2021 e cosa si aspettano dal futuro.
Unione d’intenti
Giovanni Alborghetti ha raccolto vari spunti nel tragitto percorso in bici da Brembate ad Amsterdam, che ha poi riportato nel Blog aziendale. Queste annotazioni incarnano alla perfezione la filosofia alla base di questa collaborazione.
«Noi facciamo i prodotti – dice – le squadre fanno le gare, i corridori le vincono. La foto a braccia alzate sul traguardo fa il giro del mondo. L’immagine vincente è tutta qui. Siamo un Paese che vende sogni. Made in Italy, va bene, ma allora cerchiamo grandi sognatori, capaci di sognare e vivere davvero, perché le due cose vanno insieme. Voglio che il mio marchio, il mio prodotto racing venga scelto non per apparire, ma al contrario, per gli stessi motivi di realtà per cui è scelto dai team. Per la sostanza, la funzione, perché nella vita, come nelle gare, serve la qualità vera, quando piove, quando tira vento».
Che anno è stato per voi al fianco di AG2R Citroen Team?
Non chiedo di meglio, facciamo parte del circuito WorldTour. Per il resto non mi interessa, ci hanno fatto un contratto di tre anni. Loro sono contenti, ci tengono e io non chiedo altro. Non ho pretese nei loro confronti. Né di vittorie né d’immagine. L’importante è essere all’interno.
Tutto è nato dall’esclusione dell’Androni Giocattoli-Sidermec dal Giro d’Italia 2016. Cosa è cambiato da allora?
Sicuramente ci sentiamo cresciuti. Se riesci a fare l’abbigliamento alla AG2R, ai professionisti più importanti e ti mettono sotto contratto per sette anni, vuol dire che stai facendo qualcosa di buono, stai producendo del buon materiale. Se entri un anno o due, sei una meteora. Rimanerci per sette vuol dire che stiamo facendo le cose abbastanza bene. Comunque è sempre una sfida. Il brand Rosti si sta facendo conoscere sempre di più, comincia a uscire dall’Italia.
Prendendo come esempio quest’anno, avete dovuto affrontare delle difficoltà?
Mi verrebbe da dire di sì, ma non sarebbe la verità al cento per cento. Non parlerei di difficoltà. Noi seguiamo gli atleti in un modo particolare. Abbiamo sempre preso le misure a tutti. Un centimetro più corto uno più lungo, più stretto, più largo. Adattiamo tutto su misura. Ogni atleta ha cinquanta articoli. La squadra si affida a noi e ha massima fiducia. L’unica cosa su cui sono un po’ pretenziosi, sono i body da crono. Il nostro modello, a detta anche loro, è uno dei più performanti. Però vogliono migliorarlo ancora. In particolare ci hanno richiesto un body che li faccia guadagnare anche nei tratti ondulati, collinari, non solo alle alte velocità. Quindi ora stiamo lavorando in un paio di gallerie del vento per fare studi approfonditi per cercare di migliorarlo ancora.
Sono tutti fuori catalogo i capi che fornite?
Molti articoli sì, perché essendo una realtà artigianale non abbiamo linee produttive mastodontiche. Molti amatori però ne richiedono versioni simili e non è raro che li produciamo anche al dettaglio. L’ispirazione è sempre al team professionistico. Per quanto riguarda il pantaloncino per esempio, il team è lo stesso che vendiamo. Ed è il nostro fiore all’occhiello per qualità del tessuto. Non perché sia qualcosa di innovativo, ma perché funziona. Basta provarlo per capire la qualità effettiva.
La vittoria (qui Vendrame a Bagno di Romagna al Giro) fa girare l’immagine Van Avermaet, con i capi 2021 dell’AG2R Citroen
Avete interagito con il team per la divisa 2022?
Per il design decidono tutto in AG2R Citroen Team. Noi avremmo in testa altri tipi di design, ma su quel piano è sempre stato chiaro fin da subito che avrebbero deciso loro. Hanno le loro esigenze. Ci sono degli studi stilistici dietro a Citroen e AG2R, con almeno 10 figure in Francia che lavorano per la progettazione. Se mi avessero dato il foglio bianco, non nascondo che ci avrei messo un teschio (dice ridendo ndr). Ma non abbiamo voce in capitolo e a noi sta bene, anzi impariamo anche sotto questo aspetto. A livello di grafica c’è voluto molto tempo per metterla a punto, abbiamo fatto più di 30 campioni spostando di pochi millimetri ogni particolare prima di arrivare alla versione definitiva.
Quindi per l’anno prossimo hanno deciso loro di replicare lo stesso design?
Si, sotto il punto di vista estetico è stato confermato tutto. Però sono cambiati i tessuti. Abbiamo implementato delle nuove tipologie di materiali.
Cosa vi aspettate dal futuro?
Di vestire tutte le squadre (ride, ndr). A parte gli scherzi, in questi anni non nascondo che l’interesse nei nostri confronti, direttamente o indirettamente, sia cresciuto. Tre o quattro squadre WorldTour ci hanno cercato e questo vuol dire che il lavoro lo stiamo facendo bene e si parla bene di noi.
I pantaloncini forniti alla squadra sono gli stessi che poi vanno alla vendita Ogni lavorazione del team è personalizzata, non esistono taglie standard
I pantaloncini forniti alla squadra sono gli stessi che poi vanno alla vendita Ogni lavorazione del team è personalizzata, non esistono taglie standard
Questa esperienza al fianco del team francese vi sta dando consapevolezza e sicurezza…
Ci sono uno svariato numero di brand che fanno abbigliamento da bici, non è facile emergere. Per noi la strada del Made in Italy e della qualità è quella giusta. Stiamo lavorando per crescere sempre di più, investendo anche nel nostro organico interno. Con figure nuove, sotto l’aspetto commerciale, del brand e persone rilevanti del mondo del ciclismo, per ottimizzare questa crescita. Avere un contratto di tre anni da una parte ci permette di lavorare con la testa libera e una certa sicurezza, ma l’obbiettivo deve rimanere una crescita costante.
Guardate a quello che avete fatto in passato con uno sguardo attento sul futuro…
Il mio orgoglio per quest’anno, rimane aver visto due squadre firmate Rosti al Giro d’Italia. Per un’azienda come la nostra hanno un peso davvero rilevante. Proprio ieri ho trovato una foto di Pogacar alla Radenska Ljublana, con la maglia Rosti. Inoltre abbiamo visto indossare il nostro abbigliamento per esempio a: Sagan, Wiggins, Bernal, Bardet, Van Avermaet e Ganna. Per il futuro, nessuno sa cosa ci possa riservare.