La voglia di mettere le ruote su strada morde Davide Ballerini e lo scuote da dentro. Parliamo con lui all’avvio del Giro d’Italia, un giorno trascorso tra il caldo e la ricognizione della prima tappa. Il canturino dell’Astana Qazaqstan è tornato in gara al Giro di Turchia prima di mettersi in viaggio per la corsa rosa. Lo intercettiamo mentre è in stanza, in sottofondo il rumore degli ultimi preparativi.
L’Astana Qazaqstan Team alla presentazione delle squadre per il GiroL’Astana Qazaqstan Team alla presentazione delle squadre per il Giro
Il ritorno dopo 9 mesi
Ballerini ha riattaccato il numero sulla schiena nove mesi dopo la caduta al Tour de Wallonie, il 25 luglio 2023. Una botta al ginocchio che sembrava poter rientrare facilmente e che invece si è trascinata fino a qualche giorno fa.
«Avevo sbattuto la rotula contro il manubrio – ci dice – dopo qualche tempo ero tornato in bici con il permesso del fisioterapista, ma il dolore non passava. Sono riuscito a risolverlo con delle infiltrazioni a fine stagione e ne ero felice, perché al ritiro di dicembre tutto stava andando bene. Poi il buio, a febbraio il dolore è tornato e sono stato costretto a fermarmi di nuovo. Il muscolo non aveva recuperato e la gamba destra lavorava molto di più di quella sinistra. Il risultato? Ho saltato le Classiche».
Prima tappa del Giro, Ballerini guida il gruppo accanto a Velasco, Scaroni e LutsenkoPrima tappa del Giro, Ballerini guida il gruppo accanto a Velasco e Scaroni
Come ti sei sentito in quel momento?
E’ stato un momento davvero duro perché lo aspettavo, era la mia parte di stagione, sono le gare che mi si addicono di più. Ero molto felice di poterle correre.
In che modo lo hai superato?
Grazie al supporto degli amici e ho trovato un grande fisioterapista con il quale ho lavorato tutti i giorni. Mi sono rifugiato nel lavoro, con costanza e tanta grinta. Alcuni giorni non è stato semplice, ad esempio quando c’erano le gare non le ho guardate in TV, altrimenti l’avrei distrutta. Tutta la rabbia l’ho messa nel recupero: in palestra, nella riabilitazione e sui pedali.
Hai lavorato tanto a secco?
Ho dovuto ricostruire gran parte della gamba sinistra perché avevo perso il 20 per cento del tono muscolare. Non è stato facile o veloce, ma abbiamo lavorato nel modo giusto. Ogni giorno uscivo alle 14 e tornavo a casa alle 20, ma la differenza nel ciclismo la fai nel lavoro a casa. La gara è solo quello che succede in bici, tanto passa anche da quello che si fa fuori.
A proposito di bici quando sei tornato a pedalare?
Nella seconda metà di febbraio in maniera tranquilla e da marzo con convinzione e carichi importanti. Poi ad aprile sono andato in ritiro sul Teide con la squadra.
Il Giro di Turchia ha permesso a Ballerini di esordire con la maglia dell’AstanaIl Giro di Turchia ha permesso a Ballerini di esordire con la maglia dell’Astana
Sei tornato in gara al Turchia, quanto l’aspettavi?
Come la prima gara quando sei ragazzo. Non vedevo l’ora di partire era da fine luglio che non mettevo le ruote in gruppo. Il ginocchio ha reagito bene, certo va tenuto sotto controllo e curato, ma sto bene. Tanto da decidere insieme al team di partecipare al Giro, non era in programma a inizio stagione ma sono felice di esserci.
Hai già guardato qualche tappa?
A dire il vero no. Quando ci hanno dato il Garibaldi, ho sfogliato qualcosa, ma sono uno che guarda le cose giorno per giorno. Vedremo come sto durante le tre settimane, l’obiettivo è mettermi a disposizione della squadra, poi magari mi ritaglierò i miei spazi.
Il ritorno in gruppo ha portato morale e gli ha permesso di ritrovare il sorrisoIl ritorno in gruppo ha portato morale e gli ha permesso di ritrovare il sorriso
La condizione com’era?
Al Turchia cresceva giorno per giorno, ho aiutato tanto la squadra e siamo anche riusciti a vincere una tappa con Kanter. Sapevo di aver lavorato nel modo corretto e duramente, come detto gli allenamenti a casa hanno fatto la differenza. La prima gara è sempre un test, vero non era una categoria WorldTour, ma i segnali sono stati positivi. Dal punto di vista mentale è una spinta forte. Ora si inizia il Giro e sono pronto.
Il ginocchio rappresenta una delle parti del corpo più delicate per lo sportivo. Per quanto riguarda il ciclista si apre un vero e proprio capitolo che comprende un’ampia serie di insidie e casistiche che poi possono sfociare in infortuni più o meno gravi. Due di queste sono sicuramente le cadute e le scorrette posizioni in sella. La sottovalutazione o la fretta di risalire in bici a seguito di infortuni al ginocchio sono due dinamiche che possono causare problemi seri per il futuro.
In una nostra intervista, Davide Ballerini ha detto: «Dopo la caduta, ho fatto prima 20 giorni senza bici. Pensavo fosse poca roba, invece non è risultato così. Dopo lo stop ho ricominciato e ho sempre avuto un fastidio al ginocchio».
Per approfondire le casistiche e le insidie a cui il ciclista può andare incontro ci siamo affidati al parere esperto del Medico Chirurgo Marco Corzani, specialista in chirurgia del ginocchio, caviglia e piede presso il Fisioradi Medical Center.
Marco Corzani, Medico Chirurgo Specialista in ortopedia e traumatologiaMarco Corzani, Medico Chirurgo Specialista in ortopedia e traumatologia
Gli infortuni al ginocchio nel ciclista sono per la maggior parte sono causati da cadute?
Nella traumatologia sportiva in realtà sono più che altro causati da distorsione, perché per esempio nel calcio, nella pallavolo, nel basket sono dovuti a cambi di direzione, quando il ginocchio si trova in torsione e in flessione. I casi peggiori per l’articolazione cioè i traumi dell’impatto diretto sono meno frequenti, sono in genere correlati più a incidenti stradali, traumi da caduta per esempio, in bicicletta, motocicletta e situazioni di questo tipo.
Prendendo come esempio il caso di Ballerini. A che tipo di infortunio si va incontro?
Il caso di caduta con impatto sul ginocchio, quindi sulla rotula, è un po’ diverso dai traumi distorsivi, Bisogna andare a cercare più che altro dei danni sulla cartilagine, che vengono scovati bene con la risonanza. I traumi da impatto sono dovuti a un contatto con un’alta energia tra la rotula e il femore. Questi traumi sono come delle micro fratture a livello della cartilagine e dell’osso che si trova al di sotto di essa. Causano gonfiore, dolore e impotenza funzionale. Quindi il ginocchio non è più quello di prima.
L’anatomia complessa del ginocchio in ogni sua parte (foto Mypersonaltrainer.it)L’anatomia complessa del ginocchio in ogni sua parte (foto Mypersonaltrainer.it)
Come si trattano?
Con il riposo. In 20 giorni si può riportare l’articolazione ad uno stato più o meno sano a seconda dei casi. Le tempistiche di guarigione purtroppo vanno rispettate. Bisogna dare tempo all’osso di guarire. Quello che si può fare per aiutare lo sportivo di alto livello è modulare un po’ quello che può o non può fare. Bisogna cercare di ridurre le flesso estensioni del ginocchio, perché sono quelle che vanno a stuzzicare l’area interessata dal trauma. Si deve lavorare più sul quadricipite, per esempio, con la leg extension per agevolare la ripresa della bici.
Il riposo è importante, ripartire prima anche se con buone sensazioni è pericoloso?
Tendenzialmente sì, nel senso che se noi anticipiamo i tempi è un azzardo, perché c’è il rischio che se poi non guarisce bene quella lesione, ci si portano avanti gli strascichi per diverso tempo.
Si può ripresentare un dolore al ginocchio dopo un infortunio di questo tipo?
No, non si ripresenta perché è correlato a un trauma acuto. Quello che si può ripresentare è la sintomatologia. Perché in quell’evento può aver causato delle alterazioni della cartilagine tali successivamente da creare un problema di “usura”. Se si è creata una lesione importante alla cartilagine, che non è stata trattata con la dovuta attenzione, e si sono voluti anticipare i tempi, questa lesione alla lunga causa un’artrosi precoce della femoro-rotulea.
La riabilitazione in palestra è un momento fondamentale per la ripresaLa riabilitazione in palestra è un momento fondamentale per la ripresa
Si procede mai con operazioni chirurgiche in questi casi?
Sì, ci sono trattamenti di vari livelli. Il primo, è l’acido ialuronico, un blando antinfiammatorio, ma soprattutto è un gel che nutre le cartilagini e le rende più trofiche, cioè più voluminose e le prepara meglio al lavoro. Agisce come un olio lubrificante fondamentalmente. Successivamente, se vediamo che alla risonanza il trauma è vistoso con dei distacchi di cartilagine, in quei casi allora il trattamento diventa chirurgico.
Con l’intervento si allungano i tempi di ripresa?
Sì. Quello che si può fare anche da un punto di vista fisioterapico, diciamo del contenimento del tono muscolare, è molto più limitato e va anche rimodulato, cercando ovviamente di non fermare l’atleta per un lungo periodo.
Nella sua esperienza ha avuto a che fare con ciclisti che hanno accusato problemi al ginocchio, anche non di questo tipo?
Sì, è interessante perché la patologia che riguarda il ciclista è un po’ un capitolo a parte del ginocchio. L’apparato estensore è composto da quadricipite, tendine del quadricipite, rotula e legamento rotuleo. Questi sono il motore del ciclista e il ginocchio è quello che lavora di più agendo nella pedalata. Le patologie che più causano dolore nella zona anteriore del ginocchio sono tante, essendo tante le strutture coinvolte. Nella pedalata la rotula è un osso che scorre sopra un binario in modo ripetitivo e crea un’usura ripetuta nel tempo, che si può evolvere in un’artrosi in futuro. E’ infatti importante per il ciclista calibrare bene l’altezza del sellino e studiare un corretto arco della pedalata. Queste sono variabili che sicuramente vanno a influire sulla salute del ginocchio per il futuro.
La rotula è la parte più esposta e stressata del ginocchio (foto scienzemotorie.com)La rotula è la parte più esposta e stressata del ginocchio (foto scienzemotorie.com)
Un esempio di possibili casistiche dovute a questa usura?
Il gesto tecnico ha un’importanza in quella che poi può diventare una problematica in futuro. Per esempio, chi ha una pedalata con le ginocchia molto addotte, quindi molto vicine l’una all’altra, è un po’ più soggetto a dolori anteriori come tendiniti del rotuleo, tendiniti del quadricipite o situazioni simili. Chi invece pedala con i talloni flessi, quindi con la caviglia troppo in dorsiflessione, ha più probabilità di sviluppare problematiche in futuro. Quindi è importante anche avere un biomeccanico e un allenatore che riescano a correggere il gesto tecnico perché più il gesto è pulito, meno sono le probabilità di andare incontro a infortuni o a dolore da iperallenamento.
Quindi non è la bici che porta a queste casistiche ma una posizione o un gesto tecnico sbagliato?
Esatto, non è la bici che fa male in sé, ma è una scorretta posizione che può portare a questo. Ovviamente tutto va correlato all’entità del proprio impegno in bici. Chiaramente un ciclista che fa 100 chilometri a settimana è meno esposto rispetto a uno che ne fa 200. Però se il ciclista che ne fa 100, ha una pedalata con gesto tecnico errato, sarà sicuramente più incline in futuro a sviluppare delle problematiche.
«La squadra gli sta vicino. Io lo sento tre, quattro volte a settimana. Soprattutto con un giovane è così. Se lo vuoi tutelare lo tieni fermo in questi casi, altrimenti lo fai correre». Daniele Righi, diesse della Drone Hopper-Androni, parla così di Gabriele Benedetti.
Gabriele è il campione italiano under 23 uscente. Ha vinto il titolo la scorsa estate nella sua Toscana. La squadra di Savio lo ha accolto a braccia spalancate, ma alla prima corsa ecco il “pata-trac”. Benedetti cade e il suo ginocchio inizia a dare problemi.
Benedetti è un classe 2000, ha vinto il tricolore nella sua ToscanaBenedetti è un classe 2000, ha vinto il tricolore nella sua Toscana
Ginocchio ko
E inizia per Gabriele anche una lunga serie di inconvenienti. Riprese e stop. Adesso è fermo totalmente da un mese.
«Dopo la caduta a Majorca – dice Benedetti – sono rimasto fermo 15 giorni. Ho cercato di superare il problema, anche con cure forti, ma il dolore non è passato. Io ho provato a spingere e ci ho anche gareggiato sopra. A quel punto i dolori sono riemersi. Alla fine mi è stato diagnosticato un edema osseo fra rotula e tibia.
«Per fortuna che lunedì prossimo ho la risonanza magnetica presso un istituto fidato qui nelle mie zone, nel Valdarno».
Benedetti aveva esordito nelle corse di Majorca in Spagna. Sempre in Spagna i primi ritiri con la squadra (foto Instagram)Benedetti aveva esordito nelle corse di Majorca in Spagna. Sempre in Spagna i primi ritiri con la squadra (foto Instagram)
Ma quale pro’!
Gabriele non sembra aver perso il suo buon umore, ma certo si aspettava tutt’altro inizio in questa vita da professionista. Invece è a casa e le giornate possono diventare molto lunghe per chi è abituato a fare molto.
«Guardavo il Giro d’Italia alla tv e mi mangiavo le mani – racconta Benedetti – ma purtroppo non ci potevo fare nulla. Spero di recuperare presto. Lo spero per me e anche per la squadra.
«Alla fine il professionismo non l’ho neanche assaggiato. Sono caduto alla prima corsa e quelle pochissime altre che ho fatto non stavo bene.
«Quest’anno infatti tra covid, cadute e ginocchio non sono mai riuscito a dare continuità alla mia stagione. Spero che lunedì mi dicano che tutto è risolto. Se è vero che fortuna e sfortuna si bilanciano, dovrei avere un bel finale di stagione».
Per il toscano fisioterapie e tanta televisione, tra sport e serie tv su NetflixPer il toscano fisioterapie e tanta televisione, tra sport e serie tv su Netflix
Voglia di rientrare
La nota positiva è che almeno Benedetti può godersi la famiglia, la fidanzata Sara, gli amici… cose che non potrebbe vivere mai di questi tempi. Se stesse bene starebbe in altura o alle corse.
«Ho preso questo periodo come uno stacco. Uno stacco totale. Che poi non ci sono abituato, non sono mai stato tanto fermo, neanche d’inverno.
«Io spero di poter riprendere a pedalare quanto prima e tra un mese, magari nella seconda metà di luglio, a correre. Vorrei fare un bel finale di stagione e cercare poi di ridurre al massimo lo stacco invernale, visto che mi sono già riposato abbastanza».
Per un corridore stare fermo è difficile, starci in questo periodo dell’anno è difficilissimo. A gravare le cose c’è il fattore peso. Stare a casa e non ingrassare per di più senza fare niente e con un metabolismo abituato a macinare calorie è impresa ardua.
«Esatto – dice Benedetti – il difficile è proprio quello. Non mangiare è tosta. Per questo peso i cibi. Io poi tendo ad ingrassare facilmente. Per il momento va bene. Un chilo o due ci stanno: con il caldo e gli allenamenti si perdono subito. Per il resto ho cercato di fare un po’ di nuoto, core stability,proprio per non perdere il tono muscolare».
Daniele Righi segue Benedetti. Il diesse toscano è nel gruppo di Savio dallo scorso annoDaniele Righi segue Benedetti. Il diesse toscano è nel gruppo di Savio dallo scorso anno
Righi lo aspetta
Si spera che la Drone Hopper-Androni e il ciclismo italiano da lunedì possano ritrovare questo corridore. Anche Daniele Righi lo aspetta.
«La squadra gli è stata vicina – dice il diesse – Gabriele è un buon corridore e noi lo tuteliamo. In più deve stare sereno. Ha un contratto per tutto il 2023.
«Come detto, io lo sento e vicino a lui c’è anche il dottor Giorgi. La sua situazione è sotto costante controllo. L’importante è che risolva al meglio questo problema e non si porti dietro degli strascichi. E per farlo era necessario il riposo totale. Diversamente non avremmo fatto il suo bene.
«E se da lunedì gli daranno l’okay, potrà fare un bel finale di stagione. Potrà fare un agosto, un settembre e un ottobre con più energie fisiche e mentali di molti altri».
Il ritorno di Mathieu Van der Poel nel cross avverrà domenica 26 dicembre a Dendermonde senza nessun passaggio intermedio: sarà subito la sfida a tre, contro Van Aert e Pidcock. Si salvi chi può! Il debutto previsto per sabato scorso a Rucphen è stato rinviato per la scivolata dello scorso 25 novembre a causa della quale è saltato fuori un dolore al ginocchio che gli ha impedito di svolgere la necessaria preparazione.
«Il ginocchio non fa più male – racconta l’olandese in un incontro che si è svolto ieri su Zoom – la schiena invece è ancora lì che dà fastidio e dovrò conviverci. Dopo la Roubaix sono andato un po’ in vacanza e quello stupido problema al ginocchio non ci voleva. Ero in bici con un amico nel bosco, nemmeno un allenamento, piuttosto una girata. In un tratto scivoloso a ruota davanti mi è andata via e sono caduto battendo il ginocchio sulla ghiaia. Hanno pulito la pelle e tolto alcuni lembi e ho perso subito 4 giorni di allenamento. Poi sono ripartito, per ritrovare la forma, ma dopo 5-6 giorni ho dovuto fermarmi di nuovo. Ammetto di aver avuto paura. La mia stagione di cross quest’anno sarà già breve, poteva saltare del tutto, invece adesso sembra che vada tutto bene».
Il ritorno di Van der Poel, iridato nel 2021 sulla sabbia di Ostenda, avverrà il 26 dicembre a Dendermonde (foto Alpecin)Il ritorno di Van der Poel, iridato nel 2021 sulla sabbia di Ostenda, avverrà il 26 dicembre a Dendermonde (foto Alpecin)
Volata e impennata
Tre giorni al Natale, il ragazzino con il cappello della Alpecin in testa ha l’aspetto quasi intimidito davanti all’inconveniente, ma in alcuni bagliori dello sguardo si intuisce che non veda l’ora di rilanciarsi. I giorni del ritiro hanno portato nella Alpecin il clima giusto e c’è stato anche il tempo per giocare, come quella volata vagamente… irriverente chiusa con un’impennata (foto di apertura) per battere i ragazzi della Zwift Academy che si sono allenati con la squadra.
«Volevo giocare – ride – in realtà sono veri atleti, ciascuno con le sue caratteristiche. Sono forti in salita e comunque sono stati giorni utili per allenarsi. Ma a dire la verità, non so in che modo potrò rientrare. Io parto sempre per vincere e credo di poter seguire il livello di quelli dietro Van Aert. Lui sembra per il momento molto superiore e non penso di avere le gambe per seguirlo, anche se mi piacerebbe stupirmi di me stesso…».
Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel a Dendermonde nel 2020
Mathieu non prese troppo bene la sconfitta
Mentre Van Aert mise a frutto la sua miglior condizione
Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel a Dendermonde nel 2020
Mathieu non prese troppo bene la sconfitta
Mentre Van Aert mise a frutto la sua miglior condizione
Voglia di stupire
La sensazione, a guardarlo negli occhi a distanza di 1.500 chilometri, è che la sua idea sia esattamente quella di rientrare in modo prepotente, mentre dopo la neve di Vermiglio Wout si sta allenando in Spagna e Pidcock, vittorioso nella prima prova di Coppa in carriera, arriva alla sfida con la giusta ispirazione. La differenza potrebbe farla il tracciato. Lo scorso anno Dendermonde, paesone fra Gand e Bruxelles, incoronò Van Aert in un giorno di acqua e fango. Quest’anno invece il meteo parrebbe meno ostile.
«In questo caso – dice Mathieu – le cose potrebbero andare bene anche a me. Non dovrebbe essere così duro, ma i percorsi cambiano. Potrebbero aver deciso di renderlo meno veloce e più scorbutico, ma se potessi scegliere io al momento lo preferirei pedalabile e con dei tratti tecnici. In Belgio ultimamente li disegnano con troppe curve che impediscono di fare velocità. Ma chiaramente è la mia opinione. Ho visto in televisione la gara di Besançon in Francia e mi è parsa molto bella, mentre da noi la migliore finora è stata Koksijde. La sabbia è il fondo che più mi si addice».
Al ritiro di Mallorca era presente anche l’ultimo acquisto Mareczko, qui al test del lattato (foto Alpecin)Al ritiro di Mallorca era presente anche l’ultimo acquisto Mareczko, qui al test del lattato (foto Alpecin)
Mondiali a sorpresa
E così, dopo aver lanciato l’evidente guanto di sfida, che in parte sortirà anche l’effetto di aumentare l’incertezza tra i rivali, Van der Poel ha salutato con un cenno ai mondiali di fine gennaio a Fayetteville, negli Stati Uniti, che rappresentano il piatto forte della sua breve stagione offroad.
«I percorsi americani – annota – sono diversi dai nostri». I compagni di nazionale gli hanno raccontato che cosa hanno visto nella prima trasferta di Coppa, tuttavia l’olandese fa fatica a trovare un termine di paragone. Al momento il suo sguardo da killer è fisso sulla gara di domenica. Per le altre ci sarà tempo poi.
Colbrelli. Gli sforzi del Tour. Il male al ginocchio che lo ha costretto a saltare la Vuelta. La ripresa a Livigno. Avevamo lasciato il campione italiano nell’altura valtellinese alla fine di luglio e con gli europei di Trento che bussano alle porte (prova su strada dei pro’ il 12 settembre), ci siamo chiesti a che punto fosse. Dato che nei piani di Cassani, la responsabilità delle ultime due sfide azzurre su strada (a fine settembre si corrono anche i mondiali in Belgio) saranno da dividere fra lui, Nizzolo, Trentin e Bettiol.
«Da un paio di settimane – dice – mi sento bene. Il dolore al ginocchio è passato e di fatto sono rimasto a Livigno per quattro settimane. Con Davide ci siamo sentiti più volte e onestamente speravo che restasse sino alla fine come era stato programmato. Il seguito si deciderà. Parlavamo di questo calendario dall’inizio dell’anno, ma dopo la vittoria del campionato italiano, abbiamo cominciato a inquadrare anche i primi dettagli. E c’è sempre stata la possibilità di correrli entrambi».
Allenamento con Fortunato e Annemiek Van Vleuten, olimpionica della crono. A destra, Luca ChiricoAllenamento con Fortunato e Annemiek Van Vleuten, olimpionica della crono
Si è capito a cosa fosse dovuto il male al ginocchio?
Una borsite, la cui causa probabilmente risale a parecchio tempo fa, solo che non me ne ero mai accorto, Un colpo preso, di sicuro. All’interno abbiamo trovato una piccola cisti calcificata che, assieme ai grandi sforzi del Tour, ha creato il risentimento. Mi ha portato anche a pedalare non nel modo migliore, per cui ho finito il Tour con il muscolo intossicato. Per fortuna con il riposo, le terapie e il massaggiatore che è venuto a Livigno per tre volte a settimana, sono riuscito a venirne fuori.
Tutto risolto?
Ora sembra tutto a posto, ma non escludo che a fine stagione si possa fare un piccolo intervento per rimuovere quella piccola cisti ed evitare che il problema si riproponga.
Al Tour de France si è messo in luce anche in salita, portando a casa due podi
Aveva conquistato la maglia tricolore a Imola, battendo in volata Masnada
Al Tour de France si è messo in luce anche in salita, portando a casa due podi
Aveva conquistato la maglia tricolore a Imola, battendo in volata Masnada
Ci siamo lasciati con la speranza di poter lavorare bene e soprattutto tornare al peso del campionato italiano.
Direi che siamo in tabella. Ho il peso e le sensazioni di quando sono partito per il Tour. Ho perso un chilo dall’arrivo a Livigno, perché sono riuscito ad allenarmi intensamente.
Da solo?
No, ci siamo ritrovati con un bel gruppetto. Bettiol, Ballerini (insieme a lui nella foto di apertura) e anche Cattaneo. Sabato ho fatto l’ultimo allenamento e ieri sono tornato a casa. Sei ore e mezza ben fatte. Siamo riusciti a gestirci il tempo facendo combaciare i lavori e così il tempo è passato bene e siamo stati di stimolo uno per l’altro.
Tanti chilometri e pochi aperitivi?
Anche quello, certo. Tolto di mezzo il timore per il ginocchio, ho potuto rimettere al centro il lavoro.
Un panino con Bettiol. A Livigno anche il toscano per preparare il finale di stagioneUn panino con Bettiol. A Livigno anche il toscano per preparare il finale di stagione
Il percorso dei mondiali ha i muri in pavé e un circuito molto nervoso, quello di Trento invece?
Non è duro come si dice, non durissimo almeno. Il Bondone si fa a metà gara e neanche tutto. Mi sono fatto spiegare il circuito, conosco la salita dell’università e aspetto di fare un giro sul circuito, perché da quello che ho capito è sulle stesse strade dove nel 2010 ho vinto il Trofeo De Gasperi. E il finale con il fondo acciottolato comunque mi piace molto.
Rientro alle corse?
Benelux Tour dal 30 agosto. Sarà importante per rifinire la condizione dopo un mese che non corro.
I cinque cittì azzurri di strada e crono sono stati per due giorni a Zurigo studiando i percorsi iridati. Bennati in bici. Percorso duro che farà selezione
L’ultima immagine ufficiale risale al Trofeo Laigueglia, terza gara di stagione. Andrea Bagioli è coinvolto nella stessa caduta di Kwiatkowski e sembra stordito, con un taglietto alla testa che induce alla prudenza. In piena emergenza Covid, li assiste un signore senza mascherina che per caso si è trovato nel punto dell’incidente. Ma mentre il polacco della Ineos torna in gara tre giorni dopo alla Strade Bianche, di Andrea si perdono le tracce.
«Ma per fortuna – sorride – due settimane fa sono potuto risalire sulla bici. Prima sui rulli e poi lentamente su strada. Che cosa sia successo è un piccolo mistero. Ricordo bene la caduta, non è stata di quelle paurose. Eravamo tutti convinti che il problema principale fosse la testa, anche perché sul ginocchio non c’era neanche un segno. Appena un po’ di ematoma più in basso. Invece quando sono tornato a casa e dopo un paio di giorni ho ripreso ad andare in bici, è venuto fuori un fastidio. Solo quando pedalavo. E alla fine il 16 aprile mi hanno operato, in Belgio. Si era creata un’aderenza per la quale mi hanno prescritto quattro settimane di riposo assoluto. Dopo la terza il ginocchio era ancora gonfio. Poi finalmente ha iniziato ad andare a posto…».
Laigueglia: Kwiatkowski in primo piano, dietro c’è Andrea
Trofeo Laigueglia, Andrea si rialza dalla caduta: al ginocchio davvero non si pensa
Laigueglia: Kwiatkowski in primo piano, dietro c’è Andrea
Trofeo Laigueglia, Andrea si rialza dalla caduta: al ginocchio davvero non si pensa
Nel ciclismo che va così veloce, una pausa così lunga è una bella scocciatura. Non tanto per la paura di non tornare come prima, ma soprattutto per la necessità di ricominciare quel lavoro di preparazione già fatto d’inverno e che nelle prime corse aveva dato i primi frutti, con la vittoria di forza alla Drome Classic (foto di apertura).
Come è stato il mese post operatorio?
Sicuro non è stato facile. Dopo le prime tre settimane fermo sul divano, la testa iniziava a perder colpi. Per fortuna sentivo tutti i giorni il medico della squadra e la mia famiglia e la mia ragazza mi sono stati molto vicini.
Abbiamo visto le prime foto in bicicletta…
Ma ancora faccio poco. Posso caricare il ginocchio, ma è meglio essere prudenti. Vado in palestra per riprendere tono muscolare e piccole uscite. Mio fratello (Nicola, che corre con la B&B Hotels, ndr) fa troppe ore per stargli dietro. In questo periodo ci sono pochi corridori vicino casa, è appena tornato Gavazzi dal Giro. Ma per luglio dovrei andare bene e raggiungerò la squadra in ritiro a Livigno.
E’ stato operato al ginocchio il 16 aprile in Belgio, poi sono servite 4 settimane di stop (foto Instagram)Operato al ginocchio il 16 aprile in Belgio, poi 4 settimane di stop (foto Instagram)
Quindi la tua giornata come funziona?
Sveglia. Palestra, poi un’ora di bici. Pranzo. E nel pomeriggio ancora bici per due ore. Un riposo a settimana. Ovviamente il tutto a ritmo blando, tenendo d’occhio col misuratore di potenza di non strafare, anche se vengono fuori numeri abbastanza deprimenti (ride, ndr).
Nel frattempo sei arrivato a 100 chili?
No (ride, ndr), sono stato attento. Ma certo a stare sul divano si rischia grosso.
Che cosa dà più fastidio: dover dimostrare di nuovo quanto vali o ricominciare da zero?
Un po’ tutte e due le cose, ma soprattutto scoccia non aver dimostrato ancora molto. Ci tenevo a fare bene quest’anno e con la prima vittoria sembrava tutto incanalato nel modo migliore. Adesso devo ricostruire la condizione. So come si fa e so che servirà tempo. Speriamo in una seconda parte di stagione di buon livello. In un modo o nell’altro, mi sono ricavato un altro lockdown ciclistico, che non era nei programmi e di cui facevo volentieri a meno.
E’ tornato in bici blandamente da due settimane (foto Instagram)E’ tornato in bici blandamente da due settimane (foto Instagram)
Le tre settimane sul divano ti sono servite per seguire bene il Giro?
Tutte le tappe, senza perderne una. La vittoria di Bernal non mi ha stupito, era dall’inizio il mio favorito.
Del Giro di Remco cosa ti è parso?
Nelle prime settimane è andato bene, poi era prevedibile che calasse. L’assenza di gare si è fatta sentire. Forse per lui perdere è stato un colpo, visto che ha sempre vinto, ma sono sicuro che gli servirà per tornare ancora più forte.
Hai continuato a sentire i compagni?
Spesso, certo. Sono andato a trovarli alla partenza del Giro a Torino e poi hanno continuato a scrivermi. Serry, Lampaert, un po’ tutti. A luglio li rivedo, poi speriamo che si faccia ancora in tempo per la Vuelta.
Era possibile prevedere il bis iridato di Alaphilippe? Secondo Bramati che lo guida c'erano chiari segnali. E per come ha corso, è sembrato davvero Bettini
Quattro giorni di corsa quest’anno, chiusi con il ritiro al Presidential Tour of Turkey. Sedici giorni l’anno scorso. Dire che Sacha Modolo sia ormai un fantasma sarebbe quasi scontato, al punto che per trovare delle foto attuali si deve andare sul suo profilo Instagram. Nelle cronache di corsa non ce n’è traccia. Ma avendolo conosciuto sin da quando era dilettante e piuttosto che mollare si sarebbe fatto ammazzare, la curiosità di sapere che cosa diavolo stia succedendo nella sua vita era troppo forte. Lo avevamo già chiamato a novembre e a Filippo Lorenzon aveva annunciato un inverno di lavoro in vista di una possibile rinascita. Invece tutto si è fermato di nuovo.
Un’altra ripartenza per Modolo, speriamo sia la volta buonaUn’altra ripartenza per Modolo, speriamo sia la volta buona
Sacha, cosa succede? Non dovevi fare il Giro?
Ero andato in Turchia per fare le prove generali, ma non sono riuscito neppure a finirla. Il solito ginocchio ha ripreso a farmi male e abbiamo preferito fermarci.
Che cosa aveva il ginocchio?
E’ cominciato tutto a a dicembre, alla fine del ritiro con la squadra. Nei giorni procedenti ero stato bene, neanche una caduta o qualsiasi avvisaglia. Invece quel giorno sono salito in bici e ha iniziato a farmi malissimo. Sono tornato a casa. Ho riposato per due giorni. E quando sono ripartito, c’era lo stesso dolore. E’ stato difficile accettare il fatto di doversi fermare ancora e ancora più difficile è stato trovarne la causa. Abbiamo fatto tutti gli esami. E’ venuto fuori che avevo la cartilagine consumata e la rotula non più in asse. Saranno i 34 anni…
Matilde è arrivata a ottobre del 2019: se va bene il papà presto ripartirà… (foto Instagram)Matilde è arrivata a ottobre del 2019: se va bene il papà presto ripartirà… (foto Instagram)
Al Turchia è rivenuto fuori lo stesso dolore?
Diverso, per fortuna. Abbiamo fatto un’altra risonanza, la rotula e la cartilagine erano a posto, ma si era formata una borsite. Questo da una parte è una cosa positiva, vuol dire che l’articolazione è a posto. Fermarsi era necessario per evitare che l’infiammazione andasse troppo avanti. Per cui ho fatto una prima infiltrazione e va già meglio. Dovrò farne un’altra e poi basta, in modo che magari a fine maggio io possa ripartire. Ma al Giro, cari miei, al Giro non ci sarò…
La gente non sa e magari parla di Modolo finito. Quanto è duro rincorrere ogni volta la salute?
Tanto, anche perché per me si tratta di una rincorsa prolungata. Inseguo dal 2018 e mi ritrovo ancora fra le ammiraglie. Prima quel problema alimentare, risolto a fine 2019. L’anno scorso c’era tutto per fare bene, ma dopo il lockdown sono caduto, mi sono rotto due costole e stagione compromessa. E’ il momento più buio della mia carriera, psicologicamente non è bello per uno che ha sempre fatto le sue volate. Ho vinto l’ultima a febbraio del 2018, tre anni fa…
Modolo sesto al Giro delle Fiandre del 2017Modolo sesto al Giro delle Fiandre del 2017
Con quale prospettiva sei qui a lavorare?
Quella di rientrare, correre dovunque si possa, tornare il solito Modolo. Non sarà facile trovare il contratto, quello con la Alpecin-Fenix scade quest’anno. Ma non vorrei smettere così.
Come sta adesso il ginocchio?
Non voglio cantare vittoria, finora ha portato male. Ieri sono uscito per la seconda volta e non ho avuto dolori. L’ultima risonanza era meglio di quella di dicembre. Mi basta tornare. Per fortuna in tutto questo ho avuto accanto la famiglia, ma davvero ormai mia moglie Valentina non ne può più di vedermi in casa. Sono sul divano a guardare le corse ed è brutto pensare che dovrei esserci anche io.
Che cosa ti sembra di quello che vedi?
Un bel ciclismo. Non mi è mai piaciuto guardarlo alla tele, ma anche dal riscontro dei social, mi pare che questa nuova ondata di campioni stia smuovendo la gente. Sembra uno sport più seguito a livello mondiale.
Il 2017 è stato il suo ultimo anno buono. Qui vince a Katowice: l’arrivo di JakobsenIl 2017 l’ultimo anno buono. Qui a Katowice: l’arrivo di Jakobsen
Quando sei in bici, hai mai paura che il dolore torni?
Ho sempre paura. Un po’ spingo e un po’ mi trattengo. Sto diventando dottore a forza di sentire tutti e l’ultima che ho sentito è che il corpo ha memoria del dolore e di conseguenza condiziona la mente. Per questo bisogna farlo abituare gradualmente ai movimenti di prima. Così faccio lavori brevi e ravvicinati, per adattarmi di nuovo alla bicicletta.
Domanda cruciale, in questi casi: come va con la bilancia?
Sto bene, per fortuna. Mi fosse successo tutto questo 3-4 anni fa, sarei già a 80 chili. Invece sono stato bravo e sono sui 69-70, quando il mio peso forma è sui 67. Sicuramente sarà calato un po’ di muscolo, ma finché non posso ricominciare a fare le 3-4 ore con continuità, posso farci poco.
Come sarà seguire in televisione anche il Giro?
Durissima, anche perché a casa mia sono tutti appassionati, dalla moglie ai suoceri. Mi toccherà seguirlo, oppure magari prenderò il passeggino e andrò a farmi dei bei giri. Altrimenti starò nell’altra stanza a guardare la bimba che dorme…
«Durante il Giro magari andrò a farmi qualche passeggiata con Matilde…» (foto Instagram)«Durante il Giro andrò a passeggio con Matilde…» (foto Instagram)
Quale potrebbe essere un obiettivo ragionevole?
Ci penso tanto. Se riuscissi a rientrare a fine maggio, correndo il giusto, potrei pensare ai campionati italiani (si faranno a Imola su un percorso simile a quello dei mondiali 2020, ndr).
E a proposito di mondiali, a settembre si corre nelle Fiandre.
E quello è un pensiero fisso, ma visto come sto, farei meglio a stare zitto. Nel mio ultimo anno senza acciacchi, era il 2017, sono arrivato sesto al Fiandre. Che dopo Pozzato secondo e Bettiol che l’ha vinto, è stato il miglior piazzamento italiano degli ultimi anni. Mi piacerebbe essere a posto per allora. Ma continuiamo con la scaramanzia, magari viene fuori che è la cura migliore. E comunque grazie per la chiamata ed esservi ricordati di me…
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