Dumoulin cosa cerchi dopo il professionismo? La normalità

29.03.2024
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TAICHUNG (Taiwan) – Pedalare al fianco di Tom Dumoulin non è cosa di tutti i giorni. Lo abbiamo incontrato, prima alla presentazione ufficiale della nuova Giant TCR, nei giorni seguenti siamo stati in bici con lui, chiacchierando sulla vita, diversa, che si presenta dopo il professionismo.

Gli ultimi chilometri che portano alla foresta dei Ginger e ad uno dei templi che dominano Taichung, sono duri, costantemente sopra il 10 per cento di pendenza. Cerchi di parlare con Dumoulin, mostrandoti lucido e all’altezza, il Garmin segna 320/330 watt, costanti. Lui ti guarda, si alza sui pedali, sorride e dice: «Ehi italiano, dai andiamo». Da li capisci la differenza, perché dove una persona normale finisce, un campione di questo calibro inizia, anche se non è più un professionista!

Sempre sorridente e pronto alla battuta (foto Le Cycle)
Sempre sorridente e pronto alla battuta (foto Le Cycle)
Rimpiangi la vita da professionista?

Assolutamente no. Non mi manca, anche se non posso dire che fosse un brutto vivere. Tuttavia avere un focus costante, degli obiettivi costanti che si susseguivano, uno dietro l’altro, sempre, tutto l’anno, in ogni periodo della vita… Chi non ha provato una cosa del genere non può capire!

Anche la ricerca di un limite sempre maggiore?

Quello era un obiettivo e anche uno stimolo, ma la sofferenza per raggiungerlo e superarlo, per poi averne un altro e un altro ancora, era un’altra cosa.

Quando apre il gas fa un altro sport (foto Sterling Lorence-Giant)
Quando apre il gas fa un altro sport (foto Sterling Lorence-Giant)
C’è qualcosa che ti manca di quei periodi?

Viaggiare. Andare in posti diversi dall’Olanda e dall’Europa in genere è una cosa che ora mi manca. Nonostante lo stress e le giornate tutte schedulate, riuscivo costantemente a ritagliarmi dei piccoli spazi per vedere il mondo oltre il professionismo. Ho ripreso a fare qualche trasferta nell’ultimo periodo grazie all’attività di ambassador di Giant ed i prossimi 10 giorni saranno intensi.

Farai attività di promozione?

Si, della nuova TCR. Giappone, Korea, Cina e altre parti dell’Asia. Una presentazione e un altro viaggio, una presentazione e un altro viaggio e così via. Poco in sella, ma non è un problema, vedrò gente nuova e questo mi piace.

Dumoulin durante la presentazione della nuova TCR (foto Sterling Lorence-Giant)
Dumoulin durante la presentazione della nuova TCR (foto Sterling Lorence-Giant)
Una cosa che invece ti portava quel senso di malessere?

Stare lontano da casa per lunghi periodi e quasi isolato, magari quando c’era da preparare un grande Giro, oppure un obiettivo più importante di altri. E poi il cibo. Mangiare le solite cose, non poter sgarrare e prendersi una piccola soddisfazione per il palato. Quello mi faceva impazzire.

Sei un mangione?

Non lo sono, non amo le grandi quantità, mi piacciono il gusto, la gratificazione e la soddisfazione che arriva quando mangi un buon piatto italiano, magari con un bicchiere di vino.

Sei rimasto magro e tirato!

Dici? Forse perché sono alto e ho le gambe lunghe. Da quando ho smesso ho preso 8 chili.

«Dopo le gare non mi sono più rasato le gambe», così ci ha risposto Dumoulin (foto Sterling Lorence-Giant)
«Dopo le gare non mi sono più rasato le gambe», così ci ha risposto Dumoulin (foto Sterling Lorence-Giant)
Non si direbbe!

Potrei arrivare anche a 10 chili in più, rispetto a quando avevo il picco di forma, ma è una cosa che non mi preoccupa, l’importante è stare bene ed essere a posto con me stesso. Sono tranquillo, sono sempre in attività e quando esco in bici, anche 4 o 5 volte a settimana, per me l’importante è farlo divertendomi, senza imposizioni. Ho voglia di dare un po’ di gas, lo faccio. Ho voglia di andare a spasso e prendere la bici per andare a prendere un caffè? Lo faccio. Se non ho voglia di andare in bici, resto fermo oppure faccio altro.

In quegli 8 chili ci sono anche i peli delle gambe!

Quando sei professionista – ci ha risposto dopo una risata di qualche secondo – ci sono tre buoni motivi per rasarsi le gambe. Il primo è legato all’aerodinamica. Il secondo è limitare le infezioni quando si cade. Il terzo sono i massaggi, che mi mancano. Per il resto mi tengo i peli sulle gambe e mi faccio prendere in giro dagli amici.

Al termine della mezza maratona di Amsterdam (foto Instagram)
Al termine della mezza maratona di Amsterdam (foto Instagram)
Cosa hai provato a fare altro?

Ho ricominciato a correre a piedi. Lo scorso ottobre mi sono tolto lo sfizio di fare la mezza maratona di Amsterdam, un’esperienza che mi è piaciuta e tutto sommato sono andato anche bene.

Quanto hai impiegato?

Un’ora e 10 minuti. Non mi sono alzato dal letto per i due giorni successivi e per due settimane ogni volta che provavo a camminare mi faceva male ovunque, ma alla fine è stato divertente.

Amstel Gold Race 2023, con Sam Oomen
Amstel Gold Race 2023, con Sam Oomen
Hai mantenuto le vecchie amicizie?

I miei amici sono quelli con i quali ho condiviso sofferenze e momenti di felicità. Sono corridori che hanno smesso come me e quelli che sono ancora di attività. La mia vita è stata quella. E’ vero, ho voltato pagina, ma non voglio dimenticare nulla di quello che è stato e che ho fatto.

Cosa è successo quel giorno prima del Passo Umbrail?

Avevo mangiato troppo, ma non è stata solo la combinazione dei gel e degli zuccheri come spesso si racconta, credo un insieme di cose. La tensione e l’emozione della maglia rosa che diventava sempre più una realtà, ma creava anche stress. Mangiare qualcosa in più ai pasti con l’ottica di avere benzina nel motore, ovviamente anche tanti zuccheri dall’assimilazione veloce. Il mix è stato esplosivo.

Cadex Max 40: cresce la famiglia delle ruote high performance

27.02.2024
4 min
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Cadex è parte integrante del portfolio Giant e rappresenta l’apice della tecnologia di sviluppo, produzione, in fatto di prestazioni elevate e di cura estetica.

Cadex Max 40 nascono per gli scalatori e sono già state utilizzate da diversi corridori del Team Jayco-AlUla. I numeri di queste ruote sono molto interessanti, a partire dal valore alla bilancia, dichiarato a 1.249 grammi la coppia. Entriamo nel dettaglio.

Cadex è sinonimo di carbonio e alta efficienza
Cadex è sinonimo di carbonio e alta efficienza

Quella mania per il carbonio

La particolarità di queste ruote è la costruzione, del tutto accostabile a quella delle 50 Ultra Disc, già testate in precedenza, ma anche delle super performanti AR35 da gravel. Hanno un cerchio completamente in carbonio da 40 millimetri di altezza (hookless e con un canale interno di 22,4 millimetri) e 28 di larghezza totale, con i raggi in carbonio, così come le flange di entrambi i mozzi (il corpo è in alluminio). I mozzi si chiamano R3 (anteriore) e R3-C48 (posteriore). Si basano su un sistema interno con una ruota dentata che si innesta nel cricchetto del mozzo a 48 denti e molle oversize che danno una pressione costante per un ritorno delle forze e un ingaggio sempre equilibrato. I cuscinetti sono ceramici.

Si tratta di ruote estremamente rigide e reattive, con una tensione dei raggi sviluppata in modo specifico per garantire stabilità in curva. I raggi sono piatti, con un profilo e uno spessore continuo che prende il nome di Super Aero.

I dettagli e il valore

La ruota anteriore è dotata di 16 raggi, mentre quella posteriore ne ha 24. Non ci sono nipples esterni (a vista) nel punto in cui il profilato si innesta nel cerchio. Qui il raggio assume una forma arrotondata. Il profilo del cerchio è studiato per supportare pneumatici con sezioni che vanno dai 25 ai 32 millimetri. Il cerchio è rinforzato nei punti strategici con un tessuto ad elevata densità, che arricchisce il layup del carbonio.

Le grafiche delle ruote sono lavorate direttamente sul carbonio, soluzione che permette di risparmiare peso e di aumentare la longevità anche sotto il profilo estetico. Gli spazi per l’ingresso dei perni passanti sono tradizionali, 100×12 l’anteriore, 142×12 il posteriore. La ruota libera è disponibile per Shimano, Sram XDR e Campagnolo N3W. Previa registrazione, la garanzia delle ruote Cadex è a vita. Il prezzo di listino è di 3.598 euro.

Le nuove gomme Race di Cadex
Le nuove gomme Race di Cadex

Nuovi anche gli pneumatici

Al pari delle nuove Cadex Max 40, sono stati sviluppati i Cadex Race GC, ovvero dei tubeless dal peso ridotto. Si tratta di gomme con 240 TPI (240 fili per pollice quadrato) e con un valore alla bilancia dichiarato di 279 grammi. Hanno una mescola denominata RR-S con una base di silice ad elevata scorrevolezza.

Il design arrotondato è voluto per garantire un’elevata scorrevolezza e aderenza in curva. Al centro lo pneumatico si presenta slick, mentre ai lati ci sono degli intagli differenziati. Tra la carcassa ed il battistrada è presente una membrana di rinforzo in Kevlar. I nuovi tubeless sono disponibili in un’unica sezione da 28, in modo da essere perfettamente compatibili con tutti i cerchi tubeless e hookless del mercato.

Cadex-Cycling

Nuova Giant Defy, rivoluzionato il concetto di comfort

03.01.2024
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Giant Defy Advanced, bici sì da endurance, ma dalle performance importanti. Abbiamo avuto il piacere di provarla per un certo periodo, testandola su percorsi differenti e spesso dissestati.

Solitamente quando si dice che una bici è comoda come prima caratteristica per definirla, è perché probabilmente o le manca qualcosa o si tratta di una bici poco reattiva, almeno inquadrandola da un punto di vista della prestazione. Ebbene, questa massima non va bene per la nuova Giant Defy Advanced, bici sì endurance, ma dalle performance importanti.

Endurance e performance

Abbiamo avuto il piacere di provarla per un certo periodo, testandola su percorsi differenti e spesso dissestati. Questo mettere sotto torchio la Defy ci ha però dato un quadro completo di questa bici. Una bici importante sotto ogni punto di vista. Una bici performante.

La versione da noi provata tra l’altro non era neanche la top di gamma, vale a dire la Sl, bensì la Pro 0. Stesse geometrie, stesse misure, unica differenza il carbonio del telaio. Quello della Sl un po’ più pregiato e un paio di etti più “magro”.

Superato l’impatto visivo, la seconda cosa che si fa quando si ha di fronte una nuova bici è quella di prenderla in mano e sollevarla per saggiarne subito il peso. Quando lo abbiamo fatto con la Defy siamo rimasti stupiti.

«Ma come – ci siamo chiesti – una endurance, tra l’altro neanche nella versione del telaio più leggera, che pesa così poco?». Eravamo sul filo degli 8 chili, con gomme da 32 millimetri e pedali inclusi.

Linea filante e leggera per la Giant Defy Pro
Linea filante e leggera per la Giant Defy Pro

Come va?

Già questo ci ha colpito. La prova su strada ha fatto il resto. La prima sensazione avuta è stata quella di una bici molto scorrevole, fluida e neanche così lenta a fronte dei 420 millimetri di carro.

La Defy Pro 0 dà sempre una bella risposta nel suo insieme: sia nelle accelerazioni da seduti, sia nei più classici rilanci in piedi. E, aspetto non trascurabile, specie per una bici endurance, è che non si spendono troppe energie per mantenere le alte velocità quando si viaggia regolari in pianura.

Anche l’handling, la manegevolezza, in salita ci è parsa molto buona. La Defy resta leggera sempre e asseconda molto i movimenti del ciclista. Probabilmente anche in virtù di un buon setup e di un’ottima componentistica.

Infine la discesa. Lo abbiamo detto nel video, lo ribadiamo nell’articolo: la Defy è mostruosa. Ti perdona tutto, soprattutto in discesa. Con questa bici si ha talmente tanto margine che ci vuole un po’ prima di capire che si può osare di più.

Noi per esempio l’abbiamo provata su strade che conosciamo a menadito, ebbene a metà curva ci rendevamo conto che potevamo mollare di più. Merito delle geometrie? Molto probabile. Merito delle gomme da 32 millimetri? Sicuro. Merito del passo abbondante? Senza dubbio.

D-Fuse, vibrazioni addio

Ma entriamo nei dettagli tecnici. A dominare la Defy 2024 è la tecnologia D-Fuse, che forse sarebbe meglio definire una filosofia, visto che la si ritrova sia sul tubo di sterzo, che su reggisella, manubrio… E infatti in Giant stessa dicono: “I nuovi componenti D-Fuse lavorano insieme”: definizione affatto banale.

In pratica i tubi non sono dritti. La loro sezione forma una sorta di “D”, che serve ad attutire le vibrazioni. E funziona…

Quando trovavamo tratti di strada rovinata, non ci perdevamo nei meandri di quelle stesse buche, ma ne uscivamo con un certo comfort e anche una buona velocità. Ma in tal senso una grossa fetta del merito, a nostro avviso andava dato al set delle ruote: i cerchi Giant SLR 1 36 Carbon Disc e le gomme Giant Gavia Fondo 0, tubeless chiaramente.

Il serraggio del reggisella, come molte bici attuali, non è super comodo. Ma almeno stringe bene
Il serraggio del reggisella, come molte bici attuali, non è super comodo. Ma almeno stringe bene

Avantreno curato

Una delle maggiori chicche della Giant Defy Advanced 2024 è il set manubrio. Si tratta della piega
Giant Contact SLR D-Fuse e dell’attacco manubrio Giant Contact SL Aero Light.
Quest’ultimo in particolare è nuovissimo. Due pezzi che fanno perfettamente pendant con sé stessi, ma anche con il resto della bici.

E lo fanno sia per il discorso delle vibrazioni, che delle performance come dicevamo prima: leggerezza, prese comode e aerodinamica. E’ da dettagli come questi che si fa fatica a capire che la Defy non è una “race bike”, ma una endurance. Senza parlare della pulizia estetica.

Buon prezzo

Per il resto, ci si è affidati alla certezza che dà il gruppo Shimano Ultegra Di2 e alla sella Giant Fleet SL.

Solo un appunto a cui prestare attenzione. Giant, come molti altri brand, tende a fornire per questo tipo di bici attacchi manubrio piuttosto corti. La nostra per taglia, una S, aveva l’attacco da 90 millimetri. Questo perché si pensa che essendo la Defy una bici endurance si tenda a stare più dritti, il che è anche vero. Però occhio, perché è facile ritrovarsi “troppo corti”. Soprattutto in presa bassa può esserci qualche problema, andando a sovraccaricare polsi, avambracci e spalle. In fase di ordinazione pertanto valutate bene questo aspetto.

Il prezzo della versione da noi provata, Giant Defy Advanced Pro 0, è di 6.399 euro. La colorazione è unica per ogni versione. Ci sono anche la Pro 1 e la Pro 2, entrambe con gruppo Shimano 105. La prima è bianca e nera, la seconda nera e rossa.

Giant

Taiwan Kom: sfida a 3.000 metri tra campioni (e costruttori)

27.10.2023
6 min
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In questi primi giorni senza gare ha attirato attenzione la sfida che Simon Yates della Jayco-AlUla ha lanciato indirettamente a Vincenzo Nibali. Anche se sarebbe meglio dire che Giant ha lanciato a Merida. E probabilmente a quest’ora questa sfida a distanza, Simon potrebbe anche averla vinta. L’asso inglese infatti è impegnato nella Taiwan Kom Challenge (in apertura foto Taiwan Cyclist Federation).

Si tratta di una particolarissima gara amatoriale, una granfondo diremmo noi, appunto a Taiwan, laddove vi sono molte fabbriche di bici, su tutti Giant, primo costruttore al mondo.

Simon Yates contro Nibali a distanza. Ma si tratta più di una sfida fra Giant e Merida, primo e secondo costruttore al mondo (foto Instagram)
Simon Yates contro Nibali a distanza. Ma si tratta più di una sfida fra Giant e Merida, primo e secondo costruttore al mondo (foto Instagram)

Giant vs Merida

E’ news sempre di questi giorni il rinnovo della partnership fra il colosso Giant e la squadra del team manager Brent Copeland. In pratica Yates vuole battere il record stabilito da Vincenzo Nibali nel 2017, quando lo Squalo fu invitato da Merida a prendere parte a questo singolare evento.

Si parte dal livello del mare, da Hualien, sulla costa orientale dell’isola, e si arriva ai 3.275 metri di quota del Monte Hehuan, sulla catena del Kunyang, che divide in due Taiwan stessa. Un percorso di 103,5 chilometri, 87 dei quali in salita. La pendenza media della scalata è del 3,5 per cento e quella massima del 23.

Davvero una sfida particolare che in casa Jayco-AlUla hanno già ribattezzato Fight Gravity, vale a dire combattere la forza di gravità.

In sella con Nibali

A dirci qualcosa di più della Taiwan Kom è proprio Vincenzo Nibali, reduce guarda caso da un evento in quota, ma in mtb: la Popo Bike in Messico.

«La Taiwan KOM Challenge una gara amatoriale, tipo la Maratona delle Dolomiti. Si parte tutti insieme ed è aperta anche ai pro’. E’ tutta in salita! Io partecipai perché Merida ci fece questa richiesta. Venivo dalla vittoria dal Lombardia, ma l’affrontai con tutt’altro spirito. Avevamo fatto un grande tour tra le aziende locali. In corsa c’era anche mio cugino Cosimo!  E si può dire che l’abbia vinta anche grazie a lui. 

«Gli dissi: “Dai Cosimo, ma non mi posso mica mettere a rubare la gara agli amatori”. E lui: “No, no… siamo qui e devi vincere. Devi andare forte. E poi è l’unica corsa che faccio con te”. Passammo una settimana in quella parte del mondo, tra le aziende. Andammo anche in Giappone. Fu quasi una vacanza con questa Taiwan KOM Challenge nel mezzo».

«Ora – prosegue lo Squalo – Giant sta portando i suoi corridori migliori per battere il mio tempo di scalata. Brent (Copeland, ndr) ha chiesto a Slongo, che mi seguiva all’epoca, il file di quella scalata perché vogliono battere il mio record. E ci sta. Volevano avere dei dati di riferimento. Loro la imposteranno proprio per battere il mio tempo, correndo in un certo modo. Mentre a darmi una mano io avevo solo mio fratello Antonio. Lui si mise a tirare in salita».

Finale tosto

Il record di Nibali è di 3 ore 19’54”. Se Yates e David Peña, colombiano e abituato a certe quote, correranno con accortezza ce la possono fare. Salvo qualche outsider a sorpresa…

«La Taiwan KOM Challenge – ha detto Yates – è qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati. Si arriva oltre i 3.000 metri partendo dal mare: non ci sono molte salite del genere. Sarà una sfida davvero interessante. In più essere a Taiwan sarà speciale per noi come squadra: è la casa di Giant e sarà bello rappresentare il marchio, incontrare le persone che lavorano dietro le quinte».

Insomma Giant vuol e riprendersi lo “scettro” in casa. E tutto sommato nell’epoca dei social potrebbe essere un colpo di teatro ben piazzato e forse anche simpatico.

«Ricordo che si partiva prestissimo al mattino – riprende Nibali – del tipo che avevamo le luci sulla bici per andare dall’hotel alla partenza. La prima parte era piatta. Si andava verso l’entroterra. Bisognava stare attenti perché, come ho detto, era buio e c’erano anche delle gallerie, ancora più buie. Non si vedeva nulla. Ed erano umide, bagnate.

«La prima parte della salita è regolare, abbastanza veloce direi. Poi la parte finale è dura. Ma proprio tanto dura, specie negli ultimi 3 chilometri. Al livello del Sormano. Poco prima c’era anche un discesetta, abbastanza pericolosa».

Sarà insomma interessante vedere come se la caverà Simon Yates oltre quota 3.000. E se abbasserà il record dello Squalo.

P.S. La gara, come avevamo accennato, si è conclusa più o meno in concomitanza con l’articolo, ed il record è stato battuto. Ma c’è stata una sorpresa. Non hanno vinto i due favoriti della Jayco ma l’australiano Benjamin Dyball, il quale sfruttando il passo che mirava al tempone ha chiuso la scalata in 3 ore 16’09”, tre minuti abbondanti meno di Nibali.

Nuova Giant Defy, la quinta generazione cambia pelle

15.09.2023
5 min
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La Giant Defy indossa un vestito tutto nuovo e non è solo l’impatto estetico. E’ una delle bici endurance per eccellenza ed è uno dei modelli che ha aperto questa categoria di prodotti. La nuova Defy è più leggera e veloce, accattivante nelle forme e cambia quasi completamente il layup del carbonio.

I livelli di composito sono tre, SL, Pro e Advanced in modulo standard (non cambia la forma del telaio e della forcella) , per otto allestimenti in totale. Entriamo nel dettaglio di questa bicicletta che offre un delta di possibilità davvero ampio.

La nuova Defy è anche una bici che non disdegna la competizione (foto Giant)
La nuova Defy è anche una bici che non disdegna la competizione (foto Giant)

Nuova Defy, essenziale ed efficiente

Non di rado le bici endurance sono state (e lo sono tutt’ora) associate anche ad un utilizzo offroad, portate in ambienti gravel e con strade bianche. Versatilità e possibilità di montare coperture di diversa natura, comfort funzionale e capacità di dissipare le vibrazioni senza compromettere la stabilità e le prestazioni complessive. Questi in sostanza sono i principali fattori tecnici che identificano il DNA di una bici endurance.

La nuova Giant Defy prosegue la strada tracciata tempo addietro, tenendo fede ad un progetto tanto efficiente, quanto semplice. Non ci sono innesti meccanici, ammortizzatori e molle, perni e snodi, perché è la tecnologia del composito e di come è plasmato a fare la differenza, quella del telaio, della forcella e dei componenti (Giant e Cadex) che sono parte integrante della nuova Defy.

Per gli amanti dei numeri

La nuova versione SL utilizza ben 132 pelli di composito per la costruzione del telaio, con un orientamento ben preciso, in modo da far collimare il giusto rapporto tra peso, rigidità ed elasticità. La Giant Defy SL di ultima generazione ha un valore alla bilancia (dichiarato e senza verniciatura) di 785 grammi. La forcella ha un peso di 350 grammi, è full carbon ed è in comune alla serie Pro, più leggera del 15% rispetto alla generazione precedente.

Il kit telaio (frame, forcella e alcuni parti essenziali) ha un peso di 1.304 grammi (SL), 1.379 grammi (Defy Pro) e 1.415 grammi (Giant Defy Advanced).

Ogni Defy, a prescindere dalla versione, è stata ottimizzata per l’utilizzo con coperture tubeless da 32 millimetri di larghezza, ma arriva a supportare pneumatici fino a 38 di sezione.

Componenti D-Fuse (per SL e Pro)

Sono il reggisella con il tipico disegno a D, ma la tecnologia D-Fuse è ripresa anche per il cockpit. Il seat-post offre dei vantaggi per quanto concerne la flessione “controllata”, che può arrivare oltre i 7 millimetri (tantissimo).

La forma a D è in parte mutuata anche per i manubri della serie Contact SLR ed SL. Le pieghe SLR e SL sono in dotazione alle versioni SL e Pro, offrendo una sorta di scudo (maggiorato del 40%, se messo a confronto con la versione precedente) nei confronti delle vibrazioni negative. E’ stato rinnovato anche lo stem, in carbonio per la SL, in alluminio per Pro e Advanced.

Allestimenti e prezzi

Partendo dalle due top di gamma, troviamo la Giant Defy Advanced SL0 e subito sotto la SL1, rispettivamente a 11.999 e 8.899 euro. La prima ha un allestimento di altissimo livello ed è molto più che una bici pronto gara. Cockpit Aerolight e sella in carbonio Cadex, così come le ruote Cadex 36 (prodotti eccellenti per costruzione e prestazioni). C’è la trasmissione Sram Red eTap AXS (power meter Quarq incluso). La SL1 prevede il medesimo allestimento, ma con la trasmissione Shimano Ultegra Di2 12v.

Gli allestimenti Advanced Pro sono tre: Pro 0, Pro 1 e Pro 2. C’è lo stem in alluminio SL Aerolight con passaggio interno di cavi e guaine, ma cambiano anche le ruote. Sono della famiglia Giant SLR, non hanno i raggi in carbonio come le Cadex ed un cerchio differente. La Pro 0 si basa sulla trasmissione Shimano Ultegra Di2 12v, mentre la Pro 1 porta in dote il cambio Shimano 105 Di2. Sempre Shimano per la Pro 2, ma con il nuovo 105 meccanico. I prezzi di listino sono nell’ordine di, 6.399, 4.899 e 3.799 euro.

Ed in fine gli allestimenti Advanced 0, 1 e 2, con prezzi di listino di 4.499, 3.599 e 2.999 euro. Non utilizzano il reggisella D-Fuse, anche se il design è perfettamente compatibile e sono previste le ruote con cerchi in alluminio. La versione 0 ha la trasmissione Sram Rival AXS, mentre la Advanced 1 ha Shimano 105 Di2. Le versione 2 ha invece la trasmissione Shimano 105 meccanica. Per tutte e tre le versioni le taglie disponibili sono 6: XS e S, M e ML, L e XL.

Giant

Liv Avail, la bici endurance al femminile si rifà il trucco

14.09.2023
5 min
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Liv è il marchio di bici dedicate alle donne. Pur avendo un’identità propria e specifica, le produzioni Liv sono legate a Giant, per quanto concerne lo sviluppo e anche la tecnologia produttiva del carbonio, con delle geometrie e dei valori dedicati al publico femminile.

Liv Avail è una bici endurance prima di tutto, leggera e molto equilibrata in modo da offrire il massimo controllo del mezzo in diverse situazioni. Vediamo nel dettaglio la nuova Liv Avail, molto diversa dalla EnviLiv utilizzata in ambito professionistico.

Comoda, grazie a geometrie e materiali (foto Liv)
Comoda, grazie a geometrie e materiali (foto Liv)

Avail, con carbonio Advanced

Sono la Pro e la Advanced, quest’ultima con modulo tradizionale ed entrambe si basano sulla fibra composita Advanced Grade. La serie Pro ha un peso specifico ridotto e adotta delle tecnologie costruttive più avanzate anche per quanto concerne l’utilizzo delle resine epossidiche. In entrambi i casi, Pro e Advanced hanno il triangolo anteriore che è un pezzo unico, mentre il retrotreno si unisce in un secondo passaggio.

Alle due nuove versioni in carbonio si unisce una terza in alluminio che adotta il suffisso AR. In totale gli allestimenti previsti per la Liv Avail sono 6: Pro 0 e Pro 1, Advanced 1 e 2, AR 1 e 2.

A prescindere dalla tipologia di materiale del telaio e dall’allestimento, la Avail esprime un concetto di comfort amplificato, rispetto alla EnviLiv e alla Langma, grazie alle geometrie, alla costruzione e anche all’impiego di alcuni componenti.

La Avail Pro

In fatto di costruzione, assemblaggio e prestazioni si rivolge alle cicliste più ambiziose. Al telaio Advanced Grade viene abbinata la forcella full carbon SL e una serie di componenti che alzano in modo esponenziale l’asticella delle performances e del peso ridotto. Ad esempio il nuovo reggisella D-Fuse tutto in carbonio, che permette una flessione orizzontale controllata. Diventa particolarmente efficiente nel lungo periodo, per il comfort e per la stabilità anche quando si affrontano strade con fondi sconnessi. Ha una sorta di forma a D, con il profilo posteriore piatto e una schiacciatura vicino alla sella.

Il disegno a D viene mutuato anche dal manubrio Contact, capace di spalmare le vibrazioni su una superficie più ampia, con vantaggi non secondari perla guida. Anche l’attacco manubrio Contact SL Aerolight è stato ridisegnato, è in alluminio. Le versioni Pro della Liv Avail portano in dote le ruote Giant con il sistema tubeless.

Liv Avail Advanced

Non cambia il design e l’impatto estetico. Non cambia neppure il concetto endurance della nuova piattaforma Avail. La famiglia Advanced si rivolge ad un’utenza che vuole contenere la spesa, ma al tempo stesso avere un prodotto accattivante e affidabile. Oltre al frame-kit, cambiano anche alcuni componenti, con un valore alla bilancia che sale leggermente, rispetto ai modelli Pro.

Entrambe le versioni della Avail, Pro ed Advanced permettono di montare coperture fino a 38 millimetri di sezione, per una versatilità d’impiego non banale, oltre ai parafanghi. Le taglie a disposizione sono 5, XXS e XS, S, M e L.

Allestimenti e prezzi

Liv Avail Pro 0 e Pro 1 hanno dei prezzi di listino di 6.399 e 4.899 euro. La prima si basa sulla trasmissione Shimano Ultegra Di2 12v e sulle ruote Giant SLR1 da 36 millimetri di altezza. La Pro 1 ha invece il pacchetto del cambio Shimano 105 Di2 (con le stesse ruote della Pro 0).

Advanced 1 e 2 hanno dei prezzi di listino di 3.699 e 2.999 euro. Entrambe hanno la trasmissione Shimano 105, Di2 per la prima, di natura meccanica per la Advanced. Entrambe le versioni hanno le ruote Giant in alluminio. I prezzi di listino scendono a 1.879 e 1.449 euro per le Avail AR 1 e 2 in alluminio.

Liv Cycling

Giant e Dumoulin tornano a pedalare insieme

11.08.2023
3 min
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Solitamente il mese di agosto porta con sé tante novità negli organigrammi dei team pronti a rinnovare il loro roster per la nuova stagione. Ogni squadra annuncia i nuovi ingaggi nella speranza che questi possano portare in dote con sé future vittorie. Tra i tanti annunci arrivati a inizio agosto, uno molto particolare ha colpito la nostra attenzione in quanto non aveva come protagonisti né un team né un ciclista attualmente in attività. L’annuncio in questione ha infatti riguardato uno dei marchi di bici più famosi al mondo e un ex ciclista. Stiamo parlando di Giant e di Tom Dumoulin che hanno deciso di tornare a condividere un cammino comune.

Tom Dumoulin in sella alla Giant celebrativa per la vittoria al Giro del 2017
Tom Dumoulin in sella alla Giant celebrativa per la vittoria al Giro del 2017

Ambasciatore globale

Lo scorso 2 agosto, attraverso un proprio comunicato ufficiale, Giant ha annunciato che Tom Dumoulin ricoprirà il ruolo di Global Ambassador del marchio di bici taiwanese. L’ex campione olandese, oggi trentaduenne, ha chiuso la sua carriera da atleta lo scorso anno. E’ stato professionista dal 2012 al 2022 e in poco più di dieci anni ha saputo ottenere risultati davvero degni di nota. Nel 2017 Dumoulin è stato il primo corridore olandese a vincere il Giro d’Italia. Nel 2018 è salito sul podio sia al Giro che al Tour de France. Durante la sua carriera, ha vinto quattro tappe alla corsa rosa, tre al Tour de France e due alla Vuelta. Si è inoltre aggiudicato il titolo mondiale a cronometro nel 2017 a Bergen in Norvegia. Sempre a cronometro ha conquistato la medaglia di bronzo ai mondiali 2014 e la medaglia d’argento ai Giochi olimpici 2016 a Rio de Janeiro ed ai Giochi olimpici di Tokyo nel 2020.

Dumoulin al Giro del 2022, anno del suo ritiro, insieme a Van Der Poel
Dumoulin al Giro del 2022, anno del suo ritiro, insieme a Van Der Poel

Sempre con Giant

I successi più importanti che Dumoulin ha ottenuto nella sua carriera hanno un unico denominatore comune: essere stati ottenuti in sella ad una bicicletta Giant. E’ lo stesso Dumoulin a ricordarlo. «Ho un rapporto davvero speciale con Giant (ha dichiarato, ndr). Durante i migliori anni della mia carriera, Giant ha supportato le squadre in cui correvo. I miei migliori risultati sono sempre stati ottenuti su bici Giant, quindi è ovvio che io sia entusiasta di essere ora un ambasciatore del marchio».

L’entusiasmo di Dumoulin è stato naturalmente condiviso dalla stessa Giant. «Siamo entusiasti di annunciare questa partnership con Tom Dumoulin (ha affermato Phoebe Liu, Chief Branding and Marketing Officer di Giant Group). Ha raggiunto i massimi livelli di questo sport e ci ha aiutato a creare prodotti innovativi e ad alte prestazioni in grado di ottenere dei vantaggi effettivi in gara. Dopo il suo ritiro, Tom ha ritrovato il suo amore per il ciclismo. Sappiamo che sarà fonte d’ispirazione per le persone in tutto il mondo».

In qualità di ambasciatore globale del marchio, Dumoulin parteciperà a tutti gli eventi che vedranno coinvolta Giant, a livello strada, gravel e mountain bike. 

Ricordiamo che attualmente Dumoulin collabora con NOS, la rete televisiva pubblica olandese ed è coinvolto in prima persona in un nuovo bike park realizzato vicino a casa sua a Maastricht, in Olanda. Si tratta del Tom Dumoulin Bike Park e presenta un percorso strada di 3,2 chilometri accanto a percorsi per mountain bike e una pista BMX. Si tratta di un progetto nato per aiutare i giovani ciclisti ad allenarsi e a migliorare la propria tecnica di guida in un ambiente totalmente sicuro. Tutto ciò rientra in un certo qual modo nel nuovo ruolo che da oggi Dumoulin dovrà svolgere per Giant: essere fonte di ispirazione.

Giant

La bici di Zana… con Zana. Scopriamo la sua Giant

02.06.2023
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Al Giro d’Italia è stata una delle bici più ammirate del gruppo, specie dal pubblico italiano. La specialissima di Filippo Zana non passava inosservata con quella livrea tricolore. Il campione italiano ha sfoggiato un total look da sogno tra maglia e bici.

In questo articolo è Filippo stesso a parlarci della sua Giant Propel Advanced (che avevamo già testato). Ma prima consentiteci un piccolo extra sulla maglia. Finalmente, come già lo scorso anno quando correva alla Bardiani, c’è un tricolore netto sulle spalle e sul petto del corridore e per questo il merito va anche al team, la Jayco-AlUla, che non ha sminuito la bandiera italiana per gli sponsor… 

Ma torniamo alla Giant di Zana. Si tratta del nuovo modello della Propel che il colosso taiwanese ha presentato pochi mesi fa. Dal punto di vista estetico è esaltata la pulizia delle linee. La nuova Propel è la bici aero di Giant. Forme più arrotondate nelle sezioni frontali e più allungate in quelle posteriori come aerodinamica impone. E l’aerodinamica è uno degli aspetti che più ha esaltato Zana stesso.

Filippo Zana (classe 1999) ha sfoggiato questa “freccia tricolore”, sempre con lo stesso setup
Filippo Zana (classe 1999) ha sfoggiato questa “freccia tricolore”, sempre con lo stesso setup
Filippo, qual è una caratteristica che proprio deve avere la tua bici? Non so, leggera, pulita, aero, rigida…

Diciamo che io non sono un tipo molto “delicato” in tal senso. La prendo come me la danno, tanto ci vogliono le gambe! Scherzi a parte, questa bici mi piace molto e l’ho scoperta proprio al Giro d’Italia.

Cioè?

Mi hanno dato la nuova Propel quando sono arrivato al Giro, in Abruzzo, il mercoledì prima del via. E col fatto che si partiva con una crono ho usato quella bici un solo giorno. Però l’ho presa e mi sono trovato subito veramente bene. Rigida e aerodinamica, aspetto molto importante e che tanto mi ha colpito. Sin qui è la bici migliore che ho provato perché va veramente “da Dio”.

Beh, parliamo di un colosso come Giant…

Storia e caratteristiche tecniche sono tutte al top.

Una considerazione estetica: quando l’hai vista con quella livrea tricolore cosa hai pensato?

Tanta roba! E’ bellissima e, ripeto, è stata una sorpresa.

E’ la nuova Propel: rispetto al precedente modello che differenze hai riscontrato?

Va detto che io usavo molto anche la TCR, che è una bici diversa, più da scalatori, più da salita e con i cavi esterni. So che presto arriverà il nuovo modello anche di quella. E poi c’è appunto questa nuova Propel, che è più da velocista. Questa rispetto alla precedente bici conserva le caratteristiche aero ma è più leggera e nel complesso più performante. Forse, almeno per me, è un filo meno rigida, ma io che l’ho presa direttamente al Giro ho trovato subito un buon feeling di guida…

E anche una certa comodità, immaginiamo a questo punto…

Esatto. Si può usare praticamente su tutti i terreni. In Giant hanno fatto una via di mezzo con la Tcr e questa bici, a mio avviso, va veramente bene sia per i velocisti sia per corridori più scalatori come me.

Tu l’hai usata anche nelle tappe di salita?

L’ho usata sempre e ho notato che anche i miei compagni che l’hanno provata hanno usato sempre questa bici. 

Vieni da un altro brand, MCipollini, hai cambiato qualcosa sul fronte delle posizioni e degli angoli? Abbiamo notato che usi un attacco da 140 millimetri, che è piuttosto lungo…

No, non ho cambiato nulla. Ho sempre pedalato così, mi sono trovato a mio agio e finché mi troverò bene userò quella posizione. Una posizione parecchio in avanti con la sella.

A proposito di sella come hai scelto quelle proposte da Giant?

Ho capito quale modello poteva fare per me, l’ho provato, mi sono trovato bene e non l’ho più tolto. Ma adesso forse proverò un modello nuovo. Un sella che al Giro avevano De Marchi e Matthews.

Posizione avanzata, quindi moderna, ma il manubrio non ci è sembrato poi coì stretto…

E’ da 42 centimetri centro-centro. Ho preferito mantenere questa misura che uso da quando ero juniores. Mi trovo bene e… soprattutto ci guido bene.

Utilizzavi una MCipollini, per riportare le quote hai dovuto cambiare taglia? 

No, era una “L” quella e lo è anche questa. Ma come ho detto le quote erano le stesse, anche l’arretramento.

Filippo, invece riguardo ai setup più variabili come pressione delle gomme o rapporti?

Le pressioni andavano in base al meteo e quindi potevano variare un po’, ma penso che il massimo che ho gonfiato durante il Giro sia stato 5 atmosfere con il tubeless… In Jayco-AlUla possiamo scegliere tutto: copertoncino, tubolare, tubeless ma ci troviamo bene con il tubeless. Il tubolare l’ho usato solo nella cronoscalata in quanto più leggero. Ma parliamo di qualche grammo.

Qual è il set di ruote che preferisci?

Ho usato sempre quelle con profilo da 50 millimetri – le Cadex 50 Ultra – che tra l’altro sono nuove. Vedo che sia io che i ragazzi ci troviamo veramente bene su tutti i terreni. E poi per me sono quelle più performanti sia in termini di leggerezza che di scorrevolezza: insomma vanno bene dappertutto.

E i rapporti?

Avevo il nuovo set di Shimano Dura Ace Di2: 54-40 anteriore e scaletta 11-34 al posteriore.

Anche l’11-30, immaginiamo…

No, no… l’11-34 dall’inizio alla fine. Anche per le tappe piatte. Così, scelta mia. Non volevo dare troppo lavoro ai meccanici con questo continuare a cambiare rapporti. Che comunque andavano benone.

Giant e Val di Sole Bikeland ancora insieme

30.05.2023
3 min
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Nei giorni scorsi Giant e Val di Sole hanno rinnovato la collaborazione iniziata lo scorso anno. Anche per il 2023 Giant sarà infatti Official Sponsor e Bike Partner di Val di Sole Bikeland.

La stagione 2022 è stata vissuta fra le emozioni delle Coppe del mondo di mountain bike e ciclocross e i grandi numeri delle presenze di biker per tutta l’estate turistica. Oggi Val di Sole Bikeland e Giant si preparano a vivere insieme un’altra annata all’insegna del grande fuoristrada, vissuto in tutte le sue declinazioni.

Il primo appuntamento di prestigio è in programma dal 29 giugno al 2 luglio quando la Val di Sole tornerà ad ospitare la Coppa del Mondo di mountain bike. Per il cicloross appuntamento invece il prossimo 13 dicembre nella suggestiva cornice innevata di Vermiglio.

Riccardo Vender è il nuovo ambassador di Giant (foto Giacomo Podetti)
Riccardo Vender è il nuovo ambassador di Giant (foto Giacomo Podetti)

Non solo mondiali

Per Giant la confermata collaborazione con la Val di Sole non si limiterà soltanto al ruolo di Official Sponsor e Bike Parner. Il brand taiwanese contribuirà allo sviluppo di un prodotto ciclabile sempre più ricco e diversificato. L’estate 2023 in Val di Sole sarà infatti quella del progetto Alpine Gravel, con i suoi sei tracciati lanciati in via ufficiale nelle ultime settimane al termine di oltre un anno di lavoro.

Merita di essere segnalata la scelta da parte di Giant del nuovo ambassador. Si tratta Riccardo Vender, che ad appena 12 anni è già stato capace di ottenere successi a livello internazionale nell’Enduro e nel Downhill, oltre a lasciare il segno sui canali social grazie alle sue doti e alle sue discese spericolate sui trail della Val di Sole, di cui è anche ambassador.

Tra le novità ci sono i percorsi Alpine Gravel, alla portata di tutti (foto Alice Russolo)
Tra le novità ci sono i percorsi Alpine Gravel, alla portata di tutti (foto Alice Russolo)

Progetti condivisi

Come anticipato, al centro della rinnovata collaborazione fra Giant e Val di Sole Bikeland c’è il desiderio di condividere nuovi progetti. A confermarlo è Fabio Sacco, Direttore di APT Val di Sole e Grandi Eventi Val di Sole.

«E’ trascorso appena un anno dall’inizio del nostro rapporto di collaborazione con Giant – ha dichiarato – ma la sensazione è di trovarci di fronte a un partner che condivide i nostri progetti e la nostra visione da sempre. Dopo una stagione di grandi soddisfazioni, non vediamo l’ora di costruire insieme una nuova annata di idee e progetti innovativi, per rendere la Val di Sole una destinazione sempre più ambita dai biker di tutto il mondo».

Chiudiamo con le dichiarazioni Claudio Cannizzaro, Sales & Marketing Manager di Giant Italia S.r.L.

«La partnership con Val di Sole Bikeland – ha dichiarato – è senza dubbio una delle nostre attività principali e siamo contenti di proseguire anche quest’anno. Le varie attività di Val di Sole Bikeland sono nell’ottica giusta che muove la comunicazione e i progetti futuri di Giant Italia. Il sostegno che abbiamo deciso di dare a una giovane promessa come Riccardo Vender è sinonimo del grande supporto che vogliamo dare alle nuove generazioni che praticano questo splendido sport».

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