Una storia dal gruppo: il rientro di Anna, il debutto di Mondini

23.02.2025
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La Volta Valenciana femminile ha segnato “due” debutti importanti. O meglio, un ritorno e un debutto vero e proprio: il rientro alle corse di Anna Van der Breggen dopo tre anni e la prima esperienza in ammiraglia per Gianpaolo Mondini. Se per l’ex campionessa della Sd Worx-Protime il podio ha confermato il suo talento intatto, per l’italiano si è trattato di un esordio tutto da scoprire, in cui ha potuto sperimentare il ruolo di direttore sportivo nella gestione della squadra.

Pochi giorni fa avevamo parlato proprio con Mondini della condizione di Van der Breggen, ma questa volta abbiamo voluto approfondire la sua esperienza in ammiraglia e il dietro le quinte di una gara vissuta da una prospettiva inedita per lui.

Mondini (classe 1972) al debutto in ammiraglia… E’ stato anche un pro’ dal 1996 al 2003
Mondini (classe 1972) al debutto in ammiraglia… E’ stato anche un pro’ dal 1996 al 2003
Gianpaolo, partiamo da Anna: ha chiuso terza alla prima gara dopo tre anni. Vero che ci avevi detto che i suoi numeri erano buoni, ma da qui al podio e con quel parterre in campo ce ne passava. Te lo aspettavi?

E considerate che per Anna si è verificata la situazione peggiore possibile: infatti la prima tappa ha visto subito un attacco violentissimo di Demi Vollering. Un attacco di squadra breve e intenso e poi l’affondo di Demi: per chi non faceva sforzi fuori soglia di quel livello da tre anni non era semplice. Gestire un’intensità del genere è stata un’impresa. Alla fine, quel giorno le sono mancati gli ultimi 500 metri della salita, ma siamo comunque molto soddisfatti. E quindi per rispondere alla domanda… No, non ce lo aspettavamo.

Come l’hai vista dopo l’arrivo?

Anna è una matrioska, nel senso che è difficile decifrare le sue emozioni. Ha sempre quella poker face che non ti fa capire se è soddisfatta o meno. Però l’abbiamo vista bene, anche lei era contenta di come aveva corso. Tornare alle competizioni e mettersi di nuovo in gioco a questi livelli è un passo importante anche dal punto di vista emotivo.

Come ha reagito la squadra al suo ritorno? Cosa hai notate fra le tue ragazze?

C’era stupore, ma in senso positivo. Avevamo una squadra molto nuova e poco amalgamata: Anna tornava dopo tre anni, Steffi Haberlin era alla sua prima corsa con noi, Mikaela Harvey rientrava dopo una stagione difficile, Laura Stigger arrivava dalla mountain bike. Senza contare che siamo partite in cinque visto che Julia Kopecky, non è stata bene prima della prima tappa. Un gruppo particolare, ma che ha funzionato bene.

L’attacco decisivo della prima tappa (e dell’intera Valenciana) di Vollering. Anna tiene duro ma cede poco prima dello scollinamento
L’attacco decisivo della prima tappa (e dell’intera Valenciana) di Vollering. Anna tiene duro ma cede poco prima dello scollinamento
E ora caro Gianpaolo, passiamo a te. Cosa ci racconti di questo debutto in ammiraglia?

Fortunatamente non ero da solo: Danny Stam mi ha accompagnato e mi ha fatto da tutor. I primi due giorni ho guidato mentre lui parlava alla radio, poi ci siamo invertiti i ruoli. Ho avuto un contatto diretto con la corsa, la comunicazione, la gestione delle informazioni. E’ un aspetto molto interessante su cui voglio lavorare per migliorare l’organizzazione del team.

Fino allo scorso anno (Mondini ricopriva il ruolo di tecnico presso i team per Specialized) sei stato “in gruppo ma fuori dal gruppo”, nel senso che vivevi le situazioni dei team, ma non eri nei team. Ora che sei dentro cambia qualcosa?

Cambia tantissimo. La differenza più grande è che hai un ritorno diretto di azioni, feedback, situazioni… Quando dai un consiglio a un’atleta, a un meccanico, a qualcuno dello staff, vedi subito se funziona. E se una tua dritta aiuta, che sia in gara o fuori, è come fare goal. Quando invece lavoravo con le squadre, tutto questo non c’era. O aveva margini temporali più lunghi e comunque dovevo mantenere un certo distacco professionale. Ora posso vivere la corsa e la squadra anche con più trasporto e questo fa una grande differenza. Almeno per me e per entrare meglio nella psicologia delle ragazze. Conoscerle meglio, parlarci anche lontano dalle gare.

L’aspetto psicologico è un tuo storico terreno, in più sei stato un ex corridore e sei super esperto per quanto riguarda la parte tecnica. Diciamo che come direttore sportivo hai parecchie carte in regola!

E infatti ammetto che mi ci vedo bene, perché posso riunire tutte le precedenti esperienze. Sono felice. Questo lavoro mi coinvolge al 120 per cento, alla sera sono stanco, ma a volte mi sembra strano chiamarlo lavoro. E’ un impegno totale, finita una tappa ci si concentra subito sulla successiva. Ma l’ambiente di squadra è molto affiatato e questo aiuta tantissimo. Vedo che ci aiutiamo moltissimo.

Qui si è in rettilineo e gruppo compatto. Provate ad immaginare quando esplode la corsa, magari su strade tortuose, che caos si crei…
Qui si è in rettilineo e gruppo compatto. Provate ad immaginare quando esplode la corsa, magari su strade tortuose, che caos si crei…
Riguardo alle emozioni? Hai avuto momenti di commozione o di tensione?

In realtà mi sono stupito di me stesso: da corridore ero molto emotivo, mentre qui sono riuscito a rimanere sempre lucido. Certo, farò errori, è normale, ma li userò per migliorare. Il team mi dà fiducia e libertà di iniziativa: mi danno le linee guida, poi mi lasciano mettere del mio. Anzi, mi dicono di metterci del mio.

Beh, questo è stimolante.

E’ molto stimolante. Anche per come sono abituato a lavorare analizzavo subito cosa non aveva funzionato al meglio e a cosa avrei potuto fare io. Oggi poi spesso il ruolo di diesse è relegato a quello di organizzatore: logistica, rifornimenti, illustrazione del percorso… Entrare nella testa delle atlete e fare di più è qualcosa che posso, vorrei, fare.

Era diverso il Mondini direttore sportivo dell’ultima tappa rispetto a quello della prima?

Tantissimo. Quando immagini un lavoro è una cosa, quando lo fai davvero è un’altra. Ho registrato ogni esperienza e ora voglio lavorare sugli aspetti dove ho avuto più difficoltà. Gli imprevisti ci sono stati e la chiave è prepararsi per affrontarli al meglio la prossima volta. Sapevo cosa mi aspettava, sapevo cosa avrei vissuto, i momenti di guida, la fase calda della gara…

A proposito, guidare l’ammiraglia è un’esperienza a dir poco particolare. Noi abbiamo avuto il piacere di seguire alcune gare dall’auto in corsa e a volte se non si fa a sportellate poco ci manca: com’è andata?

Diciamo che avevo un buon bagaglio in tal senso. Negli ultimi 14 anni ho fatto 90.000 chilometri l’anno, quindi non ero nuovo alla macchina, ma ci sono stati momenti in cui sembrava di essere in un rally. Dovevi sempre stare attento alle atlete e agli altri mezzi, controllare gli specchietti per i rientri delle varie ragazze. Loro e la loro incolumità hanno sempre la priorità. Dopo le prime due tappe ero distrutto: mi sembrava di aver fatto la gara anch’io!

Remco a Torino: posizione a tartaruga e una super Shiv

04.05.2021
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Quest’anno non ha mai corso, esce da un terribile infortunio, eppure Remco Evenepoel fa paura. E la fa soprattutto pensando alla cronometro inaugurale del Giro d’Italia di Torino. Il fenomeno belga potrebbe conquistare la maglia rosa. Contro il tempo Remco è formidabile. Ma se delle sue reali condizioni si sa poco o niente, del suo destriero, la Specialized Shiv TT invece qualcosa di più possiamo dirvi.

Per scoprirne i dettagli abbiamo sentito Gian Paolo Mondini, responsabile tecnico di Specialized, colui che fa da “ponte” tra il marchio californiano e i team. E tra quelli che utilizzano Specialized c’è anche la Deceuninck-Quick Step di Evenepoel.

Gian Paolo Mondini
Il responsabile Specialized area racing strada, Gian Paolo Mondini
Gian Paolo Mondini
Il responsabile Specialized area racing strada, Gian Paolo Mondini
Gian Paolo, aiutaci a scoprire la Specialized Shiv TT che userà Remco a Torino.

Remco ultimamente non ha cambiato molto sulla sua bici da crono. Utilizzerà una ruota Roval 321 dietro, che è la nostra lenticolare, e la Rapide da 64 millimetri all’anteriore. E questa è una buona ruota, molto versatile. Abbiamo visto che riusciamo a farci un po’ tutte le crono. Per quel che riguarda le coperture, avrà dei copertoncini in cotone da 26 millimetri con camera d’aria in butile.

Cosa significa nello specifico che la Rapide è una ruota versatile?

Che si adatta bene alle diverse angolazioni del vento. Le condizioni della galleria del vento nella realtà non esistono praticamente mai, perché il vento non è mai perfettamente dritto rispetto all’avanzamento del corridore e più il vento è laterale e più la nostra ruota apporta dei vantaggi.

La Roval da 64 millimetri che vedremo all’anteriore sulla Shiv del belga
La Roval da 64 millimetri che vedremo all’anteriore sulla Shiv del belga
Manubrio: Remco ha cambiato qualcosa? Magari sulla scia dei 3D che utilizzano gli Ineos…

Si è fatto fare il calco delle protesi da un artigiano olandese. E’ lo stesso manubrio che ha utilizzato pochi giorni fa Cavagna (compagno di Evenepoel e campione francese contro il tempo, ndr). E’ un manubrio totalmente personalizzato che costa sui 5.000 euro.

Dopo l’infortunio Evenepoel ha cambiato qualcosa? Si è dovuto riadattare in qualche modo?

Difficile saperlo con precisione. Posso dire che mentre si disputava la Freccia Vallone lui e Asgreen erano a fare dei test in Germania e qualcosa sicuramente hanno provato. Ma di solito Remco non è uno che cambia molto, che ritocca. Ha la fortuna di essere abbastanza basso e quindi di non avere problemi con le misure imposte dall’Uci per quel che riguarda avanzamento e arretramento. Posso dire che sta svolgendo un grosso lavoro sulla sua posizione in bici.

Cioè?

Sul mettere la testa ben incassata tra le scapole per renderla un tutt’uno col resto del corpo. Noi la chiamiamo posizione “a tartaruga”. Dai test fatti abbiamo visto che si guadagnano 5-6 watt. Li facemmo già con Boonen certi test. Pensate che la posizione con i gomiti appoggiati sul manubrio, quella che l’Uci ha recentemente bandito, con la testa bassa, portava ad un guadagno dai 20 ai 30 watt a seconda della statura del corridore.

Le protesi stampate che ha utilizzato Cavagna al Romandia, le stesse che avrà Remco
Le protesi stampate che ha utilizzato Cavagna al Romandia, le stesse che avrà Remco
Ma è un guadagno enorme!

E infatti è un lavoro che curiamo particolarmente d’inverno con i nostri test metabolici. Sulla base di determinate posizioni cerchiamo d’individuare il punto estremo in cui si perde l’efficienza della respirazione. In quel momento si abbassa la perfomance e in accordo con il preparatore cerchiamo di rinforzare l’atleta affinché possa tenere al meglio quella posizione. E in tal senso Evenepoel è molto preciso. Già da juniores aveva capito quanto fosse importante tutto ciò, che vantaggi desse e ci teneva tantissimo a rispettare la posizione che gli veniva “data”. Poi lui, piccolo com’è, ha un Cx, coefficiente aerodinamico, notevole. Se ci mettiamo anche che riesce a stare basso e che ha tanta potenza si capisce perché vada forte a crono. E più sono dure e meglio è per lui. Per questo punta molto su quella olimpica che si dice sia durissima. E infatti dopo il Giro andrà a Morgan Hill nella nostra sede in California per fare altri test in galleria del vento.

Però! Torniamo alla bici di Torino: cuscinetti, catena… prevedono lubrificazioni particolari?

No, tutto nella norma, ma i prodotti CeramicSpeed hanno già dei trattamenti speciali di loro.

L’ultima crono fatta in gara da Evenepoel è quella dell’Algarve, datata 20 febbraio 2020
L’ultima crono in gara di Evenepoel è datata 20 febbraio 2020 (all’Algarve)
Che rapporti userà?

Di solito usa il 56, all’anteriore e la scaletta con l’11 dietro. Avrei anche ipotizzato un 58 per il Prologo di Torino visto che è pianeggiante e breve, ma il suo meccanico mi ha confermato che userà il 56. Avrà pedivelle da 172,5 millimetri.

Nonostante sia alto solo 1,71 metri? Ma le usa solo a crono, su strada monterà quelle da 170…

No, no, anche su strada.

Bello chiamarsi Evenepoel ed avere tanta potenza! Monterà il portaborraccia?

No, dai test fatti comunque abbiamo visto che praticamente non incide, né quello aero, né quello tradizionale perché resta nel “cono” d’aria della bici.

E i freni?

Chiaramente a disco: 140 millimetri all’anteriore e 120 al posteriore, come su strada.

Remco utilizza spesso la bici da crono?

Sì, una o due volte a settimana. Ha tre bici da crono: una a casa, una sul camion delle corse e una di scorta.