«Sempre più veloce», Remco feroce anche coi materiali

03.03.2023
5 min
Salva

«Voglio andare sempre più forte», parole di Remco Evenepoel. Il campione della Soudal-Quick Step è davvero sul pezzo. Oltre che scrupoloso nella preparazione, affamato in corsa, è anche molto attento a ciò che concerne i materiali. Per il belga il dogma è: “performance first”.

E di questo suo rapporto con i materiali parliamo con Specialized, che in pratica fornisce la maggior parte dei materiali, dai caschi alle ruote, dalla bici alle scarpe, e Castelli, che fornisce il vestiario, elemento sempre più importante ai fini dell’aerodinamica.

Asgreen, Cattaneo ed Evenepoel nella galleria del vento di Specialized per i test di fine 2021. Remco vi è poi tornato
Asgreen, Cattaneo ed Evenepoel nella galleria del vento di Specialized per i test di fine 2021. Remco vi è poi tornato

Sa ascoltare

Remco è puntiglioso, ma molto meno “rompiscatole” di tanti altri campioni: è quel che ci dicono da Specialized.

«Evenepoel – spiegano dal brand americano – ascolta ciò che gli viene detto. E questo è un vantaggio. Se gli vengono suggeriti dei materiali che secondo noi sul quel percorso, con quel meteo, sono più performanti lui li usa.

«Accoglie i suggerimenti. Al mondiale, per esempio, gli abbiamo suggerito di utilizzare una ruota più leggera nonostante siano poi usciti 42,5 chilometri di media oraria. Secondo noi era meglio per le accelerazioni sugli strappi. E Remco ci ha seguito».

«Per noi tutto ciò ha una doppia valenza. Oltre al fatto che l’atleta, numeri alla mano, rende di più essendo lui un leader influenza nella giusta direzione gli altri compagni. Se uno come Remco inizia a dire che quel “copertoncino X” non ha tenuta o è poco scorrevole in base ad una sua sensazione, alla fine andrà a compromettere il giudizio anche degli altri. E succede…».

Non solo Remco

La ricerca del dettaglio però non riguarda solo Evenepoel, è una tendenza che si nota dappertutto. Guardiamo il cambio epocale della UAE Emirates rispetto allo scorso anno. Hanno cambiato gruppi, ruote e per farlo hanno rinunciato a sponsorizzazioni importanti. Un po’ quello che fece la Ineos-Grenadiers quando acquistava le ruote Lightweight ma aveva Shimano. O la stessa cosa che ha fatto la Jumbo-Visma nel passaggio da Shimano a Sram.

«E questo ormai riguarda anche squadre un po’ più piccole. Per esempio alla Omloop la Lotto-Dstny ha sperimentato un monocorona con Campenaerts. Allo stesso tempo non nascondiamo che su un certo tipo di percorsi Remco ha utilizzato una ruota che non era nostra… e parliamo di un vantaggio millesimale».

Manubrio 3D, body extra aderente e con particolare finitura, casco specifico per la sua posizione: Remco è una freccia a crono
Manubrio 3D, body extra aderente e con particolare finitura, casco specifico per la sua posizione: Remco è una freccia a crono

Crono al millesimo

Lo scorso anno dopo i test in galleria del vento a Morgan Hill, nella sede del brand americano, Remco non era soddisfatto del tutto, in quanto Cattaneo, che era con lui, aveva ottenuto una percentuale maggiore di miglioramento. Al belga poco importava di partire da una base migliore rispetto all’italiano. E’ Remco! Come dicevamo, famelico anche sotto questo punto di vista.

«Cura sempre i dettagli e cerca di tirare fuori il massimo dai materiali – vanno avanti da Specialized – Ma anche lui ha qualche richiesta a volte e noi, se questa può essere valida, cerchiamo di accontentarlo. Per esempio ci sta chiedendo la corona da 60 denti per le crono. L’abbiamo montata e per farlo abbiamo operato un piccolo adattamento del deragliatore sulla bici».

«Sulla crono è davvero attento. Per esempio il casco che abbiamo sviluppato è stato fatto sulla sua testa e su quella di Asgreen. Anche il danese ha una posizione estrema. Questo casco è stato sviluppato in ottica non solo aero, ma anche di visibilità. Quando sono in posizione adesso possono vedere fino a 100 metri, prima ne vedevano 20-30. Era come se andassero al buio. Per guardare avanti erano costretti a perdere la posizione ottimale per quell’istante».

«Ma per fare tutto ciò serve tempo. E non sempre il corridore, anche se vuole, può venire in galleria del vento. Così abbiamo fatto un calco in 3D della conformazione della sua testa. E ci abbiamo lavorato. Così facendo abbiamo limato anche altrove. Per esempio si poteva dare un po’ più di libertà alle gambe e siamo riusciti ad accorciare le pedivelle di qualche millimetro».

«Solo alla Vuelta dello scorso anno in un paio di occasioni, Remco ha operato delle scelte non totalmente finalizzate alla prestazione. Aveva paura di soffrire il caldo e ha optato per un casco più aereato e un filo meno aerodinamico, Ma questo denota la sua attenzione per tutti i particolari».

Il belga è molto attento anche alla parte dell’abbigliamento. Tutto deve essere aderente, ma mantenendo il comfort
Il belga è molto attento anche alla parte dell’abbigliamento. Tutto deve essere aderente, ma mantenendo il comfort

Vestiario più veloce

E parlando di crono e di caldo si legano bene le parole di Alvin Nordell, tecnico di Castelli che cura i rapporti con i team.

«L’abbigliamento – spiega Nordell – deve essere comodo e funzionale. Abbiamo trovato alcune configurazioni veloci ma poco pratiche quando si tratta di una gara di 5 ore o di una cronomentro di 40 chilometri, ma con una temperatura di 40 gradi. Le prestazioni e il comfort devono completarsi a vicenda per rendere il ciclista il più veloce possibile».

«I vestiti e i test che facciamo aiutano Remco a ottenere quell’ultima percentuale di guadagno per vincere le gare. Testiamo e proviamo sempre i nostri completi tecnici per renderli più veloci».

«E’ vero – prosegue Nordell – Remco è attento a tutto: dal casco alla lunghezza delle maniche, dai calzini ai copriscarpe. Vuole davvero vedere cosa funziona (e cosa non funziona) per renderlo poi il più veloce possibile».

«Per noi di Castelli è una buona collaborazione. Portiamo la nostra conoscenza e la nostra esperienza e le integriamo con le sue, per trovare quanti più vantaggi possibili. Anche per questo ho apprezzato la sua disponibilità a provare cose nuove, solo per vedere se funzionano o meno. Alcuni hanno questa curiosità, altri no».

Remco Evenepoel

Deceuninck e Specialized, alla radice di tanti successi

29.11.2020
6 min
Salva

Oggi facciamo un viaggio particolare nel dietro le quinte del ciclismo. Un viaggio che unisce la tecnica all’agonismo. Il nostro “Cicerone” è Gian Paolo Mondini, responsabile Specialized area racing strada, che ci fa scoprire la collaborazione tra la Deceuninck-Quick Step e il brand californiano. Un qualcosa che va ben oltre il rapporto di sponsorizzazione. E’ la collaborazione tecnica più longeva nel grande ciclismo.

Gian Paolo Mondini
Gian Paolo Mondini, responsabile Specialized area racing strada
Gian Paolo Mondini
Gian Paolo Mondini, responsabile Specialized area racing strada

Pacchetto completo

«Con loro – racconta Mondini anche lui ex pro – collaboriamo ininterrottamente dal 2012, ma con il gruppo di Patrick Lefevere già avevamo fatto tre anni a partire dal 2006. Noi forniamo tutto il pacchetto, quindi anche caschi, scarpe… Da quest’anno abbiamo per le scarpe una fornitura di squadra, mentre prima potevano scegliere i singoli atleti. Per noi è importante. Anche lì l’assistenza è totale, dalle solette al disegno. E quando alcuni corridori (anche importanti) ci chiedono le scarpe senza logo perché non possono utilizzare brand differenti nelle loro squadre, è una bella soddisfazione. E sì, che un corridore può avere sponsorizzazioni anche di 100.000 euro nell’indossare una scarpa. Se vi rinuncia per le nostre vuol dire che abbiamo fatto un bel prodotto».

«Come organizziamo il lavoro? Di solito facciamo un ritiro, che è più un meeting tecnico, a fine ottobre. Forniamo il materiale e prima svolgiamo le “visite” biomeccaniche partendo dalle selle scelte, soprattutto per chi viene da selle diverse. Finito questo incontro gli atleti hanno il materiale nuovo anno con già le posizioni definitive e il posizionamento delle tacchette. A quel punto nel secondo ritiro già iniziamo a verificare che tutto abbia funzionato bene».

Crono first

Successivamente si passa alla performance. Il lavoro verte molto sulla questione crono.

«Eseguiamo dei test metabolici dapprima su un nostro macchinario e poi verifichiamo il tutto sul campo in velodromo. Partiamo da una posizione estrema, la più aerodinamica possibile. Il test si esegue con la maschera dell’ossigeno alla soglia. Spostiamo in tempo reale la posizione di un millimetro alla volta fino a quando il consumo d’ossigeno ha un calo sensibile. Bisogna trovare il giusto compromesso tra aerodinamica e respirazione».

Quando il VO2 Max crolla, significa che quella posizione l’atleta non la tollera e che si è trovato un limite. Da questo test emergono le due-tre posizioni sulle quali lavorare.

Questo esame si fa con la bici da crono perché su quella da strada si hanno troppe variabili e inoltre gli atleti ci devono stare per molte ore e si presuppone che un pro’ abbia già una posizione consolidata. Poi chiaramente si cerca di migliorare, rivedere… ma non è un test riproducibile su bici da strada.

Oggi nel trovare la migliore posizione i tecnici di Specialized coinvolgono molto anche i fisioterapisti, specialmente per quel che concerne i nuovi arrivi o se qualcuno ha avuto infortuni, fratture… I fisio indicano dove insistere e dove no. Insomma i trascorsi del corridore contano eccome.

Deceunick Quick Step
Remco Evenepoel e Julian Alaphilippe
Deceuninck Quick Step
Remco Evenepoel e Julian Alaphilippe

Le gomme di Alaphilippe

La corazzata belga è piena zeppa di campioni. Una volta puntava quasi solo alle classiche, adesso fa la voce grossa anche nelle corse a tappe. Remco Evenepoel, non ultimo Joao Almeida, e poi Julian Alaphilippe… E proprio di questi tre assi siamo curiosi.

«Sarà che collaboriamo con Alaphilippe già dal 2014 quando era nelle giovanili della Etixx. Sarà che il team gli ha dato tutto, ma Julian si fida proprio. Si lascia condurre. Gli dai il materiale e non discute mai. Non si è mai tirato indietro anche di fronte alle novità. Proprio per questo non ha un atteggiamento curioso. E’ l’opposto di Asgreen, lui chiede, prova, s’informa… Julian solo una volta è stato restio alle nostre dritte. E’ accaduto in occasione del mondiale di Imola con le gomme. Noi gli abbiamo proposto il copertoncino. Numeri alla mano, uno del suo peso avrebbe guadagnato 6 watt oltre i 40 all’ora. Tuttavia ha preferito usare le Roval 50 per tubolare. Io credo che la sua scelta non fosse stata tanto perché non si fidasse, ma perché aveva potuto provare poco quel setup. Noi glielo avevamo portato a fine giugno nel ritiro in Val di Fassa. Però il prossimo anno li userà. Lui, così come il team. Abbiamo lasciato delle “finestre” per alcune classiche, soprattutto Fiandre e Roubaix, ma faremo comunque dei test su campo tra fine gennaio e marzo.

«Li faremo con gli atleti perché per noi è importante avere dei feedback dai professionisti, soprattutto da quelli che già conoscono i materiali. E in tal senso l’appoggio della squadra è importante. Lefevere ha dato al team la giusta mentalità. E’ un crescere insieme. Tony Martin usò i copertoncini già nel 2015, a volte incappando anche in forature perché il lattice non era all’altezza… però per noi è stato importante questo passaggio. Il vero sviluppo avviene così. Pensate che solo per la Roubaix se dovessimo calcolare le ore impiegate c’è un mese di lavoro complessivo: tra gomme, bici, accessori… E se non hai un team che ti aiuta, non fai niente. Però siamo sempre nei primi cinque a fine gara».

Evenepoel verso Tokyo

«Di Remco riesci a vedere il ragazzino a cui brillano gli occhi quando consegni la bici nuova come accaduto quando gli abbiamo dato la bici con i colori del campionato europeo, e il professionista determinato, che vuol capire cosa deve avere per raggiungere i risultati.

«Per lui è molto importante il discorso della cronometro e il fatto che le Olimpiadi siano state rinviate di un anno è un bel beneficio per lui. Negli ultimi tre anni è cresciuto dai 30 ai 60 watt l’anno e sta ancora metabolizzando il lavoro fatto. Inoltre la crono di Tokyo è durissima, 40 chilometri e 1.500 metri di dislivello, quindi molto adatta a lui».

Remco è stato già inserito nel progetto Retul, specifico sulla crono. Ogni anno 4-5 atleti per i quali è importante lavorare su questa disciplina sono portati a Morgan Hill, nella sede Specialized, dove in galleria del vento si fanno dei test.

«Sella 3D? No, lui non la usa. Solo in due per ora l’hanno provata, ma il prossimo 8 dicembre abbiamo un incontro con il team proprio per presentarla». E’ importante che il prodotto passi dalla porta principale e soprattutto che i corridori siano ben consci di cosa possono usare.

Sam Bennett
Sam Bennett total green all’ultima tappa del Tour
Sam Bennett
Sam Bennett total green all’ultima tappa del Tour

Almeida e suoi margini

«Beh, il portoghese l’ho conosciuto tre anni fa quando era ancora nella squadra americana. Joao molto serio, non si lamenta mai e soprattutto non chiede nulla. Lavora a testa bassa, punto. Pensate che pur essendo stato un uomo di classifica ancora non era stato inserito nel programma Retul. E infatti lui così come Cattaneo, Bagioli, e persino Remy Cavagna (campione nazionale francese a crono, ndr) faranno parte del gruppo che verrà in California.

«Joao è davvero un ragazzo semplice. Anche al Giro non ha mai chiesto nulla, ha seguito le nostre indicazioni e stop. Anche sul vestire di rosa? Ah, per quello a inizio anno prepariamo maglie, calzini, salopette, caschi… con tutte le maglie di tutti i Giri in programma. Materiale che diamo alle squadre le quali lo gestiscono senza difficoltà. Prepariamo anche la bici, ma quella la diamo solo in caso di vittoria all’ultima tappa, come è stato per Bennet quest’anno al Tour. Gli abbiamo dato la bici verde (Sam ha vinto la maglia verde) il giorno prima».