Quando il nutrizionista cambia squadra. L’esempio di Garabello

30.11.2023
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Giacomo Garabello è uno dei nutrizionisti più giovani del circus, ma anche uno dei più preparati. Sino a quest’anno era in forza all’Astana-Qazaqstan, dalla prossima stagione invece passerà nella fila della Bora-Hansgrohe, una delle squadre che più si è rinforzata. Anche a livello di staff.

Il ruolo del nutrizionista ormai assume sempre maggiore importanza e in alcuni casi è davvero determinante. E proprio perché è un ruolo così delicato, viene da chiedersi in che modo si approcci al nuovo team e alle sue esigenze. In questo caso, è lo stesso Garabello a spiegarci cosa ha dovuto fare al passaggio fra il team kazako e quello tedesco.

Garabello (1996) al lavoro tra tabelle e schede alimentari
Garabello (1996) al lavoro tra tabelle e schede alimentari
Giacomo, come detto, rivesti un ruolo molto particolare ed importante e stai cambiando squadra. Come funziona: si entra “in punta di piedi” o si fa una rivoluzione?

Premesso che non posso parlare per tutti, ma per me, dico che la prima cosa che faccio quando cambio squadra o arrivo in un nuovo team è quella di raccogliere informazioni. Devo subito capire quali sono le variabili più importanti e conoscere l’ambiente della gestione performance. In Bora, per esempio, siamo tre nutrizionisti e in cinque dello staff performance, quindi prima di arrivare al singolo corridore devo capire nel suo insieme la gestione complessiva della performance.

Quindi nessuna rivoluzione…

Esatto, nessuna rivoluzione. Cerco di capire la filosofia e il metodo di lavoro del nuovo gruppo. Poi inizia la parte pratica. Cioè il lavoro con gli atleti e magari il confronto faccia a faccia con ognuno di loro.

Il primo contatto con i nuovi ragazzi avviene in occasione dei primi training camp?

Anche prima. Voglio scoprire le abitudini del corridore e anche del suo preparatore. In base a come lavorano, cerco d’individuare l’approccio più adeguato per il tipo di atleta.

Il monitoraggio del nutrizionista parte dalla colazione
Il monitoraggio del nutrizionista parte dalla colazione
Hai notato grosse differenze “filosofiche” con l’Astana-Qazaqstan?

Grosse differenze non ce ne sono, in quanto i concetti da applicare sono gli stessi, dalla Jumbo-Visma alla Ineos Grenadiers, dall’Astana alla Bora… Gli aggiornamenti scientifici di alimentazione e supplementazione sono alla portata di tutti, la differenza sta nel “team dietro al team” che mette in atto questi concetti. Bisogna pensare che tra noi nutrizionisti in gruppo parliamo molto, alla fine l’obiettivo è comune: lo sviluppo.

Giacomo abbiamo parlato degli approcci da un punto di vista più ”filosofico” e invece a livello pratico cosa cambia quando si va in un nuovo team? Non so, quante ore lavorate. Quali sono i passaggi del tuo mestiere…

Credo che sia impossibile quantificare le ore di lavoro. E questo sì che lo dico a nome di tutti i nutrizionisti! Non solo perché sono molte, ma perché si va avanti a seconda dei casi, delle situazioni, dell’arrivare ad una conclusione che soddisfi. Poi è necessario far arrivare ai corridori un messaggio comune, che arriva dall’intero staff della performance e puntare su quello. Traducendo tutto questo nella realtà, vuol dire che prima di arrivare ai colloqui faccia a faccia si deve avere chiaro un metodo, un piano di lavoro. Per questo il primo contatto con i ragazzi arriva prima dei ritiri. Dal momento che sono atleti che non conosco, sin da ora cerco di capire le loro abitudini. E in base a ciò che il corridore mi dice e in base ai primi contatti diretti, faccio io la mia proposta.

Come acquisisci i dati?

Faccio fare ai ragazzi una descrizione della loro giornata di allenamento. Adesso per esempio che si fanno le prime sedute di preparazione voglio sapere come si regolano. A quel punto saprò se dovrò fare una proposta di adeguamento o se invece quel corridore va già molto bene. Ricordiamoci che parliamo di professionisti esperti e tutti hanno già una buona base. Qualcuno, come detto, deve adeguarsi. Con altri che magari già fanno le cose per bene s’interviene “sullo 0,1 per cento”, cioè sul dettaglio minimo.

Bora produce cucine: il motorhome dedicato alla cucina del team tedesco è stato… spaziale sin dai primi anni
Bora produce cucine: il motorhome dedicato alla cucina del team tedesco è stato… spaziale sin dai primi anni
Come raccogli questi feedback? Hai delle schede? Dei moduli?

Più che delle schede alimentari faccio fare un diario. Un diario sulla base di un determinato allenamento. Per esempio se l’atleta fa la distanza, acquisisco il diario della sua giornata alimentare. Se fa una distanza con i lavori, acquisisco il diario di quella giornata.

Quanti atleti segui?

Siamo tre nutrizionisti e quindi un terzo del team, vale a dire 9-10 atleti. 

E tra questi c’è anche Roglic?

No, lui no…

Giacomo, sei passato da un team kazako dalla forte impronta italiana ad uno tedesco: si nota il famoso approccio rigido, tipico dei tedeschi appunto?

Le squadre ormai sono tutte ben organizzate e quindi direi di no. Però se parliamo di struttura nel suo insieme, ho notato che ognuno sa di preciso cosa deve fare e tutti hanno la loro voce. Quindi se parliamo di una struttura solida, allora dico sì: c’è l’approccio tedesco.

Ritorno al freddo: il delicato rientro dalle corse calde

02.02.2023
5 min
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Dal caldo al freddo, tanto più che è arrivata una parvenza d’inverno anche al Centro-Sud. I corridori sono tornati da Australia e Argentina e alcuni tra poco torneranno dall’Arabia Saudita e dall’Africa. Altri ancora sono in procinto di partire in senso opposto (in apertura foto Pirelli). 

Con questi sbalzi di temperatura i medici dei team hanno un bel da fare per evitare i malanni di stagione e ottimizzare le prestazioni. In tutto ciò i più coinvolti sono i nutrizionisti. Noi abbiamo chiamato in causa Giacomo Garabello, nutrizionista appunto, in forza all’Astana Qazaqstan.

Giacomo Garabello (classe 1996) è il nutrizionista dell’Astana Qazaqstan (foto Astana)
Giacomo Garabello (classe 1996) è il nutrizionista dell’Astana Qazaqstan (foto Astana)

L’esperienza insegna

Qualche anno fa, ben prima del Covid, quando in Australia ci fu una prima super ondata di caldo con 43°-45°, al rientro in Europa mezzo gruppo prese la bronchite. Si passò dal Down Under alle prime sgroppate in Belgio e nel mezzo allenamenti a tutta. Risultato: si ebbe il picco di malanni fra Tirreno e Parig-Nizza, che per di più furono anche abbastanza nevose, tanto che ci fu una protesta dei corridori. Queste due gare videro decine e decine di ritirati. In tanti implicarono tutto ciò al forte sbalzo termico.

Magari all’epoca, una ventina di anni fa o poco meno, non si dava così tanta importanza a questi aspetti, ma oggi le cose sono cambiate, merito anche di quelle stesse esperienze.

I materiali sempre più hi-tech aiutano moltissimo gli atleti e le atlete (ormai il discorso caldo/freddo riguarda anche le donne)
I materiali sempre più hi-tech aiutano moltissimo gli atleti e le atlete (ormai il discorso caldo/freddo riguarda anche le donne)

“Piccole” accortezze

Oggi alcune accortezze per “attutire” lo sbalzo termico sono abbastanza note. Una di queste è senza dubbio quella di modificare l’orario dell’uscita, almeno nelle prime due o tre sedute. I corridori quindi si allenano nelle ore più calde, anche se questo significa finire un po’ più tardi. E poi non spingono subito forte.

Coprire bene mani e piedi in primis, ma anche il collo. E se proprio dovesse essere super freddo meglio allungare lo “scaldacollo” fin sulla bocca, per “scaldare l’aria che si va a respirare. Ma questa operazione va fatta solo nei primissimi minuti. Appena il motore si è “temprato” bisogna riabbassarla. Senza un’espirazione efficiente infatti, il livello di anidride carbonica sale velocemente e non va bene.

Passare da temperature superiori ai 30° a quelle intorno (o inferiori) ai 10° non è così scontato, tanto più per fisici parecchio al limite
Passare da 35° a 10° non è così scontato, tanto più per fisici parecchio al limite

Il viaggio incide

Ma non c’è solo l’aspetto tecnico-pratico da considerare. Uno dei punti salienti di questo nuovo adattamento riguarda l’alimentazione ed è qui che entra in gioco Garabello.

«Il primo aspetto da considerare – spiega il nutrizionista dell’Astana – sicuramente è il viaggio, perché ci si sposta da un continente all’altro. Quindi bisogna in primis concentrarsi su questa fase. Noi, per esempio, abbiamo Harold Tejada che dalla Colombia è andato in Argentina. Dall’Argentina è tornato a casa in Colombia e da qui andrà in Oman.

«Il tema dei viaggi pertanto è ancora più importante del discorso degli allenamenti, perché poi in tutto questo bisogna cercare di mantenere la condizione ottimale, ma con nel mezzo una fase, appunto il trasferimento, che è piuttosto stressante». 

Gestire alimentazione e idratazione durante il viaggio è il primo passo per attutire lo shock termico (e non solo)
Gestire alimentazione e idratazione durante il viaggio è il primo passo per attutire lo shock termico (e non solo)

Idratazione in primis

E nei viaggi Garabello punta forte sull’idratazione.

«I ragazzi devono cercare di bere – prosegue Garabello – di mantenersi idratati, perché il rischio è che con l’aria rarefatta della cabina dell’aereo si “asciughino” senza accorgersene. Quindi devono bere spesso, ma non esageratamente». 

«In secondo luogo bisogna cercare di tarare i macronutrienti nella maniera ottimale, pensando sia agli impegni di corsa che al tipo di allenamento all’arrivo del viaggio.

«Tornando all’esempio di Tejada, dalla Colombia all’Oman ci sono circa 30 ore di viaggio. Harold dovrà fare piccoli pasti ogni due o tre ore, dando importanza a bilanciare i macronutrienti, specialmente carboidrati e proteine. All’interno di questa “periodizzazione”, se così vogliamo chiamarla, macronoutrienti e idratazione sono due aspetti primari».

Frutta e verdura di stagione forniscono i micronutrienti necessari
Frutta e verdura di stagione forniscono i micronutrienti necessari

Più carboidrati

Parlando di macronutrienti il focus si sposta del tutto sull’alimentazione. Come regolarsi dunque nel passaggio dal caldo al freddo? Bisogna imbottirsi di verdure di stagione? Bere le “vecchie” spremute d’arancia?

«Da nutrizionista – spiega Garabello – resto sui macronutrienti più che sui singoli cibi. Col freddo, ed è provato scientificamente, l’ossidazione dei carboidrati che, ricordiamo sono il macronutriente fondamentale per per l’energia, aumenta. Così come in caso di grande caldo. Pertanto i carboidrati vanno tarati. Faccio un esempio: se per uno stesso allenamento prima mangiavo 100 grammi di pasta, adesso al ritorno al freddo ne mangerò 120».

«Chiaramente poi le verdure di stagione, così come la frutta, vanno preferite. Sono fondamentali per i micronutrienti che contengono. Micronutrienti che sono altrettanto importanti dei macro, perché abbiamo bisogno delle sostanze (vitamine, potassio, omega-3 in caso di frutta con guscio, ndr) che derivano dalle verdure e dalla frutta».

«Per il resto poi lo sbalzo di temperatura, ai fini dell’allenamento vero e proprio, non fa tutta questa differenza. Sì, forse un po’ il cambio di aria che si lega al discorso degli elettroliti e della sudorazione, ma questa è una sfera fisiologica piuttosto soggettiva».

Più energia dai mix di zuccheri: la nuova frontiera dei carboidrati

10.02.2022
5 min
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L’obiettivo? Far passare più carboidrati possibili nell’organismo: fare arrivare più energia ai muscoli. In pratica è come se per mandare più forte la nostra auto facessimo passare dagli iniettori più benzina. Ormai sembra essere diventato questo il dogma di preparatori e, ancora di più, nutrizionisti. (In apertura Vincenzo Nibali, foto Instagram – @vandermeer.cinematography).

Ma come si può fare? Non ci sono dei limiti fisiologici della “macchina umana”? L’argomento è alquanto complesso e proviamo a sviscerarlo con Giacomo Garabello, nutrizionista nella fila dell’Astana Qazaqstan. Giacomo lavora a stretto braccio con Erica Lombardi e non è un caso che nel team turchese abbiamo voluto rinforzare lo staff relativo all’alimentazione: segno che è un aspetto sempre più centrale nel ciclismo.

Giacomo Garabello, dallo scorso anno segue il team Astana
Giacomo Garabello, dallo scorso anno segue il team Astana
Giacomo, qualche giorno fa abbiamo seguito un webinar con Santa Madre, moderna azienda spagnola che opera nel settore degli integratori. Si è parlato moltissimo dell’aumento del consumo di carboidrati da parte degli sportivi di alto livello. Non solo più quantità in generale, ma anche sul momento. Perché?

Ci sono due aspetti da considerare: la capacità di uno zucchero di essere assimilato e la capacità di assorbimento da parte dell’organismo. Quella di uno zucchero è fissa per ogni tipologia di carboidrato: l’isomaltulosio ne ha una, il fruttosio un’altra, il glucosio un’altra ancora… Tuttavia questi carboidrati si possono modificare in base alla capacità di assorbimento dell’atleta stesso.

Ci sono zuccheri più veloci di altri?

La regola è che più un carboidrato è complesso e più è considerato lento, proprio perché l’organismo ci mette un po’ a scomporlo. Il glucosio, per esempio, ha una capacità di assorbimento di un grammo/minuto. Ma se questo zucchero si mescola con altri la sua velocità di assorbimento cambia. Per esempio, la miscela più comune, maltodestrina+fruttosio, è più rapida e si arriva ad 1,7 grammi/minuto.

Infatti in Santa Madre parlavano di come un atleta di livello ormai raramente scende sotto i 90 grammi di carboidrati/ora e anzi si cerca di arrivare anche a 110-120 grammi/ora…

Si cercano zuccheri sempre più veloci, ma va messa in conto la capacità di assorbimento della persona, un qualcosa che di base è “fisso”, ma che si può allenare. Al pari delle SFR per la forza.

E come si allena?

Conoscendo le tolleranze di quell’atleta e in base alle sue zone di allenamento. In base ai suoi ritmi. Sappiamo che oggi le varie intensità sono indicate con Z1, Z2… e così fino al fuorisoglia. Ad ognuna di queste zone corrisponde un certo consumo di zuccheri. Per assorbire 110 grammi/ora devo svolgere un lavoro che corrisponda a quella intensità, che è molto alta. E su quella bisogna lavorare. Ma ci si arriva per gradi. Se assumo 130 grammi/ora quel surplus non riesco ad utilizzarlo.

Uno dei prodotti Santa Madre il cui mix di zuccheri garantisce fino a 120 grammi/ora
Uno dei prodotti Santa Madre il cui mix di zuccheri garantisce fino a 120 grammi/ora
Ma per migliorare dunque, se l’obiettivo è 110 grammi/ora, ne devo prendere 105 o 120?

Dipende. Si fanno delle prove. Solitamente si parte da una quantità più bassa e man mano si aumenta. E’ un po’ come fare una salita: le prime volte parto da 300 watt e poi aumento.

Ma se si assume più di quanto si consuma, cosa succede, “si ingrassa”?

Mangiare di più a tavola e in allenamento sono due cose diverse. In allenamento si brucia tutto alla fine. Se tu dai carboidrati, il nostro metabolismo li userà.

Con l’aumento del consumo dei carboidrati quindi ci si allena a ritmi più elevati?

Sì, di base è così.

Torniamo alla parte dell’integrazione. Dicevamo che con le miscele si riesce ad aumentare la quantità di zuccheri per ora (o minuto)…

Più uno zucchero è complesso, come dicevamo, e più il suo assorbimento è lento. Una fonte di carboidrati quando è solida, una barretta per esempio, richiede maggior tempo affinché la sua molecola sia rotta e quindi utilizzata. Per questo un gel è più veloce. E questo consente anche, a parità di sforzo che si può decidere la quantità di carboidrati da assumere. Cosa che è importante per le strategie in corsa. Per esempio in un tratto in pianura, prima di una salita, si consumerà di meno, lo sforzo sarà inferiore e si può ingerire anche una parte solida.

Giacomo, hai parlato di parte solida e di gel che sono più liquidi. E allora ti chiediamo: quanto è importante l’acqua nel discorso dell’assorbimento?

E’ fondamentale. Ogni grammo di carboidrato (immagazzinato come glicogeno a livello muscolare) lega 2-3 grammi di acqua. Questa serve al corpo per assorbire il carboidrato e allo zucchero stesso per essere “accompagnato” nell’organismo. 

Quali sono le mescole di zuccheri più veloci?

L’esempio più efficace è maltodestrine + fruttosio e sono in rapporto di 2:1. Anche se adesso si punta molto sul rapporto 1:0,8. In questo modo aumenta l’assorbimento di grammo al minuto.

I nutrizionisti nelle loro strategie alimentari di gara si rifanno ai nutrienti degli integratori
I nutrizionisti nelle loro strategie alimentari di gara si rifanno ai nutrienti degli integratori
Quanto vi ha aiutato il Supersapiens nella conoscenza del consumo di zucchero da parte degli atleti?

E’ un qualcosa che è ancora in fase di studio. Quello aiuta a conoscere la glicemia in bici, ma una conclusione generale non si può dare. Tuttavia più dati si riescono ad incrociare e meglio è.

Quindi tutti questi dati, queste conoscenze sul consumo di carboidrati sono di derivazione scientifica, da riviste scientifiche, studi medici e non da vostri studi?

Si inizia sempre dalla letteratura scientifica. I principali studi dicono che in attività il corpo umano può consumare 60-90 grammi di carboidrati ogni ora, invece si è visto che si può andare oltre. L’accoppiata vincente è la conoscenza scientifica, associata ai feedback degli atleti. Ecco la conoscenza di se stessi da parte degli atleti per noi è molto importante. Questo ci aiuta poi nel decidere le strategie da attuare in gara.

Abbiamo parlato di glucosio, fruttosio… Di grammi, di acqua e di strategia in gara, ma come funziona: siete voi nutrizionisti che create i mix dai prodotti puri e li mescolate nella borraccia o comunque vi regolate con gli integratori che avete a disposizione?

Ci regoliamo in base a ciò che contengono i nostri integratori e da lì stiliamo la strategia di gara. In questo caso ci avvaliamo anche dell’aiuto dei preparatori. In base al consumo calorico previsto a seconda del percorso, del meteo, noi diciamo quanto e cosa devono assumere i corridori. Se prendere due gel e una barretta, o tre gel… Se meglio prenderli in questo o in quel momento.